NUMERO 79 . mag2025 . Mettiamo in crisi l’indifferenza!

Page 1


ДЕТИ (BAMBINI)

METTIAMO IN CRISI L’INDIFFERENZA!

L’indifferenza riduce gli stimoli, solidifica le convinzioni, facilita le ossessioni. Con la nostra indifferenza, la qualità - che scaturisce dal confronto critico delle idee e delle prospettive - svanisce. E, con essa, il nostro rapporto interpersonale. Il nostro avversario diventa così lo scetticismo. Abbiamo invece bisogno di passione per sconfiggere indifferenza, cinismo e scetticismo.

L’ascolto e il dialogo sono indispensabili per affiancarci alle persone e ai territori contribuendo così ad alimentare la coesione sociale.

La tossina letale dell’indifferenza è la preziosa alleata di massacratori e autocrati - afferma Telmo Pievani, esperto di innovazione.

Favini

PROGETTO

Il marchio del Magazine rivoluzionepositiva riporta 3 parole che sintetizzano i 3 stadi evolutivi del sapere.

Prima parola: INFORMAZIONE. Troppe persone ormai si ritengono soddisfatte nella loro ricerca del sapere quando la loro fonte del sapere è la Rete. Peccato che l’Informazione attendibile si sia ormai estinta

avendo lasciato il posto alle fakenews. Fermarsi a questo stadio significa essere disinformati, superficiali, manipolabili, marginali, inaffidabili.

Seconda parola: CONOSCENZA. Per sconfiggere le fakenews dobbiamo sviluppare un adeguato livello di conoscenza, che si costruisce con lettura profonda, ricerca,

confronto, verifica. Un grande salto di qualità rispetto a INFORMAZIONE, non vi è dubbio. Ma non basta. Ognuno di noi, con un passo ulteriore, può dare un personale contributo alla soluzione dei tanti problemi che stanno comprimendo la nostra esistenza.

Terza parola: SAGGEZZA. Significa saper essere consapevoli, ovvero dominare impulsi, emozioni, sentimenti negativi a favore

di una personale rivoluzionepositiva. Quindi adottare un comportamento responsabile, che discende dal latino res-pondus: farsi carico del peso delle cose!

Saper essere saggi, appunto, una saggezza che nulla ha a che fare con il logoro, millenario paradigma secondo il quale la saggezza apparteneva solo agli anziani del villaggio. Tutti noi possiamo/ dobbiamo tendere alla saggezza!

RICHIESTA DI SOSTEGNO

MI PUOI AIUTARE?

Il Magazine rivoluzionepositiva da oltre 6 anni contribuisce con continuità e determinazione ad alimentare un importante stimolo: la consapevolezza che ora - più che mai - abbiamo bisogno di comportamenti positivi e responsabili da parte di tutti noi!

AIUTACI COL TUO BONIFICO

IT48D 03440 01603 000000 390600

INTESTATO A DELTAVALORE

CON CAUSALE: SOSTEGNO AL MAGAZINE RP

IL NOSTRO PERCORSO

L’universo del comportamento umano è uno dei pochi settori in cui si continua ad operare sulla scorta di abitudini e di modelli culturali in buona parte obsoleti.

Veniamo educati a soffrire per conquistarci un posto nella vita; viceversa l’educazione al benessere interiore, all’autoconsapevolezza, alla percezione di sé e degli altri ce la dobbiamo costruire da soli.

E così noi molto spesso facciamo un uso sub-ottimale delle nostre risorse personali, influenzando in tal senso la vita di chi ci sta vicino: in famiglia, in società, sul lavoro. Spesso aderiamo alla cultura della negatività, della lamentela, della critica, del rinvio, dell’immobilismo.

Altrettanto spesso siamo vittime di comportamenti autolimitanti. Sovente l’esperienza, consolidando un pregiudizio, ci

limita nella capacità di interpretare con lucidità la realtà circostante. Siamo in balìa di alibi, conformismi, abitudini consolidate e di false convinzioni.

Per rimuovere emozioni ed atteggiamenti negativi aprendo la nostra esistenza alle opportunità della vita, dobbiamo sviluppare energie costruttive e positive e un diverso approccio con noi stessi e col mondo che ci circonda.

rivoluzionepositiva ha lo scopo di aiutare, chi è interessato, a realizzare questi obiettivi.

Il Comitato di Redazione:

Fabrizio Favini

Edoardo Boncinelli

Roberto Cingolani

Enrico Giovannini

Gianni Ferrario

BENVENUTI A BORDO!

INDICE

18 06 14 10

FABRIZIO FAVINI

Esperto di innovazione del comportamento

Intelligenza creativa e pensiero critico

LUCIA TAJOLI

Professore e ricercatrice

Lo scenario globale dopo i dazi di Trump

ANNA TORREBRUNO

Psicologa e psicoterapeuta

Essere Nonni oggi: l’esperienza di un corso dedicato ai Nonni

ENZO RISSO

Direttore Scientifico IPSOS

Futuro fuggente

pg. 24

Autori

pg. 28 Manifesto

Ultima pagina

Intelligenza creativa e pensiero critico

FABRIZIO FAVINI

DOBBIAMO ESSERE

CONSAPEVOLI CHE LA

DIMENSIONE CREATIVA

DEVE DIVENTARE

METODO, OSSIA PASSARE

DA CREATIVITÀ PER

CASO A CREATIVITÀ PER DECISIONE STRATEGICA.

