Opera Nuova 2019-1

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IL FANTASTICO

Il Castello di Agliè di Edoardo Moncada

alla memoria di H.P.Lovecraft

A

l risveglio ero terrorizzato. Qualcosa di arcano e indecifrabile aveva superato le barriere dell'onirico, poiché gli oggetti che tenevo esposti sugli scaffali della mia stanza, per me memoria di tanti viaggi e testimoni di molteplici culture, sembravano in quegli istanti vivere improvvisamente di una vita propria, maligna e degenerata. Probabilmente si trattava solo di una forma di autosuggestione, ma il mistero che lega i sogni alla realtà da allora, nelle mie più intime convinzioni, è molto più sottile e indefinito, tanto da convincermi che quel giorno fu oltrepassato da qualcosa o qualcuno. I sogni, come è noto, si rifugiano nelle più remote lande dell'oblio già pochi istanti dopo il risveglio. Forse questo accade perché nascondono segreti troppo orribili e arcani, tali da condurre anche alla follia se rammentati quando la coscienza è vigile. Un familiare aroma di mandorle, diffuso nella stanza attraverso la finestra spalancata, mi permise quel giorno invece di ricordare, anzi rivivere, ciò che la mia mente per un naturale istinto di sopravvivenza aveva voluto dimenticare. È solo per questo che corro il rischio di raccontarlo. Mi trovavo allora nel piccolo borgo di Agliè, nei bui decenni che accompagnarono l'alba dell'anno mille. La roccaforte era da giorni sotto assedio, e anch'io presi le armi, benché impreparato, per difendere il castello. Sebbene avessi l'irrazionale certezza del pericolo estremo che rappresentava per me, non sapevo tuttavia chi fosse il nemico contro cui stavamo combattendo. L'intera corte, è la sola cosa che venni a sapere, era pronta a quell'intervento difensivo da anni, forse da secoli. Si trattava infatti di un esercito sconosciuto che a periodi indefiniti assaliva le mura del castello, senza che i suoni della battaglia ne amplificassero l'assalto, né i fumi degli accampamenti ne permettessero un avvistamento anticipato. Una strategia bellica impeccabile quanto misteriosa, resa ancora più efficace da una nebbia fittissima, zolfata, miasmatica, che improvvisamente ricopriva ogni forma di vita prima di ogni sortita. Quel giorno i nemici erano penetrati tra le mura, ed io, t errorizzato, scorsi un cavaliere armato di lancia e corazza che si stava per avventare contro di me. Avevo in pugno solo una daga leggera e uno scudo di le-

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