Anno XXXIII, nr. 91, giugno 2022 Poste Italiane S.p.A. Spedizione in Abbonamento postale aut. n° 146/2006 – Periodico ROC. Periodico a carattere culturale Codice ISSN: 2611-1012 SEMINARI Mangiare meglio per salvare il mondo COMUNITÀ Villa Nazareth a Madrid. Realtà collegiali a confronto COMUNITÀ VNOFF, intervista a Aldo Amati e Roberta Colantone La guerra in Ucraina e la necessità di una nuova Helsinki Fame di pace

EDITORE Fondazione Comunità Domenico Tardini ONLUS DIRETTORE RESPONSABILE Giovanni Augello STAMPA Mandato in stampa il 15/7/2022 presso Postel S.p.A., Roma.
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Comunità 10 Villa Nazareth a Madrid. Realtà collegiali a confronto di Sara Pennatini e Marco Monaco 12 Scambi Copomiaointernazionali.aVillaNazareth a cura della Redazione 13 Pinocchio: come la fiaba ha preso vita a teatro di Teresa Cornacchia 14 Alle radici di Villa Nazareth di di Saneh Badhan e Miriam Mangiacotti 15 Lessico comunitario – Pace di Linda Pocher FMA 15 Uscire dalla logica della colpa di Maria Cristina Girardi 16 Spiritualità – Pace non trovo, et non ò da far guerra di Don Luigi Salonia 17 L’umanesimo integrale e la visione cristiana dell’essere umano di Margherita Elia 18 VN OFF – Aldo Amati a cura di Rosarita Digregorio 19 VN OFF – Roberta Colantone a cura di Rosarita Digregorio 20 Un sistema in bilico. Le quirinarie raccontate da Marco Damilano di Francesco Bonacquisto 22 Notiziario
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AngeloLucaDonLindaSaraBeatriceMarcoMiriamMariaAlessandraSoniaChiaraMargheritaValeriaTeresaRobertaDomenicoGiacomoSanehAmatiBadhanBaiocchiCaparelloColantoneCornacchiaDibenedettoEliaEvangelistiFanariFrancoCristinaGirardiMangiacottiMonacoPalumboPennatiniPocherFMALuigiSaloniaTribuzioTuminelli
PosteItalianeS.p.A.SpedizioneinAbbonamentopostaleaut.n°146/2006 PeriodicoROC. COMUNITÀ COMUNITÀ La guerra in Ucraina e la necessità di una nuova Helsinki Fame di pace La Fondazione opera con sistema di gestione della qualità
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GIUGNO 2022 2 SOMMARIO E COLOPHON

FOTO Rosa De Troia Azzurra Forzese HANNO COLLABORATO Aldo
Editoriale 3 Il sacrilegio della guerra e della fame di Card. Pietro Parolin Primo piano 4 Lo “schema di pace” passi per una nuova Helsinki a cura di Giacomo Baiocchi Cultura 6 Guerra in Ucraina: cause e possibili evoluzioni di Luca Tribuzio 7 Mangiare meglio per salvare il mondo di Chiara Evangelisti 8 Alimentazione e pianeta. Bastano solo buon senso e sensibilizzazione? di Beatrice Palumbo 9 Iniziative di sezione di Sonia Fanari, Paola Calabrese, Domenico Caparello, Maurizio Panzarino
Anno XXXIII, nr. 91, giugno 2022
Vorrei da ultimo ricordare il tema del seminario primaverile che abbiamo vissuto e che ha posto particolare attenzione al paradosso di avere zone nelle quali manca il cibo e altre nelle quali il cibo è sovrabbondante e viene addirittura sprecato.
Cari amici di Villa Nazareth, “C’è bisogno di ripudiare la guerra, luogo di morte dove padri e madri seppelliscono i figli, dove uomini uccidono i loro fratelli senza averli nemmeno visti, dove i potenti decidono e i poveri muoiono”. Così Papa Francesco nell’Angelus del 27 marzo 2022. E proseguiva: “La guerra non devasta solo il presente, ma anche l’avvenire della società. Un bambino su due è stato sfollato dal Paese, significa distruggere il futuro e provocare traumi tra i più piccoli e innocenti. Ecco la bestialità della guerra, atto barbaro e sacrilego”. Queste parole e molti degli interventi del Papa sulla guerra, soprattutto sul fatto che essa “non può essere qualcosa di inevitabile” e che noi “non dobbiamo abituarci e dobbiamo convertire lo sdegno di oggi nell'impegno di domani”, segnano la trama delle riflessioni, pacate e decise, raccolte nel volume Contro la guerra. Il coraggio di costruire la pace uscito in coedizione LEV e Solferino. Il pensiero di Papa Francesco è chiaro: “La guerra – ha scritto nell’introduzione al volume – non è la soluzione, la guerra è una pazzia, la guerra è un mostro, la guerra è un cancro che si autoalimenta fagocitando tutto! Di più, la guerra è un sacrilegio, che fa scempio di ciò che è più prezioso sulla nostra terra, la vita umana, l’innocenza dei più piccoli, la bellezza del creato. Sì, la guerra è un sacrilegio! Non posso non ricordare la supplica con cui nel 1962 san Giovanni XXIII chiese ai potenti del suo tempo di fermare un’escalation bellica che avrebbe potuto trascinare il mondo nel baratro del conflitto nucleare. Non posso dimenticare la forza con cui san Paolo VI, intervenendo nel 1965 all’assemblea generale delle Nazioni Unite, disse “Mai più la guerra! Mai più la guerra!”. O, ancora, i tanti appelli per la pace di san Giovanni Paolo II, che nel 1991 ha definito la guerra ‘unʼavventura senza ritorno’”. Del resto, proprio in occasione della presentazione del volume presso la Libera Università LUMSA, i Pontefici ricordati fanno risuonare la ricchezza di magistero proprio sul tema della necessità di non abdicare alla fatica di tessere percorsi di pace. Pensiamo all’inascoltata Nota di Pace di Benedetto XV, la Pacem in terris di Papa Giovanni, l’enciclica Fratelli tutti di Papa Francesco e la decisa voce di Giovanni Paolo II quando “implorava le forze dell’Occidente di non muovere la guerra contro l’Iraq”. È necessaria una nuova Conferenza di Helsinki; recuperare quello spirito che portò 35 Stati a firmare nella capitale finlandese un insieme di accordi per andare “oltre la logica dei blocchi”. In quella Conferenza significativo fu il ruolo svolto dalla Santa Sede e dalla delegazione guidata dal futuro cardinale Agostino Casaroli e integrata dal nostro don Achille. È tempo di abbandonare alleanze militari e colonizzazioni economiche mentre è urgente costruire un nuovo sistema di relazioni internazionali, non più basato sulla deterrenza e sulla forza militare per evitare di precipitare nel baratro della guerra totale. È anzi bene ricordare quanto diceva Giorgio La Pira: “Non guerra inevitabile, ma pace inevitabile”.
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GIUGNO 2022 3 EDITORIALE
Don Pietro
Il edellasacrilegioguerradellafame
Sul tema della pace da ricercare con determinazione senza disperdere alcuna opportunità, benché piccola, diviene sintonica la parola della rubrica “Lessico Comunitario” curata da Suor Linda Pocher.
Oggi, anche nelle zone di grande sviluppo industriale per le quali le ricerche continuamente mettono in evidenza lo spreco continuo di cibo, non mancano molteplici segnali che mettono in evidenza quanto siano necessarie una seria riflessione e l’attivazione di buone pratiche circa l’alimentazione sostenibile. Infatti, le politiche di rilancio per il lavoro faticano a trovare strade convincenti e performanti, l’aumento delle separazioni espongono sempre più a solitudine e povertà, i flussi migratori impongono politiche di sostegno e inclusività: aspetti che pongono a tema l’urgenza di una circolarità educativa per rendere sempre più incisivi atteggiamenti di consumo sostenibile.

• Che ci siano fondate condizioni di successo.
Lo “schema di pace” passi per una nuova
A cura di Giacomo Baiocchi Per comprendere il profondo signifi cato del “No alla guerra” espresso con insistenza da Papa Francesco durante il suo pontificato e in particolare in questi ultimi tragici mesi, è oppor tuno recuperare le parole del Cardinal Pietro Parolin pronunciate lo scorso 29 aprile in occasione della presen tazione del libro del Papa intitolato, appunto, “Contro la guerra” (Solferino e Lev editori). Sono intervenuti all’Uni versità Lumsa anche Romano Prodi, il rettore Francesco Bonini, moderati da Fiorenza Sarzanini. Nel suo intervento, Parolin eviden zia innanzitutto un rischio da evitare, ovvero quello di considerare gli appelli del successore di Pietro come qualcosa di dovuto. Quasi fossero espressione “di una posizione di principio”, alla quale si concede l’aggettivo profetica, con il sottinteso di “utopistica”. Tale approc cio però, non fa i conti con il cuore del messaggio di pace del Papa. Messaggio che affonda le radici nel Vangelo. Come ricordato dal Cardinale, a Pietro che aveva sfoderato la spada tagliando l’o recchio del servo del sommo sacerdote, Gesù ordina di rimettere a posto l’arma, per poi guarire il ferito. Ciò non significa disconoscere il diritto alla legittima difesa. Parolin richiama il Catechismo della Chiesa cattolica, per cui “Tutti i cittadini e tutti i gover nanti sono tenuti ad adoperarsi per evitare le guerre. Fintantoché esi sterà il pericolo della guerra e non ci sarà un'autorità internazionale com petente, munita di forze efficaci, una volta esaurite tutte le possibilità di un pacifico accomodamento, non si potrà negare ai governi il diritto di una legit tima difesa” [paragrafo 2308].
Del tragico potenziale distruttivo delle guerre moderne ha parlato anche Papa Francesco, nell’Enciclica Fratelli Tuti, al paragrafo 258, di cui il Segretario di Stato ha dato lettura: È così che facilmente si opta per la guerra avanzando ogni tipo di scuse apparen temente umanitarie, difensive o preven tive, ricorrendo anche alla manipolazione
• Che tutti gli altri mezzi per porvi fine si siano rivelati impraticabili o inefficaci.
Occorre tuttavia leggere il paragrafo successivo, che si rifà alla necessità di “considerare con rigore le strette condi zioni che giustificano una legittima difesa con la forza militare. Tale decisione, per la sua gravità, è sottomessa a rigorose condizioni di legittimità morale. Occorre •contemporaneamente:Cheildannocausato dall'aggressore alla nazione o alla comunità delle nazioni sia durevole, grave e certo.
Helsinki Romano Prodi, il Card. Pietro Parolin e il rettore della Lumsa, Francesco Bonini

