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Nuvole di carta

Bepi Vigna (soggetto), Buong (disegni), 100 anni. La storia del Cagliari Calcio a fumetti, S.O.So.R., Cagliari 2019, pp. 48, € 22.

Il 2020 segna il centenario del Cagliari, la squadra rossoblu del capoluogo sardo, che in passato ha vissuto qualche momento di gloria. Bepi Vigna, soggettista ben noto ai cultori della nona arte, fra l'altro creatore di Nathan Never, celebra questa ricorrenza con un albo dedicato alla squadra della sua città. I disegni di Buong sono in perfetta sintonia col tema.

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Antonella Visconti

Frédéric Bertocchini (soggetto), AA. VV. (disegni), Guide de la Corse en bandes dessinées, Petit à Petit, Rouen 2019, pp. 192, € 18,86.

Già noto per numerosi lavori sulla Corsica, Bertocchini dedica alla sua isola questa originale guida a fumetti. Un lavoro insolito e stimolante che va oltre il consueto manuale turistico, rinnovando una formula editoriale piuttosto datata. Realizzata da vari disegnatori, la guida conferma la versatilità della nona arte e la sua capacità di tracciare strade nuove.

Giovanna Marconi

Jean Malaurie (soggetto), Makyo (soggetto), Frédéric Bihel (disegni), Malaurie, l'appel de Thulé, Delcourt, Paris 2019, pp. 121, € 19,99.

Jean Malaurie è il massimo eskimologo vivente. Da oltre 70 anni si occupa dei popoli artici con conferenze, libri, riviste, spedizioni, etc. Nonostante l'età avanzata, ha ancora voglia di esplorare nuovi canali espressivi. Così è nato Malaurie, l'appel de Thulé, il primo albo che lo vede impegnato nella nona arte. Lo studioso ha curato il soggetto con Pierre Fournier, meglio noto come Makyo.

L'albo rievoca la prima spedizione artica di Malaurie e sottolinea che lo studioso non si è mai limitato allo studio etnografico, ma si è schierato apertamente in difesa degli Inuit. Il suo iter viene divulgato anche col fumetto, permettendogli di raggiungere un pubblico che non lo conosce ancora.

Bruno Manser - Die Stimme des Regenwaldes, regia di Niklaus Hilber, Svizzera, 2019, 142'.

Bruno Manser (1954-2000?) è rinato grazie al film Bruno Manser - Die Stimme des Regenwaldes (Bruno Manser, la voce della foresta), dedicato all'indimenticabile ecologista svizzero che ha dedicato la vita alla difesa dei popoli indigeni della foresta pluviale. Manser è scomparso nel 2000 nel Borneo, dove si era recato in incognito per trovare ancora una volta la sua seconda famiglia, i Penan. Con loro aveva vissuto sei anni, condividendo la vita quotidiana e le lotte contro la deforestazione. Per questo il governo malese lo aveva dichiarato "nemico dello stato" e gli aveva dato la caccia come se fosse un criminale. Tornato in Svizzera, era ormai diventato uno degli ambientalisti più famosi e più sinceri per il suo impegno ambientalista e indigenista.

Il film, interpretato da Sven Schelker, mostra in modo incisivo alcuni episodi salienti di questa lotta. Girato nel Borneo con attori indigeni non professionisti e impreziosito dalla bella colonna sonora di Gabriel Yared, il lungometraggio fornisce un ritratto realista della cultura penan e del suo legame profondo con la natura. Al tempo stesso, però, vediamo gli alberi secolari che cadono e la distruzione che avanza. Per questo è anche un film didattico, ma non si tratta di un caso: il produttore Valentin Greuter e il regista Niklaus Hilber hanno impiegato dieci anni per raggiungere questo equilibrio. In sostanza, è un lavoro interessante per tutti coloro che vedono nella difesa dell'ambiente il presupposto per la conservazione della specie umana.

Ruedi Suter

Words from a Bear, regia di Jeffrey Palmer, Stati Uniti, 2019, 84'.

Lo scrittore kiowa Navarre Scott Momaday (Lawton, 1934) è il primo indiano nordamericano premiato col Pulitzer, il massimo riconoscimento letterario statunitense, che gli fu conferito nel 1969 per il romanzo House Made of Dawn, più volte pubblicato in italiano col titolo Casa fatta di alba (l'edizione più recente è quella di Guanda, 1995).

A Momaday è dedicato il documentario Words from a Bear, diretto da Jeffrey Palmer, che coglie l'essenza del suo universo letterario. Arricchito da un ampio corredo fotografico e paesaggistico, il film raccoglie le interviste di molte persone che hanno incrociato con lui il proprio percorso artistico e professionale: le scrittrici indiane Rita Askew e Joy Harjo; Richard West, fondatore e direttore del National Museum of the American Indian; gli attori Robert Redford e Jeff Bridges, etc. La parabola umana e artistica di Momaday viene ricomposta in modo esaustivo, mettendo in luce anche gli aspetti meno conosciuti della sua personalità. Il risultato è un viaggio spirituale nell'America dei grandi spazi, dove il silenzio della natura si incontra con una gamma infinita di sensazioni e di