Villa Nazareth, n.92 dicembre 2022

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COMUNITÀ

Anno XXXIII, nr. 92, dicembre 2022 Poste Italiane S.p.A. Spedizione in Abbonamento postale aut. n° 146/2006 – Periodico ROC. Periodico a carattere culturale Codice ISSN: 2611-1012
SEMINARI Il cardinale Domenico Tardini e le arti, un patrimonio riscoperto
CULTURA
Luca Serianni. Il ricordo di Francesca Romana de’ Angelis
Europa,
emergenze
senso di comunità
Erasmus e lavoro. In viaggio con i nostri studenti Il futuro dell’Europa tra crisi,
e
Uniti nella diversità

Fondazione

Comunità Domenico Tardini Organizzazione non lucrativa di utilità sociale

Via Domenico Tardini 33-35 00167 Roma tel. 06 895981 C.F. 96099160580 fondazionetardini@pec.it segreteria@villanazareth.org www.villanazareth.org

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Editoriale

3 Il Natale della Pace di Card. Pietro Parolin

Primo piano

4

5

Unione Europea: quale futuro? di Bruna Tintori

“L’Unione europea non è un incidente della Storia” di Nino Marzullo

6 Quale ruolo per l’UE negli scenari di crisi attuali? di Giacomo Guarini

Cultura

8 Il Cardinale Domenico Tardini e le Arti di Massimo Moretti e Lida Branchesi

Comunità

15 Lessico comunitario – Crisi di Lamberto Iezzi

16 Spiritualità – La crescita come identità in perenne divenire di Don Luca Mazza

17 I volti nuovi della comunità

18 I giovani e l’Unione europea: il ruolo di EucA di Saman Moadeli

19 JOBFair 2022: dove talenti e mercato si incontrano a cura della Redazione

20 VN OFF – Enzo Cozzolino a cura di Rosarita Digregorio

21 VN OFF – Rosanna Pinizzotto a cura di Rosarita Digregorio 22 Lauree 23 #VNabroad. Storie ed esperienze dei nostri studenti all’estero 23 Notiziario

Ente accreditato presso la Regione Lazio Det. N. G16814 del 19/12/2018

11 Un pianeta in crisi. La sostenibilità rigenerativa in dialogo con la morale deontologica di Veronica Mazzocca

12 Innovazione green. La tecnologia al passo con l’ambiente di Anthony Sborgia

Appartenente alla Conferenza dei Collegi Universitari di Merito (CCUM) e alla European University College Association (EUCA)

13 Un'umanità solida e gentile. In ricordo di Luca Serianni di Francesca Romana de’ Angelis

Rimani aggiornato sulle iniziative di Villa Nazareth iscrivendoti al Canale Telegram https://t.me/s/villanazareth

Villa Nazareth

Periodico a carattere culturale Aut. n. 676/89 del 4/12/1989

REDAZIONE

Via Domenico Tardini 35 00167 Roma redazione@villanazareth.org 06 895981

EDITORE

Fondazione Comunità Domenico Tardini ONLUS

DIRETTORE RESPONSABILE

Giovanni Augello

STAMPA Mandato in stampa il 30/11/2022 presso Postel S.p.A., Roma.

REDAZIONE

Teresa Benedetta Amoruso

Paola Calabrese

Laura Cati

Maurizio Panzarino Rosarita Digregorio Maria Collevecchio

PROGETTO GRAFICO

Stefano Orfei

DIREZIONE ARTISTICA

Diego Marsicano

FOTO

Rosa De Troia Arianna Minnini Ali Rahgozar

HANNO COLLABORATO

Lida Branchesi

Enzo Cozzolino

Francesca Romana de’ Angelis

Giacomo Guarini

Lamberto Iezzi

Miriam Mangiacotti

Nino Marzullo

Federica Mastrobattista

Don Luca Mazza

Veronica Mazzocca

Saman Moadeli

Massimo Moretti

Federica Palermo Rosanna Pinizzotto Anthony Sborgia Bruna Tintori

DICEMBRE 2022 2 SOMMARIO E COLOPHON

Il Natale della Pace

Cari amici di Vlla Nazareth, “Il Natale del Signore è il natale della pace”. Con questo pensiero, tratto dai discorsi del Papa San Leone Magno, intendo accompagnare l’augurio di buon Natale che dirigo cordialmente a tutta la comunità di Villa Nazareth. Al tema della pace ho dedicato il mio intervento nell’ultima edizione del giornalino. Ma non è superfluo ritornarci, soprattutto nell’approssimarsi della solennità del Santo Natale.

Da ormai dieci mesi si combatte in Ucraina. Giorno dopo giorno i mass-media ci offrono immagini di bombardamenti, di vittime, di gente costretta a lasciare le case, di violazioni del diritto umanitario internazionale, di crimini di guerra. Quanto dolore! Non si vedono prospettive immediate di un cessate-il-fuoco e dell’avvio di negoziati. Se qualche cosa non succederà in questa ultima parte dell’anno, vivremo un Natale ben amaro! Non dimentichiamo, inoltre, i tanti scontri bellici in atto nel mondo, che Papa Francesco ricorda spesso e che gli hanno fatto dire che stiamo vivendo la terza guerra mondiale a pezzi e a bocconi.

D’altra parte, va ricordata con gratitudine e speranza l’accresciuta sensibilità di totale ripudio della guerra e di sincera promozione della pace che contraddistingue la gran parte degli uomini e delle donne di oggi, come pure gli sforzi della diplomazia mondiale. Anche la Santa Sede non ha lesinato impegno in questo senso, offrendosi come terreno neutrale di incontro e di dialogo nel caso dell’aggressione russa contro l’Ucraina. È sorto un movimento che tenta di far rivivere lo “spirito di Helsinki”, grazie al quale si avviò a superamento la contrapposizione della “guerra fredda” in Europa e al quale contribuì non poco, accanto al Card. Casaroli, il nostro don Achille, del quale ci apprestiamo a celebrare il centenario della nascita.

Tutte queste azioni sono giuste, necessarie,

benedette e vanno perseguite con determinazione, al di là dei risultati concreti che riescono a raggiungere, talvolta motivo di frustrazione. Ma non possiamo trascurare quanto, della guerra, afferma il Concilio Ecumenico Vaticano II. Nella Costituzione pastorale sulla Chiesa nel mondo contemporaneo, la Gaudium et Spes, esso tratta della promozione della “vera pace” e dei mezzi necessari per il suo raggiungimento. La convinzione di fondo da cui parte il Concilio è che “gli squilibri di cui soffre il mondo contemporaneo si collegano con quel più profondo squilibrio che è radicato nel cuore dell’uomo”, il quale “soffre in sé stesso una divisione, dalla quale provengono anche tante e così gravi discordie nella società” (n. 10). Questo “profondo squilibrio” è originato dal primo peccato dell’uomo, che è essenzialmente una disobbedienza a Dio e una mancanza di fiducia nella sua bontà, con la conseguenza della perdita dell’amicizia con il Creatore e della rottura dell’armonia con sé stesso, con il prossimo e con la natura. Allora, bisogna guarire il cuore dell’uomo, superando lo squilibrio e la divisione di cui soffre, per mettere le premesse di una vera pace nel mondo! Il Figlio di Dio si è fatto uomo proprio per sanare questa miserevole condizione in cui si trova l’essere umano. Egli è la nostra pace, scrive San Paolo agli Efesini (2,14).

Il Concilio, dopo aver messo in luce che la pace è dono di Gesù Cristo, aggiunge che essa esige la collaborazione dell’uomo, redento e riconciliato, usando l’immagine di un edificio mai concluso, ma da costruirsi continuamente. Indica, in questo senso, due direzioni: la vigilanza della legittima autorità e il costante dominio delle passioni. Molte discordie, infatti, nascono dallo spirito di dominio, dal disprezzo delle persone, dall’invidia, dalla diffidenza, dall’orgoglio e da altre passioni egoistiche (cfr. GS n. 83).

Mi pare che qui abbiamo tutti un ampio campo di azione per collaborare alla costruzione della pace: diventare uomini virtuosi! Con tutte le proprie energie sensibili e spirituali la persona virtuosa tende verso il bene, lo ricerca e lo sceglie in azioni concrete. Sembra poi un paradosso, ma gli uomini virtuosi devono fare guerra contro le passioni che abitano nel loro cuore per fare pace nel mondo! Quel Gesù

che è venuto a portare pace sulla terra è venuto anche a portare la spada (Mt. 10,34). È vero che il contesto immediato di questa sua affermazione è quello familiare, ma possiamo intenderlo anche come la quotidiana lotta che dobbiamo intraprendere, come suoi discepoli, contro quella parte di noi stessi che non è ancora evangelizzata e resiste alla sua grazia.

Non è un piccolo o insignificante contributo che possiamo portare alla causa della pace. È quello che possiamo fare qui, tutti e subito. Credo fermamente che questa sia una delle dimensioni fondamentali in cui deve declinarsi il senso cristiano della vita che è valore fondamentale su cui poggia la nostra identità e in cui si realizza la nostra missione, come abbiamo confermato nel Progetto educativo approvato nell’ultima Assemblea ordinaria dell’Associazione Comunità Domenico Tardini.

Questi pensieri accompagnino la nostra riflessione e alimentino il nostro impegno nel periodo di Avvento che ci sta davanti e nella celebrazione del Natale del Signore, che è il natale della pace.

Buon Natale a tutti!

Don Pietro

DICEMBRE 2022 3 EDITORIALE

Unione Europea: quale futuro?

Quali sono le prospettive future dell’Unione Europea? Sarà capace di affrontare le sfide globali imposte dall’attuale (dis)ordine internazionale? Sono questi gli interrogativi alla base del seminario autunnale dal titolo: “United in diversity: l’UE fra crisi, emergenze e prospettive future”, che si è aperto giovedì 10 Novembre con un ospite illustre: Antonio Parenti, Rappresentante della Commissione europea in Italia. La pandemia da Covid-19 ha messo a dura prova l’Unione europea, la quale si è trovata ad affrontare una crisi economica e sociale ben più grave di quella del “debito sovrano” del 2010-2011. Se in quell’epoca l’Ue non vi aveva saputo rispondere efficacemente, in questo caso sono stati coraggiosamente superati gli ostacoli politici ad una risposta unitaria e solidale. Così, nel luglio 2020, dopo intensi giorni di trattative, è stato approvato il Next Generation EU (NGEU): strumento di ripresa e di rilancio dell’economia europea, ma soprattutto importante acceleratore del processo di integrazione europea

e di potenziamento dell’Unione economica e monetaria. Parenti ne ha messo in rilievo la straordinaria opportunità per il nostro Paese.

Il NGEU aspira non solo a ricucire le fratture economiche e sociali, ma ha anche uno sguardo al futuro; non a caso, tra le sue missioni cardine vi sono la rivoluzione verde e la transizione ecologica. L’emergenza climatica rappresenta una sfida epocale per l’umanità. Recentemente, alla Cop27 di Sharm El Sheikh, il Segretario generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres ha avvertito che il mondo si trova nella “corsia verso l’inferno”. A che punto si trova l’Ue? L’Unione europea sta mantenendo i propri impegni per raggiungere la neutralità climatica nel 2030. Tuttavia, come ribadito da Parenti, ciò non è sufficiente, è necessaria una maggiore cooperazione, coinvolgendo quegli stati come la Cina e l’India, che maggiormente emettono Co2.

