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Il castello di Agliè, di Edoardo Moncada

Il Castello di Agliè

di Edoardo Moncada

alla memoria di H.P.Lovecraft

Al risveglio ero terrorizzato. Qualcosa di arcano e indecifrabile aveva superato le barriere dell'onirico, poiché gli oggetti che tenevo esposti sugli scaffali della mia stanza, per me memoria di tanti viaggi e testimoni di molteplici culture, sembravano in quegli istanti vivere improvvisamente di una vita propria, maligna e degenerata. Probabilmente si trattava solo di una forma di autosuggestione, ma il mistero che lega i sogni alla realtà da allora, nelle mie più intime convinzioni, è molto più sottile e indefinito, tanto da convincermi che quel giorno fu oltrepassato da qualcosa o qualcuno.

I sogni, come è noto, si rifugiano nelle più remote lande dell'oblio già pochi istanti dopo il risveglio. Forse questo accade perché nascondono segreti troppo orribili e arcani, tali da condurre anche alla follia se rammentati quando la coscienza è vigile. Un familiare aroma di mandorle, diffuso nella stanza attraverso la finestra spalancata, mi permise quel giorno invece di ricordare, anzi rivivere, ciò che la mia mente per un naturale istinto di sopravvivenza aveva voluto dimenticare. È solo per questo che corro il rischio di raccontarlo.

Mi trovavo allora nel piccolo borgo di Agliè, nei bui decenni che accompagnarono l'alba dell'anno mille. La roccaforte era da giorni sotto assedio, e anch'io presi le armi, benché impreparato, per difendere il castello. Sebbene avessi l'irrazionale certezza del pericolo estremo che rappresentava per me, non sapevo tuttavia chi fosse il nemico contro cui stavamo combattendo. L'intera corte, è la sola cosa che venni a sapere, era pronta a quell'intervento difensivo da anni, forse da secoli. Si trattava infatti di un esercito sconosciuto che a periodi indefiniti assaliva le mura del castello, senza che i suoni della battaglia ne amplificassero l'assalto, né i fumi degli accampamenti ne permettessero un avvistamento anticipato. Una strategia bellica impeccabile quanto misteriosa, resa ancora più efficace da una nebbia fittissima, zolfata, miasmatica, che improvvisamente ricopriva ogni forma di vita prima di ogni sortita.

Quel giorno i nemici erano penetrati tra le mura, ed io, terrorizzato, scorsi un cavaliere armato di lancia e corazza che si stava per avventare contro di me. Avevo in pugno solo una daga leggera e uno scudo di le-

gno e poiché l'impatto sarebbe stato a mio sfavore cercai di sfruttare l'agilità di movimento.

Approfittando della confusione e della nebbia, che in realtà sembrava disorientare solo me, mi sottrassi alla vista del mio nemico con una fuga improvvisa verso l'ala sinistra del castello, con l'intenzione di sorprenderlo non appena, inseguendomi, avesse superato il giardino botanico.

Solo l'esperienza e l'istinto gli permisero di schivare un mio fendente mortale, e poi di accingersi, con inaspettata rapidità per un uomo costretto in una simile corazza difensiva, al contrattacco. Ero dietro di lui, a meno di un metro, e fu allora che mi sembrò di percepire un lezzo di carne imputridita, che provocò in me una totale repulsione. Non ebbi tuttavia il tempo di pensare a quel fenomeno: ora ero io in svantaggio.

Il mio avversario mi fissò con uno sguardo vitreo che oltrepassò l'elmo massiccio, e si preparò a trafiggermi. Gettai lo scudo contro di lui, in un gesto disperato, per invitarlo ad un duello di scherma. Era però ignaro delle virtù cortesi: senza scendere da cavallo mi si avventò contro, e io ero privo di difesa e ormai pronto all'inevitabile. Nell'istante stesso in cui stava per colpirmi a morte, però, sentii l'equilibrio venire meno e la terra tremare. Caddi così al suolo, privo di sensi.

Quando mi svegliai, intorno a me si presentava uno scenario di desolazione: sofferenza, pianti, disperazione, corpi ancora inermi in terra. Della nebbia misteriosa, invece, nessuna traccia. Incapace di alzarmi, seguivo con lo sguardo l'ampia edera che avvolgeva il torrione occidentale e gli spalti, penetrando poi con tentacoli luccicanti nelle feritoie illuminate da un agre sole primaverile. Il lastricato ai piedi della torre era ancora maculato per i brandelli e le membra lacerate durante lo scontro, ma innaturalmente privo di alcuna vestigia dell'esercito nemico. Anche gli animali, prima impazziti, erano ora tornati alla quotidiana mitezza.

Capii subito che era inutile cercare delle tracce, e anche i cortigiani non potevano offrire un aiuto: erano ancora terrorizzati, e inoltre inattendibili perché propensi a giustificazioni di carattere sovrannaturale, alimentate dalle leggende del luogo. Sapevo però che conoscere la natura di quell'esercito era me una esigenza vitale, e non solo per la salvezza del nostro castello. Intendevo scoprire chi fossero quei cavalieri, e in particolare il feroce guerriero che stava per uccidermi: presto sarebbe tornato, e dovevo prepararmi.

Decisi di rivolgermi al sacerdote-alchimista N aseec. Egli era stato, in passato, un uomo dotato di ingegno sottile e inesauribile, unito a una dialettica quasi ipnotica, tanto che qualcuno gli attribuì doti premonitrici. Negli anni migliori componeva odi e trattati di scienze naturali, eseguiva esperimenti e si esibiva in letture pubbliche dei suoi epòdi. Arrivò a trascrivere formule in versi alessandrini, a cercare, inventare, ascoltare il ritmo dei quattro elementi aristotelici. Finché confuse arte e ragione, perdendo autorità, stima e senno. Diventato cieco e quasi folle, secondo alcuni era da tempo morto suicida, altri giuravano invece di averlo visto raccogliere radici magiche nel bosco dopo i giorni di pioggia. Se questo era vero, Naseec era per me l'unica possibilità di avere una risposta, ma quale valore avrebbero avuto le sue parole?

Mi misi immediatamente in cammino e al tramonto raggiunsi l'eremo in cui vieva. Mi nascosi tra le betulle, aiutato dall'oscurità, e vidi un uomo. Era Naseec.

Naseec aveva un volto indecifrabile, quasi sinfonico. La sua fronte concentrata si aggrottava infatti come un pentagramma dentro cui fluisce limpida la melodia del pensiero. Attraverso i suoi occhi si specchiavano inarrestabili le sequenze della disperazione passata e futura, occhi sempre nell'atto di un pianto represso, sempre attratti da una regione dell'orizzonte per gli altri inaccessibile. Aveva capelli sottili come nuvole e una pelle purissima, fotosensibile come la seta. La sua fragilità esteriore era evidentemente l'effetto di una indefessa vita intellettiva e spirituale, proiettata verso luoghi inesistenti. Sapeva di essere solo, più leggero del vento, sulle rive di un oceano, circondato dal fumo del nostro evo oscuro.

Quando mi vide mi osservò con occhi indifferenti, assenti, che mostravano di aver attraversato ogni degradazione morale e sociale, contrappasso feroce per chi ha sperimentato i vertici del pensiero. Capii che la follia lo aveva spinto all'autodistruzione, dopo che con il suo acume aveva sfiorato verità che la mente umana non può tollerare, verità che solo Dio ha la forza di controllare.

Senza curarsi della mia presenza finì di sistemarsi i lacci dei sandali, quindi si avviò attraverso il sentiero verso la chiesetta delle Grazie, nella direzione della città. Era ormai notte, e riuscivo con difficoltà a distinguere i limiti del selciato.

