La Nostra realtà zona 10 (5)

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la nostra realta

Al LETTORI

Sono ormai passati alcuni mesi da quando « La nostra realtà » è uscita in edicola.

Durante la pausa estiva, il Comitato di Redazione ha a fprontato un lungo lavoro di discussione e di analisi in merito all'esperienza maturata in questo periodo.

Oggi . è possibile affermare che, a parere del gruppo redazionale, il giudizio sui sei numeri già usciti è sostanzialmente positivo. L'aver dato vita a un giornale di zona, averlo mantenuto ad un livello sempre decoroso, e qualche volta anche buono, l'essere riusciti a m`atere in piedi una struttura economicamente autosufficiente, sono dati di fatto inoppugnabili che stanno a riprova della validità della noiniziativa. stra

Certo, « costruire » ogni mese sedici pagine di giornale ci ha posto di fronte a una serie infinita di problemi, anche perchè sono poche, troppo poche ancora, le persone che a questo giornale lavorano. Per ogni numero si è trattato di individuare e superare sempre nuovi limiti, di inventare nuovi modi di coinvolgimento e partecipazione. In effetti il Comitato di Redazione aveva voluto « La nostra realtà » come giornale aperto al contributo di tutti coloro che in qualche modo avessero delle « cose » da dire e da proporre. Giornale aperto come strumento di partecipazione.

Nella mancata realizzazione di questo obiettivo sta il limite maggiore della nostra impresa. Volevamo e maggiormente vogliamo oggi non solo costituire un gruppo più vasto di persone che lavorano e decidono nel giornale, ma anche e soprattutto creare una fitta rete di collegamenti e di iniziative perchè eravamo e siamo convinti che un'informazione democratica di base deve essere in primo luogo un'informazione pluralistica e diretta. Abbiamo presente con chiarezza che una Zona come la nostra, con oltre centoquarantamila abitanti, « contiene » una grande quantità di fenomeni, problemi, contraddizioni, fermenti di idee, che non è possibile affrontare soltanto con volontà di vertici. Sappiamo bene che accanto alle forze politiche e sindacalmente organizzate, esistono organismi, movimenti e persone che rappresentano realtà concrete degne della massima considerazione e in alcuni casi, il mondo della scuola ad esempio, fenomeni insostituibili di vita democratica: anche a queste persone, anche a queste realtà rivolgiamo il nostro invito a collaborare al giornale da protagoniste. Ferma restando l'autonomia e l'indipendenza della redazione, « La nostra realtà » può e deve diventare lo strumento, aperto a tutti, con cui discutere e affrontare i problemi nelle scuole, nelle fabbriche, nei quartieri.

In questo numero

GIOVANNA E L'IBM

PARCO LAMBRO: CHE NE FACCIAMO

P.R.G. E' UN METODO CORRETTO

PICCOLE IMPRESE E SINDACATO

SPECIALE SCUOLA: SI RICOMINCIA

ESISTE ANCORA IL TEATRO

1976
ANNO I -SETTEMBRE
MENSILE DI INFORMAZIONE • POLITICA • CULTURA NUMERO 6.LIRE 200
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SE RICORDET "EL NAVI LI"
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osservatorio politico

Dal 20 giugno una nuova fase politica

IL MONOCOLORE D.C. DI ANDREOTTI ED I PRIMI PROVVEDIMENTI GOVERNATIVI , ALLA PROVA

Come è noto lo scossone dato dalle elezioni del 20 giugno ha modificato notevolmente i rapporti tra i partiti sia nel paese che nel Parlamento.

Nell'impegnarsi a costituire il Governo, la DC pretendeva però ancora di assegnare lei, i ruoli prestabiliti di opposizione o di maggioranza ai vari partiti. Il dibattito che ne è seguito ed i rapporti di forza hanno invece prodotto una situazione del tutto diversa. Il monocolore DC di Andreotti è riuscito a passare essendosi determinato un vasto schieramento di astensioni, in cui spicca per la rimarcata novità, la decisiva astensione del PCI.

Questo è l'elemento senza dubbio più significativo della nuova situazione, in quanto "di fatto" (anche se in forma imperfetta) viene a cadere la barriera anticomunista. Situazione nuova dunque, che può segnare una fase di transizione verso più chiare ed ampie convergenze. Fase positiva quindi, non cedimenti o pericoli, anche perchè le forze di sinistra hanno ripetutamente rimarcato la volontà di incalzare il governo mettendolo alla prova sui fatti concreti e per preparare soluzioni più avanzate. 11 vero pericolo sarebbe stato quello di mantenere emarginata da responsabilità importanti una forza popolare e democratica come il PCI, nel nome di un'antistorica pregiudiziale anticomunista, e privare così il paese di un contributo tanto cospicuo.

Non compredere questa positività significa rifiutarsi di intendere le modificazioni dei processi politici, e lavorare quindi non per lo sviluppo ma per l'arretramento del quadro politico.

Alcune voci si sono già levate per porre ipoteche sull'azione del Governo, riproponendo la consueta logica degli schieramenti invece di contribuire a sviluppare un confronto concreto sulle misure da prendere per far uscire l'Italia da una crisi che purtroppo rimane estremamente grave. Voci che sicuramente vedono nella nuova situazione la possibilità ed il pericolo di misure più adeguate e progressiste che non nel passato, da qui il tentativo di confondere le acque per far arretrare tutta la situazione.

Ma non paghi di questo si cerca di sollevare un altro polverone esagerando interessatamente i termini dei "sacrifici" o della "stangata" che il Governo starebbe approntando contro i lavoratori ed i meno abbienti.

La tecnica consiste nel dare corpo ad alcune indiscrezioni, nel dilatarne gli aspetti negativi e nell'isolare una misura dall'altra. Ne esce cosi un quadro catastrofico ed incomprensibile che, beninteso; passerebbe grazie alla benevola astensione dei partiti di sinistra.

Occorre chiarire gli equivoci, le misure del Governo devono essere un blocco di provvedimenti che assieme ad alcuni sacrifici (che tra l'altro nessuno ha mai negato si dovessero fare) si finalizzi lo sforzo complessivo della società per affrontare alcuni problemi urgenti e gettare le basi per una politica di investimenti qualificati, verso una ristrutturazione e riconversione dell'apparato produttivo al fine dello sviluppo dell'occupazione.

Ma vediamo schematicamente gli impegni presi da Andreotti in Parlamento:

a) i già ricordati piani d'investimento industriale,

b)affrontare in forma non assistenziale il problema dell'occupazione giovanile, sviluppo dell'agricoltura e del mezzogiorno anche con la rapida realizzazione del centro siderurgico di Gioia Tauro.

tariffe e prezzi delle aziende pubbliche e a partecipazione statale, entro l'anno la legge per l'equo ca-

none per gli affitti, f)risanamento della finanza pubblica e degli enti locali, lotta alla evasione fiscale, moralizzazione della vita pubblica.

Misure ed indirizzi contrari agli interessi dei lavoratori?, ci sembra francamente di no. Ora se è vero che non bisogna vendere la pelle dell'orso prima d'averlo preso, è altrettanto vero che non bisogna fasciarsi la testa prima d'averla rotta; il punto è di non aspettare solamente gli atti di governo, ma di sviluppare un forte, ampio ed unitario movimento di massa per imporre il rispetto dei tempi e far si che veramente i provvedimenti vadano nella direzione di una estensione dell'occupazione e si delinei un modello di sviluppo economico diverso che nel passato. Questo impegno ci sembra sia il vero problema, ed allora anche i critici e i dubbiosi dovrebbero dare il massimo contributo perchè questo processo si realizzi.

Prendiamo ad esempio lo spinoso problema delle tariffe. I gruppi non più extra-parlamentari preannunciano su questo grandi battaglie. E' noto che se i costi di esercizio di un certo servizio superano le entrate, si rende necessario l'intervento dello Stato o del Comune per sanare i bilanci. E questi quattrini non vengono forse presi dagli introiti di carattere tributario, che come tutti sanno sono soldi in modo del tutto prevalente di lavoratori? ed inoltre non si sottraggono così mezzi per finanziare interventi di carattere sociale e pubblico? (case, scuole, ecc.).

Il problema delle tariffe deve quindi vedere impegnato il movimento dei lavoratori e chiedere anche che vengano applicate fasce tariffarie differenziate per salvaguardare i redditi più bassi, per imporre serie ristrutturazioni e ammodernamenti dei servizi.

Forme di lotta come l'autoriduzione porterebbero solo confusione e dispersione, anzichè puntare ad una partecipazione attiva e di massa capace di aggregare sempre nuove forze e di allargare l'area del consenso, e quindi indebolirebbero oggettivamente il movimento. Allarmismo, rassegnazione e divisione sono armi della conservazione; il socialismo non lo si costruisce con i bilanci in rosso.

I prossimi mesi saranno mesi di grandi iniziative di lotta anche nella nostra zona sui problemi della scuola, della casa e dell'equo-canone, dell'occupazione e della riconversione produttiva mediante una campagna di conferenze di produzione ecc., si dovrà cioè rafforzare ed estendere il movimento democratico e progressista.

A questi appuntamenti sicuramente non mancheranno i partiti democratici, i sindacati unitari, le organizzazioni di massa e tutti coloro che hanno a cuore il rinnovamento e il risanamento della vita economica e politica italiana, è su questo terreno che governo e schieramenti ci sembra dovranno essere messi alla prova senza nessuna delega in bianco.

Ideato nel 1443 Oall',hllora duca di Milano Filippo Visconti, il Naviglio della Martesana fu realizzato soltanto nel 1457 dagli Ingegneri al servizio del duca Francesco Sforza e con la supervisione di Leonardo da Vinci che sperimentò in quell'occasione gli studi fatti sulle « chiuse ».

Alimentato dalle acque dell'Adda in quel di Trezzo, questo canale artificiale che con un percorso tortuoso di 45 km. attraversa tutta la campagna al nord di Milano e parte della città prima di raggiungere la darsena di P.ta Ticinese aveva due scopi primari. Primo: servire come via fluviale di trasporto per i prodotti che dovevano giungere in città. Secondo: fare da serbatoio alla miriade di « rogge » che irrigano i fertili campi di tutta la zona. Non preoccupatevi comunque, non è che io voglia farvi la storia puntigliosa del « NA VILI » anche se la cosa mi pare abbastanza interessante da meritarne un più diligente impegno, ma semplicemente parlarvi di come lo vedevamo noi qualche anno fa questo corso d'acqua che passava sotto le nostre case e dell'importanza che questo aveva nella vita di ogni giorno. Accenniamo pure di sfuggita allo spettacolo dei grossi barconi carichi di ghiaia e trainati dai cavalli che già di primo mattino animavano le sue rive, alle

per dimostrare la nostra abilità di pescatori. L'abbigliamento tipo consisteva in: piedi nudi (solo i più fortunati potevano contare un paio di zoccoli o sandali per evitare di ferirsi i piedi con qualche coccio di vetro) un barattolo vuoto per mettere il pescato e una « FURCELINA » si, una normale forchetta da tavolo che fungeva da fiocina, tridente e fucile subacqueo. La tecnica era sempre la stessa, Si cercavano delle pozze d'acqua profonde non più di 10 cm. che i grandi disdegnavano perchè prive di pesci di gros-

no o qualche vaso da notte (i sanitari dell'epoca) con il fondo in buon stato (la plastica non la conoscevamo allora e questi oggetti buttati nel canale essendo biodegradabili si consumavano subito ed erano pieni di buchi); armati dell'uno o dell'altro prosciugavamo la pozza buttando via via l'acqua sulla riva e catturando poi con le mani i poveri pesci boccheggianti. Poteva anche capitarci di trovare talvolta qualche luccio o un'anguilla nella pozza prosciugata e allora si tornava a casa con la preda bene in vista per scatenare l'invidia degli amici e farci perdonare dai genitori il furto e il danneggiamento della « FURCELINA » Credetemi!: è un vero peccato non avere potuto disporre allora di tutta la tecnica moderna per questo tipo di pesca primitiva, chissà che « pescato » avrei fatto!. Qualche giorno fa però sono ripassato lungo le rive del Naviglio e guardavo quelle acque mi sono sentito rabbrividire. Certo! Con una moderna idrovora avrei potuto prosciugare tutti i 45 km. dell'antico canale in poche ore ma, sul suo fondo non avrei trovato di certo né l'ombra di una « USELINA » né nessun altro segno di vita e non tanto per un'incipiente miopia dovuta all'età, ma per la cecità assoluta di chi non ha saputo o voluto salvaguardare anche quest'opera che tanto ha beneficiato la campagna che circonda la nostra zona.

