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Esiste veramente una frattura tra Scienza e Società?

Esiste veramente una frattura tra Scienza e Società?

di Federica Palermo

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L’analisi del punto di rottura tra scienza e società, proposta come interrogativo del seminario, ha rivelato, in realtà, l’inesistenza stessa di questa frattura, grazie alla competenza e alla forza dei dati riportati dai relatori e del metodo scientifico. Scienza e società, infatti, contrariamente a quanto possa far percepire l’odierna narrazione di giornali, social e altri canali di comunicazione, sono molto vicine. Durante la giornata del 29 luglio scorso, gli studenti di Villa Nazareth hanno partecipato alle conferenze che si sono tenute in occasione della ormai tradizionale Summer School incorniciata dal paesaggio delle Dolomiti, per la prima volta quest’anno a Mareson, in provincia di Belluno. Gli avvenimenti straordinari dell’ultimo anno hanno evidenziato l’urgente ma spesso irragionevole necessità della società di ottenere risposte affidabili, sicure e certe da parte della scienza. Il professor Alberto Mantovani, vice rettore per la ricerca e professore di patologia presso Humanitas University, patologo, immunologo, nonché divulgatore scientifico e noto scienziato, ha sottolineato, al contrario, il bisogno di una ragionevolezza dell’aspettativa scientifica. Senza di essa, infatti, si rischia di cadere nella preoccupazione e nello scetticismo nei confronti della scienza, pretendendo risposte che essa non può dare con certezza assoluta e in così poco tempo. È chiaro, invece, che il “rischio zero” non esiste, ma si tratta sempre di bilanciare rischi e benefici, come abbiamo potuto sperimentare nelle circostanze pandemiche che stiamo vivendo. Il professore ha spiegato come la scienza debba seguire la cosiddetta “Regola delle 3 R” sulla quale si basa la sua veridicità e il suo rapporto di fiducia con la società. Prima di tutto, il rispetto dei dati, veri e propri pilastri fondanti dalla cui attendibilità derivano le scoperte e le applicazioni presenti nella vita di tutti. In secondo luogo, il rispetto delle competenze, secondo cui ogni scienziato deve attenersi al proprio campo di pertinenza, evitando, in questo modo, di divulgare informazioni inesatte, in accordo anche con l’ultima regola, ovvero quella della responsabilità sociale che deve guidare l’atto della divulgazione in quanto determinante di opinioni e scelte essenziali, soprattutto in tema di salute. È evidente, allora, come il caos e la sfiducia,

Massimiano Bucchi e lo studente Valerio Santi nella prima giornata del seminario estivo 2021. determinati dalla presa di posizione di alcuni scienziati e divulgatori scientifici, sia stata dovuta proprio alla mancata responsabilità sociale di esperti che, superando i confini del proprio settore di competenza, si sono espressi in maniera errata e fuorviante su tematiche importanti. La dottoressa Roberta Villa ha esaminato, in particolar modo il ruolo della comunicazione durante la pandemia. Giornalista e divulgatrice scientifica, laureata in medicina, Roberta Villa è molto attiva sui social, e lo è stata in particolare nell’ultimo anno sul tema delle vaccinazioni. La dottoressa ha evidenziato alcuni errori quali, oltre al già citato scarso rispetto dei campi di competenza di alcuni scienziati, la disintermediazione, ovvero l’assente mediazione delle informazioni scientifiche da parte di un esperto del settore, sostituita, al contrario, dall’esposizione mediatica di opinioni personali e supposizioni di personaggi appartenenti a campi molto lontani dal mondo scientifico, come quello politico o dello spettacolo. Anche la comunicazione istituzionale, a volte, è carente di figure di riferimento esperte dell’ambito scientifico. In aggiunta, la facilità di reperire informazioni dai numerosi canali di comunicazione, primo fra tutti internet, ha determinato un rischioso effetto collaterale, definitivo da Roberta Villa “infodemia”, ovvero un sovraccarico informativo che disorienta e impaurisce il lettore, che si trova costretto a districarsi tra un numero elevato di notizie, spesso di dubbia qualità e attendibilità. Per queste ragioni diventa complicato saper riconoscere le fake news, anche perché il lettore, secondo il fenomeno del bias confermativo, tende a ricercare contenuti che confermino la propria posizione in un contesto di polarizzazione del dibattito pubblico verso opinioni più estremizzate. In un orizzonte di profonda complessità e confusione, la sfiducia delle persone nei confronti della scienza è troppo spesso attribuibile ad una non corretta comunicazione tra le due parti. Sono fondamentali, quindi, consapevolezza e responsabilità sia da parte del cittadino che si informa, sia da parte delle istituzioni, al fine di sanare l’apparente frattura tra scienza e società. •