IL FANTASTICO
La rondine e l'allocco di Duilio Parietti
Q
uel giorno quasi nessuno andò a lavorare: l'eclissi totale di sole era attesa p er le quindici e trenta. Chi poté si prese la giornata libera, per godere in tutta calma di quel raro spettacolo che la natura stava per offrire.
Molti caricarono familiari, cani e provviste e partirono per il Monte del Faggio, da lì la visione della luna in procinto di coprire il sole non avrebbe avuto paragoni. Una gran folla, munita di occhiali da sole, era con il naso all'insù quando lentamente i due astri iniziarono a sovrapporsi. Un cane iniziò ad abbaiare, un paio di altri guaivano sommessamente. Due gatti randagi si guardarono attorno, parvero annusare l'aria, poi scapparono chissà dove con la coda fra le gambe. La luna, inarrestabile aveva ormai oscurato il sole per metà. La temperatura era scesa di qualche grado. I più previdenti indossarono una maglia pesante. Un pipistrello comparve nel cielo. Il suo volo era indeciso, titubante e incerto. Una rondine, sorpresa da quell'improvviso imbrunire, era uscita dal piccolo stormo con cui sino a pochi attimi prima aveva volato, e ora disegnava nel cielo dei cerchi concentrici, abbassandosi pian piano verso il suolo. Un cavo elettrico sospeso tra due pali era sotto di lei. L'uccello vi si appoggiò, artigliandosi con le lunghe unghie. Il sole era ora soltanto una mezzaluna luminescente. Lo scuro disco della luna, perfettamente visibile, sembrava in procinto di inghiottirlo. Anche l'abbaiare del cane si era tramutato in sordo lamento. Un allocco si staccò da un vecchio faggio. Qualche tempo prima vi aveva trovato un grande buco, forse la tana di un altro animale, così se n'era impossessato e l'aveva trasformato nella sua dimora. Il rapace avvertiva una sensazione strana. Gli pareva di aver riposato troppo poco, ma il richiamo de l buio era più forte: doveva volare.
OPERA NUOVA 2019/i •
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