Villa Nazareth, n.90 dicembre 2021

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Poste Italiane S.p.A. Spedizione in Abbonamento postale aut. n° 146/2006 – Periodico ROC.

Periodico a carattere culturale

Codice ISSN: 2611-1012

Anno XXXII, nr. 90, dicembre 2021

La cura

La tutela del bene comune tra scienza e solidarietà

SE MIN AR I

ASS OCIA ZIONE

COMUNITÀ

Il tempo della “cura”: dai vaccini alle relazioni interpersonali

Assemblea annuale tra memoria e futuro

Villa Nazareth accoglie tre studenti afgani


SOM M ARI O E COLOPHO N

Fondazione Comunità Domenico Tardini Organizzazione non lucrativa di utilità sociale Via Domenico Tardini 33-35 00167 Roma tel. 06 895981 C.F. 96099160580 fondazionetardini@pec.it segreteria@villanazareth.org www.villanazareth.org

Seguici

Editoriale 3

Augurio Natalizio di Card. Pietro Parolin

10 La cultura del soccorso di Leonardo Rezza, Giorgio Amadio e Martino Guido Rizzo

Primo piano 4

La pandemia a due anni dal suo inizio. Intervista a Roberta Villa a cura di Francesca Scarlatella, Federica Palermo e Sonia Fanari

La Fondazione opera con sistema di gestione della qualità

La Terza missione: questioni sul complesso dialogo tra scienza e società di Alessandra Romeo

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Esiste veramente una frattura tra Scienza e Società? di Federica Palermo

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È solo l'amore che ci salva dalla ferita del mondo di Miriam Mangiacotti

9

L’io e il noi. In equilibrio tra prossimità e distanza di Veronica Mazzocca

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L'amore e i suoi linguaggi di Benedetta Giammugnai

11 L’Associazione alla sua assemblea annuale: custodia della memoria e sfide del futuro prossimo di Margherita Elia 12 Ripartire dalla dottrina sociale della Chiesa di Roberto Paolo De Vito 12 Una luce di speranza: Villa Nazareth accoglie tre studenti afgani di Bruna Tintori

Cultura 6

Ente accreditato presso la Regione Lazio Det. N. G16814 del 19/12/2018

Comunità

13 Lessico comunitario – Cura di Don Emanuele Meconcelli 14 Spiritualità – Vivere: una vita da protagonisti! di Don Luca Mazza 15 VN OFF – Fabrizia Aralla a cura di Rosarita Digregorio 16 VN OFF – Fabio Punzo a cura di Rosarita Digregorio 17 #VNabroad. L’esperienza Erasmus di Anthony Sborgia 17 A cena con EUCA di Mario Lupi 18 Consigli di lettura 21 I volti nuovi della comunità

Appartenente alla Conferenza dei Collegi Universitari di Merito (CCUM) e alla European University College Association (EUCA)

22 Notiziario

Rimani aggiornato sulle iniziative di Villa Nazareth iscrivendoti al Canale Telegram https://t.me/s/villanazareth

Villa Nazareth Periodico a carattere culturale Aut. n. 676/89 del 4/12/1989 REDAZIONE

Via Domenico Tardini 35 00167 Roma redazione@villanazareth.org 06 895981

REDAZIONE

Paola Calabrese Maria Collevecchio Rosarita Digregorio Maurizio Panzarino Valentina Santagata Francesca Scarlatella DIREZIONE ARTISTICA

Stefano Orfei

EDITORE

Fondazione Comunità Domenico Tardini ONLUS DIRETTORE RESPONSABILE

Giovanni Augello

GRAFICA

Dario D'Amato Mohab Mahdy Helmy Atanasious Fabiana Rasile FOTO

STAMPA

Mandato in stampa il 27/12/2021 presso Postel S.p.A., Roma.

Rosa De Troia Azzurra Forzese HANNO COLLABORATO

Luigi Accattoli Giorgio Amadio Fabrizia Aralla

Carlo Felice Casula Roberto Paolo De Vito Rosarita Digregorio Margherita Elia Sonia Fanari Ciro Fusco Benedetta Giammugnai Maria Cristina Girardi Lamberto Iezzi Mario Lupi Miriam Mangiacotti Don Luca Mazza Veronica Mazzocca Don Emanuele Meconcelli Federica Palermo Giuseppe Piccoli Fabio Punzo Leonardo Rezza Martino Guido Rizzo Alessandra Romeo Anthony Sborgia Francesca Scarlatella Bruna Tintori

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EDITOR IAL E

Cari amici di Villa Nazareth, Il Figlio di Dio “non si prende cura degli angeli, ma della stirpe di Abramo si prende cura” (Eb 2,16). Egli è diventato come gli uomini, fatti di carne e di sangue, ha partecipato alla loro natura umana, si è fatto del tutto simile a loro (cfr. 2, 14.17). Queste parole rivelano il senso profondo del mistero del Natale, che è quello di Dio che si fa uomo per prendersi cura dell’uomo, come sottolinea bene quel “per noi” che confessiamo nel Credo: “Per noi uomini e per la nostra salvezza discese dal cielo”. Il tema della cura ritorna nella parabola del buon samaritano (cfr. Lc. 10,25-37), che è una delle nostre icone bibliche. Il samaritano, a differenza del sacerdote e del levita che vedono e passano oltre, “lo Foto di gruppo ad Assisi (PG) durante il ritiro spirituale di Avvento 2021. vide e n’ebbe compassione … e si prese cura di lui”. Ci domandiamo: chi è il vero etimologia collegano all’espressione “qui Villa Nazareth è chiamata a fare proprio buon samaritano? È Gesù, venuto a farsi cor urat”, perché scalda il cuore, ossia lo questo pressante appello e a tradurlo prossimo e a prendersi cura di noi. Tale sollecita e lo coinvolge. La pratica della in opere, specialmente in questo tempo identificazione risale a diversi Padri cura rinvia quindi alla reciprocità di natalizio, memore del prendersi cura della Chiesa, la troviamo ad esempio in una relazione che implica l’accorgersi, dell’uomo da parte di Dio. La diaconia della Sant’Ambrogio e Sant’Agostino. La loro l’accordarsi, il ricordarsi. Il Seminario cultura, che caratterizza la nostra presenza interpretazione allegorica vede nell’uomo e la nostra missione nella Chiesa e nel mondo, autunnale di quest’anno, dal titolo: che discende da Gerusalemme a Gerico “L’affettività come orizzonte e prospettiva non può non configurarsi oggi e tradursi Adamo – e noi tutti in Adamo – espulso dal di compimento umano”, verteva proprio come diaconia della cultura della cura. Paradiso terrestre e ferito dal peccato, al sulla relazione con l’altro. Quando Papa Francesco venne a visitarci, quale la legge, rappresentata dal sacerdote nel 2016, gli abbiamo chiesto di illuminarci e dal levita, non è in grado di restituire la Cura significa servizio: anche quando con la sua parola sulla parabola del buon sanità. Il samaritano rappresenta Cristo, prende forme operative tecniche, la samaritano, consapevoli della necessità di che si prende cura del ferito e lo salva, cura è espressione di un atteggiamento versando sulle sue ferite vino ed olio, simbolo comprendere sempre meglio cosa significa più generale caratterizzato da una dei sacramenti, nella locanda che è la Chiesa, essere vicini agli altri, farsi carico delle loro disponibilità fondamentale al servizio. problematiche. Nell’omelia del 1° gennaio luogo di accoglienza di coloro che sono 2021, egli ci ha detto che “tutto comincia da stanchi e affaticati (“l’ospedale da campo” qui, dal prenderci cura gli uni degli altri, del L’Incarnazione capovolge in un certo senso di Papa Francesco). Ci è nota la conclusione questa prospettiva: è Dio che, nel Figlio suo mondo, del creato … oltre al vaccino per il della parabola: “Va’ e anche tu fa’ lo stesso”. fatto uomo, si mette a servizio dell’uomo, se corpo, serve il vaccino per il cuore: e questo ne prende cura, con quel rispetto, con quella vaccino è la cura”. Si collega qui il concetto della “cultura della devozione, con quella riverenza con cui Lui cura” sul quale tanto insiste Papa Francesco. tratta la creatura uscita dalle sue mani. Don Achille, nella riflessione in occasione Alla cultura della cura si contrappone la del suo 25° di Episcopato (29 maggio cultura dell’indifferenza, dello scarto e Che il Natale di quest’anno ci aiuti a 2004) parlando dell’unità, la vedeva dello scontro, che oggi, purtroppo, sembra lasciarci coinvolgere sempre più in realizzata non solo grazie all’amicizia prevalente. Il Papa elenca i principi, i criteri questo mistero, in quanto Gesù per primo che ci lega, ma soprattutto in virtù di e le indicazioni della dottrina sociale della ha compiuto nei nostri confronti, cioè un ideale comune, di una testimonianza Chiesa (sulla quale l’Associazione Comunità mettere la propria umanità al servizio da dare, di un servizio da rendere, Domenico Tardini sta promuovendo dell’altro nell’atteggiamento, radicale, del prendendosi cura dei “fratelli più piccoli”, una serie di incontri) da cui attingere la cioè delle persone che nella loro debolezza “prendersi cura”. “grammatica” della cura: la promozione e sofferenza mi rappresentano Cristo. della dignità di ogni persona, la solidarietà Don Pietro con i poveri e gli indifesi, la sollecitudine per Mi piace ricordare che nella radice del il bene comune, la salvaguardia del creato. termine “cura” troviamo il rinvio a Ed infine propone un processo per educarci “cor”, cioè al cuore, che alcuni studiosi di alla cultura della cura. D IC E M B R E 2021 • 3


PR IMO PIAN O

La pandemia a due anni dal suo inizio

Intervista a Roberta Villa Roberta Villa e Alessandra Romeo durante la conferenza di chiusura del seminario estivo 2021 presso Mareson di Zoldo (BL).

A cura di Francesca Scarlatella, Federica Palermo e Sonia Fanari Durante la Summer School tenutasi a luglio di quest’anno, abbiamo affrontato insieme il tema della sfiducia di alcune persone nei confronti dei vaccini. Ad oggi questa diffidenza è ancora presente? E, soprattutto, è possibile rilevare un cambiamento nelle strategie comunicative utilizzate dai media e dalle istituzioni? “La sfiducia c’è sempre, anche se l’Italia è tra i Paesi europei con la maggiore copertura vaccinale. Quindi non buttiamoci troppo giù. L’esitazione vaccinale esiste, ma gli Italiani hanno risposto abbastanza bene, probabilmente a seguito dell’esperienza che hanno avuto all’inizio della pandemia. Rispetto a luglio, le vaccinazioni sono aumentate. Adesso siamo in una fase in cui è difficile che aumentino, in quanto ci avviciniamo allo zoccolo duro delle persone più resistenti o più spaventate. La comunicazione non ha aiutato, è stata polarizzante, individuando nei no-vax un capro espiatorio. Di fatto, non è una percentuale così

Roberta Villa – giornalista laureata in medicina e chirurgia, docente dell’Università Ca’ Foscari – ha acceso i riflettori sulla divulgazione scientifica nell’era digitale, tra disinformazione e paura, approfondendo concetti fondamentali come l’infodemia, cioè il sovraccarico informativo capace di disorientare il lettore, e la polarizzazione dei punti di vista, stimolata fortemente dai social media.

piccola a determinare l’andamento della pandemia, bensì la restante parte della popolazione che, grazie alle vaccinazioni, mantiene il numero delle vittime e i tassi di occupazione delle terapie intensive a livelli accettabili.” Sulla comunicazione, riprende: “A mio parere continua a essere poco incisiva. Non abbiamo ancora una campagna pubblica che possa rispondere ai dubbi della gente e, visti i tempi, non credo ci sia l'intenzione di svilupparla. Una comunicazione stigmatizzante nei confronti di chi ha dei dubbi, classificati come no-vax, è semplicistica. L’insistenza sui non vaccinati è pertanto fuorviante. Sicuramente rischiano maggiormente ma anche se la maggioranza della popolazione è vaccinata anche questa, in piccola percentuale, contribuisce al sovraccarico degli

ospedali e alla diffusione del contagio. La vaccinazione, ricordiamo, dimezza il rischio di contagio ma non lo azzera”. Riguardo al più recente sviluppo di farmaci anti-Covid, la percezione del rischio dell’assunzione di questi è diversa rispetto a quella dei vaccini? E perché? “I no-vax fanno questa contrapposizione non fondata tra vaccini e cure. In arrivo ci sono due farmaci. Il molnupiravir, di Merck, è già stato autorizzato nel Regno Unito ed è al momento sotto esame da parte delle agenzie del farmaco americana e europea. Quest’ultima si è dichiarata disposta ad appoggiare i Paesi che vogliano utilizzarlo prima della sua autorizzazione, vista la capacità del farmaco di DICEMBRE 2021 • 4