tante mamme che con il » SEGIUN » in mano andavano a far bucato sulle innumerevoli lastre di granito che lambivano le sue acque ed ai salutari bagni che nei mesi estivi erano uno dei divertimenti preferiti da noi ragazzi e parliamo invece di pesci; sissignori. proprio di pesci perchè « EL NAVILI » allora era ricco anche di prodotti ittici e quando (2 volte all'anno) le acque venivano sbarrate per le normali operazioni di pulizia e drenaggio, il suo « letto » diventava di nostra esclusiva proprietà e il terreno ideale

sa taglia, con delicatezza si smuovevano i sassi e le alghe che servivano da nascondiglio ai « BOTUL » all'« USELINA » o a qualche « TENCA » e come questi mettevano la testa fuori la nostra fiocina improvvisata colpiva come un fulmine e la preda cadeva nella « TOLA DELLA SALSA ».

A dire il vero qualche volta la « FURCELINA » mancava il bersaglio e finiva con lo spuntarsi. Niente paura! Con pazienza si cercava sul fondo del canale qualche vecchio cati-

Nel lontano 1443 il sommo Leonardo da Vinci sperimentò le sue scoperte al fine di bonificare molte zone della BRIANZA e renderle fertili.

Nel vicino 1976 un oscuro Signore da Berna sperimenta la sua scoperta in quel di Seveso distruggendo tutto in alcune zone della BRIANZA O MORES O TEMPORA!!!!

P.S. Per una esatta etimologia dei pesci citati nell'articolo in dialetto milanese Vi preghiamo di rivolgerVi al « Museo di Storia Naturale » anche perchè in natura non ne trovereste di certo.

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Milano: La "Cascina de' Pommi" ai primi dell' 800 Milano: P.ta Venezia ai primi de//'800 E
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Milano: Ponte dell'Ospedale Maggiore ai primi dell' 800

L'espresso Palermo-Milano attraversa tranquillo la campagna toscana nelle prime ore di un pomeriggio di fine agosto. Tornano alla memoria ricordi di letteratura infantile col treno che fila rapido in un bagliore di nero e di acciaio mentre, al di là del finestrino, sfrecciano improvvise immagini di case prati campi sole, in un frantumarsi veloce di macchie colorate. In reità questo treno non fila ma trotterella sornione e dietro ai vetri la serena campagna fiorentina ha toni cupi e opprimenti di grigio di cipressi e di pioggia. Questa pioggia da fine ottobre che ci ha inesorabilmente accompagnati nei lunghi giorni di questa estate balorda. Nello scompartimento, odore di fumo, di treno e, come pudicamente diceva mia nonno, di "prossimo". Accanto a me una ragazzetta di 11, 12 anni, bruttina e spaurita, affonda il naso non troppo grazioso nelle pagine dei fumetti. Di fronte, sua madre, bella e maestosa, una massa di capelli fulvi scoloriti (il mare, si sa, è un guaio per le tinture) sfoglia l'eterno "Amica". Tutte e tre indossiamo i leggeri abiti estivi che abbiamo sfoggiato in aperta sfida all'irriverenza della stagione, per tutto il periodo delle ferie, e ci stringiamo addosso quell'unico golfino che ci siamo portate dietro (perchè, magari, la sera fa un pò freschino) e che ci ha confortate e riscaldate per innumerevoli freschissimi pomeriggi. Nella reticella, sulle nostre teste, si ammucchiano valigie rigonfie di evanescenti magliette a righe e inutili prendisole.

In faccia a me legge assorto l'unico uomo dello scompartimento. E' alto e bello, ha scarpe eleganti e borsello di cuoio marrone. Ci scambiamo i giornali: il Corriere, L'Espresso, l'Unità. Ci affratellano il comune ritorno e la comune destinazione.

Improvvisamente, il treno è fermo alla stazione di Prato, il mio compagno di viaggio piega il giornale e, battendo la mano sull'articolo di fondo che parla di aumenti, tasse, benzina, affitti, spese e risparmi, mi lancia al di là degli occhiali cerchiati di grigio un'occhiata complice da intenditore. "E allora - mi dice - come la mettiamo con questa astensione?".

Oddio, come la mettiamo? Strappata di colpo al mio cupo rimurginare di ferie finite, di prossimo lavoro, di pile di biancheria da lavare, mi sforzo di abborracciare una risposta: la profonda crisi economica politica eccetera, il dissesto finanziario, la riconversione, la necessità dei sacrifici... Ascolta distrattamente annuendo, che diamine queste cose le sa già, mi interrompe "Ma sì, ma sì, cosa crede, son mica contrario, capisco che a volte, come si dice, non si può agire diversamente, si crea tutto un cumulo di contingenze, c'è poi un'oggettività di fatti che non si può disconoscere, certo un governo delle sinistre poteva aprire, come si dice, orizzonti più vasti, prospettive più allargate e magari, dico io, ci voleva un pò più di coraggio, che so, una sferzata, un altro tipo di alternativa, perchè senno, guardi, non so mica come la mettiamo con questa DC che va sempre più a destra e prende ancora un sacco di voti, io non so davvero la gente come faccia, ma si ricorda le ultime elezioni, ma si ricorda cosa non ha fatto la DC a Milano?".

Fa una smorfia, il ricordo lo rattrista. Anche a me. Ci guardiamo tristissimi. La signora maestosa che ha alzato gli occhi dalle pagine di Amica per ascoltarci (si chiama Giovanna, spero proprio che si chiami così, è un nome rotondo che le starebbe bene), fa cenno di sì con la testa: "E' così, la vita è sempre più difficile, si fa fatica a tirare avanti, le spese aumentano...".

"Ecco, appunto, signora, LE SPESE! - la interrompe il loquace - qui sta il punto. Ma lo sa lei quanto spendiamo? Ma lo sa a quanto ammonta il nostro debito pubblico?" (E qui si rivolge a me che per queste cose più "tecniche" devo dargli più affidamento. Faccio cenno di sì, che lo so, magari non al miliardo esatto, ma più o meno...) "Ma ce la siamo voluta, dico*

io, ce-la-siamo-voluta! Abbiamo preteso il televisore e poi il frigorifero e la lavatrice e la macchina, sempre di più, sempre di più, tutti allegri e spensierati, e adesso? E adesso? Come la mettiamo?". Giovanna lo guarda assorta: sfilano davanti alla sua mente resa di colpo responsabile e colpevole, lunghe file di scintillanti elettrodomestici, piccole conquiste, piccole tappe di un faticoso benessere acquistato a rate. Tenta una giustificazione: "La gente, da sempre, ambisce a star meglio...". "Certo! Sicuro! - inclaza inesorabile il proprietario del borsello - Il famoso benessere, il successo, l'arrivismo! Ma intanto eccoci qui pieni di debiti, sull'orlo della bancarotta. A-b-b-i-a-m-o-s-p-e-s-o-t-r-o-pp-o!! E adesso bisogna lavorare di più. Perchè, mi creda, in Italia, di gente che lavora sul serio ce n'è pochina. Anche in fabbrica. Non mi fraintenda, per carità, io sono sempre stato dalla parte degli operai, ci mancherebbe altro, per me anche il lavoro più umile va rispettato, ma adesso di operai che lavorano bene, come un tempo, dia retta a me, ce n'è pochi. l'assenteismo, cara signora, l'assenteismo!.

Tento l'introduzione di altri argomenti: l'agriColtura, il mezzogiorno... Nuove prede alla sua vorace loquacità.

"Il meridione! Non mi parli del meridione, signorina, per carità! E guardi che io lo conosco bene, sono 5 anni che andiamo sempre lì in ferie, si puo' dire che non c'è posto che io non abbia girato. Bei posti, eh, bisogna dirlo, bei posti! Ma manca tutto, non ci sono industrie, non si trova la roba, va tutto in malora; ma lo sa lei quanti quintali di frutta distruggiamo ogni anno? Quando invece, dico, cosa ci vorrebbe a darne un pò agli ospedali, alle scuole, a quei bambini che vanno in giro per le strade stracciati e sporchi che par di essere nel Biafra!". Certo lo sappiamo, Giovanna ed io. Montagne di frutta distrutte dalla ruspa e la televisione che ci colpevolizza tutti: uomini, donne, vecchi bambini, spreconi incoscienti, circondati da mucchi di lavastoviglie ultimo modello calpestiamo soddisfatti le albicocche nazionali. "Con quello che costa la frutta - commenta amara Giovanna - e la carne poi! Non si sa più cosa mangiare. E i soldi che non bastano mai. Mio marito fa i turni alla Breda, non è che guadagni poco, non ci si può lamentare, ma quando c'è uno solo che lavora in famiglia.. Anch'io prima di sposarmi lavoravo, in una fabbrica di lampadari, montavo i cristalli, ma poi sono venuti i figli, come si faceva, chi li teneva?" La risposta è pronta: "Guardi, signora, anche qui, come per le grandi cose, è un problema di organizzazione. Mia moglie, per esempio, adesso è rimasta al mare con i bambini, torna alla fine di settembre, con tutto lo smog che respirano in città un pò d'aria pura non può fargli che bene, mia moglie, dicevo, si è organizzata, si sono messe assieme in un gruppo di amiche, hanno preso in affitto un appartamento, bello, grande, per i bambini ci vuole spazio, è logico, e li sorvegliano a turno. Una di loro, poi, è anche pediatra, così da quel punto di vista siamo tranquilli. Poi si sono messe anche a leggere tutti quei testi di psicologia infantile, come "Dalla parte delle bambine", quella roba lì, son cose che servono, no?, hanno fatto una specie di bibliotechina, vanno avanti benissimo". Colgo un'improvvisa occhiata di Giovanna alla "sua" bambina che, imperterrita e tranquilla, legge: forse si chiede se è mai stata veramente dalla "sua" parte e la risposta non deve essere confortante perchè lo sguardo con cui accarezza la ciocca di capelli stopposi spiovente sul giornaletto, è quasi uno sguardo di scusa. "E' l'organizzazione, signora, continua intanto conta. NOI NON SIAMO ORGANIZZATI. Per questo le cose vanno così male. Eppure non ci vorrebbe molto, i modelli li abbiamo. Guardi ad esempio dove lavoro io, io sono in IBM, lì c'è l'organizzazione, l'efficienza. Ma già, è un'azienda americana e gli ame-

ricani, non faccio per dire, a me non piacciono molto, per carità, però in certe cose bisogna lasciarli stare".

