

È LA BUROCRAZIA IL NOSTRO DAZIO
Il futuro del business sta nel valorizzare il Capitale Umano, e non nella burocrazia aziendale che dissipa gran parte di questo capitale.
Dimezzare la burocrazia in Italia significherebbe aumentare il PIL di 600-700 miliardi di euro l’anno. Gary Hamel – docente alla London Business School –afferma che i lavoratori italiani sono preparati e creativi, ma ingabbiati in organizzazioni troppo conservatrici e lente:
per questo non si cresce. Se smantellate la vostra burocrazia potete innalzare produttività e reddito - aggiunge.
La gran parte delle nostre organizzazioni è essenzialmente burocratica, funzionante secondo vecchi schemi come il controllo calato dall’alto, l’autorità legata alla gerarchia, i compiti assegnati dai Manager, i ruoli puramente esecutivi richiesti ai Collaboratori – e finiamola di
chiamarli Dipendenti! Tutto ciò senza essere consapevoli che il supercontrollo dilata la burocrazia!
Serve quindi una radicale innovazione del modello di gestione aziendale. E, per sconfiggere la burocrazia, bisogna liberare l’immaginazione e la creatività di cui c’è urgente bisogno per affrontare con buone probabilità di successo le grandi sfide che abbiamo di fronte, e che non aspettano!
Fabrizio Favini
SETTEMBRE 2025
PROGETTO
Il marchio del Magazine rivoluzionepositiva riporta 3 parole che sintetizzano i 3 stadi evolutivi del sapere.
Prima parola: INFORMAZIONE. Troppe persone ormai si ritengono soddisfatte nella loro ricerca del sapere quando la loro fonte del sapere è la Rete. Peccato che l’Informazione attendibile si sia ormai estinta
avendo lasciato il posto alle fakenews. Fermarsi a questo stadio significa essere disinformati, superficiali, manipolabili, marginali, inaffidabili.
Seconda parola: CONOSCENZA. Per sconfiggere le fakenews dobbiamo sviluppare un adeguato livello di conoscenza, che si costruisce con lettura profonda, ricerca,
confronto, verifica. Un grande salto di qualità rispetto a INFORMAZIONE, non vi è dubbio. Ma non basta. Ognuno di noi, con un passo ulteriore, può dare un personale contributo alla soluzione dei tanti problemi che stanno comprimendo la nostra esistenza.
Terza parola: SAGGEZZA. Significa saper essere consapevoli, ovvero dominare impulsi, emozioni, sentimenti negativi a favore
di una personale rivoluzionepositiva. Quindi adottare un comportamento responsabile, che discende dal latino res-pondus: farsi carico del peso delle cose!
Saper essere saggi, appunto, una saggezza che nulla ha a che fare con il logoro, millenario paradigma secondo il quale la saggezza apparteneva solo agli anziani del villaggio. Tutti noi possiamo/ dobbiamo tendere alla saggezza!
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IL NOSTRO PERCORSO
L’universo del comportamento umano è uno dei pochi settori in cui si continua ad operare sulla scorta di abitudini e di modelli culturali in buona parte obsoleti.
Veniamo educati a soffrire per conquistarci un posto nella vita; viceversa l’educazione al benessere interiore, all’autoconsapevolezza, alla percezione di sé e degli altri ce la dobbiamo costruire da soli.
E così noi molto spesso facciamo un uso sub-ottimale delle nostre risorse personali, influenzando in tal senso la vita di chi ci sta vicino: in famiglia, in società, sul lavoro. Spesso aderiamo alla cultura della negatività, della lamentela, della critica, del rinvio, dell’immobilismo.
Altrettanto spesso siamo vittime di comportamenti autolimitanti. Sovente l’esperienza, consolidando un pregiudizio, ci
limita nella capacità di interpretare con lucidità la realtà circostante. Siamo in balìa di alibi, conformismi, abitudini consolidate e di false convinzioni.
Per rimuovere emozioni ed atteggiamenti negativi aprendo la nostra esistenza alle opportunità della vita, dobbiamo sviluppare energie costruttive e positive e un diverso approccio con noi stessi e col mondo che ci circonda.
rivoluzionepositiva ha lo scopo di aiutare, chi è interessato, a realizzare questi obiettivi.
Il Comitato di Redazione:
Fabrizio Favini
Roberto Cingolani
Enrico Giovannini
Gianni Ferrario
BENVENUTI A BORDO!
