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Dies irae, di Sabrina Caregnato 29 Il fiore rosso e la stella, di Angela Curatolo
from Opera Nuova 2019-1
Il fiore rosso e la stella
di Angela Curatolo
I1 cielo scaldato dal sole dell'imminente estate era completamente azzurro. Di quell'azzurro freddo e trasparente che si presenta dopo una giornata di pioggia intensa.
L'erba del prato ondeggiava dolcemente sospinta da un venticello leggero.
Insieme all'erba corolle multicolori e multiformi danzavano al ritmo ininterrotto.
Il loro profumo, sempre più intenso, catturava una miriade di insetti piccoli e grandi che godevano di quella naturale armonia.
Solo una bellissima dalia rossa dal capolino vellutato se ne stava piuttosto curva in disparte.
Sembrava quasi volersi nascondere dietro il cespuglio che costeggiava il canale d'irrigazione che scorreva lungo il bordo del vasto campo.
La dalia era triste, triste e sconsolata.
Trascorreva tutto il giorno a rimuginare sul suo problema non rendendosi conto che così si isolava dal resto del mondo.
Solo al calar della sera iniziava a rianimarsi. Si protendeva allora verso il cielo, impaziente, in attesa del buio. E, finalmente, vedeva accendersi, una dopo l'altra, le stelle in quell'altissimo oceano di blu di Prussia.
Il fiore le ammirava tantissimo.
Esse, così luccicanti, dall'alto della loro postazione potevano illuminare e dominare il mondo.
La dalia cercava di farsi notare in tutti i modi. Le chiamava e richiamava, intonava loro canzoni battendo le foglie, l'una contro l'altra, con battiti sempre più forti ma nessuna di quelle sembrava accorgersi di lei.
Come avrebbe voluto anche lei essere lì, in alto, con loro o, se non altro, esser loro così vicino da poterle toccare almeno per una volta.
Fredde e distanti le stelle continuavano tutte le notti a risplendere punteggiando la volta scura ed ignorando ogni cosa, anche quel fiore che tanto le adorava.
La povera dalia trascorreva sveglia tutta la notte, provando e riprovando sempre più sfinita a richiamare l'attenzione delle algide stelle e purtroppo non ci riusciva mai.
All'alba, delusa e demoralizzata, uno sbadiglio dopo l'altro, si ripiegava su sé stessa e si addormentava.
Si risvegliava quando il sole, alto e perpendicolare in cielo le scaldava ogni cellula e le infondeva una nuova carica.
I giorni scorrevano veloci. Quasi d'improvviso giunse il caldo agosto.
Una rovente notte il cielo era così nero, così profondo che sembrava che le stelle si fossero allontanate da lui e avvicinate così tanto alla terra da apparire enormi e mirabolanti.
Sibili stridenti risuonarono ad un tratto nel cielo mentre scie luminose ed infuocate disegnavano rapidi ricami in quella scura tela. <cPista! Pista! Pistaaaa ... !» si sentiva avvisare mentre esse precipitavano al suolo.
Con un ultimo grido di spavento una di loro terminò il suo repentino viaggio nel fitto cespuglio e qualcosa di indefinito si ritrovò incastrato tra quei pungenti rametti.
«Aiuto! Aiuto!», gridava con il fiato rimasto, ccaiuto, aiuto ... » ccNon preoccuparti ci son qua io!» esclamò la dalia che prontamente si girò per prestare soccorso.
Essa non riusciva a credere ai propri occhi: una minuscola, proprio minuscola ma bellissima stellina era lì, lì, davanti a lei.
Aveva così tanto desiderato di poter raggiungere le stelle! Aveva così tanto desiderato di poterle almeno toccare!
Ecco ora, una di loro, era lì, sì, proprio lì dentro il ccsuo» cespuglio. c<Faccio in un attimo, stai calma ... »
Con le sue forti ma delicate foglie la dalia riuscì ad aprire un varco tra i rami del piccolo arbusto, a liberare la piccola stella e, delicatamente, ad appoggiarla al suolo.
Persediana, così si chiamava la stellina, con l'energia che aveva ancora dentro di sé, sfavillò ritmicamente come un led natalizio. ccGrazie, ti sarò per sempre grata di avermi liberato!»
La dalia fu ammaliata da quello scintillio: ccVi ho sempre ammirato per la vostra bellezza, un po' fredda e distante, è vero, ma così solenne e sfolgorante! Attaccate alla volta del cielo, così in alto, voi potete dominare il mondo! Io vivo da sempre qui, in basso, dietro a questo cespuglio. A malapena, riesco a veder cosa accade agli altri fiori del prato. Tante e tante

volte ho desiderato di poter toccare almeno una di voi. . . Questa notte deve essere magica perché il mio desiderio si sta avverando!»
Perseidiana la ascoltava sorpresa: «Non avrei mai immaginato che qualcuno potesse invidiare la nostra posizione. Tu non sai cosa significhi vivere nel freddo buio e restare lì a galleggiare temendo sempre di cadere. Temendo di provocare qualche guaio, di far del male ad altri senza neppure volerlo. La nostra luce, che da qui tu ammiri, se ti avvicinassi davvero potrebbe farti del male e bruciarti in un secondo.»
La purpurea dalia era perplessa ma Persediana proseguì: «Devi sapere che quando raggiungiamo il suolo di un pianeta come la Terra significa che siamo divenute stelle cadenti. La nostra energia è ormai giunta al minimo ... e, in verità, in verità noi stiamo per spegnerci per sempre. È per questo che adesso puoi restarmi vicino. Se vuoi, puoi anche toccarmi.»
Turbato ed intenerito il fiore rosso le fece una carezza leggera.
La stella continuò: «Vedi, anche se non lo sai, la vera fortuna ce l'hai tu! Da lassù ho potuto vedere come gli altri fiori del campo ti guardano. Ho visto come ti ammirano. Forse sono anche un po' invidiosi della tua bellezza. Sì, della tua perfetta bellezza, del tuo rubino colore vellutato così lucente, del tuo intenso ed inebriante profumo. Tu trasmetti a tutti la gioia del bello! Sei bella da vedere, sei elegante, sensuale da toccare e con un profumo che sa trasmettere interiormente l'essenza della vera bellezza.»
La dalia era così imbarazzata e frastornata da quelle parole che non si sarebbe mai immaginata di udire che non sapeva cosa dire.
«Cosa c'è di più bello che donare o donarsi?» insistette la stella «Tu doni agli altri te stessa e quale dono migliore di un fiore bello come te? Ogni fiore è segno d'amore, ma tu, con con la tua passionale bellezza lo rappresenti in pieno! Il fiore, commosso, alla fine aggiunse: - Vi invidiavo e desideravo essere come voi. Vi pensavo felici ... Ed invece! Ma cosa sta succedendo? Perché la tua luce sta diventando così tenue? Quasi non la vedo più ... »
«Il mio viaggio è concluso ma sono stata contenta di averti conosciuto.»
Su, non essere triste, è la vita ... ricordati però queste parole e non dimenticarle mai: non è al di fuori di noi stessi che dobbiamo cercare l'essenza ma dentro, sempre dentro di noi.»
Gli occhi della dalia si s'illuminarono, aveva capito cosa Perseidiana voleva insegnarle.

Felice la stellina si spense in quella bellissima notte di San Lorenzo, la notte delle stelle cadenti, la notte in cui si possono esaudire tutti i desideri, anche i tuoi.
