L'Industria della Gomma 6/2025

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TECNOLOGIE MISCELAZIONE

DISTRETTO DEL SEBINO INCHIESTA MESCOLE

MENSILE DEGLI ELASTOMERI

L’INDUSTRIA DELLA GOMMA

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MENSILE DEGLI ELASTOMERI

E DEGLI ALTRI POLIMERI RESILIENTI

L’INDUSTRIA DELLA GOMMA

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Direttore responsabile

Andrea Aiello in reDazione

Daniela Garbillo - daniela.garbillo@edifis.it

Collaborano alla rivista

Gianpaolo Brembati, Giuseppe Cantalupo, Eugenio Faiella, Beatrice Garlanda, A.L. Spelta

GrafiCa e impaGinazione

Barbara Aprigliano - barbara.aprigliano@edifis.it

pubbliCità dircom@edifis.it

traffiCo pubbliCitario

Francesca Gerbino - francesca.gerbino@edifis.it

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Italia € 90, Europa € 130, Estero € 150 abbonamenti@edifis.it Arretrati € 15,00

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L’Industria della Gomma una rivista edita da:

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EDITORIA DI SETTORE

SOMMARIO

ANNO 69 - GIUGNO

Abbiamo letto

10

RASSEGNA

DELLA STAMPA TECNICA ESTERA

Mondogomma

16 SBR FUNZIONALIZZATI E SILICE: L’ALCHIMIA DELLA PRESTAZIONE NEL CUORE DELLA MESCOLA

Il miglioramento dei processi produttivi non è solo un obiettivo tecnico, ma una leva strategica per aumentare l’efficienza operativa, garantire la costanza qualitativa e ridurre il margine di scarto. L’articolo si propone di offrire una guida tecnica per l’ottimizzazione dei processi di miscelazione interna in mescole nere, focalizzandosi sul ruolo strategico dei polimeri funzionalizzati.

26 IA E MACHINE LEARNING PER LA RIMOZIONE DELLE PFAS DALL’AMBIENTE

I ricercatori della Georgia Tech, in USA, utilizzano l’Intelligenza artificiale e l’Apprendimento Automatico (Machine Learning) per sviluppare membrane per la rimozione delle PFAS dall’ambiente.

30 GOMMA DEL SEBINO:

UN 2024 TRA RALLENTAMENTO E INNOVAZIONE

Secondo la diciassettesima edizione del Rapporto Economia e Finanza dei Distretti Industriali, redatto dal Research Department di Intesa Sanpaolo, il 2024 è stato un anno complesso, segnato da una contrazione generalizzata dei fatturati, ma non privo di segnali positivi. Tra le realtà che meglio hanno saputo contenere l’urto del rallentamento emerge il distretto della Gomma del Sebino Bergamasco.

INCHIESTA MESCOLE

35 TRA INCERTEZZE E TRANSIZIONE GREEN

La nostra inchiesta dedicata al mondo delle mescole fotografa un settore in trasformazione, stretto tra instabilità macroeconomica e richieste sempre più pressanti di sostenibilità. Le aziende intervistate evidenziano un primo semestre debole, aggravato da incertezze geopolitiche, fluttuazioni della domanda e difficoltà di pianificazione. Il mercato automotive resta il più colpito, mentre altri settori come alimentare e medicale mostrano maggiore tenuta. In un contesto dominato dall’incertezza, la capacità di innovare, adattarsi rapidamente e lavorare in sinergia con i clienti resta la chiave per restare competitivi.

u CALDIC

u COMET

u COMPOUNDS

u DER-GOM

u ELASTOMERS UNION

u EURORUBBER

u ISOPREN

u GUMMIWERK KRAIBURG

u MESGO

u PMG

u SIGEA

u TERMOGOMMA

u TOVO GOMMA

u TSF

MENSILE DEGLI ELASTOMERI

E DEGLI ALTRI POLIMERI RESILIENTI

SOMMARIO

Dalle Aziende

56

NUOVE FRONTIERE DELLO STAMPAGGIO CON TPEs

Fanuc Italia, in collaborazione con Franplast, ha organizzato un evento, che si è tenuto il 17 aprile scorso, che ha rappresentato un’importante occasione per scoprire soluzioni concrete nel settore dello stampaggio dei materiali termoplastici per ottimizzare i processi produttivi, ridurre i consumi energetici e migliorare la sostenibilità.

62 AL VIA IL COMERIO CALENDERING TECHNOLOGY CENTER

Situato nel cuore del centro produttivo italiano, il nuovo centro rappresenta una piattaforma tecnologica di riferimento per aziende, progettisti, tecnici e ricercatori di tutto il mondo, con l’obiettivo di esplorare e implementare soluzioni sostenibili, personalizzate e ad alte prestazioni.

Assogomma informa - Cerisie risponde

64 LA MISURA DELLA PERMEABILITÀ ALL’OSSIGENO DI TUBI IN GOMMA E PLASTICA

L’attenzione crescente verso la sostenibilità ambientale, l’efficienza energetica e l’affidabilità dei sistemi impiantistici ha stimolato una rapida evoluzione nei materiali utilizzati negli impianti di riscaldamento a pavimento e nei sistemi di collegamento ai radiatori. Due normative tecniche, che il Laboratorio Cerisie ha inserito nel proprio parco analisi, emergono come riferimenti fondamentali nella valutazione della permeabilità all’ossigeno.

Normative

66 MODIFICA DELLE DIRETTIVE CSRD E CSDDD

Il provvedimento “Stop the clock” fa parte di un pacchetto più ampio di disposizioni, conosciuto come “Omnibus I Package”. Con tale pacchetto la UE intende, attraverso misure di semplificazione, implementare la competitività del mercato unico e rendere più sostenibile e con scadenze più lunghe l’attuazione delle norme UE in materia di sostenibilità ambientale e sui diritti umani.

72 GLI INSERZIONISTI DI QUE STO NUMERO

ANNO 69 - GIUGNO

25 anni di esperienza nella produzione di articoli tecnici in gomma

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Via Rondinera, 74/C - 24060 Rogno BG Tel. 035 977127 www.lsgoffice.it - info@lsgoffice.it

LSG è composta da un reparto di programmazione, la Software House e da un reparto Hardware che si occupa di server, reti, backup, disaster recovery. Nata nel 1999, LSG oggi conta su un team di 8 persone con esperienze decennali che, confrontandosi, risolvono quotidianamente quesiti, dubbi e problemi delle aziende creando soluzioni su misura mirate a semplificare il lavoro nei diversi settori manifatturieri di tutta la Lombardia e non solo.

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4 025

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VENDITA, DISTRIBUZIONE E ASSISTENZA TECNICA PER GOMME SINTETICHE, LATTICI SINTETICI E PRODOTTI CHIMICI PER L’INDUSTRIA DELLA GOMMA

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Rassegna della stampa tecnica estera

INDURIMENTO IN UNA MESCOLA DI GOMMA NATURALE CARICATA CON SILICE.

F. van Elburg, F. Grunert, A. Talma, A. Blume, University of Twente, Faculty of Engineering Technology, Department of Mechanics of Solids Surfaces & Systems (MS3), Enschede (The Netherlands), A. Risthaus, Damme (Germany)email f.grunert@utwente.nl - KGK 1-2/2025, pag. 45-51.

La gomma naturale non vulcanizzata diventa spesso più dura durante lo stoccaggio, a causa della reticolazione spontanea dovuta ai gruppi chimici non-gomma nel polimero naturale. Tuttavia l’aumento di durezza durante lo stoccaggio della gomma naturale dopo la vulcanizzazione, definita come l’effetto post-indurimento, non è stato ancora analizzato in dettaglio.

Le mescole di gomma naturale sono spesso usate in applicazioni antivibranti (ad esempio, supporti motore), per le quali sono necessarie rigidità statica e dinamica, nonché buone proprietà di smorzamento e di assorbimento di energia: cambiamenti nelle proprietà del materiale vulcanizzato, come il post-indurimento, ne possono influenzare la prestazione, non solo durante l’utilizzo ma anche durante lo stoccaggio. Di conseguenza, un’analisi dettagliata dell’effet-

Letter of the law

to di post-indurimento è necessaria per identificarne la causa ed essere in grado di ridurlo in mescole di gomma naturale. Alcune cause, già studiate, dell’aumento di rigidità delle mescole di gomma, come l’efflorescenza di ingredienti, la cristallizzazione delle catene polimeriche e le influenze dell’ambiente, non sembrano in grado di causare un severo effetto post-indurente su mescole stoccate in ambiente chiuso, mentre più verosimile appare l’influenza di un cambiamento della densità e della struttura di reticolazione.

Prima di affrontare questo argomento, lo studio ricorda le differenze fra i tre sistemi di vulcanizzazione CV, EV e SEV, con i relativi vantaggi e svantaggi, inerenti alla formazione dei diversi legami solfurici, per enunciare poi il suo intento di esaminare l’effetto del post-indurimento in una mescola di gomma naturale caricata con silice, per la quale viene adottato il sistema di vulcanizzazione CV, scelto per la sua elevata formazione di legami polisolfurici. Il materiale vulcanizzato viene quindi stoccato a temperatura ambiente e in stufa a 60 °C, con misurazioni e valutazioni di durezza e struttura di reticolazione per un periodo di 12 settimane. Per valutare densità e struttura di reticolazione della mescola vengono utilizzati il metodo TSSR (Temperature Scanning Stress Re -

I più interessanti articoli usciti di recente sulle riviste tecniche internazionali specializzate e riguardanti materiali, applicazioni, processi, prove, misurazioni e destinati al settore della trasformazione della gomma. Letti e riassunti per voi dai nostri esperti.

laxation), che valuta il rilassamento degli sforzi in condizioni non isoterme, e il metodo tiol-ammina, applicati sia su campioni freschi che sottoposti a invecchiamento.

Il polimero usato per le prove è gomma naturale TSR CV 60, con la quale viene realizzata una mescola con vulcanizzazione CV a zolfo. Dopo la vulcanizzazione i campioni vengono stoccati a temperatura ambiente (circa 20 °C) e in una stufa a 60 °C, condizione scelta per accelerare l’effetto di indurimento e ottenere maggiori informazioni sull’aumento di durezza durante lo stoccaggio su un periodo più lungo. Le analisi sui campioni vengono effettuate prima e dopo lo stoccaggio.

Lo svolgimento dello studio illustra quanto viene fatto nel corso delle prove: le prove di durezza vengono condotte ogni settimana per 12 settimane, con la durezza valutata rispetto al tempo di stoccaggio; posto che i grafici mostrano un aumento della durezza nel tempo per tutti i campioni, dopo lo stesso tempo di stoccaggio quelli tenuti a 60 °C mostrano un marcato aumento rispetto a quelli tenuti a temperatura ambiente; le misurazioni TSSR sono effettuate prima dello stoccaggio, dopo 4 o 5 settimane e dopo 13 settimane di stoccaggio, con variazioni visibili dopo 13 settimane; il campione stoccato a 60

°C presenta uno spettro che mostra un picco molto più alto fra 120 e 170 °C, il che indica che i legami polisolfurici aumentano durante lo stoccaggio, mentre quelli mono e disolfurici diminuiscono con il tempo di stoccaggio; alla luce del risultato sopra riportato, la struttura di reticolazione viene valutata con il metodo tiol-ammina per verificare questa tendenza di comportamento; la formazione dei legami polisolfurici potrebbe essere spiegata da un processo di postvulcanizzazione con zolfo e MBT, derivato dalla CBS, rimasti dopo la vulcanizzazione, che sono in grado di formare legami addizionali durante lo stoccaggio. La ricerca condotta dallo studio conferma che la densità di reticolazione aumenta soprattutto per l’aumento dei legami polisolfurici, con il post-indurimento causato da un effetto di postvulcanizzazione, accelerato da MBT residuo. Per ridurre questo effetto è possibile utilizzre un accelerante, diverso dalla CBS, che dia luogo a sottoprodotti non reattivi.

ELASTOMERI E MATERIE PLASTICHE

LA

VISCOELASTICITÀ NON LINEARE

ESISTE NELLA GOMMA?

D. Nichetti, Rheonic, Castelleone, Cremona (Italia), M. Scacchi, Alpha Technologies UK, Milano (Italia) - email dario.nichetti@rheonicsrl. com michele.scacchi@alpha-tecnologies.comKGK 1-2/2025, pag. 52-57.

La misurazione delle proprietà viscoelastiche di mescole non vulcanizzate, chiamate di solito gomma green, con l’utilizzo di apparecchiature dinamo-meccaniche non è ancora largamente usata nell’industria della gomma, sia da parte dei compoundatori che degli stampatori. Lo strumento RPA Rubber Process Analyzer) è stato progettato per superare queste limitazioni e fornire affidabili dati viscoelastici per campioni di mescola non vulcanizzata e vulcanizzata, lavorando con una vasta gamma di condizioni di tensione, frequenza e temperatura in un modo semplice, ripetibile e riproducibile. Nell’introduzione lo studio spiega il funzionamento dell’RPA e l’utilizzo della

PUNTA SUI PUNTA SUI CAMPIONI CAMPIONI

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serie di Fourier in merito all’argomento trattato, riporta i risultati ottenuti in studi di ricerca precedenti ed enuncia il suo obiettivo di fornire una comprensione approfondita del comportamento di un polimero sotto deformazione sinusoidale ciclica, indipendentemente dal livello di tensione applicata. Questo approccio consolidato è essenziale per caratterizzare accuratamente le proprietà viscoelastiche dei polimeri, dal momento che assicura che l’analisi rimane applicabile in una vasta gamma di condizioni di deformazione, catturando l’intero spettro delle riposte viscoelastiche.

Dopo aver presentato i moduli generalizzati di viscoelasticità, evidenziando lo scopo di colmare il vuoto fra modelli teorici e applicazioni reali, ricerca accademica e pratica industriale, lo studio illustra i comportamenti viscoelastici lineari e non lineari.

N ella sezione sperimentale lo studio spiega più nei dettagli il funzionamento del Premier RPA di Alpha Technologies utilizzato, per poi citare i polimeri scelti

Trattamenti al plasma: Lipocer con HMDSO, Carbon Coating, Fluorurazione Lavaggio ad alta pressione sotto cappa a flusso laminare (Cleanliness)

Micropulizia, Etching, Grafting

per le prove: Flexirene FG 20 LLDPE (Liner Low Density PolyEthylene) e Riblene FF 30 LDPE (Low Density PolyEthylene) di Versalis per i polimeri polietilene, Europrene e-SBR 1500, NBR N3330 e 3360 di Versalis, s-SBR 4602 di Trinseo e Cariflex IR 0310 di Kraton.

Di seguito vengono analizzati i comportamenti dei materiali viscoelastici citati, mettendo in rilievo i parametri adottati in merito per la loro descrizione e accompagnando l’esposizione con opportuni grafici. In particolare, viene utilizzato un più sensibile parametro non lineare NLI (Non Linear Index). Posto che lo studio presenta una caratterizzazione analitica del comportamento viscoelastico della gomma, enfatizzando sia le conoscenze fondamentali che le implicazioni pratiche, viene evidenziato come le teorie tradizionali dell’elasticità della gomma siano indirizzate soprattutto alla viscoelasticità lineare, mentre l’intricato comportamento meccanico della gomma sotto larghe deformazioni richiede un esame più esauriente degli aspetti non lineari.

In conclusione, questo studio mette in luce il complesso comportamento viscoelastico non lineare delle mescole di gomma, enfatizzando il ruolo critico delle cariche e dei polimeri funzionalizzati nel miglioramento delle loro proprietà. Quanto riscontrato nelle prove condotte evidenzia il potenziale dell’indice non lineare come un valido strumento per esaminare le complesse interazioni all’interno delle matrici polimeriche, aprendo la strada per migliori progettazione e applicazione del materiale.

MATERIE PRIME E APPLICAZIONI CATALIZZATORI ESENTI DA COMPOSTI ORGANOSTANNICI PER RETICOLAZIONE SILANICA DI MISCELE ELASTOMERO POLIOLEFINICO/ POLIETILENE LINEARE A BASSA DENSITÀ PER MEZZO DI ESTRUSIONE REATTIVA.

M. Dana, S. Asadi Shahidi, H, Salahi, G. Hossein Zohuri, S. Yazdanbakhsh, Department of Materials Engineering Pouya Gostar Khorasan Co. of Part Lastic Group, Mashad (Iran) - email m_dana@ sbu.ac.ir - KGK 1-2/2025, pag. 58-61.

Gli elastomeri termoplastici (TPE) mostrano un comportamento elastomerico e la capacità di la-

vorazione per fusione dei termoplastici. La famiglia dei POE (PolyOlefin Elastomer) ha un ruolo importante nella crescita dei mercati dei TPE, grazie alla grande varietà dei suoi prodotti, il facile metodo di produzione e il desiderabile rapporto prezzo/prestazione. Le mescole di termoplastici poliolefinici sono miscele di poliolefine semicristalline e di elastomeri poliolefinici. D’altro canto LLDPE e LDPE sono largamente usati in miscele e compositi per la buona resistenza ambientale alla rottura, elevato carico di rottura, eccellenti proprietà dielettriche ed alta tenacità. In generale i POE, con un basso grado di cristallinità e bassa densità, che li rendono morbidi e flessibili, vengono di solito reticolati per assicurarsi che mantengano stabilità e proprietà meccaniche al di sopra del punto di fusione della fase cristallina. Il processo di reticolazione silanica viene fatto con perossido, silano o fascio di elettroni: quello con silano consente un basso investimento, una facile lavorazione e buone proprietà dei materiali processati. I metodi Sioplas e Monosil sono due delle più importanti tecnologie per la produzione di materiali reticolati con silano, mediante perossido come iniziatore e silano come agente della reticolazione, che viene effettuata successivamente sull’articolo estruso o stampato con catalizzatori di condensazione o idrolisi. I catalizzatori più efficaci sono i dibutilstagnocarbossilati come il dibutilstagno-dilaurato (DBT-DL). Il processo di reticolazione può essere effettuato con speciali catalizzatori esenti da stagno e compatibili con l’ambiente, come l’acido solfonico, dotato di lunghe catene alchiliche. In questo studio la reticolazione di miscele POE/LLDE viene fatta con il processo a due fasi Sioplas e l’utilizzo di un estrusore bivite, per ottenere un materiale adatto alla produzione di cavi elettrici. Per sostituire i catalizzatori con metallo pesante viene impiegato l’acido solfonico dodecil-benzene (DDBSA) in quattro compositi con diversa percentuale in peso (0.035/0.070/0.140 e 0.50 wt%)

Illustrati brevemente i materiali utilizzati e la preparazione dei campioni, lo studio presenta i risultati dell’effetto del DDBSA nelle varie percentuali di utilizzo e l’effetto del tempo di reticolazione sul

contenuto di gel dei compositi, arrivando alla conclusione con i risultati delle prove: le diverse quantità del catalizzatore DDBSA non hanno molto effetto su carico di rottura, densità e durezza; resistenza a lacerazione e modulo tensile aumentano leggermente all’aumentare della concentrazione del catalizzatore, mentre il contenuto di gel aumenta leggermente fino a un valore limite; il processo di reticolazione può essere accelerato con la temperatura a 200 °C dopo quattro giorni a 23 °C e con il 29% di umidità, ma solo con catalizzatore al 5 wt%.

M ATERIE PRIME E APPLICAZIONI

MGO COME PROMETTENTE

ADDITIVO PER REGOLARE I TEMPI DI VULCANIZZAZIONE IN UN MODELLO DI MESCOLA CHIARA CARICATA CON SILICE.

M. Aman-Alikhani, consulente (Iran)RUBBERWORLD, marzo 2025, pag. 24-26.

L’introduzione dell’articolo presenta una breve storia della silice messa a punto per la gomma ed è interessante scoprire, per chi non lo sapesse, che questo avvenne nel 1951 in Germania e che la silice fu immessa sul mercato nel 1953 con il nome Ultrasil VN3, così che nacque una carica perfettamente adatta a rinforzare le mescole chiare. La successiva scoperta della modifica superficiale della silice con silani, negli anni ’70, ha consentito alla silice idrofila di legarsi all’elastomero, risolvendo i problemi della difficile lavorabilità delle mescole caricate con silice e della debolezza di alcune proprietà dopo la vulcanizzazione. Con l’invenzione dello pneumatico green da parte di Michelin nel 1992, la silice ha rivoluzionato la produzione degli pneumatici PCR (Passenger Car Radial), diventando la carica esclusiva per le mescole battistrada.

Nelle mescole nere e chiare la silice viene utilizzata per rafforzare le proprietà della mescola e, nel caso dello pneumatico, per ridurre la resistenza al rotolamento e di conseguenza il consumo di carburante, migliorare la tenuta sul bagnato, ridurre le emissioni di CO2 etc. Nel suo utilizzo, tuttavia, si verificano problemi comuni di lenta vulcanizzazione e difficile regolazione dei tempi reometrici, dovuti all’assorbimento dei vulcanizzanti sulla sua superficie, fenomeno che ri-

chiede un lungo tempo di vulcanizzazione nello stampo o l’utilizzo di PEG (PolyEthylene Glycol) o una maggiore quantità di acceleranti.

D’altro canto lo ZnO è uno dei più vecchi additivi della gomma, dalla scoperta del processo di vulcanizzazione nel 1839, considerata la data di inizio dell’industria della gomma. Usato per lungo tempo come carica, esso si è affermato come attivatore, a livello di 2/5 phr insieme ad acido stearico, migliorando anche il modulo, offrendo un basso accumulo di calore, buona resistenza all’abrasione etc. A causa, tuttavia, della preoccupazione ambientale che lo ZnO rilasciato da manufatti di gomma, soprattutto pneumatici, possa inquinare acque di superficie, intossicare organismi acquatici e finire anche nel fegato umano, l’attuale consenso globale è ridurlo e persino eliminarlo dalle mescole. Nel frattempo una delle più importanti soluzioni in merito è la sua sostituzione con ossidi metallici, tra i quali MgO può essere la scelta adatta, considerando il

suo contributo alle proprietà della gomma vulcanizzata, il prezzo, l’abbondanza in natura e la compatibilità con l’ambiente. Utilizzando poche parti di MgO nella mescola, insieme alla riduzione di ZnO, si ottengono proprietà del vulcanizzato simili a quelle della mescola con solo ZnO, ma usando solo MgO diminuisce la densità di reticolazione, per cui è necessario modificare la formulazione. In questo articolo non viene cambiata la quantità di ZnO, in contemporanea all’utilizzo di MgO, e con l’utilizzo di poche parti di MgO si può verificare la possibilità di ridurre o eliminare ZnO e auspicabilmente questo lavoro sarà completato in futuro.