18 06 14 10
FABRIZIO FAVINI
Esperto di innovazione del comportamento
Una nuova strada per il Manager
ANNALISA BELLANTE
Vice President di Cama Group
CAMA Group –Azienda leader nel settore del confezionamento
ENZO RISSO
Direttore scientifico di IPSOS
Le tensioni sociali sotto la cenere
MAURIZIO BIFULCO
Medico chirurgo, Professore, Ricercatore, Divulgatore scientifico
Il ricordo di Edoardo Boncinelli
pg. 22 Autori
pg. 26 Manifesto
Una nuova strada per il manager
L’efficienza ha dominato i pensieri e i comportamenti del Manager nel XX secolo, ma oggi non basta più.
L’adattabilità è diventata più importante dell’efficienza; il pensiero innovativo dà migliori risultati dell’affidabilità in questo mondo sempre più turbolento.
Ogni Organizzazione, poi, dove il potere sta tutto al vertice fa molta più fatica ad adattarsi con rapidità e flessibilità alle veloci evoluzioni tipiche delle situazioni di crisi.
In questo contesto può nascere una opportunità, per chi la sa cogliere: una situazione ricca di incognite come quella
che stiamo vivendo è il clima idoneo per il cambiamento. Infatti, quando siamo alla ricerca di nuove certezze, diventiamo molto più flessibili, disponibili e interessati a individuare soluzioni ed a collaborare alla loro felice implementazione.
Questa opportunità va però colta con tempestività.
Pensierino: i confini esistono solo nella mente delle persone.
In questi periodi di accentuata instabilità il Top Management deve a maggior ragione lavorare a tutto tondo e continuativamente per:
• rassicurare
• sviluppare
• valorizzare i propri Collaboratori.
In un recente rapporto scaturito da 40mila interviste, emerge la conferma di come il mercato e i suoi opinion leader si stanno vistosamente orientando a valutare positivamente le aziende anche sulla base della loro capacità ad articolare una visione che garantisca il benessere dei propri Collaboratori.
E i livelli di soddisfazione e di performance del Collaboratore saranno tanto più elevati quanto più la sua soggettività vi troverà spazio. Da questa consapevolezza scaturisce da parte sua la possibilità di attribuire senso al proprio lavoro e di rispondere alle sfide ad esso connesse in quanto vissute come proprie.
In tal caso la responsabilità che la sfida richiede al Collaboratore risulta essere naturale e, quindi, egli vi aderisce condividendo sforzi, obiettivi e risultati.
/4
Ne deriva che la rivoluzione culturale richiesta non può che essere umanistica, ossia deve:
• far emergere e far fiorire il talento individuale e collettivo: le aziende sono ricolme di competenze e di esperienze implicite che costituiscono quindi un patrimonio non fruibile. Infatti, ciò che non viene mappato, codificato e condiviso semplicemente non esiste
• mettere in condivisione il valore dei Collaboratori e generare un circuito virtuoso attuando una rivoluzione positiva
• favorire il “bello” dell’integrazione tra i talenti e l’inclusione delle diversità delle varie popolazioni aziendali coinvolte
Pensierino: favorisci il bello, l’armonia – che sono aspirazioni assolutamente umane che muovono il mondo.
UNA AVVERTENZA PER IL
TOP MANAGEMENT
Nel presente, interventi organizzativi e formativi tradizionali - pensati per essere applicati in condizioni normali - non risolvono il problema; anzi, spesso lo aggravano.
Quando infuria la bufera alcuni costruiscono ripari, altri mulini a vento.
Ben Herbster
Se la Persona non collabora, resiste al cambiamento o decide di giocare la partita solo in apparenza, ogni iniziativa, ogni progetto inadeguatamente finalizzato e condiviso si può rivelare un dispendioso investimento aziendale dal modesto o inesistente ritorno.
Per non parlare di una eccellente opportunità di crescita individuale e collettiva che così viene sprecata!
L’Azienda deve quindi sperimentare e consolidare modelli di intelligenza diversi da quelli logico-razionali fino ad oggi applicati: deve fare emergere il singolo e il gruppo attraverso la mobilitazione delle intelligenze emotiva, creativa e critica indispensabili per gestire - proiettandole nel futuro - situazioni di incertezza sociale, economica e di conseguente innovazione nel modo di fare business.
Gestire con successo la situazione in condizioni di strutturale incertezza e imprevedibilità richiede quindi la messa in campo di:
• creatività
• innovazione
• consapevolezza.