Il pensiero creativo sta assumendo un ruolo sempre più decisivo nelle organizzazioni sottoposte alle pressioni della società in continua trasformazione e caratterizzata da nuove e grandi sfide. Occorre passare da pensiero creativo a sviluppo della creatività considerata come specifica competenza, pur nelle sue molte sfaccettature: essere imprenditori di se stessi, essere proattivi, avere spirito di iniziativa, ecc.

Ciò implica anche coraggio in quanto non è facile innovare una struttura mentale che da tempo è abituata a lavorare in un certo modo.

1. Creatività è un tratto distintivo dell’intelligenza umana, per la sua capacità di andare oltre il contesto, di estrarre principi generali, di rielaborare informazioni, predisporre soluzioni e affrontare problemi inattesi.

2. Creatività è un processo divergente ed estetico-emozionale che comporta sempre una ricaduta sulla realtà per modificarla in meglio, generando innovazione.

3. Azioni-chiave del processo creativo sono, ad esempio:

• decondizionamento per poter pensare fuori dagli schemi e dai vincoli dello status quo

• individuare e formulare le sfide come opportunità, cioè come un bene attraente

• attivare la divergenza: creare collegamenti non prevedibili e originali tra elementi che altre persone non colgono ritenendoli distanti e incompatibili; ricorrere a linguaggi non convenzionali, ecc…

• tollerare l’incertezza che la divergenza comporta, gestendo l’ansia di voler pervenire subito ad una soluzione

• gestire le resistenze che inevitabilmente si manifestano nel processo

• selezionare le idee più belle ed eccitanti ed elaborale come soluzioni

• tradurre le soluzioni in azioni concrete e fattibili nella direzione dell’innovazione auspicata.

4. Quando riusciamo a esprimere la nostra

Creatività attraverso modi sempre diversi per svolgere la nostra professione, siamo più soddisfatti e propensi a fare tutto con entusiasmo e passione. La negazione della Creatività porta inevitabilmente alla grande stanchezza del non più creare (F. Nietzsche).

5. La domanda di fondo è: nelle nostre aziende vogliamo degli onesti esecutori o dei creativi, anche se più impegnativi da gestire?

6. La razionalità ci omologa tutti uguali ; la creatività valorizza la nostra unicità.

7. Approccio strategico: creatività per la competitività!

8. La creatività è l’intelligenza che si diverte (A. Einstein)

9. Perché sempre più serve il pensiero critico/ creativo? Perché nelle nostre aziende il pensiero critico/creativo viene in buona parte neutralizzato da processi basati su abitudini, tradizioni, conservatorismi, liturgie organizzative.

10. La creatività viaggia sempre insieme al coraggio. Scopriamo che il coraggio si può allenare diventando competenza, sia individuale sia aziendale.

Fabrizio Favini

Lo scenario globale dopo i dazi di Trump

La parola più utilizzata negli ultimi mesi per descrivere lo scenario globale dopo l’inaugurazione della Presidenza Trump è probabilmente incertezza, che in alcuni casi è addirittura diventata caos. Questo perché nei primi mesi del suo mandato, l’orientamento e le decisioni prese dal presidente Trump sono apparse contraddittorie e in qualche modo erratiche. Sebbene fosse chiaro da tempo che il presidente intendeva introdurre nuovi dazi e mettere in atto una politica commerciale degli Stati Uniti molto diversa da quelle precedenti, il livello delle barriere commerciali annunciate da Trump è stato decisamente più elevato di quanto atteso, di fatto il più elevato registrato dall’inizio del secolo scorso, e praticamente esteso a tutti i Paesi. Ma soprattutto sulla politica commerciale sono stati fatti una serie di annunci contraddittori, sono state usate misure poco trasparenti e poco chiare, colpendo amici e alleati tanto quanto nemici e concorrenti.

Tutto questo ha creato notevoli tensioni in molti mercati, prima di tutto sul mercato finanziario americano, a conferma del fatto che il sistema economico americano vede con favore la globalizzazione e i mercati aperti. La prospettiva di barriere, chiusure e ostacoli alle catene globali del valore che molte grandi imprese americane hanno creato nel tempo, e che hanno reso abbordabili moltissimi prodotti complessi, è visto come qualcosa di estremamente negativo sia per le imprese, sia per i consumatori.

Ma ancora di più quello che sembra avere colpito negativamente i mercati è proprio questo altalenarsi di decisioni contraddittorie e poco trasparenti. Il Fondo Monetario Internazionale ha già tagliato significativamente le sue previsioni sulla crescita del PIL americano e sulla crescita del PIL mondiale nell’anno in corso, proprio a seguito di questo scenario incerto e della prospettiva di un significativo rallentamento

METTIAMO IN CRISI L’INDIFFERENZA!

degli scambi tra Paesi. Alcuni operatori già segnalano un drastico calo dei noli navali su alcune rotte cruciali, per esempio tra Cina e USA, che anticipa il dato che verrà registrato dalle statistiche ufficiali sul commercio internazionale, in particolare tra questi due Paesi.

Purtroppo il rallentamento atteso dell’attività economica non sorprende perché il problema generato dall’incertezza è proprio il fatto che le imprese che devono effettuare investimenti produttivi, e quindi prendere degli impegni a medio-lungo termine su attività economiche da mettere in atto in un certo paese, rimangono in sospeso, e aspettano di capire – se possibile - quali saranno le decisioni definitive, quali saranno i possibili mercati interessanti e come evolve la situazione.