Da quando vivo a Milano, e sono molti anni ormai, ho scoperto che quasi tutte le persone che conosco, o meglio un "certo " tipo di persone, hanno un parente, un amico, un vicino, un fratello di latte che lavora alla IBM. E' un'azienda, immagino, fagocitante. Ma non si dice mai: Gianfranco lavora alla IBM, Fiorella presta la sua opera alla IBM; si dice: Marco è in IBM, Giovanni e Antonio sono in IBM. L'IBM non è un luogo di lavoro, è un luogo di residenza, uno stato esistenziale. Lui che, appunto è in IBM, continua: "Ma poi non c'è mica bisogno di andare tanto lontano

la moglie e due ragazzi grandi, però la vita è cara anche lassù!"

IBM sorride benevolo: "Ma dove non è cara, signora mia, mi dica dove? Lo sa cosa ho speso io per comprarmi l'appartamento? Guardi, se glielo dicessi non ci crederebbe! Eppure ho dovuto farlo, coi tempi che corrono e poi questa storia dello sblocco e dei nuovi affitti, non si poteva più star nell'incertezza. Ma fosse solo quello! Fosse solo un problema di soldi! Ma si guardi in giro: non ci sono più valori, non c'è più moralità, c'è corruzione dappertutto. Quando apre il giornale, cosa legge? Rapine, droga, furti. Ora, mi dica lei, di questo passo dove andremo a finire. Io, poi, sono sempre stato sensibile a

niversità, vorrebbe fare qualcosa anche per dare un aiuto in famiglia, ma cosa può fare, ma dove trova? Invece. se tutti questi giovani avessero un posto sicuro, qualcosa da fare, non ci sarebbero tutte queste violenze, tutta questa droga".

Ci siamo. IBM, ormai all'apice, esplode: "Ma proprio per questo, cara signora, bisognerebbe smetterla una buona volta con tutti questi discorsi, con tutti questi programmi, ai Parlamento, al Governo, ai Ministeri, tanto quelli là, più o meno, sono tutta uguali e una volta che si sono messi a posto loro, non gliene importa niente del resto. Sa cosa ci vorrebbe? Ut bello scrollone e via! Un bello scrollone che mandasse tutto all'aria, e poi

per vedere come si devono fare le cose. Basta andare a due passi da qui, in Germania. Ah, io la conosco bene la Germania, sono stato diverse volte per lavoro, lì sì che sanno come si fa a lavorare, a costruire. Guardi cosa non sono stati capaci di ricostruire dopo la guerra!". E allora, lasciamo star anche i tedeschi. Lasciamoli stare assieme agli americani, agli svizzeri, agli olandesi, agli svedesi e a tutti i popoli organizzati di questo mondo. Ma per favore, lasciamo stare anche tutte quelle centinaia di migliaia di calabresi pugliesi siciliani che da trent'anni vanno lassù a sporcarsi le mani e la faccia di calcina e di polvere di mattone. Lasciamo stare anche loro, daccordo? Ma Giovanna è felice, qualcosa sa anche lei, può parlare con cognizione di causa: "Certo, lì stanno meglio, me lo diceva anche mio cognato che è in Germania da 10 anni, quando è tornato a giugno per votare, però tanti problemi li hanno anche loro, trovare la casa per esempio, magari non come qui, che mio fratel: lo è costretto a stare in due lòcali con

queste cose, per me i diritti civili sono la cosa più importante; guardi, io a un tipo come Pannella gli faccio tanto di cappello, gli faccio, sono proprio stato contento che i radicali siano riusciti ad andare in Parlamento, si vede che ogni tanto gli italiani capiscono qualcosa. Anche quella storia dell'aborto e poi il problema della donna e dell'emancipazione, sono tutte cose che hanno portato avanti i radicali, cosa crede? Ah, io su queste cose sono daccordo, per me la donna deve avere gli stessi diritti dell'uomo, che diamine, siamo mica Zulù, la donna è ora che cominci a andare fuori di casa, a lavorare, a farsi valere, siamo mica più nell'800!"

Giovanna sospira: "Anch'io quando andavo a lavorare ero più contenta e poi portavo i soldi in casa, si stava meglio, purtroppo oggi trovare lavoro è sempre più difficile per un uomo, figurarsi per una donna, c'è la figlia di una mia amica, sono 3 anni che è diplomata e tre anni che è a spasso.

Anche mio figlio, quest'anno va all'U-

ricominciare daccapo senza tante storie. Un pò di gente intelligente, come dico io, che sapesse dirigere bene le cose e vedrebbe che l'Italia cambierebbe da così a così". Ma Giovanna non è convinta: "Io non lo so, a me la violenza mi ha sempre fatto paura, ne abbiamo avuta fin troppa, e non è che con le guerre si sia mai combinato niente di buono. E' come in famiglia, finche si litiga e si grida non ci si capisce e non si ottiene niente, ma quando ci si mette intorno a un tavolo a discutere, a ragionare, poco per volta le cose si aggiustano da sè. Certo ci vuole un pò di buona volontà da parte di tutti".

Sì, Giovanna, ci vuole molta buon:: volontà, e proprio per questo e perchè il viaggio sta per fmire e probabil mente non ti rivedrò più nè risentirò più le espressioni del tuo tranquillo buon senso, mi auguro e ti auguro che questa tua figlioletta bruttina e spaurita diventi bella allegra coraggiosa e abbia un avvenire migliore e una possibilità di scelta.

GENTE FRA NOI f D3 o 11 1,1TE]1111,1111111111111 Znatdeilliall'ILIZINI 4.14 a iitill ! fi21 e iiù al i Jfill jli .4 iJI:110 21 Lidligigglia"''' '`F3 179113(.14 h'e :11111L9111-28,4 "liii' li T, l, i. .., ji„,, , -,,, 911ffingerff ill !MORO ifrithkili, ,-22,20 _11-0J-gi ' i I 2E /Nlilleilaigi 12, 191 .dt.2_51,,, •.•9,3talrfTrr W, 11!,i 1 ,1::":3i-v-n1t9 2, s ii ji. t 11 , ‘ ,r„ 10~0°'
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na, ci sembra altamente positiva e considereremmo imperdonabile non tenerne conto. Non che si voglia fare del Parco' Lambro un compendio di « HYDE PARK-PRATER-BOIS DE BOULOGNE - GIARDINI DI VILLA TARANTO », ecc. ecc., ma vivendo in questa fortunata zona della città e che della realtà di questa ci sforziamo di interpretarne anche le più semplici ed assennate richieste, ci sentiremmo largamente premiati se potessimo vedere realizzate anche solo una parte di queste proposte (non certo costose) nella prospettiva di vedere arricchita l'encomiabile operazione « MILANO VACANZE 1977 » di una nuova e congeniale sede qual'è questo vastissimo polmone di verde che può e deve aiutare MILANO a respirare meglio.

S.O.S. ARTE

Riceviamo con la posta i testi del pittore Rinò che qui volontieri pubblichiamo. Intitoliamo questo servizio "SOS" perchè ci sembra che appaia evidente uno stato - probabilmente generale - di sconnessione, tra l'artista e il quartiere.

Una sorta di slegamento tra pubblico e pittore, cui contribuisce fortemente la società dei consumi. Da anni ne deriva l'appello di Rinò, e chissà quanti silenzi e rinunce da parte di altri.

"La nostra realtà" invita gli artisti, i pittori più o meno nascosti della zona a-farsi vivi, a partecipare.

A questo prpposito c'è molta confusione proprio per questo motivo, molti appassionati di questa espressione di cultura sono sbalzati di quà e di là ed arrivano al punto di non capirci più niente.

Vi sono quadri dappertutto, di pittori più o meno validi con quotazioni più o meno veritiere. Chi fa queste valutazioni? I venditori' di bancarella sui mercati i negozi di cornici, le finte gallerie o quelle poco serie che vivono sulle spalle del pittore sprovveduto? Oppure alcuni cataloghi d'arte fasulli? secondo un punto di vista logico, a tutte queste domande dovrebbe esserci una risposta onesta e concreta che tuteli non solo il collezionismo ma anche il cittadino non esperto e che per la prima volta si accosta al mondo della pittura. Nel nostro quartiere, di questi problemi se ne parla pochissimo e non per mancanza di artisti, ma perchè non c'è sensibilità culturale nelle intenzioni di chi potrebbe divulgare questa forma di cultura.

Vogliamo scoprire insieme gli artisti del nostro quartiere?

In questo numero Vi presentiamo un pittore valido, giovane ed attivo: « RINO » - Pittore autodidatta, nato a Milano nel 1938Giovanissimo, spinto dal desideri, espressivo del colore, dipinse a scopo personale per diversi anni,- seguendo varie tendenze pittoriche. Un artista operoso, attivo, pieno di carica vitale e di en-

tusiasmo, dal pennello consumato, evolve le sue ricerche nell'ambito di un surrealismo d'avanguardia che ci lascia stupiti sul piano compositivo per certe preziosità del segno, traendone dei virtuosismi avuti, inquietanti allo scopo di isolarsi completamente da un mondo in cui non c'è più niente da scoprire. Notiamo con interesse che RINO riesce ad immettere una particolare intensità di vita sentimentale anche agli oggetti più inerti, nell'ansia di scoprire nuove sensazioni attraverso composizioni suggerite dalla più sconcertante fantasia. Nel tema ecologico-sociale, egli analizza minutamente i suoi stati d'animo per trarne le sue ricerche nel mondo delle immagini tenacemente sospese tra il simbolo e la realtà.

Sul piano compositivo e tecnico, oltre ad un cromatismo valido ed un singolare linearismo grafico. va ammirata nella pittura di RIN0<un armonioso rapporto tra forma plasticamente ben calibrata e spazi prospetticamente ben definiti, che sono le premesse più significative all'affermarsi della sua Arte. Convalidato da diversi critici, svolge una attività artistica intensa. Premiato nei concorsi internazionali più importanti ed anche dal Comune di Milano. Ha allestito collettive e personali in varie città. È presente in permanenza in diverse Gallerie d'Arte e presso collezioni private. È stato citato su quotidiani e riviste specializzate. È iscritto al Club « Milano Nostra » - Complimenti, quindi, al nostro pittore.