In un mondo sempre più interconnesso è cruciale la cooperazione tra le potenze strategiche; in particolar

modo si rivela fondamentale l’autonomia strategica europea, in quanto molteplici sono le sfide che richiedono maggiore integrazione a livello di politiche di sicurezza e di difesa. Uno shock esogeno che ha messo in discussione il precario equilibrio raggiunto successivamente alla pandemia è stata l’aggressione ai danni dell’Ucraina da parte della Federazione Russa. Nel dibattito politico si è tornati a parlare del processo di allargamento dell’Ue, facendo riferimento all’Ucraina, senza dimenticare anche la Moldavia e la Georgia.

In riferimento a tutto ciò, Parenti si è soffermato sull’analisi della sua sostenibilità per il mercato unico europeo, affermando che esso non rappresenta un ostacolo.

Infine, si è messo a fuoco il ruolo della cittadinanza attiva europea. La Conferenza sul futuro dell’Europa che si è conclusa a Strasburgo lo scorso 9 maggio ha rappresentato un importante momento di riflessione e di dibattito, coinvolgendo non solo le istituzioni europee ma anche i cittadini europei. Si auspica che le proposte contenute nell’elaborato finale possano rappresentare una base per una futura revisione dei trattati.

Come scriveva Jean Monnet: “L’Europa si è forgiata nelle crisi e sarà la somma delle soluzioni adottate per quelle crisi”. Dunque l’Unione europea è chiamata ad affrontare sfide cruciali, che rappresentano un’opportunità per trasformare e costruire un mondo migliore.

di Bruna Tintori
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Il relatore Antonio Parenti.

“L’Unione europea non è un incidente della Storia”

Il seminario autunnale, dedicato integralmente al tema “Unione Europea”, ha affrontato tematiche molto diverse tra loro e allo stesso tempo molto attuali. Il progetto legato a questo seminario poggiava in origine le sue basi su un contesto geopolitico diverso rispetto a quello attuale, e avrebbe voluto coinvolgere una personalità che, nel corso degli ultimi quindici anni, ha incarnato in modo unico il percorso di evoluzione dell’Unione Europea (Ue): David Sassoli. L’ex Presidente del Parlamento europeo, nel suo discorso di insediamento del 2019, scandì in modo preciso il percorso che avrebbe voluto per il futuro dell’Unione europea e affermò solennemente che “L’Unione europea non è un incidente della Storia”.

Il conflitto in Ucraina ha cambiato le carte in tavola. Tuttavia, gli eventi non possono oscurare quanto è stato fatto in Europa per lo sviluppo delle istituzioni europee e per le economie dei Paesi membri. La seconda conferenza del seminario, dal titolo “Monetary Union in the EU: state of play”, ha pertanto voluto compiere un viaggio differente, legato agli aspetti economici della “costruzione europea”. Quello intrapreso dall’Ue, infatti, è stato un percorso lungo e tortuoso che, nonostante alcune gravi battute d’arresto, non si è mai interrotto e ha caratterizzato le vicende politiche e sociali degli ultimi settant’anni.

Umberto Triulzi, ordinario di Politica economica alla Sapienza Università di Roma e docente di Mediterranean Economics presso la Luiss, è intervenuto sui passaggi chiave che hanno

portato allo scenario economico attuale in Europa. Triulzi ha avuto modo di delineare, attraverso un percorso storico, i passaggi che hanno portato all’adozione della moneta unica e ha parlato delle personalità che hanno determinato l’evoluzione della politica monetaria europea.

Un momento fondamentale nel processo di integrazione economica europea si ebbe grazie al Trattato di Maastricht del 1992. In quella occasione avvenne il passaggio tra CEE e Ue, furono allargate e implementate le competenze in capo all’Unione e si posero le basi per l’Europa del nuovo millennio. Triulzi ha inoltre sottolineato come in questa fase abbia ricoperto un ruolo fondamentale Jacques Delors, l’allora presidente della Commissione europea.

Durante la conferenza sono stati scandagliati gli aspetti evolutivi della politica monetaria europea, giungendo fino all’attualità. Quest’ultimo aspetto è stato delineato dal secondo relatore, il Ministro Plenipotenziario Nicola Verola, vice direttore generale per l’Europa e la politica commerciale internazionale presso il Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale (MAECI).

Verola ha affrontato inizialmente il tema dell’atto fondativo dell’Ue, il quale si inseriva in un contesto di forti squilibri in Europa, come ricordato da Henry Kissinger nel suo testo “World Order”. Il secondo passaggio chiave è quello legato alle crisi susseguitesi tra il 2007 e il 2012: l’Ue si è ritrovata a fronteggiare le crisi più gravi dal 1929 e ha dovuto contrastarle mediante

interventi straordinari. Il Covid-19 ha stravolto le economie dei Paesi membri e ha cambiato il mindset della politica economica europea: lo shock esogeno provocato dal diffondersi della pandemia ha portato alla sospensione del Patto di Stabilità e Crescita (PSC) e ha condotto, per la prima volta, i Paesi Ue a condividere il proprio debito, grazie agli interventi previsti dal programma Next Generation EU. Lo stesso PSC, oggetto di analisi dell’ultimo punto toccato da Verola, rischia di essere uno strumento anacronistico, se non verrà riformato per il futuro che attende le economie europee. È stato affrontato, a questo proposito, l’impatto economico che avrà la ricostruzione futura dell’Ucraina. L’Ue, che sarà chiamata a svolgere un ruolo cruciale, sarà pronta per affrontare questa nuova sfida? Sul piano economico, infatti, l’Unione europea dovrà portare a termine nuovi progetti se vorrà essere davvero competitiva a livello mondiale, come l’unione bancaria e degli interventi legati alla capacità fiscale europea. L’economia internazionale oggi richiede degli interventi rapidi e che siano in grado di garantire stabilità. L’Ue potrà essere all’altezza di questi parametri solo se continuerà a perseguire una politica economica e monetaria che consideri le caratteristiche di tutti i paesi membri, nel rispetto dello sviluppo differenziato di ognuno di essi. L’Ue potrà continuare a crescere solo se sarà “Unita nella diversità”. •

Il relatore Nicola Verola.
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Il moderatore Nino Marzullo e il relatore Umberto Triulzi.

Quale ruolo per l’UE negli scenari di crisi attuali?

Può – e in che misura – l’Ue essere attualmente considerata un attore di primaria rilevanza nel contesto globale e nei principali scenari di crisi attuali? È da questa domanda che è partita la conferenza conclusiva del seminario autunnale sul tema: “Is the EU a global player? L’Ue come player negli scenari internazionali e negli attuali contesti emergenziali”, tenutasi a Villa Nazareth sabato 12 novembre. Intervenuti come relatori Elena Sciso, professoressa di Diritto Internazionale presso la LUISS Guido Carli e direttrice del Centro di Ricerca sulle Organizzazioni Internazionali ed Europee, e Guido Lenzi, Ambasciatore (a.r.) e docente di “Diplomazia nel mondo globale” presso l’Università di Bologna. A moderare l’evento Federico Bonomi, studente dottorando presso la LUISS e residente a Villa Nazareth. La domanda che ha dato il via all’incontro ha condotto i due relatori ad una articolata riflessione su problematiche emergenziali di stringente attualità, dalla crisi del conflitto russo-ucraino, all’emergenza sanitaria da Covid-19, passando per l’impatto dei cambiamenti climatici e dei flussi migratori. Alla luce di tali problematiche, i relatori hanno colto l’occasione per condurre la riflessione entro una più ampia prospettiva di sistema, che ha considerato la stessa genesi e architettura di fondo della Ue – e quindi le sue peculiarità politiche e giuridiche – anche nell’utile comparazione con differenti organizzazioni nel contesto internazionale, quali ad esempio il Consiglio d’Europa, oppure con stati federali come gli Usa. Numerosi quindi gli spunti di attenzione offerti al pubblico e, giungendo in conclusione

all’interrogativo-leitmotiv dell’evento, Sciso ha osservato che l’Ue avrebbe in potenza tutti gli elementi per essere player globale, e tuttavia difetta di una visione strategica che trascenda la somma degli interessi particolari degli stati membri. Ciò impedisce quindi all’Ue di avere un ruolo più incisivo negli assetti e nelle problematiche globali. Lenzi ha osservato peraltro come l’Ue non abbia, a partire dal suo momento genetico, una vocazione di potenza e la sua collocazione nel mondo debba essere per forza di cose diversa da quella di attori come Usa, Russia e Cina. L’Europa dovrebbe ambire ad essere al contempo modello e magnete. Modello per la ricostruzione del sistema internazionale e per lo sviluppo di un consenso diffuso verso un comune denominatore comportamentale a livello globale, che abbia l’umanità come interesse comune condiviso pur tenendo conto delle differenze cultuali che popolano il mondo. Magnete per la forza attrattiva che la sua visione del mondo può avere per altre realtà, a partire dagli stati geograficamente contigui. Assume quindi rilevanza fondamentale, a giudizio di entrambi i relatori, che l’Ue chiarisca il proprio ruolo nel mondo attuale. I problemi e una certa debolezza dell’Ue emergono peraltro anche nell’attuale tragico scenario di conflitto russo-ucraino. Gli spunti di attenzione posti dai relatori in questo specifico contesto traggono validi elementi di raffronto anche da pregressi o attuali scenari di crisi di rilevanza bellica/securitaria, quali l’attentato terroristico contro Charlie Hebdo in Francia nel 2015 o gli ancora attuali

tragici contesti siriano e libico. In ogni caso, sul punto Sciso ha evidenziato talune ambiguità e una scarsa incisività dell’Ue già nella fase pregressa della crisi russo-ucraina, sin dal 2014, e ha nondimeno posto l’attenzione sugli strumenti concreti con i quali far valere la propria presenza nel supporto all’aggredito. Lenzi, infine, ha evidenziato come la tragedia del conflitto in questione meriti una risposta decisa, ma si dovrebbe al contempo ripensare allo spirito di Helsinki, che in occasione della Conferenza del 1975 aveva condotto alla condivisione di principi comuni per l’intero territorio europeo, superando in ciò lo stesso profondo solco che divideva il continente allora immerso nella Guerra Fredda. All’esito di un vivo dibattito suscitato presso la comunità studentesca dalle riflessioni dei relatori, mons. Claudio Celli ha rimarcato proprio l’importanza della riscoperta dello spirito di Helsinki, rammentando anche l’intenso sforzo diplomatico che vide coinvolto in quel contesto in prima persona il compianto don Achille, e invitando in conclusione i presenti a riflettere – finanche in un tragico frangente come quello attuale –sulla centralità e imprescindibilità del dialogo. •

Il relatore Guido Lenzi e il moderatore Federico Bonomi.
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La relatrice Elena Sciso.

L’Europa tra arte, musica e opportunità

Il contest “EU Around you” ha permesso agli studenti di rappresentare, tramite una forma espressiva a scelta, i valori e il significato dell’Ue. Le opere premiate sono state quelle di Maria Simoniello, prima classificata, Antonio Lopatriello e Elisa Gnucci, con una menzione speciale per Lorenzo De Cesaris e Ludovico Pezzano.