Vengono così prodotte 8 mescole a base SBR, BR e gomma naturale, 4 senza e 4 con MgO con una formulazione per suole colorate, con i risultati delle prove che indicano che con l’utilizzo di MgO è possibile ridurre sensibilmente il tempo di vulcanizzazione, mentre le proprietà generali delle mescole con o senza MgO rimangono simili.

MATERIE PRIME E APPLICAZIONI

BIOGOMMA, BIOLATTICE E ALTRI

BIOPRODOTTI SOSTENIBILI E IPOALLERGICI DA TARASSACO KOKSAGHYZ.

A. Buranov, Nova-Biorubber Green Technologies, Surrey, British Columbia (Canada) - RUBBERWORLD, marzo 2025, pag. 28-30.

L’interesse globale per la commercializzazione della pianta della gomma Taraxacum kok-saghiz (TKS), per estrarre validi prodotti ipoallergici in modo sostenibile, è aumentato sensibilmente. La TKS contiene infatti fino al 24% di biolattice/biogomma, il 40% di inulina e il 29% di proteine ed impiega quattro mesi per crescere in climi moderati, in confronto agli otto anni dell’Hevea Brasiliensis.

La Canadina Food inspection Agency ha condotto una valutazione del rischio fitosanitario e non ha riscontrato alcun pericolo di invasività, per cui ha deciso di non regolamentare questa pianta come infestante per il Canada.

L’allergia al lattice è una grave sensibi-

lizzazione della pelle alle proteine nei manufatti di lattice, derivati dalla linfa dell’albero della gomma Hevea Brasiliensis, che può avere serie conseguenze di anafilassi e morte. È stato calcolato che dal 10 al 17% dei lavoratori, nei settori in ambito sanitario, soffrono di allergia al lattice, con una diffusione del 6.4% sulla popolazione, per cui circa 500 milioni di persone al mondo ne sono affette.

In molti paesi, USA, Europa e Cina in particolare, sono stati stanziati fondi per lo sviluppo della TKS, anche se il clima di USA e Cina non è ideale per questa pianta, a causa di estati calde ed inverni freddi. A dispetto, tuttavia, dei pesanti investimenti effettuati, la TKS non ha mai raggiunto la commercializzazione, probabilmente per la mancanza di ricercatori competenti ed esperti o di collaborazione con agricoltori e industria. Sta di fatto che la produzione di radici delle colture è ancora limitata a laboratorio e impianto pilota e che si cerca di incoraggiare la collaborazione fra scienziati da diversi paesi, per accelerare il processo di commercializzazione e risparmiare risorse finanziarie e tempo. In effetti il mondo ha necessità di biolattice ipoallergenico e di ingredienti di cibo sani al più presto possibile, per risolvere il problema dell’allergia al lattice e per soddisfare la domanda di cibi sani.

L’articolo illustra il panorama dei mercati per i prodotti da tarassaco, fornendo cifre relative a guanti, cateteri, insulina e proteine alternative, per poi parlare delle attività svolte in Canada da Nova Biorubber Green Technologies nella zona di British Columbia a clima moderato, mettendo in evidenza i suoi brevettati processo green ed estrazione della gomma, che consentono notevoli risparmi nei costi di lavorazione.

Particolarmente interessante è il paragrafo dell’articolo dedicato alle tematiche delle attività e della commercializzazione della TKS, soprattutto per i lettori che non hanno alcuna esperienza in merito e possono così rendersi conto della validità dei progetti intrapresi. Nova Biorubber è pronta a commercializzare la TKS, sulla quale dal 2012 sta conducendo esperimenti in serra e in terreno per svilupparne tecnologie di crescita. Dopo avere identificato e superato i ri-

schi scientifici e tecnici, nonché le sfide associate al controllo delle erbe infestanti, alla germinazione dei semi, alla fattibilità della semina e alla bassa efficienza della produzione dei semi, attualmente l’azienda sta direttamente seminando in campi aperti, con un tasso di germinazione del 99.5%. Da segnalare che il controllo delle erbe infestanti è basato su nuovi metodi organici.

MANUFATTI E PROGETTAZIONE

PROGETTARE COMPOSITI ROBUSTI E AD ALTA RESISTENZA CON PRODOTTI DA GLICOLISI DI SCHIUMA POLIURETANICA.

D. Iyer, A. Garcia IV, M. Galadari, R. Kaley, V. Huaco, S. Srivastava, University of California, Los Angeles (USA) - RUBBERWORLD, marzo 2025, pag. 32-34.

La Il riciclo chimico o chemolisi (ad esempio glicolisi, acidolisi etc.) del poliuretano consente di ottenere polioli, ammine e altri prodotti a basso peso molecolare, tra i quali i polioli sono monomeri che possono essere usati nella sintesi del poliuretano, mentre le ammine formano materie prime per la sintesi degli isocianati. Tuttavia la struttura molecolare dei polioli così ottenuti è difficile da controllare e deriva da una scissione casuale della catena del poliuretano, come lo sono le variazioni nella qualità della materia prima, che limita la loro utilità. Anche il colore intenso dei polioli riciclati e la necessità di purificarli limita il loro utilizzo. A dispetto, quindi, dell’evidente vantaggio ambientale del loro utilizzo, questi polioli vengono riciclati in sostituzione parziale di polioli vergini nella produzione di epansi. Nel loro utilizzo, infatti, oltre il 25 wt% causa il deterioramento delle proprietà fisiche e meccaniche degli espansi flessibili, mentre negli espansi rigidi per isolamento si arriva al 50 wt%. Un riciclo alternativo consiste nell’incorporarli in compositi leggeri insieme a microparticelle di alluminosilicato presenti in natura. L’articolo spiega come avviene la sintesi a un solo passaggio dei compositi con poliolo, microparticelle inorganiche, diisocianato monomero e catalizzatore di polimerizzazione, che vengono poi valutati nelle loro proprietà di flessione. I compositi PUC (PolyUrethane Cement) con polioli, vergini o riciclati, mostrano

proprietà di isolamento acustico e termico superiori a quelle dei materiali commerciali impiegati, come gesso e cartongesso.

RICICLO DELLA GOMMA

RICICLARE LA GOMMA DI PNEUMATICI DI SCARTO PER MEZZO DI UN INNOVATIVO TRATTAMENTO DI RADIAZIONI IONIZZANTI IN ACQUA, MIGLIORANDO COMPATINBILITÀ E PRESTAZIONE MECCANICA.

Kissa, L. Mészárosa,b, aDepartment of Polymer Engineering, Faculty of Mechanical Engineering, Budapest University of Technology and Economics, a,bHUN-REN-BME Research Group for Composite Science and Technology, Budapest (Hungary), - email: meszaros.laszlo@gpk.bme. hu - RADIATION PHYSICS AND CHEMISTRY (2024), pag. 1-8.

La rapida crescita del parco auto nel mondo è la causa della grande quantità di pneumatici fuori uso (PFU) all’anno. Oggigiorno l’idea di un’economia circolare è di primaria importanza e dovrebbe essere attuata in fase di produzione degli pneumatici, ma questo non accade.

Gli pneumatici sono costituiti da varie parti di qualità, tra cui fili di acciaio, inserti tessili e diversi tipi di gomma, il che rende il riciclo dei PFU estremamente difficile. La gomma dello pneumatico consiste soprattutto in gomma naturale, che deriva da una risorsa rinnovabile, e la più grande sfida del riciclo dei PFU è la struttura reticolata della gomma. I metodi più comunemente usati per il riciclo dei PFU incominciano dalla produzione di gomma macinata GTR (Ground Tire Rubber), utilizzata tal quale in diverse matrici che comprendono bitume, polimeri termoplastici o gomme. Questa lavorazione consente ai PFU di essere integrati nell’economia circolare, con un’immediata diminuzione della quantità di gomma di scarto nell’ambiente: purtroppo, però, la miscela di gomma vergine e GTR manifesta un’inadeguata adesione tra le sue fasi, con conseguenti proprietà inadatte ad applicazioni di valore.

Da qui la necessità di sviluppare tecnologie ecocompatibili ed economiche per migliorare la connessione tra le fasi della miscela, tra le quali la più comunemente usata consiste nel migliorare l’attività

superficiale della GTR. I primi metodi adottati sono stati l’utilizzo di acidi come mordenti, l’ossidazione e l’idrossilazione, che richiedono però prodotti chimici pericolosi per persone e ambiente, il che rende difficile il loro utilizzo su scala industriale.

L’attivazione della superficie della GTR, tuttavia, può essere ottenuta mediante radiazioni ionizzanti, che offrono un metodo promettente per il riciclo dei polimeri. L’interazione delle radiazioni ionizzanti con i polimeri può reticolare, scindere le catene, aggraffare e ossidare. Ovviamente è la seconda potenzialità che si rivela importante per il riciclo, mentre l’ossidazione della superficie dei polimeri può migliorare l’adesione con la formazione di gruppi reattivi, polari e funzio

vulcanizzati con GTR senza ridurre l’allungamento (i migliori risultati si sono ottenuti con un dosaggio di radiazioni di 6080 kGy).

V iene spiegato brevemente il processo che fornisce risultati simili con dosi più basse, viene evidenziato che un grande vantaggio con il trattamento a radiazioni in acqua è che lo si può facilmente integrare nel processo di macinazione water-jet e si precisa che vengono anche esplorati gli effetti di due diverse tecniche di miscelazione, analizzando le caratteristiche della superficie con la spettroscopia FTIR (Fourier Transform InfraRed) e con l’estrazione di Soxhlet e relative prove di rigonfiamento per determinare i cambiamenti chimici causati dalle radiazioni nella GTR. Nella parte sperimentale vengono mostrate la generica formulazione di battistrada pneumatico e la composizione della GTR, premiscelata con un addizionale sistema di vulcanizzazione, usate nelle prove, precisando la scelta di una mescolazione a due fasi, che offre migliori proprietà meccaniche quando è combinata

con il trattamento a radiazioni. Dopo l’esposizione dei risultati ottenuti, molto dettagliata e corredata da grafici esaurienti, si arriva alla conclusione, che ribadisce quanto emerso dalle prove, sottolineando che l’attivazione della superficie della GTR aiuta ad espandere le sue possibilità applicative in diverse matrici. V iene anche evidenziato che il trattamento con radiazioni fa diminuire leggermente (meno del 10%) la densità di reticolazione con l’aumento della dose assorbita, mentre il contenuto solubile rimane pressoché costante.

In definitiva, i risultati indicano che: i gruppi attivi (perossidi, ozonidi etc.) stabiliscono una migliore connessione tra le fasi; nelle miscele prodotte in due fasi, l’addizionale agente di vulcanizzazione pre-reagisce probabilmente con i gruppi funzionali, creando un sistema anche più reattivo, che offre migliori proprietà meccaniche; i migliori risultati sono ottenuti con una dose assorbita di 20 kGy, valore molto buono per una produzione di massa.

SBR Funzionalizzati e Silice: l’alchimia della prestazione nel cuore della mescola

Il miglioramento dei processi produttivi non è solo un obiettivo tecnico, ma una leva strategica per aumentare l’efficienza operativa, garantire la costanza qualitativa e ridurre il margine di scarto. L’articolo si propone di offrire una guida tecnica per l’ottimizzazione dei processi di miscelazione interna in mescole nere, focalizzandosi sul ruolo strategico dei polimeri funzionalizzati.

Nel settore della gomma, il miglioramento dei processi produttivi non è solo un obiettivo tecnico, ma una leva strategica per aumentare l’efficienza operativa, garantire la costanza qualitativa e ridurre il margine di scarto. L’evoluzione delle tecnologie di miscelazione, unita ad un approccio sistematico fondato sulla caratterizzazione reologica dei materiali, permette oggi di

agire in maniera mirata su parametri critici come viscosità, dispersione e omogeneità, che influenzano direttamente il comportamento del compound durante la trasformazione e l’utilizzo finale. Tra le diverse materie prime impiegate nella formulazione delle mescole, il copolimero stirene-butadiene (SBR) occupa un ruolo centrale grazie alla sua versatilità, all’ampia disponibilità e alla possi-

bilità di modularne struttura e proprietà in funzione della tecnica di polimerizzazione adottata. In base al processo di sintesi impiegato, è possibile distinguere tre principali tipologie: l’E-SBR (emulsionato), l’S-SBR (in soluzione) e l’SBR funzionalizzato, ciascuno con specifiche architetture macromolecolari e prestazioni reologiche e meccaniche mirate a diversi contesti applicativi.

Foto di Remigiusz Gora da iStock.

L’E-SBR, ottenuto per polimerizzazione radicalica in emulsione acquosa, si caratterizza per una microstruttura relativamente disordinata e per un contenuto di stirene compreso tra il 20% e il 30%. È ampiamente utilizzato per la sua buona processabilità, economicità e versatilità, soprattutto in applicazioni standard. Tuttavia, le sue limitazioni in termini di resistenza all’invecchiamento, isteresi e proprietà meccaniche ne riducono l’efficacia in impieghi ad alte prestazioni.

L’S-SBR, invece, viene prodotto mediante polimerizzazione anionica in soluzione organica e il processo può essere condotto in “continuo” o mediante polimerizzazione “batch”. La tecnologia batch permette di ottenere un polimero con polidispersità (distribuzione dei pesi molecolari) più “stretta”. In ogni caso, rispetto alla tecnologia di polimerizzazione radicalica in emulsione (E-SBR), quella anionica in soluzione, permette di poter variare significativamente il contenuto di vinile e stirene (microstruttura del polimero), e offre un maggior controllo sulla macrostruttura dell’SBR. Questo consente di ottenere materiali con prestazioni superiori in termini di isteresi, resistenza all’abrasione, trazione e risposta dinamica, rendendolo ideale per pneumatici ad alte prestazioni dove si ricerca un compromesso ottimale tra resistenza al rotolamento (rolling resistance) e tenuta sul bagnato (wet grip).

La terza categoria, quella degli SBR funzionalizzati, rappresenta la frontiera

più avanzata in termini di progettazione molecolare. Derivati anch’essi dalla polimerizzazione anionica in soluzione dell’SBR, questi copolimeri vengono modificati tramite l’introduzione di gruppi funzionali – tipicamente silani epossidici, amminici o carbossilici – che migliorano la compatibilità con la silice precipitata, rafforzando l’interazione filler-polimero. Tali gruppi possono essere inseriti in fase di polimerizzazione o tramite post-modifica a seguito della polimerizzazione (modifiche post-sintesi), con effetti diretti sulla reattività interfacciale, sulla struttura della rete e sulla dinamica del processo di miscelazione. I vantaggi derivanti dalla funzionalizzazione si manifestano su più livelli: sul piano reologico, si ottiene una viscosità più controllata e una riduzione della dissipazione energetica durante la miscelazione; sul piano processuale, si migliorano filtrabilità e stabilità dimensionale; infine, sul piano prestazionale, si osserva una riduzione significativa della tan δ a 60 °C - indicatore della rolling resistance - senza penalizzare l’aderenza sul bagnato (tan δ a 0 °C), con un incremento della durata e della resistenza meccanica del prodotto vulcanizzato. Un’ulteriore strategia complementare largamente utilizzata è l’olio-estensione del polimero. Gli SBR olio-estesi vengono caricati direttamente in fase di sintesi con oli plastificanti come il TDAE (Treated Distillate Aromatic Extract), approvato per impieghi automotive grazie al

profilo ecotossicologico favorevole. L’aggiunta di TDAE contribuisce a migliorare la processabilità, a ridurre la viscosità apparente e a facilitare la dispersione dei filler, mantenendo inalterate le proprietà dinamico-meccaniche della mescola. Alla luce di questi sviluppi, il presente lavoro si propone di offrire una guida tecnica per l’ottimizzazione dei processi di miscelazione interna in mescole nere, focalizzandosi sul ruolo strategico dei polimeri funzionalizzati, in particolare lo SBR funzionalizzato con gruppi polari. Verranno discusse le interazioni chimico-fisiche con la silice, gli effetti reologici, la gestione del ciclo di miscelazione e i vantaggi sul piano ambientale e prestazionale. Particolare enfasi sarà posta sull’impiego di tecniche reologiche avanzate come strumenti di diagnostica predittiva e controllo qualità, fondamentali per impostare strategie industriali basate su evidenze scientifiche e sostenibilità operativa.

I POLIMERI SBR FUNZIONALIZZATI E LA LORO INTERAZIONE CON LA SILICE

Nel contesto delle mescole ad alte prestazioni, i polimeri SBR funzionalizzati rappresentano una delle innovazioni più significative introdotte nell’industria della gomma negli ultimi decenni. La vera rivoluzione è avvenuta quando, oltre alla scelta della tecnica di polimerizzazione, si è cominciato a progettare la struttura del polimero per includere

Foto di Pamirc da iStock.

MONDOGOMMA

gruppi funzionali in grado di interagire specificamente con filler polari, come la silice precipitata. L’introduzione di funzionalità reattive ha modificato in modo sostanziale la compatibilità tra gomma e filler, andando oltre il tradizionale impiego di agenti accoppianti esterni, come i silani bifunzionali, che fino ad allora avevano rappresentato lo standard tecnologico.

Uno degli aspetti più critici legati all’impiego della silice (filler) riguarda la naturale incompatibilità tra la superficie polare della silice stessa, ricca di gruppi silanolici, e la natura idrofobica della matrice polimerica tradizionale. Nei sistemi convenzionali, per favorire la compatibilità tra le due fasi, si utilizzavano dei gruppi funzionali, organo-silani in grado di fare da ponte chimico. Questo approccio, per quanto efficace, presenta limiti di riproducibilità, volatilità dei sottoprodotti (come etanolo) e complessità di processo, oltre a richiedere condizioni di temperatura e tempo ben precise per l’attivazione della reazione di silanizzazione. L’introduzione dei gruppi funzionali alle catene polimeriche, come rappresentato in figura 1, che possono reagire con i gruppi silanolici della silice, ha permesso di aumentare la polarità della matrice e di migliorare ulteriormente la compatibilità con il filler.

Le modalità chimiche con cui i gruppi funzionali vengono introdotti sono diverse, ma le più consolidate fanno uso di gruppi alcossi-silano, amminici e carbossilici o tiolici. I gruppi alcossi-silano, in particolare, vengono solitamente introdotti alle estremità della catena du-

rante la fase finale della polimerizzazione anionica in soluzione. La loro capacità di reagire con i gruppi –OH della silice mediante condensazione porta alla formazione di legami covalenti Si–O–Si, molto stabili, che rinforzano l’interfaccia filler-polimero e riducono il fenomeno di networking tra le particelle di filler, migliorandone la dispersione e riducendo l’isteresi.

Un’altra classe importante è costituita dai gruppi amminici, che non instaurano legami covalenti ma stabiliscono ponti a idrogeno robusti con la superficie della silice. Questo tipo di interazione si attiva già alle basse temperature iniziali del ciclo di miscelazione, anticipando il processo di compatibilizzazione e contribuendo a migliorare la processabilità e la stabilità della struttura durante le fasi successive. In parallelo, i gruppi carbossilici o ditiolici introdotti lungo la

catena – anziché alle estremità – offrono un’interazione più diffusa con il filler, generando un bound rubber elevato e quindi una rete interfacciale più robusta. La posizione del gruppo funzionale è un parametro cruciale: i polimeri chain end-funzionalizzati (funzionalizzati sul terminale di catena) influenzano principalmente l’interazione terminale, mentre quelli backbone-funzionalizzati intervengono in modo più esteso sulla struttura del reticolo filler-gomma. Quest’ultima opzione, pur efficace nel migliorare le prestazioni dinamico-meccaniche, richiede un controllo attento del processo di vulcanizzazione, dal momento che la presenza di gruppi polari può interagire con additivi sensibili, come l’ossido di zinco, ZnO. Ad esempio, nei sistemi con ditioli, l’aggiunta ritardata di ZnO in terza fase, anziché all’inizio, migliora la dispersione della silice e riduce il tan δ a 60 °C. Anche l’architettura molecolare del polimero (geometria della macromolecola) influisce fortemente sul comportamento del sistema: i polimeri lineari offrono solitamente una buona lavorabilità (in realtà non sempre) e una viscosità contenuta prevedibile, mentre quelli ramificati o stellari, pur introducendo complessità reologiche, permettono di aumentare il numero di gruppi terminali e quindi di amplificare le interazioni con il filler. Le analisi GPC di polimeri funzionalizzati hanno mostrato deviazioni nella distribuzione molecolare proprio in funzione della funzionalizzazione, confermando il ruolo determinante della struttura molecolare.

Figura 1 – Reazione tra silice e SBR funzionalizzato con gruppo amminico e alcossi-silano.

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DI AUSILIARI CHIMICI PER L’INDUSTRIA

DELLA GOMMA E PNEUMATICI

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Dal punto di vista produttivo, la sintesi avviene tipicamente in reattori batch, dove si ha un controllo preciso sulle condizioni operative e sulla sequenza di introduzione degli agenti funzionalizzanti. È essenziale che il grado di funzionalizzazione sia controllato, così da garantire omogeneità del lotto, bassa polidispersità e riproducibilità prestazionale.

In sintesi, l’interazione tra SBR funzionalizzato e silice precipitata si ottiene mediante (basa su) un design molecolare accurato, che tiene conto sia della natura chimica dei gruppi funzionali sia della loro collocazione lungo la catena. Il risultato è una mescola capace di massimizzare la compatibilità interfaccia-matrice, ottimizzare la dispersione del filler, ridurre le perdite per isteresi e migliorare le performance dinamiche. La funzionalizzazione, oltre a rappresentare un progresso tecnico/tecnologico, costituisce oggi uno strumento chiave per guidare la progettazione degli pneumatici più efficienti, durevoli e sostenibili.