La boscaglia era distribuita lungo i crinali montuosi a macchie irregolari, appoggiata a vaste lande striate dei più intensi toni di verde, congelate dalla brezza fiera e pungente che invigorisce e tempra i caratteri dei pochi uomini dei monti sopravvissuti, alteri e solitari come principi o sacerdoti.

Il silenzio di quei boschi trasmetteva sensazioni metafisiche, e chi si impegnava in solitarie escursioni per ore intere poteva udire soltanto il fruscio dei cespugli e l'eco dei propri passi. La particolare conformazione della vegetazione, soprattutto i rami adunchi e i tronchi irregolari degli abeti, rendevano ancor più ossianica quella pineta nelle ore notturne, quando la luna è l'unica fonte di luce. La mia mente materializzava le ombre e i riflessi pallidi, suggestionati dal muschio bagnato. Percorsi i primi metri guidato dall'immagine del sentiero iconizzata nella mia mente, finché superai il territorio memorizzato e mi immisi nell'ignoto. Sentii allora un brivido, un nihilismo intellettuale percorrermi nelle vene. Continuai tuttavia ad avanzare, e nell'oscurità la luna rifletteva il pallore di Naseec.

Ormai la chiesa non era lontana, e sapevo che dovevo attendere il momento più opportuno per ottenere da lui le informazioni che mi servivano.

Quando il rito fu compiuto, Naseec per la prima volta era a pochi metri da me. Nonostante la magrezza ascetica era flaccido e emaciato, e mi fissò con uno sguardo di commiserazione, come se fossi io ad aver deluso le sue attese.

«Sappi che non ho ciò che cerchi,» disse senza fare un passo, fieramente appoggiato al bastone, con ancora indosso la tunica purpurea.

«Ma io non cerco qualcosa che possa essere ceduto, cerco qualcuno che mi privi di qualcosa. Di molti dubbi.»

«Per questo è sufficiente il tempo. Presto sarai privato di tutto, compresi i tuoi dubbi.»

Capii di dover partecipare ad una disputa, forse l'occasione da cui ricavare qualche indizio.

«Non temo il tempo, anch'io so attendere la morte, anch'io conosco ciò che non si può evitare. Ma non credo che per nessuno la vita sia lunga a sufficienza: anche chi ha vissuto saggiamente, si rammarica in punto di morte di non poter conoscere un po' di più: proprio del saggio è infatti un inappagabile desiderio di sapere, alimentato da una curiosità insaziabile. Quindi è il saggio il più impreparato di fronte alla morte, non il folle.»

«Non devi confondere la sufficiente durata della vita con la lunghezza o la brevità, né devi confondere il saggio con il sapiente. Il saggio conosce sempre la misura, anche nella conoscenza.»

«Non credi forse che il vivere secondo misura sia un pretesto per celare un carattere debole, oppure l'alibi di chi si piega alle convenzioni sociali? Come può vivere secondo misura l'artista, il poeta, il filoso-

fo? Il senso della misura è soggettivo, ed è inevitabilmente una forza repressiva della creatività e dell'ingegno.»

«Il senso della misura, il giusto mezzo, non è la convenzione. Il giusto mezzo è una categoria etica, ma individuale. La consuetudine è una categoria sociale. La consuetudine può essere buona o cattiva; il giusto mezzo è sempre un bene, perché giusto.»

«Ma il vivere secondo ragione e il vivere in modo misurato spesso sono precetti contraddittori. E in ogni caso il vivere secondo ragione non porta alla felicità: solo accondiscendendo periodicamente alle seduzioni della follia si può soddisfare la componente di irrazionalità che palpita in ogni uomo. Proprio perché l'uomo è l'essere dotato di ragione, l'irrazionalità non può che essere la caratteristica distintiva dell'umanità: solo chi è dotato di ragione può agire irrazionalmente.»

L'ombra mi si avvicinò in modo lento ma risoluto, senza perdere lo sguardo intenso da stilita sofferente. Si fermò a due metri da me, e mi mostrò con un gesto improvviso le profonde cicatrici ai polsi, fissandomi negli occhi.

Cercai di non abbassare lo sguardo, avrebbe significato ammettere la mia sconfitta, ma non potei trattenermi dall'indietreggiare.

Naseec tacque a lungo, volgendomi le spalle. La luce lunare infieriva sul suo cadaverico pallore, illuminandogli i capelli come ragnatele umide di rugiada al chiarore dell'alba. Notai che la sua elezione si esprimeva soprattutto nei movimenti delle mani: lenti, sicuri, ipnotici. Poi mi parlò di nuovo.

«Tu ora devi scoprire la tua immortalità per non soccombere. Se scoprirai di essere eterno, riconquisterai la tua mortalità. Se rifiuterai il privilegio dell'onniscienza, capirai perché la morte viene prima di ciò che non muore, perché essere Dio sia la peggiore delle maledizioni.»

Naseec mi stava accompagnando verso il suo bianco nichilismo, con la naturale persuasione del sadico, con l'ipnotismo di una sirena odissiaca. Pieno di dubbi e di delusione, mi diressi nuovamente verso il sentiero di betulle, prima che facesse nuovamente giorno.

Durante il tragitto, mentre mi arrampicavo su un falsopiano, fui attratto dalle bacche scarlatte di un arbusto selvatico, che cresceva a mezz'ombra offrendo rifugio alle lepri e agli scoiattoli. Aveva foglie coriacee, acuminate, brillanti, e fiori bianchi e opachi. Mi avvicinai e strofinai una foglia tra le dita: ne fuoriuscì un gradevole effluvio di mandorla. Mi accorsi che alcuni uccelli si stavano cibando delle drupe. Lo riconobbi senza difficoltà: si trattava un cespuglio di laurocèraso, un arbusto di origine asiatica dai frutti attraenti quanto velenosi per

l'uomo. Ricordo che ne parla già Strabone, nella sua Geografia, quando descrive una pianta simile al lauro, i cui frutti sono mortali se ingeriti.

Attraversai correndo la macchia vergine e giovane, facendomi strada tra infinite varietà di sottobosco e ferendomi più volte le mani con le selci taglienti che usavo come appiglio nei tratti più scoscesi. Riuscii ad arrivare a poche centinaia di metri dal castello quando la notte ne stava già imbrunendo le mura.

Mentre mi avvicinavo con circospezione, percepii il fetore di zolfo che già conoscevo, e benché debole mi provocò brividi incontrollabili ed un improvviso stato febbrile. Mi sforzai di non perdere i sensi, sebbene gli occhi mi lacrimassero e l'odore crescesse in modo insopportabile. Ormai ero certo che i nemici fossero vicini, e con tutta probabilità erano anche riusciti ad abbattere le difese ed a entrare nel castello.

In grande silenzio corsi lungo le mura fino a raggiungere un'entrata laterale, attraverso cui mi introdussi nell'ampio parco. Sentii allora le grida dei villici, e vidi i cavalieri nemici schierati. Riconobbi il nemico che mi aveva assalito e, deciso a vendicarmi nonostante non avessi possibilità di prevalere, lo attaccai con spirito suicida brandendo la spada. Questa volta non ebbe tempo di ritrarsi, e fu colpito in pieno. Lo stupore che provai, unito al terrore, fu immenso quando l'elmo cadde a terra, e scoprii che il cavaliere era senza testa.

SCRITTURE SU SCRITTURE

Matematica e creatività linguistica: gli esercizi di stile applicati ai problemi aritmetici

di Laura Branchetti e Matteo Viale·

Una parola diventa "propria" soltanto quando chi parla la popola di proprie intenzioni, col proprio accento [ ... ] viene adattata alla propria intenzione semantica ed espressiva.