Durante il seminario, inoltre, alcuni studenti hanno visitato lo spazio interattivo “Europa Experience” a Roma. Un’esperienza che ha offerto agli studenti la possibilità di simulare un incontro del Parlamento Europeo, dall’istituzione delle commissioni sulle proposte di legge alla votazione finale.

Altro momento importante è stato il confronto con i rappresentanti dell’EuCA (European University College Association). Gian Luca Giovannucci e Maria Grazia Melfi, rispettivamente presidente e responsabile progetti EucA, hanno consentito di sperimentare la preparazione di una application per un Traineeship nelle differenti istituzioni europee.

L’atto finale del seminario è stato affidato al concerto dal titolo “European Music for Diplomacy”. Guidati dal maestro Filippo Belloni, gli studenti hanno eseguito 12 brani, come il numero di stelle presenti sulla bandiera Ue. Ogni brano ha espresso una tradizione musicale differente: ritmi, storie e melodie diverse, ma unite nella diversità.

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Affrontare le tematiche degli incontri con modalità diverse da quelle abituali è stato uno dei punti chiave del seminario appena concluso.

Il Cardinale Domenico Tardini e le Arti

Nel febbraio 2018, nel corso del suo ultimo mandato come consigliere dell’Associazione Comunità Domenico Tardini, Pier Silverio Pozzi propose di dedicare una giornata di studio al tema “Tardini e gli artisti”. A poco più di due anni dalla sua morte, siamo riusciti a sviluppare e realizzare questa felice intuizione, partendo proprio da alcuni appunti ripescati dal suo archivio personale. Si è così aperto un laboratorio di ricerca per iniziativa di Lida Branchesi e Massimo Moretti, componenti del Comitato scientifico per i sessant’anni della morte del

cardinal Tardini. Le scoperte e le sorprese si sono susseguite, e nell’ultimo anno la conoscenza del patrimonio storico e artistico di Villa Nazareth e del suo valore ne risulta trasformata e notevolmente accresciuta. Delle nuove piste di indagine, e dei primi risultati che troveranno opportuno spazio in una pubblicazione scientifica la cui uscita è programmata entro il prossimo 2023, si è parlato a Villa Nazareth in un incontro di studio dal titolo “Il cardinale Domenico Tardini e le arti”, al quale hanno partecipato storici dell’arte della comunità con

il coinvolgimento di studiosi provenienti dal mondo dei Musei e dell’Università. La giornata è stata celebrata in coincidenza con l’ottantacinquesimo compleanno di Pier Silverio, di cui si è fatta memoria già nelle parole di apertura del cardinale Pietro Parolin.

Dalla documentazione presente a Villa Nazareth, tutta ancora da riordinare ed oggi di non facile consultazione, è stato possibile selezionare, oltre a documenti di prima mano mai presi prima in considerazione, preziosi materiali fotografici utili alla ricostruzione dei contesti e degli assetti originari degli spazi (con particolare riferimento alla cappella) e delle opere d’arte. Per la prima volta sono stati presentati i primi risultati di una ricerca condotta su fonti inedite, in particolare i documenti dei primi anni della fondazione raccolti amorevolmente dallo stesso Tardini, soprattutto negli anni 1946-1958, che precedettero la sua nomina a Segretario di Stato per volontà di papa Giovanni XXIII. Oltre alle cronache, si sono dimostrati di notevole interesse i materiali divulgativi prodotti in residenza, dalle brochure, ai giornali destinati al pubblico dei benefattori (“Mater Orphanorum”, “Il Ventinove”), dalle cartoline natalizie, alle immaginette, agli inviti relativi a singole iniziative artistiche di cui i bambini furono protagonisti (mostre, recite, concerti). Da non trascurare i documenti audio recuperati anni fa da Tonino Casamassimi, in alcuni

di Massimo Moretti e Lida Branchesi Cappella di Villa Nazareth, esterno; architetto Enrico Lenti e ing. Giulio Tardini. Inaugurata il 24 gennaio 1954 (Foto d’epoca). Assan Peykov, Busto del cardinal Tardini, bronzo 1961, Giardino di Villa Nazareth.
che anche l’arte, ben concepita, intesa cioè come tormento e speranza dell’uomo, potesse diventare preghiera, chiamò artisti insigni…» DICEMBRE 2022 8 CULTURA
Pericle Fazzini, Tabernacolo con tronetto per il Santissimo, argento 1954, Cappella di Villa Nazareth.
«Persuaso

casi confrontabili con la documentazione visiva o con le fonti scritte.

La giornata di studio si è potuta giovare, inoltre, del capillare lavoro di inventariazione avviato nell’ottobre scorso e finalizzato alla schedatura scientifica del patrimonio mobile e immobile di Villa Nazareth: un impegno non più prorogabile al quale ha offerto un contributo fondamentale la stessa Comunità studentesca, grazie alla lungimiranza della direzione del collegio che ha previsto da quest’anno un incarico “per il patrimonio” attualmente svolto da Alessandro Lamanuzzi, laureando in Storia dell’arte presso l’Università di Roma Tre, oltre che partecipante alla ricerca in corso. La coscienza della centralità dell’eredità culturale e valoriale trasmessa attraverso il patrimonio risale all’indomani della morte di monsignor Tardini. Le ricerche

hanno dimostrato che fu lo stesso S. Giovanni XXIII a voler donare a Villa Nazareth i preziosi del cardinale (mitria, anello, croce pettorale e pastorale), affinché «…tali oggetti, come costituiscono per quei cari figliuoli un vivo e gradito ricordo, servano loro anche di stimolo alla più generosa corrispondenza per le cure loro prodigate nell’Istituto, tendenti ad attuare quell’ideale di cristiana educazione e formazione, tanto desiderata dal compianto Em.mo Porporato». (lettera di monsignor Angelo dell’Acqua a monsignor Samoré del 23 agosto 1961). Qualche giorno dopo, monsignor Samoré, commemorando il trigesimo della morte di Tardini, inaugurava nel giardino di Villa Nazareth il busto bronzeo di Tardini (opera dello scultore bulgaro Assan Peykov), assieme all’edicola della Madonna del Carmelo in ceramica

refrattaria smaltata in memoria di sister Anne Monica, superiora delle Sisters of Charity impegnata per otto anni a Villa Nazareth. In quell’occasione monsignor Samoré – definendo il busto come l’«ombra» del Fondatore che tornava tra i suoi ragazzi e raccontando le vicende della sua committenza e realizzazione - esortava i «piripicchi» a prendersi cura dei «monumentini» ai quali veniva affidata la memoria di due personalità centrali negli anni della loro prima formazione. (Massimo Moretti)

Nella giornata di studio, introdotta e moderata da Massimo Moretti, è emersa tutta la novità della ricerca, la molteplicità delle opere e degli artisti, l’incredibile ricchezza delle fonti ritrovate, il fascino della storia e delle storie narrate che evidenziano il valore e la centralità delle arti nella vita e nel progetto educativo di Villa Nazareth.

Il quadro di contesto è affidato a Micol Forti, direttrice della Collezione d’Arte Moderna e Contemporanea dei Musei Vaticani. Il suo notevole intervento su L’Arte Sacra da Pio XII a Paolo VI mette in luce una sensibilità graduale del Papato nei confronti dell’arte contemporanea fino alla lettera agli artisti di Paolo VI e all’apertura dei Musei Vaticani. Sulla relazione tra Tardini e Pericle Fazzini si sofferma la scrivente anche in base ad un’illuminante intervista fatta da Pier Silverio Pozzi a Fazzini nel marzo 1987. Ne emerge un rapporto di “amicizia”, un Monsignore “simpatico”, “gaiardo”, che detta minutamente il tema delle opere allo scultore; questi le interpreta e le realizza con quella tensione spirituale e quell’incredibile “mestiere” capaci di trasformare la materia in capolavoro. Tale infatti è il tabernacolo di

Alessandro Lamanuzzi e Lida Branchesi che presenta la sua relazione "Tardini e Pericle Fazzini". Massimo Moretti il cardinale Pietro Parolin introducono il convegno. Clichè con disegno di Walter Rossi (7 a.) «Tutti i bambini a Villa Nazareth sono molto contenti che Gesù ha una nuova casa così bella», 1954. Il clichè viene utilizzato per la pagina del giornalino The Children’s Impressions.
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Pericle Fazzini, “Fonte pasquale”, argento 195960, Museo del Tesoro di San Pietro.

Villa Nazareth, che è anche trono per il Santissimo, in cui si concretizza in modo mirabile, come chiarisce Tardini (1954), il “programma” di Villa Nazareth che vede al centro il bambino, il cui valore è grande agli occhi del Signore (Mt, 18). Tale è la “Fonte pasquale” (1959-60), anch’essa in argento, oggi al Tesoro di San Pietro: opera paradigmatica per la nuova liturgia del Sabato santo e per la teologia del Battesimo, con quel Cristo risorto che sicuramente ha suscitato l’interesse di Paolo VI e ha aperto la strada per la Resurrezione della Sala Nervi (1975).

Sono opere molto distanti dalla neorinascimentale Mater Orphanorum (1947), la prima scultura commissionata da Tardini ad Aurelio Mistruzzi. A parlarne è Alessandra Imbellone, la maggior esperta dello scultore: la modella per il volto della Madonna è la figlia dell’artista, Lea, in dolce attesa; il bimbo accanto è uno dei primi orfani, Alfredo Dandini, come confermano i documenti ritrovati; la scritta sul piedistallo è di Tardini che si firma “Sacerdos Romanus”.

La Mater Orphanorum era sicuramente, per Tardini, orfano lui stesso della mamma, l’icona di riferimento di Villa Nazareth: un “logo” che troviamo nella croce pettorale e nel pastorale; nei candelabri della cappella e nella carta intestata, nel nome del primo giornalino notiziario dell’Istituto.

Ma a Villa Nazareth, in sacrestia, nel corso dell’inventario recentemente avviato, abbiamo potuto ritrovare un’altra opera in marmo di Mistruzzi, firmata: Ecce Ancilla Domini, prontamente contestualizzata dalla Imbellone. Così dello stesso scultore è un tronetto per il Santissimo commissionato da Tardini per il Carmelo di Vetralla. Con l’esame dei numerosi e importanti Arredi Sacri si apre un altro capitolo della ricerca presentato da Antonio Jommelli, storico dell’arte alla Galleria Borghese, ex alunno del nostro Collegio, esperto anche di argenti e di suppellettili. Egli mostra i candelabri e i numerosi, stupendi calici, di cui chiarisce commissioni e donativi. Così come fa parte della ricerca anche il Carmelo di Vetralla per il quale Tardini, nel dopoguerra, ha acquistato la villa dello scultore Pietro Canonica; proprio partendo da questo episodio Matteo Borchia, raffinato storico dell’arte, anche lui ex alunno di Villa Nazareth, approfondisce

con elementi inediti il possibile rapporto tra Tardini e Canonica, seguendo e suggerendo una pista non solo personale ma anche diplomatica legata all’attività internazionale dello scultore. Se tanti insigni artisti vengono chiamati da Tardini è proprio perché praticare le arti e educare al gusto è parte integrante del programma educativo di Villa Nazareth di cui parlano diversi relatori, a partire dalla sottoscritta. La prima arte è sicuramente la musica, amatissima da Tardini, che gode fin dagli inizi di ottimi maestri; poi la poesia, di cui sono stati trovati cinque grandi volumi dattiloscritti: un repertorio incredibile a disposizione di insegnanti e bambini che le recitavano in piccole “Accademie” di fronte a benefattori ed amici; quindi il disegno e la pittura, oggetto agli inizi degli anni cinquanta di due importanti mostre; e infine lo spettacolo, almeno uno all’anno, oltre ai misteri e agli episodi del Vangelo rappresentanti i sabati, in occasione della recita del rosario.