IL RUOLO DELLA

FUNZIONALIZZAZIONE

NEI POLIMERI SBR: MECCANISMI E BENEFICI

La funzionalizzazione dei polimeri SBR rappresenta oggi una delle strategie più avanzate/raffinate e decisive per la messa a punto di compound ad alte prestazioni. L’inserimento mirato di gruppi funzionali nella struttura chimica del copolimero stirene-butadiene consente di migliorare significativamente le interazioni tra la matrice polimerica e i filler rinforzanti, in particolare la silice, supe -

rando i limiti strutturali degli elastomeri tradizionali. Si tratta di una trasformazione concettuale profonda che coinvolge non solo la chimica del materiale, ma anche il modo in cui vengono progettati i processi produttivi e le formulazioni industriali.

Gli SBR convenzionali, privi di polarità significativa, mostrano un’interazione debole con superfici idrofile come quelle della silice precipitata. In passato, per migliorare tale compatibilità, si faceva ricorso a silani bifunzionali che fungevano da “ponte chimico” tra la fase organica e quella inorganica. Questo approccio, per quanto valido, presentava numerose criticità: dalla volatilità dei sottoprodotti (etanolo in primis), alle difficoltà di controllo in fase di miscelazione, fino all’instabilità a lungo termine della rete fillerpolimero. L’introduzione di gruppi funzionali direttamente nella struttura del

polimero ha permesso di superare questi limiti, generando interazioni dirette, selettive e più stabili con il filler. Dal punto di vista della sintesi, la funzionalizzazione avviene generalmente durante la polimerizzazione anionica in soluzione, dove è possibile terminare la crescita della catena con un gruppo reattivo predeterminato. Ci sono diverse tecnologie che possono essere utilizzate per introdurre i gruppi funzionali nella catena polimerica. L’introduzione può avvenire sul terminale di catena, in tal caso si parla di funzionalizzazione “chainend”. In alternativa la funzionalizzazione può essere ottenuta durante la reazione di polimerizzazione con stirene e butadiene, addizionando un monomero contenente il gruppo funzionale. In tal caso si ottiene un SBR con il gruppo funzionale lungo la catena, (main chain with functionalized monomer) e la funzionalizzazione è “backbone”. Infine, la funzionalizzazione può essere ottenuta facendo reagire i gruppi vinile del SBR con l’agente di funzionalizzazione. In tal caso i gruppi funzionali sono introdotti sulle catene laterali del polimero, e quindi la funzionalizzazione è “side chain”. Pertanto, a seconda della tecnologia di funzionalizzazione adottata in s-SBR con differenti macrostrutture si possono ottenere maggiori benefici nella mescola cruda in termini di interazioni carica-polimero e dispersione della silice nella matrice polimerica, e un miglioramento nelle proprietà finali della mescola vulcanizzata in termine di resistenza al rotolamento.

Figura 2 – Schema delle interazioni tra ZnO e gruppi funzionali presenti sulla catena del SBR in presenza di silice precipitata.

I benefici derivanti da questa strategia si manifestano su più livelli. In primo luogo, si ottiene una dispersione del filler più uniforme e fine, che a sua volta porta alla formazione di una rete di rinforzo più compatta. Questo effetto ha ripercussioni dirette sulle proprietà meccaniche, sulla risposta dinamica e sulla stabilità termica del composto. Inoltre, la presenza dei gruppi funzionali riduce sensibilmente la necessità di utilizzare silani aggiuntivi, migliorando la salubrità del ciclo di produzione, riducendo l’emissione di sottoprodotti e allungando la vita utile delle attrezzature.

Sul piano processuale, la funzionalizzazione può essere modulata per garantire una finestra di lavorabilità adeguata. Un polimero eccessivamente reattivo, infatti, rischia di dare luogo a fenomeni di reticolazione prematura o di interferire con l’estrusione e la formatura. Per evitare tali problemi, si lavora su tre variabili fondamentali: la struttura chimica del gruppo funzionale, la sua posizione lungo la catena e la densità di funzionalizza-

zione. La combinazione di questi fattori consente di ottenere mescole che, pur mantenendo elevate prestazioni nel vulcanizzato, restano processabili in modo affidabile ed efficiente.

Una delle applicazioni più emblematiche di questa tecnologia è nel settore degli pneumatici ad alte prestazioni, dove si persegue il bilanciamento ottimale tra tre parametri spesso in contrasto tra loro, il cosiddetto triangolo magico (magic triangle) delle performance dello pneumatico: la resistenza al rotolamento, l’aderenza sul bagnato e la resistenza all’usura o abrasione. Tradizionalmente, il miglioramento di una di queste proprietà tende a compromettere le altre due. Ad esempio, una mescola con alta aderenza sul bagnato è più morbida e quindi soggetta a maggiore usura e a dissipazione energetica; viceversa, una mescola con bassa isteresi e quindi bassa rolling resistance può risultare meno aderente e meno durevole.

Grazie alla funzionalizzazione, oggi è possibile ottenere un miglior compro-

messo tra questi tre fattori. I gruppi polari introdotti nella struttura del polimero migliorano l’interazione con la silice, rendendo la rete di rinforzo più omogenea e coesa. Questo si traduce in una minore dissipazione di energia per isteresi (quindi minore rolling resistance), senza sacrificare l’aderenza a basse temperature. In parallelo, l’aumento del bound rubber e la riduzione della segregazione del filler portano a una migliore resistenza all’abrasione e a una maggiore durabilità. Va inoltre sottolineato che la funzionalizzazione dei polimeri apre nuove possibilità anche in altri settori, come quello dei nastri trasportatori, delle calzature tecniche e degli articoli industriali a elevata resistenza dinamica. In tutti questi ambiti, la capacità di modulare le proprietà viscoelastiche senza dover ripensare completamente la formulazione rappresenta un vantaggio competitivo significativo. Infine, dal punto di vista ambientale, l’uso di SBR funzionalizzati si sposa bene con strategie di sostenibilità: consente l’impiego di plasticizzanti a basso con-

tenuto aromatico, permette di abbassare le temperature di lavorazione, riduce l’emissione di composti volatili e favorisce una maggiore durabilità dei materiali. Tutto ciò contribuisce a un minore impatto ambientale del processo e del prodotto finito, senza rinunciare alle prestazioni. In sintesi, la funzionalizzazione del polimero SBR è una tecnologia avanzata che permette (uno strumento potente per) nello sviluppo di mescole green per applicazioni al battistrada (progettare mescole intelligenti in grado di adattarsi alle) di sposare le esigenze prestazionali più spinte e allo stesso tempo, di soddisfare i requisiti sempre più stringenti in termini di processabilità e sostenibilità. È un approccio che unisce la chimica fine al controllo di processo, con l’obiettivo di offrire soluzioni robuste e versatili per la nuova generazione di elastomeri tecnici

IL RUOLO DELL’OSSIDO DI ZINCO NEI SISTEMI SBR FUNZIONALIZZATI

L’ossido di zinco (ZnO) è da lungo tempo un ingrediente chiave nei sistemi di vulcanizzazione a base zolfo per le mescole contenenti SBR. La sua funzione principale è quella di attivatore, ossia favorire la formazione di specie reattive capaci di accelerare il processo di reticolazione. Tuttavia, nel contesto dei polimeri SBR funzionalizzati, lo ZnO assume un ruolo ancora più strategico, in quanto interagisce direttamente con i gruppi polari introdotti nella catena polimerica, influenzando in modo significativo la morfolo-

gia del reticolo, la dinamica del processo e l’efficienza del rinforzo.

Nei sistemi convenzionali, lo ZnO agisce in sinergia con acidi grassi – in genere acido stearico – per generare sali di zinco (zinco-stearato) che accelerano la formazione di ponti zolfo tra le catene polimeriche. Questo meccanismo, pur consolidato, si complica quando si introducono gruppi funzionali polari come silanoli, carbossilici, epossidici o tiolici nella struttura dell’SBR. Questi gruppi mostrano infatti una tendenza a coordinarsi direttamente con il catione Zn²⁺, dando luogo a fenomeni di interazione selettiva che modificano localmente la cinetica e la topologia della reticolazione. Tali interazioni possono avere un duplice effetto. Da un lato, migliorano il controllo locale sul processo di vulcanizzazione, aumentando la densità reticolare in regioni selettive della matrice polimerica e riducendo fenomeni di reticolazione disomogenea o reversione. Dall’altro, introducono il rischio di interferenze non desiderate, come la reticolazione prematura o l’inibizione della silanizzazione, specialmente se la sequenza di miscelazione non viene gestita in modo ottimale. Per questo motivo, in molte formulazioni funzionalizzate si è osservato che l’aggiunta ritardata dello ZnO – tipicamente in terza fase – migliora la compatibilità filler-polimero e riduce l’isteresi dinamica (tan δ), in particolare quando sono presenti gruppi di-tiolici altamente reattivi.

Un ulteriore aspetto da considerare riguarda la possibilità che lo ZnO agisca da “ponte” tra il polimero funzionalizzato e i

filler inorganici, in particolare la silice come descritto in figura 2. In presenza di gruppi silanolici superficiali sulla silice e gruppi polari sulla gomma, lo ione Zn²⁺ può facilitare la formazione di strutture coordinative o legami multipunto, migliorando la distribuzione e la coesione del filler nella matrice. Questo effetto contribuisce alla riduzione della viscosità del compound, a una migliore omogeneità e, in ultima analisi, a proprietà meccaniche superiori nel vulcanizzato, come resistenza alla trazione, modulo e resilienza. Tuttavia, il crescente interesse per la sostenibilità ambientale ha acceso l’attenzione sull’uso dello ZnO, riconosciuto come sostanza potenzialmente pericolosa per l’ambiente acquatico. La sua persistenza e tossicità hanno portato l’industria della gomma a esplorare soluzioni per ridurne l’impiego o sostituirlo parzialmente con attivatori alternativi. Nei sistemi convenzionali, l’introduzione di attivatori a base di manganese, magnesio o zinco complessato ha già mostrato alcuni risultati promettenti. Tuttavia, nei sistemi con SBR funzionalizzati, la questione è più delicata: la chimica dei gruppi funzionali richiede spesso una specifica affinità con lo ione Zn²⁺ per mantenere il bilanciamento desiderato tra reattività, dispersione e stabilità del reticolo vulcanizzato. Il compromesso da ricercare è quindi tra efficienza prestazionale e impatto ambientale. In questa prospettiva, il dosaggio ottimale dello ZnO, la sua distribuzione nel ciclo di miscelazione e la sua forma chimica (micronizzata, incapsulata, complessata) diventano variabili progettuali da considerare attentamente. Inoltre, il comportamento dello ZnO può essere influenzato anche da fattori reologici: una viscosità troppo elevata nella fase iniziale di miscelazione, ad esempio, può limitare la sua diffusione e la formazione omogenea del sistema attivo.

Dal punto di vista tecnico, la selezione del tipo di ZnO e il suo momento di aggiunta devono essere armonizzati con il tipo di gruppo funzionale introdotto nel polimero. Ad esempio, in presenza di gruppi carbossilici o tiolici lungo la catena, una bassa temperatura iniziale e un’aggiunta progressiva dello ZnO consentono di minimizzare la competizione tra reticolazione e silanizzazione. Questa strategia migliora l’efficienza globale del processo,

Foto di Toa55 da iStock.

con effetti positivi sia sulla reologia della mescola sia sulle proprietà finali del vulcanizzato. In conclusione, l’ossido di zinco non è solo un attivatore della vulcanizzazione, ma un modulatore chimico centrale nei sistemi SBR funzionalizzati. La sua interazione selettiva con i gruppi funzionali, la sua influenza sulle proprietà dinamiche e meccaniche e la crescente attenzione alle problematiche ambientali impongono un approccio ingegneristico avanzato alla sua gestione. Ottimizzare l’uso dello ZnO significa oggi conciliare performance elevate, stabilità di processo e responsabilità ambientale, in una logica sempre più orientata alla sostenibilità industriale.

INTERAZIONI FILLER-MATRICE NEI

SISTEMI SBR FUNZIONALIZZATI: STRATEGIE PER LA MASSIMIZZAZIONE DEL RINFORZO

Il rinforzo meccanico delle mescole elastomeriche rappresenta un obiettivo

tecnico primario nella progettazione di materiali ad alte prestazioni, in particolare nel settore degli pneumatici, dove la combinazione di resistenza, elasticità e controllo del comportamento dinamico deve essere ottenuta in condizioni operative complesse. Sebbene la qualità e la quantità della carica (filler) rivestano un ruolo fondamentale, è ormai chiaro che il vero discrimine prestazionale risiede nella natura e nell’efficacia delle interazioni filler-matrice elastomerica. Con l’introduzione degli SBR funzionalizzati, questo paradigma si è evoluto in direzione di un controllo molecolare sempre più spinto dell’interfaccia gomma-silice. Nei sistemi tradizionali, l’interazione tra carica e matrice polimerica avviene per lo più per adsorbimento fisico: le catene polimeriche si ancorano transitoriamente alla superficie del filler attraverso forze di Van der Waals o legami a idrogeno deboli, generando strutture percolanti che contribuiscono al rinforzo meccanico. Tuttavia, questo tipo di interazione è al-

tamente suscettibile a fluttuazioni morfologiche, variazioni di temperatura e stress meccanici ciclici. L’effetto che ne deriva è un comportamento dinamico poco stabile, con isteresi elevata e dispersione non ottimale del filler, che si traduce in una risposta meccanica meno prevedibile e meno efficiente. L’introduzione di gruppi funzionali lungo la catena dell’SBR consente di superare questi limiti. La funzionalizzazione mira, infatti, a costruire un’interfaccia reattiva e strutturalmente coesa tra la fase polimerica e la fase dispersa. I gruppi polari o reattivi – silanolici, epossidici, amminici, carbossilici o tiolici – instaurano legami chimici o coordinativi con i gruppi superficiali del filler (soprattutto con la silice), generando una zona interfacciale compatta, ad alta densità segmentale e con ridotta mobilità molecolare. In questa regione, il movimento delle catene polimeriche risulta vincolato, con impatti diretti sulla rigidità, sulla modulazione viscoelastica e sulla stabilità nel tempo della struttura reticolare.

Questa interfaccia “rinforzata” permette una dispersione più omogenea del filler e limita la formazione di cluster secondari, riducendo il cosiddetto filler-filler networking. Inoltre, il legame chimico diretto tra gomma e filler contribuisce alla formazione di bound rubber, una porzione di polimero immobilizzato chimicamente alla superficie del filler che rappresenta un parametro chiave per valutare l’efficacia dell’interazione interfacciale. Valori elevati di bound rubber sono correlati con un migliore equilibrio tra rinforzo e dissipazione, una riduzione del tan δ in condizioni operative e una maggiore coerenza nelle prestazioni meccaniche del vulcanizzato. Il tipo di gruppo funzionale impiegato gioca pertanto un ruolo determinante. I gruppi terminali sono in grado di offrire punti di ancoraggio ben definiti e localizzati, contribuendo a un’interazione efficace ma limitata in estensione. Al contrario, i gruppi funzionali distribuiti lungo lo scheletro portante della catena (backbone, funzionalizzazione distribuita) offrono un’adesione più diffusa, capace di modulare la formazione della rete in modo graduale. Tuttavia, questo approccio può compromettere la processabilità, in quanto un numero eccessivo di interazioni lungo la catena può

aumentare la viscosità del sistema e facilitare fenomeni di reticolazione prematura, soprattutto in presenza di ossidi metallici o elevate temperature.

Un altro aspetto da non trascurare è la sinergia tra il tipo di funzionalizzazione e le condizioni di processo. Una formulazione efficace deve trovare un equilibrio tra tre variabili chiave: grado di funzionalizzazione del polimero, natura e morfologia del filler e condizioni operative del mixing. Una funzionalizzazione troppo intensa può determinare fenomeni di gelificazione locale e perdita di omogeneità, mentre una troppo debole non è sufficiente a garantire un rinforzo differenziato rispetto a una matrice convenzionale. La finestra ottimale di compatibilità interfacciale – definita in termini di energia di interazione, tempo di contatto e temperatura di reazione –rappresenta quindi uno dei parametri progettuali più critici.

Le implicazioni sulle proprietà viscoelastiche del sistema sono evidenti: una rete interfacciale ben progettata garantisce una risposta dinamica più controllata, con minore dissipazione energetica e maggiore ritorno elastico. Questo si traduce, per esempio, in un minore sviluppo di calore durante la deformazione ciclica, caratteristica essenziale per le

applicazioni in pneumatici a bassa resistenza al rotolamento. Inoltre, la maggiore coesione molecolare nella zona interfacciale migliora la resistenza alla fatica e la stabilità a lungo termine sotto sollecitazioni meccaniche e termiche. I n conclusione, l’adozione di SBR funzionalizzati ha rivoluzionato il modo di concepire le interazioni carica-matrice nei compound elastomerici. Grazie alla possibilità di modulare chimicamente e strutturalmente l’interfaccia a livello molecolare, è oggi possibile ottenere materiali con proprietà meccaniche, dinamiche e reologiche ottimizzate, superando i limiti prestazionali dei sistemi tradizionali. La chiave del successo risiede nella capacità di combinare la chimica del polimero con la morfologia del filler e con la dinamica del processo, dando vita a mescole capaci di soddisfare le esigenze sempre più ambiziose del mercato in termini di efficienza, durabilità e sostenibilità.

IMPLICAZIONI DEI POLIMERI

SBR FUNZIONALIZZATI

SUI BATTISTRADA

I l battistrada rappresenta la componente dello pneumatico direttamente a contatto con la superficie stradale, determinando in modo significativo le prestazioni del veicolo in termini di aderenza, efficienza energetica e durata. L’impiego di polimeri SBR funzionalizzati nella formulazione dei battistrada ha introdotto miglioramenti sostanziali, consentendo di ottimizzare le interazioni a livello molecolare tra la matrice polimerica e i filler rinforzanti, come la silice. Q uesta ottimizzazione si traduce in una dispersione più omogenea del filler all’interno della matrice polimerica, riducendo la formazione di agglomerati che potrebbero compromettere le proprietà meccaniche del battistrada. Inoltre, le interazioni chimiche stabilite tra i gruppi funzionali dell’SBR e la superficie del filler migliorano la coesione del composto, risultando in una maggiore resistenza all’abrasione e una riduzione dell’usura nel tempo.

Dal punto di vista dinamico, l’adozione di SBR funzionalizzati consente una modulazione più precisa delle proprie -

Foto di gururugu da iStock.

tà viscoelastiche del battistrada. Questo si traduce in una riduzione dell’isteresi, ovvero della perdita di energia sotto forma di calore durante la deformazione ciclica, contribuendo a una minore resistenza al rotolamento dello pneumatico. Di conseguenza, si ottiene un miglioramento dell’efficienza energetica del veicolo e una riduzione delle emissioni di CO₂.

Inoltre, la capacità di personalizzare la chimica dei polimeri SBR attraverso la funzionalizzazione offre ai progettisti di pneumatici una maggiore flessibilità nella formulazione dei battistrada, permettendo di adattare le mescole alle specifiche esigenze applicative, come condizioni climatiche variabili o superfici stradali diverse.

CONCLUSIONI

L’introduzione dei polimeri SBR funzionalizzati ha segnato un punto di svolta nella tecnologia dei materiali per pneu-

matici, offrendo soluzioni avanzate per migliorare le prestazioni dei battistrada. La possibilità di modulare le interazioni a livello molecolare tra la matrice polimerica e i filler rinforzanti ha permesso di ottenere mescole con una dispersione più uniforme dei filler, una maggiore coesione interna e proprietà meccaniche superiori.

Questi avanzamenti si traducono in una riduzione significativa dell’usura del battistrada, prolungando la vita utile dello pneumatico e offrendo vantaggi economici e ambientali. La diminuzione dell’isteresi contribuisce a una minore resistenza al rotolamento, migliorando l’efficienza energetica del veicolo e riducendo le emissioni nocive.

L’adozione di SBR funzionalizzati ha anche facilitato il raggiungimento di un equilibrio ottimale tra resistenza al rotolamento, aderenza sul bagnato e durata del battistrada, noto come “triangolo magico” delle prestazioni degli pneumatici. Questo equilibrio è fondamenta-

le per soddisfare le crescenti esigenze di sicurezza, efficienza e sostenibilità nel settore automobilistico.

I noltre, la versatilità nella chimica dei polimeri SBR funzionalizzati offre ai produttori di pneumatici la possibilità di sviluppare prodotti personalizzati per diverse condizioni operative e requisiti normativi, aumentando la competitività sul mercato globale.

In sintesi, l’integrazione di polimeri SBR funzionalizzati nelle mescole per battistrada rappresenta una strategia efficace per migliorare le prestazioni degli pneumatici, contribuendo a una mobilità più sicura, efficiente e rispettosa dell’ambiente. Questo approccio sottolinea l’importanza dell’innovazione continua nella scienza dei materiali per affrontare le sfide future dell’industria automobilistica.

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di A.L. Spelta

IA e Machine Learning per la rimozione delle PFAS

dall’ambiente

I ricercatori della Georgia Tech, in USA, utilizzano l’Intelligenza artificiale e l’Apprendimento Automatico (Machine Learning) per sviluppare membrane per la rimozione delle PFAS dall’ambiente.

Iricercatori della Georgia Tech, uno dei più importanti centri di ricerca tecnologica degli Stati Uniti con sede ad Atlanta, stanno sviluppando modelli di apprendimento automatico (Machine Learning), in un’iniziativa multi-universitaria, con l’obiettivo di progettare membrane

migliorate per rimuovere più efficientemente le PFAS dall’acqua potabile e dall’ambiente e ridurne l’esposizione umana. Il Dipartimento dell’Agricoltura degli Stati Uniti (Usda) e l’Agenzia per la protezione dell’Ambiente (EPA) sovvenzionano la ricerca con oltre 10 milioni di dollari.

IL PERICOLO PER L’ACQUA

L e sostanze chimiche chiamate PFAS (per- and polyfluoroalkyl substances) si trovano in manufatti di largo impiego come cosmetici, pentole antiaderenti, filo interdentale, batterie e imballaggi alimentari. Le PFAS, come

Foto di JanaShea da iStock.

noto definite forever chemicals , permeano il suolo, l’acqua, il cibo e l’aria e possono rimanere nell’ambiente per millenni (forever). Una volta all’interno del corpo umano, le PFAS possono persistere per anni, e sono sospettate di sopprimere il sistema immunitario, aumentando il rischio di cancro.

