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Inchiostro rosso Holly Boomer

Holy Boomer

18 In una comunità indiana, se si sente la parola vine, la gente capisce subito che si sta parlando di uno scrittore e non di una vigna (in inglese vine significa vigna, ndt). Basta il nome per capire che si allude a Vine Deloria jr., una delle figure centrali della cultura amerindiana, se non la più importante in assoluto. Deloria non è stato il primo scrittore indiano, ma certamente il più prolifico autore di studi sulle questioni indiane. Le ha affrontate tutte nel modo più coraggioso. Era un guerriero che usava le parole come armi: la sua critica radicale era diretta contro la società americana e contro il governo.

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I suoi libri hanno avuto larga diffusione, ma gli Indiani non hanno mai avuto bisogno di leggerli per capire che Deloria voleva denunciare i loro problemi e cercare di risolverli. Titoli come Custer Died for Your Sins, God is Red e Behind the Trail of Broken Treaties sono una sfida allo status quo, ma anche un pungolo, perché vogliono spingere gli Indiani a rifiutare di essere studiati, definiti e analizzati dal sistema. Deloria ha sviscerato tutti i problemi che hanno segnato la vita degli indigeni nordamericani, quelli storici come quelli odierni. L'americanizzazione, l'autodeterminazione e l'alienazione culturale sono soltanto alcuni dei temi che ha trattato nei suoi libri e nelle sue conferenze. Per risolvere questi problemi ha proposto quella che si può definire una resistenza basata sulla parola. Deloria ha usato una tecnica letteraria: il suo attivismo si esprimeva nella scrittura e chiedeva che il sistema prestasse ascolto alle rivendicazioni indiane. Per essere più precisi, reclamava il diritto di raccontare una storia degli Indiani diversa da quella ufficiale. Il suo esempio ha ispirato una nuova generazione di scrittori indiani e li ha messi in grado di proseguire sulla strada che aveva tracciato. Deloria era profondamente convinto che lo studio potesse trasformare i giovani in custodi delle proprie tradizioni. Diceva che il ritorno alla vita tradizionale era un cemento comunitario irrinunciabile, ma sottolineava che questo doveva essere accompagnato da "un pensiero chiaro che distinguesse le tradizioni ancora valide dagli stereotipi che vengono attribuiti agli Indiani come membri della società americana" (da Indian Education in America).

Deloria ha dimostrato che l'istruzione permette agli Indiani di far valere i propri diritti. I suoi libri hanno dato un quadro completo della cultura indiana, grazie al quale tutti hanno potuto cogliere quella ricchezza e quella profondità che per Deloria sono la base delle civiltà indigene.

Nel libro Red Earth, White Lies Deloria si augura che gli anziani trasmettano il proprio bagaglio culturale alle giovani generazioni, così che queste "rispettino, custodiscano e conservino quello che resta della nostra cultura". Deloria ha insegnato agli Indiani che la loro istruzione deve trarre linfa dalla tradizione come dalla cultura americana. Gli Indiani vinceranno la propria sfida al sistema se sapranno essere una parte attiva della storia.

Il poco che sapevo di Vine l'avevo appreso frequentando la chiesa della missione episcopale dove sono cresciuta, la stessa che un tempo era guidata da suo padre, Padre Vine Deloria sr., un uomo al quale volevamo tutti molto bene. Molti conoscevano Vine Jr., o Punky, come lo chiamavano. Non lo conoscevano per i suoi libri o per il suo impegno, ma come un giovane che sembrava destinato a seguire le orme del padre. La sua personalità ha lasciato un segno indelebile nella nostra comunità perché lui, che veniva da una piccola città, era diventato una figura di rilievo nazionale.

Cominciai a interessarmi a lui perché ero incuriosita dalla differenza fra quello che chiamavano Punky e quello che lui era in realtà. Io non conoscevo Vine, che apparteneva alla generazione di mio padre, ma riuscii ad avere un breve contatto con lui mentre preparavo la mia tesi di laurea. Ricordo che fu gentile e disponibile. Era molto interessato al mio lavoro e mi dette alcuni suggerimenti preziosi. Ascoltava con pazienza e con curiosità quello che veniva dalle giovani geneerazioni. Era una persona splendida, sia come scrittore che come uomo. Questa è l'eredità più grande che ha lasciato alle generazioni future.