Prima dell'appropriazione, la parola [ ... ] esiste soltanto sulla bocca di altre persone, in contesti di altre persone, al servizio di intenzioni di altre persone: è da lì che uno deve prendere la parola e farla propria

Michail Michailovié Bachtin

r. Creatività linguistica e matematica: un binomio possibile

Negli ultimi anni si è fatta sempre più solida l'opinione secondo cui la dimensione linguistica rappresenti una componente fondamentale dello studio della matematica, in contrasto con una certa idea ereditata dalla tradizione scolastica, che vuole italiano e matematica ambiti separati e incomunicabili.

In particolare, si è compreso quanto siano controproducenti alcune prassi didattiche che sminuiscono il ruolo del testo matematico, riducendo ad esempio il problema a mero contenitore di dati sui quali svolgere un compito stereotipato. Il risultato è che a una lettura accurata del testo si sostituisce la ricerca di scorciatoie di lettura, talvolta suggerite dagli stessi insegnanti o dai libri di testo. Tutto ciò genera un nocivo automatismo di fronte al testo, che può portare a fraintendimenti o a commettere errori e approssimazioni.

Laura Branchetti ha scritto i paragrafi 2 e 5, Matteo Viale i paragrafi 1, 3 e 4. Gli autori ringraziano i docenti che hanno partecipato ai corsi di formazione sul ruolo della lingua nell'insegnamento della matematica, le cui attività, svolte direttamente o fatte svolgere agli studenti delle proprie classi, sono alla base di questo contributo.

Al contrario, una buona didattica deve porre il testo matematico al centro dell'attenzione, sollecitando quando possibile attività a cavallo tra italiano e matematica. Il vantaggio è duplice: l'insegnante di matematica può trarre beneficio da un atteggiamento più attento e consapevole di fronte al testo disciplinare, mentre l'insegnante di italiano amplia così lo spazio di osservazione e intervento linguistico.

Mettere, anche solo periodicamente, il testo matematico al centro del lavoro linguistico apre interessanti prospettive di lavoro e di scoperta, creando inediti e produttivi corto-circuiti. In questo modo, ad esempio, diventano oggetto di riflessione metalinguistica fenomeni e prassi testuali che altrimenti difficilmente cadrebbero sotto l'osservazione dell'insegnante di italiano. Come si è documentato in questa rivista (2016/i), si possono trovare inaspettati punti di contatto anche tra scrittura creativa e geometria, con le storie geometriche che trasformano le figure geometriche in personaggi fiabeschi e dalla cui analisi è possibile far emergere rappresentazioni non del tutto corrette dei concetti geometrici da parte degli studenti.

Proseguendo su questa linea di lavoro interdisciplinare, un'altra attività che si può proporre in contesto didattico è la manipolazione stilistica di problemi di matematica secondo il noto modello degli Esercizi di stile di Raymond Queneau, che in un suo libro del 1947 proponeva la riscrittura di un banale fatto quotidiano con 99 stili diversi, che chiamano in causa figure retoriche, registri, sostituzioni lessicali, vincoli, mimesi di generi letterari e testuali, stili diversi, ecc.

Esercizi sullo stile di questo genere, nati come gioco letterario, si sono prestati fin da subito a finalità di carattere didattico, sia per la lingua materna che per le lingue straniere, grazie alla loro capacità di far riflettere sull'elemento stilistico preso isolatamente. L'idea originale è stata quella di utilizzare il modello di Queneau con i problemi di matematica: è stato così possibile raccogliere un'ampia messe di riscritture di alcuni problemi, sia realizzate nell'ambito di corsi di aggiornamento per insegnanti, sia da parte di alunni di scuola secondaria di primo grado in contesto scolastico italiano.

Nel corso degli ultimi anni sono stati proposti diversi corsi di formazione per insegnanti di tutti i cicli scolastici, sia insegnanti di italiano che di matematica, dedicati al ruolo che la componente linguistica svolge nell'insegnamento della matematica. Questi corsi, organizzati dalla Fondazione Golinelli di Bologna e dall'associazione ForMath, hanno visto la partecipazione di un gran numero di insegnanti di varie zone d'Italia. La formazione non si è limitata a presentare problematiche o ipotizzare soluzioni in astratto, ma sono state proposte varie attività mirate che cercavano di mettere gli insegnanti di fronte al testo matematico, confrontando la forma linguistica con gli aspetti più tipicamente matematici e didattici. Una di queste attività, inizialmente proposta da Matteo Viale e Giorgio Bolondi e più volte replicata, chiedeva appunto di riformulare il testo di alcuni problemi secondo la modalità degli esercizi di stile, partendo dal modello di Queneau, ma con la possibilità di distaccarsene per proporre nuovi stili inventati ad hoc. L'unico vincolo posto è che il problema riformulato doveva essere del tutto equivalente al testo base e risolvibile indipendentemente dalla conoscenza del testo di partenza.

In una seconda fase, gli insegnanti dovevano riflettere con i colleghi sulle potenzialità di questa attività interdisciplinare nelle due direzioni dell'apprendimento della matematica e dell'educazione linguistica e sperimentare questa attività in classe con i loro studenti, condividendone i risultati negli incontri successivi.

Gli insegnanti sono stati generalmente piuttosto sorpresi dalla reazione positiva degli studenti e hanno riportato esperienze in cui la riflessione sul testo è diventata anche riflessione sulla matematica, in cui gli studenti si rendevano conto dell'importanza di alcuni termini specifici o di quanto difficile fosse dire in un altro modo qualcosa senza snaturarne il senso o aprire la strada a interpretazioni plurime che generavano ambiguità.

L'aspetto certamente più significativo è dato dalla creatività mostrata dagli insegnanti e dagli studenti, da cui emergono le notevoli potenzialità di un'attività di questo tipo, sia da un punto di vista motivazionale, sia da un punto di vista più prettamente didattico e interdisciplinare.

2. Il senso del "giocare col testo" dal punto di vista matematico

Molto spesso gli insegnanti di matematica lamentano le difficoltà nella lettura e nella comprensione dei testi dei problemi di matematica da parte dei loro studenti. Questo malumore è spesso associato all'incapacità degli studenti di ragionare, di capire il senso della richiesta del problema o, peggio ancora, all'atteggiamento di totale rifiuto degli studenti davanti al testo del problema di matematica.

Per provare a cambiare la situazione è necessario aprire lo sguardo e cercare di non immaginare più lo studente come un mero risolutore di problemi, desideroso di selezionare rapidamente solo ciò che conta per arrivare alla soluzione, ma piuttosto come un lettore di un testo ricco di particolarità. In quest'ottica, diventa fondamentale attivare le migliori risorse cognitive degli studenti attraverso attività interdisciplinari che possano far entrare la creatività nella pratica didattica in matematica, anche attraverso un dialogo giocoso col testo.

Conoscere un testo matematico significa non solo saper estrapolare le informazioni, ma anche comprendere l'intenzione di chi l'ha scritto; significa anche "smascherare" uno stile e delle scelte, delle abitudini, e magari saper giocare proprio su questo piano, lasciando invariato il senso complessivo. Uno dei problemi che caratterizza più di ogni altro il rapporto degli studenti col testo matematico - per non dire con la matematica in generale - è infatti proprio la percezione di non poter "toccare" il testo, di non poter dare una propria opinione.