PR I M O PI A N O

dimezzare il rischio di ricovero e di morte nelle persone ad alto rischio di complicazione della malattia, se somministrato nei primi giorni dall’infezione. Tuttavia, è un farmaco delicato, che potrebbe favorire anche lo sviluppo di nuove mutazioni del virus. L’altro è quello annunciato da Pfizer, il Paxlovid, per il quale le ricerche sono ancora in corso. Al momento, l’azienda ne sostiene l’efficacia elevata, sfiorante il 90%, se somministrato nei primi giorni di malattia a persone ad alto rischio, anche non vaccinate. Tuttavia, occorre essere prudenti e aspettare che possano essere forniti studi e dati più accurati”. Seppur con tempistiche diverse a livello regionale, è iniziata la somministrazione della terza dose. Quanto le persone sono propense a farla? C’è stato un calo di percezione del pericolo a seguito della diminuzione dei contagi? “La diminuzione dei contagi in estate ha determinato il calo della percezione del pericolo. Oggi, con i casi che tornano a salire, più che calo della percezione del rischio si registra un diffuso senso di stanchezza. Sebbene differente dalla situazione dell’anno scorso, difficilmente ci si immaginava di ritrovarsi a dover parlare di restrizioni. Va ripetuto che, al momento, questa situazione non è paragonabile a quella dell’anno scorso, in quanto grazie alle vaccinazioni il carico ospedaliero è ridotto.” “La necessità di una terza dose non viene colta con lo stesso entusiasmo delle precedenti, per una serie di ragioni: in primis, la comune convinzione che, con la seconda dose, il ciclo vaccinale potesse considerarsi concluso. Comunicando che il vaccino perde la sua efficacia, si riduce la fiducia in esso. Le reazioni forti alla seconda dose, registrate da più persone, non incentivano i medesimi ad affrontare una terza dose. Molti obiettano che, piuttosto che sottoporsi ad un’ulteriore dose, sarebbe preferibile sottoporsi alla somministrazione del vaccino mirato per la variante delta. Tuttavia, studi e ricerche per un vaccino che colpisca la variante delta sono esigui e non credo possano arrivare a DICEMBRE 2021 • 5

breve. Si sta puntando, direttamente, a dei vaccini che possano rivolgersi a delle parti del virus che mutano di meno, per poter affrontare anche le varianti. L’importante è proteggersi adesso, con gli strumenti disponibili. Si è diffusa, di recente, la prassi di effettuare il test sierologico per la conta anticorpale prima della somministrazione della terza dose. Questa tendenza ha un fondamento scientifico? ”Parte della contrarietà di molte persone alla terza dose è conseguenza del loro sottoporsi al test sierologico. Si ritiene infatti che, se il livello degli anticorpi è elevato, sottoporsi ad un’ulteriore vaccinazione non è necessario, come erroneamente riportato dagli esperti invitati alle varie trasmissioni televisive. Ad oggi non si conosce il numero esatto di anticorpi al di sopra del quale è possibile considerare una persona protetta. Pertanto, sottoporsi al test, al momento, fornisce solo un numero la cui interpretazione è ancora sconosciuta, oltre al fatto che la risposta cellulare da parte dell’individuo è differente”. Consapevoli dell’esistenza di Paesi in cui la maggior parte della popolazione non ha ancora ricevuto la prima dose, è eticamente corretto procedere con la somministrazione a tappeto della terza dose nei Paesi industrializzati? Al momento, esiste una grande disponibilità di vaccini in Occidente, molti dei quali sono stati consegnati al consorzio Covax, organizzato dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, e a molti Paesi a basso reddito. Il problema, tuttavia, è strutturale: molti dei vaccini consegnati nei paesi africani sono rimasti negli aeroporti o addirittura mandati indietro perché di fatto mancano le infrastrutture necessarie per la loro conservazione e distribuzione. I vaccini cinesi e cubani, con una formulazione più tradizionale (a virus inattivati o di tipo proteico) hanno una maggiore facilità di trasporto, di distribuzione, ed una logistica più facile.” “Sebbene l’Africa sia il continente con la più bassa copertura, al momento non esiste una diffusione del virus drammatica. Sulle motivazioni, gli scienziati stanno cercando di indagare. La

spiegazione più semplice è che in Africa l’età media è così bassa che, se muore qualche anziano in più e muore di Covid invece che di un’altra polmonite, nessuno se ne accorge. Tra i giovani il virus circola per lo più in maniera asintomatica. Occorre tuttavia rimanere vigili, per il rischio di sviluppo di varianti. Attualmente le case farmaceutiche stanno lavorando sullo sviluppo di ulteriori vaccini rispetto a quelli già approvati. La ricerca si sta muovendo anche nell’ottica dell’elaborazione di un vaccino che sia più adatto alla distribuzione in zone remote e con un sistema sanitario debole o addirittura assente? Oltre a questi vaccini tradizionali, se ne stanno mettendo a punto altri. Si parla molto in questi giorni del nuovo vaccino Novavax che l’Ema potrebbe valutare nel giro delle prossime settimane. La ricerca sta andando avanti cercando dei rimedi più efficaci per superare le difficoltà logistiche dei paesi in via di sviluppo. Si pensi, ad esempio, ai vaccini basati su dei cerotti stampati in 3D che non richiedono personale sanitario per essere utilizzati e che potrebbero resistere a qualunque temperatura. Come sempre, quando ci devono lavorare le aziende, c’è sempre un po’ il problema che abbiano un profitto in cambio, ma sul tema di Covid credo ci sia da parte di tutte le organizzazioni la volontà ad arrivare ad altri prodotti di questo tipo. Per concludere, alla luce di tutte le problematiche emerse e, presupposto che la pandemia, prima o poi, giungerà a termine, secondo lei, riusciremo ad uscirne grazie al solo progresso in campo scientifico e medico o saranno necessari interventi aggiuntivi quali programmi di sensibilizzazione e accordi diplomatici? I vaccini da soli non bastano. Sicuramente occorre mantenere degli atteggiamenti di prudenza, nonché di solidarietà e con questo mi ricollego all’inizio: stigmatizzare le persone e creare delle divisioni non è qualcosa che aiuta. Gli accordi internazionali, le opere di sensibilizzazione servono soprattutto per prevenire o, al limite, rispondere più prontamente a eventuali future minacce, che sono molto possibili e tutt’altro che remote. •


CU LTU R A

La Terza missione: questioni sul complesso dialogo tra scienza e società di Alessandra Romeo Public engagement, politica della scienza e nuove responsabilità dello scienziato: sono questi i punti salienti affrontati nel corso della prima sessione del seminario estivo 2021 dal titolo “La frattura tra scienza e società”, tenutosi a Mareson di Zoldo (BL) il 28 e il 29 luglio. Durante la prima fase dei lavori seminariali la parola è stata affidata a due esperti nel settore della comunicazione della scienza: Amedeo Balbi, astrofisico e autore, fra i numerosi lavori di divulgazione, di una rubrica per il mensile Le Scienze, e Massimiano Bucchi, professore ordinario di Scienza, Tecnologia e Società all’Università di Trento, nonché storico volto della trasmissione televisiva Superquark, pietra miliare della comunicazione della scienza al grande pubblico in Italia. Chiamati a rispondere al complesso quesito implicito al titolo del seminario, i due relatori hanno fornito una risposta univoca: la frattura tra scienza e società non esiste più almeno dalla seconda metà dell’Ottocento, da quando l’Occidente ha iniziato a trarre vantaggio dalle acquisizioni tecnologiche, conseguenti a prodigiosi sforzi scientifici, portate dalla seconda rivoluzione industriale.

L’idea che i cittadini abbiano una sorta di diffidenza patologica nei confronti della scienza sarebbe una speculazione mediatica in contrasto con i dati – Bucchi ha riportato quelli raccolti da Observa Science in Society nel 2021 – che rappresentano lo scienziato come la figura professionale che gode di maggior fiducia presso gli italiani. I dissidi concretamente riscontrabili, portati alla luce durante la pandemia, sono in realtà due: il primo tra divulgatori e divulgatori, il secondo tra società e politica. Secondo Bucchi, la prima questione avrebbe origine dall’impreparazione degli scienziati, investiti, adesso più che mai, di una Terza missione (dopo insegnamento e ricerca), la divulgazione, che richiede un’ars sulla quale queste figure professionali non sono sufficientemente formate. Dall’assenza di una adeguata preparazione degli scienziati a raccontare correttamente la scienza è scaturita un’insalata di metodi divulgativi più o meno efficaci e deontologicamente corretti. Tra i meno efficaci quello di trasformare i dubbi del mestiere in aspri dibattiti televisivi, tra i meno deontologicamente corretti quello

Amedeo Balbi e gli studenti Leonardo Rezza e Valerio Santi durante la conferenza di apertura del seminario estivo 2021.

di far leva sul proprio prestigio professionale per far valere un’opinione personale, anche se non corroborata dai dati disponibili. Il secondo problema, rappresentato dalla mancanza di fiducia da parte dei cittadini nei confronti delle autorità politiche, sia locali che nazionali, è stato portato all’evidenza al momento dell’attivazione del piano pandemico: la politica ha rimesso agli scienziati la responsabilità di offrire soluzioni solide ai cittadini nonostante l’attività scientifica, come Balbi ha ricordato, non abbia il potere di fornire certezze, ma al meglio di circoscrivere l’incertezza. La somma delle differenti esigenze di politica e ricerca, dunque, ha avuto come risultato l’elaborazione di alcune scelte politiche confusionarie e decisamente poco chiare agli occhi dei cittadini (si vedano i ripetuti dietrofront sulla somministrazione del vaccino AstraZeneca, che hanno contribuito a rafforzare il trend dell’esitanza vaccinale). A questo punto, come sarebbe possibile sanare queste fratture e produrre un’efficace comunicazione della scienza? I nostri relatori sono stati concordi sulla necessità di focalizzarsi sull’educazione di entrambi i partecipanti allo scambio comunicativo: da un lato il mittente, la comunità scientifica, che deve acquisire nuove competenze per potersi interfacciare con il pluralismo del dibattito politico (da questa esigenza è nato, come accennato da Bucchi, il Master in Comunicazione della Scienza e dell’Innovazione); dall’altro il destinatario, i cittadini, che sin dall’età scolare dovrebbero essere introdotti non solo alle nozioni che fanno capo alle singole discipline scientifiche, ma anche al metodo della scienza e quindi al modus philosophandi che libera il ragionamento da estremismi (da un lato la sottomissione al principio di autorità, dall’altro lo scetticismo parossistico). Nonostante questo, la maturità dei due interlocutori potrebbe non essere sufficiente a performare una proficua trasmissione dell’informazione se non si ha a disposizione un canale, univoco e ufficiale, attraverso cui veicolare il messaggio: questa problematica, insieme a molte altre, è stata affrontata nell’ambito della terza sessione del seminario insieme a Roberta Villa, la cui interessante intervista è reperibile nel primo piano di questo numero. • DICEMBRE 2021 • 6


CU LTU R A

Esiste veramente una frattura tra Scienza e Società? di Federica Palermo L’analisi del punto di rottura tra scienza e società, proposta come interrogativo del seminario, ha rivelato, in realtà, l’inesistenza stessa di questa frattura, grazie alla competenza e alla forza dei dati riportati dai relatori e del metodo scientifico. Scienza e società, infatti, contrariamente a quanto possa far percepire l’odierna narrazione di giornali, social e altri canali di comunicazione, sono molto vicine. Durante la giornata del 29 luglio scorso, gli studenti di Villa Nazareth hanno partecipato alle conferenze che si sono tenute in occasione della ormai tradizionale Summer School incorniciata dal paesaggio delle Dolomiti, per la prima volta quest’anno a Mareson, in provincia di Belluno. Gli avvenimenti straordinari dell’ultimo anno hanno evidenziato l’urgente ma spesso irragionevole necessità della società di ottenere risposte affidabili, sicure e certe da parte della scienza. Il professor Alberto Mantovani, vice rettore per la ricerca e professore di patologia presso Humanitas University, patologo, immunologo, nonché divulgatore scientifico e noto scienziato, ha sottolineato, al contrario, il bisogno di una ragionevolezza dell’aspettativa

Massimiano Bucchi e lo studente Valerio Santi nella prima giornata del seminario estivo 2021.

