La causa dei popoli 10

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Alcatraz non è un'isola Alessandro Michelucci

"Alcatraz non è un'isola... Alcatraz è un'ideale. Significa che puoi dominare il tuo destino e decidere del tuo futuro". Richard Oakes, Mohawk Fra la fine degli anni Sessanta e l'inizio del decennio successivo, per una straordinaria coincidenza storica, numerose regioni del pianeta vengono interessate da avvenimenti epocali: il Maggio francese e le sue diramazioni europee; le guerre del Bangladesh, del Biafra e del Vietnam; l'invasione sovietica di Praga; gli omicidi di Martin Luther King e di Robert Kennedy. L'elenco potrebbe continuare a lungo, ma almeno un'altra questione segna profondamente quegli anni, e quindi non può sparire nell'indistinta categoria degli "altri". Ci riferiamo alle rivendicazioni degli Indiani nordamericani, che dopo un lungo oblio escono dal buio della storia e reclamano dei diritti precisi, primi fra tutti il rispetto dei trattati che hanno concluso con gli eredi dei coloni europei nei secoli scorsi. Se si eccettuano gli Stati Uniti, per l'uomo della strada gli indigeni nordamericani sono sostanzialmente legati al cinema. Come se fossero stati inghiottiti dal grande schermo, qui sono scomparsi nel 1890, anno che ha segnato la fine delle guerre indiane. Nel giro di pochi giorni è stato ucciso Toro Seduto e ha avuto luogo il massacro di Wounded Knee: circa 300 indiani inermi, in gran parte donne e bambini, sono stati massacrati dai cavalleggeri del Settimo Reggimento. Lo stesso reggimento che era stato sconfitto da Cavallo Pazzo nella battaglia di Little Big Horn (25 giugno 1876), dove il generale George Armstrong Custer aveva perso la vita: secondo alcuni storici si trattava quindi di una vendetta. Ma torniamo agli Stati Uniti degli anni Sessanta, ormai saldamente inseriti nella logica della guerra fredda. In questi anni turbolenti il potere ha molti nemici: comunisti, neri, indiani, femministe. Le piazze, in America come in Europa, sono piene di persone che manifestano contro la guerra del Vietnam, nella quale gli Stati Uniti sono coinvolti dal 1955. Gli indigeni nordamericani sono afflitti da gravi problemi sociali ed economici: povertà, disoccupazione, un'alta percentuale di mortalità infantile e suicidi. La politica varata negli anni Cinquanta sotto la presidenza di Dwight Eisenhower (la cosidetta Indian termination policy) si propone di cessare le relazioni fra le tribù e il governo federale per assimilare gli Indiani come individui. A tutto questo cerca di trovare una soluzione Vine Deloria jr., un giovane studioso lakota, che nell'ottobre del 1969 pubblica il libro Custer Died for Your Sins (1969, tr. it. Custer è morto per i vostri peccati, Jaca Book, 1972). Un'opera di grande spessore culturale e umano, destinata a diventare il testo basilare del nuovo attivismo indiano. Questo fenomeno, già in gestazione da vari anni, si materializza in un luogo ben preciso: Alcatraz. L'isola è situata nella baia di San Francisco, a circa due chilometri dalla città. Sede del primo faro costruito sulla costa occidentale, successivamente viene utilizzata come bastione, quindi come sede di una prigione militare. Nel 1934, dopo alcuni ampliamenti, diventa un carcere federale di massima sicurezza. Fuggire da questo edificio, ben sorvegliato e circondato dal mare, sembra impossibile. L'unica evasione è quella che verrà raccontata nel film Fuga da Alcatraz (1979), diretto da Don Siegel e interpretato da Clint Eastwood. Il film, girato sul luogo, si basa sul libro omonimo di John Campbell Bruce e descrive la storia dell'evasione di tre detenuti, Frank Morris e i fratelli John e Clarence Anglin, avvenuta nella notte dell'11 giugno 1962. Nel 1963 il procuratore generale Robert Kennedy ordina che il carcere venga chiuso definitivamente. Per sostituirlo viene costruito il penitenziario di Marion (Illinois). 5


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