“P iù di 200 milioni di americani in tutti i 50 stati sono fanno uso di acqua potabile contaminata da PFAS e 1.400 comunità hanno acqua potabile con livelli superiori alle soglie di sicurezza stabilite dagli esperti sanitari”, hanno osservato il ricercatore principale dello studio Yongsheng Chen, effettuato con Bonnie W. e Charles W. Moorman IV Professor presso la School of Civil and Environmental Engineering della Georgia Tech.

C hen dirige anche il Nutrients, Energy, and Water Center for Agriculture Technology, o NEW Center. “La nostra ricerca mira a fornire una soluzione scalabile, efficiente e sostenibile per mitigare l’impatto di queste sostanze chimiche tossiche sulla salute umana e sull’ambiente”.

I l lavoro risultante, finanziato con oltre 10 milioni di dollari in sovven -

zioni pluriennali dal Dipartimento dell’Agricoltura degli Stati Uniti, dalla National Science Foundation e dall’Agenzia per la protezione dell’ambiente, è stato recentemente pubblicato su Nature Communications

I LIMITI DEL TRATTAMENTO DELLE ACQUE REFLUE

I processi convenzionali di trattamento delle acque sono inefficaci nella rimozione delle PFAS. E troppo spesso, i metodi di pulizia tradizionali, come l’uso del cloro per uccidere gli agenti patogeni nell’acqua, creano sottoprodotti dannosi.

“R isolvere un problema può crearne altri”, ha detto Chen, che ha già utilizzato il Machine Learning e l’Intelligenza Artificiale nell’agricoltura di precisione per monitorare i livelli di nutrienti nelle piante, e ritiene che lo stesso approccio innovativo debba essere utilizzato per affrontare la rimozione delle PFAS.

Piuttosto che trattare un intero specchio d’acqua, il team di Chen ha prima separato le PFAS dal flusso d’acqua. Il successo dell’operazione sarebbe dipeso dall’individuazione del

giusto materiale da utilizzarsi nella membrana impiegata per separare dette sostanze chimiche presenti nell’acqua.

C hen si è affidato a un team di 10 studenti di dottorato e 9 ricercatori per eseguire la modellazione del processo di Apprendimento Automatico (AA). Oltre alla Georgia Tech, altre due scuole hanno contribuito con persone e competenze di laboratorio: l’Università del WisconsinMadison (UWM) che ha convalidato il modello con simulazioni molecolari, mentre l’Arizona State University (ASU) lo ha “addestrato” utilizzando i dati della letteratura scientifica e del loro laboratorio.

T iezheng Tong, professore associato di ingegneria ambientale presso la School of Sustainable Engineering and the Built Environment dell’ASU ha affermato che “L’applicazione dell’apprendimento automatico alle membrane è un’entusiasmante frontiera per l’ingegneria ambientale” e ha aggiunto che “questo è un altro passo nella lotta all’inquinamento da PFAS, un problema diffuso e che ha recentemente ricevuto una notevole attenzione pubblica a causa della loro tossicità e della recente regola -

Foto di Francesco Scatena da iStock.

MONDOGOMMA

Foto di JK1991 da iStock.

mentazione dell’EPA sulla loro presenza nell’acqua potabile”.

“I ntegrando strumenti di simulazione molecolare è possibile comprendere meglio il trasporto delle PFAS attraverso le membrane di nanofiltrazione e osmosi inversa, progredendo nella conoscenza di base sulle membrane di separazione stesse”, ha concluso Tong.

L’APPRENDIMENTO AUTOMATICO

ACCELERA LE SCOPERTE SUI

MATERIALI DELLE MEMBRANE

A titolo di esempio si può citare l’attività di uno studente di dottorato nel laboratorio di Chen che ha richiesto oltre 2 anni di lavoro per “tentativi ed errori” per individuare una membrana promettente.

L’utilizzo di modelli di AA (Apprendimento Automatico) ha permesso al team di individuare otto materiali candidati a essere impiegati nelle membrane, in tempi da 10 a 20 volte più velocemente, in tal modo i tempi di sviluppo si riducono da anni a pochi mesi.

“L e nostre simulazioni di dinamica molecolare rivelano che le interazioni elettrostatiche, l’esclusione dimen -

sionale e la disidratazione svolgono un ruolo fondamentale nel governare il trasporto delle molecole PFAS attraverso le membrane di poliammide”, ha spiegato Ying Li, professore associato di ingegneria meccanica presso l’UWM. “Questi calcoli indicano che le interazioni elettrostatiche dominano la reiezione delle PFAS, in

quanto è la carica dei gruppi funzionali a influenzare significativamente il comportamento di trasporto. I risultati della simulazione forniscono informazioni fondamentali che si allineano con le previsioni dell’AA, evidenziando i determinanti molecolari chiave dell’efficienza di rimozione delle PFAS”.

Foto di zimmytws da iStock.

AFFRONTARE L’ESPOSIZIONE

ALLE

PFAS IN AGRICOLTURA

A ffrontando la contaminazione da PFAS in generale, questa ricerca potrebbe anche avvantaggiare l’industria agricola in particolare, che fa uso di fertilizzanti provenienti dagli impianti di trattamento delle acque. I biosolidi da acque reflue vengono trasformati in fertilizzanti, offrendo agli agricoltori e agli allevatori un’alternativa più economica (e più sostenibile, ndr ) ai fertilizzanti chimici. Sfortunatamente, i fertilizzanti contaminati da PFAS provenienti dai fanghi di depurazione hanno inquinato quantità significative di terreni e bestiame. Si stima che quasi 70 milioni di acri di terreni agricoli statunitensi potrebbero essere contaminati da queste sostanze chimiche persistenti. Finanziando questa ricerca, il Dipartimento dell’Agricoltura americano spera che venga presto individuata

una membrana efficace nel recuperare questa risorsa cruciale per il Paese. Concetto ribadito da Chen: “Sintetizzare una membrana molto efficiente per separare le PFAS ci consentirebbe anche di recuperare il fertilizzante dagli impianti di trattamento delle acque reflue municipali. Una membrana di questo tipo potrebbe permetterci di sbarazzarci degli inquinanti e di preservare quello di cui abbiamo bisogno, ad esempio l’acqua per l’irrigazione o altre applicazioni”. L’eliminazione delle PFAS dai fertilizzanti potrebbe anche aiutare ad affrontare la discrepanza tra la domanda di cibo e acqua nelle aree urbane rispetto a quelle rurali, poiché l’80% della domanda risiede nelle città. La rimozione delle PFAS potrebbe sostenere direttamente il recupero delle risorse delle aree urbane e la produzione alimentare.

“I l nostro obiettivo è raggiungere un’economia circolare in cui i mate -

riali non diventino mai rifiuti e la natura si rigeneri”, ha aggiunto Chen.

PROSSIMI PASSI

I l team affinerà il modello di Apprendimento Automatico, anche alimentando altri dati per migliorarne le funzionalità di addestramento.

C hen sintetizzerà membrane modello nel suo laboratorio per testare ulteriormente la capacità previsionale del modello di AA con particolare riferimento alla capacità di rimozione delle PFAS.

A oggi, gli scienziati hanno trovato il modo di rimuovere le PFAS a catena lunga, ma non ancora quelle a catena più corta, ha spiegato Chen. “Se riusciamo a capire meglio il meccanismo, saremo in grado di progettare un materiale di membrane migliore, in grado di eliminare tutte le PFAS e questo potrebbe cambiare davvero le carte in tavola”. u

Gomma del Sebino: un 2024 tra rallentamento e innovazione

Secondo la diciassettesima edizione del Rapporto Economia e Finanza dei Distretti Industriali, redatto dal Research Department di Intesa Sanpaolo, il 2024 è stato un anno complesso, segnato da una contrazione generalizzata dei fatturati, ma non privo di segnali positivi. Tra le realtà che meglio hanno saputo contenere l’urto del rallentamento emerge il distretto della Gomma del Sebino Bergamasco.

Il 2024 è stato un anno complesso per i distretti industriali italiani, segnato da una contrazione generalizzata dei fatturati, ma non privo di segnali positivi. È quanto emerge dalla diciassettesima edizione del Rapporto Economia e Finanza dei Distretti Industriali - redatto dal Research Department di Intesa Sanpaolo. Tra le realtà che meglio hanno saputo contenere l’urto del rallentamento si distingue il distretto della Gomma del Sebino Bergamasco, che si

posiziona al secondo posto in Italia per incidenza di imprese attive: il 90,6% delle aziende risulta operativo, un valore tra i più elevati a livello nazionale.

UN SETTORE IN F LESSIONE, MA ANCORA STRATEGICO

Nel 2024, il comparto degli “altri intermedi”, che include gomma e plastica, ha registrato una flessione del fatturato stimata attorno al -6%. Si tratta di un calo

in parte fisiologico, dovuto al rientro dei prezzi dopo i picchi raggiunti negli anni precedenti, ma anche a un rallentamento della domanda nei settori clienti, come l’edilizia e l’automotive. In parallelo, la marginalità si è ridotta: il margine operativo lordo (EBITDA margin) per il comparto dei produttori di intermedi (in cui rientra anche la gomma) è passato dall’11,4% nel 2023 al 9% stimato per il 2024. Un arretramento significativo, anche se da livelli storicamente elevati.

Foto di Pavel Iarunichev da iStock.

IL SEBINO: UN MODELLO DI TENUTA E TRASFORMAZIONE

Nonostante le difficoltà, il distretto della Gomma del Sebino ha mostrato una

solidità strutturale grazie a tre fattori chiave.

Il primo è un alto tasso di attività aziendale: con oltre il 90% delle imprese attive, il distretto si posiziona tra i primi 10

per tenuta imprenditoriale. Il secondo è il ricambio generazionale e la governance moderna: il 41,5% delle imprese ha almeno un componente del consiglio di amministrazione under 40, uno

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Figura 1 – I primi 20 distretti per incidenza di imprese attive.

dei dati più alti tra tutti i distretti. I l terzo sono gli investimenti in sostenibilità e innovazione: il distretto è stato coinvolto in progetti di efficientamento energetico e digitalizzazione, favoriti anche da un’elevata presenza di fornitori locali specializzati nella gomma-plastica, con un’incidenza significativa nella catena delle costruzioni.

I MIGLIORI DISTRETTI DEL 2024: UN CONFRONTO

Secondo la classifica elaborata nel Rapporto, i distretti che nel 2024 hanno ottenuto le migliori performance in termini di crescita, redditività e patrimonializzazione appartengono principalmente ai settori agroalimentare, moda e meccanica. Tra questi il distretto dei Vini dei Colli Fiorentini e del Chianti Montalbano è il primo per performance complessiva, con una crescita del fatturato a doppia cifra e una marginalità tra le più elevate del panorama distrettuale. Segue il distretto dei Dolci di Alba e Cuneo: eccellenza nel comparto alimentare, ha mantenuto un forte orientamento all’export anche in un contesto internazionale turbolento.

L’Occhialeria di Belluno è tra i distretti del sistema moda più resilienti, grazie alla forte presenza internazionale dei

marchi e all’innovazione nel prodotto. La Meccanica strumentale di Bologna ha confermato la propria leadership grazie a un’elevata intensità tecnologica e a margini operativi sopra la media nazionale.

Rispetto a questi, il distretto della Gomma del Sebino non ha raggiunto le vette della classifica complessiva, ma ha co -

munque dimostrato una solidità invidiabile, soprattutto per tasso di sopravvivenza delle imprese, apertura generazionale e capacità di adattamento.

P ROSPETTIVE

FUTURE, TRA SFIDE E OPPORTUNITÀ

Guardando al futuro, le imprese del Sebino dovranno affrontare un contesto globale ancora incerto, ma potranno contare su un’elevata patrimonializzazione e disponibilità liquide per rilanciare gli investimenti. La crescente attenzione verso l’economia circolare, la decarbonizzazione dei processi e la diversificazione dei mercati rappresentano gli assi strategici su cui costruire la competitività del distretto nei prossimi anni. u

Figura 2 - La classifica dei primi 15 distretti per diffusione delle imprese champion (%).
Figura 3 – Il peso degli occupati dai 55 ai 74 anni per i principali settori a vocazione distrettuale (%).

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Le nostre domande

1.

Il 2024 è stato caratterizzato da un inizio promettente, con un miglioramento generale del mercato che sembrava confermare una ripresa attesa da tempo. Dopo pochi mesi, tuttavia, si è manifestato un rallentamento che, dopo le ferie estive, ha continuato a peggiorare, con un calo produttivo che ha toccato quasi tutte le aziende trasformatrici. Condividete questa considerazione?

2.

L’inizio del 2025 ha mostrato un ulteriore elemento di incertezza con l’introduzione/sospensione di dazi da parte della nuova amministrazione americana. L’incertezza è l’elemento più critico per chi fa business perché non consente le necessarie pianificazioni. Come vedete la situazione?

3.

Tra i settori applicativi e le famiglie di prodotto quali sono quelle che vanno meglio e quali quelle in maggiore sofferenza?

4.

Le restrizioni e, di nuovo, le incertezze relativamente alle PFAS stanno impattando sul vostro business, ad esempio in termini di riduzione della richiesta di mescolanze in FKM o nella richiesta di mescole alternative?

5.

Sostenibilità, recupero ed economia circolare hanno cominciato a concretizzarsi in una discreta disponibilità di materie prime da fonti rinnovabili e da riciclo. Come affrontate o come pensate di affrontare questa situazione, alla luce degli attuali sviluppi della tendenza green?

Tra incertezze e transizione green

La nostra inchiesta dedicata al mondo delle mescole fotografa un settore in trasformazione, stretto tra instabilità macroeconomica e richieste sempre più pressanti di sostenibilità. Le aziende intervistate evidenziano un primo semestre debole, aggravato da incertezze geopolitiche, fluttuazioni della domanda e difficoltà di pianificazione. Il mercato automotive resta il più colpito, mentre altri settori come alimentare e medicale mostrano maggiore tenuta. Sul fronte ambientale, si registra un forte impegno verso soluzioni sostenibili: riciclo, utilizzo di bio-materie prime e riduzione della carbon footprint sono ormai obiettivi comuni, seppur con ostacoli legati a costi, reperibilità e performance tecniche. Le restrizioni sulle PFAS alimentano ulteriori dubbi, spingendo molte aziende a sperimentare mescole alternative, anche se la sostituzione dei fluoropolimeri si conferma tutt’altro che semplice. In un contesto dominato dall’incertezza, la capacità di innovare, adattarsi rapidamente e lavorare in sinergia con i clienti resta la chiave per restare competitivi.

Le risposte degli esperti

“È indubbio che un quadro geopolitico più chiaro favorirebbe una ripresa più solida”

CALDIC

1.

Il primo trimestre del 2024 ha fatto registrare segnali incoraggianti, con un ritorno graduale della domanda e una maggiore vivacità sul fronte degli ordini. Tuttavia, già a partire da maggiogiugno si è evidenziato un rallentamento piuttosto generalizzato, che si è ulteriormente aggravato dopo la pausa estiva. Il calo della produzione ha coinvolto in maniera trasversale la maggior parte delle aziende e questo trend sembra proseguire per il 2025.

2.

La nuova fase di incertezza legata alla politica commerciale statunitense, con l’introduzione e sospensione alternata di dazi, aggiunge ulteriore instabilità in un mercato già fragile. Per un settore come il nostro, che ha bisogno di pianificazione a mediolungo termine per gestire approvvigionamenti, sviluppo prodotto e contratti, questa imprevedibilità rappresenta un serio ostacolo. Monitoriamo con attenzione gli sviluppi e cerchiamo di mantenere un approccio flessibile, ma è indubbio che un quadro geopolitico più chiaro favorirebbe una ripresa più solida.

3.

Il settore automotive sta vivendo una fase di transizione piuttosto complessa. Mentre i progetti legati alla mobilità elettrica e all’automotive premium (veicoli ad alte prestazioni o speciali) mantengono una certa vitalità, il comparto dei veicoli a combustione interna tradizionale continua a soffrire. Questo si traduce in una minore richiesta di mescole convenzionali, in particolare quelle destinate a componenti come guarnizioni motore, tubazioni carburante o sistemi di scarico, dove erano ampiamente utilizzati elastomeri come ACM, AEM, e NBR/PVC. Per quanto riguarda il settore cavisti, la situazione è particolarmente delicata. I produttori di cablaggi e sistemi di tenuta per passacavi cercano di resistere al calo della produzione industriale e dell’incertezza sugli investimenti in infrastrutture. Le mescole utilizzate in questo ambito – prevalentemente EPDM, CR, NR/SBR - hanno registrato un calo nella domanda, con una forte pressione sul contenimento dei costi. La concorrenza, soprattutto da parte di produttori extra-UE, ha aggravato la situazione, spingendo verso una maggiore standardizzazione a discapito della personalizzazione tecnica.

Le nostre domande

1.

Il 2024 è stato caratterizzato da un inizio promettente, con un miglioramento generale del mercato che sembrava confermare una ripresa attesa da tempo. Dopo pochi mesi, tuttavia, si è manifestato un rallentamento che, dopo le ferie estive, ha continuato a peggiorare, con un calo produttivo che ha toccato quasi tutte le aziende trasformatrici. Condividete questa considerazione?

2. L’inizio del 2025 ha mostrato un ulteriore elemento di incertezza con l’introduzione/sospensione di dazi da parte della nuova amministrazione americana. L’incertezza è l’elemento più critico per chi fa business perché non consente le necessarie pianificazioni. Come vedete la situazione?

3. Tra i settori applicativi e le famiglie di prodotto quali sono quelle che vanno meglio e quali quelle in maggiore sofferenza?

4. Le restrizioni e, di nuovo, le incertezze relativamente alle PFAS stanno impattando sul vostro business, ad esempio in termini di riduzione della richiesta di mescolanze in FKM o nella richiesta di mescole alternative?

5. S ostenibilità, recupero ed economia circolare hanno cominciato a concretizzarsi in una discreta disponibilità di materie prime da fonti rinnovabili e da riciclo. Come affrontate o come pensate di affrontare questa situazione, alla luce degli attuali sviluppi della tendenza green?

4.

Le preoccupazioni legate alle restrizioni sulle PFAS stanno già influenzando il comportamento del mercato. Osserviamo una certa riduzione della domanda per mescole contenenti fluoropolimeri, a fronte di un crescente interesse per alternative più sostenibili, anche se le prestazioni richieste non sempre permettono soluzioni equivalenti. Resta però una forte incertezza normativa che rende difficile definire strategie chiare di medio periodo.

5.

La transizione verso la sostenibilità è ormai un driver imprescindibile. Stiamo osservando un crescente interesse per l’utilizzo di materie prime da riciclo e fonti rinnovabili, e stiamo lavorando attivamente per integrare queste soluzioni nei nostri portafogli prodotti, compatibilmente con le prestazioni tecniche richieste. La disponibilità di materiali rigenerati è in aumento, ma rimane ancora discontinua in termini di qualità e reperibilità. u

“Il tema sostenibilità per Comet rimane strategico anche per gli anni a venire”

C OMET

Emanuele Goffi

D irettore vendite

1.

Condividiamo in parte. Per Comet il 2024 è stato molto simile al 2023, di certo non si è trattato di un anno strepitoso, caratterizzato al contrario da un andamento altalenante e piuttosto “frazionato” sul fronte logistico. Evidentemente ciò ha contribuito a dover sostenere un maggior dispendio economico nei trasporti, pur di accontentare nel limite del possibile i clienti finali, accaparrandosi le (poche) nuove opportunità.

2.

L’incertezza è senz’altro nemica della pianificazione degli investimenti, ma gli ultimi anni sono sempre stati caratterizzati da questa dinamica con la quale abbiamo imparato a convivere.

3.

A livello di tipologia di materiali non abbiamo notato differenze particolari, a livello geografico notiamo che la Germania registra trend più negativo di altri Paesi UE.

4.

S ebbene Comet non tratti FKM, il tema PFAS ha attinenza in ambito fluorosilicone (FVMQ). Al momento non notiamo flessioni particolari e nemmeno incrementi di richieste per materiali sostitutivi.

5.

D a almeno un paio d’anni Comet si sta dedicando assiduamente alla verifica di tutta una serie di materie prime “green”, dai riciclati, ai prodotti di origine non fossile, cosiddetti “bio”. Questo ci consente oggi di poter offrire una molteplicità di soluzioni che chiaramente va tarata con le effettive esigenze del cliente. Il tema sostenibilità per Comet rimane strategico anche per gli anni a venire. u

Le nostre domande

1. Il 2024 è stato caratterizzato da un inizio promettente, con un miglioramento generale del mercato che sembrava confermare una ripresa attesa da tempo. Dopo pochi mesi, tuttavia, si è manifestato un rallentamento che, dopo le ferie estive, ha continuato a peggiorare, con un calo produttivo che ha toccato quasi tutte le aziende trasformatrici. Condividete questa considerazione?

2. L’inizio del 2025 ha mostrato un ulteriore elemento di incertezza con l’introduzione/sospensione di dazi da parte della nuova amministrazione americana. L’incertezza è l’elemento più critico per chi fa business perché non consente le necessarie pianificazioni. Come vedete la situazione?

3. Tra i settori applicativi e le famiglie di prodotto quali sono quelle che vanno meglio e quali quelle in maggiore sofferenza?

4. Le restrizioni e, di nuovo, le incertezze relativamente alle PFAS stanno impattando sul vostro business, ad esempio in termini di riduzione della richiesta di mescolanze in FKM o nella richiesta di mescole alternative?

5. S ostenibilità, recupero ed economia circolare hanno cominciato a concretizzarsi in una discreta disponibilità di materie prime da fonti rinnovabili e da riciclo. Come affrontate o come pensate di affrontare questa situazione, alla luce degli attuali sviluppi della tendenza green?

“Adesso che la Germania ha un governo più improntato agli investimenti, dovrebbero esserci degli sviluppi positivi soprattutto dopo l’estate”

C OMPOUNDS

Daniela Marchese

Direttore commerciale / mescole speciali

1.

Sì, condividiamo questa considerazione in effetti anche per noi fino al mese di aprile l’entrata ordini è stata discreta, per i mesi successivi vediamo un freno. Resta comunque la tendenza a ordinare con poco anticipo, il che rende difficile la pianificazione della produzione.

