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Spiritualità – Vivere: una vita da protagonisti!

SPIRITUALITÀ

Vivere: una vita da protagonisti!

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di Don Luca Mazza “Dal profondo della notte che mi ricopre Nera come il pozzo da un polo all'altro Ringrazio gli dei qualunque essi siano Per la mia indomabile anima. Nella stretta morsa delle avversità Non mi sono tirato indietro né ho gridato. Sotto i colpi d'ascia della sorte Il mio capo è sanguinante, ma indomito. Oltre questo luogo di collera e lacrime Incombe solo l'orrore delle ombre. Eppure la minaccia degli anni Mi trova, e mi troverà, senza paura. Non importa quanto stretto sia il passaggio, Quanto piena di castighi la vita, Io sono il padrone del mio destino: Io sono il capitano della mia anima.”

Questa poesia, scritta dal poeta inglese William Ernest Henley, ha segnato gli anni di prigionia di Nelson Mandela, come si può facilmente scoprire nel suggestivo film Invictus (2009). Grazie a questa poesia, pur nella cattività e nell’angustia di una piccola cella, Nelson riusciva a sentirsi libero, protagonista del proprio avvenire e unico padrone di quel mondo interiore che nessuno poteva limitare o incattivire. Il cammino spirituale di quest’anno a Villa Nazareth ha come meta quella di fare dei giovani studenti universitari di oggi persone che nella società riusciranno ad essere protagonisti nella costruzione del bene comune, perché veri unici padroni di se stessi. C’è una cura del creato, delle relazioni personali che passa inevitabilmente dalla cura di sé e del proprio mondo interiore, unico luogo in cui siamo chiamati a relazionarsi con la pienezza della verità che ci costituisce. Unico luogo che, una volta rinforzato con degli esercizi spirituali, può diventare spazio inviolabile; che riesce a custodirci quando tutto intorno sta crollando. Parola che guida il cammino di quest’anno è: Cristo ci ha liberati per la libertà! State dunque saldi e non lasciatevi imporre di nuovo il giogo della schiavitù (Gal 5,1). La libertà è il mistero della salvezza in Cristo, la ragione della sua missione; unico vero premio, dato già nell’oggi della nostra vita, in chi crede in Lui. San Paolo ci ricorda che questo bene non va dato mai per scontato, e che non può essere guadagnato, raggiunto una volta per sempre; esso va conquistato ogni giorno tenendo il nostro spirito al riparo da ciò che lo vuole sottomettere e imprigionare. La coscienza è il nucleo più segreto e il sacrario dell'uomo, dove egli si trova solo con Dio, la cui voce risuona nell'intimità propria (GS, 16). La libertà di coscienza che orienta le nostre azioni non è solo la libertà della determinazione di ogni singola scelta. Essa è la reale possibilità di essere liberi di esprimere la propria coscienza, quel mondo interiore che nessuno può e deve violare, il nostro essere più profondo. Il rischio a volte è che proprio il sacrario della nostra anima rimanga a noi sconosciuto, come uno scrigno mai aperto. Il cammino spirituale non è quindi tanto la scoperta di verità che sono fuori di noi, ma è piuttosto una discesa nelle profondità del nostro essere. Allora siamo liberi, perché abbiamo raggiunto il nostro luogo più intimo e scegliamo noi cosa e chi farci entrare, non più dipendenti dalla nostra storia, dalla società o dalle realtà che inevitabilmente entrano inconsapevolmente a far parte del nostro essere. Quando raggiungiamo il centro abbiamo intorno a noi tutta la nostra esistenza, niente del nostro vissuto da rifiutare o da guardare con orrore, ma la bellezza di poter scegliere ciò che ci rappresenta di più, il modo in cui manifestare agli altri il nostro essere. Bisogna prendersi cura del proprio spirito, esercitarsi come facciamo negli incontri settimanali del giovedì sera e nei quattro ritiri annuali: come si fanno una serie di esercizi per rafforzare il nostro corpo, anche il nostro spirito ha bisogno di esercizio. Solo prendendoci cura della nostra spiritualità siamo veramente noi. E solo riuscendo a scoprirci e conoscerci pienamente siamo reali protagonisti della società, motori della storia.

I primi ritiri vissuti in questi due mesi ci hanno fatto confrontare con Nicodemo nel primo e San Francesco e Santa Chiara nel secondo. Con Nicodemo abbiamo riscoperto la bellezza di interrogare il Signore Gesù per illuminare la nostra vita, di interrogarlo di notte, nelle nostre fragilità, nella nostra storia a tratti contorta, nella nostra intimità, nella tranquillità della notte. San Francesco e Santa Chiara ci hanno aiutato a saper misurare i sogni sul Sogno di Dio per la nostra vita; la scoperta di Gesù povero e sofferente nel Crocifisso di San Damiano, nel povero e sofferente che sono io, che è il prossimo posto per “caso” sulla strada della mia vita, quel Cristo ci apre alla vita che ci interpella e che quando vissuta, e non vivacchiata, ci chiama a responsabilità, a farci carico della vita stessa. •

Interno della basilica inferiore di San Francesco d’Assisi – Assisi (PG).