Da parte del Management queste 3 competenze necessitano di coraggio, anzi di più forme di coraggio:
1.
La prima forma di coraggio consiste nel rompere gli schemi rassicuranti che hanno prodotto successo nel tempo, schemi sia propri sia altrui.
2.
La seconda forma di coraggio consiste nella forza di mettere in pratica il cambiamento tramite l’esempio, che è il prodotto della coerenza aziendale. L’esempio è uno dei fattori fondamentali che ispirano le persone. Quando si afferma che occorre un forte commitment da parte del Top per far decollare progetti innovativi, si intende proprio questo.
L’esempio genera e alimenta la fiducia dei Collaboratori nel proprio Management.
3.
Il terzo coraggio è quello di consentire l’errore, ovvero di permettere alle persone coinvolte nei processi innovativi di sbagliare per potere pervenire al reale obiettivo di innovare. L’apprendimento è infatti basato su prove ed errori, così come la creatività è spesso la capacità di cogliere l’opportunità nell’errore.
Senza errore non c’è innovazione.
E senza innovazione non c’è apprendimento; se non si accetta questo si continua a promuovere il conformismo laddove invece servono veri e propri salti di paradigma.
4.
Il quarto coraggio consiste nell’attivare leve organizzative e manageriali per legittimare, mappare, incentivare e premiare creatività e innovazione.
5.
Il quinto è il coraggio della bellezza. Esso consiste nel mettere temporaneamente tra parentesi i consueti criteri di funzionalità e utilità a favore di criteri estetici propri del pensiero creativo. Ciò consente di liberare l’energia creativa delle persone e di cogliere tra l’altro la possibilità di conciliare i contenuti tecnologici, il marketing, le procedure operative, ecc. con la dimensione della bellezza. La bellezza è elemento fondamentale che muove il desiderio e, quindi, l’entusiasmo, l’energia, la voglia di fare della Persona. In definitiva, con la dimensione estetica l’Azienda riesce ad ingaggiare la Persona!
6.
La sesta forma di coraggio consiste nell’assumere una visione strategica di medio-lungo periodo, in modo complementare alla usuale visione di breve periodo incentrata sull’utile immediato (la famosa Semestrale!).
Ciò consente di costruire il futuro, di fare cioè dell’Impresa una palestra di ricerca di valore, un luogo dove privilegiare la diversità come opportunità per il singolo e per la collettività, attraendo e trattenendo i talenti, riconoscendo e valorizzando le capacità intellettuali, relazionali, emozionali e gestionali necessarie a produrre vera innovazione. Ossia valore!
/4
Pensierino: ascolta il cuore. La ragione ha troppi pregiudizi.
Fabrizio Favini
Cama Group Azienda leader nel settore del confezionamento
CAMA Group è un’azienda leader nella fornitura di linee per il confezionamento, fondata nel 1981 e in costante crescita, che investe continuamente in soluzioni tecnologiche innovative. Con la sua ampia gamma di macchine e robot, CAMA offre macchine completamente integrate, dalle confezioni primarie fino al packaging secondario.
I principali settori riguardano l’industria alimentare (bakery, confectionery, caffè, ready-meals), non alimentare (cura della persona, della salute e della casa) e pet food.
CAMA è in grado di studiare la migliore soluzione di imballaggio possibile in relazione alle caratteristiche del prodotto, ai materiali e alle esigenze del Cliente, compresa la sostenibilità e la riduzione dei costi dei materiali.
Presente con 6 filiali in tutto il mondo - Stati Uniti, Cina, Australia, Francia, Regno Unito e Nord Europa - effettua investimenti annuali in Ricerca & Sviluppo per l’Industria 5.0, che comprendono la virtualizzazione dei processi, l’ingegneria, la messa in funzione delle macchine, le soluzioni tecnologiche customizzate e ultracompatte e ulteriori innovazioni robotiche.
Annalisa Bellante, Vice President CAMA Group e il concetto di Leadership Gentile
In un contesto altamente tecnico come quello di CAMA Group, il tema dell’incontro tra umanità e innovazione tecnologica è parte integrante della realtà creata da Daniele Bellante – CEO di CAMA Group - e dalla sorella Annalisa Bellante, Vice President.
La gentilezza aumenta l’empatia, promuove la fiducia reciproca, incoraggia l’inclusione, riduce lo stress e tutto questo aumenta la produttività dei singoli e migliora le performance. Non solo ma è anche fondamentale nell’attrazione dei talenti, senza dimenticare l’importanza, sull’intero mondo degli stakeholder, di una buona reputation che si raggiunge anche attraverso la capacità di creare un ambiente accogliente per tutti.