• Che il ricorso alle armi non provo chi mali e disordini più gravi del male da eliminare. Nella valutazione di questa condizione ha un grandissimo peso la potenza dei moderni mezzi di distruzione.” Un’ulteriore considerazione: l’enorme peso dei moderni sistemi di distruzione, che rende imparagonabili le situazioni attuali di guerra con altre che si sono verificate in passato. Parolin ci ricorda quanto scritto da don Milani nella sua lettera ai giudici: nella prima guerra mon diale i morti furono 5% civili 95% militari (si poteva ancora sostenere che i civili erano morti “incidentalmente”). Nella seconda 48% civili 52% militari (non si poteva più sostenere che i civili fossero morti “inciden talmente”). In quella di Corea 84% civili 16% militari (si può ormai sostenere che i militari muoiono “incidentalmente”).
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Richiamando gli articoli 51 e 54 della Costituzione italiana finalizzati alla Pace, il Cardinale afferma con forza che la comunità internazionale ha obbligo di attuare qualsiasi iniziativa diploma tica per arrivare a un cessate il fuoco.
un’occasioneVolontariato, di arricchimento e di apertura verso l’altro Di Valeria Dibenedetto
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Arriviamo quindi al cuore del mes saggio del Cardinale: in concreto, dobbiamo abbandonare lo schema di guerra e assumere quello di pace. Significa non far ripartire la corsa sconsiderata verso il riarmo, evitando di destinare ulteriori risorse per nuove armi invece che al welfare. Occorre un cambio di mentalità, una vera e propria Ceconversione.lohainsegnato l’enciclica Laudato Si’: i problemi globali richiedono rispo ste globali. Adottare lo schema di pace significa quindi rafforzare la parte cipazione agli organismi internazio nali e ritrovare una capacità di inizia tiva europea. Parolin ricorda infatti che quella in corso in Ucraina è una tre menda guerra nel cuore dell’Europa cristiana. “Non entro nel merito della scelta dei paesi di mandare armi all’U craina, che ha diritto di difendersi. Dico soltanto che limitarsi alle armi è rispo sta debole, non risposta forte”.
E l’Europa può essere forza di propul sione. “Servono creatività e coraggio per andare oltre i blocchi e coinvol gere tutti”. In questo contesto, c’è biso gno dello spirito di Helsinki, in cui est e ovest si unirono sulla via della disten sione. “Permettetemi di ricordare il ruolo della delegazione della santa sede guidata da Casaroli. C’è bisogno di una nuova conferenza di pace, c’è bisogno di una nuova Helsinki”.
dell’informazione. Di fatto, negli ultimi decenni tutte le guerre hanno preteso di avere una “giustificazione”.
Il sacrilegio della guerra, conclude Parolin, va quindi fermato con l’ado zione dello schema di pace: non sarà mai troppo tardi, se riusciremo ad applicarlo. •
Alla luce di tutto questo, cosa possiamo fare per la pace? Parolin non ha dubbi: non ha senso piangere sul latte versato, cercando colpe o omissioni. Invece di includere abbiamo costruito un mondo fondato sulle alleanze militari e colo nie economiche. È invece auspicabile la costruzione di un nuovo sistema di rela zioni internazionali, non più basato sulla deterrenza e forma militare. “È una prio rità. Se non lavoriamo per questo, siamo destinati al baratro della guerra totale”. La pace è quindi inevitabile, come soste neva con vigore Giorgio La Pira.
Una delle attività di volontariato a cui gli studenti di Villa Nazareth hanno partecipato nel corso dell’anno è stata la raccolta di beni di prima necessità per l'Ucraina tenutasi presso la basilica di Santa Sofia, a Roma. In questo momento di difficoltà è stato possibile toccare con mano la sensibilità nei confronti di persone che hanno perso improv visamente pezzi di vita quotidiana guadagnati con fatica e lavoro. Le attività di volontariato che si svolgono a Villa Nazareth, infatti, nascono non solo dal desiderio di aiutare gli altri, ma anche dalla piena consa pevolezza che un piccolo gesto gratuito di amore per il prossimo possa essere di sostegno per anima e corpo. È proprio da qui che parte la col laborazione con la parrocchia San Filippo Neri, nella quale gli studenti una volta al mese aiutano a smistare i pacchi di cibo che vengono for niti alle famiglie bisognose. Queste esperienze rappresentano un’occa sione di arricchimento personale e di apertura verso l’altro.
Il Catechismo della Chiesa Cattolica parla della possi bilità di una legittima difesa mediante la forza militare, con il presupposto di dimo strare che vi siano alcune “rigorose con dizioni di legittimità morale”. Tuttavia si cade facilmente in una interpreta zione troppo larga di questo possibile diritto. Così si vogliono giustificare inde bitamente anche attacchi “preventivi” o azioni belliche che difficilmente non tra scinano “mali e disordini più gravi del male da eliminare”. La questione è che, a partire dallo sviluppo delle armi nucle ari, chimiche e biologiche, e delle enormi e crescenti possibilità offerte dalle nuove tecnologie, si è dato alla guerra un potere distruttivo incontrollabile, che colpisce molti civili innocenti. In verità, “mai l’u manità ha avuto tanto potere su sé stessa e niente garantisce che lo utilizzerà bene” . Dunque non possiamo più pensare alla guerra come soluzione, dato che i rischi probabilmente saranno sempre superiori all’ipotetica utilità che le si attribuisce. Davanti a tale realtà, oggi è molto diffi cile sostenere i criteri razionali maturati in altri secoli per parlare di una possibile “guerra giusta”. Mai più la guerra! Parole, quelle del Papa, che rappre sentano uno sguardo lungimirante e concreto. Insieme a lui, le parole dei suoi predecessori si sono rive late al contempo profetiche e realisti che. L’esempio citato è quello di San Giovanni Paolo II, che implorava le forze dell’Occidente di non muovere la guerra contro l’Iraq. Ci fa compren dere la profonda ragionevolezza della posizione di contrarietà alla guerra espressa dai pontefici nel corso della storia, dalla profonda nota di pace espressa da Benedetto XV, agli ultimi appelli di Papa Francesco per la tregua pasquale in Ucraina. “È come se avessimo dimenticato il pas sato – asserisce Parolin – dimenticando le tante guerre combattute in più parti del mondo, alimentate dal commercio di armi”. Assistiamo a una Terza guerra mondiale a pezzi, come descritta dal Papa: basta pensare ai conflitti in Siria, in Yemen o nel Tigray.
controffensiva russa dopo l’operazione Barbarossa del 1941) sono elementi che continuamente emergono nella narra zione russa sulla guerra. Ma tutto questo sottende ben altri piani: il timore russo di una progressiva ridu zione dell’influenza sui territori dell’Eu ropa centrale e del Mar Nero è stato sicuramente uno dei fattori determi nanti dell’invasione. Inoltre, la scelta repentina di Putin ha prodotto effetti altrettanto imprevedibili: rimettendo al centro dello scenario geopolitico l’Eu ropa, la NATO, di cui Macron aveva affer mato la “morte cerebrale” nel 2019, ha acquisito maggiore forza; il riarmo dell’esercito tedesco inoltre rappre senta un evento senza precedenti dalla seconda guerra mondiale. Le morti di civili innocenti, le devasta zioni di intere città, i massacri come quello di Bucha rappresentano la ferita più difficilmente rimarginabile per il popolo ucraino. Le dinamiche della guerra purtroppo sono le stesse, ma cambiano gli strumenti di comunica zione: nel corso dell’incontro si è men zionato il ruolo fondamentale del web. Il presidente Zelensky ha fatto straordina rio uso di questi nuovi mezzi non solo per comunicare con il popolo e stimo lare la resistenza ucraina, ma anche per tessere relazioni diplomatiche. Il senso di impotenza di fronte all’evol versi della crisi si unisce al dolore di quanti, pur condannando l’invasione, sono legati alla storia e alla cultura del popolo russo: alla domanda su cosa pos sano fare i russofili oggi, Savino, rien trato in Italia dopo aver vissuto per diciassette anni in Russia, ha sottoline ato innanzitutto la necessità di “far sen tire una voce di solidarietà”, ed infine ha ricordato Lev Tolstoj, che scrisse nel 1904 Ricredetevi! indirizzato ai soldati russi in Manciuria contro la guerra rus so-giapponese.
• Ricredetevi, gente, e per il bene sia mate riale sia spirituale vostro e dei vostri fratelli e sorelle, fermatevi, ricredetevi, pensate a ciò che state facendo! Ricredetevi e comprendete, che i vostri nemici non sono gli inglesi, i francesi, i tede schi, […] ma che i vostri nemici, gli unici vostri nemici, siete voi stessi, che sostenete con il vostro patriottismo i governi che vi opprimono e causano le vostre disgrazie.
Sin dai primi giorni dell’aggressione bellica all’Ucraina da parte della Federazione russa, la nostra comu nità studentesca ha sentito l’esigenza di approfondire le cause determinanti del conflitto e gli effetti che inevita bilmente si sarebbero sviluppati. Per queste ragioni, il 17 marzo scorso Villa Nazareth ha organizzato un incontro con Giovanni Savino, docente universita rio di Storia contemporanea, e Fabrizio Maronta, responsabile delle relazioni internazionali per la rivista Limes. Come nel suo intervento iniziale Maronta ha tenuto a sottolineare, “il dilemma morale posto dalla guerra e la necessità giornalistica di documentarla, pur evi denti e ineludibili, giustificano un appiat timento sul presente che annulla qual siasi profondità storica e con essa la possibilità di contestualizzare gli eventi, collocandoli in una prospettiva che con senta di eludere le totalizzanti catego rie di bene e male”. E, dunque, per inda gare le ragioni profonde del conflitto in Ucraina non basta tornare indietro agli accordi di Minsk del 2015 o soltanto all’annessione della Crimea nel 2014.

Bisogna invece considerare i legami risa lenti tra Ucraina e Russia. Attraverso una serie di riferimenti storici e culturali, Savino ha evidenziato come da secoli l’i dentità russa e quella ucraina siano for temente integrate. Basti pensare che con l’espressione “Piccola Russia” nel XVIII secolo si intendeva quell’area dell’at tuale territorio ucraino che comprende la capitale Kiev e altre città come Chernihiv dove oggi combatte la resistenza ucraina.
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di Luca Tribuzio Da sinistra a destra Giovanni Savino, Pierfrancesco Lavarra e Fabrizio Maronta.
Come ha precisato Maronta, le guerre non si combattono soltanto con le armi, ma anche attraverso i mezzi della pro paganda o, come si usa dire oggi, della narrazione. E certamente la propa ganda di Mosca ha attinto anche a questo retroterra storico per giustifi care il conflitto agli occhi del popolo russo: l’occidente come minaccia all’in tegrità territoriale e morale della Russia (da Napoleone fino al secondo conflitto mondiale), il richiamo al nazismo come avversario (un chiaro riferimento alla
Guerra in Ucraina: cause e evoluzionipossibili
E tale connessione tra identità russa e ucraina tutt’ora rimane nel bilinguismo e nel comune senso di appartenenza alla cultura dei popoli slavi.
Gli studenti moderatori Giorgio Amadio e Chiara Evangelisti con la relatrice Eva Alessi.