Il grande filosofo indiano del ventesimo secolo

Lakota (Sioux) hunkpapa come Toro Seduto, Vine Vincent Deloria jr. nasce il 26 marzo 1933 a Martin (South Dakota). Figlio di un sacerdote protestante, dopo la scuola dell'obbligo si laurea in legge e in teologia. Negli anni Sessanta si impone come il massimo esponente della rinascita indiana. Dal 1966 al 1967 guida il National Congress of American Indians, il più antico ente federale che rappresenta gli Indiani. Nel 1968, anno topico per le ribellioni sociali del dopoguerra, anche gli Indiani si organizzano per difendere i propri diritti. A Minneapolis nasce l'American Indian Movement (AIM), che si impone come il motore della nuova resistenza indiana grazie a varie azioni dimostrative. Sono gli anni delle prime manifestazioni di grande rilievo: l'occupazione di Alcatraz (1969-1971); la marcia verso Washington nota come Trail of Broken Treaties (Sentiero dei trattati infranti), realizzata nel 1972 per reclamare il rispetto dei trattati; l'occupazione di Wounded Knee (1973), che finisce sanguinosamente con l'intervento dell'esercito. Deloria non prende parte attiva a questi episodi, ma osserva, medita, fornisce spunti di riflessione e di dibattito. Il suo parere gode ormai di grande rispetto. Come i suoi libri: il più famoso, l'unico tradotto in italiano, è Custer Died for Your Sins (tr. it. Custer è morto per i vostri peccati, Jaca Book, Milano 1972, rist. 1994). Pubblicato nel 1969 con il sottotitolo An Indian Manifesto, il libro contiene la più coerente e spietata demolizione dei luoghi comuni che circolano sugli Indiani del Nordamerica. Con logica stringente lo scrittore distrugge uno per uno gli stereotipi veicolati dai film western: "Quanto più cerchiamo di essere noi stessi, tanto più dobbiamo difenderci da ciò che non siamo mai stati". Lo studioso attacca le missioni cristiane, accusandole di aver preparato "ad altri la strada della conquista e dello sfruttamento", e auspica che gli Indiani tornino "alle loro antiche religioni dove e quando fosse possibile". Un altro dato importante è che Deloria inserisce la questione indiana nel contesto della storia americana moderna, mettendo a nudo il vero volto di quella che molti venerano come la massima democrazia mondiale. L'intensa vita culturale e sociale di Vine Deloria è scandita da una lunga serie di opere che analizzano i vari problemi degli Indiani moderni, dalla questione dei trattati (Behind the Trail of Broken Treaties: An Indian Declaration of Independence, Dell, New York 1974) alla critica dei dogmi scientifici (Red Earth, White Lies: Native Americans and the Myth of Scientific Fact (Scribner, New York 1995). Un' altra opera di particolare interesse, che meriterebbe una traduzione italiana, è God is Red: A Native View of Religion (1972, rist. Fulcrum, Golden 2003). L'attaccamento al cristianesimo è un tratto distintivo della sua famiglia: sia il nonno che il padre sono sacerdoti protestanti, e fra i suoi antenati c’è uno dei primi lakota che si sono convertiti al cristianesimo. L'intellettuale, comunque, matura una posizione ben diversa. In God is Red, infatti, riafferma il valore e la vitalità della religiosità indiana, rifiutando il cristianesimo, secondo lui colpevole di aver sostenuto l’imperialismo e la distruzione ambientale. Negli anni Novanta Deloria collabora alla progettazione del National Museum of American Indians, che viene inaugurato a Washington nel settembre 2004. Dal 1990 al 2000 insegna legge all'Università del Colorado, dopodiché si ritira con la moglie Barbara a Golden, una cittadina nei pressi di Denver. Parlando di un intellettuale come lui è praticamente impossibile non dimenticare qualcosa: la quantità di iniziative legate al suo nome è talmente sconfinata che mette a dura prova qualsiasi memoria. Soltanto leggendo i suoi libri, comunque, è possibile cogliere l'essenza profonda di un uomo che ha saputo coniugare il rigore accademico con l'appassionata difesa della causa indiana.

Alessandro Michelucci

Bibliografia Pavlik S., Wildcat D. R. (a cura di), Destroying Dogma: Vine Deloria Jr. and His Influence on American Society, Fulcrum Publishing, Golden (CO) 2006. Scinta S., Foehner K. (a cura di), Spirit and Reason: The Vine Deloria Jr. Reader, Fulcrum Publishing, Golden (CO) 1999. Wilkins D. E., Red Prophet: The Punishing Intellectualism of Vine Deloria, Jr., Fulcrum Publishing, Golden (CO) 2018.

Da sinistra: tre libri dedicati all'opera di Vine Deloria jr.; la copertina dell'LP Custer Died for Your Sins, ispirato al libro omonimo di Deloria, registrato da Floyd Red Crow Westerman. Il disco è ispirato al libro omonimo di Deloria, che non a caso firma le note di copertina.

Philip J. Deloria aderisce al comitato scientifico della rivista

Prima e dopo Vine Deloria jr. la sua famiglia ha espresso altre figure di grande rilievo culturale e scientifico. La zia paterna Ella Cara Deloria (nome lakota Anpetu Waste, 1889-1971) è stata un'educatrice, antropologa, linguista e scrittrice. Ha avuto un ruolo fondamentale nel documentare la cultura lakota in anni in cui questa rischiava l'estinzione. Collaborò con Franz Boas, il celebre antropologo tedesco che ci ha lasciato studi pregevoli sulle lingue indigene nordamericane. Philip Joseph Deloria, il maggiore dei tre figli di Vine, ha raccolto l’eredità paterna. Nato nel 1959, ha pubblicato numerosi libri, fra i quali Playing Indian (1999), Indians in Unexpected Places (2004) e Becoming Mary Sully: Toward an American Indian Abstract (2009). Ha insegnato in varie università. Dal 2018 ricopre la prima cattedra di Storia amerindiana alla Harvard University. Recentemente Philip Deloria ha aderito al comitato scientificato della rivista. Lo ringraziamo per questa manifestazione di stima, che ricambiamo sinceramente.