«È il nostro imprinting aziendale – dice Annalisa – ma se vogliamo parlare in generale di leadership al femminile – che è un tema che mi interessa molto – sono comunque certa che queste skill, unite ovviamente alle capacità individuali e alla determinazione, portano a grandi risultati. Alla fine, nelle aziende sono i numeri a parlare, sono i risultati, le performance che si raggiungono, la motivazione che si riesce ad accendere nei Collaboratori e lì non c’è donna o uomo che tenga. L’importante è che le analisi di soddisfazione di reparto siano positive, con la buona educazione e, appunto, la gentilezza».
Annalisa parla con la sicurezza tranquilla di chi è entrata ragazza, subito dopo l’università, nell’azienda di famiglia che era ed è «innovativa, tecnologica, tra i market leader in un settore, quello del confezionamento, che per il nostro Paese è al top a livello mondiale avendo superato nel 2024 i 9 miliardi di fatturato».
E lì è cresciuta con la debita esperienza sul campo, sotto l’occhio attento del padre Paolo: «Ho svolto alcuni anni di formazione al suo fianco ed è stato un ottimo training».
Niente a che vedere con la narrazione, udita spesso in altre imprese, di fondatori lacerati tra il desiderio di avere i figli in azienda ma gelosi del proprio potere, che condividono il proprio knowhow goccia a goccia nel corso perfino di svariati decenni.
Un padre illuminato? Senz’altro, e aggiunge: «Sono sempre stata molto vicina a lui come carattere; avevamo un canale di comunicazione intimo, quasi telepatico. E poi gli devo riconoscere la bravura nell’aver creato una sorta di contaminazione naturale tra noi figli e CAMA: in casa sentivamo parlare di macchine, dei clienti, degli eventuali problemi lavorativi. Questo significa che potevano esserci, a volte, weekend pesanti, ma sta di fatto che la nostra impresa l’ho sempre vissuta ed entrarci è stato un passo assolutamente naturale».
Così è avvenuto anche per il fratello Daniele, di poco più giovane, con una ripartizione
di ruoli decisa – «in modo corretto» dice Annalisa – dal padre: a lui tutta la parte tecnica e ad Annalisa il marketing e le risorse umane. La loro crescita è avvenuta in modo fluido fino a quando il padre non è venuto a mancare prematuramente e loro hanno assunto la piena gestione di CAMA.
Da questo punto di vista Annalisa è consapevole di essere stata quasi un’eccezione: «Il passaggio generazionale è, da quello che vedo, più un problema che un’opportunità per un’impresa. Conosco imprenditrici e imprenditori molto limitati dai genitori nel farsi strada all’interno delle aziende di famiglia e che devono sottostare a tante decisioni che magari non approvano, con un pesante carico di frustrazione.
Ciò perché non tutte le prime generazioni sono così accorte da cedere nei tempi giusti “lo scettro”. Oppure capita che il passaggio generazione ci sia, ma in modo sconnesso, per esempio con l’attribuzione a ciascuno dei figli di un ruolo ben distinto senza però preoccuparsi di tratteggiare un modello di organizzazione; in tal modo è come se in azienda ci fossero tante bolle che poi non riescono a interagire tra loro».
Se vi sembra che il ritratto che finora emerge di questa azienda sia quella di una realtà altamente tecnologica, con competenze in prevalenza maschili, non vi sbagliate, ma non avete preso in considerazione l’apporto femminile di Annalisa che è orientato «più alle risorse umane, all’ambiente, alla sicurezza, all’improvement femminile» coronato, come una ciliegina su una torta, dall’amore per la cultura e per il bello in tutte le sue sfaccettature: «Dall’anno scorso siamo certificati parità di genere, il che ha
significato molti passi concreti, per esempio, arrivare all’allineamento dei salari per uguali livelli e inserire figure femminili anche in ruoli apicali».
In merito all’amore per la cultura, ereditata dal padre e trasmessa da Annalisa e il fratello Daniele all’azienda, sono convinti che essa rappresenti un valore aggiunto e uno stimolo a 360 gradi per tutti i Collaboratori.
Hanno poi creato una divisione dedicata, battezzata CAMART, che organizza mostre all’interno della sede, e regalato biglietti per visitare, con guida inclusa, le principali esposizioni che si tengono sul territorio, in primis a Milano.