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Nel corso dell’ultimo secolo, l’uomo ha abusato e quasi esaurito le risorse fornite dalla Terra. Questo ipersfrutta mento è andato di pari passo con l’aumento dell’inquina mento ambientale e della temperatura globale e con l’in cremento della popolazione mondiale, che è passata dalla cifra di un miliardo agli inizi del 1800, gli anni della Prima Rivoluzione Industriale, ai quasi otto miliardi di oggi. Con questo scenario e con previsioni di crescita demografica fino a quasi dodici miliardi nel 2100 è perentorio un cam biamento immediato nel nostro stile di vita, se vogliamo continuare a soddisfare i bisogni della popolazione attuale, e garantire un futuro alle generazioni che verranno. Al futuro del nostro pianeta e delle specie che lo abitano –uomo compreso – è stato dedicato il seminario primave rile organizzato dagli studenti di Villa Nazareth intitolato “Alimentazione e pianeta. La sostenibilità da un punto di vista ambientale, economico e sociale”. Proprio la carenza di risorse e, in particolare, il problema della maggior insicurezza alimentare cui stiamo andando incontro è stato l’argomento attorno a cui ha ruotato la prima giornata del seminario, grazie al contributo delle due ospiti: Silvia Lazzaris, giornalista freelance per la piat taforma Food Unfolded e Eva Alessi, responsabile consumi sostenibili del WWF Italia. Le relatrici hanno spiegato come, già oggi, più di 800 milioni di persone soffrono la fame. Allo stesso tempo, un terzo di tutto il cibo prodotto a livello mondiale viene sprecato. Come si è arrivati ad un paradosso del genere? Esiste un metodo per uscire da questo pericoloso circolo vizioso? La percezione del valore del cibo è cambiata con la diffusione dei primi supermercati nel primo dopoguerra negli Stati uniti, mentre in Italia ciò è avvenuto solo nel secondo dopo guerra. Se prima dell’avvento di questi un cittadino medio spendeva il 70% dei propri guadagni in cibo, i supermer cati hanno iniziato a proporre cibo facilmente accessibile a costi più convenienti. Ciò ha creato un sistema di produ zione per cui il cibo non era più un bene di lusso e chiunque poteva accedere ad alimenti non solo economici, ma anche esteticamente più appetibili e più “esotici”. Il vero problema si è innescato quando la domanda del cittadino è diventata sempre più esigente e i grandi produttori hanno iniziato ad avvalersi di ogni strumento per rispondervi in modo ade guato, spesso trascurando l’aspetto etico. Come spiegato da Lazzaris, il sistema di produzione ali mentare è una coperta troppo corta, poiché produrre cibo a prezzi sempre più bassi comporta conseguenze socio-economiche, come il lavoro sottopagato, il capora lato, le aste a ribasso, ma anche gravi conseguenze ambien tali come la deforestazione, la perdita di biodiversità, l’in quinamento delle acque ed emissioni di gas serra. Ci sono anche conseguenze valoriali, come il “doppio fardello della malnutrizione”, per cui mentre una parte della popolazione mondiale continua a soffrire la fame, un’altra è affetta da obesità, malattia cronica, potenzialmente fatale, la cui inci denza, solo in Europa, è aumentata del 161% dalla fine degli anni Novanta ad oggi. Ma come cambiare lo stato attuale delle cose? Alessi, ad esempio, ha esposto le soluzioni proposte dalla campa gna lanciata dal WWF Food4future: riprendere un’alimen tazione a base prettamente vegetale con moderate quan tità di proteine animali, scegliere prodotti da agricoltura biologica, che tutela la biodiversità ed è più rispettosa del benessere animale, comprare prodotti stagionali e a filiera corta, utilizzare più materie prime, ricordare che dietro a prezzi troppo bassi si nascondono scarsa qualità e insuffi ciente tutela del produttore. Si tratta, dunque, di pianificare uno stile di vita che preveda un’alimentazione sostenibile e sana per noi e il pianeta, perché, citando Mike Berners Lee
“There is no Planet B” e non abbiamo altra scelta che cam biare il nostro comportamento se vogliamo letteralmente salvare il mondo.
Mangiare meglio per salvare il mondo di Chiara Evangelisti
Molti investitori e studiosi, inoltre, hanno individuato la più promettente frontiera dell’agroalimentare nelle carni coltivate (in vitro) e nelle agricol ture 4.0. Sul piano nutrizionale, vari studi dimostrano che la carne coltivata risulta notevolmente più ricca da un punto di vista nutrizionale di quella tra dizionale, in quanto costituita di tessuti grassi e muscolari accuratamente sele zionati. È priva di ormoni e antibiotici, e le cellule da cui si avvia il processo di replicazione appartengono ad indivi dui sani. Lo scarso numero di bestiame necessario scoraggia l’adozione di pra tiche che infliggono sofferenze sugli animali, condannandoli a una misera e breve esistenza. Le risorse idriche ed energetiche necessarie sono netta mente inferiori, l’emissione di gas serra ridotta allo stretto necessario. Lo spazio impiegato per l’allevamento è ridimen sionato, il che la rende particolarmente adatta ad una popolazione incline ad addensarsi in grandi centri abitati. Altri esempi di idee innovative soste nibili sono le colture idroponiche o il consumo di insetti, verso cui siamo dif fidenti a causa della nostra cultura ali mentare, ma che di fatto sfamano circa 2 miliardi di persone. È fondamentale che si instauri una sinergia tra le varie iniziative, quelle di sensibilizzazione da un lato e quelle pratiche, di riutilizzo del cibo, dall’al tro, ma soprattutto che si investa in progetti di alimentazione alternativa, che sebbene incontri spesso il nostro scetticismo, non sarebbe meno inna turale di tante altre abitudini ormai collaudate. •
CULTURA
di Beatrice Palumbo
Alimentazione e pianeta.
Con quali criteri si può stabilire l’e ticità di una dieta alimentare? Chi paga lo scotto di una filiera di produ zione alimentare ingiusta e malfun zionante? Esiste un intervento così rivoluzionario da modificare sistemi camente tale filiera? Sono questi alcuni dei quesiti che ci siamo posti nel corso della seconda giornata di semina rio con le dott.sse Tiziana Zoccheddu, Operational Support presso il World Food Programme e la giornalista scien tifica Agnese Codignola. È innegabile che il nostro sistema di produzione è eticamente scorretto. Esso porta alla produzione di un quan titativo sufficiente a sfamare la popo lazione globale, ma la distribuzione delle derrate è inefficace, al punto che, secondo una recente stima di Save the Children, ben il 12% della popolazione del pianeta patisce la fame. La sovrap produzione in zone circoscritte del pia neta, assieme ad una cultura alimen tare bulimica e viziata, fanno sì che circa un terzo del cibo prodotto vada sprecato. Pertanto, è senz’altro impor tante educare i Paesi ricchi a un con sumo più consapevole, pur senza pre tendere che questo basti a rimediare al problema. Per ridistribuire il cibo a livello internazionale è indispensabile un cambiamento sistemico. La soluzione più immediata e sem plicistica sembra quella di diventare vegetariani, ignorando problemi di due tipi: salutare, in quanto il corpo umano necessita di una ragguarde vole quantità di nutrienti che una dieta vegetale può garantire solo se estrema mente bilanciata e affiancata da con trolli medici periodici; logistico, perché, se tutta l’umanità diventasse vegeta riana, per poter garantire il necessario apporto nutrizionale a tutti occorre rebbe un impiego di risorse enorme mente maggiore di quello a cui la terra può far fronte. Inoltre, optare per il vegetarismo, risulta deleterio sotto altri aspetti. Di fronte all’enorme interesse che il tema ricopre per l’attenzione pubblica, i pro duttori dei surrogati vegetali, ma anche le multinazionali dell’agroalimentare, si sono impegnati per rendere gli ali menti palatabili con l’uso di coloranti, addensanti, aromatizzanti, correttori del gusto, zuccheri, sale e leghemo globina. In particolare si è ricorso a quest’ultima proteina per soddisfare l’esplosione di richiesta modificando geneticamente il prodotto, nonostante questa sia cancerogena e ignorando il fatto che in Europa la modifica genetica sia ufficialmente illegale.
Bastano solo buon senso e sensibilizzazione?
La relatrice TizianaGIUGNOZoccheddu.20228
Gli studenti moderatori dell’incontro Felice Tedesco e Federica Mastrobattista e la relatrice Agnese Codignola.


A metà maggio abbiamo avuto l’oppor tunità di interagire con diversi ricerca tori presso l’Area della Ricerca di Roma 1 di Montelibretti, che è il più vasto centro di ricerca del Cnr. Dopo un’intro duzione storica della sede, siamo stati guidati presso diversi istituti di ricerca che trattano tematiche all’avanguar dia all’interno del panorama scienti fico internazionale: i ricercatori, oltre ad illustrare i laboratori e le varie stru mentazioni in dotazione, ci hanno for nito diversi spunti per l’ingresso nel mondo della ricerca e hanno risposto puntualmente a tutte le nostre curiosità. Questo genere di attività ci offre l’oc casione di divenire più consapevoli di come mettere al servizio della collet tività le conoscenze e le competenza acquisite durante questi anni di studio, facendoci così promotori di uno dei concetti cardine della nostra comunità: reinvestire nella società i talenti rice vuti in dono. • Sezione economica di Maurizio Panzarino Il 20 e il 21 maggio la sezione economi co-giuridica di Villa Nazareth è stata impegnata in un ciclo di due incontri denominato “Formazione Finanziaria: per un benessere economico presente e futuro”. Nella prima giornata, Rosalinda Mallardi, volontaria presso Global Thinking Foundation, ha intro dotto gli studenti e le studentesse nel mondo della finanza offrendo una panoramica sui comuni mezzi di pagamento e le loro caratteristi che. Global Thinking Foundation è un ente non profit che si occupa di edu cazione finanziaria rivolgendosi pre valentemente a soggetti indigenti e fasce deboli, con lo scopo di aumen tare il grado di inclusione sociale ed economica. Quest’anno ha sostenuto Villa Nazareth anche con una borsa di studio in favore di una delle studen tesse afgane accolte. Il giorno seguente con Gian Luca Comandini, imprendi tore e divulgatore tecnologico, è stata affrontata la tematica del futuro dell’e conomia, con il ruolo della blockchain, delle criptovalute e della finanza decentralizzata. Sono state presentate le principali caratteristiche di queste nuove tecnologie, indagando i possibili scenari futuri circa il loro ruolo, sia in ambito pubblico che privato. • Il prof. Gianfranco Mosconi e lo studente moderatore Giuseppe Palumbella durante l’incontro della sezione umanistica.

Sezione medica di Sonia Fanari
Ispirate dalle parole del primo Nobel per la fisica Richard Feynman “Io, un uni verso di atomi, un atomo nell’universo”, le attività svolte dalla sezione scienti fica del nostro collegio hanno avuto l’o biettivo di conoscere alcuni ambienti di ricerca presenti sul territorio regionale.
Sezione scientifica di Domenico Caparello
diIniziativesezione
Rosalinda Mallardi per la Global Thinking Foundation

GIUGNO 2022 9 CULTURA
Sezione umanistica di Paola Calabrese La sezione umanistica quest’anno ha deciso di interrogarsi sul funziona mento della democrazia, partendo dagli ideali e dai meccanismi di parte cipazione del demos alla cosa pubblica nell’età di Pericle (460- 429 a.C). È proprio di questo che si è discusso il 6 maggio scorso assieme al prof. Gianfranco Mosconi, docente di Storia Greca presso l’Università degli Studi di Cassino e del Lazio Meridionale. Il discutere sull’organizzazione demo cratica dell’Atene periclea ha portato inevitabilmente a confrontarsi con le democrazie attuali e in particolare con il concetto di postdemocrazia che viene spesso utilizzato per definire l’e poca contemporanea. Esso farebbe riferimento all’idea ormai diffusa non solo di un popolo incapace di eserci tare funzioni di governo, ma anche poco desideroso di farlo: l’astensionismo è infatti molto diffuso. Al posto del popolo, subentrerebbe dunque un’oligarchia. Si è discusso su quali istituzioni o stru menti potrebbero aiutare a sviluppare un sentimento democratico di parte cipazione nella contemporaneità. Nel corso della discussione si è riconosciuto che in questo potrebbe avere grande impatto la scuola, che però stenta ancora a formare cittadini attivi e consapevoli. •
Durante quest’anno accademico, su iniziativa della sezione medica di Villa Nazareth, sono state svolte tre princi pali attività che rispecchiano gli obiet tivi cardine delle sezioni disciplinari: la divulgazione, lo sviluppo di skill prati che e l’approfondimento di tematiche specifiche. Per quanto concerne divul gazione e formazione, già da ottobre si è svolto il corso BLSD (Basic Life Support Defibrillation) erogato dal centro di Italia Emergenza. L’iniziativa è stata estesa a tutta la comunità studentesca riscuo tendo ampio successo e registrando circa 40 partecipanti. Nel mese di feb braio, grazie alla collaborazione della dott.ssa Antonella D’Annolfo, ex studen tessa di Villa Nazareth e medico cardio chirurgo, è stato organizzato il corso di suture chirurgiche, dedicato agli stu denti dal IV al VI anno della facoltà di medicina e chirurgia, permettendo loro di sviluppare delle skill essenziali nella pratica L’ultimamedica.iniziativa, sviluppata in due incontri nelle giornate del 2 Aprile e 27 Maggio, ha invece permesso di approfon dire un tema delicato ma molto impor tante attualmente quale i DAN (Disturbi dell’Alimentazione e Nutrizione), grazie alla collaborazione del dott. Leonardo Mendolicchio, medico psichiatra e pre sidente di Food For Mind. •
Realtà collegiali a confronto di Sara Pennatini Quest’anno Villa Nazareth e il Colegio Mayor Universitario “Isabel De España” di Madrid, diretto dal prof. Nicanor Gómez Villega, hanno avviato un progetto di scambio culturale per favorire la reciproca conoscenza e l’interazione tra gli studenti e le studentesse. I primi contatti con la realtà formativa dei collegi universitari spagnoli erano stati favoriti dalla Conferenza dei Collegi universitari italiani (CCUM), che nel novembre 2019 aveva organizzato una visita-studio a Madrid, per la formazione dei direttori e dei responsabili delle attività culturali (come richiesto dal Miur).
Accolti da Mons. Claudio Maria Celli, da me, da Gabriele Corveddu e da un nutrito gruppo di nostri studenti, dopo un primo momento dedicato alla storia e alla presentazione del progetto formativo di Villa Nazareth, con visita agli ambienti del Collegio, gli ospiti sono stati accompagnati nella tradizionale passeggiata per le vie del centro storico della Capitale. In occasione della cena di benvenuto, anche il Cardinale Pietro Parolin ha voluto dare il suo personale saluto al gruppo spagnolo, sottolineando quanto siano importanti – soprattutto in questo particolare periodo di guerra – l’integrazione e la conoscenza di altre culture diverse dalla nostra. Ad aprile, invece, è stata la volta di Villa Nazareth: un gruppo di nostri studenti e studentesse, accompagnati da me e da Gabriele Corveddu, è stato ospitato a Madrid nella struttura del Colegio Isabel de España, situato nell’ampia Ciudad Universitaria, costituita prevalentemente dai numerosi collegi universitari madrileni, che si susseguono uno accanto all’altro. Per i nostri ragazzi e le nostre ragazze è stata un’esperienza indimenticabile: non solo hanno potuto scoprire le bellezze storiche e artistiche di Madrid, ma si sono anche confrontati con progetti formativi diversi da quello di Villa Nazareth, visitando, oltre al collegio ospitante, anche il Colegio Mayor Chaminade, incentrato su un forte sistema di autogestione della comunità studentesca. Inoltre, di grande impatto è stato vivere, seppur per pochi giorni, all’interno di un vasto quartiere dedicato esclusivamente ai collegi universitari e alle strutture Inaccademiche.Spagnaicollegi universitari sono strutture educative riconosciute per legge e concepite come parte integrante delle Università da cui dipendono. Offrono spazi comunitari e attività culturali di vario tipo, a seconda del progetto formativo a cui si ispirano e seguono una struttura democratica. Il Collegio che ci ha ospitato appartiene alla Università Complutense e si propone come luogo di incontro tra universitari, intellettuali e rappresentanti della società, uno spazio privilegiato dove si cerca di stimolare l’attenzione degli studenti e delle studentesse ai temi della vita pubblica, culturale e artistica. L’accesso ai collegi spagnoli non è vincolato al superamento di un concorso – come invece accade in Italia – ed è subordinato al pagamento di una retta che si attesta sulle 1.200 euro al mese, a prescindere dalla condizione economica dello studente. Diversamente dal sistema italiano, infatti, i Colegios Mayores non rispondono ad un principio di sussidiarietà e non prevedono generalmente meccanismi di sostegno al diritto allo studio, anche se – analogamente ai collegi italiani – non perseguono finalità di lucro, bensì di promozione della cultura e della formazione umana integrale, a servizio del sistema universitario e della società. Tuttavia, proprio il Collegio Chaminade – con cui ci siamo confrontati in un lungo dibattito - ha iniziato a ragionare sulla possibilità di contrastare le diseguaglianze sociali anche attraverso la concessione di borse di studio che permettano di offrire a chi, meritevole, non possa permettersi l’esperienza del collegio Diuniversitario.impatto,inoltre, le strutture sportive di cui ogni Collegio è dotato: i numerosi tornei intercollegiali organizzati periodicamente all’interno della Ciudad universitaria aiutano gli studenti e le studentesse a sentirsi parte di una comunità e rafforzano lo spirito di gruppo. Non sono mancati, perciò, momenti di svago e sana competizione atletica: sia a Roma che a Madrid i ragazzi e le ragazze si sono cimentati in tornei di calcetto e pallavolo, integrandosi perfettamente gli uni con gli altri sin dall’inizio. L’auspicio è di poter continuare a favorire questo progetto per gli anni a venire, consolidando il rapporto con gli amici spagnoli.
Villa Nazareth a Madrid GIUGNO 2022 10 COMUNITÀ
A marzo, poi, abbiamo aperto le nostre porte ad un gruppo ragazzi e ragazze spagnoli, accompagnati dal direttore e dalla responsabile degli studi.
Prima della partenza per Madrid non avevo particolari aspettative: l’unico desiderio era quello di vivere una bella esperienza, sia con i miei compagni di viaggio, sia con tutti i ragazzi che avrei conosciuto sul posto. Non appena arrivato al Colegio ho avuto subito la certezza che questo mio desiderio si sarebbe avverato.