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scientifica. Senza di essa, infatti, si rischia di cadere nella preoccupazione e nello scetticismo nei confronti della scienza, pretendendo risposte che essa non può dare con certezza assoluta e in così poco tempo. È chiaro, invece, che il “rischio zero” non esiste, ma si tratta sempre di bilanciare rischi e benefici, come abbiamo potuto sperimentare nelle circostanze pandemiche che stiamo vivendo. Il professore ha spiegato come la scienza debba seguire la cosiddetta “Regola delle 3 R” sulla quale si basa la sua veridicità e il suo rapporto di fiducia con la società. Prima di tutto, il rispetto dei dati, veri e propri pilastri fondanti dalla cui attendibilità derivano le scoperte e le applicazioni presenti nella vita di tutti. In secondo luogo, il rispetto delle competenze, secondo cui ogni scienziato deve attenersi al proprio campo di pertinenza, evitando, in questo modo, di divulgare informazioni inesatte, in accordo anche con l’ultima regola, ovvero quella della responsabilità sociale che deve guidare l’atto della divulgazione in quanto determinante di opinioni e scelte essenziali, soprattutto in tema di salute. È evidente, allora, come il caos e la sfiducia,

determinati dalla presa di posizione di alcuni scienziati e divulgatori scientifici, sia stata dovuta proprio alla mancata responsabilità sociale di esperti che, superando i confini del proprio settore di competenza, si sono espressi in maniera errata e fuorviante su tematiche importanti. La dottoressa Roberta Villa ha esaminato, in particolar modo il ruolo della comunicazione durante la pandemia. Giornalista e divulgatrice scientifica, laureata in medicina, Roberta Villa è molto attiva sui social, e lo è stata in particolare nell’ultimo anno sul tema delle vaccinazioni. La dottoressa ha evidenziato alcuni errori quali, oltre al già citato scarso rispetto dei campi di competenza di alcuni scienziati, la disintermediazione, ovvero l’assente mediazione delle informazioni scientifiche da parte di un esperto del settore, sostituita, al contrario, dall’esposizione mediatica di opinioni personali e supposizioni di personaggi appartenenti a campi molto lontani dal mondo scientifico, come quello politico o dello spettacolo. Anche la comunicazione istituzionale, a volte, è carente di figure di riferimento esperte dell’ambito scientifico. In aggiunta, la facilità di reperire informazioni dai numerosi canali di comunicazione, primo fra tutti internet, ha determinato un rischioso effetto collaterale, definitivo da Roberta Villa “infodemia”, ovvero un sovraccarico informativo che disorienta e impaurisce il lettore, che si trova costretto a districarsi tra un numero elevato di notizie, spesso di dubbia qualità e attendibilità. Per queste ragioni diventa complicato saper riconoscere le fake news, anche perché il lettore, secondo il fenomeno del bias confermativo, tende a ricercare contenuti che confermino la propria posizione in un contesto di polarizzazione del dibattito pubblico verso opinioni più estremizzate. In un orizzonte di profonda complessità e confusione, la sfiducia delle persone nei confronti della scienza è troppo spesso attribuibile ad una non corretta comunicazione tra le due parti. Sono fondamentali, quindi, consapevolezza e responsabilità sia da parte del cittadino che si informa, sia da parte delle istituzioni, al fine di sanare l’apparente frattura tra scienza e società. •


CU LTU RA

È solo l'amore che ci salva dalla ferita del mondo di Miriam Mangiacotti “Il bacio non unifica, non compenetra, non fonde gli amanti in un solo corpo. Nel bacio i corpi restano divisi, separati, distinti. L'intimità del bacio fa sprofondare l’Uno nell’Altro, ma i corpi restano Due. Anzi, è solo perché i corpi restano Due che il bacio è possibile”. Così scrive lo psicoterapeuta Massimo Recalcati nel suo libro “Mantieni il bacio”, a cui si ispira il cantautore Michele Bravi per l’omonimo brano. Il desiderio di eternità, insito nell'uomo, nell'attimo del bacio si traduce nel tentativo di custodirlo per “non lasciarne cadere neanche solo un frammento”, perché duri in eterno. Recalcati sottolinea l’esistenza fondamentale del Due che non si fonde e non deve fondersi in un’entità confusa in cui Io non sono e Tu non sei ma suggerisce l’amore come luogo miracoloso in cui entrambi, e insieme, siamo. Su questa scia Nicolò Terminio, psicoterapeuta e primo relatore del nostro seminario autunnale dal titolo “L’affettività come orizzonte e prospettiva di compimento umano”, ci ha guidati in una serie di questioni sollevate da noi studenti e studentesse. Uno dei punti focali del suo intervento è stato decostruire l'idea di legame come ciò che sazia le aspirazioni e che completa la persona. Una relazione che funziona, piuttosto, ci mette di fronte alle nostre incompletezze (che dobbiamo imparare ad accogliere), e di fronte al fatto che non sono “così come dovrei essere”. Il rischio a cui si va incontro, tra i tanti, è quello di restare fissi sull’idea di noi stessi, perdendo il contatto con la verità e di illuderci di essere altro. Prendersi cura di sé stessi e imparare a conoscersi, imparare a trattare con tenerezza le nostre ferite è il primo passo da compiere per una affettività risolta, che non vede l’altro come soluzione definitiva alle mie debolezze ma come alterità da amare, proprio perché diversa da me. Terminio, sulla stessa linea degli altri relatori, ha insistito sulla necessità di prendersi cura del legame stesso, del “terzo”, metaforicamente chiamato “Il Figlio”. Prendersi cura del Figlio significa mettere al mondo una relazione che a sua volta diventa generativa, nel senso che permette di vedere il Nuovo nello Stesso, di “rompere l’errore del tempo” per restare nel qui e ora e non cercare un Nuovo nell’Altrove. Don Marco Settembrini, relatore del secondo giorno di

“Il bacio”, olio su tela del 1907-1908 di Gustav Klimt, Österreichische Galerie Belvedere – Vienna.

seminario, ha tenuto un intervento dal titolo “Relazione e affettività nella prospettiva biblica”. Abbiamo attraversato con lui le storie di incontro casuale e miracoloso di alcuni personaggi del testo biblico e ci siamo interrogati sul modo in cui si inseriscono l’affettività e la sessualità nel disegno di Dio. Metafora dell’incontro d’amore è il pozzo, che diventa luogo fisico e spirituale di apertura all’Acqua, all’Amore e quindi alla Vita. Tornando poi indietro ai primi capitoli della Genesi, Dio fin dall'inizio plasma l'Uomo dalla polvere e crea un aiuto “che gli corrisponda, perché non é bene che sia solo”: la donna e l'uomo, l’una di fronte all’altro. “E vide che era cosa buona”. Infine, con l’intervento dal titolo “Relazioni pericolose: il problema delle dipendenze affettive”, Luca Cerniglia ha parlato dei problemi di affettività che affondano le loro radici nell’infanzia e che possono intensificarsi nell’adolescenza. Il rapporto con i caregivers (coloro che si prendono cura) fin dai primi attimi di vita è il fondamento su cui si costruirà la capacità di amare e di lasciarsi amare. Abbiamo bisogno di qualcuno che si occupi di noi e ci permetta di essere noi in modo compiuto e ci dia la possibilità di guarire le ferite. Questo avviene quando al bambino, alla bambina, viene data la possibilità di sperimentare “la propria spinta ad essere” in una relazione coerente, prevedibile, stabile e prevalentemente positiva. Come il mare che va e che torna, come una sistole e una diastole, nel rapporto d’amore con l’altro troviamo rifugio generativo, l’Alterità che dà sapore alla quotidianità. Questo seminario ha rappresentato per la comunità di Villa Nazareth l’occasione di un interrogarsi sincero sul modo di vivere le relazioni. •

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CU LTU R A

L’io e il noi. In equilibrio tra prossimità e distanza di Veronica Mazzocca Ci sono dei momenti, nella vita di ciascuno di noi, in cui si avverte l’esigenza di fermarsi. I ritmi della quotidianità, il flusso di pensieri che scorre senza sosta e il ripetersi incessante delle solite azioni, ci distraggono inevitabilmente da una serie di domande che, ad un certo punto, se non ci poniamo da soli, possono sopravvenire all’improvviso, richiedendo la nostra attenzione.. Donatella Pagliacci, associata di Filosofia morale e docente di Antropologia filosofica ed Etica della persona presso l'Università di Macerata, ha esordito con queste parole di forza e consapevolezza per condurci verso una riflessione sulla domanda fondamentale dell’esserci, e ha dato voce alle teorie di grandi pensatori del passato e del presente, uniti da un filo rosso che lega i loro interrogativi all'idea comune di distanza. Una distanza intesa come condizione necessaria, per l'essere, di manifestarsi nella sua forma più pura e sincera. È proprio vero che, mai come in questi ultimi anni, segnati da un notevole rallentamento delle nostre vite, la mancanza del contatto, o meglio, della presenza, ha riacceso una forma di desiderio che per lungo tempo è stata data per scontata. Questo desiderio, che adesso è al centro dei pensieri di tutti, va dunque conosciuto, e per farlo occorre necessariamente compiere una esperienza introspettiva. Il percorso di scoperta che conduce al desiderio può definirsi tale solo quando si interseca con la dimensione dell’amore; un amore che protegge, che nutre e riconosce il suo intimo bisogno di apparire. Come disse Hannah Arendt, una delle icone più rappresentative del panorama filosofico-politico del Novecento, l’intera esistenza umana orbita attorno alla ricerca dell’amore, ed esso necessita di essere costantemente attenzionato. Qualora si desideri fare esperienza sensibile dell’amore nella sua forma prima, bisogna aprire l’io alla dimensione del noi, considerando che, per natura, tra le due parti deve esserci una distanza. Come suggerisce il termine stesso, solamente nel di-stare, quindi nel darsi da lontano, è possibile realizzare il nostro esserci per l’altro. Amare, dunque, significa muoversi verso l’oggetto del nostro sentimento in un percorso parallelo. Occupando una posizione laterale rispetto ad esso: né anteriore né posteriore, bensì in equilibrio tra il DICEMBRE 2021 • 9

L'amore e i suoi linguaggi di Benedetta Giammugnai Come far durare l'amore? Questa domanda ha ispirato il monologo di Pierluigi Bartolomei, preside e attore romano, tenutosi sabato 13 novembre nella cornice del consueto appuntamento laboratoriale dei seminari di Villa Nazareth, questo autunno incentrati sull’affettività. Bartolomei ha letto “I cinque linguaggi dell'amore” di Gary Chapman. Cinque linguaggi comunicano l'amore secondo l’autore: doni, complimenti e parole di attenzione, contatto fisico, gesti e premure, tempo speso per l'altro. A partire da note differenze stereotipiche tra uomini e donne, abbiamo riflettuto su quanto ognuno sia un microcosmo con un suo linguaggio: è quindi necessario un reciproco venirsi incontro. L’amore è un impegno: se si coltiva non appassisce; viceversa, se si consuma vuol dire che non ci si è presi cura del suo sbocciare. La fine dell'amore – ha concluso Bartolomei – non capita per caso, ma dipende solo da noi. Sono sempre le nostre decisioni a dirigere il fluire degli eventi.

possesso e l’indifferenza. Solo con il movimento armonico dato dalla reciprocità, dal latino recus (distanza) + propus (prossimità), riusciremo ad instaurare tra le parti un sincero connubio di rispetto e devozione, che crescerà e si svilupperà nel tempo divenendo sempre più solido e destinato a perdurare nel tempo. L'amore che siamo chiamati a diffondere attorno a noi deve essere eccedente, gratuito e oblativo, donato per il gusto di amare, senza desiderare nulla in cambio. Ma quando parliamo di amore, ci rivolgiamo solo alla dimensione dell'altro? Con questa domanda è iniziato il prezioso intervento di Vittorio Lingiardi, psichiatra, psicoanalista e accademico italiano, nonché ordinario di Psicologia dinamica presso la Facoltà di Medicina e Psicologia dell'Università degli Studi di Roma “Sapienza”. Nel sistema di relazione io, tu, noi, la più importante, quella che dà la misura di tutte le altre, è con noi stessi. L'amore di sé, molto diverso dall'egoismo, rappresenta il riconoscimento della dimensione di bene che noi siamo, ossia l’accettazione positiva del nostro essere. Senza la quale non soltanto verrebbe a mancare la componente di reciprocità di cui si parlava sopra, ma si escluderebbe a priori l’ipotesi di un rapporto paritetico. Infatti, se ci si dona totalmente all’altro trascurando se stessi, o viceversa, qualsiasi tipo di rapporto è destinato a crollare. Dalle parole di entrambi i relatori è emersa l’esortazione alla scoperta di noi stessi,del nostro io più profondo, quello che necessita di essere conosciuto, amato e desiderato di giorno in giorno. •