Fanno parte di questo ambito e di questa incredibile opera educativa, interessata anche a comunicare se stessa attraverso le impressioni dei bambini, i cliché ritrovati a Villa Nazareth, di cui parla Antonella Sbrilli, professoressa di Storia dell’arte contemporanea alla Sapienza. Sono basati su disegni e testi firmati dai bambini di 7-8 anni, di cui Sbrilli evidenzia, con grande originalità, non solo il valore storico e documentario ma anche

la modernità comunicativa ed editoriale. Al rapporto tra arti ed educazione si lega anche la ricerca sul Presepio, sia vivente, sia di legno scolpito, presentata da Alessandro Lamanuzzi, studente di Villa Nazareth: una comunicazione ottimamente documentata, ricca di interessanti approfondimenti e curiosità, come la rappresentazione del Presepe nel mondo (1949), ambientata in 4 diversi paesi con musiche e costumi originali.

A chiusura non poteva mancare la passione di Tardini per Gioacchino Belli, sul quale ha scritto ben tre saggi. A parlarne il prof. Marcello Teodonio, massimo esperto del poeta, che ha arricchito la sua brillante relazione con la recita dei brani del Belli più amati da Tardini: un’ironia schiacciante, meravigliosa.

Ma ancor più grande è stata la meraviglia quando in Cappella per la S. Messa si sono ritrovate molte delle opere di cui si era parlato: in cima al tabernacolo di Fazzini era posta la preziosa corona; sull’altare i candelabri, i reliquiari; il calice e la patena donati da Pio XII e, in mano al cardinal Parolin, il bellissimo pastorale con la Mater Orhanorum: si è toccato con mano quanto Tardini, come nota E. Zuppi (1971), fosse “persuaso che anche l’arte ben concepita, intesa cioè come tormento e speranza dell’uomo, potesse diventare preghiera”. (Lida Branchesi) •

Pastorale di Tardini, particolare con la Mater Orphanorum, ottone 1958, Villa Nazareth. Mater Orphanorum. Particolare. Il modello per il bambino è Alfredo Dandini, uno dei primi orfani.
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Aurelio Mistruzzi, Mater Orphanorum, marmo 1947, Villa Nazareth-Portico. Particolare.

Un pianeta in crisi

La sostenibilità rigenerativa in dialogo con la morale deontologica

Parlare di crisi climatica nella cornice dello splendido paesaggio montuoso delle Alpi, con gli occhi colmi della bellezza delle Dolomiti e i polmoni carichi di aria che profuma di purezza, può sembrare un ossimoro. Guardandosi intorno, infatti, nessuno crederebbe mai ai disastri ambientali che stanno portando il pianeta e l’umanità intera verso un inarrestabile declino. Siamo a Falcade, in provincia di Belluno, per il consueto seminario estivo di Villa Nazareth. Il tema di quest’anno è “Un pianeta in crisi: il cambiamento climatico tra cause e possibili soluzioni”. Qui, assuefatti dall’odore pungente di legna appena tagliata, misto a quello dolce di erba fresca, tutto sembra fermarsi: la crisi lascia spazio alla meraviglia, la sfiducia nell’umanità si tramuta in ammirazione del Creato. Tutto funziona come se l’uomo non sortisse alcun effetto sulla natura. Ma la nostra presenza qui è dettata dalla necessità di confermare che le apparenze ingannano e che, se non rendiamo la nostra azione regolatrice più tempestiva ed efficace, non ci sarà da stupirsi se tutto ciò che di meraviglioso la natura ci ha donato, presto sarà irrimediabilmente perduto.

Ad aprire il ciclo di interventi sono le parole di monsignor Claudio Celli, che ha collegato il tema della crisi climatica ad una imperativa clausola morale. Riprendendo le parole di Papa Francesco, pronunciate nell’enciclica del 2015, Celli ha ribadito che la Terra rappresenta una Casa Comune, come se fosse una sorella con la quale condividiamo l’esistenza e una madre che ci accoglie tra le sue braccia. Questa sorella, tuttavia, protesta per il male che le provochiamo a causa dell’uso irresponsabile e dell’abuso dei beni che Dio ha posto in essa. Siamo cresciuti pensando di essere i suoi dominatori, autorizzati a saccheggiarla. Dimenticando che noi stessi siamo terra, non facciamo altro che avvicinarci pericolosamente al punto di non ritorno. Mariagrazia Midulla, responsabile Clima ed Energia del WWF Italia e studiosa delle problematiche legate allo Sviluppo Sostenibile, ha focalizzato il suo intervento sul tema cruciale della responsabilità. Le sue considerazioni, accompagnate da un’accesa preoccupazione dovuta all’analisi dei dati scientifici che esaminano l’aumento delle emissioni di gas serra e delle temperature

terrestri e marine, hanno assunto toni inevitabilmente dimessi, volti al confronto con quelle verità a cui nessuno si sarebbe mai augurato di giungere. Occorre ammettere – ha affermato Midulla – che se la curva delle temperature continuerà ad alzarsi esponenzialmente, come sta accadendo da più di mezzo secolo, non vi saranno molte possibilità di risanare la condizione in cui versa il Pianeta, poiché stavolta, a differenza delle altre ere geologiche, l’uomo ha eliminato quasi del tutto ogni possibilità di rigenerazione di quelle sostanze non rinnovabili dalle quali l’ecosistema traeva il nutrimento necessario ai fini autoconservativi.

Il secondo ed ultimo intervento della prima giornata di lavori è stato quello di Carlo Battisti, presidente di Living Future Europe, il quale ci ha riportato uno studio sulla genesi del concetto di sostenibilità. Battisti ha illustrato l’iter che ci ha portati alla crisi che attualmente viviamo e ha lanciato ai giovani una sfida che consiste nell’impiego concreto delle risorse cui disponiamo in abbondanza – soprattutto in Europa –per invertire la rotta delle produzioni a ciclo unico, convertendole in meccanismi circolari e rigenerativi. Occorre tornare con la mente, quindi, all’efficacia performativa e alla precisione con cui la natura ha compiuto le sue opere; studiare con attenzione i comportamenti di tutti i micro e macro organismi che ne determinano l’armonia generale e applicare questi principi alle risorse evolutive di cui siamo venuti in possesso grazie al trascorrere del tempo e all’affinamento delle tecniche di sopravvivenza. Bisogna tornare alle parole di Darwin, ricordando che imporci con la forza al dominio della natura implica una lotta impari contro una forza smisuratamente maggiore di quella dell’uomo. Occorre tenere bene a mente che l’epoca hobbesiana dello Stato di natura determinato dalla lotta di tutti contro tutti va ripensato nei termini di una collaborazione utilitaristica, che appaia vantaggiosa per il maggior numero di beneficiari, in modo che possa tornare a valere la rivoluzionaria e sempre vera considerazione darwiniana che in natura non sopravvive il più forte, ma colui che riesce ad adattarsi meglio. •

Le Dolomiti bellunesi hanno ospitato i nostri studenti per la Summer School.
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di Veronica

Innovazione green La tecnologia al passo con l’ambiente

Avreste mai pensato di poter mangiare della carne non animale prodotta in laboratorio o di vivere in un palazzo che sia autosufficiente sotto ogni aspetto? Potrebbe sembrare fantascienza, ma non lo è: non siamo in un romanzo distopico, in cui uno scienziato supremo ci nutre e sostiene, ma in un presente in cui il pianeta terra non ne può più delle nostre abitudini quotidiane dedite allo spreco. E proprio perché questa è una situazione reale, che professionisti e professioniste di ogni scienza e settore stanno impiegando le loro menti per trovare soluzioni altrettanto concrete. Fra questi si annoverano Carlo Battisti, presidente di Living Future Europe, e Marcello Somma, Senior Vice President, Global Business Development presso Kiverdi, entrambi ospiti del seminario svoltosi lo scorso luglio durante la Summer School a Falcade, in provincia di Belluno, dal titolo “Un pianeta in crisi: il cambiamento climatico tra cause e possibili soluzioni”. Dopo l’introduzione della dott. ssa Midulla (vedi pag. 10), che ha cercato di far comprendere la gravità della crisi che stiamo vivendo, è stato immediato chiedersi: quali sono le soluzioni? La risposta a tale domanda è stata l’oggetto

di discussione su cui hanno ragionato i relatori della seconda giornata di lavori. Carlo Battisti ha spiegato come l’ingegneria civile, insieme all’architettura e ad altre branche dell’ingegneria stessa, stia facendo passi da giganti. Un esempio è proprio uno dei progetti citati all’inizio di questo articolo: un palazzo completamente ecosostenibile e autosufficiente da tutti i punti di vista. Sebbene tale progetto, insieme ad altri sorti negli Stati Uniti d’America, abbia ancora una bassa riproducibilità, soprattutto dal punto di vista energetico, ciò non significa che sia irrealizzabile. Per opporsi ad un passato obsoleto e molto poco verde, Battisti ha ribadito la centralità di una sensibilità ambientale: per accrescerla, dice, è necessario ripensare e lavorare alla base della società, puntando soprattutto sull’educazione, che parte dalle scuole fino ad arrivare ai master universitari. Marcello Somma, inoltre, ha citato altri progetti tecnologicamente innovativi. Un esempio è la carne non proveniente da fonti animali, bensì prodotta in laboratorio tramite cicli metabolici di batteri anaerobi adeguatamente nutriti, che elimina la problematica delle emissioni di gas serra e l’uso di acqua potabile a

carico dell’industria zootecnica. Un altro progetto menzionato è quello che vede il riciclo dei materiali presenti nei prodotti assorbenti, i quali, fino a poco fa e data la loro natura di poliaccoppiati contaminati da materiale biologico, venivano considerati rifiuti completamente non riutilizzabili. In quanto a capo di una equipe di ricerca e sviluppo sostenibile di una delle principali aziende produttrici di assorbenti e pannolini sul territorio italiano, Somma ci ha permesso di confrontarci con una realtà industriale italiana innovativa e che ha a cuore la ricerca ma soprattutto la preservazione dell’ambiente, in un’ottica di economia circolare. A seguito di tali interventi è stato spontaneo chiedersi: qual è l’accessibilità a queste tecnologie? Quali sono i costi? Se un’automobile elettrica alla sua prima uscita nel commercio aveva un costo quasi doppio rispetto a una a carburante fossile, quanto costerebbe vivere in un palazzo altamente innovativo?