L’economia americana è stata già molto colpita da questo inizio complicato di guerra commerciale. Gli indici del mercato azionario e obbligazionario mostrano una notevole debolezza, e anche il dollaro si è significativamente indebolito. Alcune parti del sistema produttivo americano sembrano appoggiare la politica dei dazi, ad esempio alcuni settori manufatturieri tradizionali come la produzione di acciaio o di autoveicoli, o i produttori agricoli, sperando che queste barriere riducendo le importazioni possano aumentare la produzione interna e far ridecollare la manifattura americana. Ma è molto difficile che questo avvenga: il calo occupazionale in questi settori è in atto da molti anni ed è soprattutto dovuto al cambiamento tecnologico, e gli USA, che registrano una percentuale minima di disoccupati, non hanno un numero sufficiente di lavoratori per svolgere queste mansioni.

Nel complesso, nei primi mesi del 2025 i mercati sembrano registrare un significativo calo di fiducia nei confronti dell’economia

Il mercato finanziario americano resta il più importante del mondo e il dollaro americano è di gran lunga la valuta maggiormente scambiata sui mercati internazionali. La perdita di questo status da parte del dollaro, soprattutto se improvvisa, può avere conseguenze per tutti i mercati. Le politiche messe in atto da Trump danno complessivamente l’ impressione che gli Stati Uniti si stiano in una certa misura ritirando dai mercati globali e vogliano abdicare al ruolo che per molto tempo hanno ricoperto di leader della cosiddetta globalizzazione. Tutto questo di sicuro non sta rendendo l’America grande.

Nel nuovo scenario mondiale potrebbe emergere ancora di più la Cina, che dopo anni di crescita molto sostenuta è il maggiore esportatore mondiale, il secondo importatore e ha un PIL che a parità di poter d’acquisto supera quello americano e, secondo alcune

/4 americana. Il danno dunque non è solo di natura economica per gli Stati Uniti, perché una perdita di fiducia complessiva nei confronti di questo Paese può avere delle serie conseguenze in altri ambiti.

stime, detiene oltre il 30% della capacità manifatturiera mondiale.

Da questa posizione di forza, la Cina sta apparentemente reagendo con una calma “zen” alla guerra commerciale di Trump. La reazione del governo cinese ai dazi si è fatta sentire attraverso dei dazi di ritorsione analoghi a quelli imposti dagli americani, ma anche con una serie di contatti più stretti con altri Paesi asiatici e non solo. Uno degli effetti possibili delle attuali politiche dell’amministrazione americana può essere proprio quello di compattare le relazioni tra alcuni Paesi, non sempre alleati stretti ma che lo diventano maggiormente per far fronte comune contro una politica americana aggressiva. Complessivamente, la linea cinese sembra opposta a quella americana, con pochissime dichiarazioni e annunci, tutti comunque fortemente coordinati. Probabilmente la Cina è consapevole che potrebbe almeno in alcune aree beneficiare della ritirata americana, anche se difficilmente questo Paese può davvero aspirare al ruolo di leader globale, almeno per un certo periodo.

Questa situazione sta anche creando una serie di problemi per l’Europa. Gli Stati Uniti sono un mercato fondamentale per le esportazioni europee e sono un mercato per molti versi complementare a quello europeo soprattutto nel settore dei servizi e di alcuni comparti dell’alta tecnologia, importati in modo massiccio dall’Europa. Quindi pure l’Europa può essere danneggiata dalla guerra commerciale, anche introducendo misure di ritorsione che potrebbero danneggiare la sua economia. L’Unione Europea può cercare di correre ai ripari da una posizione più agevole rispetto a molti altri Paesi: ha un ruolo di rilievo nel sistema di scambi globali, ha molti accordi commerciali con tanti Paesi, e ha quindi la possibilità di diversificare e riorientare i suoi flussi commerciali. Il ruolo principale che però potrebbe ricoprire l’Unione Europea in questo momento critico è lavorare in modo

costruttivo per promuovere un ambiente commerciale stabile e prevedibile, e facilitare la cooperazione internazionale, sostituendosi agli USA. Per farlo, ha però bisogno di una coesione interna e di chiare linee guida per la politica estera che purtroppo ancora non sono state trovate.

Dopo una serie prolungata di shock, l’economia globale sembrava essersi stabilizzata nel 2024, con tassi di crescita costanti anche se modesti previsti anche per il 2025. Tuttavia, il panorama è già cambiato, poiché con l’intensificarsi dei rischi al ribasso, i governi di tutto il mondo stanno riorganizzando le priorità politiche.

Le previsioni di crescita globale sono state riviste al ribasso da tutte le principali istituzioni, riflettendo dazi doganali effettivi a livelli mai visti in un secolo e un contesto altamente imprevedibile. Si prevede che l’inflazione globale complessiva diminuirà a un ritmo inferiore rispetto a quanto previsto. L’acuirsi delle tensioni tra Paesi, l’intensificarsi di una guerra commerciale e l’accresciuta incertezza sulle politiche commerciali potrebbero ostacolare ulteriormente le prospettive di crescita sia a breve che a lungo termine, e

posizioni politiche divergenti potrebbero portare a condizioni finanziarie globali ancora più rigide. Questi effetti negativi colpiscono soprattutto i Paesi con economie più deboli e maggiormente indebitati. Come si è visto nel corso della recente crisi pandemica, in un sistema economico mondiale fortemente interconnesso la cooperazione internazionale è fondamentale per far fronte a shock che colpiscono tutti i Paesi, ma in questo contesto il timore è che un ridimensionamento della cooperazione internazionale come quello attuale potrebbe rendere ancora più difficile far fronte a nuovi shock.

