Villa Nazareth, n.89 giugno 2021

Poste Italiane S.p.A. Spedizione in Abbonamento postale aut. n° 145/2006 – Periodico ROC.

Periodico a carattere culturale

Codice ISSN: 2611-1012

Anno XXXII, nr. 89, giugno 2021

Il perdono, il coraggio, la pace.

Sulle orme di Papa Francesco in Iraq Il cardinale Pietro Parolin racconta un viaggio apostolico che rimarrà nella storia

S E MIN A R I

ASS OC IAZ IONE

COMU NITÀ

Da Dante alla meccanica quantistica: il piacere della conoscenza

Una comunità in cammino

Nuovi studi sulla figura del Cardinale Domenico Tardini

SOMMARI O E COLOPHON

Fondazione Comunità Domenico Tardini in Villa Nazareth Organizzazione non lucrativa di utilità sociale Via Domenico Tardini 33-35 00167 Roma tel. 06 895981 C.F. 96099160580 fondazionetardini@pec.it segreteria@villanazareth.org www.villanazareth.org Seguici

Editoriale 3

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Le "stelle delle promesse": la testimonianza del card. Parolin sul viaggio del Papa in Iraq di Alessandra Franco

Cultura 7

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Ente accreditato presso la Regione Lazio Det. N. G16814 del 19/12/2018

Il coraggio di guardare le stelle di Mons. Claudio Maria Celli

Primo piano

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La Fondazione opera con sistema di gestione della qualità

Comunità

Abbiamo un disperato bisogno di poesia di Lorenzo De Cesaris Vivido si tinge l'anniversario del sommo poeta di Angela Sfrecola La compagnia teatrale "Gli sbandati": la parola a Dante! di Azzurra Forzese "Dal Purgatorio al Paradiso: l'esistenza dell'altro e il bene" La Commedia dantesca come medicina ai mali di oggi di Rita Di Paquale

13 L'intuizione felice" che mai tramonta in ricordo del card. Domenico Tradini di Martina Presti 14 Unità, discernimento e azione: una comunità in cammino di Roberto Paolo De Vito 15 Spiritualità: Com'è nato il Cristianesimo e come si diventa cristiani ? di Don Luigi Salonia e Don Luigi Castangia 16 Lessico comunitario: Rinascita di Don Roberto Fornaciari, Camaldoli 17 L'Antigone di Sofocle, la voce del potere contro quella della polis di Ferdinando D'Elia 18 VN OFF: Sara Lava 19 VN OFF: Davide Integlia 20 Consigli di lettura 22 Notiziario 23 Lauree

10 Alla riscoperta di Lucio Anneo Seneca di Paola Calabrese 11 Roma 2021, la sfida amministrativa del decennio di Marcello Marcello

Appartenente alla Conferenza dei Collegi Universitari di Merito (CCUM) e alla European University College Association (EUCA)

12 Meccanica quantistica e computer quantistici: la rivoluzione è in corso di Gaetano Dinatale

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Villa Nazareth Periodico a carattere culturale Aut. n. 676/89 del 4/12/1989 REDAZIONE

Via Domenico Tardini 35 00167 Roma redazione@villanazareth.org 06 895981 EDITORE

Fondazione Comunità Domenico Tardini ONLUS DIRETTORE RESPONSABILE:

Giovanni Augello STAMPA

Mandato in stampa il 13/07/2021 presso Postel S.p.A., Roma.

REDAZIONE:

Domenico Caparello Maria Collevecchio Rosarita Digregorio Valentina Santagata Francesca Scarlatella DIREZIONE ARTISTICA

Stefano Orfei GRAFICA

Cosmin Fane Cozma Fabiana Rasile Dario D'Amato FOTO

Ala Dabija Azzurra Forzese

HANNO COLLABORATO

Alessandra Franco Lorenzo De Cesaris Angela Sfrecola Azzurra Forzese Rita Di Pasquale Paola Calabrese Marcello Marcello Gaetano Dinatale Martina Presti Roberto Paolo De Vito Don Luigi Salonia Don Luigi Castangia Don Roberto Fornaciari Ferdinando D'Elia Sara Lava Davide Integlia

GIUGNO 2021 • 2

Foto di Khamkéo Vilaysing da Unsplash.

ED I TO R IA LE

Il coraggio di guardare le stelle Q

guardare il cielo. “Contemplando dopo millenni lo stesso cielo, appaiono le medesime stelle. Esse illuminano le notti più scure perché brillano insieme.

Il cielo ci dona così un messaggio di unità: l’Altissimo sopra di noi ci invita a non separarci mai dal fratello che sta accanto a noi. […] Se vogliamo custodire la fraternità, non possiamo perdere di vista il Cielo”. Noi sappiamo bene che la missione propria di Villa Nazareth è la diaconia della cultura, legandola alla ben nota icona biblica dell’incontro del diacono Filippo con l’Etiope (At.8, 26-39).

Ora, usando le parole di Papa Francesco, “dobbiamo aiutare i nostri fratelli e sorelle a elevare lo sguardo e la preghiera al In questo breve editoriale vorrei attirare Cielo”. Il motivo è semplice: “Tutti ne la vostra attenzione sul discorso che Papa Francesco ha tenuto il 6 marzo nella abbiamo bisogno, perché non bastiamo Piana di Ur dei Caldei, dove Abramo sentì a noi stessi. L’uomo non è onnipotente, la chiamata di Dio e “da dove partì per un da solo non ce la può fare”. Se non lo fa, “se estromette Dio dalla sua vita”, la viaggio che avrebbe cambiato la storia.

Noi siamo il frutto di quella chiamata e di conseguenza è drammatica: “finisce per adorare le cose terrene”. quel viaggio”. Sì, quella chiamata e quel viaggio toccano ciascuno di noi, hanno Nello stesso tempo il Papa sottolinea un valore per il nostro cammino di oggi! che “gli occhi al cielo non distolsero, ma incoraggiarono Abramo a camminare Dio, fa notare il Papa, “chiese ad Abramo sulla terra”. Ricordando, poi, come il di alzare lo sguardo al cielo e di contarvi cammino di Abramo fu un “cammino in le stelle”. Anche noi siamo chiamati a uesto numero del nostro magazine ha come punto di riferimento lo storico viaggio di Papa Francesco in Iraq, lo scorso marzo. E il nostro Cardinale era con lui, come collaboratore e testimone prezioso: la sua intervista che qui pubblichiamo ne è testimonianza eloquente e ci lascia pensosi perché parla delle lunghe e atroci sofferenze di quelle popolazioni, delle loro vivide speranze e dell’importanza del dialogo fra tutte le religioni per il conseguimento dell’agognata pace. Temi, questi, che esigono da noi un cuore attento ed aperto al futuro.

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uscita”, avendo dovuto lasciare terra, casa e parentela, Papa Francesco ci ricorda che “anche a noi succede qualcosa di simile: nel cammino, siamo chiamati a lasciare quei legami e attaccamenti che, chiudendoci nei nostri gruppi, ci impediscono di accogliere l’amore sconfinato di Dio e di vedere negli altri dei fratelli. Sì, abbiamo bisogno di uscire da noi stessi, perché abbiamo bisogno gli uni degli altri”.

Cari amici, formulo per tutti voi l’augurio che, anche se il cammino che abbiamo davanti a noi può risultare accidentato, siamo capaci di “fare passi concreti, di peregrinare alla scoperta del volto dell’altro, di condividere memorie, sguardi e silenzi, storie ed esperienze”.

Auguro a me e a tutti voi di “avere il coraggio di alzare gli occhi e guardare le stelle, le stelle che vide il nostro padre Abramo, le stelle della promessa”.

Buone vacanze a tutti!

Mons. Claudio Maria Celli

PR IM O P IA N O

Le “stelle delle promesse”: la testimonianza del card. Parolin sul viaggio del Papa in Iraq Il cardinale Parolin con Claudio Lerna durante l’intervista in merito al viaggio del Papa in Iraq

di Alessandra Franco

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ome meta del suo primo pellegrinaggio apostolico dall’inizio della pandemia, Papa Francesco ha scelto di andare in un paese martoriato dalle guerre e dalle divisioni degli ultimi decenni e, più recentemente, messo a dura prova anche dal Covid-19. Nel suo viaggio dal 5 all’8 marzo 2021, il Santo Padre è stato accompagnato anche dal cardinale Pietro Parolin che il 23 aprile scorso, durante un incontro tenutosi a Villa Nazareth, ha condiviso con gli studenti e gli associati la sua esperienza. Gli associati hanno potuto seguire l’incontro in modalità telematica ed ascoltare la testimonianza di don Pietro intervistato dagli studenti sulla base di domande da loro formulate, col supporto del giornalista della Rai, Enzo Romeo.

La studentessa che ha introdotto la serata ed aperto l’intervista, Francesca, lo ha fatto citando le parole di fratellanza pronunciate del Santo Padre durante l’incontro nella piana di Ur: “Chi ha il coraggio di guardare le stelle, chi crede in Dio, non ha nemici da combattere, ha un solo nemico da

affrontare: l’inimicizia. Mentre alcuni cercano di avere nemici più che di essere amici, chi guarda le stelle delle promesse, chi segue le vie di Dio, non può essere contro qualcuno ma per tutti”. Citando il Papa, Francesca ha chiesto a don Pietro quale fosse stato per lui il significato di questo viaggio e, ricordando la precedente visita del Segretario di Stato in Iraq del 2018, quali cambiamenti avesse riscontrato nel Paese. “È stata una bellissima esperienza quella di accompagnare il Papa in Iraq” ha risposto don Pietro: “Il Papa ha voluto andarci, nonostante ci fossero tante voci che cercavano di dissuaderlo, soprattutto per la ragione del Covid-19. Ha voluto andarci, proprio perché l’Iraq è stato uno dei paesi più martoriati degli ultimi quattro decenni”. Dopo aver tracciato un quadro sintetico della storia recente del Paese, a partire dalla guerra con l’Iran negli anni ’80 del secolo scorso, fino alla minaccia del Califfato islamico e alle più recenti proteste sociali e repressioni governative del 2019, don Pietro ha sintetizzato in tre punti lo

scopo del viaggio apostolico in Iraq: manifestare la vicinanza del Papa ai cattolici iracheni, promuovere il dialogo interreligioso e, infine, offrire un incoraggiamento al Paese e al programma di riforme portate avanti dal nuovo Primo Ministro Al-Kadhimi.

Parolin ha evidenziato la speranza che la presenza del Papa sembra aver portato alla popolazione irachena: “Mi pareva che il cambiamento fosse soprattutto nel senso di una speranza che si era accesa, di una speranza che la presenza del Papa stava rafforzando. Il paese poteva cambiare. E il paese poteva cambiare soprattutto in una direzione, cioè nel senso dell'unità: la condizione affinché si potesse uscire dai problemi che l'Iraq ha sperimentato in tutti questi decenni è proprio la ricerca dell'unità tra tutte le componenti del Paese”.

Rievocando l’immagine di pace del Papa che libera una colomba tra le macerie di Mosul e ponendola in contrasto con il fotomontaggio della bandiera nera in Piazza San Pietro pubblicata sul web dal Califfato islamico GIUGNO 2021 • 4

PR I M O PI A N O

nel 2014, un altro studente ha chiesto di condividere un suo ricordo particolare del viaggio che, più di altri, gli è rimasto impresso. Ripercorrendo i momenti della sua visita a Qaraqosh, nella piana di Ninive, don Pietro ha condiviso un momento emozionante vissuto nella chiesa cattedrale dell’Immacolata Concezione: “Questa chiesa portava [nel 2018, ndr] ancora i segni della devastazione. Era tutta annerita perché l’avevano bruciata e avevano tolto tutte le croci, avevano frantumato tutte le statue, le suppellettili liturgiche. Sembrava una spelonca ed era stata appena riaperta. Adesso, invece, è stata rinnovata, imbiancata, restaurata, non sembrava neppure la stessa chiesa.

Rivederla così è stato forse il momento più bello, come è stato commovente il cammino dall’ingresso dal villaggio fino alla chiesa, con migliaia di persone che ci hanno accolto esultanti”.