Le risposte a queste domande, il modo in cui le informazioni vengono comunicate e diffuse, la gestione delle campagne di sensibilizzazione sulla crisi climatica o la cosiddetta "eco ansia" sono stati alcuni degli argomenti protagonisti dell’intervento di Sergio Vazzoler. Autore di diversi libri riguardanti la comunicazione ambientale – un esempio è il “Libro bianco sulla comunicazione ambientale” - e da anni dedito al tema, ha spiegato come sia importante il modo in cui ogni notizia o scoperta riguardante la crisi climatica venga diffusa: la corretta gestione di tali informazioni, finalizzata a un processo di sensibilizzazione, impedisce il dilagare di panico o, peggio ancora, incredulità.

I passi da gigante che la scienza sta compiendo a favore dell’ambiente, tuttavia, sono un messaggio di grande speranza. Con il tempo l’innovazione potrebbe portare ad un abbassamento dei costi e ad un’apertura del mercato alla tecnologia green. Non bisogna dimenticare, però, che il cambiamento avviene tutti i giorni e in ogni nostra azione, grande o piccola che sia. •

Il prof. Marcello Somma e il moderatore Ludovico Pezzano.
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Un'umanità solida e gentile

In ricordo di Luca Serianni

I giorni cominciano a farsi mesi ma il tempo, se ha lenito l’asprezza della prima incredula reazione di fronte al tragico incidente stradale che lo ha portato via per sempre, non è riuscito e credo non riuscirà mai a guarire il dolore dell’assenza e la malinconia del rimpianto. Perché è un addio, quello a Luca Serianni, che ha reso il nostro mondo più solo e più povero. Da tanti è stata notata la coralità del dolore che ha accompagnato la sua scomparsa. Amici, allievi, colleghi, lettori e semplici estimatori sono stati con il fiato sospeso sperando fino all’ultimo, oltre le parole tristemente definitive che la scienza medica aveva subito pronunciato, che potesse tornare a vivere. Così purtroppo non è stato; la speranza ha ceduto allora a una partecipazione collettiva davvero straordinaria che da subito ha lasciato intendere che persona d’eccezione fosse stato Luca Serianni. In tanti hanno ricordato la grandezza dello studioso, la

moralità dell’uomo, le virtù che esercitava ogni giorno sempre con il sorriso sulle labbra, l’accoglienza che riservava ai suoi studenti e a tutti coloro che avevano bisogno di un consiglio, di un incoraggiamento, di un conforto. Mite, discreto, riservato, la sua era un’umanità solida e gentile diffusa in tutti i pensieri, le parole, i gesti e fatta di un’autentica silenziosa generosità e di spirito di servizio. Grandissimo studioso, Luca Serianni ha percorso instancabilmente la tradizione letteraria dalle origini ai giorni nostri, affrontando temi diversi e sempre legando il noto allo sconosciuto, il grande al piccolo: le questioni fondamentali della nostra letteratura e gli aspetti meno noti e apparentemente marginali; gli autori più celebrati, ma anche le voci più solitarie e appartate. Pur insegnando una materia difficile come Storia della lingua italiana è stato seguito da migliaia di studenti. E con un entusiasmo straordinario. Sono rari i maestri le cui lezioni nel finale sono seguite da uno scroscio convinto di applausi. Ricerca e didattica hanno sempre camminato in lui allo stesso passo. Raffinato linguista, filologo, grammatico, lessicografo e autore di libri che hanno fatto la storia della sua disciplina, Serianni è stato un grandissimo maestro. Un umanesimo integrale il suo, fondato sul valore della parola capace di avvicinare all’altro, sulla centralità di ogni incontro, sull’importanza del dialogo come voce e come ascolto. Un umanesimo fatto anche della rara capacità di legare gli studenti non solo a sé ma tra loro, in una visione condivisa di idee e di valori. Dai vertici dell’insegnamento accademico a ragione si preoccupava della scuola, costantemente nei suoi pensieri. Intuizioni sempre di grande caratura, consigli ragionevoli e ponderati, soluzioni praticabili grazie a una dote di concretezza, un senso pieno e realistico della vita che si accompagnava alla convinzione che è la somma di piccoli gesti a cambiare il mondo. Luca Serianni è stato una stella polare per tutti coloro che hanno dedicato tempo, energie e pensieri alla scuola. Rigoroso su alcuni argomenti – la necessità che gli allievi si orientassero nelle strutture più complesse del discorso e possedessero un lessico ampio fatto anche di parole desuete o ricercate (cedevole su altri) la consapevolezza di più livelli d’uso della lingua dal controllato al confidenziale – e aperto alle naturali evoluzioni di una lingua parlata, Serianni non si è mai stancato di rinnovare due inviti. Agli insegnanti raccomandava l’ottimismo e la fiducia: credere nel proprio lavoro, una disposizione d’animo

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Luca Serianni a un evento nel giardino di Villa Nazareth.

Sai che puoi sostenere Villa

Nazareth anche

con un Lascito

solidale?

Il nostro Collegio universitario di merito è stato uno tra i primi a dotarsi di questo strumento. Grazie alla nostra “Guida ai lasciti testamentari” è possibile approfondire le potenzialità di questa importante modalità di dono.

necessaria per far emergere le attitudini ed esaltare i pregi degli allievi. Perché insegnare, per lui, era riconoscere e valorizzare le capacità, rispettare le inclinazioni individuali, accompagnare gli studenti con dedizione e speranza. Così, accanto all’accento grafico su “sé stesso”, l’altro simbolo che racconta il maestro Serianni è la matita verde che si aggiunge a quella tradizionale con la doppia punta rossa e blu. Come si segnano gli errori, diceva Serianni, così vanno notati i pregi di una pagina scritta: un costrutto armonico, una finezza lessicale, una bella descrizione, un’efficace sintesi. Perché il buon docente deve non solo trasmettere ciò che sa, ma accendere negli allievi l’interesse e possibilmente l’amore per quello che apprendono. Quanto agli alunni il consiglio era “leggere, leggere, leggere” lo stesso di un altro grande maestro, Augusto Monti, il famoso docente del Liceo d’Azeglio di Torino che ebbe tra i suoi allievi diretti o indiretti tanti protagonisti della nostra vita culturale quali Cesare Pavese, Norberto Bobbio, Leone Ginzburg, Giulio Einaudi. Monti apparteneva a una generazione di docenti che, come amava ripetere il grande giurista Arturo Carlo Jemolo, oltre le loro materie avevano insegnato il rispetto che l’uomo deve a sé stesso e a ogni essere umano. Serianni all’imperativo di leggere, uno dei bisogni umani fondamentali, così lo definiva, aggiungeva anche “scrivere” e, pur dando suggerimenti per acquisire abilità espressive, tuttavia aveva un profondo rispetto per tutte quelle scritture – diari, poesie, blog - che non erano certo grande letteratura, ma possedevano senso e autenticità perché erano un modo per «parlare con noi stessi» e «confidare

una parte intima di noi». Un’apertura legata alla libertà del suo pensiero, all’assenza di ogni rigidità accademica e di ogni pregiudizio che lo portava a indagare con lo stesso rigore e lo stesso senso di curiosità e di scoperta la lingua di un grande scrittore e quella dei cantautori.

Un altissimo magistero quello di Luca Serianni, fondato sulla centralità del sapere come occasione di libertà e di dignità, in un legame tenace con la vita e nel progetto di partecipare attivamente alla costruzione del bene comune. In questa priorità assegnata al sapere e nell’identità di valori e di prospettive si spiega il profondo legame con Villa Nazareth, cresciuto all’ombra del rapporto di affetto e di amicizia che per anni lo legò a don Achille. Una profonda condivisione della luminosa missione di questo Collegio di merito capace di garantire futuro a talenti che altrimenti sarebbero andati perduti. Non sono stata allieva di Serianni, ma ho imparato tanto da lui. Ricordo le nostre passeggiate sul lungomare di Ostia, i versi di Dante, il suo poeta del cuore, ma anche le poesie di Pascoli, di Carducci, di Caproni che era così bello sentir recitare dalla sua voce, e le idee e le riflessioni da cui nascevano sogni che poi diventavano progetti. Un giorno gli portai una conchiglia che avevo trovato in un altro mare. Tra gusci vuoti di vongole e telline avevo visto sulla sabbia del mio amato Adriatico marchigiano quella conchiglia venuta da lontano, portata forse da una nave o rimasta impigliata in qualche rete. Accolse quel dono con gioia, la tenne tra le mani e mentre guardava il biancore di perla attraversato da riflessi rosati gli dissi «È il colore dell’alba” e lui aggiunse «È anche il rosa del tramonto». Provai un’improvvisa malinconia a quelle parole. Del dopo non avevamo mai parlato, forse perché non riuscivo neanche a immaginarlo un mondo senza di lui. In quel momento un ragazzo in compagnia di un cane da lontano chiamò «Professore!» alzando una mano a salutarlo e quando ci raggiunse si fermò a scambiare qualche parola. Quel perché che mi era salito subito alla bocca restò silenzioso e non divenne voce. Oggi forse capisco le sue parole. Luca Serianni è stato di quelle persone «che si incontrano quando l’esistenza decide di farti un regalo», come diceva Charles Dickens. Un’unica grande lezione di umanità la sua, un’alba e un tramonto vissuti con lo stesso slancio onesto e appassionato. Senza stanchezze, senza esitazioni, sempre con dolce generosità, Luca Serianni è stato per tanti, e tutti i giorni della sua vita, una scuola e insieme una casa e un mondo. •

www.villanazareth.org/lascito-solidale-vn/
Luca Serianni relatore del seminario autunnale 2019 a Villa Nazareth.
SCANSIONAMI
Consulta la nostra guida ai lasciti solidali
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Crisi

“Crisi”. Come sovente accade, l’indagine etimologica può essere una via feconda per cogliere appieno il significato più autentico di una parola. Alle volte, però, ci troviamo a dover scavare attraverso stratificazioni semantiche complesse e talora contraddittorie, riflesso di umane vicende, storiche e culturali. È appunto il caso del vocabolo “crisi”. Proviamo a riportare alla luce la freschezza originaria del termine: esso rimanda ad un mondo arcaico, rurale, a quell’esperienza che sta alle radici di qualsiasi civiltà, quando l’uomo, da cacciatore e raccoglitore, divenne contadino, imparando ad organizzare la coltivazione della terra. Il verbo greco κρίνω, da cui “crisi” discende, indica infatti l’atto del separare, con riferimento all’antico gesto della trebbiatura. È un’attività fondamentale dell’economia agricola, preceduta da un’altra, non meno vitale: la mietitura. Ed ecco che il pensiero corre spontaneo ad una celeberrima parabola evangelica, anch’essa di sapore agreste, quella della zizzania (Matteo 13,24-30): il padrone ordina ai servi di lasciare ai mietitori il delicato compito di dividere la zizzania dal grano. L’una andrà bruciata e l’altro riposto nel granaio. Separare i chicchi dalla pula e ancor prima il grano dalla zizzania, è operazione che richiede giudizio e attenzione. È discernimento, capacità di valutazione, distinzione, definizione. Vivere un tempo di crisi, sia nella dimensione personale che collettiva (con riguardo alle forme di organizzazione politica e sociale), equivale a camminare su un crinale (altro lessema derivato da κρίνω): uno spartiacque tra ciò che è stato e ciò che sarà. E questo richiama ulteriori pregnanti espressioni della sapienza evangelica: “le cose vecchie sono passate, ecco, ne sono nate di nuove” (2Cor 5,17). E ancora, “Lascia

che i morti seppelliscano i loro morti”: una cesura rispetto al passato, con l’invito a vivere una vita nuova. È la prospettiva escatologica paolina del “già e non ancora”: “tu invece va’ e annunzia il Regno di Dio” (Luca 8,60).