Gli studenti spagnoli ci hanno accolto con lo stesso calore di quando si torna a casa dopo un lungo periodo di assenza.
Sin da subito, una delle frasi ricorrenti è stata “Sabes que esta siempre serà tu casa”, ed è stato proprio così che Nicanor Gómez Villegas, direttore del Colegio, ci ha dato il benvenuto.
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Uno dei momenti che tuttavia porterò sempre con me è legato alla musica: ho avuto il piacere di conoscere diversi ragazzi musicisti e, mossi dalla stessa passione, abbiamo suonato insieme alcuni dei brani iconici della storia della musica internazionale, a conferma che questa rappresenta davvero un linguaggio Ovviamenteuniversale.nonsono mancati i momenti ‘turistici’, in cui i nostri amici spagnoli ci hanno mostrato Madrid in tutte le sue sfaccettature: monumenti, quartieri storici, fino al meraviglioso Museo del Prado. Come ogni visita che si rispetti, non è mancata l’occasione per assaporare la cucina locale con le sue uniche specialità che, complici le lunghe camminate, abbiamo assaporato con gusto.
A più di un mese di distanza, sono contento di constatare che questa esperienza non sia rimasta una parentesi isolata, ma ha permesso di costruire un ponte. I contatti con i ragazzi madrileni sono proseguiti, con la speranza di potersi rivedere. Perché, in fondo, credo che i viaggi siano in larga parte fatti dalle persone che si incontrano, oltre che dai luoghi. Ogni persona conosciuta, ogni storia appresa, ogni momento condiviso contribuisce a maturare, crescere, imparare a guardare da più prospettive. •
Sabes que esta siempre serà tu casa di Marco Monaco Essendo a Villa Nazareth da cinque anni, credevo di aver ben chiara l’idea di vita comunitaria in un collegio universitario. Fortunatamente ho avuto l’occasione di ricredermi. Sono Marco, uno dei 17 studenti che hanno partecipato allo scambio con il Colegio Major Universitario “Isabel de España”, una realtà che, per missione e principi, condivide molti aspetti di Villa Nazareth.
Oltre che dall’accoglienza, sono rimasto molto colpito dal ‘motto’ del Colegio, sulla stessa linea dell’esperienza di Villa Nazareth: “Non veni ministrari sed ministrare”, chiaro riferimento biblico tratto dal Nuovo Testamento, ovvero “Non sono venuto per essere servito ma per servire”. Ancor più lodevole, è stato ritrovare l’esecuzione di tale principio nei comportamenti di tutti. Infatti, durante questa esperienza, gli studenti spagnoli sono sempre stati disponibili in tutto nei nostri confronti. Non ci sono state barriere linguistiche, ideologiche, culturali di alcun tipo. Eravamo ragazzi diversi che hanno giovato dello stare insieme, dal cantare al giocare a calcetto (partita in cui l’Italia si è fatta valere).
Ognuno di noi ha sentito dire almeno una volta nella vita che le esperienze all’estero sono gratificanti: posti nuovi, cibi e abitudini differenti rappresentano una preziosa ed irripetibile opportunità per arricchire il proprio bagaglio personale. A seguito di questo interscambio, non posso che confermare tali affermazioni.
I ragazzi di Villa Nazareth a Puerta del Sol Studenti spagnoli e studenti di Villa Nazareth a Piazza di Spagna. Rocío Montarroso Espadas, Nicanor Gómez Villegas, Sara Pennatini, Pilar Sánchez Benítez e Gabriele Corveddu.


Silvestrini in occasione dell’udienza con Papa Benedetto XVI, resta quella di formare i ragazzi “non solo ad essere un giorno, in qualsiasi genere di vita e professione, ottimi cristiani e ottimi cittadini, ma anche a fare tutto il bene che potranno in seno alla Nelsocietà”.corso dell’incontro a Villa Nazareth, Mons. Claudio Celli, la direttice Sara Pennatini, gli studenti e gli associati che hanno collaborato all’organizzazione dell’evento, hanno accolto gli ospiti americani ed offerto loro l’opportunità di approfondire la conoscenza della nostra comunità attraverso la visita del collegio, alcuni momenti conviviali, l’ascolto di testimonianze e due intermezzi musicali a cura dei nostri studenti Pierluigi D’Ippolito e Benedetta CelliGiammugnai.haaccolto la delegazione americana con parole di saluto, esponendo punti salienti del mandato di Villa Nazareth nella società odierna. A seguire, il presidente della Copomiao, Basil Russo, ha presentato la delegazione e gli scopi dell’organizzazione, nata dal desiderio di superare le divisioni e i particolarismi che segnarono l’emigrazione italiana negli Stati uniti all’inizio del Novecento, per promuovere insieme la cultura italiana e dare visibilità alle tradizioni e ai valori che contraddistinguono le comunità italo-americane.
Il 10 maggio scorso a Villa Nazareth abbiamo incontrato una rappresentanza della Conference of Presidents of Major Italian American Organizations (Copomiao) in visita a Roma dagli Stati uniti. L’evento ha visto la partecipazione di diversi associati e il coinvolgimento attivo degli studenti. La Copomiao, di cui fa parte anche il nostro associato Gabriele Delmonaco con la sua non profit A Chance in Life, ha tra i suoi scopi la promozione della visibilità della cultura italiana negli Stati uniti. La delegazione ha incontrato il Card. Parolin, il quale ha esposto le radici storiche del legame tra la nostra comunità e gli Stati uniti, ricordando che “tra i primi benefattori che sostennero Villa Nazareth vi furono alcuni amici statunitensi, che il Cardinal Tardini riuscì a sollecitare e coinvolgere grazie all’impegno di un sacerdote italo-americano, don Paolino Ciaccio”. Parolin ha citato l’intensa corrispondenza tra il nostro Fondatore e don Paolino, lettere dalle quali trapelano l’umanità e la sollecitudine sacerdotale del Card. Tardini, e da cui si intravedono le trame di una carità creativa, capace di superare le distanze e stabilire relazioni solidali tra Italia e benefattori statunitensi. Don Pietro ha poi continuato ricordando come Villa Nazareth abbia mantenuto vivo il rapporto con gli Stati uniti, attraverso scambi culturali e accademici con varie università cattoliche americane. La prospettiva di questi scambi internazionali si inquadra all’interno della missione propria di Villa Nazareth che, come ha ricordato Parolin citando le parole del Card.

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La nostra associata Alessandra Franco, in rappresentanza degli ex-alunni che hanno sperimentato in prima persona i buoni frutti delle relazioni tra Villa Nazareth e gli Stati uniti, ha raccontato come la sua esperienza di studio e lavoro alla University of Datyon nel 2005 - resa possibile con un progetto di scambio - sia stata fondamentale nel suo percorso umano, accademico e professionale. Mantenendo e ampliando queste relazioni internazionali, Villa Nazareth può offrire ai suoi studenti preziose occasioni di incontro e formazione, ma anche coltivare una prospettiva globale sul mandato di Villa Nazareth, incoraggiando una responsabilità e gratuità che si allarghino al mondo. • A cura della Redazione
aCopomiaointernazionali.ScambiVillaNazareth
Un momento della visita di Copomiao a Villa Nazareth.
hacomePinocchio:lafiabapresovita a teatro
Per mettere in scena le avventure e le peripezie di Pinocchio, e soprattutto per dare la giusta importanza a tutti i componenti della fiaba, sono stati usati tutti gli spazi della sala polifunzionale in cui ha avuto luogo lo spettacolo. Il palco, il proscenio, le pareti e il fondo della sala, la stessa platea, si sono trasformati nei luoghi della storia e nello spazio d’azione dei personaggi, liberi di muoversi a proprio piacimento, senza necessariamente obbedire alle rigide regole della quarta parete del teatro tradizionale. Questo ha richiesto uno sforzo e un coinvolgimento maggiore da parte degli spettatori, perché, di scena in scena, l’attenzione doveva spostarsi e focalizzarsi su punti sempre diversi.
La storia del burattino di legno che, nonostante l’indole libera e giocosa, vorrebbe diventare un bambino vero fa parte dell’immaginario comune e della tradizione italiana, ed è stata oggetto, nel corso del tempo, di numerosi adattamenti teatrali, televisivi e Lacinematografici.rappresentazione che è stata fatta dagli studenti e dalle studentesse di Villa Nazareth – con la regia affidata a Claudia Antonucci e Teresa Cornacchia – ha preso spunto dalla sceneggiatura dell’omonimo film di Matteo Garrone (2019), che non solo è la trasposizione più recente della fiaba, ma è anche quella più fedele al racconto originale di Collodi. Sono stati così reintrodotti personaggi nel tempo dimenticati, come la Lumaca o il Giudice Gorilla.
Dopo un laboratorio teatrale di circa otto mesi, i venti componenti della compagnia teatrale del nostro Collegio hanno portato in scena una delle opere più famose della letteratura italiana: Pinocchio di Carlo Collodi.
Da sinistra a destra Teresa Benedetta Amoruso (Lumachina), Martina Presti (Fata Turchina), Gaetano Dinatale (Pinocchio).