METTIAMO IN CRISI L’INDIFFERENZA!

Essere nonni oggi: l’esperienza di un corso dedicato ai nonni

Ah! i figli dei nostri figli ci incantano, sono delle giovani voci mattutine che trillano. Vi sono nella nostra lugubre abitazione il ritorno delle rose, della primavera, della vita, del giorno! […] Il cuore sereno s’empie di un’onda aerea; vedendoli si crede veder sbocciare sé stesso; sì, diventar nonno, è ritornare all’aurora.

Victor Hugo, L’arte di essere nonno (1877)

Era un pomeriggio del 2013. Nonno Gigi stava leggendo un vecchio libro dei Barbapapà a Leonardo, il suo nipotino di 2 anni e mezzo. Nel racconto una mamma era preoccupata perché non sapeva a chi lasciare la sua piccola; ovviamente, nella storia erano i Barbapapà a venire incontro alla mamma nella cura della bambina, ma il piccolo Leonardo, prima di sentire la soluzione, ha esclamato

METTIAMO IN CRISI L’INDIFFERENZA!

con sicurezza e allegria “beh, ci pensano i nonni!”. La sua esperienza di vita era quella: aveva quattro nonni che si alternavano per stare con lui, accudirlo e giocare ogni volta che ce ne fosse bisogno.

Ma questa non era solo l’esperienza di Leonardo; in Italia i nonni sono più di 12 milioni1 e, secondo un’indagine Ipsos del 2023, il 64% di loro supporta i figli per accudire i nipoti2. Ed è da queste riflessioni, anche grazie alla spontanea consapevolezza del piccolo Leonardo, che è nata l’idea di proporre un percorso per i nonni che si occupano dei propri nipotini, pensando che, se è vero che esistono numerosi corsi e incontri rivolti ai genitori dedicati all’educazione dei figli, è altrettanto vero che per i nonni è molto più difficile trovare momenti e spazi dove raccogliere informazioni sull’educazione e sulla gestione dei piccoli, ma anche dove condividere esperienze, dubbi, idee e domande.

Così, proprio nel 2013 è iniziata la collaborazione con UNITRE - Università della Terza Età di Saronno (VA). Si tratta di una realtà molto preziosa del territorio, che offre corsi e laboratori per tutti ma in particolare per chi ha “liberato del tempo” grazie al pensionamento e ha un’età compatibile con il diventare nonna e nonno.

In questo contesto ho pensato di offrire uno spazio che fosse soprattutto di confronto e di condivisione tra i nonni, che spesso accolgono questa fase della vita e tutte le loro nuove relazioni con entusiasmo e stupore, ma anche con un po’ di timore e preoccupazione.

1 https://www.infodata.ilsole24ore.com/2024/10/02/quanti-nonni-ci-sono-nel-mondo-e-in-italia/?refresh_ce=1 2 https://www.ipsos.com/it-it/2-ottobre-festa-dei-nonni-2023-cosa-pensano-italiani

In questi anni abbiamo attivato 8 corsi da 10 lezioni ciascuno, in cui si è approfondita la riflessione sul ruolo che i nonni sono frequentemente chiamati a svolgere oggi, in una società in cui la famiglia allargata torna ad essere una risorsa importante e in alcuni casi imprescindibile.

Si sono discussi, in particolare, temi legati allo sviluppo fisico e psicologico dei bambini, al rapporto tra generazioni, alle relazioni affettive e sociali tra le figure coinvolte nell’accudimento e nell’educazione dei bambini. Anche se i nonni non sono direttamente coinvolti nelle decisioni educative che spettano ai genitori, è importante anche per loro, che passano spesso molto tempo con i nipoti, conoscere le dinamiche psicologiche e relazionali che possono influenzare i comportamenti loro e dei propri nipoti, dai più piccoli fino agli adolescenti.

Più in particolare, durante gli incontri, con un numero massimo di 20 partecipanti, in modo da facilitare la partecipazione di tutti, si sono affrontati tra gli altri il tema del gioco, della lettura condivisa, dei bisogni, delle gelosie tra fratelli, l’importanza dell’autonomia e delle regole, sempre in un clima di amichevole ascolto e confronto.

Proprio la possibilità della condivisione si è sempre rivelata l’aspetto più importante, anche grazie alla proposta di attivazioni ludiche ed esperienziali, come testimoniano alcuni commenti dei nonni che hanno partecipato con entusiasmo ai corsi.

Leggiamo ora qualche commento di nonni che hanno frequentato i corsi Essere Nonni oggi.