La crisi fondamentale del nostro tempo trova per molti la propria definizione nella cosiddetta “postmodernità liquida”, nota espressione coniata da Bauman. Per il sociologo polacco, ci troviamo in una sorta di interregno, concetto di eco gramsciana. Il vecchio è morto, ma il nuovo non nasce: viviamo una crisi sistemica, in cui si sono sciolte vecchie certezze consolidate, senza la compensazione di nuove risposte rassicuranti. La possiamo interpretare come crisi economica, politica, sociale, culturale, ambientale, di valori, di relazioni, di identità, di fede... ma si tratta, in ultima istanza, di una crisi antropologica: ciascun individuo, e l’umanità nel suo complesso, vivono un senso profondo di incompiutezza e vulnerabilità. Eppure, questo può essere un tempo fecondo e decisivo. Infatti, come dopo la gravosa fatica della mietitura e della trebbiatura segue la festa cui tutti partecipano, così accade spesso dopo un periodo di crisi. A patto che essa divenga occasione di discernimento, di comprensione profonda rispetto a ciò che va abbandonato, mutato o ricostruito su fondamenta nuove, più solide e autentiche. L’alta statura morale e intellettuale della riflessione di alcuni autori potrebbe aiutarci in questo. Tra i più recenti, Weber e Jonas. Per il primo, la persona umana è chiamata a non perdere mai di vista le conseguenze del proprio agire. Il sociologo tedesco invita infatti a integrare l’etica dei principi con l’etica della responsabilità.

Nuove nomine

Il 21 novembre, il Santo Padre ha nominato Prefetto del Dicastero per le Chiese Orientali Mons. Claudio Gugerotti, Arcivescovo titolare di Ravello, finora Nunzio Apostolico in Gran Bretagna. A lui vanno gli auguri di tutta la comunità per questo prestigioso incarico, per anni ricoperto dal nostro amato cardinale Achille Silvestrini.

Hans Jonas, dal canto suo, con l’opera “Il principio di responsabilità”, estende il perimetro di tale istanza in senso sia temporale sia spaziale, alle future generazioni e all’intera biosfera. Per Jonas, il livello raggiunto dal progresso tecnologico è divenuto una potenziale minaccia per il mondo (inquietudini che riecheggiano nel pensiero di Severino, il quale denuncia il rischio di una sorta di eterogenesi dei fini, con la tecnica che, dall’essere mezzo, diverrebbe essa stessa scopo). È quindi necessario che l’essere umano rinunci alla sua volontà di potenza e utilizzi responsabilmente la tecnica, rispettando la fragilità degli equilibri naturali. Prezioso l’ausilio che in tale direzione ci dona il magistero della Chiesa, in particolare con la dottrina sociale, a partire dalla “Rerum Novarum” di Leone XIII, per giungere alle encicliche di Papa Francesco. E proprio l’attuale Pontefice, in occasione degli auguri natalizi alla curia, nel dicembre 2020, ha offerto una confortante chiave ermeneutica di quella che definisce “crisi sanitaria, economica, sociale e persino ecclesiale che ha colpito il mondo intero”. Prosegue Francesco: “una grande occasione per convertirci e recuperare autenticità”, perché si viva la crisi “alla luce del Vangelo”. Allora “non ci sentiremo più schiacciati, ma conserveremo costantemente un’intima fiducia che le cose stanno per assumere una nuova forma, scaturita esclusivamente dall’esperienza di una Grazia nascosta nel buio”. •

LESSICO COMUNITARIO
DICEMBRE 2022 15 COMUNITÀ

crescita come identità in perenne divenire

Un nuovo anno inizia e la novità del susseguirsi delle vicende della vita, la novità di noi stessi, di come nuovi incontri e situazioni ci trovino è il tema che quest’anno abbiamo scelto per farci accompagnare nel nostro cammino di crescita spirituale, a partire proprio dal versetto paolino messo in evidenza. Il versetto si trova nella prima sezione della seconda lettera ai Corinti di San Paolo. Qui l’apostolo prova a delineare il ministero apostolico, la vita cristiana, in quattro punti: il ministero della nuova alleanza, il ministero dello Spirito, il ministero della riconciliazione, il ministero della paternità spirituale. Ci troviamo nella parte in cui descrive la vita del cristiano come la vita del riconciliato.

La novità della vita in Cristo ricevuta nel battesimo è una novità che sconvolge in continuazione la nostra vita, ci rinnova costantemente. Ogni volta che viviamo da riconciliati, sentiamo di esserlo. In realtà questa esperienza non è solo del cristiano, anche se portato in pienezza nella fede.

Ogni uomo nell’arco della vita si ritrova a dover fare i conti con una percezione del proprio Sé che è spesso riconosciuta mutata rispetto ad altre fasi o momenti precedenti. I passaggi da una fase all’altra non sono mai indolori, sono sempre segnati da momenti critici in cui facciamo i conti con qualcosa che ci mette in crisi, cioè mette in crisi strutture del nostro pensare e agire nei confronti degli altri; in questi momenti lasciamo qualcosa di vecchio e guadagniamo qualcosa di nuovo.

Per lo psicanalista Erik Erickson i passaggi da una fase all’altra della vita sono

segnati dalla crisi. Ma in maniera particolare in adolescenza – e con il cambiamento della società, possiamo dire fino all’età giovanile – si vive un periodo di moratoria identitaria tra le certezze dell’infanzia e quelle dell’adulto. In questa fase si è liberi di mettere in discussione le proprie identità, armonizzarle in un nuovo senso di sé che è piacevole ed accettabile; coloro che non risolvono con successo queste crisi di identità soffrono di quella che Erikson ha definito la confusione d’identità. Qualcosa di simile ci dice anche James Marcia, esperto in psicologia dello sviluppo. Egli spiega questi momenti di crescita, di crisi e novità, identificando quattro situazioni che possiamo vivere in riferimento alla nostra identità:

CONFUSIONE DELL’IDENTITÀ lo status di chi non ha ancora sperimentato una crisi o preso un impegno.

BLOCCO DELL’IDENTITÀ lo status di chi ha preso un impegno ma non ha sperimentato una crisi.

MORATORIA DELL’IDENTITÀ lo status di chi è nel mezzo di una crisi ma i cui impegni o sono assenti o sono definiti solo vagamente.

CONQUISTA DELL’IDENTITÀ lo status di chi è passato attraverso una crisi e ha preso un impegno.

Il cammino quest’anno verterà su questi temi. Al di là degli incontri che verranno proposti nei giovedì o i momenti di ritiro, sarà importante un cammino personale di messa in crisi per crescere e raggiungere la maturità: un’idea di sé abbastanza stabile da potersi mettere in gioco e quindi essere utili agli altri e

alla società.

Si tratta di intendere quali motivazioni ci sospingono, quali spazi vitali alimentano il nostro essere. Nel primo ritiro lungo vissuto dal 30 ottobre al 2 novembre a Torino ci siamo potuti confrontare con figure come San Giuseppe Cafasso, San Giovanni Bosco, San Giuseppe Cottolengo, il Beato Piergiorgio Frassati e Ernesto Olivero. Queste figure sono state importanti per la città di Torino, e poi per il mondo intero, perché fortemente motivate si sono messe in cammino a servizio degli altri. “Caritas Christi urget nos”, il memore motto del Cottolengo ci rimanda direttamente a questa forza che sospinge le persone verso gli altri. L’incontro con Cristo e l’incontro con la sofferenza umana hanno dato modo a questi grandi di trovare sé stessi in relazione agli altri. Hanno creduto che fosse meglio avere qualcosa per (e in) cui soffrire che niente per cui vivere. Per il Cafasso ognuno dovrebbe cercare un punto di riferimento spirituale (i cosiddetti padri o madri spirituali) per poter vivere questi momenti di messa in discussione non solo in un dialogo intimistico con sé stessi ma anche con qualcuno che può aiutarci a specchiarci e scoprirci, a entrare in noi ma per tirare fuori. •

SPIRITUALITÀ
La
2COR 5,17 DICEMBRE 2022 16 COMUNITÀ
“Se uno è in Cristo è una creatura nuova; le cose vecchie son passate, ne sono nate di nuove.”

I volti nuovi della comunità

STUDENTESSE

Valerio Daniela Barletta Mediazione linguistica e interculturale Sapienza

Piani Giuditta Montesilvano (PE) Lettere Moderne Sapienza

Ruta Chiara Rita Modica (RG) Lettere classiche Sapienza

Luisi Chiara Rocca Imperiale (CS) Letteratura Musica e spettacolo Sapienza

Osypenko Viktoriia Ucraina Psicologia Uninettuno

STUDENTI

Davide Luca Manoppello (PE)

Fisica Sapienza

Franza Daniel Vibo Valentia (VV) Ingengeria Aerospaziale Sapienza

Marfisi Alessandro Lanciano (CH) Ingegneria gestionale Sapienza

Frasca Giacomo Poggio Mirteto (RI) Matematica Sapienza

Bimbakila Michel Christ Vie Brazzaville (Rep. del Congo) Economia Sapienza

Sibamwanza Emmanuel Mohindo Kinshasa (Rep. Dem. del Congo) Scienze dell'educazione Lumsa

STUDENTI NON RESIDENTI

Santulli Antonio Gravina di Puglia (BA) Cinema e animazione NABA

Perruccio Ingmar Savona (SV) Ingegneria navale Università di Genova

COMUNITÀ DICEMBRE 2022 17

I giovani e l’Unione europea: il ruolo di EucA

Alla nostra identità di cittadini italiani spesso dimentichiamo di aggiungere un'ulteriore declinazione, quella di cittadini europei. Le motivazioni sono molteplici ma sopra tutte c'è la percezione di questa confederazione di Stati come eccessivamente “distante” e quasi impossibile da raggiungere. Raramente i cittadini europei si identificano come tali. Preferiscono piuttosto riconoscersi come cittadini appartenenti esclusivamente alla propria nazione, sia essa l’Italia, la Germania o la Francia.