Così, sotto gli occhi del pubblico di Villa Nazareth si è compiuta la magia di una storia senza tempo, in cui convivono poveri falegnami, animali parlanti, fate dai capelli turchini e burattini che alla fine ritrovano il proprio babbo e si trasformano in bambini veri. •
di Teresa Cornacchia
Foto di gruppo della compagnia teatrale di Villa Nazareth 2021-22.
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Il motto di Villa: “ut sint unum” – “affinché siano una cosa sola” – rappresenta per noi un’idea di comunità in cui non convive un insieme scollegato di individui, ma un'unità che lavora in modo sinfonico e accordato, un posto dove si viene educati insieme alla Carità, dove si cresce, si cono sce il prossimo privilegiatamente da vicino e sono valoriz zate le unicità di ognuno di noi; dove si crea un ambiente in cui ci sia più spazio per ciò che ci rende simili rispetto a ciò che ci separa, vivendo la quotidianità delle relazioni come in una famiglia.
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Miriam Mangiacotti e Saneh Badhan, durante il loro intervento alla giornata del fondatore 2022.

Per la stesura dell’intervento si è fatto riferimento a degli estratti dei testi di Padre Fausto Gianfreda.
L'eredità più grande che Tardini lascia al mondo non è tanto il fatto cha abbia sottratto dei bambini alla strada assicurando loro un futuro, quanto nell’educazione data loro: uscire dalla logica del do ut des per abbracciare quella del do ut possis, dare tramite l’esperienza della circolarità dell’amore concretizzata nella gratuità. Affinché siano uno, non chiuso su sé stesso ma che sia iniziatore di circoli virtuosi sempre più ampi. •
Testi di Saneh Badhan e Miriam Mangiacotti, tagliato e rivisto dalla Redazione In occasione della “Giornata del Fondatore”, Miriam Mangiacotti e Saneh Badhan, studenti residenti a Villa Nazareth, hanno preparato un intervento con lo scopo di far conoscere, soprattutto ai nuovi ammessi, la figura del fondatore e i sogni che lo hanno portato all’istituzione del collegio.
Villa Nazareth nasce il 12 aprile 1946 come risposta ad un bisogno concreto di famiglie provate dalla guerra. Essa è segno tangibile dell’atteggiamento evangelico dell’attenzione del Signore verso gli ultimi. Nasce dall’urgenza di Tardini di muoversi celermente per restituire i suoi orfanelli a condi zioni di vita non solo dignitose, ma che potessero permettere loro di “mettere a frutto i loro talenti” e di “redimere tempus”, cogliere il momento per rinascere dalle macerie in un tempo di estrema delicatezza storica, sociale ed economica. Tardini si muove per rispondere a bisogni estremamente concreti, ma il suo modus operandi non è volto al mero sod disfacimento di questi. L’obiettivo ultimo è “innescare un processo di bene in cui i suoi bimbi, diventati adulti, siano propagatori della carità cristiana, moltiplicando il bene rice vuto”. Per avviare questo processo “occorre accendere nei ragazzi la scintilla dell’apostolato”. Scrive Tardini nella sua lettera del 26 settembre 1948: “Dovranno non solo essere buoni, ma sentire altresì il desiderio di far del bene”. Il sogno di Tardini apre ad un orizzonte più ampio che guarda alla realizzazione piena e profonda dell’essere umano. Sogna che i bambini diventino dei leader nella Carità, venendo edu cati a far del bene, a spendersi per gli altri e, allo stesso tempo, grande attenzione viene posta per la crescita delle loro doti di intelligenza e per la cura dello spessore della vita spirituale. Tardini era lucidamente consapevole dell’impatto che le figure educative di riferimento avrebbero avuto sui bambini. Per questo tanta cura e dedizione fu spesa per la loro forma zione. “Ogni bambino è Gesù. Chi educa i bambini, emula gli angeli e, come questi, deve tenere sempre lo sguardo e il cuore fissi verso il Padre Celeste”. Al centro del progetto tardiniano, non c’è il progetto nella sua ispirazione ed attuazione, non c’è l'idea, ma la persona stessa di Cristo. Questa realtà si fa struttura portante, letteralmente, della Villa. Nel cuore dell’attuale collegio viene posta la cap pella. Il cuore pulsante di Tardini è il cuore di Villa, che è Cristo. Sull’altare di marmo è posto il sorprendente tabernacolo dell’illustre Pericle Fazzini, nel quale è raffigurato e quasi glorificato il programma di Villa Nazareth. “Quell’insieme meraviglioso – bambini, angeli, Gesù, Padre Celeste – ricor derà sempre la grande dignità del bambino e, nello stesso tempo, il merito insigne e la terribile responsabilità di chi ha cura dei piccoli” (Tardini, 1954) Gesù, nel capitolo diciottesimo del Vangelo di Matteo, pone in mezzo agli apostoli un bambino indicando la vera gran dezza del Regno dei cieli: la grandezza della piccolezza. Ed è a questa piccolezza che Tardini si consacra. L’attenzione e la valorizzazione del singolo restano pilastri dell’operare educativo della Villa. Tardini non sogna Villa Nazareth come istituzione a tipo di massa, di omologazione, ma luogo in cui ognuno sia libero di vedere i propri talenti portare frutto. Inoltre, per combattere l’egoismo e coltivare la carità, i bam bini venivano messi a contatto stretto con una delle realtà più concrete e scottanti dell’epoca: la povertà estrema del dopoguerra. I bambini di Villa Nazareth si prendevano cura degli altri partecipando a iniziative di volontariato come l’assistenza ai poveri nelle mense e nella Parrocchia di San Filippo Neri. Questo servizio caritativo mette in moto un altro dei principi cardine del modello educativo tardiniano: “i più grandi per i più piccoli”.
Alle radici di Villa Nazareth
Il brano proposto si conclude con l’immagine del fico senza frutti che il padrone della vigna vuole tagliare perché improduttivo. Il vignaiolo, allora, prega il padrone di pazientare ancora un anno; lui nel frattempo lo concimerà e lo curerà. Questa piccola parabola è anche un segno della peda gogia di Dio, tanto più significativa in un contesto formativo come il nostro, in cui, le attese dei “frutti” di ciò che si è seminato, devono conformarsi alla speranza paziente del vignaiolo che non teme di investire altro tempo e cura per il suo albero.
di Linda Pocher FMA di Maria Cristina Girardi
Nell’Antico Testamento, la parola per dire pace è shalom, termine che rac chiude tre significati principali: può essere utilizzata come saluto; può indi care una situazione opposta alla guerra, oppure una relazione di amicizia tra due popoli (cfr. 1Sam 7,14; 1Re 5,4; 22,45).
“Pace a voi!”, sono le prime parole pro nunciate dal Risorto, nel suo primo incontro con i discepoli, ancora sconvolti dagli eventi della passione (Gv 20,19; Lc 24,36). La pace, dunque, è il primo dono che il Risorto offre alla Chiesa, è il primo frutto della Resurrezione. Ma che cos’è la pace, secondo la Scrittura? Non si tratta semplicemente dell’assenza di conflitti, ma di quella pienezza di vita che il cuore umano desidera nel suo profondo e che si realizza nella comunione perfetta con i fratelli e le sorelle in Dio.
Tonino Bello, non può essere conside rata un “prodotto finito […] è una meta sempre intravista, e mai pienamente raggiunta. […] Ciò vuol dire che sul ter reno della pace non ci sarà mai un fischio finale che chiuda la partita e bisognerà giocare sempre ulteriori tempi supple mentari”. Significa anche, però, che più ci apriamo a ricevere e donare perdono, più siamo capaci di misericordia, più diventiamo costruttori di pace nel nostro ambiente e nel mondo intero! •
Domenica 3 aprile suor Linda Pocher, salesiana (FMA), ha guidato il ritiro quaresimale dell’Associazione com mentando la lettura del capitolo 13, versetti 1-9 del Vangelo di Luca.
Un fatto di cronaca, allora come oggi, interroga sul significato del dolore e della violenza che speri mentiamo intorno a noi. I contem poranei di Gesù cercano risposte e non si lasciano sfuggire l’occasione di poter interrogare il Maestro. Di chi è la colpa del dolore delle vittime della repressione di Pilato o di coloro sui quali è caduta accidentalmente la torre di Siloe? Gesù non si presta alla logica della colpa che giustifica la sofferenza subita: “Ritenete che quei Galilei furono peccatori più di tutti i Galilei, poiché hanno sofferto queste cose?”. Suor Linda ha sottolineato la richiesta di Gesù di imparare innan zitutto a leggere “i segni dei tempi” e l’importanza di uscire dalla logica della colpa, soffermandosi sulla pro spettiva della conversione proposta da Gesù, conversione innanzitutto dai propri schemi.
Molto significativa è stata la seconda parte del ritiro in cui abbiamo condi viso le risonanze che il brano ha susci tato in noi. La guerra in Ucraina, che in questi mesi ha scandito le nostre giornate ha suscitato in ognuno di noi le stesse domande di senso sulla sof ferenza degli innocenti, domande che abbiamo condiviso con suor Linda.
La misericordia è il tratto materno di Dio: non è soltanto un’emozione, ma comprende tutta una serie di azioni molto concrete da cui dipende la vita o la morte della creatura. La pace, dunque, è figlia della misericordia del Padre, poiché sgorga del suo perdono, che il Risorto viene ad annunciare ai suoi Lafratelli.pace, perciò, come ci ricorda Mons.
/pà·ce/ sostantivo femminile Figlia di Misericordia, primo dono del Risorto LESSICO COMUNITARIO Pace SPIRITUALITÀ dellalogicadallaUscirecolpa GIUGNO 2022 15 COMUNITÀ
La pace, in questo modo, viene ad inclu dere tranquillità, benessere, benedi zione, armonia in tutte le relazioni e le dimensioni che la vita umana comporta. La pace, in questo senso, ha a che fare direttamente con l’alleanza del popolo con Dio: è ciò che Dio si impegna a donare al popolo in cambio della sua fedeltà. Con il passare del tempo, tutta via, il popolo diviene sempre più consa pevole di non poter meritare il dono, che viene compreso sempre più come frutto dell’amore gratuito di Dio, ovvero della sua misericordia.
• SPIRITUALITÀ di Don
“Pace non trovo, et non ò da far guerra” (Petrarca, Canz. 134) è l’ossimorica espressione che meglio sintetizza l’irriduci bile dissidio interiore di ogni uomo che, paradossalmente, amando – quindi provando sentimenti alti e nobili! – si sente al contempo sempre travolto da un turbinio interiore che pure non determina che inquietudine. E d’altro canto inquieto è il cuore dell’uomo, fintanto che non riposa in Dio (cf. Agostino, conf. 1, 1); “un baratro è l’uomo e il suo cuore un abisso” (Sal 63,7) e l’abisso invoca l’abisso perché solo da esso può essere colmato (cf. Sal 42, 8). Muovendo da queste considerazioni, all’interno del più ampio contesto di riferimento per l’anno – quello della libertà e dell’affettività libera e liberante – abbiamo offerto ai nume rosi studenti residenti che hanno aderito alla proposta di formazione spirituale anche una riflessione sulla guerra; ne abbiamo insieme analizzato i traumatici e funesti risvolti sociali, l’incapacità di comunicazione e soprattutto l’ineffi cacia ai fini preposti. Eppure, poiché all’interno di un per corso di autoconoscenza, a partire dal capolavoro conciliare di Gaudium et Spes ove si pone la questione della natura della pace non quale mera assenza di guerra ma frutto di giustizia e amore (cf. GS 78), della charitas, siamo giunti alla conclu sione che non ci può essere pace se non c’è giustizia e se non c’è equa distribuzione universale dei beni, ma non basta se non c’è amore: allora indissolubile risulta il legame tra giusti zia e amore, è vero, ma quest’amore deve ancora colorarsi di perdono, di misericordia. Per quanto il Magistero abbia spesso fatto sentire la sua voce di disapprovazione e distanza – si pensi ai Papi delle due grandi guerre del secolo scorso, che definirono la guerra quale “inutile strage” e dichiararono che “tutto è perduto con la guerra” – fino al 1963 la teologia morale di scuola aveva mantenuto un lungo capitolo sulla guerra giusta: c’era una dottrina sulla guerra che dimostrava quando una guerra è giusta; essenzialmente il criterio addotto sarebbe che la guerra c’è e deve esistere, allora è necessario darsi un’etica della guerra. Le condizioni mutate e l’assurdità dell’atrocità prospettata, però, spingono Giovanni XXIII ad una riflessione più radicale ed evangelica; questi attua la teologia dei segni dei tempi per cui la storia è il luogo teologico imprescindibile per comprendere la Rivelazione. A partire proprio dalla storia dell’uomo, dalle due ultime guerre e dall’utilizzo delle nuove armi, atomiche, batteriologiche e chimiche, entrando nel profondo delle vicende umane intuisce che non è più possibile fondare neanche razionalmente la guerra – inci sivo è il suo lapidario bellum alienum est a ratione (cf. Pacem in terris, 67), con cui condanna la guerra come propria di chi è folle e privo di senno. Lo intuisce perché tantomeno la guerra è approvata nelle Scritture: Cristo è la realizzazione dell’attesa messianica del Principe della pace (cf. Is 9, 6). Le migliori aspirazioni degli uomini corrispondono al Vangelo e alla vita piena proposta da Cristo; è vero che la guerra c’è sempre stata, ma la Chiesa è chiamata ad essere profezia e se si obbedisce alla storia si obbedisce al Vangelo. Siamo chia mati a testimoniare un Vangelo di pace nella concretezza della Questostoria!percorso
