NUMERO 05 . mar2019 . Come incidere sulla disoccupazione giovanile

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intervento di

ELSA FORNERO APPROFONDISCI

Le riforme previdenziali incentrate sull’aumento dell’età di pensionamento sono spesso state accompagnate da forti critiche e preoccupazioni circa il loro possibile impatto sull’occupazione, in particolare dei giovani e delle donne. Sia la logica economica sia i dati mostrano, però, come questi timori non siano necessariamente fondati e come siano invece opportune politiche volte a dare sostenibilità al sistema pensionistico non soltanto attraverso formule di maggiore equità entro e tra le generazioni, ma anche attraverso misure atte a rendere il mercato del lavoro più inclusivo e dinamico, anche con la promozione dell’invecchiamento attivo. DEMOGRAFIA, CRESCITA ECONOMICA E INNOVAZIONE: UN CONTESTO DI RELAZIONI COMPLESSE Il progresso nelle condizioni di salute, l’aumento della speranza di vita e la forte caduta nei tassi di natalità hanno determinato una transizione demografica che sta portando a una parziale inversione della piramide per età della popolazione: pochi giovani alla base e un numero sempre maggiore di anziani al vertice [Figura]. Il fenomeno non riguarda ovviamente solo il nostro Paese: secondo stime dell’Eurostat, nel 2080 la quota di popolazione europea compresa

tra i 15 e i 64 anni passerà dagli attuali due terzi a poco più della metà, a vantaggio della quota di persone con più di 64 anni, che raggiungerà invece il 28,1 per cento. Se da una parte i cambiamenti demografici rimodellano la nostra società mettendo in primo piano i problemi che riguardano i rapporti tra le generazioni e i fenomeni migratori, dall’altra i bassi tassi di crescita economica aggravano il problema demografico, rendendo più difficile il finanziamento di prestazioni promesse in anni in cui tutto sembrava dover prosperare senza fine. Da qui, se restringiamo il campo al mondo delle pensioni, l’urgenza e la necessità di riforme strutturali che migliorino l’interazione tra il mercato del lavoro e il sistema previdenziale, attraverso l’aumento dei tassi di partecipazione e l’investimento in capitale umano, ossia in capacità e conoscenze necessarie per la crescita della produttività. In un contesto di forte innovazione tecnologica, proprio il tema delle competenze risulterà infatti cruciale per garantire buoni percorsi lavorativi e, quindi, adeguate prestazioni previdenziali. Investimenti nel sistema formativo e, in particolare, in meccanismi di formazione continua saranno più che mai necessari per fornire ai lavoratori le competenze richieste da un mercato del lavoro in continua – e sempre più rapida – evoluzione.

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