Un’esperienza di accrescimento personale con una nuova consapevolezza nell’affrontare i rapporti con nipotini (e i figli). Ha aperto i cuori creando empatia fra tutti. Monica

Come neononni, inesperti e inconsapevoli di quanto ci avrebbe dato il corso, ora possiamo af fermare che ci siamo arricchiti delle varie possibilità di approccio nella crescita dei nipoti e di nuovi amici con cui condividere esperienze di vita. Anna e Mario

Si è creato un gruppo di nonni molto coinvolti, pronti ad aprirsi, esporre, giocare e mettersi in discussione senza problemi... si sono trattati non solo argomenti teorici, ma si sono creati incontri interessanti, utili e molto belli, in cui tutti hanno partecipato con grande entusiasmo. Amelia e Luigi

Esperienza molto entusiasmante perché mi ha dato l’oppor tunità di condividere e cercare di capire sfaccettature complicate che si creano tra nonni e genitori, per poter dare il meglio di noi ai nipoti in quanto il loro futuro è importante e la presenza dei nonni, se si ha la fortuna di averla, è un valore aggiunto. Ornella

Un corso coinvolgente, utile a comprendere i punti di forza e di fragilità di ciascuno di noi nel rapportarsi con gli altri. Una guida per diventare consapevoli delle proprie emozioni e così comprendere meglio quelle dei propri figli e dei propri nipoti. Capire che spesso è importante cogliere e accogliere ciò che si nasconde dietro ai cosiddetti “capricci”, ovvero il bisogno di dare un nome a delle emozioni che i bambini ancora non conoscono e aiutarli ad esprimerle. Isa

Mi sono iscritta al Cor so Nonni pensando ad un corso che mi desse gli strumenti tecnici per affrontare la mia “nonnanza”, visto che Samuele era nato da poco. Gli strumenti tecnici ci sono stati - il cesto delle meraviglie ha avuto grande successo - ma soprattutto c’è stata la condivisione con gli altri nonni, non solo degli aspetti con i piccoli ma anche dei problemi con i figli. Guardarsi in faccia con il proprio nome davanti mi ha reso più facile parlare perché sapevo che stavo parlando con Monica, Dina, Mario, Anna …, non con una per sona qualsiasi. Quindi grazie per essere riuscita a creare un gruppo di persone che si riconoscono. Carmen

Ero già nonna da 12 anni, ma sentivo l’esigenza di capire come instaurare e costruire un sano rapporto nonni-genitorinipoti, dove i vari ruoli venissero rispettati e non fossero sorpassati i giusti confini.

METTIAMO IN CRISI L’INDIFFERENZA!

Con tutto il gruppo si è instaurato un rapporto di amicizia, condivisione di esperienze e di grande fiducia.

Essere nonna per me è un’esperienza meravigliosa che mi regala gioie immense e, grazie al corso, penso di essere migliorata nel mio rapporto con figli e nipoti. Loredana

Diventare nonna per me è stato un tumulto di emozioni, di sensazioni, un’ondata di energia, di azioni… di gesti che coinvolgendomi mi evocano vissuti di figlia, di madre. Ecco il corso dei nonni, grazie all’empatia della docente... che con i suoi riti e le sue competenze ha fatto sì che la relazione fra nonni fosse proprio spontanea... sincera... mi sono sentita libera di essere me stessa... ho acquisito più consapevolezza delle mie emozioni... reazioni... e un po’ più serena nell’affrontare le immancabili difficoltà! Dina

Anna Torrebruno – Docente volontaria

Il futuro fuggente: trasformazioni sociali e nuove sfide per le aziende

La società si trova in una fase di profonda trasformazione, caratterizzata da una tensione costante tra spinte al cambiamento e resistenze, tra speranze e incertezze. Una fase che potremmo definire l’era del futuro fuggente, contraddistinta da una complessa interazione tra innovazioni tecnologiche, fratture sociali, crisi globali, mutamenti valoriali e nuove forme di socialità e di individualità.

L’analisi di queste dinamiche è alla base della XV edizione di FLAIR, il volume annuale di IPSOS che indaga i cambiamenti in atto.

LE FRATTURE SOCIALI E LE SPINTE AL CAMBIAMENTO

Alla base della fase attuale ci sono le diverse fratture sociali che attraversano la società. Sono i fattori che plasmano l’esperienza delle persone e contribuiscono a generare il vissuto delle persone. Le fratture presenti possono essere raggruppate in 3 categorie: faglie sociali, faglie della società del rischio e faglie esistenziali.

Tra le faglie sociali, emergono con forza le dinamiche della disaffiliazione, con un 40% di giovani della Generazione Z che si sente escluso dalla società. Un dato che rivela la crisi profonda presente nei processi di integrazione sociale e nella capacità della società di rispondere alle aspettative delle nuove generazioni.

Alla disaffiliazione si affiancano le dinamiche della disuguaglianza multidimensionale (il 78% del ceto medio si dice felice; di contro il 77% dei ceti popolari si dice infelice). Concetto caro ad Amartya Sen, esso evidenzia come le disparità economiche si riverberino su tutti gli aspetti del benessere umano, dalla felicità alla salute, dall’istruzione al senso di libertà.

Inesorabile è stato in questi decenni il processo di de-cetomedizzazione. Esso ha portato

METTIAMO IN CRISI L’INDIFFERENZA!

a una drastica riduzione della percentuale di italiani che si identifica nel ceto medio, passando dal 70% nel 2003 a circa il 35-36% attuale. Non solo. Ha determinato anche lo stop dell’ascensore sociale - la quota di persone che pensa di migliorare la propria condizione economica è del 10% nel ceto medio e appena dell’1% tra i ceti popolarie l’accentuarsi delle forme di polarizzazione sociale e dell’effetto “San Matteo”, come lo chiamerebbe il sociologo americano Merton (la quota di persone che avverte un ulteriore calo del proprio status sociale è dell’11% nel ceto medio e del 51% nei ceti popolari).