storico – lo si accennava all’inizio – non voleva essere erudizione né ancor meno argomentazione fine a se stessa: questo excursus ha messo in luce a livello macro scopico alcune dinamiche interne del cuore dell’uomo, di ogni uomo. Tali dinamiche, se non ri-conosciute e arginate nel microcosmo del guazzabuglio del cuore umano, possono por tare a derive non marginali; noi stessi siamo chiamati a dive nire, nel nostro piccolo, operatori di pace, costruttori utopici di quella società dell’amore che tanto desideriamo. Giovanni Crisostomo – sulla scorta di quanto pensava Cicerone riguardo all’amicizia – negava la possibilità che tra i cattivi si possa trovare la pace; e converso la si può scorgere ovunque si viva secondo giustizia e virtù (cf. Chrys., hom. IX in Eph. 3). Per questo ci siamo focalizzati non tanto su questioni di poli tica internazionale, quanto piuttosto su dinamiche interne comunitarie, tensioni quotidiane e difficoltà relazionali che fisiologicamente si determinano a motivo della convivenza in residenza. Abbiamo così, proficuamente, tentato di appianare screzi e incomprensioni, nella consapevolezza che ciascuno di noi vive le proprie simpatie e antipatie, ma consci altresì che, con buona pace di Sartre, l’inferno non è l’altro da sé quanto piuttosto l’incapacità di autodeterminarsi e di vivere libertà, giustizia e virtù: “da dove vengono le guerre e le liti che sono in mezzo a voi? Non vengono forse dalle vostre passioni che fanno guerra nelle vostre membra?” (Gc 4, 1). Luigi Salonia
Pace non trovo, et non ò da far guerra
GIUGNO 2022 16 COMUNITÀ
L’umanesimo integrale e la visione cristiana dell’essere umano di Margherita Elia
GIUGNO 2022 17 COMUNITÀ
Prendendo le mosse dal pensiero di Maritain, richiamato nel titolo dell’incontro L’umanesimo integrale e la visione cristiana dell’essere umano, Francesco Miano, professore ordinario di Filosofia morale presso l'università Federico II di Napoli, e Giovanni Salmeri, professore associato di Pedagogia generale e sociale dell'Università di Roma Tor Vergata, hanno cercato di rispondere a queste domande in occasione della presentazione del volume L’affettività. Orizzonte di compimento umano. Sollecitati dalle molteplici chiavi di lettura per orientarsi e tentare di comprendere il complesso mondo delle relazioni interpersonali offerte dal volume, i due relatori hanno condiviso i propri percorsi di Lariflessione.persistente
fecondità del pensiero di Maritain, fonte d’ispirazione per tante generazioni di cattolici impegnati nel mondo culturale e politico del XX secolo, è stata sottolineata dal prof. Miano. Infatti, riconoscere che la vita dell’uomo si pone all’incrocio tra la dimensione affettiva e quella razionale e che è necessario che entrambe crescano insieme in maniera armoniosa permette di riproporre una visione unitaria e integrale dell’essere umano in grado di rispondere all’individualismo, alla frammentarietà e ai rapporti liquidi contemporanei. Egli ha voluto in particolar modo evidenziare lo stretto rapporto esistente tra la dimensione personale e quella sociale e politica. È indubbio, infatti, che molte delle fatiche del nostro tempo siano da ricondurre alle difficoltà riscontrabili nell’ambito delle relazioni e quindi degli affetti. Se le relazioni, quelle amorose ma anche quelle amicali e fraterne nel senso più largo del termine, vengono orientate dalla cura e dal senso di responsabilità verso l’altro, l’intera società né trarrà beneficio perché l’altro non sarà più considerato un oggetto e la consapevolezza di un “noi” nel quale ci si identifica prevarrà su un “io” ed un “tu” che rischiano di entrare in conflitto. Ancora più dell’apporto su specifici temi politici o sociali, è oggi importante che i cristiani diano il loro contributo proprio nell’accompagnare l’uomo alla scoperta della propria autentica vocazione poiché, per sua stessa natura, la vocazione deve aprirsi all’esterno. Nel ricordare che la vita è l’arte dell’incontro, citando Papa Francesco, il prof. Miano ha sottolineato come l’incontro sia apertura, relazione e quindi, inevitabilmente, superamento della dimensione strettamente personale a favore di una dimensione più ampia in cui anche la responsabilità diventa condivisa e quindi più forte. Il prof. Salmeri, condividendo l’attualità del pensiero di Maritain, ha ricostruito in una prospettiva storica il non facile rapporto tra fede e politica, nell’alternarsi tra il desiderio di una maggiore autonomia, che consentirebbe alla fede di affermarsi per la sua stessa forza, e di una più stretta correlazione per beneficiare del supporto politico. Seppure le risposte storicamente realizzate (dal Concilio Vaticano II alla Teologia della liberazione che contrappose alla classica alleanza tra fede e potenti, quella tra fede e oppressi) non si sono dimostrate soddisfacenti, questo non significa che le domande da cui nascevano fossero sbagliate perché, al contrario, quelle istanze continuano ad essere valide. La fede come fonte di ispirazione e di formazione per chi opera in politica, potrebbe essere la risposta di cui si ha bisogno. Infatti, così come gli affetti rappresentano un bisogno essenziale dell’essere umano, allo stesso modo le dimensioni sociale e politica ne sono un completamento Leirrinunciabile.considerazioni proposte dai relatori insieme ai preziosi contributi contenuti nel volume possono essere uno stimolo a riflettere su un aspetto, quello dell’affettività, che spesso erroneamente viene considerato solo come intimo, ma che a ben vedere rappresenta una delle chiavi di volta dell’esistenza dell’essere umano e quindi anche della sua presenza nella società. •
L’affettività può essere la dimensione che fa la sintesi della complessità dell’essere umano? Gli affetti hanno qualcosa a che fare con la politica?
Il percorso di studi è pensato per formare ingegneri capaci di lavorare con successo in un contesto multie interdisciplinare in ambienti operativi dinamici e fortemente internazionalizzati (la conoscenza di almeno una lingua straniera e la familiarità con tools informatici sono un must), abbinando a solide basi scientifiche e ingegneristiche conoscenze specifiche dell’ingegneria spaziale. Ai laureati magistrali in Ingegneria Aerospaziale si aprono sbocchi occupazionali che si estendono ben al di fuori dei limiti regionali e nazionali, sia in centri di ricerca, sia in industrie del settore, grazie a conoscenze idonee a svolgere attività professionali in ogni ambito proprio dell’ingegneria aerospaziale.
Le sfide ecologiche impongono anche un ripensamento dei viaggi aerei. La tecnologia sembra divisa tra velocità sempre più elevate per unire il mondo e la lentezza per salvarlo. Si possono conciliare questi aspetti? Stando ai dati diffusi dall’International Air Transport Association i viaggi aerei, negli anni, sono continuamente aumentati: nel 2019 volavano circa 4 miliardi di passeggeri l’anno, e si stimava (prima della pandemia) che entro il 2036 questo numero sarebbe raddoppiato con un il tasso di crescita dei passeggeri del 5% annuo. Si calcola che ad oggi il trasporto aereo contribuisce con il 2% al totale globale delle emissioni di gas serra, ed il trend sembra essere in aumento. Il traffico aereo pone, quindi, una serie di problemi ambientali, legati ai vari tipi di inquinamento generati dagli aerei – tra cui il rumore, l’inquinamento atmosferico, l’emissione di gas serra -. Le maggiori compagnie aeree mostrano una crescente sensibilità verso la questione ambientale: aumentano, infatti, gli studi e le ricerche volte ad accelerare una transizione ecologica del settore. Vi sono varie prospettive, tra cui l’efficientamento del parco mezzi già esistente, la ricerca di nuovi carburanti (come i biocombustibili) e lo sviluppo di aerei elettrici che saranno idealmente a “emissioni zero”. Il primo sforzo che si sta compiendo è quello di rendere meno pesanti gli aerei con nuovi materiali più leggeri dei tradizionali metalli (è il caso del Boeing 787 e l’Airbus 350, realizzati facendo ampio ricorso ai materiali compositi avanzati). Di conseguenza un ammodernamento delle flotte delle compagnie aeree comporterebbe, a parità di traffico, una diminuzione dell’inquinamento. • a cura di Rosarita Digregorio
AmatiAldo VN OFF
Sono nato a Taranto nel 1970 e con la mia famiglia, Nunzia, mia moglie e le mie figlie Maria Isabella e Daria, rispettivamente di 19 e 17 anni, viviamo in un piccolo centro della provincia di Taranto, San Marzano di San Giuseppe. Mia figlia maggiore è studentessa universitaria alla Sapienza di Roma in Studi Storico Artistici della facoltà di Lettere e Filosofia, mentre la più piccola è al 3° anno di Liceo Scientifico a Taranto. Sono stato studente residente a Villa Nazareth e sono laureato in Ingegneria Aerospaziale. Da quasi 25 anni lavoro in questo settore che mi appassiona profondamente e mi permette di svolgere la mia carriera professionale in giro per il mondo. Da circa due anni e mezzo lavoro per la Thales Alenia Space, azienda leader in Europa per la progettazione e fabbricazione di satelliti e strutture spaziali, come Direttore Industriale nella sede di Roma. Associato dal 2000, quando fu adottato l’attuale Statuto, sono stato consigliere per tre mandati, compreso il mandato attualmente in vigore. Dopo il matrimonio anche Nunzia ha scelto di aderire all’Associazione condividendone i principi e lo stile delle relazioni tra gli associati e le loro famiglie. Il settore aeronautico è sempre stato molto affascinante per chi coltiva interessi ingegneristici. Secondo te perché? In famiglia ho sempre respirato l’ambiente della meccanica anche grazie alla passione che mi ha trasmesso mio padre. Ma già dalle elementari (conservo gelosamente alcuni disegni di navicelle spaziali ispirati ai manga giapponesi molto in voga negli anni ’80 – ho amato tantissimo Gundam) avevo l’ambizione di applicare le conoscenze ad ambiti più innovativi con l’obiettivo di far volare le persone. Per questo ho scelto Ingegneria, perché legata alle materie scientifiche e ad aspetti applicativi e tecnologici a me familiari. Inoltre, gli ambiti aeronautico e spaziale rappresentano, ancora oggi, due delle frontiere più “estreme”, l’uomo non è naturalmente predisposto a volare o a vivere nello spazio; eppure, grazie alla tecnologia, è in grado di farlo. Quali sono attualmente gli sbocchi professionali più importanti?
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ColantoneRoberta VN OFF a cura di Rosarita Digregorio