CO MU N ITÀ

La cultura del soccorso Corso BLSD/PBLSD

Donazione sangue di Martino Guido Rizzo

Sabato 27 novembre si è tenuta presso Villa Nazareth una raccolta sangue organizzata dal comitato locale della Croce Rossa. All’interno della struttura è stata disposta una grande autoemoteca all’avanguardia, dotata di spazi molto confortevoli, che ha accolto i vari ragazzi partecipanti. Gli studenti hanno vissuto con molto entusiasmo questa attività di volontariato comunitario, la quale ha permesso lo sviluppo di importanti spunti di riflessione collettivi riguardo a dei valori fondamentali come quello dell’Umanità, in riferimento alla sofferenza dei più bisognosi, e poi anche quello della Volontarietà, attraverso la prestazione di un servizio verso il prossimo, privato La studentessa Valeria della logica del profitto, ma all’insegna della gratuità, conDibenedetto cetto che si apprende quotidianamente nel contesto della vita esegue manovre di primo soccorso. comunitaria di Villa Nazareth. Il servizio prestato dai giovani donatori è stato compiuto in maniera matura: i ragazzi hanno deciso di sacrificare il proTestimonianza di Leonardo Rezza Il corso BLSD svolto quest’anno a Villa Nazareth è stato una prio tempo, si sono sforzati di rispettare i requisiti richievera e propria novità! In aggiunta alle varie attività culturali di sti e per circa una decina è avvenuto il superamento dell’imcarattere più teorico, è importante inserire anche corsi pra- patto della prima donazione nella vita, ricordo che rimarrà tici di questo genere poiché risultano di grande utilità per la indelebilmente legato all’esperienza che l'essere accolto Villa vita di tutti i giorni: il corso BLSD è stato un’esperienza bella ed Nazareth gli ha permesso di vivere. interessante oltre che una ricca occasione di formazione. Le Gli stessi volontari della Croce Rossa hanno espresso giudizi capacità di primo soccorso non soltanto rientrano tra le “skills entusiastici rispetto alla passione dimostrata dagli studenti, pratiche” ricercate nei vari contesti lavorativi, ma soprattutto basti pensare al dispiacere da parte di chi purtroppo si è rivepossono risultare indispensabili nella quotidianità, in situa- lato inidoneo e non ha potuto effettuare la donazione; pertanto zioni di emergenza. Sono davvero soddisfatto di aver frequen- si è deciso di coltivare questa collaborazione istituendo a Villa tato questo corso e spero vivamente che vengano proposte Nazareth un punto di raccolta in cui avverranno due donazioni all’anno aperte ovviamente anche ad associati, familiari, altre esperienze formative di carattere pratico! • conoscenti ed amici. La prossima sarà organizzata in primavera, quindi non mancare! • Testimonianza di Giorgio Amadio Non era la prima volta che frequentavo un corso di BLSD. In quanto studente di Medicina avevo già avuto occasione durante il mio secondo anno di università di eseguire le manovre di primo soccorso. Tra queste ci sono la RCP (Rianimazione Cardiopolmonare), da effettuare in caso di arresto cardiaco, e le manovre di disostruzione delle prime vie aeree. Il motivo per cui ho deciso di partecipare nuovamente a questo tipo di corso è legato al fatto che tutti i passaggi del BLSD vanno ripetuti periodicamente. Con il tempo infatti potrebbero esserci state delle revisioni nella metodologia o si potrebbe dimenticare il modo più corretto in cui vanno fatte le compressioni toraciche o la manovra di Heimlich. Per questo motivo, anche se ci si ritiene preparati, bisogna continuamente aggiornarsi nel tempo; solo in questo modo si può essere pronti ed efficaci al momento del bisogno. A mio parere il corso ha rappresentato un’esperienza molto formativa che mi auguro sarà replicata negli anni a venire in quanto opportunità davvero impor- Autoemoteca della Croce Rossa Italiana a Villa Nazareth per la donazione del sangue. tante per tutti gli studenti, di qualsiasi ambito di studio. • Su iniziativa della sezione medica di Villa Nazareth, il 17 e il 18 ottobre scorsi alcuni studenti e alcune studentesse del nostro collegio hanno frequentato un corso BLSD (Basic Life Support Defibrillation), con il supporto di figure professionali provenienti da Italia Emergenza, centro di alta formazione sanitaria. Di seguito, le riflessioni di alcuni partecipanti.

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CO M U N I TÀ

A SSO CIAZ IO NE

14 NOVEMBRE 2021

L’Associazione alla sua assemblea annuale: custodia della memoria e sfide del futuro prossimo di Margherita Elia L’Assemblea ordinaria dell’Associazione Comunità Domenico Tardini si è aperta il 14 novembre con l’intervento del Presidente Card. Pietro Parolin che ha sottolineato la necessità di un approccio sinergico che ha portato alla formazione di tre gruppi interconsiliari (Prospettive valoriali, Governance e Sostenibilità). I gruppi, costituiti a seguito della riunione congiunta dei Consigli della Fondazione Sacra Famiglia di Nazareth, della Fondazione Comunità Domenico Tardini Onlus e dell’Associazione Comunità Domenico Tardini lo scorso 14 febbraio, hanno il mandato di elaborare un documento che dovrà essere il punto di partenza per “prendere il largo”, guidati dalla stella di Villa Nazareth. Pur riconoscendo le difficoltà del nostro tempo, don Pietro ha sostenuto che ci sono motivi di speranza e che Villa Nazareth può essere “la luce gentile” di cui parla il Card. Newman, che non obbliga, ma indica il cammino fino all’arrivo della luce del mattino. Infatti, gli anni trascorsi hanno dimostrato che le fondamenta di Villa Nazareth sono solide e che possiamo essere fiduciosi che il terreno buono alla fine produrrà buon frutto.

La conclusione di questo percorso, reso più urgente dal passaggio a Villa Nazareth da una gestione carismatica a una gestione collegiale così come dalla sfida a ripensare l’umano che il mondo contemporaneo impone su più piani, sarà un documento di aggiornamento del Progetto Formativo. Lo sguardo al futuro non potrà prescindere dalla necessità di custodire e tramandare la memoria della nostra storia e di don Achille in particolare. Anche in vista del centenario della sua nascita nel 2023, bisognerà riprendere il “dialogo” con la sua spiritualità, con la sua idea di Chiesa, di cultura, di formazione, di impegno politico e civile. L’altro aspetto considerato dal gruppo è stato l’impegno per la promozione del bando di concorso in sinergia con la direzione del Collegio e dei gruppi locali.

la complessità del tema e le sue connessioni con l’aspetto valoriale e della governance. Ancora molto si può fare per migliorare i risultati del fundraising (adozione di un approccio strutturato, incarico ad professionista affiancato da volontari), ma preliminarmente occorre definire la specificità di Villa Nazareth, individuare correttamente i possibili finanziatori, comunicare efficacemente i progetti e i risultati raggiunti. È importante anche la testimonianza e l’impegno in prima persona di chi a Villa Nazareth si è formato.

Due i temi più ricorrenti nel corso del dibattito: la necessità di approfondire la conoscenza della proposta educativa di don Achille così come del suo impegno creativo per realizzarla e la convocazione dell’Assemblea straordinaria per discutere le proposte finali L’attività del gruppo Governance, coor- dei gruppi interconsiliari e definire le dinato da Carlo Meloni, si è concen- modalità di voto e approvazione. trata sull’aggiornamento degli Statuti, a seguito della scomparsa di don Achille. L’Assemblea si è conclusa con la proclaAltri due fattori hanno reso urgente mazione dei nuovi Consiglieri dell’Asquesto lavoro: l’adeguamento dello sociazione. • Statuto della Fondazione Domenico Tardini Onlus alla disciplina del Terzo Il Vicepresidente Roberto Paolo De settore e il Decreto del Dicastero per i Vito ha ripercorso l’attività svolta dal Laici, la Famiglia e la Vita sul governo Consiglio uscente. Tra i vari appun- delle associazioni di fedeli. Le modifitamenti va ricordato l’avvio dell’Anno che statutarie verranno condivise con Tardiniano, il 30 luglio a Vetralla, per i tre Consigli, lasciando poi a ciascuno ricordare il 60° anniversario della morte la discussione e l’approvazione in base del Card. Tardini e approfondire la cono- a quanto previsto dal proprio Statuto. Nel caso dell’Associazione Comunità scenza della figura del Fondatore. Domenico Tardini, in considerazione Una parte dell’Assemblea è stata dedi- della maggioranza alta richiesta (2/3 cata alle relazioni dei coordinatori dei dei soci), si suggerisce di convocare tre gruppi interconsiliari per illustrare prima dell’estate 2022 un’Assemblea straordinaria per la discussione delle l’attività svolta. proposte, lasciando poi l’approvazione Il centro della riflessione del gruppo all’Assemblea ordinaria di novembre. Prospettive valoriali, coordinato da Giusy Rosato, è stato la trasmissione Francesco Rubino, coordinatore del e la testimonianza dei valori fondanti. gruppo Sostenibilità, ha evidenziato DICEMBRE 2021 • 11


CO MU N I TÀ

Ripartire dalla dottrina sociale della Chiesa di Roberto Paolo De Vito “La famosa enciclica di Leone XIII, ‘Rerum novarum’, voi la leggete tranquillamente con l'orlo delle ciglia, come una qualunque pastorale di quaresima. Alla sua epoca ci è parso di sentir tremare la terra sotto i piedi. Quale entusiasmo! (...). Questa idea così semplice che il lavoro non è una merce, sottoposta alla legge dell'offerta e della domanda, che non si può speculare sui salari, sulla vita degli uomini come sul grano, lo zucchero e il caffè, metteva sottosopra le coscienze”. Con queste parole, nel Diario di un curato di campagna di George Bernanos, il parroco di Torcy rievocava, in tutta la sua forza profetica, l'enciclica del 1891, che un profondo segno aveva lasciato nel suo tempo.

Una luce di speranza: Villa Nazareth accoglie tre studenti afgani di Bruna Tintori Lo scorso luglio l’Afghanistan è riemerso nel dibattito internazionale in seguito al ritiro delle truppe NATO e americane e alla rapida caduta nel Paese nelle mani dei talebani. Per secoli, diverse potenze mondiali hanno cercato di conquistare questa nazione strategica per la stabilità e il controllo della regione, ma assai complesso e articolato. Si pensi all’invasione da parte dell’Urss nel 1979, poi costretta a ritirarsi dieci anni dopo a causa dello scoppio di una sanguinosa guerra civile. In Afghanistan la storia sembra ripetersi, tanto da essere stato definito dagli storici come “la tomba

Ne è seguita una lunga storia nella quale l’insegnamento sociale della Chiesa ha progressivamente allargato il suo campo d’intervento, approfondendone progressivamente il contenuto in relazione con le situazioni storiche, fino al magistero attuale di Papa Francesco. Proprio all’insegnamento di Francesco e in particolare all’enciclica Laudato sì – documento da molti definito “rivoluzionario” e che ha trovato accoglienza anche fuori del mondo ecclesiale – l’Associazione Comunità Domenico Tardini sta dedicando un breve ciclo di incontri. Il 14 giugno scorso abbiamo incontrato il padre Luciano Larivera SJ, Segretario per gli Affari europei presso il Jesuit European Social Centre. Trattando il tema de Lo sviluppo sostenibile e i suoi indicatori, il nostro relatore ci ha ricordato, tra l’altro, come sia ben presente nel pensiero del pontefice la consapevolezza che la molteplicità e la complessità dei problemi richiede di avvalersi di strumenti tecnici di misurazione, dovendosi però evitare un duplice pericolo, quello di esercitarsi

in lunghe enumerazioni di buoni propositi o quello di credere che un’unica soluzione teorica e aprioristica dia risposta a tutte le sfide. Il relatore del secondo incontro tenutosi il 18 ottobre scorso – il prof. Stefano Zamagni dell’Università di Bologna e Presidente della Pontificia Accademia delle Scienze Sociali – ci ha invece offerto una riflessione, di ampio respiro, appassionata e coinvolgente, su “L’Economia di Francesco”, un nuovo modello di sviluppo umano integrale e sulle nuove prospettive che essa dischiude. Dall’esperienza, sia pure parziale, fin qui fatta, può venire l’auspicio che questo tipo di riflessione possa ricevere ulteriori e più ampi sviluppi nella vita della nostra Comunità, perché, come scrive sempre papa Francesco nella Evangelii gaudium, “Il kerygma possiede un contenuto ineludibilmente sociale: nel cuore stesso del Vangelo vi sono la vita comunitaria e l’impegno con gli altri. Il contenuto del primo annuncio ha un’immediata ripercussione morale il cui centro è la carità” (EG, n. 177). •

degli Imperi”. Dopo oltre vent’anni di guerra, la più lunga della storia statunitense, gli Usa lasciano un paese affranto, travolto da un’ingente crisi umanitaria. Noi tutti abbiamo visto le sconcertanti immagini di famiglie in preda al panico che tentavano di fuggire pur di non subire torture e nei peggiori dei casi essere uccise. Le relative conquiste in termini di diritti e libertà ottenute in questi anni, sono state spazzate via con l’imposizione della sharia. I diritti fondamentali dell’uomo sono sistematicamente violati: ad esempio, studiare è diventato un atto di ribellione nei confronti del regime talebano. Giovani studenti e studentesse sono costretti a lasciare la propria terra, le proprie origini e i propri cari per poter realizzare le proprie aspirazioni. Nota è la storia di 80 studenti afgani dell’Università Sapienza, che sono rimasti bloccati a Kabul, poi sono riusciti a raggiungere Roma grazie ai corridoi umanitari organizzati dall’ateneo romano e altri enti, che hanno dimostrato la loro capacità di accoglienza e inclusione.

