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Betania è ascolto

Dalle pagine bibliche impariamo che l’ascolto non ha solo il significato di una percezione acustica, ma è essenzialmente legato al rapporto dialogico tra Dio e l’umanità. «Shema’ Israel - Ascolta, Israele» (Dt 6,4), l’incipit del primo comandamento della Torah, è continuamente riproposto nella Bibbia, al punto che San Paolo affermerà che «la fede viene dall’ascolto» (Rm 10,17). L’iniziativa, infatti, è di Dio che ci parla, al quale noi rispondiamo ascoltandolo; e anche questo ascoltare, in fondo, viene dalla sua grazia, come accade al neonato che risponde allo sguardo e alla voce della mamma e del papà. Tra i cinque sensi, quello privilegiato da Dio sembra essere proprio l’udito, forse perché è meno invasivo, più discreto della vista, e dunque lascia l’essere umano più libero».

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Papa Francesco

ASCOLTO E SERVIZIO, UN CONNUBIO NECESSARIO

In un mondo segnato dall’indifferenza globale e dal sorgere di forme di povertà nuove e diversificate, in cui appare evidente come sia faticoso per tutti il duro mestiere di vivere, riscoprire l’esigenza dell’accoglienza per la costruzione di un mondo più umano diventa un bisogno prioritario per tutti e soprattutto per coloro che credono e vogliono vivere alla sequela di Gesù Cristo. La comunità religiosa Madonna della Tenda di Cristo quest’anno festeggia trenta anni di presenza sul territorio acese e dell’accoglienza ha fatto il perno del proprio carisma. Il “menù” che offre è molto semplice, sta scritta sotto l’immagine della Madonna di Medjugorje, che imperante sovrasta la struttura di accoglienza, “non importa chi tu sia, dimmi se vuoi speranza”; le ricette presentate hanno come elementi essenziali: l’ascolto e il servizio, in un connubio che riporta alla modalità con cui nella Sacra Scrittura le sorelle di Lazzaro, Marta e Maria, accolgono Gesù Cristo nella loro casa. Le due azioni hanno effetto e sono importanti così come lo sono le proteine e i carboidrati per il corpo umano: cambiano i soggetti che presentano le vivande ma non cambiano gli elementi essenziali. Può dare solo chi ha ricevuto, per cui le due azioni si sdoppiano: da un lato l’ascolto della Parola di Dio che rappresenta la proteina per il sostegno spirituale dei religiosi che fanno parte della comunità, e l’ascolto di storie di figli di Dio che non riescono con le proprie forze a rompere catene di male costruite da scelte errate e da fratelli che hanno caricato loro di oneri pesantissimi, e che fratelli – forse – non sono. E poi il servizio: come i carboidrati nel corpo umano devono essere bruciati per far crescere il corpo, allo stesso modo il servizio diventa azione che da sollievo all’ospite e diventa un distintivo da mostrare per aver sempre chiara l’appartenenza a Cristo: «fare agli altri ciò che tu vorresti fatto a te stesso». Innumerevoli sono le persone che, stanche e sopraffatte dai deserti creati dagli uomini e donne del nostro tempo, hanno trovato sotto la Tenda lo spazio nel cuore di persone che amano Dio e riconoscono nel bisognoso che bussa alla porta il volto di Gesù Cristo sofferente e bisognoso. Occhi che ritornano a brillare di speranza sono la sola ricompensa a chi ha già fatto l’esperienza dell’Amore incondizionato di Dio sulle proprie storie e sulle proprie miserie. “Il miracolo della Tenda” è stato realizzato, altre Tende si rialzano e si aprono all’accoglienza di altri figli di Dio. fratel Giovanni Cannavò e la Comunità “Madonna della Tenda”

L’AMORE DI CRISTO CI SPINGE

Così l’apostolo Paolo ci esorta nella sua Seconda Lettera ai Corinzi riguardo all’amore che essendo stato proprio di Cristo dev’essere proprio anche del cristiano; l’amore verso Dio e l’amore (caritas) verso il prossimo devono essere la costante e il significato ultimo del nostro pellegrinaggio su questa terra. Questo amore si esprime nell’aiuto concreto a chi, nella nostra società, si trova nel bisogno e nel disagio e va oltre ogni tipo di mero assistenzialismo, ma si radica nel prendersi cura inserendo a pieno regime l’individuo nella società odierna affinché possa egli vivere una vita dignitosa e decorosa.

È questo lo scopo del dormitorio C.A.S.A. (Centro Accoglienza Sant’Antonio) in Aci Sant’Antonio gestito dalla Caritas diocesana di Acireale con il suo direttore don Orazio Tornabene e il suo vice-direttore don Orazio Caputo; finalità primaria di questo centro è dare un tetto, una casa, una “famiglia” a chi ne è sprovvisto, ma solo per un limitato periodo in cui l’assistito, insieme con i responsabili, dovrà cercare sistemazione lavorativa e abitativa stabile.

Noi seminaristi abbiamo fatto esperienza di questa realtà vivendo delle belle mattinate insieme con loro e scoprendo, non con poca sorpresa, come ognuno degli assistiti si occupa dell’altro attraverso la pulizia degli ambienti comuni, la preparazione dei pasti e l’assistenza della struttura che ingloba anche un piccolo orto. Tutti fanno qualcosa nella gioia della condivisione e dell’aiuto fraterno instaurando amicizie belle e leali che si porteranno dietro per sempre, anche quando non saranno più ospiti della C.A.S.A.

Chi si prende cura fattivamente di questa bella realtà è don Orazio Caputo che, con la grinta e le capacità del leader, coordina il lavoro da fare con precisione e puntualità essendo anche e soprattutto d’esempio per chi è ospitato temporaneamente all’intero della struttura. Don Orazio insieme ai suoi sempre nuovi “amici” possano essere per tutta la comunità diocesana motivo sì di vanto e ammirazione ma anche di grande esempio per una vita cristiana autenticamente vissuta alla luce del Vangelo di Cristo.

Dario Impellizzeri

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