Qual è l'atteggiamento delle giovani generazioni nei confronti degli studi classici?
Quali sono le ripercussioni che la pandemia ha avuto sulla scuola e sui ragazzi? I ragazzi hanno vissuto un grande disagio che continua a manifestarsi a vari livelli in maniera molto sottile e in alcuni casi preoccupante. Diversi sono stati gli effetti a lungo termine, provocati non solo dall’improvvisa sospensione dell'attività scolastica in presenza, ma soprattutto dal successivo protrarsi di una Didattica digitale integrata, con frequenza della scuola a singhiozzo, in classi dimezzate o complete ma a giorni alterni, a seconda delle opzioni diversamente scelte dai vari Istituti. La scuola non è stata più percepita come un luogo sicuro, essendo chiaro a tutti che non poteva garantire adeguate condizioni di sicurezza quanto ad areazione e distanziamento. Ma soprattutto, con i suoi registri per il tracciamento, il gel disinfettante ad ogni postazione utile, le frecce sui corridoi a segnare le opposte direzioni su cui procedere per non trovarsi troppo vicini, la scuola non è stata più l’ambiente dell’incontro o dello scontro, della socializzazione, del dibattito, dell’apprendimento condiviso. Il ritorno sui banchi è stato di notevole impatto e molti ragazzi, non solo i più fragili, si sono riscoperti impauriti, a disagio, disabituati ad affrontare il confronto diretto con gli insegnanti, con le prove da sostenere e, in alcuni casi, con i compagni.
Quali sono gli interventi che vengono attuati per sostenere gli alunni che vivono queste difficoltà? Nella mia scuola, ad esempio, già a partire dallo scorso anno, è stata incrementata l’offerta di sportelli di ascolto e di sostegno psicologico all'interno dell’Istituto, aperti agli alunni e anche ai genitori. A mio avviso la strada da percorrere è quella di creare all'interno delle classi le condizioni affinché l'apprendimento sia vissuto in maniera serena e stimolante, non solo come un dovere o come una performance da garantire, ma come fonte di arricchimento e di supporto alla conoscenza di se stessi, degli altri e delle problematiche del nostro mondo, in un clima di condivisione, impegno e sostegno reciproco.
Laureata in Letteratura greca, ha conseguito il Dottorato di Ricerca in “Antichità classiche e loro fortuna” e il Diploma di TardinilahaduranteÈMamiani”diAttualmenteall'insegnamentoSpecializzazionesecondario.lavoracomeinsegnanteLetterepressoilLiceo“TerenziodiRoma.statastudentessadiVillaNazarethe,edopoilpercorsouniversitario,ricopertodiversiincarichiperFondazioneComunitàDomenicoeperilCollegioUniversitario.
La difficoltà più evidente risiede nell'insofferenza dei ragazzi di fronte ai tempi lunghi e alla fatica che un contatto diretto con i classici richiede, innanzitutto per svolgere un'attività di traduzione, ad esempio, dal greco o dal latino o anche per l'analisi di un testo di letteratura italiana. Le giovani generazioni sono abituate a reperire informazioni in maniera molto rapida, a restituirle in modo altrettanto istantaneo, sacrificando spesso i nessi logici tra i diversi concetti. Questo non significa, però, che non provino interesse di fronte all'umanità dei classici e che non si lascino interrogare dalle loro suggestioni. Anzi, forse proprio mentre da più parti arrivano gli inviti a ricercare l'utilità pratica di ogni forma di sapere e competenza, poter affidare le proprie passioni e delusioni, inquietudini e domande a quanti prima di loro le hanno diversamente espresse e proposte, senza necessariamente arrivare ad una conclusione, può essere liberatorio e consolante. Nella lettera a Francesco Vettori, in cui annunciava la composizione del “Principe”, Machiavelli, nel confidare all’amico il racconto delle sue giornate lontane dalla vita politica, raccontava così la sua abitudine serale di dedicarsi alla lettura e allo studio dei classici: “rivestito condecentemente, entro nelle antique corti delli antiqui uomini, dove, da loro ricevuto amorevolmente, mi pasco di quel cibo, che solum è mio e che io nacqui per lui; dove io non mi vergogno parlare con loro e domandarli la ragione delle loro azioni; e quelli per la loro umanità mi rispondono”. Parlare dei classici è parlare dell'uomo e questo i ragazzi lo sentono e lo vivono. •
GIUGNO 2022 19 COMUNITÀ
ilScaricanostrobilanciosociale comunita-domenico-tardini-onlus/www.villanazareth.org/fondazione/bilancio-sociale/
della Comunità di Villa Nazareth, chiamata alla formazione integrale degli studenti universitari nell’ottica di una diaconia della cultura che sappia valorizzare i talenti personali al fine di porli al servizio della società e soprattutto dei più deboli.
Contributi di: Angelo Tumminelli, Nicolò Terminio, Marco Settembrini, Luca Cerniglia, Donatella Pagliacci, Vittorio Lingiardi, Massimo Gargiulo, Giuseppina Rosato. •
SCANSIONAMI GIUGNO 2022 20 CONSIGLICOMUNITÀDI LETTURA
Le quirinarie raccontate da Marco Damilano di Francesco Bonacquisto Lo scorso gennaio, con l’approssimarsi dell’elezione del Presidente della Repubblica, il nostro Collegio universitario ha ospitato un incontro con il noto giornalista Marco Damilano che ha offerto il suo punto di vista per comprendere meglio le vicende legate alla nomina della più alta carica dello Stato. Damilano ha analizzato il ruolo che il Presidente Mattarella ha assunto nei diversi periodi del suo mandato: in funzione rappresentativa, come si è ben visto con Mattarella durante la pandemia da Covid-19, oppure in funzione interventista per frenare o accelerare determinati processi, come è avvenuto con l’indicazione dei vari governi di unità nazionale. Il confronto con gli studenti ha portato con sé delle riflessioni sulla necessità di riformare il sistema, poiché l’elezione indiretta ha mostrato una gestazione difficile. Una soluzione potrebbe essere quella di un sistema presidenziale, dove il Presidente viene eletto a suffragio universale, ma in questo caso il rischio è quello
Pensare il contrario significa ripensare l’intero assetto costituzionale, con la conseguenza di affidare i poteri decisionali a una sola persona invece che a una collegialità. La seconda rielezione di un Capo dello Stato, tuttavia, ci pone dei dubbi sulla tenuta del sistema. L’attuale classe dirigente non è stata capace di intercettare figure valide dal punto di vista professionale, etico e morale. Se il doppio mandato presidenziale diventasse una prassi, potremmo definire la Presidenza una monarchia de facto, pur restando un organo monocratico. Il dibattito su questo tema, quindi, dovrà essere affrontato, perché altrimenti si riproporrà ogni sette anni. Attraverso la strada delle riforme, invece, si sceglie di affrontare un sistema in bilico, ponendo in essere un sistema valoriale condiviso. •
di identificare l’unico organo monocratico come capo del governo, quando nel nostro ordinamento è stato concepito come garante delle istituzioni, un arbitro tra le parti.
Un sistema in bilico.
Ripensare l’affettività come orizzonte di compimento umano significa considerarla come una traccia di pienezza per l’esistenza personale, ovvero come quella prospettiva entro la quale l’essere umano si realizza come essere di amore, tale nella misura in cui ama e riceve amore. Dalla capacità di entrare in relazione con gli altri ne va della stessa umanità nella misura in cui sono i legami fraterni che edificano le forme più autentiche dell’umano rendendo i singoli portatori di una pienezza di vita e di valore.
L’affettività. Orizzonte di compimento umano Libro a cura di Massimo Gargiulo –Giuseppina Rosato – Angelo Tumminelli Salvatore Sciascia Editori, 2022. Il volume affronta la tematica dell'affettività riportando gli atti del seminario di studi che si è svolto a Villa Nazareth dall'11 al 13 novembre 2021 durante il quale l'argomento è stato trattato in modo prospettico tanto dal punto di vista filosofico quanto da quello psicoanalitico, psico-sociale e biblico. La questione affettiva si colloca, infatti, all’interno della missione specifica

Non può che andare ai 51 sostenitori di 1 euro al giorno per Villa Nazareth il riconoscimento di tutta la Comunità, per la loro perseveranza nel sostenere la crescita delle nostre nuo ve generazioni, nonostante le vicissitudini di questi ultimi mesi. Avviato a fine 2015 dall’Associazione Comunità Dome nico Tardini, il progetto ha recentemente superato 120.000 euro di donazioni complessive (2015-2020), pervenute attra verso oltre 500 versamenti periodici, in buona parte eseguiti con cadenza mensile. I fondi sono destinati direttamente alla Fondazione Comunità Domenico Tardini Onlus, che conta su un sostegno costante e duraturo per la gestione delle resi denze universitarie, cuore della Comunità. L’adesione è aperta a tutta la famiglia di Villa Nazareth ed assume enorme valore in questa delicata fase storica. Puntiamo a raggiungere l’obiettivo di 200.000 euro di raccolta complessiva nel 2022, confidando che continui a crescere negli anni. Per questo motivo abbiamo bisogno anche del tuo contributo. Scopri come • scansionando il seguente QR code • oppure scrivendo direttamente uneuroalgiorno@villanazareth.orga
Gli2011–2014studenti raccolgono e devolvono alla Fondazione 36.000 euro per riguardol'interaresponsabilizzareComunitàallepreoccupanti vicissitudini economiche del Collegio 24 MAG 2015 FondazionestatodellapubblicaL'Associazioneirisultatiricercasulloeconomicodellaeripropone l'autofinanziamento come forma fondamentale.comunitariosostentamentodi AGO 2015 Durante il soggiorno estivo a Dobbiaco nasce il primo nucleo di associati che si impegna a concretizzare la proposta del 24 maggio. 3 OTT 2015 Il autofinanziamentosolidaleavviodàdell'Associazioneconsiglioufficialmenteallacampagnadi
1 euro al giorno per Villa Nazareth DIC 2021 A distanza di 6 anni dal suo avvio il progetto conta 51 aderenti e ha superato 143.000 € di offerte devolute a favore delle attività del Collegio. Il soddisfattoessereCollegioeconomicofabbisognodelpotrebbeinteramente se ogni membro della famiglia di Villa Nazareth aderisse al progetto.
2011 20152014 2016 2021
Dona il tuo 5x1000 a Villa Nazareth Lo scorso anno ben 1.124 persone hanno scelto di sostenerci e di darci fiducia, destinando il 5x1000 a Villa Nazareth.Vorremmo dire grazie ad ognuna di queste persone che ci ha aiutato a dare un’opportunità ai tanti giovani che Villa Nazareth accoglie. Purtroppo non possiamo farlo personalmente perché l’elenco di quanti donano il 5x1000 non è pubblico. Non sappiamo chi sono, ma sappiamo come sono queste persone: fiduciose nei giovani e sostenitrici dei loro talenti; desiderose di essere vicine a chi viene da situazioni di bisogno; convinte che lo studio e l’impegno formativo nei valori di Villa Nazareth possano costruire una vita migliore; consapevoli di quanto sia bello, prezioso e arricchente accogliere. Sono questi valori ad unirci e a renderci una comunità.
AVVERTENZE Per esprimere la scelta a favore di una delle finalità destinatarie della quota del cinque per mille dell’IRPEF, il contribuente deve apporre la propria firma nel riquadro corrispondente. Il contribuente ha inoltre la facoltà di indicare anche il codice fiscale di un soggetto beneficiario. La scelta deve essere fatta esclusivamente per una sola delle finalità beneficiarie. In aggiunta a quanto indicato nell informativa sul trattamento dei dati, contenuta nelle istruzioni, si precisa che dati personali del contribuente verranno utilizzati solo dall Agenzia delle Entrate per attuare la scelta.
Codice fiscale del beneficiario (eventuale) FIRMA FINANZIAMENTO DELLA RICERCA SANITARIA Codice fiscale del beneficiario (eventuale) FIRMA
SOSTEGNO DEGLI ENTI DEL TERZO SETTORE ISCRITTI NEL RUNTS DI CUI ALL’ART. 46, C. 1, DEL D.LGS. 3 LUGLIO 2017, N. 117, COMPRESE LE COOPERATIVE SOCIALI ED ESCLUSE LE IMPRESE SOCIALI COSTITUITE IN FORMA DI SOCIETA’, NONCHE’ SOSTEGNO DELLE ONLUS ISCRITTE ALL’ANAGRAFE Codice fiscale del beneficiario (eventuale) FIRMA FINANZIAMENTO DELLA RICERCA SCIENTIFICA DELLA UNIVERSITA’ SCELTA PER LA DESTINAZIONE DEL CINQUEPER MILLE DELL’IRPEF (in caso di scelta FIRMARE in UNO degli spazi sottostanti)