Villa Nazareth si è chiesta cosa potesse fare di concreto per aiutare questi ragazzi e ha deciso di accoglierne tre. Le loro sono storie di determinazione, coraggio e resilienza; in Afghanistan hanno dovuto lasciare le proprie passioni e reinventarsi qui in Italia. Lì conducevano una vita apparentemente normale, un ragazzo era professore di musica, mentre sua sorella studiava letteratura persiana, un’altra giovane studentessa studiava alla facoltà di Business Administration all’Università americana di Kabul. Improvvisamente la loro esistenza è cambiata e hanno dovuto affrontare delle nuove sfide. Attualmente frequentano il corso di laurea in “Global Humanities” all’Università Sapienza di Roma. Il nostro collegio ha deciso di investire in questi ragazzi, dando loro la possibilità di sviluppare a pieno la propria persona e di coltivare i propri talenti. Questo è un momento di crescita per la nostra comunità, la storia di speranza di questi ragazzi può essere fonte di arricchimento e riflessione per tutti noi. • DICEMBRE 2021 • 12


CO M U N I TÀ

L E SSICO COMU NITAR IO

Cura /cù-ra/ sostantivo femminile

di Don Emanuele Meconcelli La cura parla dell’ampiezza dei gesti. E della loro gratuità. Può essere plausibile un suo riferimento al mondo animale, ma la semantica propria della cura eccede quella del dovuto, del necessario, per concedersi un’aura capace di superare la materialità degli atti, fino quasi a trascenderla. Ha a che fare con la profondità, con l’intensità del coinvolgimento personale, lambisce l’orlo dello spreco, diafana talvolta rispetto alla sua umiltà, rifugge l’apparenza, il clamore e la postura manierata. Tutti noi siamo chiamati ad adempiere compiti e svolgere mansioni. Le cose “da fare” diventano tiranni del nostro tempo, della nostra vita, continuamente ci spossessano – almeno questo è l’alibi ricorrente – di un’intenzionalità che vorremmo più accorta. Travolti dalle urgenze, veniamo sviliti ad esecutori di operazioni che si avvicendano febbrili e nella loro rincorsa finiscono con l’adombrare il senso che le ha mosse. La cura non si lascia travolgere dalla frenesia, dalla rincorsa. Ha lo sguardo ampio, si nutre di preparazione, di attesa, di tempi lunghi. Anche perché non si improvvisa. La si apprende da chi di lei si fa araldo. La cura guarda alla meta, prima ancora che al risultato. È presenza di se stessi davanti all’accadere, interiorità davanti alla fattualità. La cura di una relazione, di un incontro, di un attimo unico a te affidato, fosse anche di quella facezia dall’apparenza frivola, sta nel fatto che tu l’hai vissuta guardandola in faccia, decidendo come interpretarla, componendola dentro il senso della tua esistenza. Non è una cosa che ti è capitata, sei tu che l’hai DICEMBRE 2021 • 13

vissuta e nel viverla l’hai fatta crocevia decisivo del tuo esserci. Per l’osservatore distratto potrebbe non segnare alcuna differenza rispetto alla noncuranza, ma non così per il suo destinatario. La cura nutre, certamente chi la presta, ma ancor più chi la riceve. Inaugura lo spazio dell’inatteso, spalanca la frontiera del senso. Racconta l’amore per le piccole cose, quello nascosto dentro l’invisibile. Un atto può essere subito, può essere sbrigato come un onere, o può essere ornato di attenzione, ammantato delle sfumature che lo rendono appropriato, unico, perché unicamente destinato. La differenza tra il primo e il secondo è quella intercorrente tra riproduzione e pezzo unico, fatto a macchina o manufatto. La funzione è la stessa, ma il coinvolgimento, il calore è diverso: un gesto noncurante ha il sapore di una mansione, un gesto fatto con cura profuma di dono e tutto trasfigura. Nel riceverlo ti senti strappato dall’indistinto, convocato personalmente, chiamato per nome. Invitato ad una relazione. Perché la cura di quel gesto ti ha detto l’autenticità di chi l’ha posto e insieme la preziosità che tu rivesti ai suoi occhi. È successo anche al Signore, una sera in casa di Simone (Lc 7,36-50). Una donna, una peccatrice di quella città, intrufolatasi nella casa del fariseo e preso un vaso di profumo “stando dietro, presso i piedi di lui, piangendo, cominciò a bagnarli di lacrime, poi li asciugava con i suoi capelli, li baciava e li cospargeva di profumo”. Il Vangelo non spiega perché questa donna abbia vissuto l’urgenza di tornare da Gesù, ma certamente il suo fare è mosso da

una gratitudine profonda, maturata a motivo di un accadimento taciuto, forse proprio per enfatizzare la gratuità di questa sinfonia sinuosa di gesti. Sarebbe potuta passare oltre, con tutta probabilità aveva ottenuto già quello che voleva, era stata perdonata, liberata dalla sua vergogna. Aveva sperimentato, a fronte di tanti uomini che la insozzavano verso il pagamento di un corrispettivo, la cura dell’unico Amante che l’ha guardata come donna e non come trastullo. Per questo sente il bisogno di tornare, per esprimere attraverso la malia dei suoi gesti quanto lei stessa prima aveva ricevuto. Non si tratta più di un immorale atto di meretricio, ma dell’espressione di amore autentico, libero, la cui gestualità sigilla un’intimità inaudita, quasi imbarazzante. Perché supera l’ambito del dovuto e varca la soglia del sublime, unendo irrevocabilmente ciò che sigilla. Forse per questo gli evangelisti hanno preferito confondere le acque: Luca dice di averla vista a casa di Simone il fariseo; Marco e Matteo riferiscono un episodio analogo a casa di un altro Simone, detto “il lebbroso”; Giovanni racconta di lei chiamandola Maria. Spezza il nostro pudore perbenista la presa di posizione di Gesù: “perché la infastidite? Ha compiuto un’azione buona verso di me. Dovunque sarà proclamato il Vangelo, per il mondo intero, in ricordo di lei si dirà anche quello che ha fatto” (Mc 14, 6.9). Coloro che le davano fastidio erano quelli che avrebbero preferito vendere quell’olio, piuttosto che sprecarlo per ungere Gesù. A riprova del fatto che cura e interesse non possono mai andare d’accordo. •


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SPIRITUAL ITÀ

Vivere: una vita da protagonisti! di Don Luca Mazza Questa poesia, scritta dal poeta inglese William Ernest Henley, ha segnato gli anni di prigionia di Nelson Mandela, come si può facilmente scoprire nel suggestivo film Invictus (2009). Grazie a questa poesia, pur nella cattività e nell’angustia di una piccola cella, Nelson riusciva a sentirsi libero, protagonista del proprio avvenire e unico padrone di quel mondo interiore che nessuno poteva limitare o incattivire. Il cammino spirituale di quest’anno a Villa Nazareth ha come meta quella di fare dei giovani studenti universitari di oggi persone che nella società riusciranno ad essere protagonisti nella costruzione del bene comune, perché veri unici padroni di se stessi. C’è una cura del creato, delle relazioni personali che passa inevitabilmente dalla cura di sé e del proprio mondo interiore, unico luogo in cui siamo chiamati a relazionarsi con la pienezza della verità che ci costituisce. Unico luogo che, una volta rinforzato con degli esercizi spirituali, può diventare spazio inviolabile; che riesce a custodirci quando tutto intorno sta crollando. Parola che guida il cammino di quest’anno è: Cristo ci ha liberati per la libertà! State dunque saldi e non lasciatevi imporre di nuovo il giogo della schiavitù (Gal 5,1). La libertà è il mistero della salvezza in Cristo, la ragione della sua missione; unico vero premio, dato già nell’oggi della nostra vita, in chi crede in Lui. San Paolo ci ricorda che questo bene non va dato mai per scontato, e che non può essere guadagnato, raggiunto una volta per sempre; esso va conquistato ogni giorno tenendo il nostro spirito al riparo da ciò che lo vuole sottomettere e imprigionare.

Interno della basilica inferiore di San Francesco d’Assisi – Assisi (PG).

“Dal profondo della notte che mi ricopre Nera come il pozzo da un polo all'altro Ringrazio gli dei qualunque essi siano Per la mia indomabile anima. Nella stretta morsa delle avversità Non mi sono tirato indietro né ho gridato. Sotto i colpi d'ascia della sorte Il mio capo è sanguinante, ma indomito. Oltre questo luogo di collera e lacrime Incombe solo l'orrore delle ombre. Eppure la minaccia degli anni Mi trova, e mi troverà, senza paura. Non importa quanto stretto sia il passaggio, Quanto piena di castighi la vita, Io sono il padrone del mio destino: Io sono il capitano della mia anima.” La coscienza è il nucleo più segreto e il sacrario dell'uomo, dove egli si trova solo con Dio, la cui voce risuona nell'intimità propria (GS, 16). La libertà di coscienza che orienta le nostre azioni non è solo la libertà della determinazione di ogni singola scelta. Essa è la reale possibilità di essere liberi di esprimere la propria coscienza, quel mondo interiore che nessuno può e deve violare, il nostro essere più profondo. Il rischio a volte è che proprio il sacrario della nostra anima rimanga a noi sconosciuto, come uno scrigno mai aperto. Il cammino spirituale non è quindi tanto la scoperta di verità che sono fuori di noi, ma è piuttosto una discesa nelle profondità del nostro essere. Allora siamo liberi, perché abbiamo raggiunto il nostro luogo più intimo e scegliamo noi cosa e chi farci entrare, non più dipendenti dalla nostra storia, dalla società o dalle realtà che inevitabilmente entrano inconsapevolmente a far parte del nostro essere. Quando raggiungiamo il centro abbiamo intorno a noi tutta la nostra esistenza, niente del nostro vissuto da rifiutare o da guardare con orrore, ma la bellezza di poter scegliere ciò che ci rappresenta di più, il modo in cui manifestare agli altri il nostro essere. Bisogna prendersi cura del proprio spirito, esercitarsi come facciamo negli incontri settimanali del giovedì sera e nei quattro ritiri annuali: come si fanno una serie di esercizi per rafforzare il nostro corpo, anche il nostro spirito ha bisogno di esercizio. Solo prendendoci cura della nostra spiritualità siamo veramente noi. E solo riuscendo a scoprirci e conoscerci pienamente siamo reali protagonisti della società, motori della storia. I primi ritiri vissuti in questi due mesi ci hanno fatto confrontare con Nicodemo nel primo e San Francesco e Santa Chiara nel secondo. Con Nicodemo abbiamo riscoperto la bellezza di interrogare il Signore Gesù per illuminare la nostra vita, di interrogarlo di notte, nelle nostre fragilità, nella nostra storia a tratti contorta, nella nostra intimità, nella tranquillità della notte. San Francesco e Santa Chiara ci hanno aiutato a saper misurare i sogni sul Sogno di Dio per la nostra vita; la scoperta di Gesù povero e sofferente nel Crocifisso di San Damiano, nel povero e sofferente che sono io, che è il prossimo posto per “caso” sulla strada della mia vita, quel Cristo ci apre alla vita che ci interpella e che quando vissuta, e non vivacchiata, ci chiama a responsabilità, a farci carico della vita stessa. • DICEMBRE 2021 • 14


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VN OFF

Fabrizia Aralla

a cura di Rosarita Digregorio

Laureata in Storia della Filosofia all’Università del Salento, si è specializzata alla Scuola di Giornalismo “Walter Tobagi” di Milano. Dal 2012 al 2014 ha collaborato con diverse testate tra cui il gruppo Class, Sky Sport 24, Corriere.it. Nel 2014 ha svolto il ruolo di corrispondente per il programma “L’aria che tira” in onda su La7, dalla Puglia e dalla Lombardia. Dal 2016 al 2020 ha lavorato all’interno di uffici stampa del terzo settore, prima all’interno della ONG Cesvi, poi in Fondazione AIRC per la Ricerca sul Cancro. Infine, nel 2020 ha vinto il concorso in Rai. Attualmente, lavora per la TGR del Molise, nella sede di Campobasso. Giornalismo: l'emergenza sanitaria ha dimostrato quanto sia fondamentale una buona comunicazione. Quali sono i limiti e pregi del sistema d'informazione italiano? La pandemia ha riportato la scienza al centro del dibattito pubblico. Prima del Covid, a mio parere, il sistema dell’informazione era carente in termini di attenzione ai contenuti scientifici. L’auspicio è che, una volta messa alle spalle l’emergenza sanitaria, si continui a dedicare grande spazio ai temi legati a scienza e ricerca.