L’immagine della chiesa di Qaraqosh, da spelonca sventrata dall’odio a cattedrale luminosa, rinnovata e restituita ai fedeli, traduce visivamente quello che dovrebbe essere il ruolo dei cattolici iracheni nella costruzione di una nuova società. Rispondendo ad una domanda in proposito, don Pietro ha dichiarato infatti che “il loro compito dovrebbe consistere proprio nel favorire la pacifica convivenza tra i vari gruppi etnici. I cristiani sono una presenza antichissima in quei paesi, anche se oggi sono ridotti a dei gruppi estremamente esigui dal punto di vista numerico. Nonostante ciò, vorrebbero vedersi riconosciuti il ruolo tradizionale, perché si sono sempre dimostrati una presenza molto attiva da tutti i punti di vista, rappresentando soprattutto un elemento di moderazione in scenari politici caratterizzati da estremismi e radicalismi. Ci sono poi delle caratteristiche particolari che dovrebbero contraddistinguere i cristiani, come, ad esempio, il perdono, un concetto non particolarmente diffuso in quelle culture. Io credo che i cristiani possano dare un loro apporto soprattutto in questo senso, diffondendo i valori evangelici nella vita sociale”.

Proprio come esempio di perdono e testimonianza dei valori evangelici, don Pietro ha letto le parole pronunciate da una donna durante l’Angelus a Qaraqosh. Dopo aver ripercorso GIUGNO 2021 • 5

il dramma dei bombardamenti a Baghdad nel 2014, il terrore dell’avanzata dell’Isis, la morte di suo figlio e di altri familiari nel corso di questi avvenimenti, questa donna ha avuto il coraggio di affermare: “La mia fede mi dice che i miei bambini stanno nelle braccia di Gesù Cristo nostro Signore.

E noi, i sopravvissuti, cerchiamo di perdonare l’aggressore, perché il nostro Maestro Gesù ha perdonato i suoi carnefici. Imitandolo nelle nostre sofferenze, testimoniamo che l’amore è più forte di tutto”.

Sull’amore e sulla fratellanza si fonda quello che don Pietro ha definito come il “discorso programmatico” del Santo Padre, non solo per l’Iraq, ma per l’area del Medio Oriente in generale: “Dice il Papa parlando al presidente e al corpo diplomatico: Tacciano le armi, se ne limiti la diffusione qui e ovunque, cessino gli interessi di parte e gli interessi esterni che si disinteressano della popolazione locale. Si dia voce ai costruttori e agli artigiani della pace, ai piccoli, ai poveri, alla gente semplice che vuole vivere, lavorare, pregare in pace. Basta violenze, basta estremismi, fazioni, intolleranze. Si dia spazio a tutti i cittadini che vogliono costruire insieme questo paese nel dialogo nel confronto franco, sincero e costruttivo; a chi si impegna per la riconciliazione, per il bene comune; a chi è disposto a mettere da parte i propri interessi”.

Naturalmente, anche se la situazione conflittuale irachena fa apparire queste parole ancora più potenti e profetiche, esse si applicano a tutte le relazioni umane e diplomatiche perché, citando ancora una volta don Pietro, “non si potranno risolvere i conflitti regionali, internazionali e mondiali se non si riesce ad entrare in questa nuova ottica, quella di tenere in conto il bene comune, degli altri e dell'umanità. È questo il messaggio della Fratelli tutti: la fraternità ci aiuta a vedere negli altri persone da aiutare e non invece dei nemici da distruggere o dei concorrenti da vincere”. Una delle domande degli studenti sulla pandemia e l’accesso ai vaccini da parte dei Paesi più poveri ha offerto al card. Parolin l’opportunità di tornare sul tema più ampio delle disuguaglianze: “Il Papa ha detto o si esce migliori, o si esce peggiori da questa pandemia, non si può rimanere quello che si era prima.

Il pericolo è quello che si esca peggiori se non c’è uno sforzo da parte di tutti per promuovere la solidarietà e sentirsi parte di una stessa realtà, essere tutti nella stessa barca, sentirsi membri della stessa umanità”.

Invitato poi a commentare il declino numerico della popolazione cristiana in Iraq, passata da circa 1,5 milioni di fedeli registrati prima dell’invasione statunitense del 2003 alle 200-300mila unità attuali, Parolin ha risposto che in effetti “i paesi del Medio Oriente rischiano di rimanere senza cristiani. Quello che diciamo spesso è che i luoghi santi senza cristiani diventerebbero solo musei. È la presenza dei cristiani che li rende un ricordo vivo dei misteri della nostra salvezza e della vita di Gesù”. Purtroppo, nonostante gli sforzi della Santa Sede in questo senso, sembrano mancare ancora le condizioni di sicurezza per i cristiani in Iraq che, commenta don Pietro, “non si sentono sicuri né per loro, né per i loro figli. Non vedono un futuro. Inoltre, c’è un lavoro più politico che è quello di insistere sul concetto di cittadinanza, che andrebbe proprio contro quel settarismo di cui parlavo prima“. Una delle risposte chiave a questo problema è, secondo don Pietro, nell’opera di educazione: “La popolazione ha bisogno di essere educata, di non sentire sempre i soliti discorsi, spesso di contrapposizione, di odio, di rifiuto dell’altro. È necessario insistere sulla tolleranza, e, soprattutto, sul rispetto. Io credo che se c’è quest’opera di educazione, questo creerà un humus, un ambiente propizio affinché i cristiani si sentano rispettati e accolti e possano rimanere nei loro paesi”.

Dal dramma dei cristiani iracheni costretti ad emigrare per la mancanza di condizioni basilari di sicurezza e pace, si è passati poi a una domanda più generale sulla migrazione, fenomeno epocale dei nostri giorni, che il card. Parolin ha discusso ricordando le parole del Santo Padre sul “diritto doppio: diritto a non migrare, diritto a migrare”, da garantire attraverso la costruzione della pace e di uno sviluppo sostenibile per tutti i Paesi. “Per quanto riguarda l’emigrazione in sé stessa, invece” ha aggiunto don Pietro, “ripeto quello che il Papa spesso ha detto riguardo i famosi quattro verbi […]: si tratta innanzitutto di accogliere, proteggere, promuovere, integrare”.

P R I M O PIA N O

Il cardinale Parolin con gli intervistatori Giuseppe Palumbella, Luca Tribuzio, Claudio Lerna e Francesca Scarlatella

Accoglienza e integrazione sono alla base di un altro dei grandi temi al centro del viaggio apostolico in Iraq: il dialogo interreligioso. Ricordando gli sforzi fatti dal Santo Padre per coinvolgere tutte le comunità religiose del paese, don Pietro ha raccontato della visita fatta dal Papa all’Ayatollah Al-Sistani: “È stato anche uno dei momenti più belli e significativi della visita del Santo Padre, che ha profondamente toccato il Papa il quale, dopo l’incontro con Al-Sistani, era commosso, sia per il quadro in cui è avvenuto questo incontro – Al-Sistani vive in maniera molto modesta e umile, in una casa di Najaf senza nessun lusso e nessuna pretesa, ha accolto il Papa in una maniera molto dimessa, l’ha fatto sedere accanto a lui – e poi anche, naturalmente, per il contenuto del dialogo che si è svolto tra di loro. Credo che questi incontri erano necessari, proprio perché l’idea che si era diffusa è che il documento sulla fratellanza umana, che il Papa ha firmato ad Abu Dhabi con il Grande Imam dell’Università di Al-Azhar, riguardasse piuttosto i musulmani sunniti. Purtroppo, anche all’interno dell’Islam, ci sono forti tensioni tra gli sciiti e i sunniti, che in Iraq si sperimentano in maniera particolare. In un certo senso, quindi, questo incontro

voleva esprimere il desiderio che anche da parte degli sciiti ci fosse, come dire, l’adesione a questo tema della fratellanza”.

Una domanda degli studenti ha portato l’attenzione sull’eventuale pericolo di sincretismo, chiedendo come tracciare il confine con la fratellanza religiosa. Don Pietro ha risposto spiegando il modo di accostarsi al concetto di “identità”, una parola spesso considerata non politicamente corretta e da saper maneggiare con cura, ma qui declinata come “identità aperta”, ossia consapevolezza profonda del proprio percorso e intelligenza della propria fede, ma senza mai farne un muro nei confronti dell’altro, anzi sapendo “integrare in noi tutto quello che di buono viene dagli altri”. In questo senso, il dialogo interreligioso ha il compito importantissimo di “aiutare il mondo di oggi ad elevare gli occhi dalla terra al cielo. Il primo invito del Santo Padre a Ur, in occasione dell’incontro interreligioso del 6 marzo nel nome di Abramo, padre comune per Ebrei, Cristiani e Musulmani è stato questo: ha esortato ad imitare Abramo, che si mise in cammino in terra, dopo aver contemplato il cielo. Aiutare i nostri fratelli e sorelle ad elevare lo sguardo e la preghiera al cielo: tutti ne abbiamo bisogno perché non bastiamo a noi stessi – sono parole del Papa – e

l’uomo non è onnipotente, da solo non ce la può fare. Se estromette Dio, finisce per adorare le cose terrene. Ma i beni del mondo, che a tanti fanno scordare Dio e gli altri, non sono il motivo del nostro viaggio sulla Terra”.

A conclusione dell’incontro, è stato chiesto al Card. Parolin di offrire una parola sulle prospettive future di questo dialogo avviato con la visita del Santo Padre in Iraq e sugli sviluppi degli accordi presi. Don Pietro ha risposto sottolineando, ancora una volta, il potere dell’educazione alla fratellanza e ha rimandato all’insegnamento del Santo Padre in Fratelli tutti. Infine, tornando a Villa Nazareth e alla sua missione, il nostro Presidente ci ha esortati a studiare questo documento e a sentire e vivere la fratellanza: “[in] quello che farete nella vita, cercate di vivere questi principi, di sentire davvero che siete fratelli di tutti e che tutti sono vostri fratelli e quindi tutti meritano attenzione, rispetto e aiuto”. Al termine dell’intervista, don Pietro ha concluso con “una prospettiva di fiducia e di speranza” che, dalla gioia visibile negli occhi dei cristiani che hanno sperimentato la vicinanza del Santo Padre in Iraq, si possa tradurre in effetti duraturi di pace e unità per tutto il Medio Oriente. • GIUGNO 2021 • 6

C U LTUR A

Abbiamo un disperato bisogno di poesia di Lorenzo De Cesaris

Il fumettista Gabriele Dell'Otto con i due moderatori Anna Chessa e Lorenzo De Cesaris

I

l seminario “Dante e la Commedia: un viaggio da riscoprire” è stato una sorta di percorso umano e letterario che ci ha condotto al ritrovamento della bellezza di un’opera senza tempo.

Venerdì 26 marzo 2021 ha avuto luogo a Villa Nazareth la seconda conferenza incentrata sulla Cantica dell’Inferno dantesco, tenuta da due importanti protagonisti del panorama degli studi danteschi: Corrado Bologna, professore di Letterature Romanze Medioevali presso la Scuola Normale Superiore di Pisa, e Marco Grimaldi, docente di Filologia della Letteratura Italiana presso l’Università Sapienza di Roma.

L’intervento di Corrado Bologna, intitolato “L’Inferno del desiderio”, ha trattato la tematica del disìo inteso come movimento dell’anima umana. L’anima naturalmente disìa e a Dio vuole essere unita, ha ricordato Bologna spiegando che questo movimento è generato della volontà dell’uomo.

Una volontà che può essere “positiva” o “negativa”, come quella descritta nel celeberrimo canto V dell’Inferno.

Paolo e Francesca, i due protagonisti del canto, vengono presentati in mezzo ad una turba di amanti sofferenti perennemente trascinanti da un vento infernale. Si tratta, in questo GIUGNO 2021 • 7

caso, di un desiderio “disordinato” che dà origine ad una tempesta dolorosa, riflesso della condanna eterna cui questi peccatori sono compartecipi. Il libero arbitrio li ha messi nella condizione di poter scegliere e la loro decisione ha portato a questa conseguenza: le passioni istintive e turbolente della vita terrena si riverberano nell’aldilà e ora “menano” i peccatori.