La seconda dimensione fratturale è rappresentata dalle faglie della società del rischio (come le chiamerebbe Ulrich Beck). Esse si manifestano in una percezione diffusa di una società più violenta (73%), con un aumento delle forme di prevaricazione quotidiana, in particolare verso le donne. In questo ambito si ritrovano sia le forme di contrapposizione e delusione per la globalizzazione - per 7 italiani su 10 è una minaccia per la cultura e l’economia locale - sia la convinzione della gravità della crisi ambientale: il 64% degli italiani avverte le conseguenze negative sulla propria vita a causa dei cambiamenti climatici.

Le faglie esistenziali sono, infine, il terzo ambito fratturale. Si esprimono nello scarto anomico individuato da Robert Merton, ovvero nella distanza tra le aspirazioni individuali e le possibilità concrete di realizzazione offerte dalla società (il 70% degli italiani denuncia il divario tra quello che hanno fatto e quello cui aspiravano), con il 18% delle persone (33% nei ceti popolari) che afferma di fare spesso pensieri negativi.

LE SPINTE TRASFORMATIVE

A fronte di queste 3 fratture, in questi anni hanno operato nella società alcune spinte sociali che guidano e modellano i

cambiamenti all’interno della stessa. Sono le forze direzionali della spinta green, delle dinamiche accelerazioniste dell’innovazione e della tecnologica e delle spinte trasformative valoriali e culturali generate dalle pari opportunità e dai diritti LGBTQ+.

La prima spinta è quella dell’accelerazionismo che sta profondamente trasformando molti aspetti della vita quotidiana. Il 67% degli italiani ha cambiato il modo di fare shopping; il 51% ha modificato la gestione della propria salute. Quasi l’80% ha cambiato il modo di informarsi. Per quasi metà degli italiani è cambiata la vita lavorativa e il 21% ha visto cambiamenti nelle forme della propria vita amorosa.

La spinta green è stata forte e intensa negli ultimi lustri. La transizione ecologica emerge come una forza importante di cambiamento sociale: il 32% degli italiani è convinto della necessità di una strategia green in tutti gli ambiti produttivi; un ulteriore 49% è cautamente favorevole, ritenendo la transizione giusta ma non applicabile a tutti i settori.

Più di un terzo dei consumatori sarebbe deluso se scoprisse che la propria azienda

4 /4

di riferimento non si impegna sul tema del clima. In più si sta affermando un’etica del consumo sostenibile, dove la scelta di prodotti bio o green non è solo una moda ma un impegno per il futuro.

Infine, la spinta ai mutamenti culturali determinata dalle battaglie per le pari opportunità e per i diritti LGBTQ+. Nonostante persistano resistenze, si registrano progressi significativi: il 15% delle donne afferma di sentirsi più libera di esprimere se stessa rispetto al passato; il 58% degli italiani non considera più l’unica famiglia legittima quella composta da un uomo e una donna sposati e il 48% è favorevole alla libera espressione pubblica delle relazioni omosessuali. Tuttavia, permangono criticità: nel confronto tra quante percepiscono miglioramenti e quante peggioramenti, il saldo resta negativo con un meno 21% sul diritto delle donne a vedere rispettato il loro NO e un meno 24% sul diritto delle donne di sentirsi libere di porre fine a una relazione senza temere conseguenze.

I 10 FENOMENI EMERGENTI

Dall’incrocio tra fratture e spinte emergono nuovi fenomeni sociali che caratterizzano l’era del futuro fuggente.

Il primo è la dissonanza occupazionale: un terzo degli italiani percepisce il proprio lavoro come noioso e fonte di malessere, con picchi del 58% nei ceti popolari. Questo fenomeno riflette una crisi profonda nel rapporto tra individuo e lavoro, che non è più percepito come fonte di realizzazione personale.

Un secondo fenomeno è quello della cronopenìa: la sensazione cronica di mancanza di tempo, effetto collaterale dell’accelerazione sociale teorizzata da Hartmut Rosa, si traduce in una forma di stress per il 56% degli italiani. Le dinamiche contemporanee portano in auge anche

alcuni fenomeni retrocessivi come il backlash culturale, il reembedding e la nostalgia.

L’emblema del backlash è rappresentato dal 31% di maschi italiani per i quali a essere discriminati, oggi, non sono più le donne ma gli uomini; oppure quel 28% di italiani che ritiene eccessive le concessioni fatte in questi anni sul fronte LGBTQ+.

Il reembedding, secondo la definizione datane da Antony Giddens, emerge come desiderio di ritorno al locale e al familiare, con il 48% delle persone che preferisce una società legata alla dimensione locale.

Infine, l’inossidabile nostalgia: il 79% degli italiani guarda al passato come a un’epoca migliore. Questa idealizzazione del passato può essere interpretata come una risposta all’incertezza e alla complessità del presente.

La spinta green, che ha segnato gli ultimi decenni, mostra anch’essa delle forme di resistenza e regressione. Da un lato, sono in crescita le preoccupazioni occupazionali (43% degli italiani ritiene che le imprese debbano prima pensare ai posti di lavoro poi alla sostenibilità), dall’altro lato sono in aumento le richieste di redistribuzione del rischio economico legato alla transizione green: il 43% dei consumatori ritiene ingiusto che i prodotti green costino di più e il 56% auspica che i maggior costi per la produzione green siano assorbiti dalle imprese (riducendo anche gli utili) e non scaricati sui prezzi finali ai consumatori.