Per questo, anche per via di prassi didattiche discutibili, si formano studenti che hanno paura del testo matematico e finiscono col mettere in atto strategie "di sopravvivenza". Tra queste strategie spicca il noto "effetto età del capitano": già Gustave Flaubert si era reso conto che se si chiede a un bambino di calcolare l'età di un capitano che trasporta nella sua nave 12 pecore e 6 montoni è molto probabile che i bambini rispondano 18 anni. Più gli studenti crescono, più si formano l'idea che il testo del problema di matematica sia qualcosa di temibile, pieno di tranelli e trabocchetti da decodificare (parole chiave, dati inutili). Occorre dunque rimettere al centro dell'insegnamento e dell'apprendimento della matematica il problema del senso:

il senso di cosa si fa, il senso di cosa si legge, il senso di decodificare testi che sembrano non avere nulla di interessante e percepiti come distanti dalla vita reale.

Molte ricerche si sono interrogate a lungo sui fattori che costituiscono difficoltà nella lettura e comprensione del testo matematico, ma di rado si sono cercate soluzioni a questo problema uscendo dalle modalità tradizionali di interazione col testo. Per questa ragione è parsa utile una proposta interdisciplinare che chiedesse a insegnanti e studenti di giocare con la fantasia e di usare la loro creatività linguistica per cambiare faccia al testo del problema matematico lasciandone inalterata la richiesta, sul modello degli Esercizi di stile di Raymond Queneau.

Il lavoro "anomalo" sul testo del problema presupposto da questa attività fa sì che il testo "si riavvicini" allo studente, che questi lo senta suo e possa "giocare con il testo", perdendo la soggezione e conquistando confidenza con esso. Questo fa sì che gli studenti si approprino un po' alla volta di un linguaggio specialistico in relazione al linguaggio naturale. Il termine appropriazione può diventare una chiave di volta per questo discorso e inizia a far parte del patrimonio delle ricerche nella didattica delle discipline scientifiche.

Annamaria Testa in un suo scritto afferma:

Molti pensano che la creatività abbia bisogno di una condizione di libertà assoluta e totale. Eppure, anche se può apparire controintuitivo, le cose non stanno in questa maniera. Uno scrittore negozia costantemente coi vincoli imposti da linguaggio, trama, struttura. Un pittore, con la bidimensionalità del quadro, coi confini della tela, con le caratteristiche dei colori, coi limiti del gesto pittorico. Un cuoco, coi vincoli della commestibilità, del gusto, della chimica dei cibi ... ciascuno fa un gran lavoro che riguarda il superare, l'aggirare, il rifondare, il reinterpretare le regole della sua disciplina. Perfino per rompere le regole è necessario che esistano delle regole. E ciascuno negozia ulteriormente coi propri interiori criteri di qualità.

Una serie di vincoli imposti alla creatività da una consegna che appare molto limitante per la fantasia può invece finire per trasformare l'attività in qualcosa che, contrariamente a quanto ci si potrebbe aspettare, risulta davvero coinvolgente e interessante.

La stessa autrice prosegue dicendo:

Ma non solo: il pensiero creativo riguarda la variazione: il trovare modi differenti per fare o concepire le cose. In assenza di vincoli esterni o autoimposti che ci obbligano a fare uno sforzo in più, tutti noi tendiamo a replicare ciò che già, su questioni analoghe, ha funzionato in passato, oppure rischiamo di perderci per strada. Per produrre nuovo pensiero abbiamo bisogno di ostacoli nuovi da superare.

Uno dei più famosi miti legati al testo matematico - cioè la sua distanza dalla vita reale - potrebbe essere superato grazie a vincoli di realtà e credibilità del testo, aspetto estremamente rilevante se si pensa allo sviluppo di competenze di cittadinanza. Viceversa, strani vincoli sul testo, come la costrizione a ripetere una parola un certo numero di volte o a non usare mai una certa lettera, potrebbero diventare occasioni per riformulare creativamente il testo, appropriandosene. Variando i vincoli possiamo difatti, a nostro piacimento, aprire tante porte che solitamente rimangono chiuse nella tradizionale attività didattica, trasformando e arricchendo l'esperienza a scuola degli allievi.

3. Riscritture svolte nella formazione insegnanti

Un primo ricco nucleo di esercizi di stile applicati a problemi di matematica è da rintracciarsi nelle attività formative descritte nel par. 1, che hanno visto il lavoro comune di riscrittura da parte di insegnanti di italiano e di matematica.

Questi in particolare i testi dei problemi sottoposti ad esercitazione come testo base (corrispondenti alle Notazioni di Queneau), di cui di seguito si mostreranno alcuni esempi di riscrittura:

A. Filippo si prepara per una gara di triathlon. Si allena nel nuoto ogni 3 giorni, nella corsa a piedi ogni 6 giorni e nella corsa in bicicletta ogni 8 giorni. Se oggi si è allenato in tutti e tre gli sport, tra quanti giorni gli accadrà di nuovo di allenarsi nei tre sport nella stessa giornata?

B. Una coppia di sposi acquista una camera da letto del costo di 12.300 euro. Poiché hanno versato un acconto sul prezzo di 7.050 euro e vogliono eliminare il loro debito in 15 mesi, a quanto corrisponderà una rata mensile?

C. Una lumaca si trova in fondo ad un pozzo profondo 6 m. Durante il giorno sale di 3 m e durante la notte scende di 2 m. Quanto tempo impiegherà per uscire dal pozzo?

D. Due imbianchini per 10 giorni di lavoro ricevono una paga di Euro 1730. Sapendo che la paga giornaliera di uno dei due è di Euro 82, calcola la paga giornaliera dell'altro.

Alcune riscritture proposte dai gruppi di insegnanti si fermano agli aspetti esteriori del testo, come la riscrittura "in formula magica e diabolica" del problema A, in cui l'arcano è dato dalle parole semplicemente scritte al contrario]

Oppilif is arapepr rep anu arag id onlhtairt. Is anella len otuon ingo ert inroig allen asroc a ideip ingo ies inroig e ellan asroc ni attelcicib ingo otto inroig. Es iggo is e otanella ni ittut e ert ilg trops, art itnauq inroig ilg ardacca id ovoun id isranella ien ert trops ellan assets atanroig?

Un'altra proposta che "trasfigura" il testo senza modificarne il dettato è il calligramma del problema C, proposto da alcuni insegnanti di scuola primaria particolarmente creativi nel voler dare forma visiva al testo, che parla appunto di una lumaca:

Fitr.=

Se non mancano numerose "traduzioni" nei vari dialetti locali, un altro esercizio che incide sulla forma del testo è la riscrittura in rima, come in questo esempio legato al problema B:

Son venuti due sposini, han comprato i comodini poi l'armadio ed il lettone per sancir la loro unione. 12.300 euro devon dare per poterla utilizzare. Poiché tutti non ce li hanno, pagheranno un po' alla volta: la caparra l'han già tolta, ciò che resta in più di un anno. 7.050 euro sono spesi, salderan in 15 mesi ... Dimmi ora quanto resta, ogni mese, in rata onesta.

Un altro gruppo riscrive lo stesso problema sempre in rima, ma con l'ulteriore vincolo di usare solo il passato remoto:

Una coppia si sposò e una camera da letto acquistò. 12.300 euro costò e 7.050 euro di acconto la coppia versò. Dopo 15 mesi il debito saldò. Ogni mese, quanto pagò?

Ancora più mirata la riscrittura del problema D in forma di filastrocca rivolta direttamente ai bambini:

Ecco qua cari bambini vi presento due imbianchini

che lavorarono di gran lena per dieci giorni prima di cena.

Guadagnarono con cura attenta ben euro 1.730!

E il bello fu che uno dei due ogni giorno intascò euro 82.

C'è fra di voi un bambino scaltro che dirmi sa quanto guadagnò ogni giorno quell'altro?