Abbiamo avuto già occasione di parlare sul nostro giornale di questo bellissimo parco che oltre ad essere patriMonio di tutta la città è anche t vanto degli abitanti della nostra zona e t se intendiamo riprendere il discorso non è certo per mancanza di argomenti ma bensì per i tanti motivi che, oltre alla positiva e recente esperienza varata dalla Giunta Comunale con l'operazione « Milano Vacanze » al parco Sempione, rendono di palpitante attualità l'esigenza di un nuovo modo di concepire l'importanza di questa zona di verde pubblico. Se ci limitassimo a questo punto ad elencare le cose che andrebbero fatte e suggerirne i modi di farle rischieremmo pure noi di metterci in coda pazientemente dinanzi alla interminabile fila di problemi che ancora attendono soluzione e magari hanno carattere di priorità su questo, ma se al contrario coinvolgiamo tutti i cittadini a fare propria questa esigenza di rinnovamento stimolando quelle forme di associazionismo e volontarismo che purtroppo la società dei consumi ha tentato di bandire dal nostro modo di vita, noi renderemmo senz'altro un grande servizio alla collettività intera. Ci è capitato di passeggiare fra quei viali nella quiete di queste domeniche di fine agosto, niente macchine in giro, (e questo divieto che dura solo 4 mesi all'anno è per noi un'assurdità spaventosa), molti ragazzini e non più tali, in bicicletta inanellavano giri su giri godendo di quella libertà di movimento che non offrono di certo le altre strade cittadine, gruppi di giovani in perfetta tenuta calcistica tentavano con impegno sui campi liberi di imitare i loro beniamini delle future domeniche, quarantenni o giù di lì in tuta da allenamento e scarpette adatte passavano accanto a noi serissimi ed impegnati nella marcia o nella corsa più che se fossero in attesa d'essere convocati per le prossime Olimpiadi, i bambini più piccoli queste cose non le capivano e preferivano farsi portare tranquillamente nei loro passeggini; sulle rive del laghetto qualcuno armeggiava attorno ad esche miracolose nella certezza di poter catturare in quel misero pozzetto d'acqua chissà quali favolose prede, ed infine si vedevano molte persone che se ne stavano semplicemente sedute in un angolo ombroso a leggersi il loro giornale. Qualcuno potrà anche sorridere di fronte a questa immagine « bucolica » che non si intona certo con il ritmo stressante impostoci dalla città in cui viviamo e i motivi del suo scetticismo non farebbero difetto di certo, ma noi che siamo, nonostante tutto degli inguaribili ottimisti non disarmiamo e accettiamo la sfida.

per un giorno alla settimana in un mondo fatto a misura per loro. Però, a questo punto qualcuno sarebbe portao a credere che l'intero parco sia abiato da soli bambini e quello che s'è detto finora serva esclusivamente a loro. Noi non la pensiamo così, e, a parte il fatto che il fare alcune delle cose che ci siamo sentiti chiedere andrebbe senz'altro a beneficio di tutti non è detto che ci si debba per forza fermarci a queste. Un concerto della banda municipale o di quella dell' A.T. M . , TUTTE LE DOMENICHE (tempo permettendo) quanto l'apprezzerebbero!!!! qualche campo di bocce Si parla molto o poco di arte?

Ci si dirà: ma che razza di ossigenazione c'è in questo parco attraversato dal Lambro inquinato, schiumoso e puzzolente? D'accordo! Ecco uno dei tanti problemi primari che vanno presi a due mani e « RISOLTO » perchè gli strumenti per farlo ci sono e la volontà politica NON DOVREBBE MANCARE. A meno che qualcuno riesca a farci credere che i fiumi si inquinano da soli. E ancora: com'è possibile che un parco così vasto e che nelle domeniche d'estate ospita una marea di gente sia totalmente sprovvisto di servizi igienici, sia dotato di 2 sole fontanelle e abbia solo una decina di cestini portarifiuti dislocati in posti introvabili? Quando un bambino (e sono migliaia) deve fare i propri bisogni cos'altro può fare se non collaborare all'inquinamento del Lambro o di

Talvolta l'amore per la natura può nascere anche dal semplice fatto di conoscere per nome un cespuglio, un fiore, un albero il suo luogo di origine.

E per far giocare i bambini? Credete che basti lasciarli liberi di entrare nei prati (sempre e solo alla domenica per 4 mesi perchè nel restante periodo dell'anno nei prati si parcheggiano le macchine) a rincorrere una palla, di scorrazzare nei viali sulle loro biciclette o di attendere il turno per fare il giro in carrozzella? Occorrerebbero altre attrezzature per i più piccini, centri di animazione per tutti, spettacoli di burattini, un piccolo parco zoologico (non dimentichiamo che anche un cavallo oggi sta diventando una rarità) qualcosa che li faccia sentire almeno

per i tanti appassionati di questo tipico sport popolare o un angolino tranquillo dove sia ancora possibile gustare in santa pace un buon bicchiere di vino (non solo a denominazione d'origine ma anche a prezzo controllato) e magari fare una partita di scopa, tutto ciò servirebbe certo a richiamare ad una diversa visione del tempo libero tutti i vecchi frequentatori del parco che se ne erano allontanati delusi e chi ancora considera inevitabile attendere nel chiuso della propria abitazione il segnale d'inizio T.V. Soltanto adesso però ci accorgiamo di non aver tenuto fede alla promessa fatta all'inizio di questo articolo e di esserci lasciati prendere pure noi la mano dalla mania di fare proposte e di dare suggerimenti. Non ce ne vogliano per questo gli "ADDETTI AI LAVORI" viviamo in tempi particolarmente difficili e questa esigenza di ritrovarci insieme, di poter respirare con altri, sia pure per un solo giorno della settimana, un'aria diversa da quella di tutti i giorni in un ambiente aperto e ricco di iniziativa così diverso dalla ripetitività quotidia-

quelle rogge di acqua stagnante che sono solo ricettacolo di topi grossi come leprotti. E quando ha sete? Abbiamo visto code alle fontanelle che facevano invidia a quelle della posta per ritirare la pensione e servirsi dell'unico spaccio che vende bibite non è certo più agevole. Non parliamo poi delle panchine che da anni non sono più state sostituite dopo che gruppi di vandali le avevano rese inservibili!! E la collina, che così faticosamente riesce a tenere in vita gli alberelli piantati tempo fà ed ogni giorno deve lottare perchè i patiti del motocross non gliene sradichino qualcuno! A proposito di piante, ci risulta che in Italia si celebra ancora la « Festa degli alberelli » perchè non si invitano le scolaresche della zona a collaborare anche nel parco a questa meritoria azione? Noi siamo convinti che poi da grandi saranno proprio loro ad avere maggior rispetto del patrimonio comune e chiedere nel contempo alle autorità competenti di affidare il compitoad un esperto di botanica perchè faccia applicare delle targhette con l'esatta denominazione sulle tante specie di piante che ai troppi sono ancora sconosciute e che invece ora vorrebbero meglio conoscere.

Il dibattito e l'informazione nella zona sul piano regolatore generale

E' UN METODO P.R.G.

La domanda ci è venuta spontanea dopo aver seguito il dibattito che si è sviluppato nella zona sul PRG nei mesi di giugno e luglio.

Già da maggio una vasta serie di consultazioni e dibattiti si erano aperti nella città per consentire entro luglio al Consiglio Comunale di raccogliere tutte le osservazioni. Come è noto il dibattito conclusivo è stato poi spostato ad ottobre.

Importante era investire in tutta Milano le forze politiche, le organizzazioni sociali e tutti i cittadini in un dibattito circa il futuro delle città. Anche il nostro Consiglio di Zona sviluppò una serie di iniziative. Ben quattro furono le riunioni della Commissione Urbanistica e tre le assemblee popolari. Strumenti quindi sufficienti per una informazione pubblica anche circa le posizioni e le valutazioni che del PRG davano le forze politiche. Il dibattito si sarebbe dovuto concludere in una riunione del Consiglio di Zona il 21 luglio.

Ebbene sia nelle quattro riunioni di Commissione che nelle tre assemblee ci furono osservazioni di merito circa alcune scelte che per la zona erano state proposte e ci si limitò ad illustrare i criteri metodologici usati nella redazione del PRG. Molto bene e molto giusto, però quello che ci sembra sia mancato fu il confronto (salvo forze nell'assemblea di V. Venini) circa le valutazioni complessive e quindi politiche, che i partiti davano del Piano stesso. Noi ritieniamo che un dovere democratico debba essere proprio

quello di informare i cittadini, specialmente se i giudizi hanno un carattere critico.

La sorpresa è stata perciò quella di scoprire valutazioni notevolmente diverse nella riunione conclusiva del Consiglio di Zona, che forse anche per questo si concluse alle tre del mattino. Su diversi punti infatti soprattutto il gruppo DC aveva espresso perplessità o pareri critici riguardanti le strutture parrocchiali scolastico-ricreative da considerarsi come aree private anzichè di interesse collettivo. (su questo ci interesserebbe conoscere meglio anche le posizioni del PSI) la scarsa democraticità che il Comune avrebbe seguito nell'elaborazione del PRG, l'ubicazione a Muggiano di una zona di sviluppo industriale, la non avvenuta localizzazione di strutture come l'università, la Fiera campionaria e le Carceri che potrebbero poi stravolgere il Piano stesso, ed altre ancora.

Non vogliamo qui (e non spetta a noi) entrare nel merito delle critiche sollevate, può darsi che siano pienamente motivate e mosse da intenti costruttivi; ma proprio perchè non discutiamo di questo, ci chiediamo come mai nelle precedenti sette riunioni non erano state formulate e non si era quindi cercato di mettere anche tutti i cittadini in condizione di conoscere le diverse posizioni? Riteniamo che agli abitanti della zona 10 interessa certo sapere se un isolato è previsto in B2 e se la tangenziale a raso passerà per Via S. Mamete, ma anche discutere ed essere informati delle linee gene-

rali dello sviluppo delle città e dei giudizi che di esse danno le forze politiche, anche per cercare attraverso possibili soluzioni unitarie.

Eludere questo confronto ci sembrai proprio sfuggire ad un preciso compito di democrazia, se davvero voglia-

PICCOLE IMPRESE E SINDACATO

Affrontare un discorso sul rapporto fra lavoratori artigiani e Sindacato non è impresa facile, sembra infatti che per molte categorie di questa grande varietà di « mestieri » il rapporto con il Sindacato, se esiste, si riduce solo ad un controllo sulla busta paga ed eventualmente sulla liquidazione. E ovvio che questo rapporto sterile, che porta il lavoratore artigiano ad avvicinare il Sindacato in maniera individuale, e solo in casi di estrema necessità, non può certo condurre alla soluzione di quei problemi che investono gli artigiani specialmente in questi momenti di recessione. Cessando le piccole aziende le più esposte alla crisi i lavoratori artigiani, saranno ancora più indifesi se non riusciranno a trovare un loro ruolo ed un loro peso all'interno della vita sindacale.

Significativo a questo proposito è quanto stà accadendo in questi giorni a Seveso: i 170 lavoratori della ICM ESA in lotta rappresentano la forza trainante di tutta una serie di rivendicazioni di portata e responsabilità molto gravi data l'eccezionalità della situazione. Degli oltre 500 lavoratori che sono anche essi direttamente coinvolti dalla « nube » (ed il numero è certamente destinato ad aumentare) invece non si è ancora sentita la voce.

Questo fatto è certamente significativo e può valere ad esempio per tutte le occasioni di grosse fabbriche in lot-

ta. Ad ogni fabbrica corrisponde infatti una miriade di imprese artigianali che provvedono a tutta una serie di servizi complementari e primari e che occupano un numero rilevante di lavoratori. Vale anche la pena di ricordare a questo proposito che le grosse aziende appaltano a piccole imprese che spesso sono di proprietà di dirigenti stessi delle aziende appaltatrici (anche se il loro nome, ovviamente, non figura mai), tutta quella serie di lavori particolarmente gravosi e nocivi che avrebbero difficoltà ad eseguire in proprio, in quanto il Consiglio di Fabbrica chiederebbe precise garanzie di sicurezza. Le piccole imprese invece, sfuggendo a queste richieste, a questi controlli e speculando sulla vita stessa dei lavoratori, sono numerosissimi gli incidenti mortali fra queste categorie, riescono sempre a svolgere il proprio lavoro eludendo i controlli sindacali.

Si potrebbe osservare a questo punto che dovrebbero essere i lavoratori artigiani stessi ad organizzarsi ed iniziare a risolvere così i problemi, ed è qui che arriviamo al centro della questione.

