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Lo spirito di Alcatraz Intervista a LaNada War Jack

Lo spirito di Alcatraz

Intervista a LaNada War Jack

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Negli ultimi mesi del 2019 si sono susseguite varie iniziative che hanno commemorato la rivolta di Alcatraz: concerti, conferenze, presentazioni di libri. Un'opera che merita particolare attenzione è Native Resistance: An Intergenerational Fight for Survival and Life (Donning Company, 2019), firmata da LaNada War Jack. La scrittrice shoshone, che all'epoca aveva 22 anni, svolse un ruolo centrale nell'occupazione dell'ex penitenziario di Alcatraz. Il suo libro non si limita a rievocare quell'atto di protesta, ma ripercorre le lotte indiane che hanno segnato il mezzo secolo successivo. Non a caso LaNada ha preso parte anche alla lunga protesta dei Lakota di Standing Rock, organizzata fra il 2016 e il 2017 per contrastare – per ora con successo – la costruzione di un grande gasdotto (il famigerato Dakota Access Pipeline). In questo modo ha sottolineato la con-tinuità ideale che lega le due proteste – Alcatraz e Standing Rock – tappe centrali di una lotta che continua. Abbiamo incontrato la scrittrice, che ringraziamo per averci concesso l'intervista che segue.

Il 2019 ha segnato il cinquantenario dell'occupazione di Alcatraz, dove tu svolgesti un ruolo fondamentale. Come nacque l'idea? Il progetto di occupare Alcatraz si fece strada nella comunità indiana di San Francisco dopo la chiusura del famoso penitenziario, che era avvenuta nel 1963. Un primo tentativo fu fatto il 9 novembre 1969, quando un gruppo di indiani rivendicò l'isola appellandosi a un trattato del 1858, secondo il quale "le proprietà federali dismesse sarebbero tornate agi Indiani se questi le avessero reclamate". Il governo federale non accolse questa rivendicazione. Il 20 novembre, quindi, un gruppo di studenti indiani della California occupò Alcatraz perché era stato infranto l'ennesimo trattato.

Quali furono le conseguenze politiche dell'occupazione? Nixon fu il primo e l'ultimo presidente a fare qualcosa di concreto firmando la legge che archiviava la termination policy. Questa politica, varata da Eisenhower negli anni Cinquanta, aveva permesso ai singoli stati di chiudere le riserve e requisirne le terre. Nixon triplicò il contributo federale al Bureau of Indian Affairs e all'Indian Health Service (Servizio sanitario degli Indiani, ndt). Inoltre fece approvare una cinquantina di leggi che migliorarono in modo sostanziale la nostra condizione.

Da Alcatraz a Standing Rock: 50 anni di lotte indiane. Quali sono le differenze fra queste due esperienze fondamentali? Molti indiani hanno partecipato a entrambe con lo stesso slancio spirituale e pacifista. La differenza fondamentale è che nel primo caso trovammo un presidente sensibile alle nostre istanze, anche se poi l'amministrazione successiva avrebbe distrutto gran parte di quello che lui aveva costruito. Ma sarebbe bello trovare un altro presidente come lui.

Da Alcatraz a oggi, cioè da Nixon a Trump, si sono succeduti nove presidenti. Qual è stato, secondo te, il più sensibile alle istanze indiane? Non ho alcun dubbio: Richard Nixon è stato il primo e l'unico presidente che abbia fatto qualcosa di concreto per noi.

12 Parlando di presidenti non possiamo fare a meno di dire qualcosa su Trump… possiamo dire che è il peggiore? Certo, Donald Trump è sicuramente il peggiore presidente. Non solo per gli Indiani, ma per tutti. È la quintessenza del peggiore americano. La sua politica rappresenta un pericolo mortale per il nostro pianeta.

Dopo il libro Native Resistance, quali sono le tue prossime iniziative? Ho intenzione di fare una nuova edizione riveduta e corretta. Vorrei fare anche una versione audio e mi piacerebbe che il libro fosse tradotto in altre lingue… Se mi permetti vorrei aggiungere una cosa molto importante. La nostra lotta non riguarda soltanto i popoli indigeni del Nordamerica, perché si tratta di salvare il pianeta e tutte le forme di vita animali e vegetali. Se queste spariscono significa che presto toccherà anche a noi. Si tratta di una responsabilità precisa che ci riguarda tutti.

Da sinistra: LaNada War Jack (all'epoca LaNada Boyer) sulla copertina di Ramparts (febbraio 1970); il suo nuovo libro, Native Resistance: An Intergenerational Fight for Survival and Life

STANDING ON SACRED GROUND

In molte parti del mondo i popoli indigeni lottano per difendere i propri siti sacri. Nella loro resistenza si intrecciano motivazioni ambientali, culturali, religiose ed economiche. Questa serie di quattro documentari, diretta da Christopher McLeod, offre un panorama mondiale che va dagli Stati Uniti all'Australia, dall'Etiopia alle Ande. Narrata dal celebre attore Graham Greene, la serie racconta le lotte di otto comunità che si oppongono alla devastazione ambientale e culturale causata dalla logica mercantile. Un documento essenziale per conoscere le questioni indigene contemporanee.

www.sacredland.org