Questo moto sregolato, cui accennava Bologna, però, si evolve, passando per il Purgatorio, luogo in cui il desiderio si ri-orienta verso il bene, fino a diventare uniforme e circolare, come quello descritto nel Paradiso, conformandosi a Dio. Il desiderio d’Infinito assume le sembianze di quell’ “amore che move ‘l sole e l’altre stelle”. D’altronde tutto il viaggio di Dante si svolgerà nel segno del desiderio e quello per l’amata Beatrice è il più intenso che abbia mai provato. Auerbach ci parla di Dante descrivendolo come un errante che ritorna alle forze motrici della sua giovinezza, durante la quale il poeta ha conosciuto la donna angelo innamorandosene perdutamente. Il desiderio è quindi mancanza, la parola stessa viene dal latino desiderium, composto di de e sidera e sta ad indicare la mancanza che si percepisce quando

si alzano gli occhi al cielo scrutando le stelle. Il viaggio di Dante nella Commedia non è altro che un poetico tentativo di colmare tale mancanza.

L’intervento di Marco Grimaldi, invece, si è spostato sul desiderio della conoscenza presente nell’opera dantesca e, in particolare, nel XXVI canto dell’Inferno. Partendo da Giovanni Del Virgilio, Grimaldi ha indagato le origini della fama di Dante come filosofo, teologo e poeta. Nella Commedia, in effetti, Dante riversa ogni sua conoscenza dimostrando di sapersi servire del proprio sapere. Diversamente Ulisse, situato nel girone dei fraudolenti, non è riuscito a fare, peccando di Hybris, tracotanza di classica memoria, dopo aver tentato di varcare le soglie delle colonne d’Ercole. Ulisse, infatti, è stato punito per la sua insofferenza verso ogni limite umano.

L’errore certamente non è nel desiderare, che è la chiave di volta di tutto l’agire umano, ma risiede in come l’uomo si pone dinanzi ad esso. Quello di Ulisse è una sorta di titanismo conoscitivo, egli con le sue sole forze vuole a tutti i costi colmare un desiderio destinato a non essere mai soddisfatto. Perché il desiderio è mancanza e si alimenta di essa: desiderare vuol dire mettersi sempre alla ricerca e se questa ricerca venisse colmata, cosa ci spingerebbe ancora a muoverci? Perché dovremmo continuare a vivere? La visione del desiderio di Dante ovviamente è escatologica: esso è la condizione, alla fine dei giochi, per ritornare a Dio. Ma a noi basterebbe sapere che è ciò che garantisce il nostro movimento verso il futuro, la spinta motrice verso la felicità e il senso di compiutezza.

Al termine di questo momento di riscoperta sono certo che ognuno di noi potrà affermare quanto la Divina Commedia sia attuale. Nel 2021 Dante Alighieri ci insegna ancora il mestiere della vita, e lo fa con parole bellissime, incantevoli, a volte crude e fulminanti. Ci insegna che la parola è un’arte, ma anche un’arma.

Ci fa viaggiare, ci porta in mondi ultraterreni, ma più che mai umani. Non ha mai smesso di parlarci dell’uomo, delle sue fragilità e del suo desiderio. Del suo desiderio d’amore e di infinito e, come affermerebbe Bologna, “del suo disperato bisogno di poesia”. •

C U LT U R A

Vivido si tinge l’anniversario del Sommo Poeta di Angela Sfrecola

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onsiderarsi italiani non significa solamente godere di sfavillanti tramonti delle nostre splendide coste, assaporare le prelibatezze che la terra ci offre o gioire per un goal della nazionale. Di rosso scarlatto con verdi e profumate foglie d’alloro si tinge l’Identità che ci appartiene, guida ed offre ancora riflessioni dopo secoli di storia.

A proposito della Divina Commedia, qual è la sfumatura che dobbiamo interiorizzare, facendone un vivido pigmento che possa lasciare tracce indelebili in noi? Di certo la realtà che appare ai nostri occhi è mutata da molteplici sfumature che nel corso dei secoli procedono moltiplicandosi, mescolandosi o scindendosi: la verità, però, non è concessa ai pigri e solo imparando a visualizzare tali sfumature riusciremo ad utilizzarle come chiave di lettura del presente.

Dall’epoca in cui la Divina Commedia è stata scritta sono passati ben sette secoli di storia, di progresso e di cambiamento, che hanno fertilizzato il ragionamento dell’uomo attorno all’opera sempre più insita di volubili interrogativi. La singolarità dei più salienti ci ha spinto a volerne disquisire nel seminario primaverile di Villa Nazareth. Ci siamo interfacciati con intricate interpretazioni delle tre Cantiche, interrogandoci a fondo su significanti e significati, immagini e scene, e ci siamo vicendevolmente guidati per poter far luce nella selva.

Ed è proprio muovendosi tra luci ed ombre che il fumettista e illustratore Gabriele Dell’Otto ci ha resi partecipi del suo rapporto con la Divina Commedia, in merito al progetto illustrativo dell’Opera, in collaborazione con Franco Nembrini ed Alessandro D’Avenia, ancora in atto di svolgimento. Egli ci racconta di come il suo viaggio nasca da un vecchio cavalletto trovato per caso, sul quale abbozza sensazioni e stati d’animo sorti dalla lettura del testo. Come sua inconcussa guida si colloca l’illustratore Gustave Doré il quale, seppur in epoca romantica, aveva già approntato delle litografie sulla Divina Commedia. “Dante è un mio caro amico” afferma Doré al termine del suo ciclo illustrativo. Ma la sfida di Gabriele persiste anche nel colore, laddove cromie ben distinte delineano perfettamente le ombre dell’inferno e l’ineffabilità del paradiso, dando modo all’osservatore di sentirsi travolto ed inserito nella scena. Grazie all’audacia di un cieco balzo verso l’Inferno, il Purgatorio ed il Paradiso, Gabriele Dell’Otto destruttura l’etica da fumettista di supereroi per lasciar spazio alle sfumature dantesche: un cambiamento sicuramente decisivo e rischioso, ma doveroso nei confronti di un’opera costituente parte dell’orgoglio letterario italiano. •

La compagnia teatrale “Gli Sbandati”: la parola a Dante! di Azzurra Forzese Quale miglior occasione della giornata mondiale del teatro per celebrare Dante attraverso la voce di una compagnia teatrale?

Il 27 marzo, ultima giornata del Seminario primaverile, nonché giornata mondiale del teatro, la comunità di Villa Nazareth ha avuto la possibilità di godere e partecipare del prezioso contributo della compagnia teatrale “Gli Sbandati”.

La compagnia si è spesso dedicata nei suoi spettacoli all’opera del Sommo Poeta e per l’occasione ha proposto una lettura recitata di alcuni versi particolarmente degni di nota, tratti da tre canti, uno per ciascuna cantica: dell’Inferno è stata scelta la drammatica vicenda del conte Ugolino, tragedia impregnata d’amore, l’amore straziante di un padre, che brancola sui figli morti e invano li chiama per nome; quanto al Purgatorio, la compagnia ha optato per un punto cruciale della vicenda, quando, alla scomparsa del “dolcissimo patre”, sopravviene Beatrice e il poeta riconosce immediatamente in lei “i segni de l’antica fiamma”; per il Paradiso, infine, la compagnia ha proposto i versi conclusivi dell’opera, che vedono giungere a compimento il viaggio ultraterreno del protagonista. Le parole di Dante denunciano l’ineffabilità della visione divina: sarà la folgorazione finale a placare il suo desiderio rendendolo finalmente partecipe del mistero di Dio, “amor che move il sole e l’altre stelle”.

Ardua impresa poteva risultare il riuscire a coinvolgere tramite uno schermo gli spettatori virtuali, eppure “Gli Sbandati”, con la loro passione, sono senz’altro riusciti a trasmettere l’eterna bellezza dei versi di Dante, la cui potenza, al di là del sentimento religioso di ciascuno, non può far a meno di emozionarci tutti ancora oggi. •

GIUGNO 2021 • 8

C U LTU R A

“Dal Purgatorio al Paradiso: l’esistenza dell’altro e il bene” la Commedia dantesca come medicina ai mali di oggi di Rita Di Paquale

“L

a inattuale attualità di Dante” è il titolo della prima conferenza di sabato 27 marzo che si è tenuta in occasione della seconda giornata del seminario primaverile di Villa Nazareth. Il critico letterario e saggista Filippo La Porta ha condotto gli studenti in un viaggio tra peccati e vizi capitali all’interno del Purgatorio dantesco, focalizzando principalmente l’attenzione sul rapporto tra identità e alterità.

La Porta ci ha guidati nell’interpretazione della cantica a partire da una riflessione di Simone Weil: la filosofa si interroga su cosa siano il bene e il male e, alla luce della sua intuizione, il critico sostiene che “dare realtà attraverso il bene significa fare esistere il mondo avendo attenzione per l’altro”.

Dopo un’analisi dei vizi capitali elencati nel XVII canto del Purgatorio, che La Porta commenta anche all’interno del suo libro “Il bene e gli altri: Dante e un'etica per il nuovo millennio”, ha posto l’attenzione sulla relazione con l’altro che - ha

affermato – “deve essere vissuta in tutta la sua pienezza, senza mai violare l’integrità dell’altro” e “dovrebbe essere come un raggio di luce che entra dentro l’acqua senza mai alterarla”, ha continuato utilizzando una metafora dantesca.

L’attenzione e l’attesa dell’altro diventano fondamentali nel momento in cui si inizia un processo di conoscenza.

Il critico ha proseguito con una riflessione sulle figure incontrate da Dante nel Paradiso che possiedono una forte personalità: si è soffermato in particolar modo sul primo personaggio che Dante incontra nella cantica, Piccarda Donati, allontanata con la forza dal convento e costretta dal fratello a sposare un ricco rampollo.

In che cosa consiste allora la inattualità di Dante? Dante è inattuale – ha concluso La Porta – “in quanto uomo del medioevo che crede nella punizione e nella vendetta, ma in lui non c’è solo la verità politica ma una morale nascosta che lascia esistere l’altro nella sua unicità e individualità”.

Mons. Claudio Celli, Rita De Pasquale e Lorenzo De Cesaris durante l’incontro con Filippo La Porta e Franco Nembrini

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A proseguire la conferenza è stato Franco Nembrini, insegnante, saggista e pedagogista, con una riflessione sul Paradiso, luogo di felicità e bellezza. Nembrini sostiene che per Dante l’intera cantica del Paradiso sia racchiusa nel movimento verso l’essere, un movimento perpetuo in cui è presente Dio; in questo senso la Commedia diventa la risposta al desiderio di conoscenza dell’uomo.

“L’individuo si afferma nel momento in cui esiste l’altro perché la vita è relazione – ha affermato il professore - e il desiderio rinasce continuamente perché l’amore è il dinamismo dell’essere”. In questa ottica il Paradiso dantesco non è astratto, ma diventa il luogo in cui il desiderio si compie massimamente, come accade nell’ultimo canto, quando Dante scrive: “l’amor che move il sole e l’altre stelle” (Par. XXXIII). “Il luogo del Paradiso diventa un modo dell’essere – ha continuato - si trasforma nell’esperienza del bene e della verità che ognuno di noi può vivere”.

Perché dunque leggere la Commedia ancora oggi? È questa la domanda che è stata posta più volte ai nostri relatori.

“Dante può aiutarci a vincere le devianze moderne che ci vogliono perfetti e performanti – ha concluso Nembrini - e la Commedia diventa pertanto la medicina ai mali di oggi, anche se prima bisognerebbe farne esperienza”.

L’augurio è che ogni uomo possa avvicinarsi allo studio di Dante e della sua opera con lo stesso desiderio di conoscenza che ha mosso il Sommo Poeta. Il viaggio di Dante diventa così l’emblema del viaggio di ogni uomo nel cammino della vita, e anche a distanza di secoli “resta sempre il bisogno – come afferma Nembrini – di sentirsi dire da Dante che la vita è un bene”. •

C U LT U R A

Alla riscoperta di Lucio Anneo Seneca di Paola Calabrese

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eneca on the road. Come e perché andare in vacanza con filosofia” è il titolo della conferenza che si è tenuta a Villa Nazareth il 26 maggio 2021.

L’incontro ha segnato la conclusione del percorso intrapreso dalla sezione umanistica del collegio, volto alla riscoperta delle Epistulae morales ad Lucilium, ultima opera del filosofo latino Lucio Anneo Seneca. Il lavoro di sezione, che ha occupato il semestre novembre-maggio, si è incentrato sulla lettura e sul commento di alcune epistole significative dell’opera senecana, ponendo una particolare attenzione a tematiche quali l’incommensurabile valore del tempo che fugge e la ricerca del benessere interiore.