Annalisa è inoltre attivamente impegnata nella diffusione del progetto «Opera in Villa», un format innovativo che ha l’obiettivo di avvicinarsi alla bellezza dell’opera lirica che, va ricordato, dal dicembre 2023 è Patrimonio Immateriale dell’Umanità dell’UNESCO.
Un altro obiettivo perseguito da Annalisa è contribuire a creare una connessione tra il mondo delle imprese e il mondo della scuola per rendere i giovani consapevoli delle opportunità che offre il settore manifatturiero. «Dobbiamo innanzitutto sensibilizzare sull’ottima qualità formativa delle scuole tecniche; non esiste solo il liceo e in più oggi gli ITS hanno fatto un notevole salto di qualità. E in questa attività di comunicazione dobbiamo partire ovviamente dalla scuola secondaria di primo grado - dalle «medie» per intendercicoinvolgendo anche i genitori, facendo loro capire che queste scuole possono aprire a molti sbocchi professionali che prevedono piani di carriera interessanti e buone
retribuzioni. In particolare, l’evoluzione tecnologica ha creato tante nuove figure che sono aperte sia ai ragazzi che alle ragazze».
Annalisa ricorda che nel 2024 sono passati da CAMA quasi 800 ragazzi tra studenti di istituti tecnici e ITS in open day di successo: «Abbiamo anche organizzato dei contest, preceduti da momenti in cui le nostre persone hanno fatto formazione, hanno interloquito con i ragazzi. E viceversa i nostri ingegneri vanno negli ITS a svolgere corsi perché questo tipo di scuola si presta molto bene a contaminarsi con le imprese”.
Altre due caratteristiche che rendono CAMA un partner d’eccellenza sono, secondo Annalisa, la velocità di reazione e l’efficacia della comunicazione interna che, combinate insieme, generano una risposta in sintonia con le necessità dei Clienti: «Non è un caso che il nostro nuovo logo riprenderà il concetto della goccia. Significa che come una goccia cadendo in uno specchio d’acqua genera una serie di cerchi concentrici, così ogni input deve arrivare con chiarezza anche all’ultimo dei Collaboratori più operativi».
A cura di Annalisa Bellante
Le tensioni sociali sotto la cenere
ENZO RISSO
La bonaccia apparente della società italiana nasconde i tratti di un Paese affaticato, innervosito, deluso e in parte arrabbiato. Ci troviamo dentro alla nebulosa di una società in bilico, caratterizzata da crescenti tensioni sociali che riflettono trasformazioni strutturali profonde.
Nelle strade cittadine, nelle conversazioni tra le persone, negli scambi quotidiani le persone avvertono una crescita della tensione sociale. Il 63% dell’opinione pubblica avverte la presenza e la crescita delle tensioni. Un dato in aumento di ben 11 punti percentuali rispetto al 2024. Le aree del Paese dove questa lievitazione è avvertita maggiormente sono il Centro Italia (73%) e le grandi città (67%).
I tassi di inquietudine più alti sono presenti tra i ceti popolari (70%) e tra i giovani della Generazione Z (72%). Nel nostro Paese
crescono anche le preoccupazioni per l’esplodere di disordini e scioperi. Il possibile incremento dei disordini sociali è segnalato dal 56% dei cittadini, in particolare dai residenti al Sud (61%) e dalle persone che appartengono al ceto popolare (64%).
L’apprensione per l’esplodere di forme di protesta è cresciuta nell’ultimo anno di ben 14 punti percentuali.
Di minore intensità sono le apprensioni per lo svilupparsi di scioperi e di momenti di contestazione. A segnalare questo tema è il 40% degli italiani (in calo del 2% rispetto allo scorso anno). La crescita di possibili momenti di protesta, in particolare, è evidenziata dai residenti nelle regioni meridionali (45%) e dai ceti bassi e meno abbienti (sempre 45%). Le cause all’origine di possibili recrudescenze sociali sono molteplici e ruotano tutte intorno all’accrescersi delle disuguaglianze e dell’incertezza lavorativa ed esistenziale. Al primo posto c’è il costante aumento dei prezzi (45%, che sale al 59% tra i ceti popolari). Al secondo posto c’è la precarizzazione del lavoro, la mancanza di un lavoro stabile capace di offrire un minimo di certezze alle persone (39%, che sale al 47% nelle realtà del Mezzogiorno).
Terzo generatore di tensione è l’ormai cronica perdita di potere di acquisto degli stipendi (37%: sale al 41% tra i cinquantenni e al 43% tra i sessantenni).
