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Gratitudine e ricordo agli amici del Seminario

Carissimi, dopo sette anni non vi scrivo più nella qualità di rettore, ma come chi è chiamato a volgere il capo indietro per salutare e ricordare alcune esperienze significative. In altra sede ed a tempo debito ho già salutato i seminaristi ed i formatori, per cui adesso mi rivolgo principalmente a voi cari lettori ed amici del Seminario. Chi ha un minimo di dimestichezza col latino sa che il “ri-cordare” è un moto che ha sempre a che fare col cuore… è infatti un rileggere col cuore (in latino appunto cor-cordis) il proprio vissuto ed è quanto mi accingo a fare.

Da uomo di fede, in quest’operazione mi sento sostenuto anche dalla Parola di Dio, la quale in questo tempo liturgico a più riprese ci propone i cosiddetti discorsi di addio che Gesù rivolge ai discepoli durante l’Ultima Cena. Discorsi in cui – guarda caso – il Maestro invita a saper leggere bene il proprio cuore ed il cuore di Dio: «Come il Padre ha amato me, così anch’io ho amato voi. Rimanete nel mio amore». Poche parole che invitano a rileggere l’esperienza di fede come un’esperienza di amore in cui l’amore è al tempo stesso punto di partenza e mèta del proprio essere discepoli.

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Cosa ricorda di voi il mio cuore cari amici e lettori? Il primo pensiero corre subito ai momenti svolti nella Cappella Maggiore in occasione degli incontri di preghiera mensili per le vocazioni: è stata sempre una gioia vedervi numerosi, vedervi vicini, cordiali e sorridenti a noi sacerdoti ed ai seminaristi e soprattutto vedervi desiderosi di preghiera. Come mi avete sentito dire più volte, ogni vocazione nasce sempre nella Chiesa e per la Chiesa: rispondendo all’invito del Maestro «pregate il signore della messe perché mandi operai nella sua messe» (Mt 9,38) la vocazione non solo viene generata ma viene anche sostenuta nel suo sviluppo. Colgo l’occasione per ringraziarvi ancora non solo per la preghiera che avete elevato ma anche per la preghiera che continuate ad elevare.

Una preghiera che vi ha visto protagonisti non solo in Seminario ma anche nelle vostre comunità: durante il mio rettorato – non avendo parrocchia – molti di voi sanno che per sette anni ho avuto il privilegio di celebrare la messa domenicale in tante comunità della Diocesi. Mi è sempre piaciuto pensare questo momento quasi come una sorta di prolungamento degli incontri di preghiera mensili svolti in Seminario, quasi un ricambiare la visita ricevuta e certamente un’ulteriore occasione per fare conoscere il Seminario o per stringere vincoli di comunione ancora più intensi.

Infine, cari amici, il mio ricordo non può che essere accompagnato anche da un sincero sentimento di gratitudine verso tutti voi. È la gratitudine verso chi con la sincerità della stima, dell’affetto e della preghiera ha contribuito a rendere il Seminario luogo di formazione perché luogo di relazioni in cui la fraternità generata dalla fede ha manifestato una comunione di cuori capace di metterci in comunione col Cuore di Cristo.

Don Marco Catalano

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