Se questi erano i 5 fenomeni che si possono raggruppano all’interno del capitolo del disorientamento e delle retrotopie metamoderne, altri 5 fenomeni si stagliano nell’universo contemporaneo.

In prima fila c’è il ritorno dell’edonismo e la ricerca di leggerezza. In risposta alla compressione sociale degli ultimi anni,

METTIAMO

emerge un rinnovato bisogno di leggerezza e spensieratezza. Il 76% degli italiani ricerca prodotti e servizi che offrano un senso di tranquillità, riflettendo una ricerca di evasione dalla complessità e dall’ansia del quotidiano. Di contro, all’emergere delle nuove spinte individualistiche, crescono nella società anche le esigenze di una nuova trans-individualità. È il bisogno di legami, di senso di comunità (per l’80% c’è bisogno di un nuovo senso di comunità). Il concetto di trans-individualità, elaborato dal filosofo Etienne Balibar, descrive questa tensione tra individualismo e desiderio di connessione con gli altri, di vicinanza e prossimità. Il pendolo della contemporaneità oscilla anche tra il panopticon dell’applauso (il 42% degli italiani ambisce ad essere costantemente ammirato, riflettendo la persistenza di quella che Guy Debord definiva “società dello spettacolo”, in cui ogni aspetto della vita diventa una performance) e la Goblin mode e la resistenza digitale (quelle forme di resistenza all’essere sempre alla moda e alla costante esposizione sociale, con un 22% dei giovani che rifiuta la pressione di condividere costantemente la propria vita online).

Infine, fenomeno in costante crescita è quello della difficoltà ad amare. Il capitalismo

/4

emotivo di cui parla la sociologa Eva Illouz, mostra i suoi effetti nella mercificazione crescente di affetti e amori, nella difficoltà di amare espressa da molte persone - solo il 30% si sente veramente amato e solo il 23% appagato dalla propria vita sentimentale.

5 SFIDE PER LE IMPRESE

Le trasformazioni in atto pongono sfide significative per le imprese. Le dinamiche della contemporaneità spingono sempre di più verso modelli imprenditoriali e manageriali orientati a progettare prodotti e servizi per il cliente del futuro; a creare una cultura aziendale del lavoro volta a potenziare le persone e a soddisfarle; a concentrare l’azione strategica delle imprese su ciò che le differenzia, su ciò che è in grado di mostrare e far vivere la propria distintività.

In questo ambito troviamo almeno 5 sfide per le imprese

La prima, il ritorno dell’edonismo, il bisogno di applauso delle persone, sottolineano sempre di più alle aziende la necessità di registrare il proprio modo di fare e proporsi sulla direttrice emotiva ed empatica. Il processo di acquisto è sempre più un viaggio emotivo, che necessita di connessione sentimentale, esperienze memorabili e reputazione.

La seconda grande sfida è quella legata al bisogno di ripensare il lavoro. La dissonanza occupazionale richiede una riconsiderazione profonda del significato e dell’organizzazione del lavoro. Una nuova cultura del lavoro in grado di dare senso e valore al lavoro; di dare libero sviluppo alle individualità e di usare l’intelligenza artificiale per migliorare la qualità del lavoro e della vita delle persone.

Terza sfida è quella di un nuovo contratto sociale per il green. Le contraddizioni emerse nella transizione ecologica spingono verso la necessità di un green più accessibile e inclusivo,

che tenga conto delle preoccupazioni economiche dei cittadini. Non solo. Un nuovo contratto sociale tra imprese e consumatori implica anche la valorizzazione del tempo (la cronopenìa impone di ripensare i prodotti e i servizi in termini di risparmio e qualità del tempo offerto ai consumatori).

Quarta sfida è quella del delineare un nuovo ruolo sociale amplificato per le imprese. Una sfida che si condensa nella possibilità, per le aziende, di assumere un ruolo più ampio nella società, passando dal purpose e dal brand activism a quello che potremmo definire il sense providing, ovvero la capacità di offrire senso e direzione in un contesto sociale frammentato. Una sfida che si condensa in 2 aspetti: essere attori del futuro sociale e non solo aziendale; sviluppare strategie di infrastrutturazione della società, sostenendo tutti quegli spazi - dalla sanità, all’ambiente, dalla cultura alle relazioni sociali - volti a migliorare la qualità esistenziale delle persone e delle comunità.

Quinta sfida è quella di adottare nuove lenti per capire il consumatore. I mutamenti costanti dell’umore e delle dinamiche di consumo sospingono le imprese a lasciare nei cassetti le vecchie forme di targettizzazione, per individuare le affinità elettive ricercate dai consumatori. Si tratta di individuare i progetti identitari dei consumatori, per fare del brand e dello store uno strumento dello storytelling che i consumatori vogliono costruire per sé. Si tratta di lasciare i vecchi target, le psicografie, le personas, per individuare le comunità del sentire dei consumatori, le community of sentiment in cui si raggruppano le persone oggi.