2.

Credo sicuramente che si tratti di uno degli elementi che penalizza i mercati, ma non il solo. Adesso che la Germania ha un governo più improntato agli investimenti, dovrebbero esserci degli sviluppi positivi soprattutto dopo l’estate.

3.

Vediamo un buono sviluppo nel settore prodotti a contatto con acqua potabile. Il cambiamento delle norme vigenti, la competenza e l’impegno che ci abbiamo messo a creare delle nuove mescole – ready per le norme europee - ci aiutano a essere sempre più richiesti.

4.

In generale possiamo confermare questa situazione, un calo di richiesta, che da noi si traduce un una diminuzione della produzione di profili speciali che noi produciamo. Il mercato però non è ancora maturo per le mescole alternative (noi ne abbiamo sviluppata una a base EPDM) ma al momento è molto difficile fare un’operazione di sostituzione, anche nei settori dove sarebbe possibile.

5.

I test che abbiamo fatto con materiali “green”, sostituendo alcuni ingredienti, hanno avuto esiti positivi, ma il mercato, anche in questo caso, non è pronto per la sostituzione. Il tema costi e proprietà meccaniche influenzano ancora molto la scelta che va su materiali tradizionali. u

“Il settore dell’automobile è quello che più di altri paga, oltre che la congiuntura, anche scelte politiche discutibili”

DER-GOM

G iorgio Bolis

A mministratore delegato

1.

Sì. A mio avviso anche i piccoli segnali di ripresa dell’inizio dell’anno non erano sostenuti da indicatori macroeconomici che potessero far sperare in una inversione di tendenza. La situazione generale era (come ora) governata dall’incertezza, non presentando scenari incoraggianti che potessero aumentare la fiducia dei compratori e degli investitori.

2.

Certamente l’incertezza è la peggior nemica della crescita economica. Ritengo che fino a che non sarà chiara la posizione del governo americano sui dazi e le reali intenzioni dei belligeranti di por fine alle guerre in atto non si potranno creare le condizioni per una vera e duratura ripresa.

3.

Direi che sostanzialmente tutti i settori, chi più chi meno, stanno soffrendo. Naturalmente l’automobile è quello che più di altri paga, oltre che la congiuntura, anche scelte politiche discutibili.

4.

No, non produciamo mescole in FKM e quindi questa problematica non impatta sul nostro business.

5.

Riserviamo molta attenzione a questi aspetti della produzione e monitoriamo la sensibilità del mercato verso queste problematiche. Notiamo che progressivamente l’attenzione aumenta e, mentre negli scorsi anni era soprattutto curiosità, ora i clienti iniziano a chiedere cosa è concretamente possibile fare e di costruire insieme possibili strategie per approcciare al meglio queste nuove opportunità. u

Le nostre domande

1. Il 2024 è stato caratterizzato da un inizio promettente, con un miglioramento generale del mercato che sembrava confermare una ripresa attesa da tempo. Dopo pochi mesi, tuttavia, si è manifestato un rallentamento che, dopo le ferie estive, ha continuato a peggiorare, con un calo produttivo che ha toccato quasi tutte le aziende trasformatrici. Condividete questa considerazione?

2.

L’inizio del 2025 ha mostrato un ulteriore elemento di incertezza con l’introduzione/sospensione di dazi da parte della nuova amministrazione americana. L’incertezza è l’elemento più critico per chi fa business perché non consente le necessarie pianificazioni. Come vedete la situazione?

3. Tra i settori applicativi e le famiglie di prodotto quali sono quelle che vanno meglio e quali quelle in maggiore sofferenza?

4. Le restrizioni e, di nuovo, le incertezze relativamente alle PFAS stanno impattando sul vostro business, ad esempio in termini di riduzione della richiesta di mescolanze in FKM o nella richiesta di mescole alternative?

5. S ostenibilità, recupero ed economia circolare hanno cominciato a concretizzarsi in una discreta disponibilità di materie prime da fonti rinnovabili e da riciclo. Come affrontate o come pensate di affrontare questa situazione, alla luce degli attuali sviluppi della tendenza green?

“L'automotive è il mercato più schizofrenico, restano sostanzialmente stabili o in leggera crescita settori come il gas, l'acqua e l'alimentare e l'elettrodomestico”

E LASTOMERS UNION

L uigi Fogagnolo

D irettore Commerciale

1.

L'andamento del 2024 è stato altalenante nei primi mesi con un forte rallentamento negli ultimi 2 mesi dell'anno, quindi sì, in linea generale condivido la considerazione.

2.

Le pianificazioni dei nostri clienti, infatti, sono estremamente variabili in un contesto dove non solo non ci sono certezze, ma ci sono continui elementi di cambiamento che non si riescono a gestire in maniera corretta.

3.

L'automotive è il mercato più schizofrenico, essendo composto da un OE che è fermo al palo e vive di incertezze assolute e un aftermarket che invece, in virtù degli scarsi acquisti del nuovo, vive una stagione estremamente positiva e di crescita. Restano sostanzialmente stabili o in leggera crescita settori come il gas, l'acqua e l'alimentare e l'elettrodomestico.

4.

A nche in questo caso il mercato presenta situazioni di schizofrenia illogiche. Spesso ci sono richieste di materiali alternativi all'FKM (silicone e fluorosilicone in primis), che però non possono sostituire efficacemente l'FKM, ma d'altro canto i nuovi e più importanti progetti hanno tutti caratteristiche tecniche che richiedono l'utilizzo di materiali perossidici che sono quelli dove i PFAS sono più complessi da ridurre e/o eliminare rispetto ai bisfenolici. Sul totale, comunque, il mercato è in leggera crescita.

5.

E lastomers Union ha già disponibili tutte le competenze e le tecnologie necessarie per un'economia green sostenibile nello stampaggio dell'FKM per quelle che sono oggi le tecnologie disponibili. Il punto è che queste tecnologie non sono né gratuite né economiche. Fino a quando gli stampatori di gomma non saranno capaci di vendere gli aspetti tecnici andando oltre l'aspetto prezzo, l'economia green resterà solo una bella speranza sulla carta. u

“Ci siamo dotati di un laboratorio all’avanguardia e abbiamo rafforzato il nostro team tecnico con l’ingresso di giovani talenti”

E URORUBBER

G ianni Mariani

A mministratore

1.

Nel 2024 il mercato ha mostrato un andamento complessivamente decrescente, una tendenza condivisa anche a livello generale. Solo nell’ultimo trimestre si è registrata una lieve ripresa, insufficiente però a modificare in modo significativo il quadro complessivo dell’anno.

Alcuni settori applicativi hanno tuttavia mantenuto una certa stabilità, in particolare quelli legati alla produzione di articoli tecnici in gomma per uso industriale – come nastri, rulli, guarnizioni e cinghie – oltre ai comparti degli pneumatici, con particolare riferimento alla ricostruzione e al racing, nonché ai settori dell’edilizia e dell’elettrico.

2.

Il 2025 si apre in un contesto segnato da crisi e incertezza generalizzata. Tra i principali fattori di instabilità si evidenziano: il perdurare del conflitto in territorio europeo e la crescente frammentazione della politica economica tra i grandi blocchi mondiali (Stati Uniti, Europa, Russia, Cina); una politica internazionale sui dazi sempre più problematica; l’andamento fortemente inflattivo dei prezzi delle materie prime, nonostante una domanda in calo. In questo scenario, diventa cruciale per le imprese adottare strategie volte a tutelare la propria catena di fornitura a difesa dei propri clienti, ottimizzando i costi – sia interni che esterni – attraverso processi più efficienti, flessibili e supportati da una solida pianificazione, anche in condizioni di elevata incertezza.

Le nostre domande

1. Il 2024 è stato caratterizzato da un inizio promettente, con un miglioramento generale del mercato che sembrava confermare una ripresa attesa da tempo. Dopo pochi mesi, tuttavia, si è manifestato un rallentamento che, dopo le ferie estive, ha continuato a peggiorare, con un calo produttivo che ha toccato quasi tutte le aziende trasformatrici. Condividete questa considerazione?

2. L’inizio del 2025 ha mostrato un ulteriore elemento di incertezza con l’introduzione/sospensione di dazi da parte della nuova amministrazione americana. L’incertezza è l’elemento più critico per chi fa business perché non consente le necessarie pianificazioni. Come vedete la situazione?

3. Tra i settori applicativi e le famiglie di prodotto quali sono quelle che vanno meglio e quali quelle in maggiore sofferenza?

4. Le restrizioni e, di nuovo, le incertezze relativamente alle PFAS stanno impattando sul vostro business, ad esempio in termini di riduzione della richiesta di mescolanze in FKM o nella richiesta di mescole alternative?

5. S ostenibilità, recupero ed economia circolare hanno cominciato a concretizzarsi in una discreta disponibilità di materie prime da fonti rinnovabili e da riciclo. Come affrontate o come pensate di affrontare questa situazione, alla luce degli attuali sviluppi della tendenza green?

3.

I settori industriali, come quello degli articoli tecnici e dei cavi elettrici, continuano a registrare una domanda stabile. Diversa la situazione per il comparto della pneumaticistica, che risente ancora in maniera significativa della crisi in atto.

4.

L’argomento in questione non sta avendo un impatto sul nostro business, in quanto non siamo coinvolti nella produzione di FKM né di mescole alternative.

5.

La sfida posta dalla nuova economia green sta influenzando in modo significativo lo sviluppo di mescole sostenibili, con l’obiettivo di ridurre l’impatto della carbon footprint. Per rispondere a questa esigenza, ci siamo dotati di un laboratorio all’avanguardia, equipaggiato con nuove strumentazioni per l’analisi chimica e fisica, e abbiamo rafforzato il nostro team tecnico con l’ingresso di giovani talenti. Questo ci consente di sperimentare, con approccio prudente ma costante, l’utilizzo di gomma devulcanizzata, garantendo al contempo la piena conservazione delle proprietà fisico-meccaniche dei nostri prodotti. T ali attività si sviluppano grazie a collaborazioni strategiche con importanti player nazionali e internazionali. L’impegno verso la sostenibilità si estende anche oltre l’area Ricerca & Sviluppo, coinvolgendo l’intero processo produttivo, attraverso investimenti mirati all’efficientamento energetico e all’integrazione di fonti rinnovabili. u

Biesse Broker Biesse Broker

Prodotti & Servizi

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Trasporti e Libri Matricola

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Assicurazioni Vita e Key Man

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Postuma decennale

Analisi e valutazione dei rischi aziendali con visita negli stabilimenti principali; Analisi e valutazione delle polizze in corso al fine di ridurre il costo e le eventuali carenze; Individuazione degli interventi urgenti sul programma assicurativo; Scelta delle Compagnie di assicurazione più idonee ove collocare i rischi; Costante controllo dell’evoluzione del mercato e aggiornamento delle coperture in base alle esigenze del cliente; Assistenza nella gestione dei sinistri con la collaborazione di Studi peritali e legali nel caso di sinistri complessi.

“Siamo in grado di rispondere tempestivamente e in modo flessibile alle richieste non programmate e a nuove produzioni o arricchimento di gamma”

ISOPREN

1.

La produzione di articoli tecnici in gomma di Isopren si caratterizza per la varietà dei prodotti e dei settori merceologici serviti, dall’alimentare all’edilizia, dal navale al turismo della montagna, dalla perforazione alle applicazioni in campo militare, il che produce segni diversi a seconda dell’andamento dei clienti dei settori di riferimento. Dopo il rallentamento sperimentato nella parte centrale del 2024, Isopren ha vissuto negli ultimi mesi dell’anno una nuova e inattesa accelerazione produttiva per gli articoli dell’alimentare (statori in gomma e dischi riso per le aziende che lavorano riso e cereali), per gli articoli rivolti al navale (tubi e compensatori di dilatazione in gomma) e per gli articoli per la perforazione (particolari in gomma per la filtrazione dei fanghi). Il trend degli ultimi mesi ha così contenuto la flessione del totale anno al 4%.

2.

Isopren si caratterizza per produzioni continuative con i suoi key client che rappresentano oltre il 65% del suo fatturato; da alcuni anni si è arrivati con molti di essi a condividere una programmazione della produzione su una parte significativa degli ordini attesi che consente di avere una buona visibilità sull’evoluzione del business con reciproci vantaggi sulle tempistiche di approvvigionamento, tempi di consegna e costi. A questo approccio continua ad affiancarsi la capacità di Isopren di rispondere tempestivamente e in modo flessibile alle richieste non programmate e a nuove produzioni o arricchimento di gamma.

3.

Come anticipato al punto 1, le migliori performance di Isopren nel 2024 si riferiscono al settore alimentare con gli statori in gomma e gli articoli per la lavorazione del riso e dei cereali, al settore della perforazione con i filtri pressa e al settore navale con i tubi e i compensatori di dilatazione; completa il quadro il settore del turismo della montagna con gli anelli in gomma e con rinforzo tessile per gli impianti di risalita che ha visto una bella vivacità nelle richieste dei nostri clienti sia per la manutenzione che per nuovi impianti in Italia e nei paesi d’oltralpe. Una piccola sofferenza si è registrata nel 2024 negli ordini di ruote piene per i battipista (dopo, però, un 2023 record!) e negli articoli da montare sulle pompe per l’estrazione mineraria.

Le nostre domande

1. Il 2024 è stato caratterizzato da un inizio promettente, con un miglioramento generale del mercato che sembrava confermare una ripresa attesa da tempo. Dopo pochi mesi, tuttavia, si è manifestato un rallentamento che, dopo le ferie estive, ha continuato a peggiorare, con un calo produttivo che ha toccato quasi tutte le aziende trasformatrici. Condividete questa considerazione?

2. L’inizio del 2025 ha mostrato un ulteriore elemento di incertezza con l’introduzione/sospensione di dazi da parte della nuova amministrazione americana. L’incertezza è l’elemento più critico per chi fa business perché non consente le necessarie pianificazioni. Come vedete la situazione?

3.

Tra i settori applicativi e le famiglie di prodotto quali sono quelle che vanno meglio e quali quelle in maggiore sofferenza?

4. Le restrizioni e, di nuovo, le incertezze relativamente alle PFAS stanno impattando sul vostro business, ad esempio in termini di riduzione della richiesta di mescolanze in FKM o nella richiesta di mescole alternative?

5. S ostenibilità, recupero ed economia circolare hanno cominciato a concretizzarsi in una discreta disponibilità di materie prime da fonti rinnovabili e da riciclo. Come affrontate o come pensate di affrontare questa situazione, alla luce degli attuali sviluppi della tendenza green?

(Alle due seguenti domande risponde Andrea Belussi - Chief Rubber Technology & Continuous Improvement Officer)

4.

Le restrizioni e le incertezze legate alle PFAS stanno influenzando in modo significativo l’intero settore della gomma. Nel nostro caso specifico, tuttavia, l’utilizzo di mescole in FKM è molto limitato, poiché la nostra produzione è focalizzata principalmente su altre tipologie di elastomeri. Nonostante ciò, seguiamo con attenzione l’evoluzione normativa, mantenendo un costante aggiornamento attraverso Assogomma e confrontandoci regolarmente con i nostri fornitori. L’obiettivo è valutare tempestivamente eventuali alternative all’FKM che possano garantire prestazioni equivalenti, nel rispetto delle nuove direttive.

5.

La crescente attenzione verso la sostenibilità, il recupero e l’economia circolare sta trasformando in modo concreto anche il nostro settore. Collaboriamo attivamente con partner compoundatori che condividono i nostri stessi valori in materia di sostenibilità; alcuni di loro hanno già iniziato a utilizzare nelle formulazioni ingredienti riciclati, come ad esempio il nero di carbonio. Questo approccio consente di ridurre l’impatto ambientale delle mescole mantenendo al contempo le prestazioni tecniche richieste dalle applicazioni. Infatti, per noi, è fondamentale garantire che l’introduzione di materiali riciclati non comprometta la qualità e l'affidabilità del prodotto finito e per questo motivo monitoriamo attentamente lo sviluppo di queste soluzioni insieme ai nostri fornitori e partner tecnici, valutando ogni opportunità che permetta di coniugare performance e sostenibilità. u

“La sostenibilità e l’economia circolare sono per noi temi fondamentali e continueranno a guadagnare importanza per il nostro settore in futuro”

Gummiwerk KRAIBURG

Christian Meermann Director Global Sales

1.

Parzialmente. All'inizio del 2024 non abbiamo percepito una ripresa significativa del mercato. Questo vale in particolare per la regione DACH (Germania, Austria, Svizzera, ndr), dove l'andamento economico complessivo è rimasto debole e la situazione degli ordini era già impegnativa sin dall'inizio dell'anno.

2.

La situazione attuale è estremamente volatile, rendendo quasi impossibile una previsione affidabile. In particolare, l'incertezza riguardo all'impatto che l'introduzione o la sospensione di dazi da parte della nuova amministrazione statunitense potrebbe avere sulla nostra attività complica notevolmente la pianificazione strategica. Proprio questa mancanza di chiarezza rappresenta un fattore particolarmente critico per le imprese, in quanto ostacola una definizione efficace e duratura dell’orientamento strategico. Oltre al possibile impatto negativo sul rapporto diretto con i nostri clienti, potrebbero verificarsi ripercussioni anche sui nostri fornitori e sui clienti dei nostri clienti. È quindi fondamentale monitorare attentamente l'intera catena di fornitura e di valore.

3.

In ambiti applicativi con requisiti specifici per le mescole in gomma, come ad esempio l’industria alimentare, registriamo tendenze positive grazie al nostro portafoglio orientato alle specialità. Al contrario, nonostante l’ampia gamma di prodotti ad alte prestazioni, riscontriamo alcune sfide in settori dipendenti dagli investimenti, come l’edilizia, la costruzione di macchinari e l’industria della subfornitura automobilistica – che in Italia è prevalentemente orientata al mercato tedesco. Queste difficoltà derivano principalmente dall’attuale congiuntura economica, dai tassi d’interesse in parte elevati e dal cambiamento tecnologico in atto.

4.

Seguiamo con grande attenzione da anni gli sviluppi relativi alle restrizioni proposte dall'Agenzia europea per le sostanze chimiche (ECHA). Soprattutto all’inizio del dibattito sulle possibili limitazioni, vi era molta incertezza, poiché non era ancora chiaro se, e in quale misura, i fluoropolimeri e le relative applicazioni sarebbero stati effettivamente coinvolti. Solo la decisione finale dell’ECHA potrà fornire una chiarezza definitiva. Sebbene siano state analizzate diverse alternative, risulta sempre più evidente che la gomma fluorurata (FKM) conserva la sua piena legittimità d’uso grazie al suo specifico profilo prestazionale. Le proprietà peculiari di FKM sono difficilmente – o talvolta per nulla – riproducibili con altri polimeri.

5.

La sostenibilità e l’economia circolare sono per noi temi fondamen-

Le nostre domande

1.

Il 2024 è stato caratterizzato da un inizio promettente, con un miglioramento generale del mercato che sembrava confermare una ripresa attesa da tempo. Dopo pochi mesi, tuttavia, si è manifestato un rallentamento che, dopo le ferie estive, ha continuato a peggiorare, con un calo produttivo che ha toccato quasi tutte le aziende trasformatrici. Condividete questa considerazione?

2. L’inizio del 2025 ha mostrato un ulteriore elemento di incertezza con l’introduzione/sospensione di dazi da parte della nuova amministrazione americana. L’incertezza è l’elemento più critico per chi fa business perché non consente le necessarie pianificazioni. Come vedete la situazione?

3. Tra i settori applicativi e le famiglie di prodotto quali sono quelle che vanno meglio e quali quelle in maggiore sofferenza?

4. Le restrizioni e, di nuovo, le incertezze relativamente alle PFAS stanno impattando sul vostro business, ad esempio in termini di riduzione della richiesta di mescolanze in FKM o nella richiesta di mescole alternative?

5. S ostenibilità, recupero ed economia circolare hanno cominciato a concretizzarsi in una discreta disponibilità di materie prime da fonti rinnovabili e da riciclo. Come affrontate o come pensate di affrontare questa situazione, alla luce degli attuali sviluppi della tendenza green?

tali e continueranno a guadagnare importanza per il nostro settore in futuro. Da molti anni siamo certificati secondo la norma ambientale ISO 14001 e la norma energetica ISO 50001. Nel 2024 abbiamo ottenuto la certificazione EcoVadis in argento. La sostenibilità è saldamente integrata nella nostra Visione 2030. Attualmente, il nostro impegno si concentra sulla riduzione delle emissioni Scope 1 e Scope 2. La riduzione delle emissioni Scope 3 rappresenta un obiettivo a medio e lungo termine. Per quanto riguarda la disponibilità di materie prime rinnovabili e riciclate, è necessario considerare numerosi fattori. Oltre alla qualità costante, alla disponibilità, all’idoneità all’uso e al prezzo, rivestono un ruolo centrale anche l’impronta ecologica e la riciclabilità dei prodotti in gomma derivati da tali materiali – aspetti che non devono essere trascurati. Ciò che è ormai prassi consolidata per i termoplastici è applicabile alla gomma solo in parte. La reticolazione chimica della gomma pone infatti requisiti diversi alle tecnologie di riciclo rispetto ai termoplastici. I materiali riciclati provenienti dall’industria della gomma possono essere utilizzati solo in misura molto limitata – o per nulla – nella produzione di gomma per articoli tecnici in elastomero. Oltre al caucciù naturale, impiegato da decenni come materia prima biologica, abbiamo esaminato anche diverse alternative a base biologica. L’impiego di tali materie prime nella produzione della gomma richiede un approccio olistico. È fondamentale considerare anche la questione del riciclo e della riutilizzabilità dopo la reticolazione nei prodotti finiti in gomma. Senza un concetto coerente e completo di economia circolare si può raggiungere solo una parte dell’obiettivo di sostenibilità. Attualmente, il riciclo della gomma è spesso associato a un downcycling. Per questo motivo seguiamo con grande attenzione gli sviluppi nel riciclo fisico e chimico. u

L’Industria della gomma con Amani per garantire i diritti di centinaia di bambine e bambini che vivono in strada in Kenya e in Zambia. Un rifugio per chi ne ha più bisogno, pasti caldi, cure mediche, la possibilità di studiare e quella, inestimabile, di sapere che non si è soli. Il tuo 5x1000 fa questa enorme differenza.