Al quarto posto troviamo l’annosa mancanza di prospettive per i giovani. Un aspetto avvertito dal 33% degli italiani, ma soprattutto dal 38% delle ragazze e dei ragazzi della Generazione Z e dal 43% dei residenti nelle Isole.

Al quinto e sesto posto, in questa classifica dei produttori di tensione sociale, rinveniamo la crescita delle disuguaglianze e dell’accesso diseguale a servizi e opportunità (31%) e l’eccesso di concentrazione della ricchezza in mano a pochi (30%), cui va aggiunto il fastidio conclamato per i privilegi che hanno ottenuto le élite (23%).
In fondo alla classifica dei generatori di tensione sociale troviamo il razzismo (21%), i fenomeni di intolleranza (28%) e la presenza degli immigrati (29%).
Questa è la fotografia scattata dall’osservatorio Fragilitalia del centro studi Legacoop e Ipsos nel 2025.
Un’istantanea che svela il quadro di una società in cui si incrociano diverse dinamiche. La prima è quella della riproduzione esponenziale delle disuguaglianze. Il crescente divario economico e sociale non è solo una questione di ricchezza, ma anche di accesso differenziale alle risorse culturali e sociali che permettono di avere successo nella società. La concentrazione della ricchezza e i privilegi delle élite, come ci ricorda Ralf Dahrendorf, è una delle principali fonti che alimenta i conflitti sociali, a causa dalla incancrenita distribuzione ineguale del potere e delle risorse nella società.
Il secondo meccanismo in atto è quello legato al processo di deprivazione relativa Un meccanismo che, sospinto da bassi salari e aumento dei prezzi, fa avvertire a larghe fasce di persone la sensazione di essere svantaggiate rispetto ad altri gruppi o rispetto alle proprie aspettative, anche se la loro situazione oggettiva potrebbe non essere peggiorata. La precarizzazione del lavoro e la mancanza di prospettive
per i Giovani richiamano il tema della disaffiliazione di Robert Castel. Questo processo di disconnessione progressiva dalle reti di supporto sociale e lavorativo crea una zona di vulnerabilità sociale che può alimentare le tensioni.
La minore rilevanza attribuita a fattori come il razzismo e l’immigrazione rispetto alle questioni economiche suggerisce, infine, un cambio di paradigma in atto.
Alain Touraine, nel suo concetto di società post-industriale, sottolineava la transizione dei conflitti sociali dal campo puramente economico a quello culturale e dell’identità - le lotte per il controllo dell’historicité, ovvero la capacità di una società di produrre se stessa. Oggi questa dinamica sembra in rallentamento, mentre sembra riemergere il peso dei conflitti centrali, delle tensioni a fattori economici, sociali e di classe. Una
ricentralizzazione che per il momento è solo un fattore di disagio, di rabbia silente, senza l’emergere di forme di coscienza collettiva, per dirla con Émile Durkheim.
Questa dimensione di consapevolezza sociale per ora non funge da collante sociale, non crea per ora le condizioni per l’azione collettiva ma, per ora, si manifesta come un indicatore delle fratture sociali emergenti e delle soglie di rabbia che si accumulano.
La crescita delle tensioni sotto la cenere invita tutti, politici e imprenditori a non far finta di niente, a non crogiolarsi nel classico “finché la barca va”.
Il rischio di fare la fine del Titanic è forte.
Enzo Risso
Il ricordo di Edoardo Boncinelli
É difficile per me raccogliere i ricordi e i pensieri per raccontare di Edoardo Boncinelli, che ci ha lasciato lo scorso 19 luglio, uno dei maggiori scienziati contemporanei e certamente una delle menti più brillanti in Italia e nel mondo.
Fisico, biologo e genetista, divulgatore scientifico con “inclinazione a riflessioni filosofiche”, grecista, dantista shakespeariano per passione e non ultimo poeta e anche pittore. Un amico e un Maestro per me e per tanti ricercatori e scienziati oggi in Italia.
Fisico di formazione, Boncinelli ha trascorso gli anni della giovinezza a studiare la genetica utilizzando come modello il moscerino della frutta, Drosophila, “l’amore della mia vita dopo mia moglie Angela”presenza fondamentale, che ha condiviso con lui battaglie, progetti e sogni.
