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Il tram, di Anna Maria Di Brina

Il tram

di Anna Maria Di Brina

apì subito di essere l'unica a vederla. e Il signore che scendeva non si era neppure passare, eppure non si erano scontrati. scansato per farla Viaggiava sul tram n. g, quella sera. Sua madre le era seduta a fianco e la teneva per mano.

«Che c'è cucciola?» le chiese, percependo un suo sussulto.

«Mamma, quella signora è salita ma non l'hanno vista ... » rispose la piccola con voce incredula.

«Amore, è sempre così sugli autobus, sai» rispose sua madre comprensiva (<la gente va veloce e non bada molto agli altri ... » ((Ma mamma, quella signora ... proprio nessuno la vede.»

La mamma le diede un bacio sulla testa e si voltò verso il finestrino, a seguire la notte milanese e le luci che scorrevano fuori.

Il tram procedeva senza intoppi, a quell'ora della sera, aveva già oltrepassato Viale Piave e si dirigeva spedito verso Porta Romana.

La donna appena salita era anziana, capelli grigi, occhi spalancati e una lunga gonna di pizzi bianchi che le vorticava intorno, come se sul tram, quasi vuoto, soffiasse un'aria di montagna. Aveva una borsetta nera che teneva stretta con una mano, da cui sporgeva il rosso di una rosa sgualcita, mentre con l'altra si era appesa a un palo del tram. Per non volare via aveva pensato Clara.

La signora le aveva gettato un'occhiata veloce, prima di sedersi, due occhi schivi e inquieti.

L'uomo seduto qualche posto davanti a loro non si scansò per far sedere l'altra, che in un balzo senza peso era finita sulla sedia di legno, accanto al finestrino, e guardava fuori con agitazione.

Clara la vide scostarsi i capelli che il vento le aveva portato davanti al viso rugoso e balzare nuovamente sul signore impettito di fianco per arrivare al finestrino dalla parte opposta del tram.

Clara si chiese cosa mai cercasse fuori dai vetri e si sporse anche lei in avanti per riuscire a vedere qualcosa. ((Stai tranquilla Clara» disse la mamma. ((Ma ... » fece lei.

«Per favore, mi metti il mal di mare!» la zittì quella e la respinse con calma decisa indietro sul sedile.

«Non capisci, mamma ... »

«Ti ho chiesto di fare la brava, amore, ho anche un po' di mal di testa, lo spettacolo è stato bello, ma quanto rumore! ... lasciami un po' in silenzio ok?»

Il tram sferragliava sulle rotaie ormai prossimo a Piazza Cinque Giornate e quella signora era diventata irrefrenabile.

Era accanto al vetro del guidatore, adesso, e si agitava tutta, il vento che l'accompagnava le scompigliava i capelli e i veli della gonna.

Lei cercava di attirare l'attenzione del guidatore con tutto il corpo, alzando le braccia, abbassandole, facendo gesti ampi e convulsi con la borsetta nera e rossa. Sul bianco della veste sembrò a Clara come il volo impazzito di una rondine sanguinante in mezzo alla neve. Nessuno le prestava attenzione, tantomeno il guidatore, intento ad aspettare al semaforo il segnale per passare.

È una tempesta senza suono pensò Clara, che avrebbe voluto alzarsi e andare anche lei a chiamare il tranviere, battere sul vetro dicendogli che c'era una signora che voleva parlargli, che ...

La voce automatica annunciò la fermata: Piazza Cinque Giornate.

Clara vide la signora scuotersi tutta come in preda a una scossa elettrica, le braccia spalancate incollate al vetro, gli occhi stretti in un'espressione di sforzo sommo e disperato, la bocca distorta in un urlo che non si udiva.

Il tram si arrestò, Clara balzò in piedi proprio nell'attimo in cui la signora, scavalcato un tizio con cappello seduto in prima fila - e senza affatto toccare quel cappello - aprì il finestrino e da quello scomparve, la gonna bianca ingoiata dal buio dei binari.

«Si è buttata!» urlò Clara piegata in avanti e scuotendo la mano della madre, «Mamma, si è buttata!!»

La mamma la strattonò con forza verso di sé ((ma cosa dici, Clara? Ma cosa ti prende?! Urlare così sul bus, ma cosa penseranno le persone? Meno male che non c'è quasi nessuno» e con un'occhiata aveva già controllato tutto il bus e poi puntato due occhi di fuoco sulla figlia. ((Calmati Clara, ma cos'hai? Forse è stato lo spettacolo sul fantasma di Canterville? Ti porto a teatro per cosa? Per agitarti?»

Clara si risedette, senza togliere gli occhi dal finestrino. Dopo qualche secondo nascose il viso nel cappotto della madre, che con una mano, già placata, le accarezzava la testa.

In poche fermate furono a Porta Romana.

Scendendo dal tram, ferme al semaforo, la mamma disse «pensa che cosa mi è tornato in mente, non ci ho mai più ripensato da quando successe, tanti tanti anni fa. Proprio lì, a Piazza Cinque Giornate, un tram ebbe un incidente: fu investito un ragazzo, o un uomo, dicevano che si era addormentato sulle rotaie e che di notte il conducente non l'aveva visto e l'aveva trascinato con sé per centinaia di metri ... addormentato sulle rotaie ... Chissà chi era poveretto! Bisogna sempre fare attenzione ai tram. Dissero poi che la madre dell'uomo era impazzita di dolore e che prima di morire, per molto tempo, era tornata ogni giorno in quel punto, alla stessa ora del fatto, a spargere rose rosse. Beh, dai, attraversiamo adesso.»

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