Proprio quest’ultimo tema è stato il punto focale dell’intervento di Francesca Romana Berno, professoressa di Lingua e Letteratura latina presso Sapienza Università di Roma e relatrice della conferenza conclusiva del progetto.

Nel periodo delicato che stiamo vivendo, segnato dalla pandemia da Covid-19, forse per la prima volta decidere se uscire o restare in casa ci è sembrato un dilemma di difficile soluzione, sospeso tra la voglia di tornare alla normale socialità e la paura del contagio. “Per Seneca quello di uscire o non uscire era un problema a prescindere, pandemia a parte!” ha esordito la relatrice.

Al centro di “Seneca on the road”, infatti, vi è la relazione tra il desiderio smanioso di cambiare luogo, indice di un’agitazione profonda per Seneca, e l’integrità interiore. Tale rapporto è stato investigato nel corso della conferenza attraverso la lettura di brani scelti tratti dalle Epistulae. “[…] nonostante le tue preregrinazioni così lunghe e tanti cambiamenti di località, non ti sei scrollato di dosso la cupezza e il peso che opprimono la tua mente? Devi cambiare d’animo, non di cielo.”

Con questo ammonimento Seneca, nell’epistola 28, si rivolge al suo amico e discepolo Lucilio al quale imbastisce, con l’intero complesso di lettere che costituisce l’opera, un percorso di formazione spirituale. Nel passaggio citato si denuncia il continuo spostamento di Lucilio da un luogo all’altro, associando, qui come in altri punti, un valore negativo al movimento e uno positivo alla stasi, segno di saggezza e padronanza di sé.

Ma percorrendo le Epistole possiamo notare come anche il restare in casa, un’attività che oggigiorno noi tutti conosciamo fin troppo bene, sia considerato un pericolo per il benessere del proprio animo. Il rinchiudersi nella propria abitazione può portare, infatti, a marcire spiritualmente, a non vivere per nessuno, neanche per se stessi ma solo “per il ventre, per il sonno, per la libidine”(Epistola 55.5), a soddisfare dunque soltanto i bisogni primari, alla stregua di animali: “non vive per sé chi non vive per nessuno”(Epistola 55.5).

La soluzione potrebbe essere dunque quella di viaggiare trovandosi però in uno stato di armonia interiore, “nella serenità in cui si distende la mente saggia”, dice Seneca nell’ Epistola 62, una condizione che ha la qualità di essere imperturbabile, anche dinanzi agli invadenti stimoli esterni. Bisogna in ultima istanza riconoscere che il benessere non viene mai dall’esterno, se non in minima parte, ma dall’interno.

Per raggiungere questo stato di armonia bisogna essere liberi da occupazioni e soprattutto dal peso che ad esse si associa; infatti nell’epistola 22 il filosofo afferma che nessuno scampa da un naufragio se è carico di bagagli. È nell’opposizione tra pienezza/vuotezza che è possibile distinguere l’errare senza una meta, simbolo di inquietudine e vero elemento condannato da Seneca, e il viaggiare propriamente detto.

“Io sono libero Lucilio, libero, e ovunque sono, sono mio. Infatti, non mi affido alle cose, ma mi concedo ad esse, né le inseguo al fine di perdere tempo: e in qualsiasi luogo mi fermi, lì richiamo i miei pensieri e medito nell’animo su qualcosa di salutare.” (Epistola 62) Sorge dunque la necessità di svuotarsi e quindi, seguendo un gioco etimologico, di andare in vacanza. Il termine vacanza deriva dal latino vacantia, da vacare che significa essere sgombro da occupazioni, vacuo. Quando infatti Seneca si definisce “libero” utilizza proprio il termine latino vaco.

Il titolo della conferenza risulta accattivante, così come lo è stata l’intera trattazione dell’argomento scelto il quale ha permesso di spaziare tra la contemporaneità a noi più vicina e la filosofia antica che continua ancora a parlare con chiarezza e forza alla nostra sensibilità. •

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C U LTU R A

Roma 2021, la sfida amministrativa del decennio di Marcello Marcello

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urante l’anno corrente si terranno le elezioni del nuovo consiglio comunale di Roma Capitale e la nuova giunta si troverà ad affrontare sfide come la transazione digitale, la svolta ecologica e il Giubileo del 2025. La città è stata un vero e proprio laboratorio di prassi amministrativa e spesso si è parlato della possibilità di dare un nuovo assetto alla Capitale.

A questo tema Villa Nazareth ha dedicato un ciclo di tre incontri organizzati dalla sezione economico-giuridica del Collegio.

Durante il primo incontro è intervenuto Caravita di Toritto, professore ordinario di Istituzioni di diritto pubblico presso l’università La Sapienza, il quale ha illustrato le strutture amministrative che si interfacciano nella città di Roma in un sistema multilivello. Ha trattato poi le proposte di riforma che sono state avanzate nel tempo per modificare l’assetto di Roma Capitale, il cui dibattito ha avuto inizio nel 2001, con la riforma del Titolo V della Costituzione.

Il secondo incontro con Walter Tocci, ex vicesindaco di Roma, è stato incentrato sui problemi dell’urbanistica romana e sulle prospettive di rigenerazione urbana e riqualificazione delle periferie. L’incontro è stato occasione di smentita delle narrazioni solite delle cause di disorganizzazione endemica della città di Roma, ovvero la mancanza di soldi e l’archeologia: un’attenta pianificazione di un sistema di mobilità urbana integrato può superare l'impasse.

Durante l’ultimo incontro, tenutosi a maggio, Villa Nazareth ha ospitato l’ex sindaco di Roma Francesco Rutelli, che ha presentato il suo recente volume Tutte le strade partono da Roma. La presentazione del libro è stata l’unico evento fra questi svoltosi in presenza e con modalità dialogica. L’onorevole Rutelli ha risposto ad una serie di domande preparate dagli studenti; i temi toccati sono stati vari: si è parlato della transizione ecologica, del

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L’ex sindaco di Roma Francesco Rutelli con Claudio Lerna e Luca Tribuzio

passato Giubileo, delle sfide della futura politica romana.

Il ciclo di conferenze ci ha offerto gli strumenti per comprendere la realtà cittadina nella quale siamo immersi, ed il confronto con alcune figure che ne hanno guidato l’amministrazione è ci ha permesso di riflettere su come la città di Roma sia in continua evoluzione.

La sezione economico-giuridica ha gettato le basi per un secondo progetto, che continuerà anche durante il prossimo anno accademico. Per il nuovo ciclo di incontri è stato scelto il tema della diplomazia della Santa Sede nell’attuale panorama internazionale. Ad aprile sono già intervenuti il sottosegretario della Sezione per i rapporti con gli Stati della Segreteria di Stato della Santa Sede, mons. Miroslaw Wachowski, e Francesca di Giovanni, sottosegretario per il settore multilaterale. I due relatori, dopo un breve excursus storico, hanno esposto la disciplina generale della diplomazia pontificia dal punto di vista del diritto canonico e del diritto

internazionale e le modalità con le quali la Santa Sede si rapporta agli Stati singoli e alla nuova realtà, sempre più presente, delle Organizzazioni internazionali.

Come abbiamo organizzato e sviluppato questi due progetti? La sezione si è organizzata in piccoli gruppi di lavoro che hanno preparato parallelamente i progetti, organizzando le tematiche da affrontare nei singoli incontri e scegliendo i relatori; durante riunioni comuni, tenute periodicamente, tutti i membri sono stati aggiornati sui lavori e hanno potuto dare il loro contributo attivo. Fondamentale è stato il supporto degli studenti addetti alla trasmissione video, dato che per l’attuale emergenza sanitaria tutti gli incontri, ad eccezione dell’ultimo, si sono svolti in modalità telematica. Nel complesso, il lavoro portato avanti dalla sezione economico-giuridica in questo primo anno di attività ha permesso a noi studenti di approfondire tematiche sempre più specifiche ed è stato l’occasione per un confronto disciplinare arricchente per tutti. •

C U LT U R A

di Gaetano Dinatale

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u cosa sono concentrati gli studi di meccanica quantistica? Come funzionano i computer quantistici?

Queste sono le domande a cui hanno cercato di rispondere Flavio Baccari, ricercatore presso il Max Planck Institute of Quantum Optics e amministratore della pagina Instagram “Computer di Schroedinger” finalizzata a rendere popolari dei concetti basilari di meccanica quantistica, e il professore Luigi Frunzio, senior research scientist presso l’Università di Yale, nel corso di due conferenze dal titolo “Quantum computers: how they change our life” tenutesi a Villa Nazareth tra il 4 e il 6 marzo di quest’anno.

La prima conferenza si è aperta ripercorrendo alcuni dei più importanti eventi nell’ambito della fisica, mostrando come essi abbiano cambiato in modo paradigmatico la visione del mondo. Tra questi la pubblicazione dell’opera “Philosophiae Naturalis Principia Mathematica” di Newton, nel 1687, in cui lo scienziato inglese spiega l’esistenza della forza gravitazionale, gli studi sull’interazione elettrica attraverso la legge di Coulomb, resi noti nel 1785 e, infine, gli studi sull’interazione

Foto di Gerd Altmann da Pixabay.

Meccanica quantistica e computer quantistici: la rivoluzione è in corso

elettromagnetica attraverso la pubblicazione delle leggi di Maxwell, nel 1865.

Per Baccari, agli inizi del Novecento vi era la diffusa convinzione che si conoscesse quasi tutto della fisica. Lo stesso Max Planck ricevette il consiglio di non concentrare i propri studi sulla fisica da parte del proprio insegnante, in virtù della certezza che non ci fosse quasi più nulla da scoprire. Questo non fece demordere lo scienziato tedesco che, insieme ad altre menti geniali, avviò la prima rivoluzione quantistica.

Per spiegare i concetti basilari della meccanica quantistica, Baccari ha citato un importante esperimento, quello di SternGerlach, grazie a cui è possibile comprendere concetti quali la quantizzazione, il principio di sovrapposizione, l’effetto di misura e il principio di indeterminazione.

Ciò ha permesso di pervenire ad un'importante conclusione: in meccanica quantistica non è possibile fare un’affermazione certa, ma solo probabilistica.

Un altro aspetto sottolineato da Baccari è la precisione della meccanica quantistica, e dunque l’elevata compatibilità tra le predizioni teoriche e i risultati sperimentali. Questo è ciò che rende potente

la meccanica quantistica e da cui sono scaturiti tutti i processi tecnologici che hanno condotto alla realizzazione dei primi laser, dei computer, fino ad arrivare agli smartphone che tutti noi oggi possediamo. In conclusione, Baccari ha sottolineato il nesso tra le due “rivoluzioni”: quella nata come rivoluzione quantistica è poi diventata una rivoluzione tecnologica.

Le risposte agli interrogativi su come funzionano e quali sono le potenzialità dei computer quantistici sono giunte, invece, nel corso della seconda conferenza in cui è intervenuto il professor Luigi Frunzio. Quest’ultimo ha cominciato la sua esposizione sottolineando l’imprevedibilità delle applicazioni della meccanica quantistica. Una dimostrazione è data dalla teoria della quantizzazione dell’energia; non ci si saremmo mai aspettati che essa sarebbe stata importante nell’ambito della realizzazione dell’orologio atomico, che successivamente è diventato un componente fondamentale per la geolocalizzazione e quindi per il GPS, oggi parte integrante degli stessi smartphone.

Prima di passare a occuparsi nello specifico dei computer quantistici, il professor Frunzio ha voluto trattare un interessante aspetto della meccanica quantistica su cui si stanno concentrando gran parte delle ricerche: il teletrasporto quantistico. Lo stimolo per questo tipo di ricerca è nato dallo studio del fenomeno noto come “entanglement quantistico”. Esso si basa su un’azione a distanza tra due particelle per cui se lo stato quantistico di una viene modificato ne subisce le conseguenze anche l’altra. Si sta cercando, dunque, di costruire dei dispositivi tecnologici in grado di sfruttare questo fenomeno.