I lavoratori che in un'azienda non arrivano al numero legale di quindici non hanno nessuna possibilità di organizzarsi sindacalmente. Per cui le aziende artigiane, che godono di una serie di agevolazioni perchè considerate nel loro insieme una componente

fondamentale della nostra economia, nel loro attivo possono contare anche questo, mentre i loro dipendenti non possono organizzarsi neppure per garantirsi il posto di lavoro. In questo senso anzi sono continuamente sottoposti alla volontà del proprio datore di lavoro. che ha la più ampia facoltà di assumere o licenziare senza il minimo controllo.

È significativo inoltre notare che spesso gli imprenditori artigiani piuttosto che portare il numero dei lavoratori a questo fatidico tetto di quindici preferiscono aprire, magari valendosi di un prestanome. un'altra azienda, avendo così un numero di lavoratori maggiore di quindici, i quali però non possono collegarsi nel loro insieme.

Certamente è una situazione questa destinata a mutare, già oggi esistono piccolissimi nuclei di lavoratori artigiani che si ribellano a questo stato di cose ed iniziano a organizzarsi diversamente cercando un contatto con altre piccole aziende della stessa categoria e con i sindacati, ma la lotta comunque non è sempre facile. C'è, da una parte, la possibilità per questi lavoratori di essere licenziati immediatamente (e nei confronti dei datori di lavoro non è possibile alcuna accusa per comportamento antisindacale), e c'è dall'altra parte una certa difficoltà da parte dei Sindacati ad accettare le richieste di intervento (motivata anche dalla scarsa possibilità di lotta e di mobilitazione dei lavoratori artigiani).

Indubbiamente comunque c'è un ritardo da parte delle organizzazioni sindacali nei confronti di questi lavoratori. Ritardo che sicuramente ha le sue motivazioni storiche valide, ma che è urgente superare per andare incontro alle necessità di quei lavoratori che, pur isolati, sentono di riconoscersi nel movimento dei lavoratori nel suo insieme, di partecipare attivamente alle sue lotte, e non essere destinati a rimanere degli emarginati, degli spettatori, ma essere protagonisti della evoluzione del Paese.

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mo la partecipazione ed il decentramento, e non tendere a rinchiudere il reale dibattito in ambiti ristretti; a meno che, ci sia perdonata la malizia, si abbia timore del confronto.

È da queste considerazioni quindi che partiamo per chiedere a tutti e so-

prattutto alla DC: Vi sembra si sia usato un metodo corretto? Ricordiamo che il nostro giornale aveva in luglio dedicato l'inserto speciale sull'argomento, e che le nostre pagine sono sempre aperte al dibattito.

si mangia bene alla Trattoria

CORRETTO?
cr:
A.M.
Giammarco Cravero

Le biblioteche popolari nella battaglia delle idee.

Negli ultimi tempi Milano ha visto svilupparsi un dibattito piuttosto ri co non solo sulla cultura in generale, ma anche sulle biblioteche e scii loro compiti.

Per comprendere il senso di questo dibattito è opportuno riferirsi alla realtà del decentramento che, iniziando una nuova prassi, suscita nuovi schemi sociali e culturali, fondati sulla partecipazione, sulla gestione sociale e sulla creatività.

In questa situazione « cultura non è più un astratto dialogare sui grandi del passato, ma un riflettere sulla nostra realtà concreta e soprattutto riflettere per cambiare. Questo flitto, più che implicare una variazione rispetto ai contenuti tradizionali, richiede un capovolgimento del nostro modo di gestirli, nella misura in cui ci troviamo a rendere attiva e operante una cultura che troppo spesso è rimasta sepolta fra carte polverose.

Le biblioteche in molti luoghi conservano ancora l'impronta di una gestione ormai anacronistica. Con tutto ciò la legge regionale 41 della regione Lombardia apre diverse prospettive concrete e stimolanti di cui diamo qualche cenno.

COMPITI DI UNA BIBLIOTECA: l'articolo 2 indica come prioritari i seguenti: diffondere l'informazione, stimolare l'educazione permanente. diffondere la conoscenza delle tradizioni locali, contribuire all'attuazione del diritto allo studio ... Vale a dire viene posto l'accento sui fattori sociali e educativi, al di là delle facili tentazioni di ogni velleitarismo efficientistico.

LIBRI: restano pur sempre il baricentro di una biblioteca, ma in questa prospettiva devono essere acquistati con una logica precisa, funzionale alle vere esigenze della comunità in cui si opera.

AUDIOVISIVI: (art. 13) sono stru-

Una serigrafia darte

menti culturali che una biblioteca deve possedere al pari dei libri, per uso individuale e collettivo.

PERSONALE: (art. 9-13). deve essere qualificato non in vista dello squallido lavoro d'ordine a cui troppo spesso un bibliotecario è costretto, ma al fine di esercitare una attiva consulenza per tutte le organizzazioni culturali della zona, scuola compresa. La sperimentazione di nuove tecniche di animazione e di documentazione rientra nei compiti del bibliotecario, ai sensi della legge.

L'art. 5 definisce che « la gestione culturale delle biblioteche è affidata a una apposita commissione », dotata di poteri effettivi.

L'eSistenza stessa di questa commissione implica un rapporto nuovo con la cultura, nella misura in cui ogni scelta non cade dall'alto, ma emerge da un dibattito.

Naturalmente, ad evitare velleità elitarie e campanilismi, è necessario che la discussione sia sempre allargata, passando dai problemi delle biblioteche a quelli complessivi dei Consigli di zona e della città intera, almeno per quanto riguarda la dimensione culturale.

Le prospettive aperte dalla legge regionale possono sembrare (e forse di fatto sono) piuttosto utopistiche rispetto alla situazione reale del sistema bibliotecario milanese, ma non dobbiamo dimenticare che varie esperienze sono già state fatte anche nella nostra provincia. Nelle stesse biblioteche milanesi si sono già realizzati alcuni felici tentativi (Allori, Baggio ).

Ciò che conta al momento è il fatto innegabile che il problema della politica culturale sta cominciando a porsi concretamente in termini di decentramento.

La redazione de "La nostra realtà" ha deciso di dare alla stampa una serigrafia d'arte eseguita presso la Cascina del Guado, riproducendo da un soggetto di Simonetta.

Le copie, numerate e firmate, saranno poste in vendita durante una mostra e l'intero incasso verrà destinato al sostentamento del giornale. Nella foto: la riproduzione del soggetto (formato reale cm. 70x100).

Comunicheremo successivamente la data e il luogo di questa manifestazione artistica.

Questo e il fascismo in Cile

ottomila prigionieri politiciseimila scomparsi centottantamila espulsi dal paese ottanta campi di concentramento e centri di tortura

- 20% di disoccupazione

- 150.000 capi di famiglia con un salario equivalente a quindici dollari al mese il record mondiale dell'inflazione nel 1974 (375,9% ) e nel 1975 (340,7) ; nei primi cinque mesi del 1976 il 69,7%

- la diminuzione del 15% del prodotto nazionale lordo (il calo più notevole degli ultimi 40 anni dell'economia cilena)

- un deficit nella bilancia dei pagamenti equivalente a 946,1 milioni di dollari

- il "peso" svalutato 19 volte nel 1976. Un dollaro valeva il primo

gennaio 8,50 pesos, oggi 13,90 - una forte caduta della produzione. Ecco alcuni esempi:

1972

pasta alimentare 91.800 tonn.

sigarette 8.868 milioni

cemento 1.408.000 tonn.

birra 229.300.000 litri

gas liquido 853.600 tn.c.

benzina 1.659.900 m.c.

1976

pasta alimentare 51.100 tonn.

sigarette 6.602 milioni

cemento 779.000 tonn.

birra 63.300.000 litri

gas liquido 768.400 m.c.

benzina 1.103.700 m.c.

- perdita del poteie d'acquisto: mentre lo stipendio di un impiegato pubblico è cresciuto dal

1973 di 74 volte, alcuni prezzi di prodotti sono cresciuti secondo la seguente proporzione:

pane 345,5 volte

trasporti 250 riso 412,5

zucchero 516,6 19 olio 338,8

- una denutrizione infantile fino all'80% in alcuni quartieri (San Miguel in Santiago; in alcune città della provincia di Arauco)

- la brusca fine della gratuità dell'assistenza scolastica e sanitaria

- la svendita dalle imprese imperialistiche multinazionali delle ricchezze di base del paese (rame, ferro, carbone ecc.)

- il ritorno ai monopoli delle grandi industrie e delle banche.

Nota di Medicina

LE MALATTIE DELLA PELLE:

IL CASO DI SEVESO

Alcuni anni fa, in provincia di Bolzano, i medici riscontrarono sulla pelle di oltre 300 bambini delle chiazze bluastre. non riferibili ad alcuna nota malattia dermatologica. che furono chiamate « macchie blu o macchie di Chizzola », dal nome del paese, nel quale per primo vennero osservate.

Questo è il titolo di un libro fotografico apparso in questi giorni in edicola ed in libreria. Libro che racconta attraverso oltre 200 fotografie e brevi testi di commento i 50 giorni della passata campagna elettorale che il fotografo MARIAN SKUBIN ha passato girando il paese e fotografando tutto ciò che d'interessante poteva succedere e colpire gli italiani che si preparavano ad andare alle urne. Libro politico dunque e non solo documento.

Impaginato da ANTONIO SOCCO L, cc... testi di M. GRAZIA MARCHELLI e posto in vendita al prezzo contenuto di duemila lire, vuole essere un nuovo modo di offrire la fotografia al pubblico.

Penso che questo sia il significato più valido del libro, ed in questo senso deve andare l'elogio al fotografo che non ha ceduto al violento sensazionalismo della fotografia vedano a questo proposito le immagini del Frittli) ma è rimasto nel decoroso rigore della cronaca.

E' forte la tentazione di polemica con i "baroni" della fotografia, che, avvallati dalle grandi case editrici, hanno sempre lasciato fuori dalla porta la fotografia intesa come cul-

tura politica e popolare destinata a tutti e destinata a durare perchè parte della nostra vita di tutti i giorni, e non come evento eccezionale.

Ci auguriamo comunque che questo libro non resti un esperimento isolato, ma che sia il primo passo per far trovare alla fotografia il suo giusto posto nella vita politica e culturale dei lavoratori e delle masse.

Sulla zona gravava da tempo una densa cortina di fumo, prodotto da una fabbrica di alluminio. ricca tra l'altro di acido fluoridrico. Si avanzò l'ipotesi (mai provata e mai smentita) che le macchie cutanee fossero in qualche modo in relazione con l'acido. Le macchie blu di Chizzola, divenute famose in tutto il mondo dermatologico, rappresentarono un preoccupante avvertimento sulle malattie cutanee di massa da inquinamento.

Il crimine di Seveso (a questo punto è assurdo parlare di incidente) ha provocato in centinaia di persone vari tipi di manifestazioni cutanee: I) ustioni di I e II grado (arrossamenti e bolle) sulle superfici cutanee venute a contatto con le sostanze tossiche; 2) fotodermatiti: cioè dermatiti dovute all'azione combinata del sole e dei tossici e percìo localizzate sulle zone di pelle esposte alla luce. Sono le manifestazioni più gravi; 3) papule, pustole, cunedoni a sede follicolare o più profonde manifestazioni tipiche in parte della cosidetta acne clorica (nota come malattia professionale, che compare nei lavoratori che sono a contatto con elementi chimici dorati). Le malattie cutanee sono dovute non solo alla diossina (della cui azione tossica sulla cute non si conosceva praticamente nulla), ma anche ad altri tossici (es. tetraclorobenzolo, tetraclorofenolo), derivati

Diamo, su questo numero di « La nostra realtà », la parola al dermatologo, prendendo spunto dai gravi fatti di Seveso. Ricordiamo inoltre ai nostri lettori che possono inviarci quesiti di medicina: risponderanno, oltre al dermatologo Prof. A. Giannetti, anche il Prof. F. Saibene (chirurgo) e il Dott. G. Zanusso (psichiatra).