L’era del “futuro fuggente” si caratterizza per una profonda ambivalenza: da un lato, l’accelerazione tecnologica e sociale apre nuove possibilità e aspirazioni; dall’altro, genera ansie, resistenze e nostalgie. La società si trova in un punto di svolta in cui

METTIAMO IN CRISI L’INDIFFERENZA!

le vecchie certezze si dissolvono, ma i nuovi modelli non sono ancora pienamente definiti. In questo contesto, emerge la necessità di nuove forme di solidarietà e di un rinnovato patto sociale che possa riconciliare le spinte al cambiamento con il bisogno di sicurezza e appartenenza.

Le imprese, le istituzioni e la società civile sono chiamate a ripensare il loro ruolo e le loro responsabilità in un mondo sempre più interconnesso e complesso

Il futuro fuggente non è solo una metafora dell’incertezza contemporanea, ma anche un invito all’azione. La sfida per la società nel suo complesso è quella di costruire nuovi modelli di convivenza, produzione e consumo che possano rispondere alle esigenze emerse e lenire le contraddizioni acute.

AUTORI

Nel mondo del management consulting da 50 anni, è consulente esperto di innovazione del comportamento, facilitatore e formatore per lo sviluppo del talento in Azienda. Migliora il rendimento del capitale umano

FABRIZIO FAVINI

favorendo la crescita di soddisfazione, motivazione, selfengagement, produttività.

Utilizza le neuroscienze per favorire l’acquisizione delle competenze sociali indispensabili

a modificare i comportamenti non più funzionali alla crescita sia dell’Individuo che dell’Azienda.

Oltre a numerosi articoli, ha pubblicato i seguenti libri: La Vendita di Relazione

(Sole 24ORE); La vendita fa per te (Sole 24ORE); Scuotiamo l’Italia (Franco Angeli); Comportamenti aziendali ad elevata produttività –Integrazione tra stili di management e neuroscienze (gueriniNext).

Editore di rivoluzionepositiva. com, Magazine On Line orientato al nuovo Umanesimo d’Impresa per la sostenibilità sociale, economica ed ambientale dell’Impresa stessa.

LUCIA TAJOLI

E’ professore ordinario di Politica Economica presso il Dipartimento di Ingegneria Gestionale del Politecnico di Milano e Senior Associate Research Fellow presso l’ISPI. E’ stata relatore e visiting professor in varie università, istituzioni e conferenze internazionali.

La sua attività di ricerca si concentra sull’analisi del commercio internazionale e sulle sue conseguenze sui Paesi. Ha finora prodotto oltre un centinaio di lavori scientifici.

ANNA TORREBRUNO

Laureata in Psicologia del lavoro e delle organizzazioni, ha conseguito la specializzazione in Psicoterapia rogersiana presso lo IACP. Crede molto nell’approccio rogersiano, non giudicante, empatico, di comprensione e ascolto dell’altro. All’attività terapeutica con adulti, affianca la psicoterapia infantile con la Child-Centered Play Therapy, che si basa sui poteri terapeutici del gioco per costruire percorsi di crescita e cambiamento. Dal 2013 collabora con UNITRE SaronnoUniversità della Terza Età - tenendo corsi per i nonni.

Direttore Scientifico di IPSOS. Docente di audience e

ENZO RISSO

media platform presso l’ Università La Sapienza di

Roma. Docente di comunicazione d’impresa e

pubbliche relazioni presso l’Università Statale di Milano.

Perché Rivoluzione Positiva?

Un nuovo Magazine On Line: informazione, conoscenza, saggezza.

MANIFESTO

Con l’enorme disponibilità di informazioni, resa possibile dalla tecnologia, la nostra vita è diventata molto più veloce e molto più distratta. Abbiamo creato i presupposti per cui il nostro cervello è meno preciso, fatica di più a concentrarsi. Perdiamo il focus attentivo sui problemi, divaghiamo mentalmente, siamo intermittenti e discontinui nel nostro modo di pensare e,

quindi, nel nostro comportamento.

Siamo passanti frettolosi e distratti la cui soglia di attenzione dura 8 secondi; siamo meno concentrati dei pesci rossi che arrivano a 9, ci dicono gli esperti. Siamo diventati bulimici di informazioni, emozioni, immagini, collegamenti, suoni. Divoriamo il tutto in superficie senza gustare, approfondire, riflettere.

Oggi chi non si ferma a

guardare non vede; chi non si ferma a pensare non pensa.

Riscopriamo allora il piacere - o la necessitàdi riflettere, di pensare, di soffermarci per capire meglio dove stiamo andando per essere più consapevoli del nostro tempo, complesso e complicato, e del nostro ruolo, umano, sociale e professionale.

Se condividete queste nostre riflessioni, siete invitati a partecipare ad

una iniziativa virtuosa resa possibile dalla combinazione dei saperi e delle esperienze umane e professionali di un manipolo di Pensatori Positivi, profondi, competenti e sensibili interpreti del nostro tempo, che hanno deciso di contribuire a questo Progetto. Ad essi si uniscono autorevoli Testimoni Positivi. A tutti loro il nostro grazie! di cuore.

Il Comitato di Redazione:

Fabrizio Favini

Edoardo Boncinelli

Roberto Cingolani

Enrico Giovannini

Gianni Ferrario

DIDA

Sfuggendo alla critica

Pere Borrell del Caso 1874

img: it.wikipedia.org

SPONSOR

STUDIO BETTINARDI BOVINA

Turn static files into dynamic content formats.

Create a flipbook
Issuu converts static files into: digital portfolios, online yearbooks, online catalogs, digital photo albums and more. Sign up and create your flipbook.