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Hai lavorato per diverse testate, per la carta stampata e per la televisione: quali le peculiarità delle diverse esperienze? Io ho da sempre avuto una grande passione per la tv. Il che mi ha portato a prediligere collaborazioni con tg e programmi televisivi. Da un lato, la carta stampata ha il grande pregio di puntare di più sull’analisi, dall’altro la tv, pur costringendo alla sintesi, sfrutta la grande potenza del racconto per immagini che è più immediato. Sei approdata nel servizio pubblico. Un onore e una responsabilità perché dall'informazione locale è possibile fare la differenza. Sono estremamente orgogliosa di far parte della grande famiglia Rai. La TGR è una realtà unica perché “fa comunità”, ovvero racconta le voci del territorio e lo rappresenta con spirito di servizio. Si tratta di un grande esempio di informazione istituzionale, improntato alla completezza, con la missione specifica di dare voce ai temi vicini alla vita dei cittadini. •


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VN OFF

Fabio Punzo

a cura di Rosarita Digregorio

Nato a Formia il 27 maggio 1981, Fabio Punzo ha conseguito la laurea nel 2004 e nel 2009 il dottorato in Matematica presso l'Università Sapienza di Roma. Inoltre, ha conseguito i diplomi in sax, jazz e clarinetto presso il Conservatorio di Latina. Oggi è professore ordinario di Analisi Matematica presso il Politecnico di Milano e in passato ha lavorato presso le università Sapienza, di Milano e della Calabria. È stato uno studente di Villa Nazareth e laureato ricoprendo vari incarichi per il collegio e la fondazione. La matematica è ritenuta una scienza dura e molti studenti la rifiutano. Come si può superare questa difficoltà? È un problema difficile. È naturale che solo un certo numero di studenti sia attratto dalla matematica in virtù della sua bellezza. Agli altri occorre spiegare bene che la matematica è utile, perché aiuta a ragionare in modo rigoroso e critico, porsi delle domande, risolvere problemi vari. Secondo me in molti corsi di studio universitari la matematica andrebbe rafforzata. Si deve però anche tener presente che il formalismo matematico si applica nella sua interezza solo agli oggetti matematici e non ad altri ambiti.

La matematica si è rivelata importante anche nella gestione della pandemia. Cosa ne pensi a riguardo? Molti fenomeni del mondo che ci circonda, tra cui anche la diffusione di un virus in una popolazione, si possono descrivere con dei modelli, nel senso che si possono tradurre nel linguaggio matematico, attraverso delle equazioni. Le proprietà che si dimostrano per le soluzioni di tali equazioni permettono di fare delle previsioni. Nell'opera di traduzione, però, la realtà viene sempre semplificata. Quindi le previsioni non possono mai essere del tutto precise. Nonostante ciò, le conclusioni a cui giungono gli scienziati seri, seppure imperfette, sono preziose. Cosa consigli a chi volesse intraprendere la tua strada? Suggerirei di essere fiduciosi e di agire sentendosi sempre responsabili del proprio percorso. •

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CO M U N I TÀ

#VNabroad L’esperienza Erasmus

A cena con EUCA

di Anthony Sborgia

di Mario Lupi

Perdersi con gli occhi nelle onde dell’Oceano Atlantico, camminare in compagnia di nuovi amici tra le coloratissime stradine dell’Alfama, lavorare in prima persona su un reattore chimico: queste sono solo alcune delle esperienze che il mio Erasmus a Lisbona, capitale del Portogallo, mi sta regalando. È stato l’anno scorso, alla fine del secondo anno del mio percorso di Ingegneria Chimica in Sapienza, che ho preso la decisione di partire. Certo sembrava un salto nel vuoto: nuova città, nuove persone, nuova lingua, lontano da casa non più due ore di autobus ma tre di aereo. Ecco, dopo due mesi posso ammettere che fare il salto ne è decisamente valsa la pena, in primis per quello che è vivere in una città calorosa, multiculturale e aperta al cambiamento come Lisbona, senza poi contare i bellissimi rapporti che sto creando, nei limiti del possibile considerata, purtroppo, la sempre presente realtà pandemica. Certo di sfide ce ne sono state e ce ne sono ogni giorno. A cominciare dalla lingua, ostacolo che ho però aggirato senza molta difficoltà visto che nella mia università ospitante, l’Istituto Politecnico di Lisbona, tutti i corsi sono tenuti in portoghese e vengono erogati anche corsi di lingua per studenti internazionali. Oppure il non vivere all’interno di una realtà come quella di Villa Nazareth, visto che ho scelto di condividere un appartamento con quelli che oggi sono i miei quattro coinquilini: aumentano i momenti di solitudine, ma al contempo cresce la consapevolezza di quello che significa concentrarsi su se stessi, motivo per cui in quest’ultimo periodo mi sto dedicando alla pratica della meditazione e della pittura come mezzo di sfogo e rilassamento. La mia vita quotidiana è cambiata in un modo piuttosto drastico, ma è proprio questo ciò che ho amato e ciò di cui avevo bisogno dopo l’ultimo anno molto statico di pandemia, e la cosa di cui sono felicemente convinto è che a tornare a Roma a Luglio, dopo ben dieci mesi, non sarà lo stesso Anthony che è partito. •

Ospiti a cena a Villa Nazareth, il 12 ottobre scorso, sono stati Gianluca Giovannucci, presidente EUCA (European University College Association) e Maria Grazia Melfi, del team direzione del Collegio Universitario Celimontano della Fondazione RUI. Durante l'incontro, i due ospiti hanno presentato agli studenti e alle studentesse le diverse offerte culturali e professionali promosse dall'associazione. Nella rete di EUCA rientrano collegi universitari di vari Paesi europei tra i quali vengono promossi scambi culturali e accademici. Anche Villa Nazareth è parte di questa realtà e incentiva studenti e laureati, ma anche le sue figure dirigenziali, a partecipare alle attività di EUCA, arricchenti sia sul piano formativo, grazie alla qualità dei progetti proposti (incentrati sullo sviluppo delle soft skills e sul confronto con importanti figure professionali), sia sul piano relazionale, che è il vero punto di forza dell’European University College Association. Per fare un esempio, nelle giornate del 20, 21 e 22 Ottobre, presso il Centro Congressi Cavour di Roma, si è svolto l'evento “European Go Rome”, organizzato appunto da EUCA, che ha visto la partecipazione di studenti provenienti da gran parte d’Europa, riuniti nella capitale per discutere del tema della digitalizzazione. EUCA risulta dunque essere un’importante risorsa per le realtà dei collegi universitari di merito su larga scala. •

DICEMBRE 2021 • 17


CO NSIGL I DI L E T TURA

Incontro con Piersilverio

Melafumo, appunto, col suo carattere bonario, conciliante, anche se talvolta ipocondriaco. Pagine ironiche e profonde che ancora oggi conservano freschezza e attualità. Infine, l'incontro si è chiuso con l'estratto di un video dello stesso Pier Silverio in un intervento ad un convegno recente sulla Rai: “Senza memoria non c'è identità, senza identità non c'è cultura, senza cultura non c'è futuro”. Un sigillo emozionante e significativo. • Recensione di Giuseppe Piccoli

Visualizza il video dell'evento: https://youtu.be/0UJFAZuQSVg

Pio XII visto da vicino di Carlo Felice Casula

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Chiunque abbia avuto il dono dell'amicizia di Pier Silverio, ha fatto esperienza della familiarità con i suoi luoghi e le sue passioni. Per molti di noi, negli anni è diventato forte il legame con Santarcangelo e con le personalità del mondo della cultura che in quel meraviglioso paese hanno le proprie radici. Due di queste, Rina Macrelli (1929-2020) e Antonio Baldini (1889-1962), negli ultimi tempi erano al centro degli studi e della sollecitudine di Pier Silverio. Fino alla fine, infatti, ha lavorato sui due volumi, “I talenti di Rina Macrelli tra creatività e impegno” e “Il Melafumo Radiofonico” di Baldini, presentati nella sede storica degli studi Rai di Via Asiago, a Roma, nel giorno in cui Pier Silverio avrebbe compiuto gli anni, lo scorso 29 ottobre, con interventi di Liliana Cavani, Paolo Ruffini, Walter Veltroni. Nel volume che raccoglie le testimonianze su Rina Macrelli, Pier Silverio ha ricostruito la vicenda dei suoi lavori televisivi, dal 1961 al 1978. Soprattutto gli anni della collaborazione con Liliana Cavani – bella e significativa l'intervista alla regista – sono stati contrassegnati da opere e inchieste importanti nella storia della televisione italiana, in particolare i due film, “Francesco d'Assisi” (1966) e “Galileo” (1968). Quest'ultimo, però, non fu trasmesso in televisione “per non avere problemi di carattere censorio e politico”. “Il Melafumo Radiofonico”, invece, raccoglie i testi letti alla radio tra il 1949 e il 1951 dallo scrittore Antonio Baldini (18891962), in cui è protagonista uno dei suoi più importanti personaggi di fantasia,

Giovedì 25 novembre, in occasione dell’inaugurazione dell’anno accademico, alla presenza di studenti, associati e amici della Comunità di Villa Nazareth, è stato presentato il volume Pio XII visto da vicino. Con un diario inedito del 1954, a cura del nostro Carlo Casula, prefazione del Cardinale Parolin. Come ha ricordato introducendo il nostro Presidente don Pietro, l’iniziativa si colloca all’interno di un anno speciale, il sessantesimo dalla morte del nostro fondatore. Nella sua commemorazione recitata il 20 ottobre 1959 nell’aula delle Benedizioni alla presenza di Giovanni XXIII, Tardini ci ha lasciato un ritratto di papa Pacelli elogiativo ma non agiografico. Pubblicato l’anno successivo dalla Tipografia Poliglotta Vaticana, con il lapidario titolo Pio XII, il ritratto biografico è frutto di una “conoscenza profonda, quasi intima” del papa ed è maturato in quasi trent’anni di servizio alla Chiesa, dai tempi in cui Pacelli fu nominato Segretario di Stato di Pio XI (1930). Questo testo, che rischiava di essere dimenticato, è oggi nuovamente disponibile

in copia anastatica nel volume curato dal Prof. Casula. Si aggiungono le disadorne cronache delle udienze di Tardini presso il papa, dal gennaio al dicembre del 1954, nelle quali il nostro fondatore non manca di registrare suoi personali pensieri o reazioni alle parole, spesso confidenze, del papa al suo più stretto collaboratore. Il libro rievoca anche i momenti umanamente difficili della malattia, nei quali il Santo Padre, sottoposto a cure insoddisfacenti, meditò addirittura di dimettersi. Tardini, interrogato sulla possibilità di una rinuncia in caso di malattia irreversibile, ebbe il coraggio di rispondere: “sarebbe un grande esempio e una grande gloria”. Parole profetiche che, come ha ricordato in apertura il nostro Cardinale rimandano al delicato passaggio tra i pontificato di Benedetto XVI e Francesco. Il volume è stato presentato da Andrea Riccardi e Emma Fattorini, con la moderazione di Andrea Tornielli. I relatori, come noto, sono grandi conoscitori del pontificato di Pio XII, del cardinal Tardini oltre che interlocutori privilegiati del nostro compianto don Achille, più volte rievocato con affetto in occasione della presentazione. Riccardi, nel mettere a fuoco la complessità del pontificato pacelliano, ha ricordato come Silvestrini, sempre attento alla memoria di Tardini, fosse favorevole a non ritardare l’apertura degli archivi degli anni di Pio XII per non alimentare sospetti e leggende nere. A tal fine aveva chiesto e ottenuto di far consultare l’archivio della Congregazione delle chiese orientali di cui fu prefetto dal 1991 al 2000. Emma Fattorini si è soffermata sull’importanza che nell’elogio e nel diario tardiniano viene data al corpo e alla corporeità: l’attenzione ai gesti, ai decorsi della malattia, con tutto il contrasto che ne emerge con l’immagine gloriosa e quasi divinizzata del “Pastor Anelicus”. A Villa Nazareth si conserva una bella tela che ritrae papa Pio XII e molte fotografie dell’archivio riprendono papa Pacelli con i “piripicchi” di Tardini. Alcune di queste il nostro fondatore le scelse proprio a corredo dell’edizione del 1960, i cui diritti vennero riservati in favore della sua fondazione. Come ricordava spesso don Achille, Villa Nazareth ha sempre coltivato un rapporto speciale con i papi: sulla loro memoria e sul loro magistero – veicolato dai collaboratori più stretti che a Villa Nazareth hanno ricoperto e ricoprono ruoli di prima responsabilità – è stato fondato da chi ci ha preceduto il nostro servizio missionario per la Chiesa nel mondo. Il libro che Carlo ci ha donato sistema e aggiunge un pezzetto di questa nostra memoria e gliene siamo davvero grati. •

DICEMBRE 2021 • 18


CONS IG L I D I L E T TU R A

informativa accessibile. A mano a mano che le storie prendevano forma, Accattoli le ha pubblicate sul suo blog, www.luigiaccattoli. it, corredandole di elementi di contesto. Un ringraziamento doveroso va fatto poi a ViTrenD, Vita Trentina Editrice, per aver creduto a questo “dovere di memoria”.