Un'altra possibilità, realizzata da alcuni insegnanti di Roma sempre a partire dal problema B, è la riscrittura in forma di testo teatrale, con le battute affidate ai protagonisti Jessica e Ivano, sguaiati "borgatari" che ricordano gli omonimi personaggi di alcuni film del regista italiano Carlo Verdone, di cui ricalcano le modalità espressive in romanesco:

Scena ra - Mobilificio "Mondo convenienza" - Interno giorno

JESSICA Amo' , anvedi che bello 'sto letto! Rotondo, rosa e co' la pellicceta sopra. Iv ANO Ma costa 'n botto! 12.300 euri! JESSICA Li pagamo 'n po' pe' volta! IVANO Subbito je damo i 7.050 euri dell'eredità de pora nonna ... JESSICA E ci hai raggione1 IVANO ... e quello che manca jelo damo dopo, in 15 botte. JESSICA E quindi. .. quando je dovemo da' ar mese?

IVANO Boh!

Un'altra via particolarmente seguita dagli insegnanti nei loro esercizi di stile è stata quella di riformulare il problema in uno specifico genere testuale, di cui si sono imitate - e talvolta parodiate - le peculiarità linguistiche: come si può ben vedere, si tratta di una pratica di esplorazione della dimensione testuale particolarmente utile e importante per le ricadute didattiche sugli studenti.

È stato così riscritto in forma di telegramma il problema C, come già proponeva Queneau con lo stile Telegrafico:

LUMACA IN FONDO AL POZZO STOP POZZO PROFONDO 6 M STOP DI

GIORNO SALE 3 M STOP DI NOTTE SCENDE DI 2 M STOP CALCOLARE TEMPO PER USCIRE DAL POZZO

O, ancora, il problema B:

MARTA GIOVANNI FATTO ACQUISTI STOP CAMERA LETTO EURO 12300 STOP ACCONTO EURO 7050 STOP RATEIZZANO DIFFERENZA 15 MESI STOP CALCOLA RATA MENSILE STOP

Altri insegnanti, invece, hanno scelto di riformulare il problema D in forma di avviso pubblico, con uno stile che imita il linguaggio burocratico:

AVVISO

Si comunica che due imbianchini hanno lavorato per dieci giorni e che devono ricevere una paga di euro 1730. Visto che

uno dei due percepisce una paga giornaliera pari a euro 82, si chiede

di provvedere al calcolo della paga giornaliera dell'altro.

Altri, hanno trasformato il problema B in un contratto che affida a chi lo sottoscrive il compito di calcolare la soluzione:

CONTRATTO

In data odierna, presso il rivenditore di zona sig. C, sono convenuti i coniugi signori Rossi Maria e Bianchi Rosa (di seguito "i contraenti") causa acquisto arredo completo per camera matrimoniale. I presenti stabiliscono quanto segue: - il costo complessivo della merce (come da listino) è di 12.300 € -l'acconto versato è pari a 7.050 € -l'importo rimanente sarà saldato in 15 mensilità, senza interesse alcuno Resta da calcolare l'importo di ogni singola rata. Letto, firmato e sottoscritto in data 2i/ 04ho16

Alcuni insegnanti hanno poi riformulato il testo del problema A sotto forma di lettera ufficiale al dirigente scolastico del genitore del protagonista del problema. Lo stile imita stilemi e testualità del "burocratese" scolastico, creando un innegabile effetto comico con la delega al docente coordinatore di classe del compito di risolvere l'implicito problema nascosto nella richiesta:

Alla e.a. del Dirigente Scolastico p.c. al coordinatore di classe

OGGETTO: Richiesta di esonero attività didattica lo sottoscritto Mario Rossi, genitore dell'alunno Filippo Rossi, VISTO l'intenso programma di allenamento di mio figlio in preparazione alla gara di triathlon, che prevede allenamento di nuoto ogni tre giorni, corsa a piedi ogni sei e corsa in bici ogni otto giorni, CHIEDO l'esonero per mio figlio dallo svolgimento dei compiti previsti per il giorno successivo alla sessione di allenamento nei tre sport nella stessa giornata, a partire da domani. Il coordinatore di classe potrà facilmente redigere un calendario dal quale si evinca la periodicità dei tre allenamenti nella stessa giornata. In attesa di un cenno di riscontro, porgo distinti saluti

In fede Mario Rossi

Un'altra proposta mutuata da Queneau (Svolgimento) è la riscrittura del problema C sotto forma di tema scolastico, con uno stile che scimmiotta coi suoi diminutivi l'italiano scolastico più tipico:

TEMA: RACCONTA UNA BELLA GIORNATA

Ieri la signora maestra ci ha portato in gita in campagna. Ci siamo avvicinati ad un pozzo molto profondo e abbiamo visto una lumachina che saliva e scendeva. La maestra ha detto: "Bambini, adesso facciamo un problemino". Abbiamo così calcolato che il pozzo è profondo 6 metri e che la lumachina la notte cammina in giù per 2 metri e di giorno cammina in su per 3 metri. Tornando in classe, la maestra ha utilizzato la questione per farci ragionare su quanto è utile la matematica per calcolare quanto tempo impiegherà la povera lumachina per riuscire a vedere il sole. Ma bisogna stare attenti a non cadere negli errori, come succede alla lumaca di notte!

Sempre al diretto modello di Queneau sono debitrici una serie di riscritture col vincolo di usare un solo tempo verbale e la necessità di ingegnarsi per piegare la struttura del testo a questa limitazione. Ad esempio, i problemi C e D sono stati riformulati usando il solo tempo futuro rispettivamente nei seguenti modi:

Marta e Giovanni acquisteranno una camera da letto di€ 12300. Per l'acquisto verseranno un acconto di € 7050; poi vorranno pagare la differenza in 15 mesi. Per aiutarli calcolerai tu la loro rata mensile.

Due imbianchini lavoreranno per 10 giorni e riceveranno una paga di 1.730 euro. Se il primo riceverà 82 euro al giorno, quanto incasserà il secondo giornalmente?

Il testo A è stato invece reso col solo passato remoto, tempo verbale che complica la resa della domanda finale:

Fu un dì che Filippo iniziò l'allenamento del triathlon. Passarono 3 giorni e nuotò. Ne trascorsero altri 3e corse a piedi. Infine dopo 2 giorni pedalò.

Successivamente Filippo si allenò nei 3 sport nella stessa giornata: quando accadde?

Altre riformulazioni, non meno interessanti, riprendono invece esplicitamente altri stili di Queneau, come, per il problema A, lo stile Esclamazioni e il Lipogramma in e:

Filippo allenati al triathlon! Perbacco! Oggi! E poi nuota tra tre giorni! Corri! A piedi! Tra sei giorni! Hai la bicicletta! Pedala! Tra 8 giorni! Dimmi quando rifarai tutto come oggi!

Filippo fa una gara di triathlon. Nuota ogni 3 giorni, va di corsa ogni 6, va in bici ogni 8 giorni. Oggi pratica tutti i citati sport. Tra quanti giorni di nuovo tutti?

Sempre dovuta all'esempio di Queneau (Sogno) è la riscrittura in chiave onirica del problema B:

D'un tratto mi parve di vedere una mia vecchia conoscenza, ah ... , si... era Marta. Ma cosa ci faceva in un negozio di mobili?! Mi avvicinai e notai che era in compagnia di un ragazzo. Titubante mi fermai: Marta mi notò e, con mia sorpresa, mi chiamò presso di lei. "Vieni, ti presento il mio Giovanni! Ti va di aiutarci a scegliere la nostra nuova camera da letto?". Perplesso, non so perché, risposi di si! Marta saltò alla vista di una, a suo dire meravigliosa, camera da € 12.300 e con fare maestro riusci con il suo entusiasmo a contagiare il suo Giovanni e me. Versammo subito un acconto di € 7050 e decidemmo di pagare la restante somma in 15 rate.