Frunzio ha concluso il suo intervento con un approfondimento sui computer quantistici. Si è partiti nel 1998 con delle semplici operazioni basate sull’utilizzo dei qubit. Nel 2009 è stato realizzato il primo circuito QED in grado di accoppiare atomi artificiali a microonde. Tra le ultime invenzioni vi è quella di un processore la cui architettura è basata sull’utilizzo dei “super-conducting qubits”.

Gli interventi di entrambi i relatori hanno fornito a noi studenti ottimi spunti di riflessione sulle vaste e imprevedibili potenzialità della meccanica quantistica. • GIUGNO 2021 • 12

CO M U N I TÀ

“L’intuizione felice” che mai tramonta in ricordo del card. Domenico Tardini

di Martina Presti

F

estina Domine in auxilium meum” (corri in mio aiuto, Signore), è il motto che il nostro fondatore ripeteva spesso.

La vita del cardinale Domenico Tardini è stata molto ricca sotto svariati punti di vista: ecclesiastico, politico, sociale e personale. Alcuni aspetti di questa meravigliosa presenza terrena sono stati approfonditi durante la conferenza del 29 febbraio di quest’anno che riportava il titolo del libro Domenico Tardini.

Diario di un cardinale (1936-1944). La Chiesa negli anni delle ideologie fascista e comunista, a cura di monsignor Sergio Pagano, prefetto dell’Archivio apostolico vaticano. Alla conferenza ha partecipato anche il cardinale Pietro Parolin che ha portato alla comunità di Villa Nazareth un saluto iniziale in cui ha sottolineato il bene che il nostro fondatore ha fatto con la sua “intuizione felice”. Un bene straordinario nel periodo del dopoguerra e che tutt’ora arricchisce la vita di ognuno di noi. Abbiamo avuto anche l’onore di avere con noi Carlo Felice Casula,

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professore emerito di Storia contemporanea all’Università degli Studi Roma Tre e presidente del Comitato scientifico di Villa Nazareth. Dal discorso del prof. Casula è emerso il profondo spirito sacerdotale del cardinal Tardini, che amava follemente i suoi bambini e tutte le persone bisognose.

Dall'incontro sono emersi vari aspetti della vita di Tardini, tra cui una velata sofferenza riguardo i diversi avvenimenti di quegli anni. Monsignor Pagano ha più volte evidenziato i tratti storici e umani che scaturiscono dal ritrovamento di alcune pagine del diario che il cardinal Tardini scriveva con dovizia di dettagli, che portano il lettore ad avere informazioni storiche e fanno comprendere anche il momento tragico che l'Europa, l'Italia e la Chiesa stavano vivendo negli anni 30 e 40.

Si evidenzia la particolare dote diplomatica che il cardinal Tardini ha manifestato durante la sua missione. Un uomo che ha vissuto e lavorato a fianco di due

Papi, prima Papa Pio XI e dopo Papa Pacelli, Pio XII. Con il primo, Tardini, aveva instaurato anche una certa familiarità che si manifesta soprattutto nel momento in cui si aggravano le condizioni di salute del Papa e Tardini descrive quasi minuto per minuto la drammaticità degli ultimi momenti di vita di Pio XI. Il dibattito ha sottolineato il duro lavoro diplomatico che il cardinal Tardini ha dovuto sostenere negli anni bui del fascismo in Italia, con il suo impegno a cercare di far dialogare le varie diplomazie, quasi con "l'energia della … disperazione" affinché si raggiungesse un accordo di pace. È stata probabilmente la grande voglia di speranza e carità, in un periodo tragico come quello della seconda guerra mondiale, a spingere il cardinale Tardini a fondare una casa per i tantissimi bambini rimasti orfani, senza una famiglia e senza un posto dove dormire, ma non solo; facendo propria la parabola dei talenti, Tardini punta anche a sviluppare l'intelligenza di cui questi bambini sono dotati, per formarli con una adeguata istruzione e fare di loro non soltanto degli ottimi professionisti nel mondo in cui lavoreranno, ma uomini e donne votati a fare sempre il bene in seno alla società.

La comunità di Villa Nazareth è nata subito dopo la fine della seconda guerra mondiale e questo ci insegna che anche dai periodi più oscuri può emergere una luce di speranza. Speranza nel futuro di ognuno di noi e di chi ne ha bisogno. Da questo possiamo trarre conforto e forza, paragonando il brutto periodo della guerra e la speranzosa rinascita del dopoguerra con il momento attuale di incertezza e dubbi legati alla pandemia.

Come il nostro fondatore, anche noi siamo portati ad affrontare delle sfide che possiamo superare solo insieme e all’interno di una comunità che affronta con dignità anche i momenti più difficili.

Il seme che Tardini ha piantano nel lontano 1946 ha dato un albero con tanti rami che crescono e producono molti frutti, grazie al quale ognuno di noi oggi può realizzare i propri sogni. Grazie al cardinale Domenico Tardini ieri e a persone come lui oggi, molti giovani hanno la possibilità di continuare gli studi universitari e vivere nella grande famiglia del collegio universitario di merito Villa Nazareth. •

COM U N I TÀ

Unità, discernimento e azione: una comunità in cammino di Roberto Paolo De Vito, vicepresidente dell’Associazione Comunità Domenico Tardini

S

tiamo facendo un lavoro importante per la Chiesa e la società!”, così concludeva il nostro presidente, don Pietro, la prima riunione di tutti i componenti degli organi delle due Fondazioni e dell’Associazione, che si è tenuta il 14 febbraio scorso a Villa Nazareth.

L’iniziativa, promossa dall’Associazione, è stata un momento importante che ha segnato l’avvio di un cammino fatto di condivisione e di esercizio di corresponsabilità di tutta la Comunità.

Tre parole possono aiutare a coglierne il significato: unità, discernimento, azione.

Scriveva il cardinale Silvestrini in occasione del suo 25mo di Episcopato: “Occorre che l’unità sia operata in virtù dell’ideale comune, di una testimonianza da dare, di un servizio da rendere ai giovani, ai ‘fratelli più piccoli’, cioè alle persone che nella loro debolezza e sofferenza mi rappresentano Cristo”.

Sappiamo che il “carisma del fondatore”, incarnato e vissuto in special modo da don Achille, diventa il “carisma della

comunità” ed è questa consapevolezza a esigere oggi l’unità. Questo significa anche che tutti siamo portatori del carisma e il contributo di ciascuno al cammino comunitario deve essere accolto e valorizzato. Così, camminando insieme, sapremo realizzare la nostra unità.

Dalla riunione del 14 febbraio sono nati tre gruppi di lavoro per altrettanti ambiti: le prospettive valoriali, la governance e la sostenibilità economica. Nei mesi successivi i tre gruppi, aperti alla partecipazione di tutti, hanno iniziato le loro attività, avviando un’opera comunitaria di discernimento. In ciò consiste, in definitiva, il lavoro dei gruppi: individuazione dei problemi e indicazione delle soluzioni. Altre riunioni congiunte si terranno per verificare insieme il lavoro svolto e procedere nelle scelte concrete.

“Noi siamo Chiesa” scriveva don Achille, e come tale custodiamo le ragioni del nostro stare insieme ma anche coltiviamo le ragioni della nostra presenza nella storia che cambia. Si tratta, allora,

di capire come trasmettere i valori fondanti della proposta formativa della Comunità ai giovani che vengono a studiare a Villa Nazareth, e di capire come testimoniare quegli stessi valori nella società in cui viviamo.

Anche con riferimento alla governance, è davanti a noi – come ha più volte affermato il nostro presidente – la sfida di costruire insieme una conduzione più collegiale e sinergica di Villa Nazareth. L’obiettivo è l’armonizzazione e il raccordo, anche attraverso la revisione degli Statuti, delle tre articolazioni istituzionali della Comunità. Gli stessi incontri congiunti degli organi di governo delle tre istituzioni vanno nel senso di realizzare il sistema di governance di Villa Nazareth.

Infine, per il sostentamento economico della Comunità è sempre più necessaria e non differibile una pianificazione collegiale delle strategie, che richiede di armonizzare le iniziative e di elaborare insieme nuovi progetti.

Il cammino comunitario intrapreso non sarebbe completo se alla riflessione e al discernimento non seguisse l’azione per dare pratica realizzazione alle indicazioni operative. Questo richiederà, ancora una volta, condivisione e collegialità, nel rispetto della specificità di ciascuna articolazione comunitaria.

Possiamo concludere affermando che siamo tutti chiamati a fare del lavoro congiunto delle tre istituzioni - come auspicato dal nostro presidente nella lettera di convocazione della prima riunione del 14 febbraio – “una consuetudine, un vero e proprio metodo per discernere e agire insieme”. Lo chiede l’ideale comune. • GIUGNO 2021 • 14

CO M U N I TÀ

S P I R I T UAL ITÀ

Com’è nato il Cristianesimo e come si diventa cristiani? di Don Luigi Salonia, Don Luigi Castangia

O

ggigiorno tali domande ai più possono apparire obsolete e oziose, nella società dove l’ateismo pratico, prima ancora che teorico, è la vera religione popolare. Eppure, proprio in tale contesto, riluce con chiarezza l’attualità di una nota che F. M. Dostoevskij affida ai suoi taccuini preparatori al romanzo I Demoni: “La fede si riduce a questo problema angoscioso: un uomo colto, un europeo dei nostri giorni può credere, credere proprio, alla divinità del figlio di Dio, Gesù Cristo?”. Il discorso sulla ragionevolezza della fede in Gesù Cristo non può essere confinato nelle aule accademiche di una Facoltà Teologica, come se si trattasse di un problema intellettuale, incapace di scalfire la vita dell’uomo d’oggi, con le sue ansiose incertezze.

Occorre andare alle origini per comprendere come la fede cristiana, o – detto altrimenti – il riconoscimento della divinità di Cristo, non sia in verità un problema teorico da risolvere in una chiacchierata salottiera. Quando si affronta tale questione, sempre risuona quella pagina del Vangelo di Giovanni dove si narra del primo sguardo sugli uomini che poi divennero suoi discepoli: “Gesù allora si voltò e, osservando che essi lo seguivano, disse loro: “Che cosa cercate?”. Gli risposero: “Rabbì — che, tradotto, significa Maestro —, dove dimori?”. Disse loro: “Venite e vedrete”.

Andarono dunque e videro dove egli dimorava e quel giorno rimasero con lui; erano circa le quattro del pomeriggio” (Gv 1,38-39). I verbi visivi e di moto in queste poche righe costituiscono quasi la metà dei verbi complessivi: venire e vedere, questo è il paradigma dell’esistenza cristiana. In altre parole, quanto GIUGNO 2021 • 15

occorre è l’attenzione di chi spalanca gli occhi e aguzza gli orecchi come davanti all’incontro risolutivo della propria esistenza. Come se il cuore delle cose si dovesse dischiudere nell’incontro con Cristo. Cosa i primi discepoli abbiano sentito nel profondo non è dato conoscere, perché il Vangelo discretamente non si attarda nei particolari psicologici dei due primi seguaci, tuttavia un’eco dell’entusiasmo si manifesta così: “Uno dei due che avevano udito le parole di Giovanni e lo avevano seguito, era Andrea, fratello di Simon Pietro. Egli incontrò per primo suo fratello Simone e gli disse: “Abbiamo trovato il Messia” – che si traduce Cristo – e lo condusse da Gesù” (Gv 1,40-42a). Analogamente ad Andrea, anche Filippo comunica il suo entusiasmo a Natanaele dicendo: “Abbiamo trovato colui del quale hanno scritto Mosè, nella Legge, e i Profeti: Gesù, il figlio di Giuseppe” (Gv 1,45). I primi seguaci sono stati attratti dalla personalità eccezionale di Gesù davanti a cui l’inadeguatezza della loro persona era guardata con amore: “Simon Pietro si gettò alle ginocchia di Gesù, dicendo: “Signore, allontanati da me, perché sono un peccatore”. Lo stupore infatti aveva invaso lui e tutti quelli che erano con lui, per la pesca che avevano fatto; così pure Giacomo e Giovanni, figli di Zebedeo, che erano soci di Simone.

Gesù disse a Simone: “Non temere; d’ora in poi sarai pescatore di uomini”.

E, tirate le barche a terra, lasciarono tutto e lo seguirono” (Lc 5,8-11).