Da sinistra: Francesca Romana De’ Angelis, Valeria Della Valle, Nicola Longo, Luca Serianni e Rosarita Digregorio nel giardino di Villa Nazareth.

Meraki e Luce: gli ultimi due libri di Francesca Romana De’Angelis presentati a Villa Nazareth

Fatti di Vangelo in pandemia di Ciro Fusco e Luigi Accattoli

di Maria Cristina Girardi La nostra associata Francesca Romana De’Angelis ha presentato il 22 settembre a Villa Nazareth due libri pubblicati con la casa editrice Studium, Meraki. Il talento di vivere e Luce. È stato un pomeriggio di autentica condivisione umana e culturale, il primo di nuovo in presenza, durante il quale i libri di Francesca Romana hanno riunito in dialogo personalità di diversi ambiti professionali. Ha introdotto i lavori Rosarita Digregorio, che ha ripercorso la lunga carriera letteraria dell’autrice e la sua amicizia con Villa Nazareth; ha moderato l’incontro il critico e docente di Letteratura italiana Nicola Longo. La presentazione dei due volumi è stata affidata ai due illustri linguisti: Luca Serianni, la cui ultima lezione di congedo alla Sapienza è stato, secondo l’autrice, l’evento che ha dato avvio alla nascita di Meraki, e Valeria Della Valle, la quale ha messo in luce la sapiente tessitura stilistica dei due volumi. Meraki, una parola greca che indica il fare qualcosa, è una raccolta di 12 interviste a personaggi distintisi in vari campi della cultura apparse sull’Osservatore Romano; Luce è invece una raccolta di 28 racconti, anch’essa corale, affidata a voci diverse per storia ed età (dai 9 ai 90 anni) che ha aperto la collana Le belle parole di Studium. Tra gli ospiti presenti la Presidente delle Comunità ebraiche italiane Noemi Di Segni, la scrittrice Edith Bruck, il compositore Nicola Piovani, tutti protagonisti dei due libri come autori dei racconti o intervistati dall’autrice. •

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Ciro Fusco e Luigi Accattoli hanno raccontato in Fatti di Vangelo in pandemia: settantadue storie italiane di morte e risurrezione nella stagione del Covid-19 (ViTrenD, 2021) l’Italia che ha saputo reagire al male con il bene, alla disperazione con la speranza, alla confusione con la creatività della cura evangelica. Abbiamo chiesto a Ciro Fusco di accompagnarci dentro le pagine di un libro che ci offre nuove chiavi di lettura di questo tempo incerto. Quando e come nasce l'idea di questo libro? Nasce dal desiderio e dalla sollecitazione, espressa ripetutamente anche da Papa Francesco e dal Presidente Mattarella, di non dimenticare i numerosi segni di bene che si sono manifestati nella stagione terribile della pandemia. Ce ne sono stati tanti, soprattutto nella generosità del soccorso al prossimo. Abbiamo iniziato la ricerca pochi mesi dopo il propagarsi del virus, conducendo per un anno abbondante un continuo monitoraggio di ogni fonte

Dove avete scovato le storie e i loro protagonisti? Le abbiamo cercate nei quotidiani e su tante altre fonti, cartacee e online, nei siti delle diocesi e degli ordini religiosi, vedendo servizi in tv o ascoltandoli alla radio, e di questo va dato atto alla sensibilità di tanti operatori della comunicazione. Ma nel libro non mancano interviste e resoconti inediti. Nel file che raccoglieva queste segnalazioni siamo arrivati a contarne un migliaio, da cui abbiamo selezionato le 72 storie proposte nel libro. Storie di chi è entrato con angoscia in terapia intensiva, raccontando di essersi “messo nelle mani del Signore” o confidando di esserne “uscito vivo per miracolo”. Di chi non ce l’ha fatta, lasciando interrogativi e segnali profetici. Di chi si è rimboccato le maniche, come i tanti medici e infermieri che hanno operato incessantemente, o di chi ha volontariamente aiutato gli altri per come gli è stato possibile. Dunque il male, anche quello più incomprensibile, non ha mai l'ultima parola? Una prova così spaventosa come quella che stiamo vivendo può abbattere molte persone e provocare sconforto e sfiducia. Ma anche nei momenti più oscuri, le testimonianze che abbiamo raccolto lanciano un messaggio di speranza verso il futuro. • Intervista a cura di Rosarita Digregorio


CO N SIG L I DI L E T TU R A

Il profumo di Abramo di Massimo Gargiulo

“Contribuire al mantenimento della pace e della sicurezza rafforzando, attraverso l’educazione, la scienza e la cultura, la collaborazione tra le Nazioni”. Questi i termini con i quali l’articolo 1 dell’Atto Costitutivo dell’Unesco definisce lo scopo fondamentale dell’Organizzazione e che Papa Francesco ha di recente richiamato in occasione della celebrazione del 75° anniversario della sua costituzione. Lo ha fatto attraverso la voce del Segretario di Stato Cardinale

Parolin, don Pietro, che nel leggere da Parigi il messaggio del Pontefice, redatto in francese, ha aggiunto: “Auspico che questa collaborazione permetta di sviluppare non soltanto l’incontro tra le culture, ma anche una vera cultura dell’incontro”. Ecco la chiave interpretativa alla luce della quale comprendere l’entusiasmo con cui ho ritenuto di sostenere il progetto editoriale che Massimo Gargiulo ha realizzato insieme a Marco Morselli: dimostrare, attraverso un accurato lavoro di ricerca, come tradizione cristiana e tradizione giudaica possano porsi in rapporto dialogico, anziché di mero completamento l’una dell’altra, riconoscendo ad entrambe pienezza di senso e freschezza semantica. La prospettiva che indica il lavoro di Massimo e di Marco, nel guardare a ciò che accadde con la cosiddetta “Parting of the ways”, ovvero la biforcazione che tra il 70 al 135 d.C. determinò la separazione del giudaismo cristiano dal giudaismo rabbinico, è quella del costituirsi di una nuova tradizione, il cristianesimo, che nei confronti della propria matrice può porsi in un fecondo confronto esegetico e teologico, a partire dal comune patrimonio scritturistico. Ecco quindi che gli autori, nello scandagliare con attenzione il testo biblico e le opere di

esegeti rabbinici e cristiani, pongono in luce la ricchezza di elementi al servizio del dialogo, pur con l’onestà intellettuale di chi non intende occultare la presenza di antagonismi polemici e complicazioni ermeneutiche. Nel leggere questo pregevole elaborato, che viene presentato all’interno della Collana il Melograno, delle Edizioni Paoline, si respira la fragranza dell’olio della barba di Aronne, profumo di fraternità che ci ricorda, come recita il salmo 133, “quanto sia buono e soave che i fratelli vivano insieme”. È quella cultura che predilige costruire ponti, anziché erigere muri, che ritroviamo mirabilmente espressa nel noto aforisma di Hans Küng: “non c’è pace tra le nazioni senza pace tra le religioni, non c’è pace tra le religioni senza dialogo tra le religioni, non c’è dialogo tra le religioni senza una ricerca sui fondamenti delle religioni”. Ultimo, ma non certo meno significativo, il merito, che va riconosciuto ad autori e curatori, per aver realizzato un’opera che sa rivolgersi efficacemente anche ad un pubblico non esclusivamente specialistico, senza per questo nulla sottrarre a qualità e rigore della ricerca scientifica. • Recensione di Lamberto Iezzi

1 euro al giorno per Villa Nazareth: un altro anno in crescita Non può che andare ai 62 sostenitori di 1 euro al giorno per Villa Nazareth il riconoscimento di tutta la Comunità, per la loro perseveranza nel sostenere la crescita delle nostre nuove generazioni, nonostante le vicissitudini di questi ultimi mesi. Avviato a fine 2015 dall’Associazione Comunità Domenico Tardini, il progetto ha recentemente superato 120.000 euro di donazioni complessive (2015-2020), pervenute attraverso oltre 500 versamenti periodici, in buona parte eseguiti con cadenza mensile. I fondi sono destinati direttamente alla Fondazione Comunità Domenico Tardini Onlus, che conta su un sostegno costante e duraturo per la gestione delle residenze universitarie, cuore della Comunità.

L’adesione è aperta a tutta la famiglia di Villa Nazareth ed assume enorme valore in questa delicata fase storica. Pun-tiamo a raggiungere l’obiettivo di 150.000 euro di raccolta complessiva nel 2021, confidando che continui a crescere negli anni. Per questo motivo abbiamo bisogno anche del tuo contributo. Scopri come •   scansionando il seguente QR code •   oppure scrivendo direttamente a uneuroalgiorno@villanazareth.org

2011–2014

24 MAG 2015

AGO 2015

3 OTT 2015

DIC 2019

Gli studenti raccolgono e devolvono alla Fondazione 36.000 euro per responsabilizzare l'intera Comunità riguardo alle preoccupanti vicissitudini economiche del Collegio.

L'Associazione pubblica i risultati della ricerca sullo stato economico della Fondazione e ripropone l'autofinanziamento come forma di sostentamento comunitario fondamentale.

Durante il soggiorno estivo a Dobbiaco nasce il primo nucleo di associati che si impegna a concretizzare la proposta del 24 maggio.

Il consiglio dell'Associazione dà ufficialmente avvio alla campagna solidale di autofinanziamento 1 euro al giorno per Villa Nazareth.

A distanza di 4 anni dal suo avvio il progetto conta 62 aderenti e ha superato 85.000 euro di offerte devolute a favore delle attività del Collegio.

2011

2014

2015

2016

Il fabbisogno economico del Collegio potrebbe essere interamente soddisfatto se ogni membro della famiglia di Villa Nazareth aderisse al progetto.

2019

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CO M U N I TÀ

I volti nuovi della comunità

STU DE N T ESSE

Amoruso Teresa Benedetta Valenzano (BA) Lettere classiche Università degli studi di Roma Tre Azimi Hajira Afghanistan Global Humanities Università Sapienza di Roma Boer Susy Elisabeth Torre di Mosto (VE) Tecniche di neurofisiopatologia Università Sapienza di Roma Cati Laura Latiano (BR) Medicina Università Sapienza di Roma Florio Chiara San Severo (FG) Ingegneria clinica Università Sapienza di Roma Giammugnai Benedetta Terni (TR) Filologia, letterature e storia del mondo antico (magistrale) Università Sapienza di Roma Mazzocca Veronica Pescara (PE) Filosofia Università Sapienza di Roma

DICEMBRE 2021 • 21

Raghozar Elya Afghanistan Global Humanities Università Sapienza di Roma

Lopatriello Antonio Formia (LT) Scienze biologiche Università Sapienza di Roma

Tintori Bruna Gualdo Tadino (PG) Scienze politiche Università Sapienza di Roma

Lupi Mario Anagni (FR) Economia e finanza Università Sapienza di Roma

Tourbi Hajar Bastia Umbra (PG) Fisica Università Sapienza di Roma

Mbogga Patrick Uganda Economia e finanza(curriculum in inglese) Università Sapienza di Roma

Zappacosta Gasparrini Federico Manoppello (PE) Ingegneria chimica Università Sapienza di Roma

STUD ENTI

Filannino Andrea Raffaele Barletta (BT) Medicina Università Cattolica del Sacro Cuore, Roma Lamanuzzi Alessandro Bisceglie (BA) Storia dell'arte (magistrale) Università degli studi di Roma Tre

Mendiola Federico Calcinate (BG) Ingegneria informatica e automatica Università Sapienza di Roma Pezzano Ludovico Taurianova (RC) Ingegneria meccanica Università Sapienza di Roma Raghozar Ali Afghanistan Global Humanities Università Sapienza di Roma