Gli esempi potrebbero continuare a lungo. Altre riformulazioni giocose modificano la situazione descritta dal testo di partenza, e così la coppia di sposi può ad esempio diventare una coppia di vampiri alla ricerca di una nuova bara o dar luogo ad altre situazioni buffe che spiazzano l'interlocutore.

Altre riformulazioni giocano su aspetti lessicali, ad esempio ricorrendo a un precisionismo terminologico che diventa la cifra stilistica dell'esercizio: così la lumaca del problema C diventa gasteropode helix pomatia e il pozzo di gessoarenite silicoclastica.

4. Riscritture svolte da studenti

Se si analizzano invece le riformulazioni giocose degli stessi problemi svolte da studenti di scuola secondaria di primo grado, si resta colpiti dall'autonomia mostrata dagli studenti e dalla creatività di cui danno prova immaginando nuove modalità espressive con cui riformulare il testo del problema.

Alcuni studenti hanno ad esempio riscritto il problema A dando il titolo Trent'anni dopo, come si trattasse di un dialogo tra amici che rievocano le gesta di un compagno a distanza di molto tempo:

- Ti ricordi quando Filippo si preparò per la gara di triathlon? - Ah1 Filippo Giuliani! Sì, mi ricordo. - Ti ricordi anche che si era allenato nel nuoto ogni 3 giorni, si era allenato nella corsa a piedi ogni 6 giorni e nella corsa in bicicletta ogni 8 giorni? - Sì, quel ragazzo ostinato voleva raggiungere la medaglia d'oro nel triathlon nel 2016! - Non mi ricordo più ogni quanto faceva tre allenamenti lo stesso giorno!

Sempre in forma di dialogo è la riscrittura del problema D, a cui gli studenti hanno voluto dare il titolo di Pregiudizi. Di notevole interesse, anche per la sua valenza educativa, come il dialogo sia giocato sui pregiudizi e terribili stereotipi espressi dalle voci di chi osserva il lavoro degli imbianchini, fino alla smentita finale:

- Ah, ma guarda quei due! Chi sono? - Sono due imbianchini, lavorano a quel palazzo. - Hanno i capelli lunghi, lavoreranno malissimo. - Sì, e poi il loro capo è una donna, guadagneranno pochissimo. - Quanto guadagnano per 10 giorni?

- 1730 € in due - Pochissimo! Vivranno in un cassonetto. - E poi guarda i loro pantaloni! Saranno single. - Uno guadagna 82 al giorno. Ma l'altro? - Boh. Ma dai, seguiamoli! - Ma guarda! Quelle sono le loro mogli! - E quelle due ville?! Sono il doppio delle nostre!

La predilezione per il dialogo porta alcuni studenti a trasporre il problema A persino sotto forma di chat di WhatsApp, come nell'esempio seguente:

Dai!

Tutto oggi? Ciao, hai saputo che Fil si è dato al triathlon!

È un fenomeno!

L'ho beccato stasera che tornava da allenamento! Aveva fatto nuoto, corsa e bici!

Eh mi ha detto che deve fare nuoto ogni 3 giorni, corsa ogni 6 e bici ogni 8 giorni. 1 -#

Quindi ogni quanto ha queste giornate di massacro?

Che ne so! Sei tu la matematica! Fatti i conti!

Altre riformulazioni sono invece modellate sull'esempio di Queneau, come l'esercizio di stile sul problema C dal titolo Specificazioni, giocato sull'aggiunta ossessiva di informazioni di dettaglio:

Una lumaca del giardino di Giacomo, lunga 6,21 cm, peso 20,32 grammi, si trova sul fondo del grande pozzo muschioso del giardino di Matteo, profondo 5,97 m di diametro 2,46 metri.

Durante una calda giornata di luglio sale di 2134 m e durante la fredda notte scende sbadatamente di 1,27m. Quante ore, minuti e secondi di tempo impiegherà la lumaca per arrivare in cima al pozzo7

Interessante anche la resa in forma di telegramma del problema B, raro caso di stile scelto sia dagli insegnanti che dagli studenti:

COPPIA SPOSI ACQUISTA CAMERA LETTO STOP. VERSATO ACCONTO STOP. ELIMINARE DEBITO STOP. CONTO CORRISPONDENTE RATA STOP.

5. Il punto di vista matematico sulle riformulazioni

Oltre all'evidente potenziale linguistico degli esercizi di stile nel rendere creativo e giocoso il lavoro sul testo disciplinare, è interessante osservare le riformulazioni realizzate anche da un punto di vista matematico.

Un primo esempio interessante di riscrittura è quello in forma di telegramma, a cui ricorrono sia gli insegnanti che gli studenti. Il telegramma, per sua natura, è estremamente sintetico, caratteristica che condivide col testo matematico. Il tipo di testo presuppone che si scriva solo l'essenziale per trasmettere un messaggio nel modo più economico possibile. Questa scelta dei dati essenziali rappresenta una sfida e un punto di osservazione utile. Se si confrontano i telegrammi realizzati da insegnanti e studenti riportati nei paragrafi precedenti, ci si accorge che la riscrittura in stile telegramma da parte di un insegnante, che ha un occhio esperto sul problema e seleziona immediatamente i dati rilevanti da un punto di vista matematico, è molto diversa da quella dello studente. Potremmo dire che l'insegnante vede ciò a cui è realmente interessato, pensando all'attività come una attività di matematica. Chiedendo agli studenti di usare la modalità telegramma si possono estrapolare tante informazioni interessanti da questo punto di vista, in quanto non è affatto scontato che gli studenti ritengano rilevanti le stesse informazioni identificate dall'insegnante come essenziali. Nell'esercizio di stile di studenti riportato nel par. 4 viene presentato, ad esempio, solo il problema generale, ma senza i dati. Questo non significa che le riformulazioni degli studenti

siano necessariamente meno precise o meno "matematiche" di quelle degli insegnanti; al contrario, gli studenti potrebbero avere uno sguardo più aperto sul problema, introducendo elementi che lo rendono più complesso, ma anche più realistico. Nessun insegnante ad esempio ha pensato di modificare i dati esatti del problema della lumaca, rappresentati da numeri naturali abbastanza irrealistici.

Nello stile Specificazioni, il testo proposto dagli studenti va invece proprio nella direzione di ragionare su un vero pozzo, che non avrà facilmente misure così precise come quelle del testo base! Inoltre non si dice nulla sulla lumaca. Dal momento che la lumaca scende per effetto della forza di gravità, che dipende dalla sua massa (che lo studente indica con la parola "peso" nella sua accezione comune), e che il fatto di arrivare in cima o no dipende anche dalle misure della lumaca, lo stile introduce interessanti elementi che nel testo-pretesto del problema erano ignorati e che invece possono incuriosire studenti più attenti all'elemento concreto.

Se si analizza il dialogo realizzato da studenti con il titolo Pregiudizi, si può notare che la ricostruzione va nella direzione dell'uso della matematica come strumento di analisi della realtà. I numeri vengono proprio usati per formulare inferenze su chi sono e quale sarà lo stile di vita dei personaggi resi completamente anonimi dal testo. In questo caso, l'ipotesi, poi contraddetta dalla realtà, è formulata dando un senso concreto ai numeri che compaiono nel testo, di cui viene valutato prevalentemente l'ordine di grandezza, posto a confronto con il tenore di vita che un operaio potrebbe permettersi con un certo stipendio. Il problema è decisamente più ricco e formativo in questa forma e l'insegnante ha un'occasione imperdibile per ragionare matematicamente su una situazione significativa e aprire il discorso partendo da uno spunto dei ragazzi.