FINANZIAMENTO DELLE ATTIVITA’ DI TUTELA, PROMOZIONE E VALORIZZAZIONE DEI BENI CULTURALI PAESAGGISTICI (SOGGETTI DI CUI ALL’ART. 2, C.2, DEL D.P.C.M. 28 LUGLIO 2016) FIRMA SOSTEGNO DELLE ATTIVITA’ SOCIALI SVOLTE DAL COMUNE DI RESIDENZA FIRMA SOSTEGNO DEGLI ENTI GESTORI DELLE AREE PROTETTE FIRMA SOSTEGNO ALLE ASSOCIAZIONI SPORTIVE DILETTANTISTICHE RICONOSCIUTE AI FINI SPORTIVI DAL CONI A NORMA DI LEGGE CHE SVOLGONO UNA RILEVANTE ATTIVITA’ DI INTERESSE SOCIALE Codice fiscale del beneficiario (eventuale) FIRMA SCELTA PER LA DESTINAZIONE DEL DUEPER MILLE DELL’IRPEF (in caso di scelta FIRMARE nello spazio sottostante)
Per questo motivo, se non lo hai ancora fatto, ti invito a destinare il tuo 5x1000 a Villa Nazareth. Oggi più che mai abbiamo bisogno della tua vicinanza. La tua firma per il 5 per 1000 a Villa Nazareth è un gesto semplice che ha un valore enorme: vuol dire dare fiducia ai giovani che ogni anno ospitiamo, che potranno dare un futuro al loro talento nonostante le difficoltà economiche in cui vivono; valorizzare l’esperienza umana, culturale e spirituale che il nostro collegio offre loro; vuol dire far crescere un luogo che esprime i valori fondamentali per i cittadini del domani.
AVVERTENZE Per esprimere la scelta a favore di uno dei partiti politici beneficiari del due per mille dell’IRPEF, il contribuente deve apporre la propria firma nel riquadro, indicando il codice del partito prescelto. La scelta deve essere fatta esclusivamente per uno solo dei partiti politici beneficiari. PARTITO POLITICO FIRMA
1 euro al giorno per Villa Nazareth: un altro anno in crescita
DEVOLVERE COMUNITÀ GIUGNO 2022 21
CODICECODICEFISCALE Codice fiscale del beneficiario (eventuale) Codice fiscale del beneficiario (eventuale) 96099160580 Mario Rossi La tua firma il nostro codice fiscale È molto semplice: nella tua dichiarazione dei redditi ti basterà firmare all’interno del riquadro: “sostegno degli enti del terzo settore iscritti nel runts di cui all’art. 46, c. 1, del d. lgs. 3 luglio 2017, n. 117, comprese le cooperative sociali ed escluse le imprese sociali costituite in forma di società, nonchè sostegno delle onlus iscritte all’anagrafe” e inserire il nostro codice fiscale: 96099160580 COME
GIUGNO 2022 22 COMUNITÀ
In occasione dell'incontro associativo dedicato all'umanesimo integrale dell'11 giugno, l'Associazione ha voluto festeggiare anche i 25 anni dell'ordinazione sacerdotale di don Rocco Picardo, celebrata il 15 marzo presso la parrocchia di San Michele Arcangelo in San Michele di Serino (AV). Don Rocco, che ha prestato il suo servizio a Villa Nazareth negli ultimi anni novanta e inizio anni duemila, è tornato a concelebrare la Santa Messa in Cappella e, nell'omelia, ha ricordato come l'esperienza a Villa Nazareth sia stata per lui determinante nel consolidare la ferma convinzione che la Relazione - con Dio e con gli altri - è il nostro tesoro più prezioso. Tanti ex studenti si sono uniti ai festeggiamenti in giardino: grandi sono infatti la gratitudine e l'affetto per un sacerdote e un amico che, sia negli anni di residenza a Villa, sia dopo, ha dedicato a tanti di noi una profonda cura pastorale, una pronta disponibilità all'ascolto, un fecondo dialogo sui temi e i valori che più ci interpellano. •

ORDINAZIONI XXV anniversario di ordinazione sacerdotale di Don Rocco Picardo. 17/03/2022
INCONTRI CULTURALI Incontro culturale della sezione medica dal titolo "Disturbi alimentari – Delicato equilibrio fra mente e corpo" con il Dr. Leonardo Mendolicchio, Medico Psichiatra e psicoanalista, presidente di FOOD For MIND – Centri per la cura dei Disturbi Alimentari. 03/04/2022 ASSOCIAZIONE Ritiro dell'associazione guidato da Suor Linda Pocher. 08-09/04/2022 SEMINARI Seminario "Alimentazioneprimaverileresidenzialedaltitoloepianeta. La sostenibilità da un punto di vista ambientale, economico e sociale". 09/04/2022 ANNIVERSARI 50° anniversario di matrimonio di Laura e Gildo Crespi. 20/04/2022 CELEBRAZIONI IV anniversario della scomparsa della Prof.ssa Angela Groppelli – Celebrazione a Villa Nazareth presieduta da Mons. Claudio Celli. 06/05/2022 INCONTRI CULTURALI Incontro culturale della sezione letteraria dal titolo "Come funziona una democrazia. Ideali e meccanismi della partecipazione nella democrazia nell'età di Pericle" con il Prof. Gianfranco Mosconi. 10/05/2022 INCONTRI CULTURALI Incontro con l'associazione COPOMIAO (Conference of Presidents of Major Italian American Organizations) a Villa Nazareth. 20-21/05/2022 INCONTRI CULTURALI Incontro culturale su "Formazione finanziaria: per un benessere economico presente e futuro", relatori Claudia Pieroni, Rosalinda Mallardi e Gianluca Comandini.
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NOTIZIARIONASCITE 20/02/2022 Nascita di Michela, figlia di Luisa e Enrico Guastaferro, figlio di Michele. 24/03/2022 Nascita di Carlo Uberto Libutti, figlio di Michela Di Lorenzo e Pierluigi. 15/06/2022 Nascita di Isaac Ninu, figlio di Chiara e Alessio Ninu. 28/06/2022 Nascita di Elena, figlia di Chiara Creato e Domenico Sciandra. LUTTI 24/02/2022 Scomparsa del Maestro Goffredo Gaeta, artista amico di Villa Nazareth. 04/03/2022 Scomparsa del Dott. Carlo Teodonio, nostro associato. 09/04/2022 Scomparsa del sig. Fernando Risolo, padre di Chiara, nostra associata. 11/04/2022 Scomparsa di Alfredo Semeraro, ex alunno di Villa Nazareth. AGENDA DI VILLA 04-08/12/2021
Picardodisacerdotaledell'ordinazioneannidonRocco
ATTIVITÀ DELLE RESIDENZE Scambio culturale a Madrid degli studenti e studentesse di Villa Nazareth con il Colegio Mayor Universitario "Isabel de España". 01/04/2022
RITIRI SPIRITUALI Ritiro spirituale di avvento degli studenti ad Assisi. 17/01/2022 RICORRENZE Compleanno del Cardinale Pietro Parolin, Presidente di Villa Nazareth. 17/01/2022 INCONTRI CULTURALI Incontro culturale con il Dott. Marco Damilano sul tema “Romanzo Quirinale. Dialogo sull'elezione del Presidente della Repubblica”. 26/02/2022 INCONTRI CULTURALI Festa del fondatore. Incontro culturale dal titolo: Domenico Tardini educatore: dalla gioventù cattolica a Villa Nazareth. Relatori il Prof. Carlo Felice Casula e Padre Fausto Gianfreda SJ. 02/03/2022
INCONTRI CULTURALI Incontro culturale sul conflitto fra Russia e Ucraina. Relatori: prof. Giovanni Savini, docente universitario di storia contemporanea e Dott. Fabrizio Maronta, responsabile relazioni internazionali della rivista "Limes". 18/03/2022 INCONTRI CULTURALI Incontro culturale della sezione giuridica su "Analisi della diplomazia pontificia: multilateralismo e bilateralismo della Santa Sede" con Mons. Joseph Marino, Presidente della Pontificia Accademia Ecclesiastica. 24-27/03/2022
CELEBRAZIONI Celebrazione del mercoledì delle ceneri a Villa Nazareth, presieduta da Mons. Claudio Celli. 04/03/2022 VISITE CULTURALI Visita culturale agli scavi di Ercolano (NA). 04-06/03/2022 RITIRI SPIRITUALI Ritiro spirituale degli studenti presso il Santuario della Beata Vergine del Rosario di Pompei (NA). 15/03/2022
ATTIVITÀ DELLE RESIDENZE Scambio culturale a Villa Nazareth degli studenti e studentesse del Colegio Mayor Universitario "Isabel de España". 31/03-03/04/2022
LAUREA MAGISTRALE 04/02/2022 Vincenzo IngegneriaMerolainformatica, Università degli studi di Napoli Federico II, tesi: “Kubernetes: isolamento dei container, sicurezza e vulnerabilità del più noto ambiente di orchestrazione”, relatore prof. Domenico Cotroneo. 03/11/2021
COMUNITÀ GIUGNO 2022 23
Stefano ArtificialEspositointelligence and robotics, Università Sapienza di Roma, tesi: “Real-time path-tracing of implicit neural representations”, relatore prof. Emanuele Rodolà, correlatore prof. André Hinkenjann. LAUREA MAGISTRALE 21/03/2022 Teresa Cornacchia Teatro, cinema, danza e arti digitali, Università Sapienza di Roma, tesi: “Il cinema ad Altamura: storie e memorie del consumo cinematografico dal dopoguerra ad oggi”, relatore prof. Adriano Garofalo, correlatore prof. Andrea Minuz. LAUREA MAGISTRALE 25/03/2022 Marcello Marcello, Giurisprudenza, Pontificia Università Lateranense di Roma, tesi: “Dall’occupazione alla riconciliazione. La Commissione Verità e Riconciliazione in Timor Est: profili di diritti umani e giustizia di transizione”, relatore prof. Vincenzo Buonomo, correlatori prof.ssa Silvia Angeletti e Prof.ssa Donatella Morana. LAUREA MAGISTRALE 21/06/2022 Francesco IngegneriaCristianogestionale, Università degli studi di Napoli “Federico II”, tesi: “I collegamenti ferroviari del porto di Napoli: assetto infrastrutturale attuale e previsionale, analisi di competitività, prospettive future”, relatore prof. ing. Vittorio Marzano, correlatore prof. Daniela Tocchi. LAUREA MAGISTRALE 31/03/2022
Ilenia ScienzeBruseghellopolitichee relazioni internazionali, Università Sapienza di Roma. tesi: “Le terrorisme en ligne, un enjeu pour l’Union : enquête sur les stratégies de cyber défense dans le procès d’intégration européenne”, relatore prof.ssa Maria Cristina Marchetti. 16/03/2022
LAUREA TRIENNALE Nicolò ScienzeRuizeconomiche e bancarie, Università degli studi di Siena, tesi: “Covid 19: rischi di credito bancari e caso di gestione degli NPL”, relatore prof. Ruggero Bertelli. 20/12/2021





Noemi ComunicazioneVentola pubblica e d’impresa, Università Sapienza di Roma, tesi: “La Comunicazione come fattore chiave per il settore della moda sostenibile”, relatore prof.ssa Stella Romagnoli. 08/03/2022


Valerio di IngegneriaFloriomeccanica, Università degli studi di Bologna, tesi: “Ottimizzazione della procedura per la redazione delle liste ricambi di una macchina automatica per il packaging farmaceutico”, relatore prof. A. Regattieri.
LAUREA TRIENNALE
LAUREA TRIENNALE
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LAUREA


Claudia IngegneriaAntonucciinformatica, Università Sapienza di Roma, tesi: “Rendering ed animazione: da Toy story alla Pixar di oggi”, relatore prof. Marco Schaerf. LAUREA TRIENNALE 14/12/2021

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