“Mi sono innamorato della scienza avendo un moscerino come mentore”, per scandagliare i meccanismi biologici dello sviluppo embrionale degli animali superiori e dell’uomo. Un lavoro che ha portato alla scoperta, presso l’Istituto internazionale di Genetica e Biofisica del CNR di Napoli, dei geni homeobox, geni omeotici nell’uomo, architetti che lavorano al corretto sviluppo del corpo.
Inizia così per Boncinelli e il suo gruppo di lavoro a Napoli una linea di ricerca che ha portato a tante altre importanti scoperte rilevanti nel campo della medicina. Una storia professionale unica, proseguita presso l’Istituto scientifico universitario San Raffaele di Milano, poi al Centro per lo studio della Farmacologia cellulare e molecolare del CNR di Milano e, infine, alla Scuola internazionale superiore di studi avanzati di Trieste SISSA.
É importante sottolineare che, in questo
periodo in cui si parla tanto di fughe o esodi di giovani ricercatori dal nostro Paese, l’attività scientifica di Boncinelli si sia svolta sempre in Italia, gran parte della quale a Napoli, dimostrando come anche nei nostri laboratori, nonostante la pochezza dei mezzi e le mille difficoltà, si possa produrre ricerca scientifica di alto livello.
Il suo lavoro di gruppo, intendendo lui la scienza come un’impresa collettiva, ha inoltre permesso a tanti giovani di mettersi in luce, formando così una vera e propria scuola di validi ricercatori, da cui ha tratto ampio giovamento la cultura della ricerca scientifica a Napoli e in Italia.
Unico è stato il suo modo assolutamente personale di approcciare la scienza: all’analisi razionale dei risultati scientifici ha affiancato un’originale interpretazione ideologica e filosofica, che è sembrata quasi rispondere a un’istintuale e insaziabile “sete di conoscenza”.
Altra dote è stata la sua capacità di comunicare e trasmettere entusiasmo ai giovani ricercatori, formandoli e condizionandone positivamente la vita scientifica. Nel corso degli anni, ha reso partecipe un pubblico sempre più vasto delle sue argomentazioni che lui ha inteso come impegno notevole e sempre più necessario, attraverso la sua attività giornalistica e la pubblicazione di numerose opere, tra cui centinaia di libri, da sempre “i suoi compagni di viaggio”, suo strumento di divulgazione privilegiato.
Di fronte “al fascino straordinario dei fenomeni naturali”, capaci di provocare “meraviglia e rispettoso stupore”, Boncinelli ha tentato di offrire a un pubblico vasto e variegato, con parole semplici ma accurate, la conoscenza dei nuclei fondanti della biologia e della genetica che più spesso influenzano la vita quotidiana.
Con grande umiltà, si è interrogato, inoltre, sulla vita e sulla sua origine, al centro di dibattiti più o meno articolati. La sua passione e il suo amore per la ricerca gli hanno fatto considerare da sempre quello del ricercatore come il mestiere più bello del mondo: “Consiglierei a chiunque questa vita: ti dà soddisfazioni uniche, soddisfi la tua curiosità, ti diverti e ti pagano pure”. Tale amore incondizionato per la scienza e la ricerca gli ha fatto però provare amarezza di fronte all’incapacità della politica italiana di sostenerla attraverso opportuni finanziamenti economici.
In definitiva, uno scienziato a tutto campo, con una varietà di interessi e una grande versatilità che lo hanno contraddistinto in un periodo, quello moderno, caratterizzato da troppa settorialità e iperspecializzazione.
Un uomo di scienza vero e completo, portatore di un pensiero forte e senza compromessi sul tema, e per giunta un ottimista - “non c’è alternativa all’ottimismo”, soleva dire - impegnato senza sosta ad accoppiare la poesia alla scienza, dotato di un forte senso di ironia e soprattutto autoironia, dote molto rara tra gli intellettuali e non.
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Il nostro incontro è avvenuto tardi, ma subito si è stabilito un legame forte di amicizia e collaborazione che ha portato alla nascita del Boncinelli Fan Club su Facebook, alla ideazione e alla pubblicazione di un libro di Aforismi figurati e ai numerosi articoli a quattro mani sulle pagine de il Mattino, che hanno appassionato i lettori del giornale, con i quali abbiamo avuto modo di discutere in rete dei temi trattati.
Ci mancherai Dado, come amico e guida. Un personaggio così geniale, ironico e umano non si incontra così facilmente e io e tanti altri abbiamo avuto questa fortuna!
Maurizio
Bifulco

Straordinario è vivere, non morire!