Comune di USANO MADERNO Comune di SEVESO

I Sindaci di Cesano Maderno e di Seveso dichiarano la zona dellmitata con cartelli e palificazioni i• •

ZONA INQUINATA 7;!

e pertanto ORDINANO

E' ASSOLUTAMENTE VIETATO il consumo di verdure, ortaggi, frutta, e altri vegetali, uova, latte anche se bolliti e loro derivati, carni di ogni genere provenienti da questazona.

E altresi VIETATA lasportazione dei prodotti e l'allontanamento di animali sopraddetti domestici e di allevamento attualmente presenti in questa zona.

dal triclorofenolo.

Anche se la maggior parte delle lesioni cutanee sono regredite, si ritiene necessaria una serie di controlli nei prossimi mesi, perchè nulla si conosce sugli effetti a distanza dei tossici sopra ricordati.

Le dermatiti da diossina rappresentano un tipico caso di dermatiti da contatto, che costituiscono la più frequente tra le malattie professionali (circa il 25%) e delle malattie cutanee in generale.

Come per la nube di Seveso, anche per tutte le dermatiti da contatto (professionali e non), la medicina curativa mostra limiti ed impotenze assoluti e ripropone in termini chiarissimi la necessità di lavorare per una nuova medicina: quella preventiva, intesa come parte di quella prevenzione politica, sociale e culturale necessaria per eliminare i mali del paese.

50 GIORNI DA RICORDARE FOTOGRAFIE: MARIAN SKUBIN TESTI: M. GRAZIA MARCHELLI IMPAGINAZIONE: ANTONIO SOCCOL EDITORE: PASS EDITRICE PREZZO L. 2.000
50 GIORNI DA RICORDARE

È ormai uno stanco rituale: ad ogni inizio dell'anno scolastico le stesse disfunzioni ritardano e, ormai da diversi anni, rendono sempre più caotico il primo mese di scuola. Per molti alunni l'anno scolastico prende un'avvio regolare in novembre e addirittura in dicembre: mancanza di aule, ritardi nelle nomine degli insegnanti, trasferimenti degli insegnanti dopo uno o due mesi di scuola sono tra le cause principali di questi ritardi. L'inizio dell'anno scolastico vedrà anche il personale della scuola impegnato in agitazioni sindacali per il rinnovo del contratto di lavoro già da tempo scaduto. È naturale chiedersi a questo punto se le disfunzioni della scuola debbano essere considerate alla stregua di improvvise calamità naturali e se possano e quindi debbano essere affrontate e risolte. Non è concepibile che il ministro Malfatti debba attendere il mese di ottobre per discutere con i sindacati della scuola il rinnovo del contratto, né si può comprendere la lentezza con cui è stata finora affrontata la situazione degli insegnanti precari che non sanno all'inizio di ogni anno dove andranno a insegnare. Un altro grave problema è la carenza di aule scolastiche. La limitatezza degli stanziamenti per l'edilizia scolastica e la lentezza nell'esecuzione dei programmi di spesa rendono molto difficile l'azione degli Enti Locali che, per reperire le aule sono costretti a pagare alti affitti a privati. Notevoli sforzi hanno fatto il Comune e la Provincia di Milano nel corso dell'ultimo anno per sanare le situazioni più gravi ma è chiaro che senza un intervento massiccio del Governo sono impossibili interventi organici adeguati da parte degli Enti Locali.

È indicativo al riguardo il caso dei libri di testo: ogni anno i librai protestano per il ritardo con cui i Comuni pagano i buoni-libro e già diverse volte hanno minacciato di sospendere la consegna. Queste carenze le conoscono bene i genitori che negli ultimi anni hanno vissuto l'esperienza difficile degli organi della gestione sociale della scuola e che partecipano con volenteroso impegno nell'attività della commissione scuola del Consiglio della Zona dieci.

Nell'attuale situazione è indispensabile che il Governo agisca prontamente per la soluzione dei gravi problemi della scuola e che altrettanto faccia l'Amministrazione comunale per quanto è di sua competenza: ma è altresì importante che i genitori, gli studenti, i lavoratori della scuola e i cittadini tutti sappiano apportare un contributo che può essere fatto di proposte e di indicazioni, ma, ove sia necessario, di vaste mobilitazioni.

Una scuola efficiente e nuova nelle strutture e rinnovata nei contenuti può rappresentare oggi uno strumento valido per contribuire a far uscire il Paese dalla crisi. Importanti sono le scadenze che si attendono nel mondo della scuola: l'istituzione dei Distretti e la riforma della scuola secondaria più volte rinviata; ulteriori rinvii non sono più tollerabili se non si vuole il completo fallimento della scuola italiana.

la nostra realta, 410 scuola 111 • w
V. Siciliano

DISTRETTI SCOLASTICI

ORGANI COLLEGIALI A LIVELLO DISTRETTUALE

Art. 9

Istituzione e fini del distretto scolastico

Su proposta delle regioni, che sentiranno gli enti locali interessati e gli organi dell'amministrazione scolastica periferica competente in cui pareri verranno allegati alle deliberazioni regionali, il territorio di ciascuna regione è suddiviso, con decreto del Ministro per la pubblica istruzione, in comprensori che assumono la denominazione di "distretti scolastici". I decreti dovranno indicare le sedi dei distretti. Con la stessa procedura si provvede alle eventuali, variazioni. 11 distretto scolastico realizza la partecipazione democratica delle comynità locali e delle forze sociali alla vita e alla gestione delli scuola nelle forme e nei modi previsti dai successivi articoli.

Esso opera per il potenziamento e lo sviluppo delle istituzioni scolastiche ed educative e delle attività connesse e per la loro realizzazione, con l'obiettivo del pieno esercizio del diritto allo studio, della crescita culturale e civile della comunità locale e del migliore funzionamento dei servizi scolastici. Il distretto scolastico ha autonomia amministrativa ed ha la gestione dei fondi necessari per il proprio funzionamento.

che organizzano sul piano nazionale i lavoratori dipendenti; due rappresentanti dei lavoratori autonomi residenti nel distretto, designati dalle organizzazioni sindacali maggiormente rappresentative sul piano nazionale; tre rappresentanti, residenti nel distretto, delle forze sociali rappresentative di interessi generali, di cui 1 designato dalla camera di commercio, industria, agricoltura e artigianato, tra gli imprenditori, e gli altri 2, designati dal consiglio provinciale, che siano espressione di enti, associazioni e istituzioni culturali, le quali per gli scopi perseguiti e i risultati ottenuti siano ritenute capaci di concorrere allo sviluppo e al miglioramento della scuola.

Del consiglio scolastico distrettuale fanno altresì parte 7 rappresentanti del comune, di cui 2 riservati alla minoranza, eletti, anche fuori del proprio seno, dal consiglio comunale del comune se esso coincide col distretto.

Quando il territorio del distretto si estende su più comuni il numero dei rappresentanti è elevato a 11, di cui 2 riservati alla minoranza.

Nei casi previsti dal precedente comma i consigli comunali compresi nell'ambito del distretto provvedono ad eleggere ciascuno 3 consiglieri, di cui I riservato alla minoranza, che congiuntamente eleggono i rappresentanti comunali nel consiglio scolastico distrettuale, garantendo la rappresentanza della minoranza.

la data nella quale si-svolgeranno tali elezioni.

Il presidente del consiglio scolastico distrettuale rappresenta il distretto, mantiene i rapporti per i problemi di comune interesse con i comuni, la provincia e la regione cui appartiene il territorio del distretto, nonchè con

interesse. A tali riunioni possono partecipare i competenti assessori comunali, provinciali e regionali, nonchè i rappresentanti dell'amministrazione scolastica periferica.

La giunta esecutiva prepara i lavori del consiglio scolastico distrettuale, fissa l'ordine del giorno e cura l'esecuzione delle delibere del consiglio stesso, Le funzioni di segretario del consiglio sono attribuite dal presidente ad uno dei membri del consiglio stesso.

Art. 12

Funzioni del consiglio scolastico distrettuale

rità delle diverse iniziative.

Inoltre il consiglio scolastico distrettuale formula proposte: logli, al provveditore • studi, alla regione, agli enti per quanto di rispettiva competenza, per tutto ciò che attiene alla istituzione, alla localizzazione e al potenziamento delle istituzioni scolastiche, nonchè all'organizzazione e allo sviluppo dei servizi e delle strutture relative, anche al fine di costituire unità scolastiche territoriali-nenie e socialmente integrate e di assicurare, di regola, la presenza nel .distretto di scuole dello Stato di ogni ordine e grado, ad e_ccezione delle università, delle accademie di belle arti e dei conservatori di musica;

Art. 11

Organi del distretto

L'organo di governo del distretto scolastico è il consiglio scolastico distrettuale.

Esso è composto come segue: .tre rappresentanti del personale direttivo in servizio nelle scuole ed istituti statali compresi nel distretto, eletti dal corrispondente personale in servizio nelle medesime scuole; cinque rappresentanti del personale docente di ruolo e non di ruolo in servizio nelle scuole ed istituti statali compresi nel distretto, eletti dal corrispondente personale in servizio nelle medesime scuole; i seggi sono assegnati in modo tale da assicurare di regola la rappresentanza dei diversi 'ordini di scuola esistenti nel distretto; un rappresentante del personale direttivo e uno del personale docente in servizio nelle scuole pareggiate, parificate, e legalmente riconosciute comprese nel distretto, eletti dal corrispondente personale in servizio nelle medesime scuole; sette rappresentanti eletti dai genitori degli alunni iscritti alle scuole statali, pareggiate parificate e legalmente riconosciute comprese nel distretto, riservando almeno un posto ai genitori degli alunni delle scuole non statali; tre membri non appartenenti al personale della scuola, residenti nel distretto, designati dalle organizzazioni sindacali più -rappresentative

Se in un comune sono istituiti più distretti, esso avrà sette rappresentanti per ogni distretto dei quali due riservati alla minoranza. Qualora nell'ambito del distretto non esistono scuole pareggiate, parificate o legalmente riconosciute i posti previsti per i rappresentanti di cui alla lettera c) vanno ad aggiungersi a quelli di cui alle lettere a) e b) e cade la riserva di cui alla lettera d), ultima parte. Il consiglio elegge nel proprio ambito il presidente a maggioranza assoluta dei suoi componenti; qualora non si raggiunga detta maggioranza nella prima votazione, il presidente è eletto a maggioranza relativa dei votanti.

Il consiglio può eleggere, nel proprio ambito, una giunta esecutiva. Essa è composta dal presidente del consiglio scolastico distrettuale, che la presiede, e da non più di altri quattro membri.

I compiti di segreteria sono svolti da impiegati appartenenti ai ruoli del personale non insegnante delle scuole ed istituti aventi sede nel distretto.

Il consiglio scolastico distrettuale resta in carica per un triennio. Esso si riunisce almeno ogni tre mesi; si riunisce, altresì, ogni qualvolta almeno un terzo dei suoi componenti ne faccia richiesta.