Per questa ragione, l’Unione europea sta tentando di avvicinarsi sempre di più ai giovani attraverso alcune iniziative rivolte agli studenti di qualsiasi ambito, finalizzate a far conoscere il funzionamento di questa struttura sovranazionale e farli intervenire direttamente per apportare cambiamenti tramite progetti, idee e dibattiti. Anche di questo tema si occupa l’EucA, acronimo di European University College Association, una realtà che riunisce tante giovani menti d’Europa, studenti e studentesse provenienti dai diversi paesi europei e residenti in collegi universitari; essi vengono invitati a partecipare a sessioni intensive di due o tre giorni con lo scopo di elaborare dei progetti volti al miglioramento di alcuni aspetti della vita dei cittadini europei. Nel corso del 2022 ho avuto l’opportunità di prendere parte personalmente a due di queste iniziative. La prima, dedicata al cosiddetto “Europeans Go Digital” o “EGD” ha avuto l’obiettivo di approfondire le politiche tecnologiche europee. Dopo un’attenta selezione, i partecipanti sono stati invitati a recarsi in diverse città europee per discutere attivamente di temi relativi all’approccio digitale dell’Ue, per poi tradurre i risultati in

un progetto da presentare alla Commissione europea. Il primo a cui ho partecipato si è tenuto a Salonicco, in Grecia, dall'8 al 10 settembre. In quella sede si è dibattuto sul tema dell’Intelligenza Artificiale. L’obiettivo era quello di segnalare eventuali carenze da colmare attraverso un potenziamento tecnologico. La proposta è stata inoltrata da ciascuno dei diversi gruppi di lavoro e ogni idea, dopo più giornate di lavoro, è stata presentata ad una giuria esperta del campo oltre che ad un membro della Commissione europea. Il progetto del mio gruppo era focalizzato su un riconoscimento biometrico facciale che non invadesse la privacy dell’individuo, sancita nell’Articolo 4 dello stesso Atto europeo sull’Intelligenza Artificiale, nel paragrafo relativo alla privacy policy. Il secondo evento, invece, si è tenuto dal 26 al 28 ottobre a Leuven, a soli trenta minuti da Bruxelles e nel cuore dell’Unione europea . Di durata inferiore, l’evento si è incentrato sugli strumenti di consultazione europea per i giovani e su come implementarli. Dopo un primo momento di conoscenza fra noi studenti coinvolti, ci siamo subito cimentati nella realizzazione del progetto come Team Policy, ovvero come gruppo finalizzato a creare una policy per promuovere l’Europa e i suoi strumenti di consultazione rivolti ai cittadini europei, e in particolare ai giovani e agli studenti. Nonostante la brevità dell’evento, sono riuscita a percepire una forte vicinanza ai miei coetanei e all’Ue, principale obiettivo dell’intero progetto. Entrambe le esperienze mi hanno permesso di allargare i miei orizzonti, non soltanto perché ho avuto l’occasione di visitare nuovi luoghi e conoscere persone nuove, ma anche perché mi hanno dato la possibilità di vedere le istituzioni da vicino, comprendere meglio il loro funzionamento e sentirmi sempre più parte di questo grande istituzione - l’Unione europea - che è anche la nostra casa. •

DICEMBRE 2022 18 COMUNITÀ
Il gruppo di lavoro di Saman Moadeli a Leuven (Belgio).

JOBFair 2022: dove talenti e mercato si incontrano

Università e mercato del lavoro: due sfere che spesso corrono con velocità e direzioni differenti. Da una parte, la difficoltà per i giovani laureati di mettere a frutto le loro competenze, dall’altra la necessità per le aziende di ricercare talenti nei quali investire. Eventi come Il Job Fair 2022 - Il Job meeting delle scuole di eccellenza italiane - costituiscono un’occasione unica di incontro tra imprese leader ed organizzazioni e risorse umane ad altissimo potenziale, che dopo aver portato a termine percorsi formativi di eccellenza si affacciano sul mondo del lavoro, a beneficio delle aziende e, più in generale, del sistema Paese. L’evento, svoltosi tra il 19 e 20 ottobre presso la sede della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa, ha permesso agli studenti di conoscere i recruiter, svolgere colloqui di lavoro, ricevere consigli e suggerimenti sullo sviluppo del proprio profilo professionale, così come raccontato dai due studenti di Villa Nazareth che hanno partecipato: Maurizio (attualmente al primo anno di laurea magistrale in European Economy and Business Law) e Federica (al secondo anno di laurea magistrale in Ingegneria Biomedica)

“Differentemente dai colloqui di lavoro standard, in questa occasione è stato possibile realizzare una vera e propria conoscenza reciproca. I recruiter mi hanno consigliato, partendo dal mio profilo e ciascuno per le proprie posizioni, quali sono le qualifiche ricercate nel candidato ideale, in termini di competenze e soft skills, ponendo un accento sulla necessità di flessibilità e volontà a conoscere e formarsi continuamente”, dice Maurizio. “Allo stesso modo, ho avuto modo di chiedere ai recruiter dettagli circa il loro processo di selezione,

competitor, cosa dovrebbe spingere una risorsa a far parte del loro organico, il tutto senza alcun timore di fare la domanda sbagliata.”

“Essendo quasi alla fine del mio percorso universitario, il Job Fair mi ha permesso di interfacciarmi con il mondo del lavoro con un po' di anticipo, concedendomi di acquisire tante piccole nozioni che andrò a mettere in pratica nei colloqui futuri”, dice Federica. “Con i recruiter ci sono stati dei veri e propri scambi di vedute: tutte le aziende con cui ho dialogato hanno dato risalto alle mie conoscenze e competenze, spiegandomi come queste potessero contribuire positivamente alla loro attività e le prospettive di crescita offerte. I recruiter si sono mostrati interessati al mio percorso formativo, alla possibilità di proseguire con un dottorato, e ho convenuto con loro circa le minime esperienze pratiche di laboratorio o di tirocinio presenti nel piano formativo universitario”. Per entrambi gli studenti, il Job Fair ha costituito un evento utile a capire quali saranno le sfide da affrontare una volta completato il percorso di studi. “Ai nuovi ingressi nel mercato del lavoro sarà richiesta grande capacità di trasformazione, cambiamento, e spinta a voler continuare a crescere, in linea, d'altronde, con le grandi trasformazioni ed eventi che stanno caratterizzando i nostri anni” sostiene Maurizio. Dello stesso pensiero Federica: “Quello che mi porto dietro da questa esperienza è tanta consapevolezza di quanto sia importante crescere, sia professionalmente che come persona, perché quello del lavoro è un mondo molto competitivo che chiede di dare il massimo giorno per giorno”. •

Federica Mastrobattista mentre svolge un colloquio con una recruiter.
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Cerimonia di apertura Job Fair.

Sin da piccolo ho sempre avuto una passione per le tecnologie. Ricordo ancora il mio primo computer regalatomi dal mio professore di Matematica al liceo, un già vecchio Olivetti M24 (per gli appassionati ormai un pezzo di archeologia informatica) che non utilizzava più, ma che mi permise di alimentare la mia passione.

Sono entrato a Villa Nazareth nel 1997 e mi sono laureato in Ingegneria Informatica nel 2003, nel pieno della trasformazione digitale che negli anni ha stravolto in maniera totale le abitudini delle persone ed il modo di lavorare e di fare business delle aziende. Ho lavorato per più di 10 anni in aziende di Consulenza Tecnologia e Direzionale ed attualmente ricopro la posizione di Key Account Director presso Octo Telematics, azienda leader di servizi di telematica avanzata e di soluzioni tecnologiche per l’industria assicurativa, il Fleet Management e per la Smart Mobility. Il paradigma sul quale si basano i servizi offerti è quello dell’Internet of Things e cioè la possibilità di avere dispositivi e sensori connessi in tempo reale attraverso i quali raccogliere grandi quantità di dati che, elaborate grazie ad algoritmi di Intelligenza Artificiale, possono essere messe al servizio di aziende per migliorare i propri processi di business e per fornire soluzioni per i clienti finali.

La tecnologia si muove a passi velocissimi. Possiamo dire che l’aggiornamento costante è oggi

Enzo Cozzolino

d’obbligo per le professioni ingegneristiche?

Il continuo aggiornamento è importantissimo in generale in tutte le professioni ingegneristiche ma ancor più nel settore dell’ingegneria informatica, che trova applicazione in tutti i possibili settori industriali. Le aziende lo sanno e per questo creano dei percorsi formativi su misura per il dipendente in maniera da permettere di migliorare il proprio bagaglio sia di competenze tecniche (hard skill), sia di competenze comportamentali (soft skill).

Per quanto riguarda la mia esperienza personale, ritengo fondamentale anche il cosiddetto training on the job, e cioè la formazione diretta sul campo. Nel caso dei neo laureati, le aziende predispongono dei percorsi di onboarding e affiancamento che permettono al neo assunto di imparare gradualmente la propria mansione, attraverso attività di coaching di colleghi e supervisor più senior.

L’ingegnere è sempre più chiamato a essere non solo un tecnico ma anche un manager

In generale la professione di ingegnere richiede inevitabilmente la necessità di sviluppare delle competenze manageriali, sempre più necessarie per ruoli apicali all’interno dell’organizzazione.

Per diventare un manager occorre integrare le proprie conoscenze tecniche con delle competenze comportamentali come la leadership e la gestione dei team, l’intelligenza

emozionale, il problem solving, il pensiero innovativo e l’orientamento al risultato, alcune delle quali sono innate, altre si sviluppano con l’esperienza sul campo e con percorsi formativi ad hoc.

Che consiglio daresti ai ragazzi che si accingono a laurearsi in discipline ingegneristiche, per affrontare meglio l’ingresso nel mondo del lavoro?

Considerando che in Italia l’ingresso nel mondo del lavoro avviene ad un’età molto superiore rispetto alla media europea, il consiglio che mi sento di dare per intraprendere una carriera lavorativa aziendale è cercare di iniziare a lavorare quanto prima, in quanto gli anni di esperienza lavorativa rispetto all’età anagrafica sono molto importanti nel percorso di crescita professionale. •

VN OFF
DICEMBRE 2022 20 COMUNITÀ
a cura di Rosarita Digregorio

Nata in Sicilia, in un piccolo centro abitato della provincia di Messina, Monforte San Giorgio, e terminato il Liceo Classico, ha scelto di proseguire gli studi a Roma ed è stata studentessa di Villa Nazareth dal 2005 al 2011. Ha studiato Scienze Biologiche conseguendo nel 2009 la Laurea Triennale presso l’università Sapienza e successivamente, nel 2011, la Magistrale presso l’università di Tor Vergata. Terminato il primo ciclo di studi ha approfondito la tematica inerente l’educazione alimentare e la nutrizione umana attraverso corsi di perfezionamento post lauream. Negli ultimi anni si è inoltre concentrata sul giornalismo scientifico e ha conseguito nel 2016 il Master “La scienza nella pratica giornalistica” alla Sapienza. Attualmente esercita la libera professione di biologa nutrizionista nel cuore dei Castelli Romani, a Genzano di Roma, e si occupa anche di comunicazione della scienza per alcune emittenti televisive e radiofoniche. Nella vita privata è sposata con Marco e ha una bimba di 2 anni che si chiama Martina.

Il cibo e l'uomo: un rapporto ancestrale che oggi come non mai è al centro di studi e ricerche e offre anche sbocchi professionali. Il cibo è il carburante che manda avanti la macchina complessa del corpo umano ed è dunque di vitale importanza. Ma è anche necessario alla nostra mente, perché è la valvola di sfogo su cui riversiamo i nostri bisogni affettivi. Se siamo tristi o

Rosanna Pinizzotto

felici ricerchiamo cibi che possano rispondere alle nostre emozioni. Da qui nasce la stretta relazione cibo-uomo, prima basata sulla sopravvivenza e oggi alimentata da un bisogno più profondo non soltanto fisiologico ma soprattutto psicologico ed emozionale. È da ciò che scaturisce l’interesse che la scienza ha maturato negli anni e che potremmo sintetizzare in una frase: per capire l’uomo, devi osservare come mangia.