I Vangeli raccontano di incontri umanissimi fra Gesù e i suoi primi discepoli, gente semplice non dotti esperti della Legge ebraica. Bastano queste semplici

note a rispondere alla prima domanda, ossia: Com’è nato il Cristianesimo? Il Cristianesimo nella storia si è pro-posto come l’incontro con una Personalità eccezionale, che tuttavia non ha mai incontrato le masse anonime, ma sempre uomini concreti. E ciò risponde anche alla seconda domanda: Come si diventa cristiani? Cristo è fedele a se stesso e al metodo che ha scelto: si diventa cristiani come lo sono diventati i primi, grazie all’incontro con Lui. Così il Cristianesimo non è un’adesione a dei valori morali o a delle dottrine particolari, come molti lo intendono.

In definitiva, se il protagonista della nostra fede è Cristo, ciò non annulla la libertà della persona e l’incontro col Signore non avviene come una tegolata in testa, che travolge la persona.

L’avvenimento cristiano paradossalmente resta la totale scommessa di Dio sull’umana libertà, sulla sua capacità di accogliere un dono immeritato e imprevedibile. •

COM U N I TÀ

L ESS I CO CO M UN ITA R IO

Rinascita

di Don Roberto Fornaciari, Camaldoli

L

a seconda Pasqua in tempo di pandemia continua a interrogarci e chiede a tutti noi di non perderci di coraggio per le difficoltà del momento presente. Da oltre un anno viviamo un tempo difficile che in qualche modo ci ha feriti. Occorre riconoscere le nostre ferite sepolte perché non ci facciano soffrire ulteriormente, esse possono essere le più diverse. Siamo infatti vittime della pandemia anche se non abbiamo contratto l’infezione da Covid-19. Il primo passo da compiere è quello di dare un nome a ciò che ci ha fatto male e in particolare alle variazioni, agli squilibri provocati in noi. Chiamarli per nome vuol dire metterli in parole affinché possano emergere e non restare nascosti dentro di noi. Non minimizziamo dicendo che ormai tutto sta passando, che presto ne saremo fuori, che altri hanno sofferto molto di più, perché così ce li porteremo dentro di noi, anche dopo. Certo, questo ci chiede di superare delle barriere, alcune reticenze che non ci permettono di esporre il nostro dolore e le nostre emozioni nemmeno a noi stessi. È normale un momento di stanca, di calo delle forze, dopo eventi che hanno impresso cambiamenti e sconvolto abitudini e relazioni.

Tutto questo ci aiuta a capire che è il momento della nostra “rinascita”.

Ritornano allora le parole dette da Gesù a Nicodemo: “In verità io ti dico, se uno non nasce dall’alto, non può vedere il regno di Dio” (Gv 3,3).

Il testo originale è un po’ ambiguo perché potrebbe essere tradotto: “non

nasce dall’alto”, o “non nasce di nuovo”.

Entrambi i significati sono possibili, da qui l’incomprensione di Nicodemo: ha interpretato come se Gesù chiedesse di nascere di nuovo. Ora, di tutte le cose che l’uomo può fare, questa gli è impossibile, perché se vive non può tornare a nascere. Per questo Nicodemo obietta, con un po’ di ironia da rabbino: “Come può un uomo nascere quando è vecchio?

Può forse entrare una seconda volta nel grembo di sua madre e rinascere?”. Certo Nicodemo non era così sciocco da immaginare che Gesù pensasse a una nuova nascita fisica. Gesù evidentemente parla e pensa ad una nascita spirituale.

Ma Nicodemo sa bene, e ha ragione, che anche la nascita spirituale è impossibile.

Voglio dire: io posso corregge un po’ il mio temperamento e i comportamenti; mi trovo con una certa realtà biologica, psicologica, spirituale, morale; perché negli anni di vita che ho alle spalle, i genitori, l’ambiente, gli studi, la comunità e le mie scelte, mi hanno costruito in un certo modo; io posso cercare di cambiare, perché la caratteristica della persona è proprio la capacità di prendere in mano la sua vita, di non essere determinato del tutto dal passato o dall’ambiente; quindi posso migliorare, ma non rinascere.

“Rinascere” vuol dire: cancellare tutti i miei anni di esperienze e ripartire con una lavagna pulita senza avervi scritto niente. Questo è assolutamente impossibile: la rigenerazione spirituale non è nelle mani dell’essere umano, perché nascere è una di quelle esperienze che si riceve e non si decide. Nessuno ha deciso

di nascere, qualcun altro ha deciso, ci ha messi al mondo. Allora, com’è possibile chiedere di nascere di nuovo? La risposta di Gesù è che non si tratta di nascere di nuovo, ma di nascere dall’alto e non ci viene chiesto, ma che ci viene donato. È Dio che genera, che dà vita e si tratta di una nascita dall’alto. A noi è chiesto di accoglierla. Dio mi dona un’esistenza nuova, con il suo amore, amando. È una nostra esperienza: quando scopriamo l’amore ci sentiamo in qualche modo rivivere e vediamo le cose con occhi nuovi. Questa è una pallida immagine dell’amore di Dio per noi, che in Gesù Cristo ci è donato e diventa una nuova sorgente di vita. La vita biologica che ho, ce l’ho dai miei genitori e quindi con tutte le dimensioni che sono proprie della realtà umana. Gesù dice: “quello che nasce dalla carne è carne”, quanto è generato dagli uomini è bello, ma rimane dentro ai limiti e alla fragilità dell’umano. Ma quello che nasce dallo Spirito resta, ha un’energia da Dio, una purezza e una santità divina. Per questo Gesù annuncia una nascita dall’amore di Dio. Allora il presupposto della tua vita è questo amore di Dio, è questa la base della vita spirituale. Ciascuno di noi vive su una base biologica e a partire da essa ci muoviamo. Ora si aggiunge una base nuova che è l’amore di Dio e tutto dipende da quello: pensieri, desideri, azioni possono venire trasformati dall’avere come origine l’amore di Dio. Quindi non si tratta di decidere di nascere, ma di accogliere la decisione di Dio di generarci come suoi figli. • GIUGNO 2021 • 16

CO M U N I TÀ

L’Antigone di Sofocle, la voce del potere contro quelle della polis

di Ferdinando D'Elia

U

na sera mite e ariosa del maggio di Roma. Una rappresentazione che mette in scena il dialogo, ininterrotto, tra pubblico e palcoscenico, secondo la millenaria magia del Teatro. L’attenzione alla ricerca artistica, al futuro della classicità.

La riscoperta del mito.

Tutto questo è stata Antigone, la tragedia messa in scena a Villa Nazareth il 15 maggio scorso: un progetto ambizioso ma riuscito per la regia – affidata a Claudia Antonucci e Luigi De Giuseppe – e per l’intera compagnia, a conclusione di un laboratorio teatrale lungo un anno. Una sfida. A dimostrazione che il teatro, come l’arte, nel nostro presente è una cosa viva, anzi vivissima.

L’architettura del nostro giardino, che per l’occasione ha tratteggiato la “cavea” e l’“orchestra” del teatro antico, ha fatto da luminosa cornice alla ripresa di un classico intramontabile: l’Antigone

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di Sofocle, che vide la luce ad Atene durante le Grandi Dionisie del 442 a.C., qui riproposta nella bella traduzione di Maria Grazia Ciani.

Forse il più fortunato del ciclo dei drammi tebani che raccontano la sventurata sorte di Edipo, che di Tebe fu re, e della sua stirpe, l’Antigone si apre immediatamente dopo l’attacco dei Sette contro la città di Tebe, che ha visto i due fratelli rivali figli di Edipo, Eteocle e Polinice, darsi reciprocamente la morte. Creonte, nuovo sovrano della città (interpretato da Lorenzo de Cesaris), con una scelta volutamente esemplare assicura i solenni onori funebri a Eteocle, caduto combattendo per la patria, mentre li nega a Polinice, autore dell’attacco, che resta abbandonato, insepolto e preda degli animali.

Antigone (Giulia Fedelfranco), che qui è ribelle, pazza, eroica, annuncia

l’intenzione di non voler lasciare suo fratello Polinice senza sepoltura, nonostante l’altra sorella, Ismene (Azzurra Forzese), tenti di dissuaderla. Una guardia scopre il fatto, e lo riferisce a Creonte: Antigone rivendica la scelta di obbedire alle leggi non scritte degli dèi, in confronto alle quali i decreti reali non hanno alcun senso o valore. Ella preferisce piacere ai morti e non ai vivi. Creonte è irremovibile: “Non si può amare un nemico, nemmeno nella morte”, ma Antigone: “Non sono nata per condividere l’odio ma l’amore”.

Creonte è furioso e ordina che la giovane muoia sepolta viva in una tomba.

Il figlio del sovrano, Emone (Vincenzo Nato), è promesso sposo della giovane figlia di Edipo, e tenta invano di scoraggiare il padre. Fa lo stesso l’indovino Tiresia (Ferdinando D’Elia), che è testimone di sinistri presagi nella città di Tebe: gli dèi sono contrari a Creonte. Ma egli, accecato dal potere, accusa l’indovino di essere corrotto, procurandosi così una sua feroce maledizione. Creonte a questo punto è smarrito e decide, finalmente, di ritornare sui suoi passi: ordina di seppellire Polinice e liberare Antigone.

Ma è troppo tardi.

Nell’ultima scena, al centro dell’orchestra, Creonte piange Emone, che si è dato la morte dopo aver scoperto del suicidio della sua amata Antigone. Il re stringe il cadavere del figlio tra le braccia, insieme a quello di Euridice, sua moglie (Martina Presti), anch’essa suicida.

Un plauso al coro, fatto di ben quattordici voci – le voci della polis, che la regia ha infatti voluto in prossimità del pubblico, nella “cavea”, a sottolineare la catarsi e il lavoro di identificazione del pubblico nel mito, come la tradizione antica vuole.

Il conflitto sanguinoso tra Creonte, personaggio statico e ostinato, e Antigone, sorella coraggiosa e fedele, mette in scena la disputa tra diritto positivo e diritto naturale, che non ha mai smesso di esercitare il suo fascino nella storia della civiltà occidentale. Non è un caso che innumerevoli siano le variazioni sul mito. La misura del potere e la sua coscienza: questi i temi più eccezionalmente attuali in questi anni fatti di popoli che migrano e si perdono nei nostri mari, anni di scontri tra religioni e civiltà, anni di pandemia, in bilico tra diritti e restrizioni. “Chiave della felicità/ è la saggezza.” recita il coro in chiusura a tutta la tragedia. •

COM U N I TÀ

VN OFF

Sara Lava

S

ara Lava, classe '78, nata a Civitavecchia da famiglia campana.

Studentessa residente a Villa Nazareth dal '97 al 2003. Laureata in Scienze politiche-economiche. Professione guida turistica, anche grazie alle innumerevoli esperienze all'estero durante e dopo la laurea, che le hanno permesso di acquisire un'ottima conoscenza di diverse lingue straniere, in particolare, del tedesco.

a vacillare (fino alla separazione) ed anche io ho vacillato. Cosa mi ha salvato? La mia vita ha cominciato a girare intorno a terapie ed ospedali, esultanza per ogni piccolo progresso e disperazione per ciò che non si sarebbe mai raggiunto.

Circa 17 anni fa hai avuto un figlio speciale. Com'è cambiata la tua vita?

Io provengo già da un cammino di fede, tra l'altro non insegnatomi dalla famiglia, bensì trovato e coltivato personalmente. Di fronte a questa cosa però ho sentito fin nelle viscere quanto ne avessi bisogno. Il Signore è stato il salvagente che mi ha tenuto a galla quando rischiavo di annegare e di portare sott'acqua insieme a me Deau e l'altro figlio che nel frattempo avevo generato. In queste circostanze scompaiono anche le famiglie e gli entourages. Si crea il vuoto. E tu devi ricominciare a costruire. Devi muoverti, avanzare, oppure soccombere. In questo contesto la comunità diventa essenziale, come sostegno pratico e supporto emotivo.

Quando Deau è nato, io ho riversato su di lui tutto l'entusiasmo e l'energia dei miei 26 anni e naturalmente avevo grandi aspettative sul suo futuro.