Le designazioni di cui alle lettere e), f) e g) nonchè l'elezione dei rappresentanti dei comuni sono richieste dal provveditore agli studi alle organizzazioni e agli enti interessati all'atto in cui vengono indette le elezioni dei membri indicati nelle lettere a), b), e) e d). La richiesta deve indicare

gli organi dell'amministrazione scolastica periferica e con le istituzioni scolastiche ed educative operanti nel territorio distrettuale.

I presidenti dei consigli scolastici distrettuali di uno stesso comune o di una stessa provincia possono riunirsi per esaminare i problemi di comune

Il consiglio scolastico distrettuale, entro il mese di luglio di ogni anno, elabora, nel quadro delle direttive gegerali fissate dal Ministro per la pubblica istruzione e previe opportune intese, anche attraverso una riunione annua alla quale possono essere invitati tre membri, compreso il presidente, dei consigli di circolo o di istituto, con gli organi competenti delle istituzioni scolastiche interessate, con il provveditore agli studi, con le regioni e con gli enti locali, nell'ambito delle rispettive competenze, un programma per l'anno scolastico successivo attinente: allo svolgimento di attività parascolastiche, extrascolastiche e interscolastiche ; ai servizi di orientamento scolastico e professionale, e a quelli di assistenza scolastica ed educativa; ai servizi di medicina scolastica e di assistenza socio-psico-pedagogica; ai corsi di scuola popolare, di istruzione degli adulti e alle attività di educazione permanente e di istruzione ricorrente ; al potenziamento delle attività culturali e sportive destinate agli alunni; ad attività di sperimentazione. In attuazione del predetto programma il consiglio scolastico distrettuale ha il potere di avanzare concrete specifiche proposte agli enti e organi competenti anche in ordine alla prio-

al Ministro per la pubblica istruzione ed al provveditore agli studi per la migliore utilizzazione del personale della scuola, fatte salve le garanzie di legge per il personale stesso; al Ministro per la pubblica istruzione, per l'inserimento nei programmi scolastici di studi e ricerche utili alla migliore conoscenza delle realtà locali.

Il consiglio scolastico distrettuale esprime parere ogni qualvolta ne sia richiesto dal provveditore agli studi, dalla regione o dagli enti locali, parere che è obbligatorio, quando si tratti di interventi attinenti al programma ma in esso non previsti.

Il consiglio scolastico distrettuale svolge i compiti di assistenza scolastica che siano affidati o delegati al distretto dalla regione, avendo di mira il coordinamento e l'integrazione delle attività assistenziali svolte• nel distretto con i restanti servizi scolastici, al fine della piena attuazione del diritto allo studio.

Il consiglio scolastico distrettuale predispone annualmente una relazione sull'attività svolta e sui risultati raggiunti e la invia al provveditore agli studi e al consiglio scolastico provinciale.

Il consiglio scolastico delibera il regolamento interno, il bilancio preventivo, il conto consuntivo nonchè in ordine dei mezzi fmanziari.

GLI ARTICOLI DELLA LEGGE SUGLI ORGANI COLLEGIALI RELATIVI Al DISTRETTI SCOLASTICI
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DEI GENITORI DEMOCRATICI MOMENTO DI AGGREGAZIONE (DEMOCRATICA) PER IL RINNOVAMENTO DELLA SCUOLA

IL PROGRAMMA DEI GENITORI DEMOCRATICI NELLA ZONA 10

I problemi contingenti e i temi di fondo della scuola nell'azione del Coordinamento della Zona 10 per l'anno scolastico 197 6/ 77

Sperimentazione e tempo pienoRinnovamento didattico e dei contenuti - necessità di un tipo nuovo di insegnanti e corsi di aggiornamento ecc., questi sono solo alcuni dei problemi della scuola che il Coordinamento dei Genitori Democratici della Zona 10 si è impegnato a sviluppare, dibattere e, portare avanti nell'anno scolastico 1976/77.

Impostare la battaglia su questi problemi di fondo non significa però che debbano essere sorvolati quelli che travagliano quotidianamente ogni singola scuola. Anzi saranno proprio questi ultimi che se posti all'interno del discorso più generale della riforma della scuola potranno agire come momento di presa di coscienza e quindi di coinvolgimento dei genitori.

Certamente non facile sarà il compito, come si può subito intuire, del Coordinamento alme-

no per due ordini di motivazioni.

Il primo perchè un impedirne serio e qualificato sia sui timi dl fondo che sui problemi spedfici presuppone una organizzazione capillare e preparata che oggi, purtroppo, non si ha.

Il secondo perchè la battaglia per il rinnovamento della scuola presuppone il coinvolgimento della stragrande maggioranza degli insegnanti e del personale della scuola, coinvolgimento che a tutt'oggi non c'è stato.

Pertanto la linea programmatica del Coordinamento, in corso di elaborazione, tenterà di sviluppare la sua azione sia verso la creazione di una organizzazione di massa, unitaria e sempre più democratica dei genitori (creando comitati dei genitori in tutte le scuole di ordine e grado), sia promuovendo assemblee, dibattiti, convegni, seminari ecc. sui maggiori temi di fondo della

scuola (sperimentazione e tempo pieno, medicina scolastica, didattica e contenuti, gestione sociale, democrazia nella scuola ecc.).

Perchè questa impostazione?

Perché sviluppando l'azione in questi due direttrici si potranno ottenere risultati positivi ed efficaci anche se probabilmente non a breve termine.

Una organizzazione forte, capillare, preparata permetterà una elaborazione unitaria e complessiva delle sue proposte, il non trovarsi isolata nel portarle avanti e permetterà soprattutto una presenza costante in tutti quei momenti (assemblee, riunioni ecc.) e in -tutti quegli organismi (consigli di scuola materna, di circolo, di istituto ecc.) che comporta l'avere stabilmente una visione generale e dettagliata sia allo sviluppo della battaglia di rinnovamento culturale che della azione pratica sui problemi contingenti. L'approfondire, il dibattere, invece, i temi di fondo (sperimentazione, tempo pieno, didattica e contenuti, gestione e partecipazione ecc.) servirà a far acquisire ai genitori, ai lavoratori, ai cittadini tutto il significato vero e profondo che sta alla base della crisi della scuola.

Quanto maggiormente i problemi della scuola verranno acquisiti, capiti, quanto più diventeranno parte integrante e sostanziale del patrimonio del movimento dei lavoratori, tanto più grande sarà la partecipazione e il contributo qualificato che questi (i lavoratori) porteranno alla battaglia per il rinnovamento della scuola.

Ma l'approfondire, il dibattere i temi di fondo dovrà costituire anche il coinvolgimento degli Insegnanti.

Il confronto con questi dovrà incentrarsi principalmente sul "ruolo" che hanno avuto ed hanno e sul come hanno concepito fino ad oggi la loro funzione

Il trasporto degli alunni passerà all'A.T.M.

L'importante decisione del Comune arrecherà al bilancio dell'Amministrazione una riduzione di spesa di 200 milioni in un anno. La decisione della giunta è stata presa in considerazione dell'aumento dei costi.

Il nuovo servizio avrà inizio il sedici settembre per le scuole materne e il 2 ottobre per le elementari. Gli autobus saranno utilizzati dalle scuole oltre che per il trasporto degli alunni anche per gite e visite dist razione Una diversa organizzazione del servizio permetterà di abbreviare i tempi di percorrenza.

L'iniziativa non può che essere valutata positivamente in quanto oltre ad arrecare un miglioramento al servizio è un contributo al risanamento delle casse del Comune.

e la funzione della scuola, ma soprattutto sulla necessità che la scuola ha oggi di avere un tipo nuovo di Insegnare che recependo i valori culturali nuovi emergenti della evoluzione politicosocio-culturale, anche se travagliata, della nostra società, si impegni, partecipi, dia il suo contributo fattivo, sia all'interno che all'esterno, alla battaglia per il rinnovamento e la riforma della scuola.

Un grosso sforzo dunque sarà fatto dal Coordinamento dei Genitori Democratici della Zona 10 ai problemi della scuola.

Sforzo che richiederà più adesioni e partecipazione e, poiché il Coordinamento non è un movimento spontaneistico o a carattere familiare, dovrà avere l'appoggio e il sostegno di tutte le forze politiche democratiche e particolarmente delle forze politiche più progressiste e delle organizzazioni di massa dei lavoratori.

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Franco Bellucci
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(-sUQ- DEMOCRAZIA NELLA SCUOLA SVILUPPOlg L'EFFICIENZA

Mi è stato chiesto di tracciare un rapido bilancio dell'anno scolastico appena trascorso e soprattutto di offrire delle indicazioni per quello che si aprirà trai poco. Mi limiterò ad alcuni accenni relativi al Circolo BottegoBrambilla evitando di toccare quei temi di ordine generale che angustiano il maggiore o minore misura tutte le scuole di ogni ordine e grado.

Per quanto riguarda l'edilizia, il nuovo anno scolastico si apre felicemente per il plesso di via Brambilla, dove è stata portata a termine la costruzione di un nuovo edificio, costituito da 25 aule, da numerosi laboratori, da una mensa e relativa cucina. Finalmente le lotte dei cittadini del quartiere sono state coronate dal successo, ponendo fine, oltretutto, alla pesante, vergognosa situazione rappresentata per anni dalle aule fuori sede di via La Salle e di via Cairoli, che rientrano naturalmente nel plesso di via Brambilla.

Putroppo note altrettanto felici non

si possono segnalare per via Bottego, dove le prospettive al riguardo rimangono piuttosto precarie.

Altro dato positivo è senz'altro costituito dallo stato dei lavori del complesso scolastico di via Cesalpino, che secondo caute previsioni dovrà essere approntato nel corso del 77/78.

Per quanto riguarda gli organi collegiali vorrei soffermarmi sul Consiglio di interclasse, che merita una particolare attenzione perchè a mio giudizio ha dimostrato di essere l'organo più agile: ci troviamo infatti di fronte a una struttura estremamente flessibile che può adattarsi al tipo di intervento di cui si ha bisogno. L'interclasse si organizza per classi parallele, per ciclo o per plesso e l'esperienza indica l'inopportunità di decidere una volta per tutte quale struttura adottare. La decisione presa di volta in volta consente, invece, una maggiore adesione della struttura al problema e ha in più il pregio di consentire una maggiore circolarità di conoscenza tra genitori

ed insegnanti. E evidente che I' interclasse per classi parallele è quella che assicura meglio lo scopo principale dell'organo stesso, cioè la elaborazione e la gestione del prodotto pedagogico. Ma è altrettanto evidente che problemi delicati come quelli dell'accoglimento è bene affrontarli a livello di primo ciclo, così come i problemi di rapporto con la scuola media (in generale, e in particolare con la locale scuola media, dove andranno praticamente tutti i licenziati di quella scuola elementare) è bene affrontarli a livello di secondo ciclo piuttosto che delle sole quinte. Così la gestione degli spazi, dei servizi, delle attrezzature non può essere che realizzatanell'interclasse di plesso.

In senso più generale credo che a proposito degli organi collegiali e dei Decreti Delegati siano opportune alcune considerazioni relative a certe critiche, nei loro confronti, che non esito a definire equivoche.