Nella riscrittura dal titolo Trent'anni dopo, la proposta degli studenti stimola alcune riflessioni. In questa ricostruzione scompare la domanda, effettivamente pretestuosa e poco interessante, posta dal testo base per un secondo fine: far calcolare il minimo comune multiplo tra tre numeri. Quello che gli studenti salvano nella loro riscrittura è la tenacia di Filippo, che con tutti quegli allenamenti doveva proprio essere un'atleta molto motivato! Perde talmente tanto di interesse la domanda che il gruppo di studenti decide di eliminarla dalla

riformulazione, lasciando spazio alla storia. Uno studente leggendo il testo potrebbe, come questo gruppo, perdersi a pensare ai dettagli e a immaginare la singolare situazione proposta dal testo, valutandone la credibilità, mettendosi nei panni del protagonista e dimenticando le domande non interessanti nel contesto. In generale, e questo non ci sorprende, molti studenti, liberi di farlo, hanno introdotto elementi narrativi e arricchito con dettagli i testi finalizzati al solo calcolo e all'applicazione di formule. Una scelta che dovrà essere oggetto di discussione all'interno della classe, ma che rappresenta pur sempre una forma di appropriazione del testo, preferibile all'inerzia che spesso si ha di fronte al testo del problema.

Nota bibliografica

Il modello del lavoro qui proposto è rappresentato da Raimond Queneau, Exercices de style, Paris, Gallimard, 1947, tradotto in italiano da Umberto Eco, Esercizi di stile, Torino, Einaudi, 1983. Ampio l'uso didattico degli esercizi di stile, documentato tra gli altri dall'intervento di Daniele Lo Vetere e Roberta Olmastroni, "Pangramma" ed "Esercizi di stile". Due esperienze didattiche di scrittura creativa, www .laletteraturaenoi.it, 16 agosto 2017.

Per quanto riguarda il problema di matematica, tra i numerosi studi disponibili in ambito matematico, si vedano in particolare Bruno D'Amore, Il problema di matematica nella pratica didattica, Modena, Digitai Index, 2014; Rosetta Zan, I problemi di matematica, Roma, Carocci, 2018; Giorgio Gabellini e Franca Masi, I problemi, Roma, Carocci editore, 2005.

Sulle attività di formazione alla base delle riscritture presentate nel paragrafo 3 si veda Giorgio Bolondi e Matteo Viale, Abilità linguistiche e discipline scientifiche: un'esperienza di formazione del corpo insegnante nel Polo dell'Emilia-Romagna del progetto "I Lincei per una nuova didattica nella scuola", in Educazione linguistica e apprendimento/insegnamento delle discipline matematico-scientifiche, Roma, Aracne, 20171 pp. 173-185.

La citazione di apertura di Michail Michajlovic Bachtin è tratta da Discourse in the novel, in The dialogic imagination. Four essays, a cura di Michael Holquist, Austin, University of Texas Press, 1981, pp. 293294. La citazione di Annamaria Testa proviene da un articolo di un blog disponibile al link https:/ / nuovoeutile.it/ vincoli.

Biografia degli autori

SYLVIA BAGLI (Vienne, 1969) è attrice, regista, scrittrice e traduttrice di teatro (membro Maison Antoine Vitez). Vive in Ticino, di lingua madre Francese. Ha un Master in drammaturgia e uno in Regia teatrale. Ha scritto Lola et Jim, messo in scena e diretto da lei al teatro di Bobigny MC93, Aphrodisia, messo in scena all'Atelier RL di Parigi. Il testo En corps des mots è stato selezionato dal comitato degli EA T (Ecrivains Associés de Théatre) per una lettura pubblica al Festival d'Avignon. Il comitato del PANTHA-théatre lo ha portato in tournée nei licei francesi. Ogni anno, Sylvia dirige uno stage di teatro AFDAS, che si svolge a Parigi ed è destinato esclusivamente ad attori professionisti.

LAURA BRANCHETTI, dottore di ricerca in Didattica della Matematica, è ricercatrice a tempo determinato presso il Dipartimento di Scienze Matematiche, Fisiche e informatiche dell'Università di Parma, dove è anche docente di Didattica della matematica e Matematiche complementari. É inoltre docente di ruolo di Matematica e Fisica nella scuola secondaria di secondo grado e tiene corsi di formazione per insegnanti.

GIOVANNI BRUNO (Zurigo, 1964) è laureato in italianistica e ispanistica. Vive a Cugnasco-Gerra, nel Locarnese, e lavora a Bellinzona come traduttore e giurilinguista presso la Cancelleria federale svizzera. Ha frequentato il laboratorio di scrittura creativa della Scuola Yanez di Andrea Fazioli e quello di Giulio Mozzi a Muralto. Alcuni dei suoi racconti sono stati pubblicati sulle antologie Incantati: dodici fantastici racconti e Racconti in libertà e su vari quotidiani ticinesi (Corriere del Ticino e La Regione). Inoltre ha pubblicato saggi di linguistica italiana (LeGes, atti di convegni universitari) e di filologia spagnola (Vox Romanica, Troianalexandrina). Ha vinto i seguenti premi per racconti brevi: Vira Gambarogno nel 2015, Gallarate nel 2016, Forum per l'italiano in Svizzera nel 2017.

SABRINA CAREGNATO (Rovereto, 1965), laureata in economia, con una specializzazione in risorse umane, CAS in mediazione dei conflitti, diploma federale d'incaricato di salute e sicurezza sul lavoro. Lavora e vive a Ginevra. Ha esordito con due raccolte di poesie giovanili (edite nel 1988 e 1992), poi ha pubblicato vari racconti. Nel 2015 ha vinto il concorso Ioscrittore, indetto dal gruppo GeMS (che contava più di 4500 partecipanti), con il suo primo romanzo La fiamma dell'uroboro. Informazioni aggiornate sul profilo dell'autrice sono reperibili sul sito www .sabrinacaregnato.com.

ANGELA CURATOLO alias Nemesi2015 (Palermo, 1957). Vive a Cannobio, insegnante di scuola primaria. Ama scrivere poesie, storielle, fiabe e racconti, per bambini e adulti. Questa fiaba è dedicata alla sua nipotina Diana.

ANNA MARIA DI BRINA (Roma, 1973)1 giornalista, vive e lavora in Svizzera. È stata redattrice per diverse case editrici italiane (Il Sole 24 Ore spa, Franco Angeli srl) e collaboratrice di varie testate («la Repubblica Viaggi», «Week-end Viaggi», «The New Statesman», «L'Agenda»). Anima la rubrica radiofonica di Radio Cité Genève, Pilule poétique, dedicata alla poesia. Ha pubblicato alcuni racconti e poesie in raccolte antologiche (tra le quali L'Arte di perdere, Algra 2016; Aurore, Zenith, 2017; Antologia del Premio M. Yourcenar 2016 e 2017; Antologia del Premio Alda Merini 2017). Nel 2017 è uscita la sua prima raccolta di poesie, Rosa come coccodrillo (Algra editore), finalista al Concorso Mario Pannunzio e al Premio Cumani Quasimodo. Poi, nel 20181 la seconda raccolta All'orizzonte, i fari (La Vita Felice editore).

WANDA LUBAN (Bellinzona, 1961) vive in Ticino ed è laureata in psicologia. È stata stilista di moda, a Parigi, e giornalista. Si occupa di ipnosi e di sogni, i propri e quelli dei suoi pazienti. Autrice di poesie e racconti, ha pubblicato due raccolte di poesie edite da Acquaviva: Archivio celeste (2011) e, in formato double-face, L'esilio del tuono/ Via del corallo (2015).

EDOARDO MONCADA (Torino, 1969) vive a Torino e questa è la sua prima pubblicazione.