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“È in fase di avviamento un impianto interno di devulcanizzazione che consentirà ai nostri clienti di recuperare e valorizzare i propri scarti industriali”

MESGO

Elena Zanini

Direttore Commerciale Italia

1.

Personalmente, condivido soltanto in parte questa considerazione. L'inizio del 2024 ha mostrato segnali positivi, con un moderato ottimismo legato alla ripresa della domanda e a una maggiore stabilità rispetto ai mesi precedenti. Tuttavia, già a partire dal secondo trimestre abbiamo registrato un rallentamento, in particolare in alcuni settori chiave come automotive e l’industria del bianco. Questo calo si è poi accentuato dopo l’estate, confermando una contrazione più ampia a livello industriale. Ciò nonostante, Mesgo ha chiuso l’anno 2024 con un leggero aumento dei volumi venduti rispetto all’anno precedente grazie all’acquisizione di nuove opportunità.

2.

La timida ripresa registrata nei primi mesi del 2025 nel settore della gomma è stata sicuramente frenata dall’incertezza legata alla questione dei dazi americani, che ha suscitato non poche preoccupazioni, soprattutto tra le aziende con rapporti commerciali con il mercato statunitense.

Gli sviluppi geopolitici internazionali sono seguiti con grande attenzione soprattutto a livello Hexpol, avendo una presenza globale nel settore delle mescole in gomma e non solo. Grazie alla partecipazione a reti internazionali e agli stretti rapporti con partner strategici si sta cercando di prevenire o ridurre i possibili rischi derivanti dall’introduzione di dazi reciproci tra le varie nazioni, con particolare riferimento alla supply chain per il reperimento delle materie prime. In ogni caso, la situazione economica rimane debole e chiaramente questo influisce negativamente sugli ordini dei clienti, sugli investimenti a medio/lungo termine e sulle strategie future.

3.

Nel contesto attuale, stiamo osservando un andamento non uniforme non soltanto tra un settore applicativo e un altro, ma anche all’interno dello stesso settore, per specifiche applicazioni. Ad esempio, nel settore dell’automotive constatiamo un andamento positivo per i progetti legati ai veicoli elettrici e ibridi, mentre quelli più tradizionali, legati ai veicoli con motore termico, stanno attraversando una fase di difficoltà, principalmente a causa del rallentamento della domanda finale. Anche il settore elettrodomestico, già dallo scorso anno, sta mostrando forti segnali di sofferenza, così come quello edilizio, a differenza invece dei settori oil & gas e delle energie rinnovabili. Tra le famiglie di elastomeri che stanno andando meglio nell’ampio portafoglio prodotti di Mesgo ci sono sicuramente le mescole siliconiche, sempre più richieste per applicazioni nei settori energia e medicale. Stiamo poi osservando un incremento delle richieste di mescole HNBR grazie alle proprietà meccaniche, termiche e chimiche. Le mescole fluorurate stanno mantenendo il buon andamento che ha caratterizzato tutto lo scorso anno mentre le mescole appar-

Le nostre domande

1. Il 2024 è stato caratterizzato da un inizio promettente, con un miglioramento generale del mercato che sembrava confermare una ripresa attesa da tempo. Dopo pochi mesi, tuttavia, si è manifestato un rallentamento che, dopo le ferie estive, ha continuato a peggiorare, con un calo produttivo che ha toccato quasi tutte le aziende trasformatrici. Condividete questa considerazione?

2. L’inizio del 2025 ha mostrato un ulteriore elemento di incertezza con l’introduzione/sospensione di dazi da parte della nuova amministrazione americana. L’incertezza è l’elemento più critico per chi fa business perché non consente le necessarie pianificazioni. Come vedete la situazione?

3.

Tra i settori applicativi e le famiglie di prodotto quali sono quelle che vanno meglio e quali quelle in maggiore sofferenza?

4. Le restrizioni e, di nuovo, le incertezze relativamente alle PFAS stanno impattando sul vostro business, ad esempio in termini di riduzione della richiesta di mescolanze in FKM o nella richiesta di mescole alternative?

5.

S ostenibilità, recupero ed economia circolare hanno cominciato a concretizzarsi in una discreta disponibilità di materie prime da fonti rinnovabili e da riciclo. Come affrontate o come pensate di affrontare questa situazione, alla luce degli attuali sviluppi della tendenza green?

tenenti alla categoria delle commodities (come ad esempio quelle in EPDM, NBR, SBR e NR) hanno un andamento altalenante, anche perché più sensibili alla concorrenza del mercato e alla pressione sui prezzi che ne deriva.

4.

Sì, le restrizioni e le incertezze normative legate alle PFAS, in particolare all'FKM, stanno inevitabilmente impattando anche il nostro settore. Alcuni clienti mostrano maggiore prudenza nell'avviare nuovi progetti, in attesa di una maggiore chiarezza regolatoria, altri invece stanno testando materiali alternativi non fluorurati. In Mesgo stiamo investendo attivamente nello sviluppo e nella qualifica di formulazioni a base di polimeri esenti da tensioattivi fluorurati, sia per rispondere alle richieste specifiche dei clienti, sia per offrire soluzioni alternative già pronte per eventuali normative future.

5.

La crescente disponibilità di materie prime provenienti da fonti rinnovabili e da processi di riciclo rappresenta un segnale incoraggiante verso un’economia sempre più sostenibile e circolare. In questo contesto, Hexpol si conferma ancora una volta pioniera nelle tematiche legate alla sostenibilità. Tra le attività più rilevanti, è in fase di avviamento un impianto interno di devulcanizzazione che consentirà ai nostri clienti di recuperare e valorizzare i propri scarti industriali, riducendo l’impatto ambientale dei processi produttivi. Inoltre, abbiamo identificato con il marchio Hexgreen una gamma di mescole in parte formulate con materie prime sostenibili (da riciclo o da bio-feedstock) caratterizzate da valori di emissioni C02 inferiori rispetto alle mescole formulate con materie prime tradizionali.

INCHIESTA

La sfida nello sviluppo di questo tipo di formulazioni è quella di trovare il giusto compromesso tra sostenibilità e fattibilità industriale, soprattutto in ambiti regolamentati o tecnicamente esigenti. Per garantire prestazioni costanti e affidabili, risulta essenziale anche il consolidamento di una supply chain solida e affidabile che permetta anche di produrre a un costo accettabile per il mercato. u

“Il nostro reparto R&D sta studiando e testando diverse soluzioni per il recupero dei materiali di scarto attraverso differenti metodologie”

PMG

1.

“Sarebbe auspicabile che a livello europeo, prima di decidere strategie, si collaborasse preventivamente con le aziende di settore”

SIGEA

Massimo Giovale

D a un’analisi fatta sui primi mesi dell’anno, le vendite, rispetto all’andamento 2023, parevano essere più costanti e lineari; purtroppo confermiamo che a partire dal secondo semestre si è replicato lo stesso andamento in calo avuto nell’anno 2023.

2.

I dazi sono stati solo l’ultimo tassello che ha generato la debolezza del mercato; preceduti dall’incertezza sulla scelta futura delle PFAS, dai problemi di disponibilità su alcune materie prime legati soprattutto a problematiche ambientali e non ultima dalla transizione energetica che ha coinvolto i produttori auto. Tutto questo ha inibito ogni opportunità di crescita.

3.

Il settore maggiormente colpito è sicuramente l’automotive, ma anche gli altri mercati registrano una stagnazione.

4.

La situazione PFAS, come dicevo, è ancora in fase di definizione da parte della EU; questa attesa, anche se non sta provocando significativi spostamenti verso polimeri alternativi, sicuramente frena l’uso di fluoropolimeri sui nuovi progetti nonché lo sviluppo da parte dei fornitori e degli utilizzatori.

5.

PMG cerca di essere pronta a queste nuove richieste e/o tendenze di mercato; il nostro reparto R&D sta studiando e testando diverse soluzioni per il recupero dei materiali di “scarto” attraverso differenti metodologie. Nel breve verrà installata presso una delle nostre unità una linea di produzione destinata al recupero dei materiali di scarto.u

Foto di pamirc da iStock.

1.

Legale rappresentante

In effetti molti dei settori legati ai beni di consumo finali, sia nel mercato interno che in quello estero, hanno frenato gli acquisti a causa dell’incertezza dovuta alla debolezza economica della Germania che, tra l’altro, è uno dei principali partner commerciali delle aziende italiane. L’aumento dei costi energetici e delle materie prime, nonostante una fase di relativa stabilizzazione dei prezzi nel primo semestre del 2024, ha portato molte imprese a continuare a soffrire l’impatto dei rincari avvenuti negli anni precedenti. Questo ha inciso negativamente sulla competitività e sui margini. Non va dimenticata l’azione delle banche centrali, come la BCE, che ha mantenuto elevati i tassi di interesse, senza parlare dei conflitti in essere, in particolar modo quelli russoucraino e tra Israele e Palestina, che hanno generato incertezza nei consumatori.

2.

L’argomento dazi non solo ha scombussolato l’andamento dei mercati finanziari creando ancora maggior incertezza sugli utilizzatori finali, ma ha ridotto la spesa per gli acquisti soprattutto dei beni non considerati essenziali. Di conseguenza ne hanno risentito tutte le filiere produttive a monte sia per quanto riguarda i prodotti finiti che le materie prime stesse.

3.

Come detto precedentemente, le incertezze economiche hanno rallentato in modo importante parecchi settori e, forse primo fra tutti, quello dell’automotive (questo dovuto anche al mancato feeling delle persone nei confronti delle auto elettriche oltre che per l'elevato costo d'acquisto), mentre per i mercati di competenza quello che hanno sofferto meno sono il food e quello delle energie rinnovabili.

4.

Purtroppo sì. Mentre in alcuni casi non è così impossibile utilizzare prodotti alternativi che non necessitano di processi di adeguamento particolari, in altri casi non è così immediato e facile rispettare i requisiti richiesti dai compound nelle varie applicazioni finali.

5.

La sperimentazione riguardante l’utilizzo di prodotti cosiddetti “green” ha bisogno di tempo per riuscire ad adattarsi a nuove normative o a mutate condizioni di mercato e riuscire a replicare esattamente le caratteristiche tecniche dei prodotti originali. Fortunatamente si stanno affacciando sul mercato fornitori di materie prime che propongono questi prodotti nuovi alternativi; ciò comporta però, da parte dei produttori di mescole, un costo maggiore non solo di ricerca e sviluppo ma anche di industrializzazione. Sarebbe auspicabile che a livello europeo, prima di decidere strategie con tempi

di applicazione, in alcuni casi molto brevi, si collaborasse preventivamente con le aziende di settore al fine di raggiungere l'obiettivo senza creare troppi problemi. u

“Il mercato automotive in generale continua a essere in calo, ma al suo interno alcune famiglie cominciano a consolidarsi su volumi più interessanti”

TERMOGOMMA

Carmine Ciriaco

Ceo

1.

Le nostre domande

1. Il 2024 è stato caratterizzato da un inizio promettente, con un miglioramento generale del mercato che sembrava confermare una ripresa attesa da tempo. Dopo pochi mesi, tuttavia, si è manifestato un rallentamento che, dopo le ferie estive, ha continuato a peggiorare, con un calo produttivo che ha toccato quasi tutte le aziende trasformatrici. Condividete questa considerazione?

2.

L’inizio del 2025 ha mostrato un ulteriore elemento di incertezza con l’introduzione/sospensione di dazi da parte della nuova amministrazione americana. L’incertezza è l’elemento più critico per chi fa business perché non consente le necessarie pianificazioni. Come vedete la situazione?

3.

Tra i settori applicativi e le famiglie di prodotto quali sono quelle che vanno meglio e quali quelle in maggiore sofferenza?

4. Le restrizioni e, di nuovo, le incertezze relativamente alle PFAS stanno impattando sul vostro business, ad esempio in termini di riduzione della richiesta di mescolanze in FKM o nella richiesta di mescole alternative?

dgts 210x146 2018 TR ai 1 20/03/18 10 53 dgts_210x146_2018_TR.ai 1 20/03/18 10.53

Purtroppo sì. L’inizio del 2024 ci aveva fatto intravedere un possibile cambio di passo, con un ritorno alla normalità auspicato da tempo. Ma si è trattato di un fuoco di paglia. Il mercato ha mostrato segnali positivi che non si sono poi consolidati: la domanda è rallentata, i portafogli ordini si sono assottigliati, e anche i clienti più storici hanno iniziato a posticipare decisioni o ad acquistare minori volumi per ridurre i loro magazzini. Dopo l’estate il trend è diventato ancora più chiaro: l’incertezza, unita a una domanda effettivamente debole in molti settori, ha colpito anche aziende solide e ben strutturate. La diversificazione di Termogomma ci consente ancora una ottima resilienza, ma è evidente che siamo tutti

5.

S ostenibilità, recupero ed economia circolare hanno cominciato a concretizzarsi in una discreta disponibilità di materie prime da fonti rinnovabili e da riciclo. Come affrontate o come pensate di affrontare questa situazione, alla luce degli attuali sviluppi della tendenza green?

all’interno di uno stesso ciclo economico in rallentamento, in cui la prudenza ha preso il sopravvento sull’investimento. Questo genera un aumento reale dei costi di produzione e di gestione, senza la possibilità di essere aiutati dai clienti che sono anche loro in crisi.

2.

L’incertezza non è più una fase: è diventata una condizione strutturale del mercato. I dazi, introdotti e poi sospesi e poi ripresi e ancora in fase di discussione, riflettono una debolezza politica internazionale che si traduce in instabilità economica.

Questa incertezza sta amplificando gli effetti di una crisi che era già in atto da analizzare insieme ai conflitti in Ucraina non ancora conclusi. Dobbiamo però trovare una nota positiva ed è che finalmente non sono prevedibili a oggi ostacoli esterni così influenti all’orizzonte e alcune delle cause di instabilità tenderanno nel breve periodo a risolversi.

3.

Più che settori e famiglie applicative, in ognuno di questi ci sono molte aziende in sofferenza e alcune con un mercato in crescita. Questo dipende spesso dal mix prodotto e mercato geopolitico di riferimento.

Ad esempio il mercato automotive in generale continua a essere in calo ma al suo interno alcune famiglie in passato di nicchia come i veicoli elettrici cominciano a consolidarsi su volumi più interessanti. Il settore alimentare e quello farmaceutico restano più stabili rispetto ad altri, grazie a una domanda più costante nel tempo e a una specificità legata alle certificazioni. Vediamo molto in sofferenza i clienti del settore edile e della meccanica tradizionale. Anche in questo caso, la diversificazione e la competenza restano la nostra forza.

4.

Il tema PFAS è una di quelle questioni dove l’incertezza normativa si somma all’urgenza ambientale. Questo ci ha portato ad anticipare le richieste di mercato, lavorando con i fornitori per testare e sviluppare mescole alternative, compatibili con le nuove esigenze tecniche e normative.

Tuttavia, va detto chiaramente: le alternative esistono, ma non sempre sono equivalenti, né in termini prestazionali né in termini di costi. Serve un percorso di transizione, che richiede tempo, collaborazione lungo tutta la filiera e, ancora una volta, investimenti mirati. O la revisione di una richiesta normativa nata su esigenze che ci indebolisce sul mercato internazionale, dove i concorrenti non hanno alcuna pressione relativa a questi temi.

5.

La sostenibilità è ormai parte integrante della strategia industriale. La disponibilità di materie prime “green” è un segnale importante, ma le applicazioni industriali rappresentano ancora quasi una illusione. Per noi, non è solo una questione di marketing, ma rappresenta la possibilità di seguire e anticipare i nostri clienti nel testare, validare e integrare le nuove materie prime nel rispetto delle specifiche tecniche dei nostri clienti. Il percorso green, per essere credibile, deve essere tecnico e non solo comunicativo. Continuiamo a investire in R&D per migliorare il ciclo di vita dei nostri prodotti e ridurre l’impatto ambientale dei processi. L’obiettivo è chiaro: produrre valore duraturo, non solo rispondere alle mode del momento u

“La domanda di materiali ecocompatibili sta evolvendo più lentamente rispetto alle aspettative”

1.

Sì, questo riflette quanto accaduto in diversi settori industriali nel 2024. L’anno era iniziato con segnali positivi: fiducia crescente, ordini in aumento e un contesto macroeconomico più favorevole rispetto al biennio precedente. Tuttavia, già dal secondo trimestre si sono evidenziati segnali di incertezza, dovuti a vari fattori, tra cui l’instabilità geopolitica, i tassi di interesse ancora elevali, l’aumento dei costi energetici e una domanda meno dinamica del previsto. In particolare, abbiamo visto un rallentamento della domanda in Germania. Dopo la pausa estiva il quadro è ulteriormente peggiorato. Il calo produttivo diffuso suggerisce una contrazione strutturale e non solo ciclica, con molte aziende che hanno rivisto al ribasso previsioni e investimenti.

2.

L’inizio del 2025, con l’introduzione e successiva sospensione di dazi da parte della nuova amministrazione americana, ha generato un clima di forte instabilità nei mercati globali, soprattutto per le aziende orientate all’export o con catene di fornitura internazionali. L’incertezza disincentiva gli investimenti. Le imprese preferiscono conservare la liquidità, ritardare le decisioni strategiche e adottare un atteggiamento attendista. L’introduzione di nuovi dazi porterebbe sicuramente a una contrazione della domanda, con ripercussioni negative su tutta la filiera.

3.

Il settore della gomma è molto sensibile sia ai trend industriali globali, sia alle dinamiche specifiche di costo delle materie. Nel 2025 abbiamo assistito a una contrazione della domanda da parte dei clienti legati al settore automotive e al building. Solo alcune nicchie di mercato mantengono i volumi, come ad esempio il settore farmaceutico. Ci sono poi alcune famiglie di prodotto, come la gomma naturale, con prezzi molto volatili che generano rischi, ma anche delle opportunità.

4.

La produzione di FKM spesso dipende da additivi o coadiuvanti che possono contenere PFAS. Le aziende che utilizzano questi materiali sono costrette a cercare fonti di approvvigionamento alternative, modificare i processi produttivi o addirittura riformulare i loro prodotti per adeguarsi a nuove leggi ambientali e di sicurezza. Per noi le mescole in FKM rappresentano una nicchia di mercato, in termini di volumi non troppo significativa, e quindi anche l’impatto è limitato.

5.

Tovo Gomma si è concentrata principalmente nella riduzione degli scarti durante il processo produttivo e sul riutilizzo, in applicazioni dove non sono richieste particolari performance, di gomma da rici-

clo (per esempio da pneumatici). Abbiamo implementato la nostra energia da fonti rinnovabili e utilizzato metriche per ridurre le nostre emissioni di CO2. La domanda di materiali eco-compatibili, invece, sta evolvendo più lentamente rispetto alle aspettative. Questo fenomeno può essere legato a una serie di fattori, che vanno dalla mancanza di incentivi per il cambiamento a livello di mercato, fino alla percezione di costi più elevati associati all'uso di materie prime sostenibili. u

“Parole come forecast, planning, oggi sono bandite e vengono rimpiazzate da emergenza, flessibilità esasperata, opportunismo”

TSF

1.

Per quanto riguarda TSF il 2024 ha mostrato il solito andamento grafico consolidato negli anni precedenti, che hanno sempre visto nei primi mesi un’ascesa probabilmente dovuta alla necessità di ripristinare magazzini tenuti bassi negli ultimi mesi dell'anno precedente. In particolare, uno stretto confronto 2024 su 2023 evidenzia che non si non si sono mai raggiunti i fatturati dell'anno precedente.

2.

Critica. È asserzione comune che il mercato chiede certezza e razionalità e quindi una situazione in cui mancano, in toto o in parte, entrambe non favorisce alcuna azione non solo strategica ma neanche sul breve/medio termine. Parole come forecast, planning, oggi sono bandite e vengono rimpiazzate da emergenza, flessibilità esasperata, opportunismo.

3.

TSF ha come principali famiglie di prodotti gli FKM e i VMQ, che stanno subendo forti pressioni al ribasso soprattutto per i cali dei settori automotive ed edilizio. Altri settori legati all’industria chimica, energetica, petrolifera, alimentare e medicale, stanno mostrando una sostanziale tenuta.

4.

Certamente in una definizione ad ampio raggio come PFAS anche gli FKM subiscono in modo negativo il risultato di una combinazione di pressioni in cui alcune ragioni scientifiche sono fortemente contaminate da ragioni ideologiche. Al momento siamo in attesa di sapere quali elementi di chiarezza scaturiranno dalle commissioni che dovrebbero decidere sulla base di tutte le considerazioni scientifiche e sociologiche che il mercato ha messo a loro disposizione. Richieste di mescole alternative ci sono pervenute, ma al momento sembra che le peculiarità offerte dagli FKM rimangano un elemento difficile da ignorare.

Le nostre domande

1.

Il 2024 è stato caratterizzato da un inizio promettente, con un miglioramento generale del mercato che sembrava confermare una ripresa attesa da tempo. Dopo pochi mesi, tuttavia, si è manifestato un rallentamento che, dopo le ferie estive, ha continuato a peggiorare, con un calo produttivo che ha toccato quasi tutte le aziende trasformatrici. Condividete questa considerazione?

2. L’inizio del 2025 ha mostrato un ulteriore elemento di incertezza con l’introduzione/sospensione di dazi da parte della nuova amministrazione americana. L’incertezza è l’elemento più critico per chi fa business perché non consente le necessarie pianificazioni. Come vedete la situazione?

3.

Tra i settori applicativi e le famiglie di prodotto quali sono quelle che vanno meglio e quali quelle in maggiore sofferenza?

4. Le restrizioni e, di nuovo, le incertezze relativamente alle PFAS stanno impattando sul vostro business, ad esempio in termini di riduzione della richiesta di mescolanze in FKM o nella richiesta di mescole alternative?

5.

S ostenibilità, recupero ed economia circolare hanno cominciato a concretizzarsi in una discreta disponibilità di materie prime da fonti rinnovabili e da riciclo. Come affrontate o come pensate di affrontare questa situazione, alla luce degli attuali sviluppi della tendenza green?

5.