Ma all'età di 2 anni ha cominciato a manifestare i primi segni di regressione e di grave iperattività, per cui io, pur contro il parere di tutti, come è mia abitudine, l'ho fatto visitare ed ho ricevuto la diagnosi che nessun genitore vorrebbe mai ricevere: autismo. Il dolore che si prova man mano che ti vengono prospettate le diverse ipotesi sul futuro di tuo figlio equivale ad un vero e proprio lutto e mette in discussione ogni singola certezza della tua vita. Matrimonio compreso. Il mio infatti ha cominciato

In un percorso non sempre facile, la fede e la comunità che aiuto danno o possono dare?

Le famiglie che accolgono persone con autismo vivono condizioni di difficoltà e isolamento. Quali passi devono ancora compiere Stato e società?

Ho viaggiato tanto nella mia vita e tra i vari motivi di orgoglio per il fatto di essere italiana, ho scoperto anche una grande attenzione del nostro Paese per la disabilità. Certamente avremmo bisogno di personale docente specializzato solo nella disabilità, nonché di un migliore inquadramento economico delle figure assistenziali, spesso obbligate a cambiare lavoro per esigenze familiari. Anche la società si sta sensibilizzando. Non mi capita più molto spesso - come invece in passato - di dover difendere o giustificare le stranezze di mio figlio e questo ci aiuta a condurre una vita felice. Non normale, ma felice. Diversamente felice! •

GIUGNO 2021 • 18

CO M U N I TÀ

VN OFF

Davide Integlia

D

avide Integlia, molisano, classe 1979, a Villa Nazareth dal 1998 al 2004, Laureato in Economia Politica alla Facoltà di Economia dell'Università "La Sapienza" di Roma, Master of Arts in European Economic Studies al College of Europe di Bruges, Dottorato di Ricerca in Economia e Organizzazione delle Aziende Sanitarie all'Università Cattolica del Sacro Cuore di Roma.

Fondatore e manager di ISHEO - Integrated Solution of Health Economics and Organizations, e CRES - Clinical Research Education and Services Come e dove nasce l’intuizione di lavorare nel settore lifescience?

L’intuizione nasce da un viaggio in treno di un po’ di anni fa, che da Roma mi portava nel mio paesino molisano.

Avevo 24 anni e un grande entusiasmo di lavorare nel “sociale”, ma rimaneva sempre tutto un po’ indefinito. Dopo la laurea, e la tesi in economia che mi portò ad approfondire l’analisi dei sistemi produttivi, tra le varie scelte c’era l’opportunità di specializzarmi nel campo dell’economia e organizzazione sanitaria. Fu un ‘viaggio‘ stupendo, pieno di immaginazione (nonostante la solita lentezza del trenino), e scelsi questa strada.

GIUGNO 2021 • 19

Nella tua storia professionale hai saputo fare impresa a partire dallo studio all’universita, prima la laurea e poi il dottorato, che rispecchia quanto fai ora. Come si ottiene questo risultato? Quali le difficoltà’ maggiori?

La possibilità di avere occasioni di confronto, e di tempo, per poter pensare e progettare cosa puoi fare, è un grande aiuto per mettere in pratica ciò che hai studiato. Villa Nazareth mi ha dato queste possibilità. Penso che una vera carriera la si faccia mantenendo una certa libertà di fondo, e lavorando pensando che il proprio sviluppo dipende dallo sviluppo del proprio cliente, che a sua volta avrà un cliente da sviluppare. Oggi con il team delle due aziende che gestisco, ISHEO e CRES, riusciamo a supportare investitori, aziende farmaceutiche e medicali nel creare nuovi progetti di sviluppo clinico, registrare farmaci e dispositivi medici, costruire evidenze a supporto delle autorità regolatorie per valutarne l’impatto nella popolazione paziente e sulla sostenibilità dei sistemi sanitari. Inoltre, eroghiamo formazione per coloro che intendono sviluppare una carriera nella ricerca clinica e nell’informazione scientifica.

La pandemia covid-19 ci sta insegnando che la sanità ha bisogno di una rivoluzione copernicana. Da dove partire? Quali saranno i focus irrinunciabili?

Bisogna ripartire dai dati e dalla capacità di fare rete. Un bellissimo concetto che si ripete sempre più frequentemente nei dibattiti che ISHEO organizza sulla qualità dell’assistenza in oncologia è: “Non guardare al luminare, guarda al team”.

Penso che sia una delle frasi che possa rispondere meglio a questa domanda.

Integrazione ospedale-territorio, telemedicina, percorsi diagnosticoterapeutico-assistenziali, team multidisciplinari, concetti discussi tantissimo, ma applicati poco e a macchia di leopardo. Bisogna ammetterlo, spesso si è girato a vuoto, la pandemia da Covid-19 – appunto – lo ha fatto capire chiaramente. Bisogna cambiare pagina, implementando piani concreti, e utilizzando i dati per valutare la performance, individuando chiaramente chi - e come - deve renderne conto. •

CO N SIGLI D I LE TTURA

G IAN N I AUGE L LO

SI MO NE CO RELLI , ST EFA N O MA I N ET T I , GI LBERTO MA RT I N ELLI

PAT RI Z I A CAVA ZZ I N I

L’Italia che resta.

La frontiera interna e il coraggio di essere felici

Dialoghi, musica, effetti: Il suono nell’audiovisivo

Porta Virtutis. Il Processo a Federico Zuccari

Lambda, 2021

Collana “Artisti in Tribunale” diretta da Massimo Moretti e Michele De Sivo De Luca Editori d’Arte, 2020

Tutto nasce tra le mura di un appartamento romano, soffocato dal caos della città e da un’inaspettata solitudine che l’autore affronta andando “dove è più complesso arrivare, dove è più difficile restare e dove è più facile rimanere soli”. Gianni Augello compie un viaggio di 4000 chilometri con mezzi pubblici sulla traccia della frontiera nascosta dell’Italia, accumulando imprevisti e incontri. Ma la fuga dalla grande città per raccontare le difficoltà di chi vive nei piccoli comuni si trasforma nella scoperta di luoghi dove i tempi di vita, i rapporti personali e il contatto con la natura sono il fulcro di una felicità autentica.

Il volume tratta il suono nell'audiovisivo nei suoi aspetti tecnici ed espressivi, principalmente per film e documentari.

I tre autori, noti professionisti del settore, affrontano sia i lati produttivi che postproduttivi, fino all'ascolto dello spettatore. Il saggio è impreziosito da una dettagliata cronologia sull'avanzamento scientifico e tecnologico correlato al suono, e da grafiche e fotografie originali. È un'opera per esperti ma anche per appassionati e studenti di cinema.

Il volume riesamina il processo a Federico Zuccari (1540 ca. - 1609), accusato di “eccessi” per aver disegnato un cartone satirico che scatenò l'ira di Gregorio XIII, causando l'espulsione di Federico da tutto lo Stato della Chiesa, con la proibizione di intraprendere qualsiasi lavoro di pittura. Il processo è qui trascritto e annotato insieme alle lettere del pittore e dei suoi protettori, attraverso le quali è possibile seguire lo svolgersi degli eventi in tutte le sue fasi.

FAUSTO GIA NFR E DA

MATTEO BO RC H I A

EMA N U ELA G RI ECO

Lo spirito nella musica.

Raccolta di interventi al Corso di Formazione alla Spiritualità nella Musica “Zipoli”

Le reti della diplomazia.

Arte, antiquaria e politica nella corrispondenza di Alessandro Albani

Pazzini, 2021

Provincia autonoma di Trento, 2019

The tiny book of traveling with an open heart: a travel checklist, a mindful travel guide and a travel diary, all in one!

Ediciclo, 2021

Independently published, 2021

Gli interventi vogliono essere tentativi di aprire la coscienza contemporanea alla ricchezza spirituale della musica nella multiculturalità in un mondo tecnocratico che, come ha insegnato la Laudato sì di Papa Francesco, rischia costantemente di smarrire la consapevolezza del dono di grazia della creazione che vive del dinamismo della pericoresi trinitaria.

La ricerca qui pubblicata ricostruisce la rete dei contatti intessuti dal cardinale Alessandro Albani (1692-1779) in tutta Europa grazie agli incarichi diplomatici ricoperti nell’arco della sua esistenza.

Si basa su una vasta mole di fonti documentarie, prime fra tutte i corposi scambi epistolari con eminenti personalità del tempo, la corte imperiale di Vienna, gli Stuart, i Savoia.

Un libro stimolante sulla bellezza di viaggiare dentro e fuori di sé, scritto con l'obiettivo di aiutare a scoprire il viaggio interiore che accade mentre si è impegnati a scoprire il mondo. Questo libro può ispirare a cambiare il modo di viaggiare e conoscere sé stessi, e può essere utilizzato anche come diario di viaggio per raccogliere ricordi ed emozioni.

GIUGNO 2021 • 20

CONS IGLI D I LE TT U R A

LUIGI M AR IA E P ICOCO

LUI GI MARI A E PI CO CO

LU CA S ERI A N N I

La luce in fondo, Attraversare i passaggi difficili della vita

“Farsi santi con ciò che c’è”. L’amore familiare tra vocazione, santità e creatività

Il verso giusto.

100 poesie italiane

Rizzoli, 2020

Carocci, 2020

Tau, 2020

La vita ci pone spesso davanti a difficoltà che paiono insormontabili, e quando si presentano non siamo mai preparati in modo adeguato; eppure “Assumerci la responsabilità della nostra vita, anche quando essa non ci ha domandato il permesso, è ciò che trasforma l’esperienza dell’essere vittima in opportunità di tornare a essere protagonisti”. Le riflessioni semplici che compongono questo volume ci consentono di mettere a fuoco il lascito positivo di ogni momento doloroso.

La chiamata alla santità nella vita familiare assomiglia a quella creatività che bisogna avere quando, tornando a casa dopo una giornata di lavoro, si apre il proprio frigorifero e si cerca di preparare la migliore cena possibile a partire da ciò che c'è dentro. In questo testo sono raccolte quattro meditazioni sulla vocazione familiare e sulle possibilità di farsi santi a partire da ciò che siamo.

Un viaggio affascinante nella poesia italiana: cento tappe, cento testi scritti 'in italiano' nell'arco di otto secoli di storia letteraria: da Giacomo da Lentini a Petrarca, da Gaspara Stampa a Tasso, da Leopardi a Caproni, affacciandosi su qualche nome meno noto e dedicando attenzione alla lirica femminile.

Una lettura per tutti coloro che vogliono scoprire o riscoprire il patrimonio letterario italiano, avvalendosi del commento di un insigne linguista.

1 euro al giorno per Villa Nazareth: un altro anno in crescita Non può che andare ai 52 sostenitori di 1 euro al giorno per Villa Nazareth il riconoscimento di tutta la Comunità, per la loro perseveranza nel sostenere la crescita delle nostre nuove generazioni, nonostante le vicissitudini di questi ultimi mesi.

Avviato a fine 2015 dall’Associazione Comunità Domenico Tardini, il progetto ha recentemente superato 120.000 euro di donazioni complessive (2015-2020), pervenute attraverso oltre 500 versamenti periodici, in buona parte eseguiti con ca-denza mensile. I fondi sono destinati direttamente alla Fondazione Comunità Domenico Tardini Onlus, che conta su un sostegno costante e duraturo per la gestione delle residenze universitarie, cuore della Comunità.

2011–2014

24 MAG 2015

Gli studenti raccolgono e devolvono alla Fondazione 36.000 euro per responsabilizzare l'intera Comunità riguardo alle preoccupanti vicissitudini economiche del Collegio.

2011

GIUGNO 2021 • 21

• scansionando il seguente QR code • oppure scrivendo direttamente a uneuroalgiorno@villanazareth.org

AGO 2015

L'Associazione pubblica i risultati della ricerca sullo stato economico della Fondazione e ripropone l'autofinanziamento come forma di sostentamento comunitario fondamentale.

2014

L’adesione è aperta a tutta la famiglia di Villa Nazareth ed assume enorme valore in questa delicata fase storica. Pun-tiamo a raggiungere l’obiettivo di 150.000 euro di raccolta complessiva nel 2021, confidando che continui a crescere negli anni. Per questo motivo abbiamo bisogno anche del tuo contributo. Scopri come

Durante il soggiorno estivo a Dobbiaco nasce il primo nucleo di associati che si impegna a concretizzare la proposta del 24 maggio.