DUILIO PARIETTI (Luino, 1958)1 radiofonico e scrittore. Ha pubblicato i romanzi Il sindaco con due mogli (edizioni Albus, 2013)1 ristampato nel 2016 (edizioni Rapsodia); Se non sono gigli (Rapsodia Edizioni, 2015)1 ristampato nel 2016 con l'introduzione di Pier Michelatti (storico bassista di Fabrizio de André); La notte dei soli (Europa Ed. 2017) e il thriller Non mi prenderete mai (edizioni Vertigo, 2018). Inoltre ha pubblicato il racconto giallo Omicidio in onda, nell'antologia «Delitti di Lago Voi. 3» (edizioni Morellini). Ha vinto il Primo Premio del concorso Cooperazione Noir 2017 sul tema «Giallo al parco» con il racconto Reflex. Le sue opere sono disponibili anche in versione Audiobook su tutte le piattaforme online. Il sito dell'autore è www.duilioparietti.com.

ROBERTA PLEBANI (Cannobio, 1964) vive e lavora a Cannobio come insegnante di scuola primaria. Il suo primo racconto La ragazza e il lupo è stato pubblicato nell'antologia «Ai tuoi sogni» (2016). Nel 2018 ha pubblicato il romanzo Echi d'Invema e di Tramontana (Bookabook editore).

FEDERICO A. REALINO (Torino, 1974) si è laureato in lettere moderne all'università di Torino. Il suo poemetto in 14 movimenti Dumpster divers è stato pubblicato su «Opera Nuova» n. 71 2013/ 11 con l'introduzione di Sergio Roic.

TIZIANO URIA (La Salle, 1975) vive ad Aosta e questa è la sua prima pubblicazione.

MATTEO VIALE, dottore di ricerca in Romanistica all'Università di Padova, è professore associato di Linguistica italiana all'Università di Bologna, dove insegna Didattica della lingua italiana. Si interessa di lingue speciali dell'italiano, di evoluzione del sistema grammaticale, di formazione alla scrittura professionale e di educazione linguistica, anche con attività di formazione insegnanti.

Gli autori di Opera Nuova

Prisca Agustoni 20 1 i/ 1, 2014/i, 2014h Michele Amadò 2015/ 1 Fabio Andina 2013h

Flavio Arrigoni 2013/i, 2014h , 2015h, 2016h Fabiano Alberghetti 2010/i, 2018h Pier Carlo Apolinari 2010h Wystan Hugh Auden 2015h Sylvia Bagli 2019/i Raffaele Beretta Piccoli 2011/i Daniele Bernardi 2013/i Yari Bernasconi 2017h Vanni Bianconi 2010h Domenico Bonini 2011h, 2015/i Tomaso Bontognali 2010/i Giovanni Bruno 2019/i Lorenzo Buccella 2015/i Elia Buletti 2010h Michele Canducci, 2018/i Sara Camponovo, 2016/ 1 Sabrina Caregnato 2014/i, 2017/i,

2017/2, 2018/2, 2019/1

Valeria Callea 2017 /i Lillith Cavalli 2018h Pierre Chappuis 201 i/ 1, 2012/i Joanne Chassot, 2016h Luca Cignetti, 2017h Davide Circello 2017/i Lucia Colombi-Bordali 2010/i Fabio Contestabile, 2016/i Angela Curatolo 2019/i Valeria Dal Bo 2012/1 Alessandro Dall'Olio 2016h Andrea De Alberti 2012/i Adele Desideri 2014/ 1 Daniele Dell'Agnola 2013h, 2017h Daniela Delfoc 2011/i Anna Maria Di Brina 2019/i Mauro Delfoc 2011h Jacques Dupin 2010/i Anna Felder 2015/i

Simone Fornara 2011/i, 2015/i, 2017/i Gaetano C. Frongillo 2012h Lia Galli 2012/i, 2017/ 1

Mario Gamba 2011/i, 2015/1

Claire Genoux 20 13 /i Laura Garavaglia 2015/i Debora Giampani 2016h Alberto Gianinazzi, 2018/ 1 Francesco Giudici, 20 18/i Giuliana Pelli Grandini 2015/i Cécile Guivarch 2014/i Silvia Harri 2011/i Federico Hindermann 2010/i Marica lannuzzi 2017/i Gilberto !sella 2013/i , 2015h Elisabetta Jankovic 2012/i Elena J urissevich 2010/ 1 Pierluigi Lanfranchi 2011/i Eva Maria Leuenberger 2016/i Wanda Luban 2019/i Allievi della 1° elementare di Lugano-Cassarate, 2018 / 1 Claudio Magris 2016h Massimo Malinverni 2011h Simonetta Martini 2011/i Sebastiano Marvin 2016/i Manuela Mazzi 2015/i Roberto Mc Cormick 2017/i, 2018/i

Nadia Meli 2013h, 2014h Paola Menghini 2010h Fabio Merlini 2015/ 1 Roberto Milan 2015/i Christian Moccia 2014/ 2

Edoardo Moncada 20 19/t Nicolai Morawitz 2017/t

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2014/t, 2015/t, 2016/t, 2017/t, 2018/t

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Le pubblicazioni di Opera Nuova

Collana Artemis

1. Luigi Rossini, Collerico, superbo, nel tempo istesso modesto, benigno.

Scritti autobiografici, 2014

Collana Autografica

1. Federico Hindermann, Cerchi di luce, 2010 2. Prisca Agustoni, Casa delle ossa, 2010 3. Pier Carlo A poli nari, Preludi e fughe senza indicazioni di tempo, 2011 4. Robero Milan, Il mare alla rovescia, 2011 5. Jacques Dupin, Scarto, traduzione di Gilberto !sella, 2011 6. Simone Fornara e Mario Gamba, I cavalieri davanti al fiume, 2011 7. AA.VV., Il punto illustrato, 2011 8. Sergej Roic, Il gioco del mondo, 2012 g. Pierre Chappuis, Il mio sussurro. Il mio respiro, 2010. 10. Gilberto !sella, Caro aberrante fiore, 2013 11. Giuliana Pelli Grandini, Le Marfungole, 2013 12. Sergio Wax, Fragmentos, 2013 13. Michele Amadò, Nient'altro che cinque minuti, 2014 14. Sergio Wax, Terra e sale, 2015 15. Anna Felder, Liquida, 2016 (2° ed. 2017) 16. Michele Amadò, Oracoli. Fontane del Ticino, 2017

Collana Riflessi

1. POESIT. Repertorio bibliografico dei poeti nella Svizzera Italiana, a cura di Raffaella Castagnola e Matteo Viale, 2012 2. Oscar Mazzoleni, Andrea Pilotti e Marco Marcacci, Un cantone in mutamento. Aggregazioni urbane ed equilibri regionali in Ticino, 2014 3. Michele Amadò, Disegnare il mondo, 2015 4. Michele Amadò, La casa delle muse - LAC, 2016 5. Michele Amadò, Quatto quatto come un gatto, 2018

Poesie svizzere con sonoro originai• dal 1937 a oggi

Poesie moderne In otto lingue

MIGROS

~1:DQllta1ale

A cura di Roger Perre~ e lngo Starz per i PMCento culturale l,hgr<>&.

LeUaratura / lallun:, d'autori:, OigiboQk COfl 2 CO • 140 pQgine, duratii 165 minuti àroa. CHF39.00 ISBN: 978•3-8561H.-&-4

li Percento ouiwrale Migro:; promuove la poasla s'AZ.Zera oontemporaoos. percemo~nurala-mlig,09..ch

finito di stampare nel mese di maggio 2019 dalla tipografia LaBuonaStampa, Pregassona

ISSN: 1663-2982 ISBN: 978-88-96992-76-o

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