L'alimentazione è diventata negli ultimi anni un aspetto centrale nella lotta a tante malattie, eppure il mangiare sano non sembra conciliarsi con i ritmi di vita contemporanea. Possiamo affermare che tutti sanno come mangiare bene per stare in salute. Ma questo non è sufficiente a mettere in pratica un corretto stile alimentare. Questo avviene perché nessuno di noi si alimenta solo per nutrire un bisogno fisiologico e il cibo è sempre pronto a soddisfare qualsiasi mancanza o necessità sia fisica che emotiva. C’è da dire che cucinare cibi e pietanze salutari richiede tempo, che in una famiglia manca. La pubblicità promuove troppo spesso cibi pronti e confezionati per il consumo immediato e l’industrializzazione risponde solo alle richieste di mercato. Bisogna dunque ricordare a tutti che mangiare in modo sano è la prima linea di prevenzione contro tutte le malattie e che uno stile alimentare malsano basato su “cibi spazzatura” e su scorrette abitudini fa male esattamente come il fumo di sigaretta, che lentamente distrugge i polmoni. In questo caso mangiare male

uccide lentamente tutto il nostro corpo. Una sana e corretta alimentazione si può dire sia fonte di benessere per i singoli ma anche per le comunità? Assolutamente sì. Si parla tanto di sostenibilità ma in pratica si fa ben poco. Bisogna recuperare la Dieta Mediterranea dei nostri nonni, quel regime alimentare perseguito dalla popolazione a cavallo delle due Grandi Guerre. Si tratta di un’alimentazione che promuova il consumo quotidiano di frutta e verdura, olio extravergine d’oliva, cereali ottenuti a partire da farine poco raffinate, frutta secca e legumi, e limiti invece a una frequenza settimanale carni bianche e rosse, pesce bianco e azzurro, uova, formaggi, e soprattutto a un consumo più raro che mai salumi e dolci. Questo stile alimentare fa bene al singolo e allo stesso tempo alla collettività, e fa bene soprattutto al nostro Pianeta, perché riduce le emissioni di carbonio nell’atmosfera, limita l’uso di acqua per la produzione e quindi nel complesso risparmia suolo per le coltivazioni. Bisogna dunque ripensare al nostro modo di mangiare anche in termini di salute della Terra, cercando di non limitarsi a pensare esclusivamente al proprio benessere personale, ma bisogna compiere uno sforzo per la collettività e per il futuro dei nostri figli. •

VN OFF
DICEMBRE 2022 21 COMUNITÀ
a cura di Rosarita Digregorio

26/04/2022

12/07/2022

18/07/2022

21/07/2022

Marina Marchionna; Infermieristica, Università degli studi di Bari “Aldo Moro”; tesi: “La gestione infermieristica del neonato con ittero. Implementazione di un protocollo. Confronto tra due metodi di rilevazione della bilirubina”; relatore prof.ssa Laura Errico.

19/09/2022

Giorgio Amadio; Medicina e chirurgia, Università Sapienza di Roma; tesi: “Alterazione del metabolismo delle ammine biogene nella fenilchetonuria”; relatore prof. Vincenzo Leuzzi, correlatrice prof.ssa Francesca Nardecchia.

Giulio Attenni; Computer science, Università Sapienza di Roma; tesi: “Autonomous Squads of Drones as a Collaborative Delivery Service”; relatrice prof.ssa Gaia Maselli, correlatrice prof.ssa Novella Bartolini.

Roberto Di Pasquale; Chimica Inorganica, Università Sapienza di Roma; tesi: “Funzionalizzazione dell’ossido di grafene attraverso processi di carbossilazione e amminazione. Un approccio teorico.”; relatore prof. Andrea G. Marrani, correlatore prof. Alessandro Motta.

20/09/2022

30/09/2022

22/10/2022

Saman Moadeli; Mediazione Linguistica Ed Interculturale, Università Sapienza di Roma; tesi: “La Rivoluzione Islamica d’Iran: la visione socio-politica e culturale della Francia”; relatore prof. Valerio Cordiner.

Paola Calabrese; Lettere moderne, Università Sapienza di Roma; tesi: “«A private exercise in exorcism»: interferenze e ironia in Libera Nos a Malo di Luigi Meneghello”; relatrice prof. ssa Rosanna Morace.

Emanuele Scarpa; Medicina e chirurgia, Università Sapienza di Roma; tesi: “Valore prognostico della deprivazione socioeconomica nei pazienti con metastasi epatiche da carcinoma nel colon-retto sottoposti a chirurgia. Uno studio di coorte retrospettivo”; relatore prof. Giuseppe Cavallaro, correlatore prof. Giorgio Alessandri.

Kirolos Romany Anwar Kamel; Ingegneria informatica e automatica, Università Sapienza di Roma; tesi: “Diagnosi di guasti in sistemi meccanici tramite osservatori dello stato e residui”; relatore prof. Andrea Critofaro.

26/10/2022

04/11/2022

04/11/2022

LAUREA TRIENNALE

Marco Ragozzino; Chimica, Università Sapienza di Roma; tesi: “Gli effetti dei campi elettrici su alcune reazioni organiche”; relatore prof. Marco D’Abramo.

LAUREA TRIENNALE

Maurizio Panzarino; Business administation and economics, Università Tor Vergata di Roma; tesi: “The evolution of the space industry and its role as a facilitator for the development of a country”; relatore prof. Sandro Brunelli.

LAUREA TRIENNALE

Amir Rezkalla; Business administation and economics,

Università Tor Vergata di Roma; tesi: “Manipulation of BrandLoyalty Customers “The case of Apple Inc.”; relatore prof.ssa Michela Mingione.

LAUREA TRIENNALE LAUREA MAGISTRALE LAUREA MAGISTRALE LAUREA TRIENNALE
LAUREE
LAUREA MAGISTRALE LAUREA MAGISTRALE LAUREA TRIENNALE
DICEMBRE 2022 22 COMUNITÀ
LAUREA TRIENNALE

VN ABROAD

Inauguriamo questa nuova rubrica con due storie che ci porteranno a Bayreuth, in Germania e a Košice, in Slovacchia. Le protagoniste sono due nostre studentesse: Miriam Mangiacotti, studentessa di Mediazione Linguistica presso l’università LUMSA e Federica Palermo, studentessa di Medicina presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore.

“Ho deciso di partire per l’Erasmus per vincere la convinzione di essere fatta solo per un posto, per darmi la possibilità di studiare in un’università dal respiro internazionale e per immergermi nella cultura e lingua tedesca”,

racconta Miriam. “La vita universitaria qui a Bayreuth scorre con ritmi diversi da quella italiana: è comune, tra una lezione e l’altra, vedere gli studenti impegnati in attività sportive, musicali, o rilassarsi nel grande giardino botanico presente nel campus. Da un punto di vista linguistico, l’apprendimento del tedesco rappresenta sicuramente una sfida stimolante. Toccare con mano cosa vuol dire diversità (da un punto di vista di percezioni, visioni e abitudini) e cercare di essere in relazione dinamica ed empatica con essa è un’esperienza che, per me, non ha prezzo”.

“Quando ho presentato domanda per l’Erasmus, non avevo idea di quello che mi sarei trovata davanti”, racconta Federica. “Alla notizia di essere stata selezionata per l’Università Pavol Josef Šafárik, incertezze e dubbi avevano preso il sopravvento. Questi pensieri, una volta arrivata qui, hanno lasciato spazio alla sorpresa e all’eccitazione

24-31/07/2022 SEMINARI Summer School degli studenti a Falcade (BL) - Seminario estivo dal titolo "Un pianeta in crisi: il cambiamento climatico tra cause e possibili soluzioni" 30/07/22 RICORRENZE Celebrazione eucaristica presieduta da P. Fausto Gianfreda S.J. A Vetralla, nel LXI anniversario della scomparsa del Card. Domenico Tardini 27/08/22 CELEBRAZIONI III anniversario della scomparsa del Cardinale Achille Silvestrini, celebrazione in suffragio a Brisighella, presieduta dal Vescovo di Faenza Modigliana, Mons. Mario Toso 27/08/22 RICORRENZE Celebrazione eucaristica in ricordo della scomparsa del Cardinale Achille Silvestrini, presieduta da don Lorenzo Elia, presso Santa Maria dell'Isola a Conversano (BA)

03/09/22 CONCORSO Concorso di ammissione a.a. 2022-2023 07/09/22 VISITE Visita a Villa Nazareth di Mons. David L. Toups, Vescovo di Beaumont (Texas) e di Padre Jeremiah Mcgrath, nostro amico. 01-02/10/2022 ATTIVITÀ DELLE RESIDENZE Giornate comunitarie dei nuovi

COMUNITÀ DICEMBRE 2022 23

NOTIZIARIO ammessi 08/10/22 CELEBRAZIONI Celebrazione eucaristica presieduta dal Card. Pietro Parolin in suffragio di Pier Silverio Pozzi, nel secondo anniversario della sua scomparsa 09/10/22 ASSOCIAZIONE Assemblea straordinaria dell'Associazione Comunità Domenico Tardini 11/10/22 DEFUNTI Scomparsa di Maria Elisabetta Cappellari, moglie di Placido Putzolu
27/05/22 ATTIVITÀ DELLE RESIDENZE Rappresentazione teatrale dell'opera "Pinocchio" (tratta dal film di Matteo Garrone) organizzata dalle studentesse e dagli studenti di Villa Nazareth 11/06/22 ASSOCIAZIONE Incontro culturale su "L'umanesimo integrale e la visione cristiana dell'essere umano" 25/06/22 VISITE Visita di una delegazione della Fordham University di New York a Villa Nazareth 16/07/22 CELEBRAZIONI Celebrazione eucaristica presieduta dal Cardinale Pietro Parolin presso il monastero del Carmelo di Vetralla per la festa della Madonna del Carmelo 21/07/22 DEFUNTI Scomparsa del caro amico di Villa Nazareth, il prof. Luca Serianni
25/10/22 DEFUNTI Scomparsa del sig. Leonardo Telesca, padre di Domenico (Mimmo) nostro associato 29/10/22 INCONTRI CULTURALI Incontro culturale di studi "Il cardinale Domenico Tardini e le arti" 30/10-02/11/2022 ATTIVITÀ DELLE RESIDENZE Itinerario culturale e spirituale a Torino degli studenti e delle studentesse 10-12/11/2022 SEMINARI Seminario autunnale dal titolo "United in diversity: l'UE tra crisi, emergenze e prospettive future"
13/11/22 ASSOCIAZIONE Assemblea ordinaria dell'Associazione Comunità Domenico Tardini
Storie ed esperienze dei nostri studenti all’estero
di vivere una nuova quotidianità. Le mie giornate sono intense e appaganti, divise tra tirocini in ospedale, studio, escursioni tra le montagne e coinvolgenti partite di hockey. Le lezioni sono in inglese, molti corsi prevedono una durata minore e l’esame subito dopo, oltre alla possibilità di svolgere un tirocinio per tutti i corsi frequentati. Altri studenti mi avevano detto che non mi sarei pentita di vivere questa esperienza. Oggi ho la certezza che non lo farò”. •
L'Erasmus Student Group, comitato per l'accoglienza degli studenti erasmus a Bayerout.

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alla missione di Villa Nazareth: accogliere studenti e studentesse con un curriculum scolastico di eccellenza, provenienti
famiglie che, per condizione socio-economica e culturale, non
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Ecco i
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