Boncinelli

AUTORI

Nel mondo del management consulting da 50 anni, è consulente esperto di innovazione del comportamento, facilitatore e formatore per lo sviluppo del talento in Azienda. Migliora il rendimento del capitale umano
FABRIZIO FAVINI
favorendo la crescita di soddisfazione, motivazione, selfengagement, produttività.
Utilizza le neuroscienze per favorire l’acquisizione delle competenze sociali indispensabili
a modificare i comportamenti non più funzionali alla crescita sia dell’Individuo che dell’Azienda.
Oltre a numerosi articoli, ha pubblicato i seguenti libri: La Vendita di Relazione
(Sole 24ORE); La vendita fa per te (Sole 24ORE); Scuotiamo l’Italia (Franco Angeli); Comportamenti aziendali ad elevata produttività –Integrazione tra stili di management e neuroscienze (gueriniNext).
Editore di rivoluzionepositiva. com, Magazine On Line orientato al nuovo Umanesimo d’Impresa per la sostenibilità sociale, economica ed ambientale dell’Impresa stessa.

Vice President Cama Group, è un’imprenditrice con solida esperienza professionale
ANNALISA BELLANTE
nell’ambito della gestione delle Risorse Umane e del Legal Office, con presenza operativa nel Board
of Directors delle nuove filiali nel mondo: UK, USA, Australia.
È inoltre Quality
Manager e specialista nel settore Marketing & Promotion, con un’attenzione specifica alla cura dei Collaboratori, alla promozione artistica e culturale sul territorio.

Direttore Scientifico di IPSOS. Docente di audience e
ENZO RISSO
media platform presso l’ Università La Sapienza di
Roma. Docente di comunicazione d’impresa e
pubbliche relazioni presso l’Università Statale di Milano.

Medico-chirurgo, professore Ordinario di Patologia generale e Storia della Medicina presso l’Università di Napoli Federico II, già Presidente della Facoltà di Farmacia
MAURIZIO BIFULCO
e di Medicina dell’Università di Salerno. Nella sua carriera ha svolto attività di ricerca per diversi anni negli USA presso il prestigioso National Institute of Health
(NIH) di Bethesda, MD. È autore di oltre 250 pubblicazioni scientifiche sulle più prestigiose riviste internazionali. È tra i migliori 100.000 scienziati al mondo e inserito nella
graduatoria dei Top Italian Scientists nel mondo. Si occupa attivamente di informazione e divulgazione scientifica attraverso una intensa e
ventennale attività giornalistica, di educazione medica e di promozione della ricerca scientifica mediante la scrittura di diversi libri.
Perché Rivoluzione Positiva?
Un nuovo Magazine On Line: informazione, conoscenza, saggezza.
MANIFESTO
Con l’enorme disponibilità di informazioni, resa possibile dalla tecnologia, la nostra vita è diventata molto più veloce e molto più distratta. Abbiamo creato i presupposti per cui il nostro cervello è meno preciso, fatica di più a concentrarsi. Perdiamo il focus attentivo sui problemi, divaghiamo mentalmente, siamo intermittenti e discontinui nel nostro modo di pensare e,
quindi, nel nostro comportamento.
Siamo passanti frettolosi e distratti la cui soglia di attenzione dura 8 secondi; siamo meno concentrati dei pesci rossi che arrivano a 9, ci dicono gli esperti. Siamo diventati bulimici di informazioni, emozioni, immagini, collegamenti, suoni. Divoriamo il tutto in superficie senza gustare, approfondire, riflettere.
Oggi chi non si ferma a
guardare non vede; chi non si ferma a pensare non pensa.
Riscopriamo allora il piacere - o la necessitàdi riflettere, di pensare, di soffermarci per capire meglio dove stiamo andando per essere più consapevoli del nostro tempo, complesso e complicato, e del nostro ruolo, umano, sociale e professionale.
Se condividete queste nostre riflessioni, siete invitati a partecipare ad
una iniziativa virtuosa resa possibile dalla combinazione dei saperi e delle esperienze umane e professionali di un manipolo di Pensatori Positivi, profondi, competenti e sensibili interpreti del nostro tempo, che hanno deciso di contribuire a questo Progetto. Ad essi si uniscono autorevoli Testimoni Positivi. A tutti loro il nostro grazie! di cuore.
Il Comitato di Redazione:
Fabrizio Favini
Roberto Cingolani
Enrico Giovannini
Gianni Ferrario
DIDA

img: metmuseum.org
Dogana e Santa Maria della salute Francesco Guardi 1770
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