1. Conoscere il LES
1.6. CLIL, un modello didattico innovativo funzionale al percorso del Liceo economico sociale Giulietta Breccia Nella scuola secondaria di secondo grado l’attuazione della metodologia CLIL, acronimo di Content and Language Integrated Learning (apprendimento integrato di lingua e contenuto), è diventata una delle principali sfide metodologiche per l’intrinseca interdisciplinarietà che scaturisce da vari ambiti dell’apprendimento che si rafforzano reciprocamente. Il CLIL, come dispositivo metodologico, concorre a realizzare l’acquisizione di una disciplina non linguistica (DNL) in lingua straniera grazie a un approccio interdisciplinare che, oltre a potenziare l’uso della lingua in un contesto reale, costituito dai contenuti della disciplina non linguistica, promuove una serie di thinking skills, quali creatività, spirito d’iniziativa, capacità di risolvere problemi e assumere decisioni, che ne fanno anche un mezzo di educazione interculturale. Il CLIL infatti favorisce, più di ogni altro strumento didattico, paragoni interlinguistici tra le lingue coinvolte, tutto a vantaggio di abilità e conoscenze che si rafforzano reciprocamente. Il suo carattere innovativo, là dove applicato, ha costituito un elemento distintivo del Liceo economico sociale che, nel panorama scolastico italiano, spicca per la sua intrinseca capacità di fungere da collante tra le varie aree culturali del curricolo. Materie d’indirizzo quali Scienze Umane e Diritto ed Economia Politica risultano potenziate in termini di competenza interdisciplinare dalle due Lingue Straniere in esso presenti che fanno del LES, come spesso si è sostenuto, una finestra aperta sul mondo per l’interazione tra riflessioni economiche e umanistiche atte a sviluppare una visione critica complessiva della realtà. Il focus dell’innovazione del CLIL infatti sta proprio nel voler promuovere l’apprendimento delle lingue straniere attraverso “attività autentiche” che mirano a realizzare quello che ha sostenuto G. Wiggins, pioniere della valutazione autentica, «si tratta di accertare non ciò che lo studente sa ma ciò che sa fare con ciò che sa», e tra i suoi “saperi” va annoverata la technology literacy indispensabile per “essere connessi” in un mondo sempre più interconnesso. Lo studente LES, cittadino del mondo, viene dunque favorito dall’approccio CLIL nell’acquisizione della fiducia in sé in termini di comunicazione, abilità e consapevolezza interculturale, competenze sicuramente spendibili nella mobilità nell’istruzione e nel lavoro, fondamentali in un’ottica di internazionalizzazione del curricolo. Ne risultano inoltre potenziate competenze aggiuntive come quelle necessarie all’accesso sempre più diffuso alle tecnologie convergenti. Appare infatti sempre più evidente come l’orientamento mentale della Generazione Y (nata tra il 1982-2001) sia particolarmente concentrata sull’ “immediatezza” immediatezza diversamente dalla Generazione C (2002-2025) che sarà ancor più influenzata dalla precoce esperienza di media, curricoli e pratiche integrate. La Rete Nazionale dei Licei economico sociali ha fin da subito condiviso l’idea che tale metodo possa costituire il volano per l’innovazione didattica nell’ottica della scuola delle competenze, una scuola che ha bisogno di docenti con competenze diverse, non bastano cioè le conoscenze nella propria disciplina, ma il docente deve essere fornito di una formazione più ampia che comprenda la didattica, la capacità di progettare e di documentare, la capacità di relazionarsi. E il CLIL, in quanto forma di apprendimento curricolare integrato che risponde ai tipi di abilità di pensiero, di linguaggio/comunicazione, di rilevanza pratica e autenticità proprie della knowledge society, costituisce lo strumento ideale per promuovere tale processo di innovazione.
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