2015

3 OTT 2015 Il consiglio dell'Associazione dà ufficialmente avvio alla campagna solidale di autofinanziamento 1 euro al giorno per Villa Nazareth.

2016

DIC 2019 A distanza di 4 anni dal suo avvio il progetto conta 62 aderenti e ha superato 85.000 euro di offerte devolute a favore delle attività del Collegio.

2019

Il fabbisogno ecoomico del Collegio potrebbe essere interamente soddisfatto se ogni membro della famiglia di Villa Nazareth aderisse al progetto.

COM U N I TÀ

N OT IZIA RIO

NASCITE 03/01/21 Nascita di Hermes, figlio di Valentine e Francesco Buè, nostro associato.

02/02/21 Nascita di Filippo, figlio di Valeriano Dominici e Miriam Corrado, nostra associata.

16/05/21 Nascita di Tommaso Maria, figlio di Silvia e Marco D'Amico.

21/05/21 Nascita di Claudio Colantone, figlio di Nevia e Italo Colantone, nostro ex alunno.

LU T T I

01/01/21 Scomparsa della Sig. Giuseppina Portale Sozio, madre di Fiorenzo nostro associato.

19/02/21 Scomparsa della Sig.ra Isabella Fiorentino, madre di Lucia, nostra associata.

20/03/21 Scomparsa del Sig. Sante Martucci, padre di Nunzia, nostra associata.

31/03/21 Scomparsa del Sig. Giovanni Delmonaco, padre di Paola e Gabriele, nostri associati.

18/04/21 Scomparsa del Sig. Luigi Covatta, marito di Nicola Loiudice.

01/06/21 Scomparsa della Sig. ra Domenica Carbone, madre del nostro associato Maurizio.

AG EN DA DI VILLA

08/12/21 CELEBRAZIONI

Celebrazione eucaristica prenatalizia presieduta dal Card.

Pietro Parolin nella cappella di Villa Nazareth.

27/02/21 INCONTRI CULTURALI

RICORRENZE

XXV anniversario di consacrazione episcopale di Mons. Claudio Maria Celli, arcivescovo titolare di Civitanova.

17/01/21 CELEBRAZIONI

Celebrazione eucaristica in occasione del compleanno del Card. Pietro Parolin, Presidente di Villa Nazareth, da lui stesso presieduta.

14/02/21 EVENTI ISTITUZIONALI

Incontro dei membri dei tre consigli di amministrazione riuniti a Villa Nazareth, presieduto dal Card.

Parolin.

23/05/21

INCONTRI CULTURALI

RICONOSCIMENTI

Giornata del Fondatore: presentazione del volume "Diario di un cardinale" - la Chiesa negli anni delle ideologie nazifascista e comunista a cura di S.E. Mons. Sergio Pagano, Prefetto dell'Archivio Apostolico Vaticano.

Incontro culturale dal titolo "Le periferie di Roma: la questione dei trasporti e della rigenerazione urbana" con l'On. Walter Tocci, nell'ambito del ciclo di conferenze "Roma 2021: la sfida amministrativa del decennio".

Angelo Tumminelli ha conseguito l'abilitazione come professore universitario di II fascia per il settore scientifico disciplinare 11/C3 Filosofia Morale.

04-06/03/21

23/04/21

INCONTRI CULTURALI

Ciclo di conferenze "Quantum computers: How they change our life". Primo incontro dal titolo: "Introduction to quantum mechanics" con il Prof. Flavio Baccari (Research Scientist, Max Planck Institute of Quantum Optics.

Secondo incontro dal titolo "The 2nd Quantum Revolution: Race to build a Quantum Computer" con il Prof. Luigi Frunzio, Senior Research Scientist, Yale University.

INCONTRI CULTURALI

Incontro culturale: "Testimonianza del Card. Pietro Parolin sul viaggio apostolico del Papa in Iraq". Moderatore Enzo Romeo, giornalista vaticanista del Tg2.

25/04/21 SACERDOTI

XX anniversario di ordinazione sacerdotale di Don Roberto Fornaciari, monaco benedettino della comunità di Camaldoli.

18/03/21 INCONTRI CULTURALI

Incontro culturale dal titolo "Roma Capitale: strutture amministrative, poteri e riparto dlele competenze" con il Prof. Beniamino Caravita Di Toritto, nell'ambito del ciclo di conferenze "Roma 2021: la sfida amministrativa del decennio".

27/04/21 RICORRENZE

XLI Anniversario dell'ordinazione sacerdotale del Cardinale Pietro Parolin.

29/04/21 INCONTRI CULTURALI

19/03/21 ATTIVITÀ CULTURALI

Corso di coaching collettivo sul tema di "Resilienza e ottimismo" guidato dalla coach ed associata Nicoletta Stella.

19/03/21 RICORRENZE

LVI Anniversario di ordinazione sacerdotale di Mons. Claudio Maria Celli. .

25-27/03/21

06/01/21

21/04/21

SEMINARI

Seminario residenziale delle Palme, dal titolo " 28/03/21 ASSOCIAZIONE

Ritiro Spirituale dell'Associazione con la meditazione a cura di Mons.

Vincenzo Turturro.

12/04/21 RICORRENZE

Incontro culturale dal titolo "Analisi della diplomazia pontificia: multilateralismo e bilateralismo della Santa Sede", con gli interventi della Dott.ssa Francesca di Giovanni (Sottosegretario per il Settore multilaterale della Sezione per i Rapporti con gli Stati della Segreteria di Stato) e il Prof. M.S. Wachowski (Sottosegretario della Sezione per i Rapporti con gli Stati)

SACERDOTI

Pensionamento di Mons. Jeremiah McGrath, Parroco della Cattedrale di St.Anthony di Beaumont (Texas), grande amico di Villa Nazareth 12/05/21 INCONTRI CULTURALI

Incontro culturale dal titolo "The Show must go on: l'appello degli artisti" con Monica Guerritore 15/05/21 ATTIVITÀ DELLE RESIDENZE

Rappresentazione teatrale della tragedia "Antigone" di Sofocle, a cura degli studenti e studentesse.

20/04/21

20/05/21

Celebrazione eucaristica nel III anniversario della scomparsa della Prof.ssa Angela Groppelli, celebrata da Mons. Claudio Celli nella cappella di Villa Nazareth.

INCONTRI CULTURALI

Incontro culturale dal titolo "Seneca on the road. Come e perché andare in viaggio con filosofia", relatorice prof.ssa Francesca Romana Berno.

27/05/21 INCONTRI CULTURALI

Incontro culturale sul tema della possessione demoniaca e il rito cattolico dell'esorcismo con Don Francesco Bamonte icms, Presidente dell'Associazione Internazionale Esorcisti.

29/05/21 ATTIVITÀ DELLE RESIDENZE

Visita culturale degli studenti al Sacro Bosco di Bomarzo e Viterbo.

29/05/21 SACERDOTI

Celebrazione di ammissione agli ordini sacri del nostro associato Francesco Scavone, presieduta dal Card. Angelo De Donatis.

30/05/21 CELEBRAZIONI

Celebrazione eucaristica presieduta da Mons. Claudio Celli nella Cappella di Villa Nazareth in occasione del 90° compleanno del Prof. Bruno Silvestrini, amico di lunga data e cugino di Don Achille

01/05/21

LXXV Anniversario della Fondazione di Villa Nazareth Articolo su L'Osservatore Romano.

CELEBRAZIONI

26/05/21

INCONTRI CULTURALI

01/06/21 RICONOSCIMENTI

Massimo Moretti ha conseguito l'abilitazione come professore universitario di I fascia (professore ordinario) per il settore scientifico disciplinare 10/B1 Storia dell'Arte.

05/06/21 ATTIVITÀ DELLE RESIDENZE

Visita culturale romana: ColosseoPalatino-Fori-Musei capitolini, guidata dal Prof. Massimo Moretti.

06/06/21 EVENTI ISTITUZIONALI

Incontro dei membri dei tre consigli di amministrazione riuniti a Villa Nazareth, presieduto dal Card.

Parolin

Incontro culturale dal titolo "Tutte le strade partono da Roma" con l'On. Francesco Rutelli, nell'ambito del ciclo di conferenze "Roma 2021: la sfida amministrativa del decennio".

G I U G N O 2021 • 2 2

CO M U N I TÀ

L AU R E E

30/11/2020

22/12/2020

13/01/2021

20/01/2021

L AU R EA T RIE N N A L E

LAUREA MAGI STRALE

L AU RE A MAGIST RAL E

L AU RE A MAGIST RAL E

Martina Murabito Ostetricia, Università Cattolica del Sacro Cuore, Roma.

Tesi: Abbandono precoce dell’allattamento esclusivo al seno entro 7-10 giorni dal parto: fattori di rischio e possibilità di prevenzione.

Relatrice dott.ssa Francesca Rizzi.

Fabiana Rasile Architettura Università degli studi di Roma Tre. Tesi: COrviaLIVING "Progetto di riqualificazione urbana: residenze universitarie nei nuclei integrati a Corviale.

Relatori prof. Francesco Careri eprof. Fabrizio Finucci.

Ilaria Di Sannio Ingegneria Biomedica Università Sapienza di Roma.

Tesi: Studio dell’Analisi delle Componenti Indipendenti nei pazienti pediatrici affetti da epilessia.

Relatrice prof.ssa Alessandra Paffi

Vitamaria Papa Lingue e civiltà orientali Università Sapienza di Roma.

Tesi: Kanehara Hitomi: corpo femminile e maternità.

Relatrice prof.ssa Matilde Mastrangelo.

05/02/2021

16/03/2021

22/03/2021

24/03/2021

L AU R EA M AGISTR A LE

LAUREA MAGI STRALE

L AU RE A T RIE NNAL E

L AU RE A MAGIST RAL E

Matteo Cannavina Ingegneria Meccanica Università degli studi di Bologna.

Tesi: Ottimizzazione di un riduttore epicicloidale per applicazioni robotiche.

Relatore prof. Rocco Vertechy.

Denise Spiridigliozzi Filologia moderna Università degli studi di Cassino e del Lazio meridionale.

Tesi: Enea profugus nella tradizione erudita latina e nel mondo moderno.

Relatore prof. Alfredo Mario Morelli.

Claudia Candiloro Discipline dell’arte, musica e spettacolo Università degli studi di Roma Tre. Tesi: Teatroterapia e autismo: approcci non diagnostici.

Relatrice prof.ssa Valentina Venturini.

Giuseppe Melcore Medicina e chirurgia Università Sapienza di Roma.

Tesi: Utilizzo del Pessario di arabin come trattamento nelle pazienti ricoverate per minaccia di parto pretermine.

Relatrice prof.ssa Paola Galoppi.

04/05/2021

18/05/2021

21/05/2021

31/05/2021

L AU R E A MAG ISTR A L E

LAUREA MAGI STRALE

L AU RE A MAGIST RAL E

L AU RE A T RIE NNAL E

Simone Scala Giurisprudenza Università Sapienza di Roma.

Tesi: Emergenza e Costituzione.

Relatore prof. Massimo Luciani.

GI U G N O 2 021 • 2 3

Dario D'Amato Ingegneria energetica Università Sapienza di Roma.

Tesi: Biocarburanti aeronautici di seconda generazione.

Relatore prof. Domenico Borello.

Massimo di Mascio Chimica Università Sapienza di Roma.

Tesi: Biochemical and Biophysical characterisation of Yggs Protein.

Relatrice prof.ssa Maria Enrica Di Cocco.

Elena Russo Ingegneria clinica Università Sapienza di Roma.

Tesi: Studio meccanico della pelle: tecniche di trapianto in relazione alle ustioni gravi ed estese e alle ferite post-traumatiche.

Relatore prof. Ugo Andreaus.

Fondazione Comunità Domenico Tardini in Villa Nazareth Organizzazione non lucrativa di utilità sociale Via Domenico Tardini 33-35, 00167 Roma tel. 06 895981 C.F. 96099160580 fondazionetardini@pec.it segreteria@villanazareth.org www.villanazareth.org La Fondazione opera con sistema di gestione della qualità

Ente accreditato presso la Regione Lazio Det. N. G16814 del 19/12/2018

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