TSF ha concluso nel 2024 un importante intervento di miglioramento dell'impatto ambientale mediante l'installazione di un impianto a pannelli solari con un output dell'ordine di 1.000 kWatt. Inoltre un nostro team sta valutando la fattibilità del riutilizzo degli sfridi di FKM e VMQ allo scopo di migliorare sia l'impatto ambientale che la soddisfazione delle esigenze tecniche e trasformative dei nostri clienti. u

di A.L. Spelta

Nuove frontiere dello stampaggio con TPEs

Fanuc Italia, in collaborazione con Franplast, ha organizzato un evento, che si è tenuto il 17 aprile scorso, che ha rappresentato un’importante occasione per scoprire soluzioni concrete nel settore dello stampaggio dei materiali termoplastici per ottimizzare i processi produttivi, ridurre i consumi energetici e migliorare la sostenibilità.

Il 17 aprile scorso, presso la sede di Fanuc Italia a Lainate (MI), si è tenuto l’evento dal titolo “Un progetto comune nello stampaggio plastica: dal materiale sostenibile alle tecnologie innovative”, organizzato da Fanuc stessa e Franplast e con la partecipazione di iHR e FINply. Stampare a iniezione manufatti di plastica (o gomma termoplastica) è un modo molto efficiente per ottenere manufatti per i più svariati impieghi e

ha contribuito a decretare un successo tale dei materiali plastici, da renderli tra i 4 materiali fondamentali della società contemporanea (gli altri sono cemento, acciaio e ammoniaca, cfr. ad esempio V. Smil, Come funziona davvero il mondo, Einaudi, 2023).

MATERIALI SOSTENIBILI

Un materiale è più sostenibile di un altro se durante il suo intero ciclo di vita (dall'estrazione delle materie prime alla produzione, utilizzo e smaltimento/riciclo), ha un minore impatto ambientale e sociale. Ad esempio:

Con il passare del tempo i materiali e le presse a iniezione si sono molto evoluti e l’evento ha voluto fare un focus sulle soluzioni più recenti relative a sostenibilità dei materiali, efficienza energetica ed automazione.

Foto di C. Zannini.

I NOSTRI BRAND

La famiglia di TPE Chemiton® Life sviluppata da Franplast, abbraccia i principi di sostenibilità ed economia circolare Si divide in due categorie:

● TPE biobased: includono nella loro ricetta varie tipologie di risorse rinnovabili e un ampio range di contenuto biobased (da 20% a 80%). Sono disponibili anche versioni approvate per il contatto alimenti.

● TPE con contenuto riciclato: includono nella loro ricetta materiali provenienti dalla filiera di riciclo della plastica. Riducono quindi notevolmente l’impatto ambientale, soddisfacendo le richieste dei settori più svariati.

Riduzione dell'impatto ambientale

- B asso consumo di energia e risorse nella produzione.

- Emissioni ridotte di gas serra e sostanze inquinanti.

- Utilizzo di fonti rinnovabili o riciclate. Efficienza nell'uso delle risorse

- Riciclabilità o biodegradabilità a fine vita.

- Lunga durata e possibilità di riutilizzo. Etica e responsabilità sociale

- Approvvigionamento da filiere trasparenti ed eque.

- Nessuno sfruttamento di lavoratori o comunità locali.

In sostanza un materiale è considerato sostenibile se contribuisce a un'economia circolare, riducendo sprechi e danni all'ambiente e alla società. Nel corso dell’evento Franplast ha presentato e utilizzato nello stampaggio dimostrativo compound della famiglia Chemitonlife, che sono a base di gomme termoplastiche stireniche (TPE-S) per loro natura al 100% riciclabili. Questo è il primo aspetto di una maggiore sostenibilità rispetto alle gomme tradizionali.

Inoltre questi compound, come detto a base TPE-S, utilizzano materie prime derivanti da fonti di origine vegetale e materie prime riciclate (TPE, plastiche,

oli, cariche) in alternativa a quella di origine fossile. La percentuale di contenuto bio-based o di riciclato è customizzabile e i gradi a portafoglio presentano una percentuale dal 20 al 60% di biobased e dal 20 all’80% di riciclato. Sono disponibili anche gradi approvati per il contatto con alimenti, quindi idonei per la produzione di giocattoli o articoli per il contatto con la pelle. I gadget prodotti durante l’evento erano infatti braccialetti e righelli colorati. La sostenibilità fa parte del DNA della Franplast e può essere descritta dalle certificazioni acquisite negli anni, oltre a quella della Qualità (ISO 9001), la Certificazioni sulla Gestione Ambientale (ISO 14001), sulla Gestione della Sicurezza e Salute degli occupati (ISO 45001), sulla Gestione dell’Energia (ISO 50001) e sulla Gestione dell’uguaglianza di Genere (UNI/PdR125:2022). Inoltre Franplast dal 2023 ha aderito al programma WHP (Workplace Health Promotion): luoghi di lavoro che promuovono la salute.

MACCHINE DI TRASFORMAZIONE SOSTENIBILI

Per chi, come chi scrive, ha avuto modo di vedere presse a iniezione con il cilin-

dro riscaldato da fiamme libere (!?) ottenute dalla combustione del metano, le presse a iniezione moderne si collocano su un altro pianeta.

La Fanuc, società giapponese nata nel 1956, produce Robot, sistemi CNC, fresatrici ad alta velocità, elettroerosione a filo, sistemi laser e presse per lo stampaggio a iniezione.

Fanuc afferma che la sostenibilità è un valore culturale caratteristico e questo vale anche per le presse Roboshot, che abbiamo visto operare il giorno dell’evento.

Per le presse a iniezione Roboshot è stato illustrato come la sostenibilità, sia stata declinata in minor consumo elettrico e riduzione degli scarti, che si traducono in vantaggi concreti durante l’intero ciclo di vita della macchina.

MINOR CONSUMO ENERGETICO

Le presse Fanuc Roboshot garantiscono fino al 70% di consumo energetico in meno rispetto alle macchine idrauliche e 5-10% in meno rispetto alle altre presse elettriche.

Questo è stato possibile grazie a servomotori e azionamenti ad alta efficienza e unità servo rigenerative, dove la potenza generata in fase di frenata degli

SCOPRI DI PIÙ
Figura 1 - Nel corso dell’evento Franplast ha presentato e utilizzato nello stampaggio dimostrativo compound della famiglia Chemitonlife.

TCO ( Total cost of Ownership)

assi ritorna alla fonte. La Roboshot (da 300 T) si posiziona ai vertici (classi 9 e 10) secondo il Test Standard Euromap 60. Per migliorare l’efficienza energetica sono state introdotte 2 novità: un miglior isolamento del cilindro (Thermal Jacket for Barrel) e un profilo vite ottimizzato (Deep channel depth screw), che consentono anche un più efficien-

te recupero dei prodotti riciclati, di solito caratterizzati, da forme fisiche più irregolari rispetto ai materiali vergini.

RIDUZIONE DEGLI SCARTI

È stata ottenuta puntando a ridurre i fermi macchina, attraverso l’ottimizzazione dei vari step, impiegando l’AI nel-

Il più basso consumo energetico al mondo

Schermo consumo elettrico

• Identifica dove viene consumata l’energia: sapere dove spendo energia aiuta a creare obiettivi di riduzione mirati

• Contribuisce alla riduzione delle emissioni ed al monitoraggio della CO2 emessa

la fase di pre-iniezione, nella protezione dello stampo, nell’individuazione del tonnellaggio minimo di chiusura, e nelle fasi di dosaggio e plastificazione. Inoltre è stato implementato un software CAE, che permette di confrontare la simulazione con quanto accade effettivamente durante lo stampaggio.

Il tempo medio tra i guasti (MTBF = Mean

garantiscono fino al 70% di consumo

in meno rispetto alle macchine idrauliche e 5-10% in meno rispetto alle altre presse elettriche.

Riduzione 70 %
Altre Macchine Idrauliche
Ridotto costo energetico Altre Macchine Full electric
Riduzione del 10-15 %
Figura 3 - Le presse Fanuc Roboshot
energetico
Figura 2 – I vantaggi offerti dalle presse a iniezione Roboshot di Fanuc.

Time Between Failure) è di 9,4 anni, assicurando continuità operativa e ridotti costi di manutenzione. La pressa è inoltre dotata di monitoraggio remoto avanzato: Roboshot-LINKi2 consente di gestire fino a 1.000 macchine in tempo reale da PC o dispositivi mobili, migliorando il controllo della produzione. Tutti i prodotti Fanuc, infine, condividono la stessa piattaforma di controllo, semplificando l’automazione e riducendo i tempi di implementazione.

I COMPONENTI PER

G LI STAMPI DI IHR

i HR fa parte del Gruppo Plasteel una società italiana che fornisce "tutto il

necessario per gli stampi". i HR, injection Hot Runner, sistemi di iniezione a canali caldi, è un componente chiave per trasportare un materiale sostenibile, fuso e iniettato in una pressa sostenibile dentro uno stampo, dove si formerà un manufatto finale.

I sistemi di iniezione proposti da iHR si caratterizzano per consentire un rapido cambio di colore, tra compound diversamente colorati, riduzione dei consumi energetici, basse pressioni di esercizio, uniformità termica del materiale, installazione e manutenzione semplificate, interscambiabilità dei componenti. I l cambio colore può essere realizzato in metà del tempo ri -

spetto alle soluzioni tradizionali presenti sul mercato, grazie a una tecnologia sviluppata e brevettata da iHR e denominata Topless Tip. L a riduzione dei consumi energetici è stata ottenuta contenendo le geometrie e le masse termiche, al fine di ridurre al minimo la dissipazione del calore, anche grazie a un maggiore isolamento termico. Il risultato è un risparmio del 15/20% rispetto ad altri sistemi simili, ma convenzionali. Le basse pressioni di esercizio sono conseguenza del miglioramento del flusso del materiale plastico dall’ugello pressa fino alla cavità dello stampo, riducendo al minimo le perdite di carico, grazie all’adozione di geometrie innovative che riducono al minimo lo stress del materiale.

L’uniformità termica del materiale fuso dall’ingresso del canale caldo fino al punto in cui raggiunge la cavità è garantita dalla geometria dei canali e dei componenti e dalla posizione e tipologia delle resistenze (riscaldanti). L’installazione e la manutenzione sem-

Funzioni di AI = meno fermi e meno scarti

AI in preiniezione Ai in protezione Stampo

Ai per il tonnellaggio minimo

Precise metering 2+3 Ai plastificazione

plificate sono rese possibili da una progettazione mirata a questo scopo. Anche le chiavi appositamente sviluppate rendono estremamente rapidi tutti gli interventi di manutenzione sul sistema. L’intercambiabilità dei componenti è anch’essa legata alla progettazione do-

ve è stata curata la flessibilità dei canali caldi al fine di adattarsi alle esigenze operative dell’applicazione.

LA CONSULENZA DI FINPLY

FINply è un’azienda di consulenza ita-

liana, che fornisce soluzioni atte a favorire lo sviluppo del business dei clienti attraverso tutti gli strumenti che la finanza agevolata (come credito di imposta e formazione finanziata) mette a disposizione delle aziende. La presentazione ha riguardato “Transi-

CAMBIO DI COLORE RAPIDO RIDUZIONE DEI CONSUMI ENERGETICI BASSE PRESSIONI DI ESERCIZIO

UNIFORMITÀ TERMICA DEL MATERIALE

INSTALLAZIONE E MANUTENZIONE SEMPLIFICATE

INTERCAMBIABILITÀ DEI COMPONENTI

Figura 4 - Impiegando funzioni di AI Roboshot riduce i fermo macchina e gli scarti.
Figura 5 – I vantaggi offerti dai sistemi di iniezione di iHR.

zione 5.0 e la Nuova Sabatini” due opportunità interessanti per le aziende. Transizione 5.0 prevede, rispetto alla 4.0, l’ampliamento delle spese agevolabili, potendo includere il software per il monitoraggio dei consumi energetici, impianti di autoproduzione di energia da fonte rinnovabile e percorsi di formazione. Inoltre le aliquote di calcolo del credito sono più alte (fino al 45%). È nota altresì la maggior complessità burocratica e la necessità di intervento di diverse figure professionali. Da qui la necessità di rivolgersi ad un General Contractor, come FINply ad esempio, che abbia la conoscenza necessaria e possa coordinare il lavoro. L a presentazione ha illustrato come un progetto 5.0 debba includere una parte “trainante” (beni strumentali 4.0 materiali e immateriali) e possa includere una parte “trainata”. Per quanto riguarda l’efficientamento energetico può essere incluso solo quello prodotto dal bene trainante. L a Nuova Sabatini è

Beni 4.0

• Macchina

• Robot

• MT-Linki

Revisore Legale + certificatori C a s e s t u d y 2 Credito 45% 70.646,49

Finanziamento (costo)

In aggiunta 70.646,49

700.000,00 315.000,00 5.000,00 + 10.000,00 15.000,00 In aggiunta 15 000 400.646,49 785.649,49

Figura 6 – FINply ha illustrato esempi di utilizzo delle agevolazioni offerte da Transizione 5.0 e Nuova Sabatini.

un finanziamento concesso da parte di banche e di intermediari finanziari aderenti con in aggiunta il contributo in conto impianti concesso dal Ministero, dedicato a Micro e PM Imprese che acquistano beni strumentali 4.0. T ransizione 5.0 e Nuova Sabatini possono essere sfruttate congiuntamente dalle imprese, che intendono usufruirne. L a giornata si è conclusa

Rubber Trade

con la visita alla sala espositiva dove erano in azione le presse a iniezione RobotShot, che stampavano gadget a base di compound Franplast, Robot (collaborativi e antropomorfi) che rappresentavano l’operatività per pallettizzazione, di saldatura a d arco e di verniciatura, Robodrill Fresatrici CNC, e macchine Robocut per elettroerosione a filo. u

Al via il Comerio Calendering Technology Center

Situato nel cuore del centro produttivo italiano, il nuovo centro rappresenta una piattaforma tecnologica di riferimento per aziende, progettisti, tecnici e ricercatori di tutto il mondo, con l’obiettivo di esplorare e implementare soluzioni sostenibili, personalizzate e ad alte prestazioni.

Rodolfo Comerio ha annunciato l’apertura del Comerio Calendering Technology Center, un polo internazionale d’eccellenza dedicato alla ricerca, allo sviluppo e alla sperimentazione nel settore della calandratura industriale.

Situato nel cuore del centro produttivo italiano, rappresenta una piattaforma

tecnologica di riferimento per aziende, progettisti, tecnici e ricercatori di tutto il mondo, con l’obiettivo di esplorare e implementare soluzioni sostenibili, personalizzate e ad alte prestazioni.

Frutto di un investimento strategico, il Comerio Calendering Technology Center offre un ambiente operativo integrato dove è possibile sviluppare, testare e

validare processi innovativi di calandratura su scala industriale.

“Con questo nuovo polo tecnologico, vogliamo offrire alle aziende di tutto il mondo uno spazio in cui testare, innovare e migliorare i propri processi produttivi con un approccio sostenibile e data-driven”, afferma in una nota la Direzione di Rodolfo Comerio.

DUE LINEE COMPLETE

DI CALANDRATURA

Attraverso due linee complete di calandratura, con layout differenti e dotate delle tecnologie più avanzate, il centro garantisce: simulazione realistica dei processi produttivi, raccolta dati in tempo reale per analisi di fattibilità, supporto progettuale da parte dell’ufficio tecnico Rodolfo Comerio, finalizzato alla realizzazione di impianti su misura, ottimizzati in ottica di riduzione degli scarti e sostenibilità circolare, efficienza energetica, rapidità nel cambio di produzione, prestazioni industriali avanzate. LAB1 – FloorEng: linea specializzata per pavimenti resilienti e materiali high-tech La prima linea, LAB1 – FloorEng, è stata concepita per la produzione di SPC, LVT e pavimenti tecnici resilienti, lavorando con polimeri altamente caricati e materiali compositi. La sua configurazione la rende adatta anche alla calandratura di elastomeri e formulazioni speciali, dal settore automobilistico e aerospaziale fino al comparto tecnico-industriale, dove precisione e performance sono fattori critici.

Specifiche principali:

- capacità produttiva fino a 2.000 kg/h;

- larghezza massima film: 430 mm;

- spessore massimo: 6 mm;

- e strusore ICMA SG, progettato per processare materiali con elevato carico di filler, senza turbo mixer;

- calandra a 4 cilindri con configurazione modulare brevettata e protetta da segreto industriale;

- laminazione e goffratura in linea con film tecnici (vetro, rinforzi, barriera, etc.);

- sistema di raffreddamento, taglio in doghe, impilamento e pallettizzazione automatizzato;

- d oppio avvolgitore per lavorazioni continue.

LAB2: linea versatile per settori trasversali L a seconda linea, LAB2, è progettata per soddisfare esigenze di flessibilità e semplicità operativa, risultando ideale per applicazioni in arredamento, packaging, membrane impermeabili, nastri trasportatori, settore tyre e automotive, produzioni speciali PVC-FREE.

Caratteristiche tecniche:

- portata oraria fino a 2.000 kg/h;

- l arghezza massima film: fino a 430 mm;

- spessore minimo: 0,035 mm; - c alandra a 4 cilindri – configurazione “F”;

- laminazione in linea con film tecnici; - d oppio avvolgitore per lavorazioni continue.

MATERIALI PLASTICI, COMPOSITI ED ELASTOMERICI PROCESSABILI (LAB1 E LAB2)

I l centro è in gr ado di processare una vasta gamma di materiali plastici, inclusi PVC (Vinile Cloruro), RPVC (PVC Riciclato), PP (Polipropilene), TPO (Olefine Termoplastiche), TPU (Poliuretani Termoplastici), TPE (Elastomeri Termoplastici), ABS (Acrilonitrile Butadiene Stirene), Blends e Multistrati (es. PVC/PU, PVC/EVA, PET/PE). Anche il comparto elastomerico è ampiamente coperto: NR (Gomma Naturale), SBR (Stirene Butadiene), EPDM (EtilenePropilene-Diene), NBR (Nitrile), CR (Neoprene), IIR (Isobutilene-Isoprene, Butile), FKM (Fluoroelastomeri, es. Viton®), CSM (Clorosulfonati), VMQ/Silicone (Polisilossani). Il Comerio Calendering Technology Center si distingue come Polo Internazionale per l’innovazione grazie a tecnologie all’avanguardia, esperienza industriale e competenza tecnica, apertura alla ricerca collaborativa con università, startup e aziende, approccio etico e sostenibile allo sviluppo industriale. u

CERISIE RISPONDE

La misura della permeabilità all’ossigeno di tubi in gomma e plastica

L’attenzione crescente verso la sostenibilità ambientale, l’efficienza energetica e l’affidabilità dei sistemi impiantistici ha stimolato una rapida evoluzione nei materiali utilizzati negli impianti di riscaldamento a pavimento e nei sistemi di collegamento ai radiatori. Due normative tecniche, che il Laboratorio Cerisie ha inserito nel proprio parco analisi, emergono come riferimenti fondamentali nella valutazione della permeabilità all’ossigeno.

L’ attenzione crescente verso la sostenibilità ambientale, l’efficienza energetica e l’affidabilità dei sistemi impiantistici ha stimolato una rapida evoluzione nei materiali utilizzati negli impianti di riscaldamento a pavimento e nei sistemi di collegamento ai radiatori. In questo contesto, i tubi multistrato con barriera all’ossigeno hanno assunto un ruolo strategico per prevenire fenomeni corrosivi che comprometterebbero la durata e l’efficienza

dei sistemi. D ue normative tecniche emergono come riferimenti fondamentali nella valutazione della permeabilità all’ossigeno: la DIN 4726 e la ISO 17455, che il Laboratorio CERISIE ha inserito nel proprio parco analisi, a fronte di una sempre più crescente richiesta.

L a norma DIN 4726 definisce requisiti rigorosi per tubi in plastica e multistrato destinati a impieghi termici, includendo la verifica dell’omogeneità del materiale (assenza di inclu -

sioni superiori a 0,02 mm²), il rispetto di raggi minimi di curvatura e limiti precisi relativi alla permeabilità. Sebbene nate per materiali plastici e multistrato, queste normative sono oggi estese e applicate con successo anche nel settore dei tubi in gomma. P arallelamente, lo standard ISO 17455 stabilisce i protocolli sperimentali per determinare con precisione il grado di permeabilità all’ossigeno dei materiali, distinguendo tra metodi dinamici e statici. Presso il la -

Foto di ronstik da iStock.

boratorio Cerisie, il Metodo Statico (Metodo II) è quello più frequentemente utilizzato per la sua semplicità operativa e l’affidabilità dei risultati. L a procedura del metodo statico prevede innanzitutto il condizionamento accurato del campione secondo le linee guida della DIN 4726. Il tubo da testare viene immerso in acqua a 20 °C per 24 ore, asciugato esternamente e sigillato ermeticamente mantenendolo pieno d’acqua. Successivamente, segue un periodo di condizionamento di 28 giorni in condizioni climatiche standard (23 °C e 50% umidità relativa). Tale condizionamento garantisce una riproducibilità ottimale dei risultati, riducendo le variabili che potrebbero influenzare negativamente la prova. L a prova vera e propria del Metodo Statico consiste nel riempire il tubo con acqua caratterizzata da una concentrazione molto bassa di ossigeno, sigillarlo e sottoporlo a una esposizione controllata (generalmente a 40 °C e 80 °C) per una durata standard (ad esempio 6 ore). Prima del test, l’acqua è sottoposta a una degassificazione per eliminare bolle d’aria e ridurre ulteriormente la concentrazione iniziale di ossigeno disciolto. Al termine dell’esposizione, la misura finale della concentrazione di ossigeno disciolto nell’acqua consente, in combinazione con dati sperimentali come il volume interno del tubo, la superficie esterna esposta e il tempo di esposizione, di determinare con precisione la permeabilità all’ossigeno.

Q uesti test sono essenziali non solo

Bobine di tubo in gomma avvolte su anima cilindrica, preparate per la prova di permeabilità all’ossigeno secondo ISO 17455 (Metodo statico) e collocate all’interno di una camera climatica per il trattamento termico volto alla determinazione della quantità di ossigeno permeata attraverso la parete del tubo.

ai fini della certificazione del materiale ma anche per ottimizzare il design del sistema impiantistico. Variazioni minime nella composizione o nello spessore dello strato barriera possono, infatti, influenzare significativamente la permeabilità, incidendo direttamente sulla vita utile degli impianti.