Rezkalla Amir Egitto Economia and Business Administration (3° anno) Università degli Studi di Roma Tor Vergata

STUDENTI NON RES ID E N T I

De Dominicis Davide Vastogirardi(IS) Fisioterapia Università Sapienza di Roma sezione distaccata di Pozzilli Placidi Michelle Scheggino (PG) Ingegneria civile e ambientale Università di Perugia Rama Silvija Genova (GE) Economia e commercio Università di Genova


CO MU N I TÀ

N OT IZIAR IO

N A SCIT E

28/06/21 Nascita di Matilde Vittoria, figlia di Nicoletta e Ricciardiello Micheli, nostro associato. 04/08/21 Nascita Amelia Calanca, figlia di Dinara e Francesco Calanca. 28/08/21 Nascita di Pietro, figlio di Adolfo Marco Perrotta e Marta Catalfamo. 05/10/21 Nascita di Marta e Matteo, figli di Federica e Gianfrancesco Innocente. 19/11/21 Nascita di Federico, figlio di Lucia Ritrovato e Stefano Orfei. LUT T I

03/08/21 Scomparsa del Sig. Giambattista Catena, padre di Dino, nostro associato. 04/09/21 Scomparsa del Sig. Bartolo Rotoli, compagno di Michela Di Benedetto, nostra associata. 24/09/21 Scomparsa della Sig.ra Fiorella Palazzetti, ex dipendente di Villa Nazareth. 17/11/21 Scomparsa della Sig.ra Ileana De'Angelis, associata ed amica di Villa Nazareth. MAT R IMON I

27/06/21 Matrimonio di Andrea Pettirossi e Paola Russo, celebrato da Mons Claudio Celli nella Chiesa di San Pietro in Montorio (Roma). 21/07/21 Matrimonio di Raffaele Carbonara e Giovanna Lagioia, celebrato presso la Parrocchia del SS.mo Salvatore di Capurso (BA). 27/08/21 Matrimonio di Eleonora Santi e Davide Chierico, celebrato nella Chiesa di S. Francesco, ad Urbania (PU).

AGENDA D I VI LL A

14/06/21 ASSOCIAZIONE Incontro dal titolo “Lo sviluppo sostenibile e i suoi indicatori” con P. Luciano Larivera SJ all'interno del ciclo di conferenze sulla Dottrina sociale della Chiesa, promossi dall'Associazione Comunità Domenico Tardini.

04/09/21 CONCORSO Concorso di ammissione dei nuovi studenti. 11/09/21 BATTESIMI Battesimo di Filippo, figlio di Miriam Corrado e Valeriano Dominici, celebrato a Villa Nazareth da Mons. Claudio Maria Celli.

03/07/21 RICORRENZE Celebrazione eucaristica in LXXX compleanno di Lida Branchesi Pozzi.

12/09/21 RICORRENZE Anniversario consacrazione episcopale Card. Pietro Parolin.

20/07/21 RICORRENZE LXXX compleanno di Mons. Claudio Maria Celli.

22/09/21 INCONTRI CULTURALI Presentazione del libro “MERAKI, Il talento di vivere” e “LUCE” (ed. Studium) a cura di Francesca Romana De'Angelis, presso Villa Nazareth.

23/07/21 CELEBRAZIONI Celebrazione eucaristica ed incontro conviviale per il compleanno e XXV anniversario di consacrazione episcopale di Mons. Claudio Maria Celli, a Villa Nazareth. 25-31/07/21 SUMMER SCHOOL Summer School degli studenti dal titolo “La frattura fra scienza e società”, presso l'Hotel Corona a Mareson di Zoldo (BL). 30/07/21 CELEBRAZIONI Celebrazione eucaristica nel LX anniversario della scomparsa del Card. Domenico Tardini presieduta dal Card. Pietro Parolin presso il Monastero Monte Carmelo di Vetralla, insieme al Vescovo diocesano, Mons. Lino Fumagalli, e a p. Fausto Gianfreda SJ. 28/08/21 CELEBRAZIONI Celebrazione eucaristica a Brisighella (RA) nel secondo anniversario della scomparsa del Card. Achille Silvestrini.

25-26/09/21 ATTIVITÀ DELLE RESIDENZE

Giornate comunitarie dei nuovi ammessi. 16-17/10/21 CORSI DI FORMAZIONE Corso di Basic Life Support Defibrillation, ovvero le manovre di primo soccorso con l'impiego di defibrillatore. 18/10/21 ASSOCIAZIONE Incontro dal titolo “L'Economia di Francesco, un nuovo modello di sviluppo umano integrale” con Stefano Zamagni all'interno del ciclo di conferenze sulla Dottrina sociale della Chiesa, promossi dall'Associazione Comunità Domenico Tardini. 24/10/21 RITIRI SPIRITUALI Ritiro spirituale degli studenti e delle studentesse ad Ariccia (RM).

29/10/21 ASSOCIAZIONE “Incontro con Pier Silverio: La radio di Baldini – La televisione di Macrelli”, presentazione delle ultime novità editoriali di Pier Silverio Pozzi, pubblicate postume, presso la sede RAI di Roma, via Asiago. 11-13/11/21 SEMINARI Seminario autunnale degli studenti dal titolo “L’affettività come orizzonte e prospettiva di compimento umano”. 14/11/21 ASSOCIAZIONE Assemblea annuale ed elezione del nuovo consiglio dell'Associazione Comunità Domenico Tardini. 14/11/21 ATTIVITÀ DELLE RESIDENZE Evento di orientamento al lavoro “Alumni mix” tenuto da alcuni giovani ex alunni di Villa Nazareth. 15/11/21 CELEBRAZIONI Celebrazione eucaristica in occasione del secondo anniversario della scomparsa dell'Ambasciatore Luigi Vittorio Ferraris, presieduta da Mons. Claudio Maria Celli a Villa Nazareth. 25/11/21 INCONTRI CULTURALI Presentazione del libro “Cardinale Domenico Tardini, Pio XII visto da vicino. Con un diario inedito del 1954” a cura di Carlo Felice Casula (Libreria Editrice Vaticana, 2021). 27/11/21 ATTIVITÀ DELLE RESIDENZE Donazione del sangue organizzata a Villa Nazareth dagli studenti. 04-08/12/21 RITIRI SPIRITUALI Ritiro spirituale di avvento degli studenti ad Assisi.

L AU R E E

08/06/2021

22/06/2021

12/07/2021

14/07/2021

L AU R EA TR IE N N AL E

L AUREA M AGI STRALE

L AUREA MAG ISTRA LE

L AUREA MAG ISTR A L E

Michela Vassalli; Mediazione linguistica e interculturale; Università Sapienza di Roma; tesi: “Elezioni USA 2016: Strategie Linguistiche a Confronto”; relatrice prof.ssa Mary Louise Wardle.

Elisa Longato; Lettere classiche, Università degli Studi di Padova; tesi: “Lo pseudogalenico ‘De dignotione ex insomniis’: edizione e commento”; relatore prof. Luciano Bossina, correlatore prof. Ciro Giacomelli.

Mariangela Fortunato; Medicina e chirurgia, Università Cattolica del Sacro Cuore, Roma; tesi: “Impatto prognostico del trattamento cronico con ACE-Inibitori o Sartani in pazienti ipertesi ospedalizzati con infezione da Sars-CoV-2”; relatore prof. Giovanni Gambassi, correlatore prof. Giuseppe De Matteis Paffi.

Simona De Maio; Lettere Moderne, Università degli Studi di Milano La Statale; tesi: “La responsabilità della cura nella narrativa di Alice Munro”; relatore prof. Stefano Ballerio, correlatore prof. ssa Laura Neri.

DICEMBRE 2021 • 22


CO M U N I TÀ

16/07/2021

19/07/2021

20/07/2021

22/07/2021

L AU RE A M AGISTR AL E

L AUREA TRI ENNALE

L AUREA TRIENNA LE

L AUREA TRIENNA LE

Rita Di Pasquale; Filologia moderna, Università Sapienza di Roma; tesi: “Le Rime amorose di Angelo Galli”; relatore prof. Italo Pantani, correlatore prof. Maurizio Campanelli.

Mohab Mahdy Helmy Atanasious; Ingegneria informatica e automatica, Università Sapienza di Roma; tesi: “Controllo di elementi di accumulo per applicazioni di ricarica di veicoli elettrici: schema di connessione a bus”; relatore prof. Alessandro Di Giorgio, correlatore dott. Francesco Liberati.

Valentina Santagata; Filosofia, Università degli studi di Roma Tre; tesi: “Kant e il fondamento della conoscenza. Il rapporto tra l’appercezione trascendentale e l’io penso”; relatore prof.ssa Mariannina Failla.

Pierluigi D’ippolito; Med pianoforte, Conservatorio di Stato “Piccinni” di Bari; tesi: “Dmitrij Dmitrievic Šostakovič: sonata per pianoforte n. 2 in si minore, Op. 61”; relatore prof. Pasquale Iannone, correlatore prof. Stefano Fantini.

26/07/2021

21/09/2021

23/09/2021

14/10/2021

L AU RE A M AGISTR AL E

L AUREA TRI ENNALE

L AUREA TRIENNA LE

L AUREA TRIENNA LE

Fabiana La Rocca; Ingegneria delle telecomunicazioni, Università degli studi “Federico II” di Napoli; tesi: “Change Detection in SAR images”; relatori prof. Antonio De Maio, correlatore prof. Vincenzo Carotenuto.

Martina Sicuso; Lingue e civiltà orientali, Università Sapienza di Roma; tesi: “L’umorismo nel Luotuo Xiangzi di Lao She”; relatore prof.ssa Alessandra Brezzi.

Anna Chessa; Lettere moderne, Università Sapienza di Roma; tesi: “Caterina di Benincasa da Siena e la soluzione della questione avignonese. Una lettura a partire dalle epistole a Gregorio XI”; relatore prof.ssa Eleonora Plebani.

Federica Mastrobattista; Ingegneria clinica, Università Sapienza di Roma; tesi: “Studio dei multivibratori e loro analisi con LTspice”; relatore prof. Domenico Caputo.

21/10/2021

25/10/2021

12/11/2021

03/12/2021

L AU RE A T R IE N N AL E

L AUREA TRI ENNALE

L AUREA MAG ISTRA LE

L AUREA MAG ISTRA LE

Domenico Caparello; Fisica, Università Sapienza di Roma; tesi: “Colonizzazione e terraformazione di corpi minori all'interno del sistema solare”; relatori prof. Franco Meddi e prof. Riccardo Claudi.

DICEMBRE 2021 • 23

Alessandro Lamanuzzi; Scienze dei beni culturali, Università degli Studi di Bari Aldo Moro; tesi: “Santuari, arte e cultura: il caso di studio del santuario di san Pio a San Giovanni Rotondo”; relatore prof.ssa Laura Carnevale.

Letizia Rossetti; Scienze politiche, Università degli studi di Roma Tre; tesi: “Power and gender: the search for equality in modern times”; relatori prof. Francesco Maiolo e prof. Riccardo Claudi.

Gabriele Merlin; Computer Science, Università degli studi di Pisa; tesi: “Replay-based approaches for Continual Learning”; relatore prof. Vincenzo Lomonaco, correlatore prof. Davide Bacciu.


Fondazione Comunità Domenico Tardini in Villa Nazareth Organizzazione non lucrativa di utilità sociale Via Domenico Tardini 33-35, 00167 Roma tel. 06 895981 • C.F. 96099160580 • fondazionetardini@pec.it segreteria@villanazareth.org • www.villanazareth.org

La Fondazione opera con sistema di gestione della qualità

Ente accreditato presso la Regione Lazio Det. N. G16814 del 19/12/2018

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S O STI E N I I G I OVA N TI TAL E N TI DI VIL L A N AZ ARE TH Contribuisci alla missione di Villa Nazareth: accogliere studenti e studentesse con un curriculum scolastico di eccellenza, provenienti da famiglie che, per condizione socio-economica e culturale, non siano in grado di sostenerli negli studi. Ecco i modi per farlo: 1

DONA ZIONE LIB ERA CON:

BONI FI CO BANCARI O

B OLLET TINO P OSTA LE A LLEG ATO

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Aderendo al progetto 1 euro al giorno per Villa Nazareth puoi stare quotidianamente al fianco dei nostri ragazzi. Oltre 50 sostenitori hanno già scelto questa modalità di contribuzione. Per info e adesioni: uneuroalgiorno@villanazareth.org

In sede di dichiarazione dei redditi, inserisci il codice fiscale della Fondazione 96099160580 nella casella delle Onlus: è un gesto di grande valore, che a te non costa nulla. Consulta la pagina web dedicata per tutte le informazioni in merito.

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POSTE ITALIANE SPA

AUTOSTRADE PER L’ITALIA SPA

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