N el Laboratorio Cerisie si è ampiamente lavorato per estendere l’applicazione del metodo statico anche ai tubi in gomma, adattando la procedura per materiali non esplicitamente citati dalle norme ma analoghi per

funzione e struttura. L’adozione di sensori di ossigeno ad alta precisione e l’uso di sistemi chiusi realizzati in acciaio inox hanno permesso risultati affidabili anche in condizioni termiche più severe.

L’esperienza di Cerisie conferma che un approccio rigoroso, conforme alle normative tecniche e caratterizzato da una corretta e attenta gestione delle procedure sperimentali, è fondamentale per la validazione della qualità dei materiali e per la progettazione di sistemi più sostenibili, affidabili e duraturi. u

Rappresentazione grafica della concentrazione di ossigeno in un sistema chiuso durante una prova secondo il Metodo II (statico) descritto nella norma ISO 17455:2005. L’area tratteggiata superiore rappresenta l’incremento di ossigeno disciolto nell’acqua nel tempo (∫₀⁶ O₂,fin), mentre quella inferiore corrisponde al contenuto iniziale di ossigeno nell’acqua deossigenata (∫₀⁶ OH₂O,init). L’integrazione di queste curve consente la determinazione del flusso totale di ossigeno attraverso la parete del tubo, parametro fondamentale per il calcolo della permeabilità. Fonte: ISO 17455:2005 — Plastics piping systems — Determination of the oxygen permeability of the barrier pipe

NORMATIVE di Beatrice Garlanda

Modifica delle direttive CSRD e CSDDD

Il provvedimento “Stop the clock” fa parte di un pacchetto più ampio di disposizioni, conosciuto come “Omnibus I Package”. Con tale pacchetto la UE intende, attraverso misure di semplificazione, implementare la competitività del mercato unico e rendere più sostenibile e con scadenze più lunghe l’attuazione delle norme UE in materia di sostenibilità ambientale e sui diritti umani.

La Gazzetta UE del 16 aprile scorso pubblica la Direttiva (UE) 2025/794 (c.d. Direttiva “Stop the clock”) del Parlamento europeo e del Consiglio che modifica le direttive (UE) 2022/2464 e (UE) 2024/1760 per quanto riguarda le date a decorrere dalle quali gli Stati membri devono applicare taluni obblighi relativi alla rendicontazione societaria di sostenibilità e di dovere di diligenza delle imprese ai fini della sostenibilità.

La proposta di questa direttiva COM (2025)80 è stata presen-

tata dalla Commissione il 26 febbraio scorso. Il 3 aprile è stata approvata dal Parlamento europeo, con 531 voti a favore, 69 contrari e 17 astenuti. Si noti che il Parlamento ha adottato il testo senza alcun emendamento e a seguito dell’approvazione il 1° aprile della procedura d’urgenza, che aveva visto 221 voti contrari.

Il provvedimento “Stop the clock” fa parte di un pacchetto più ampio di disposizioni, conosciuto come “Omnibus I Package”. Con tale pacchetto la UE intende, attraverso misure di sempli-

Foto di Francesco Scatena da iStock.

ficazione, implementare la competitività del mercato unico e rendere più sostenibile e con scadenze più lunghe l’attuazione delle norme UE in materia di sostenibilità ambientale e sui diritti umani.

La direttiva (UE) 2025/794 prevede il rinvio dell’applicazione delle due direttive seguenti: la direttiva (UE) 2022/2464: Corporate Sustainability Reporting Directive (CSRD); la direttiva (UE) 2022/1760: Corporate Sustainability Due Diligence Directive (CSDDD).

Il recepimento dovrà avvenire entro il 31 dicembre 2025.

DA COSA TRAE ORIGINE IL PACCHETTO OMNIBUS I

Nella sua relazione sul futuro della competitività europea, Mario Draghi ha sottolineato la necessità che si predisponga, in seno alla UE, un quadro normativo che faciliti la competitività, richiamando l’attenzione sugli oneri e sui costi creati dalle direttive CSRD e CSDDD.

Dello stesso tenore è la Dichiarazione di Budapest de 8 novembre 2024 sul nuovo patto per la competitività europea con la quale i Capi di Stato e di Governo UE hanno chiesto “una rivoluzione di semplificazione che garantisca un quadro normativo chiaro, semplice e intelligente per le imprese e riduca sensibilmente gli oneri amministrativi, normativi e di informazione soprattutto per le PMI”.

Anche nella comunicazione sulla bussola per la competitività UE, la Commissione ha confermato di voler proporre “un primo pacchetto omnibus di semplificazione” per introdurre una semplificazione di ampia portata nei settori dell’informativa sulla finanza sostenibile, dei doveri di diligenza ai fini della sostenibilità e della tassonomia.

Dando seguito a quanto sopra, il 26 febbraio la Commissione ha presentato due dei tre pacchetti di disposizioni Omnibus (Omnibus I e II), Il primo contiene due proposte di modifica di direttiva (una delle quali ora divenuta direttiva “Stop the clock”) ed è volto a semplificare e revisionare le seguenti disposizioni: CSRD (direttiva UE 2022/2464), CSDDD (direttiva UE 2024/1760), nonché il Regolamento UE 2020/852 sulla tassonomia UE e il Regolamento sul meccanismo di adeguamento del carbonio alle frontiere.

Si fa presente che il pacchetto Omnibus I ha come scopo non solo una tempistica più lunga dell’attuale, ma anche una riformulazione dell’ambito di applicazione delle direttive CSRD e CSDDD sopra menzionate. Per questo secondo aspetto si deve fare riferimento alla proposta della Commissione COM (2025)81.

I l raggiungimento degli obiettivi del pacchetto Omnibus I si basa, da un lato, sulla necessità di non svilire gli obiettivi ambientali e sociali propri del Green Deal europeo e di non compromettere il Piano d’azione per la finanza sostenibile del 2018 e, dall’altro, sulla necessità del Parlamento europeo di dare risposte adeguate a imprese, associazioni di categoria e autorità nazionali che si sono mostrate preoccupate dai nuovi obblighi tempestivi di rendicontazione e di responsabilità nella “catena del valore”. Si precisa che per catena del valore si intende un modello utilizzato per esaminare tutte le attività aziendali coinvolte nei passaggi di un prodotto o

servizio dall’ideazione alla commercializzazione. Il secondo pacchetto si configura come proposta di regolamento e si concentra sul potenziamento del programma InvestEU, istituito dal regolamento (UE)2021/523 del 24 marzo 2021, e sugli obblighi di segnalazione a esso connessi. È atteso, per la fine dell’anno, anche un terzo pacchetto omnibus che riguarderà la semplificazione degli investimenti.

In quest’articolo ci limiteremo a dare qualche informazione sulle direttive CSRD e CSDDD e sulle modifiche, attuate o proposte, delle stesse.

LA DIRETTIVA CSRD

La direttiva (UE) 2022/2464 (CSRD) è stata pubblicata nella Gazzetta UE del 16 dicembre 2022 e riguarda la rendicontazione societaria di sostenibilità. Sostituisce la direttiva NFRD (Non Financial Reporting Directive) del 22 ottobre 2014. Scopo della direttiva CSRD è stato, in origine, quello di allargare il numero di imprese sottoposte all’obbligo di rendicontazione e definire i requisiti stringenti in merito alle informazioni da rendicontare.

S i segnala che il provvedimento specifica le date, diverse in base alle dimensioni dell’impresa interessata, a decorrere dalle quali gli Stati membri devono applicare gli obblighi di rendicontazione di sostenibilità stabiliti dalla direttiva 2013/34/UE.

Modifiche temporali della direttiva CSRD

La direttiva (UE) 2025/ 794 dà seguito a quanto affermato dal Parlamento europeo il 3 aprile scorso. Esso si è rivolto soprattutto alle grandi imprese che non sono enti di interesse pubblico (EIP) e alle PMI quotate in borsa.

Considerati anche gli attuali sforzi della Commissione per semplificare taluni obblighi vigenti in materia di rendicontazione di sostenibilità e ridurre gli oneri amministrativi per le imprese, per evitare che le imprese debbano sostenere costi inutili ed evitabili e per una maggiore chiarezza normativa, la recente direttiva rinvia di due anni gli obblighi di rendicontazione di sostenibilità.

Foto di Dacharlie da iStock.

Si precisa che:

- restano invariate le scadenze per gli obblighi di rendicontazione per le grandi imprese che costituiscono enti di interesse pubblico con una media di oltre 500 dipendenti occupati durante l’esercizio e gli enti di interesse pubblico che costituiscono imprese madri di un grande gruppo con una media, su base consolidata alla data di chiusura del bilancio, di oltre 500 dipendenti occupati durante l’esercizio. Queste imprese o enti devono comunicare nel 2025 le informazioni per gli esercizi aventi inizio il 1° gennaio 2024 o in data successiva; - restano invariate anche le scadenze di rendicontazione per le grandi imprese extra UE (è prevista la rendicontazione nel 2029 per l’esercizio 2028); - le altre grandi imprese o le altre imprese madri di un grande gruppo, secondo il calendario originale, sarebbero state tenute a comunicare nel 2026 le informazioni per gli esercizi aventi inizio il 1° gennaio 2025 o in data successiva. Con la direttiva (UE) 2025/794 è stabilito che la loro prima rendicontazione dovrà essere fatta nel 2028, con riferimento all’esercizio 2027; - le piccole e medie imprese, salvo le microimprese, gli enti piccoli, le imprese di assicurazione captive e le imprese di riassicurazione captive, secondo la vecchia tempistica, avrebbero dovuto comunicare nel 2027 le informazioni per l’esercizio con inizio il 1° gennaio 2026 o data successiva. Ai sensi dello “Stop the clock” la prima rendicontazione da parte delle PMI e degli altri soggetti di cui al precedente trattino dovrà avvenire nel 2029 per l’esercizio 2028. Per inciso ricordiamo che per “assicurazione captiva” s’intende un sistema che consente a una società di assicurarsi contro le perdite future. La direttiva (UE) 2022/2464 stabilisce anche

le date, diverse a seconda delle dimensioni dell’emittente interessato, a decorrere dalle quali vanno applicati gli obblighi di rendicontazione e di sostenibilità stabiliti dalla direttiva 2004/109/CE. Per emittente s’intende “la persona giuridica di diritto privato o pubblico, compreso uno Stato, i cui valori mobiliari sono ammessi alla negoziazione in un mercato regolamentato; in caso di certificati di deposito rappresentativi di valori mobiliari, per emittente si intende l’emittente dei valori mobiliari” (art. 2 lettera d della direttiva 2004/109/CE).

Anche per gli emittenti si utilizzano le stesse tempistiche viste sopra per adempiere agli obblighi di rendicontazione di cui alla direttiva 2013/34/UE e anche in questo caso si pensa di rinviare di due anni gli obblighi di rendicontazione di sostenibilità.

Modifiche sostanziali della direttiva CSRD

Il 26 febbraio la Commissione non ha voluto solo proporre un rinvio temporale, ma anche modifiche sostanziali della direttiva in questione.

A tale riguardo va chiarito che la proposta in oggetto COM(2025) 81 non è ancora stata convertita in direttiva.

La proposta, innanzitutto, prevede che l’obbligo di rendicontazione di sostenibilità debba essere applicato solo alle imprese con più di 1000 dipendenti e che soddisfano almeno uno dei seguenti criteri: un fatturato annuo superiore a 50 milioni di euro o un patrimonio netto superiore a 25 milioni di euro.

Ciò significa che, se la proposta di modifica avrà seguito, sarebbero escluse circa l’80% delle imprese attualmente soggette a tale obbligo e verrebbe ad allinearsi la soglia a quella prevista dalla direttiva CSDDD.

Foto di sompoch sivakosit da iStock.

In secondo luogo le imprese che continueranno a essere destinatarie della direttiva CSRD dovranno redigere i bilanci di sostenibilità in conformità agli “European Sustainability Reporting standards” (ESRS) obbligatori. Gli ESRS saranno revisionati per ridurre e armonizzare i dati richiesti.

Si segnala che non sono previsti principi di rendicontazione settoriali, evitando così un aumento del numero di elementi di informazioni che le imprese dovranno comunicare Ci sarà un unico standard europeo di reporting valido per tutti i settori.

Per le aziende escluse dall’obbligo di rendicontazione (sotto i 1.000 dipendenti) l’EFRAG (European FinanciaL Reporting Advisory Group), su richiesta della Commissione, ha presentato degli standard di rendicontazione di sostenibilità che le PMI possono scegliere di applicare su base volontaria (Standards VSME). Si segnala che l’acronimo VSME sta per “Voluntary Sustainability Reporting Standards for non listed Small and Medium Size Enterprises”.

La proposta di modifica CSRD stabilisce anche un tetto alla catena del valore. In base a esso saranno limitate le informazioni che le imprese soggette all’obbligo di rendicontazione CSRD potranno richiedere alle imprese più piccole nella loro catena del valore. Le grandi imprese non potranno chiedere alle imprese con meno di 1.000 dipendenti informazioni aggiuntive rispetto a quelle previste dallo standard volontario.

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Si prevede, infine, di mantenere la “limited assurance” per le verifiche, eliminando l’obbligo di una revisione più approfondita (“reasonable assurance”).

LA DIRETTIVA CSDDD

La direttiva in esame (Corporate Sustainability Due Diligence Directive) è stata pubblicata nella Gazzetta UE del 5 luglio 2024 e riguarda il dovere di diligenza delle imprese ai fini della sostenibilità.

Essa modifica la direttiva (UE) 2019/1937, riguardante la protezione delle persone che segnalano violazioni del diritto dell’Unione e il regolamento (UE) 2023/2859 che istituisce un punto d’accesso unico europeo che fornisce un accesso centralizzato alle informazioni accessibili al pubblico pertinenti per i servizi finanziari, i mercati dei capitali e la sostenibilità. La direttiva CSDDD prevede obblighi e responsabilità per le grandi imprese con riferimento agli impatti negativi delle loro attività sul rispetto dei diritti umani e sulla tutela dell’ambiente. Le imprese sono chiamate a identificare, prevenire, ridurre al minimo gli impatti negativi sui diritti umani e sull’ambiente, lungo l’intera catena del valore.

La UE, con questa direttiva, vuole contrastare fenomeni come lo sfruttamento lavorativo, il lavoro minorile, la perdita di biodiversità, l’inquinamento e la distruzione degli ecosistemi.

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In particolare la direttiva contiene disposizioni riguardanti: la responsabilità delle imprese per tutte le attività che possono generare un impatto ambientale o sociale non solo nei casi di responsabilità diretta, ma anche considerando le attività di partner commerciali, clienti e fornitori, posti sotto la supervisione delle imprese stesse; le responsabilità connesse alla violazione degli obblighi previsti e relative sanzioni; gli obblighi per le società connessi all’adozione e attuazione di un piano di transizione per mitigare i cambiamenti climatici, in un contesto di economia sostenibile e con la limitazione del riscaldamento globale come previsto dall’accordo di Parigi. Le modifiche sui tempi della direttiva CSDDD

Anche per la direttiva CSDDD la direttiva “Stop the clock” prevede un rinvio dei tempi.

Rispetto alle scadenze originali, dispone lo slittamento di un anno sia per gli Stati membri che per le imprese.

In base al nuovo calendario il termine per il recepimento è spostato dal 26 luglio 2026 al 26 luglio 2027, per dare tempo agli Stati membri di trasporre negli ordinamenti nazionali le disposizioni di cui si tratta in modo uniforme, tenendo anche conto delle linee guida operative della Commissione Dal 26 luglio 2028 si prevede che il testo si applichi alle società UE con almeno 5000 dipendenti e un fatturato maggiore di 1,5 miliardi di euro o extra UE con un fatturato nell’UE maggiore a tale soglia (con le norme attuali la scadenza è fissata al 2027).

Sempre dal 26 luglio 2028, lo “Stop the clock” stabilisce che scatteranno gli obblighi di rendicontazione per le società, costituite conformemente alla legislazione dello Stato membro e che hanno avuto più di 3.000 dipendenti in media e generato un fatturato netto a livello mondiale superiore a 900 milioni di euro, nell’ultimo esercizio precedente il 26 luglio 2028. La riforma prevede infine che dal 26 luglio 2029 scatteranno gli obblighi di adempimento della CSDDD per le imprese con più di 1.000 dipendenti e più di 450 milioni di fatturato annuo. Modifiche di merito della direttiva CSDDD Nel merito la proposta di modifica prevede la semplificazione degli obblighi di due diligence in materia di sostenibilità: - riducendo gli obblighi di verifica sulla filiera. Gli obblighi di

due diligence non si applicano più a tutti i partner commerciali, ma solo ai partner commerciali diretti o quando esistano informazioni su potenziali impatti negativi, ovvero qualsiasi effetto dannoso sull’ambiente o sui diritti umani causato dalle attività di un’impresa;

- estendendo da 1 a 5 anni la frequenza del monitoraggio. A questo proposito l’art. 15 della direttiva prevede che gli Stati membri si adoperino per fare in modo che ciascuna società effettui periodicamente una valutazione delle attività e misure proprie, di quelle delle sue filiazioni e di quelle dei partner commerciali per valutare l’attuazione e per monitorare l’adeguatezza e l’efficacia degli interventi di individuazione, prevenzione, attenuazione, arresto e minimizzazione degli impatti negativi;

- rimuovendo l’obbligo di interrompere le relazioni commerciali con partner non conformi. L’impresa sarebbe tenuta a sospendere le relazioni commerciali, continuando a collaborare con il partner nella ricerca di una soluzione;

- riducendo gli oneri diretti e indiretti per le PMI, limitando la quantità di informazioni che possono essere richieste ai fornitori;

- richiedendo dati ai partner solo se necessari e non ottenibili in altro modo.

Le condizioni di responsabilità civile dovrebbero essere decise dai singoli Stati membri e non più armonizzate dall’UE.

Si vieterebbe, però, agli Stati UE di adottare legislazioni più stringenti rispetto alla CSDDD.

I piani di transizione climatica, infine, dovrebbero seguire le stesse regole previste dalla CSRD

LUCI E OMBRE DELLE MODIFICHE

In merito al pacchetto Omnibus si sono sollevate alcune voci a favore che vedono nella semplificazione uno strumento utile a ridurre i costi per le imprese e una maggiore trasparenza aziendale.

La UE stima che il risparmio si potrebbe aggirare sui 24 miliardi di euro l’anno. Esso deriverebbe principalmente dalla riduzione del 60% dei costi di assurance, dall’eliminazione degli obblighi di due diligence sui fornitori non diretti e dalla riduzione di 11 milioni di ore/uomo in attività amministrative. Con la modifica le PMI avrebbero la possibilità di avvalersi volontariamente di standard semplificati e gli oneri burocratici sarebbero sensibilmente ridotti.

Sarebbe anche favorita una maggiore coerenza tra CSDDD e CSRD. Molte, però, sono le voci contrarie alle modifiche. Chi opera nel mondo finanziario teme che una semplificazione eccessiva possa portare a un rallentamento della transizione climatica e della finanza sostenibile. Un numero molto ingente di imprese sarebbe esentato dalla rendicontazione di sostenibilità e ciò porterebbe a una perdita di informazione rilevante per investitori e mercati.

L’intervento di semplificazione pare costituire un passo indietro nella qualità dell’assetto normativo, rischiando di compromettere la competitività e la credibilità del mercato finanziario europeo.

Foto di Weedezign da iStock.

Se le imprese non dovranno rispettare standard ambientali e sociali rigorosi, gli operatori finanziari non potranno valutare in modo corretto i rischi ESG (Environmental, Social and Governance) e l’impatto degli investimenti.

L’UE perderebbe il ruolo di primo piano che attualmente ha in ambito di sostenibilità e responsabilità sociale.

Per questi motivi, recentemente, molti operatori del settore finanziario hanno chiesto alla Commissione di mantenere la stesura originale delle direttive CSDDD, CSRD e del regolamento della tassonomia, considerandoli documenti di grande importanza per lo sviluppo economico dell’UE e per la sostenibilità nel lungo periodo.

Anche Assirevi (Associazione italiana delle società di revisione legale), pur apprezzando lo sforzo di semplificazione, si è mostrata scettica sul rinvio degli obblighi di rendicontazione contenuti nel pacchetto Omnibus. Si ribadisce che il rinvio potrebbe compromettere l’uniformità e la comparabilità delle informazioni di sostenibilità delle imprese e si rischierebbe di generare una proliferazione di rendicontazioni volontarie e non regolamentate. Il rinvio di due anni previsto nella modifica della CSRD non tiene conto del fatto che molte imprese erano già in grado di adempiere agli obblighi della direttiva in questione. Probabilmente esse pubblicheranno report di sostenibilità a titolo volontario, disomogenei tra loro e senza chiari riferimenti normativi. Si verrebbe a creare uno scena-

rio caotico che non consentirebbe la comparabilità dei dati e comprometterebbe la rilevanza delle informazioni sulla sostenibilità. Per ovviare ai rischi di cui sopra, l’Associazione propone che le società che decidono di predisporre una rendicontazione volontaria applichino gli “European Sustainability Reporting standards (ESRS) o altri standard resi disponibili nell’UE per questo tipo di rendicontazione o ancora principi che siano accettati a livello internazionale.

Assirevi auspica anche un recepimento rapido delle modifiche alla direttiva CSRD, in modo da consentire alle imprese in un quadro normativo chiaro.

Non condivide, inoltre, il significativo ridimensionamento dell’ambito di applicazione della rendicontazione di sostenibilità. L’obbligo di rendicontazione, infatti, rimarrebbe, come abbiamo detto sopra, solamente per le imprese con più di 1.000 dipendenti. Resterebbero escluse molte società quotate in borsa con un numero di dipendenti inferiore a 1.000 e aziende con attività impattanti sulla sostenibilità.

La modifica porterebbe a escludere dal campo di applicazione numerosi enti di interesse pubblico che hanno più di 500 dipendenti ma meno di 1000, attualmente obbligati alla rendicontazione di sostenibilità e che hanno già rendicontato per l’esercizio 2024 e dovranno continuare a farlo nel 2025 e nel 2026. il ridimensionamento pare, quindi, costituire una marcia indietro rispetto agli obiettivi della direttiva CSRD. u

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