Sono critiche che ho letto anche su

questo giornale e che sono state mosse da persone che operano da tempo nella scuola. Qua e là non mancano di un qualche fondamento, specie quando intendono accusare di faragginosità e macchinosità i termini in cui sono stati configurati i nuovi organi collegiali: tutti d'accordo. Ma parlo di critiche equivoche nella loro ispirazione, in quanto si ispirano sotto sotto alla tesi secondo cui la democrazia è incompatibile con l'efficienza.

Di fronte a tali posizioni credo si debba e si possa, invece dimostrare concretamente che la democrazia non solo è compatibile con l'efficienza ma è l'unica via ad un'efficienza realmente corrispondente agli interessi delle masse popolari e del Paese e, nel caso nostro, agli interessi della scuola. È necessario, pertanto, reagire a critiche equivoche di tal fatta anche per sgombrare il campo da perplessità e scetticismi che si possono trovare in distacco dagli organi collegiali della scuola, con grave pregiudizio del pro-

[Là 21:13~. CI HA LASCIATO LA PIU' GRANDE EREDITA':

LA COSTITUDONE

NELLA PRIMA FIGURA VEDIAMO UN ERGASTOLANO CHE E, IN CARCERE DA 40 ANNI - NELLA SECONDA FIGURA CI SONO AL CUNI DETENUTI CHE SONO SALITI SUL TETTO PER PROTESTARE CONTRO LE CONDIZIONI DI VITA DEL CARCERE.

ART. 27 - Le pene non possono consistere in trattamenti con trari al senso di umanità e devono tendere alla rieducazione del condannato

SECONDO VOI LA CARCERAZIONE DEVE CONSISTERE ESSEN ZIALMENTE IN :

UNA DIFESA DELLA SOCIETA' O RIEDUCAZIONE UN PERIODO DI UNA PUNIZIO O NE O

DUE QUIZ SUGLI ARTICOLI DELLA COSTITUZIONE DELLA REPUBBLICA, ADATTI PER UNA SERIE DI RIFLVSSIONI SIA PER ADULTI CHE PER RAGAZZI.

cesso di democratizzazione tanto faticosamente avviato. Quindi occorre dare innanzitutto fiducia a coloro che sono interessati al rinnovamento e alla riforma della scuola italiana. Per anni e anni si è sentito tutto il peso di una situazione che non presentava alcuno spiraglio per una ripresa, per una via d'uscita dalla crisi: il peso di questa situazione, la sfiducia che ne nasceva l'hanno avvertita soprattutto coloro che sono stati maggiormente a contatto della scuola. Ebbene, oggi si può e si deve dare fiducia a quella grande occasione che è rappresentata dalla possibilità di partecipare al governo della scuola, risultato di lotte che d'altronde non si sono risolte sterilmente, ma hanno approdato a esiti positivi sostanziali. Fiducia e nello stesso tempo tensione; tensione perchè la battaglia è complicata, difficile, e terribilmente impegnativa.

Domenico Rosina Presidente Consiglio di Circolo Botte go - Brambilla.

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I dieci lunghissimi giorni del Festival provinciale dell'Unità si concludono oggi con una grande manifestazione durante la quale parlerà il compagno Armando Cossutta, della Direzione nazionale del PCI. Il comizio si svolgerà alle ore 17 in piazza del Cannone. Poi la festa dei comunisti milanesi continuerà ancora per qualche ora con i suoi dibattiti e i suoi innumerevoli spettacoli che dal 3 settembre ad oggi hanno richiamato qui nella cittadella centinaia di migliaia di cittadini. Un successo straordinario che un tempo incerto, a volte inclemente, non è riuscito a scalfire. Una realtà questa che sottolinea ulteriormente quanto fosse atteso dai milanesi. E quindi quanto il Festival sia ormai parte integrante del patrimonio culturale e ricreativo della città. Viene ormai "richiesto" dai cittadini.

Nota un compagno: "Se piove la gente apre l'ombrello, ma non se ne va". E' una battuta che racchiude però una verità incontestabile, la partecipazione al Festival, ai suoi dibattiti e ai suoi spettacoli - molti dei quali di alto valore artistico, unanimemente riconosciuto - è ogni anno sempre più elevata. Un'adesione che premia l'entusiasmo delle migliaia di compagni che al successo del Festival hanno sacrificato ogni minuto del loro tempo libero e a volte perfino giorni di ferie.

E il bilancio di questi dieci giorni di festa non può che ini-

LA COOPERATIVA

ziare con un rilievo; il Festival provinciale 1976 è stato ancora più grande degli altri anni grazie proprio all'impegno volontario di tutti quei compagni che con la loro fatica, il loro contributo concreto hanno permesso la sua realizzazione il suo svolgimento, in ultima analisi il suo arricchimento. Quest'anno più che nel passato la festa dei comunisti milanesi è stata aperta a tutti i contributi. Le tavole rotonde e gli incontri hanno sempre visto la partecipazione di esponenti politici democratici di ogni partito. Ad alcuni dibattiti su fenomeni sociali (tra gli altri quello sulla moda) sono stati chiamati ad intervenire anche gli "addetti ai lavori"; l'obiettivo, il filo conduttore organizzativo del Festival era infatti quello di trasformare ogni iniziativa in un momento il più possibile di interesse generale. Ecco allora la necessità - che è poi anche la spiegazione della vitalità del Festival - di essere sempre pronti a cogliere le esigenze, i problemi del momento. Un compito, questo, svolto soprattutto dall'equipe, formata da tecnici e giornalisti democratici, - del "Centro TV".

Ad esempio ieri a proposito di un'occupazione di case ad opera dei simpatizzanti di alcuni gruppetti, noti per il loro avventurismo che spesso sfocia nella provocazione, sono stati intervistati il vice sindaco compagno Vittorio Korach e l'assessore all'Edilizia popolare

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viale monza, 83

Carlo Cuomo. I visitatori hanno così potuto sentire dalla viva voce di due protagonisti della vita dell'Amministrazione comunale non solo il loro giudizio sull'iniziativa degli estremisti, ma anche quali sono le linee politiche di intervento della giunta per far fronte al drammatico problema. Ha detto tra l'atro il compagno Vittorio Korach: "la giunta ha già degli impegni precisi per rispondere alla fame di casa, sia chiaro però che deve essere il governo ad affrontare globalmente il problema, per

portare l'edilizia popolare a livelli europei. Essa in Italia rispetto al patrimonio abitativo privato rappresenta .appena il 5 per cento, mentre all'estero raggiunge il 30, il 40 per cento".

Da parte sua il compagno Korach ha precisato le "cifre" degli sforzi della giunta democratica. "Ci eravamo impegnati a trovare un alloggio dignitoso per mille casi urgenti. Abbiamo già superato questo impegno, avendone già assegnate 1.571. "Presso lo IACP sono giacenti 45.000 domande, quelle a-

vanzate sulkt base delle vecchie disposizioni che fissavano in 4.000.000 il reddito massimo per avere diritto alla casa popolare se ora si riaprisse il bando - ha però sottolineato il compagno Como - arriveremmo a 70.000 domande. Infatti il tetto del reddito è stato nel frattempo, giustamente portato a 6.000.000. Un problema enorme quindi che, da solo, il Comune, nonostante i suoi sforzi e la sua volontà politica che pur a qualche importante e significativo risultato ha portato non può risolvere".

Voluta e creata dai cittadini della zona 10, la cooperativa CASA DEL POPOLO costituisce da trent'anni un punto d'incontro dove la discussione si accompagna al gioco distensivo, tra amici non occasionali.

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ESISTE ANCORA IL TEATRO?

Ci sembra utile ricordare ai lettori la rivista "PROGETTO" dimensione associativa edita dal Comitato Milanese ARCI-UISP.

Nella nostra zona sono presenti e attivi molti circoli ARCI, e in oltre vi è anche una struttura teatrale: teatro quartiere.

Per questo motivo ci sembra interessante pubbicare un articolo sul teatro apparso sul n. 2/3di "PROGETTO" e speriamo così di stimolare un dibattito sulle nostre pagine intorno a questo importante argomento culturale.

Strana situazione: mentre tutto il settore del giovane teatro sta attraversando una crisi che ne mette addirittura in questione la sopravvivenza, nuclei sempre più consistenti di operatori culturali e moltissimi giovani si accostano all'uso di questo mezzo, scoprendone le potenzialità nell'ambito di un discorso culturale che non divide rigidamente prodotti e consumatori ma che valorizza un rapporto dialettico, prefigurando l'aspetto che ogni arte deve assumere in una società più libera.

La domanda "esiste ancora il teatro?"' dunque non esprime un paradosso letterario e non è nemmeno un artificio per rispondere

blico. Dal '68 a oggi le statistiche mostrano un incremento quantitativo, per quel che riguarda il numero di località toccate e di spettatori, che certamente significa che il nuovo teatro (le cooperative, le autogesnte hanno saputo rompere l'isolamento del ventennio precedente. Ma questo contatto si è trasformato in un rapporto? O meglio, qual'è oggi la distanza che separa le lotte e la capacità di elaborazione della classe operaia e dei suoi alleati dalla produzione teatrale, e culturale in genere? Bisoeia ammettere che il vuoto da colmare è ancora notevole. Su questo punto però si è ancora tutti d'accor-

realtà di base (vedi il recente catalogo informativo dell'ARCI che fornisce dati e indicazioni pei' la programmazione di spettacoli). non si può non considerare che in una prospettiva a medio termine un allargamento puramente quantitativo dell'area di consumo culturale potrebbe risultare solo come una maggiore penetrazione dell'ideologia dominante che, non dimentichiamolo, è ancora quella del capitale, di un capitalismo che è disposto a mille risoluzioni formali piuttosto che cedere il suo potere.

Non si vuole qui affermare che tutto il giovane teatro sia erede e portatore di valori da rifiutare, ma si vuole mettere in guardia

momento è preferibilè che la ragione temperi il volontarismo che ha caratterizzato negli anni scorsi la ripresa del discorso culturale. Non dimentichiamo che anche in campo teatrale si sta verificando un recupero teorico del nuovo integralismo cattolico: l'adesione ideologica che Comunione e Liberazione dà a esperienze di teatro radicali, come quella di Eugenio Barba e quella di Grotowski, non è di carattere puramente strumentale, ma aderisce alle motivazioni più profonde di queste esperienze che tendono a "bruciare" nel rituale teatrale le differenze di classe e gli squilibri che esistono all'"estevno" (le contraddizioni della struttura risolte in ambito sovrastrutturale); questo è invece, per esempio, lo spartiacque principale tra il teatro che ci dovrebbe interessa,e, quello che vive nel cambiamento e che rimanda al cambiamento perpetuo, e un teatro che, anche in forme nuove, rimanda a una partecipazione privata (e mistica). Altro problema di cui occorre farsi carico è quello dell'esigenza di partecipazione diretta al teatro: cosa che per moltissimi giovani vuol dire necessità di vivere assieme al proprio corpo, di riscoprirlo in un processo collettivo che stimoli la creatività. Il disinteresse, o la scarsa preparazione, che i partiti di sinistra hanno mostrato verso questa problematica, ha fatto sì che molti si orientassero verso gli unici punti di riferimento esistenti, i "nuovi oratori" della DC (vedi, per esempio, il CRT a Milano) dove a questi problemi si danno risposte distorte, certo, ma comunque risposte. Mentre una pratica collettiva e di massa del teatro, che si lega alla realtà del lavoro e all'esigenza di cambiare le strutture della società, potrebbe dare risultati enormi: il teatro potrebbe entrare nel tempo libero di grandi masse di persone sia come attività creativa diretta che come mezzo di acquisizione di strumenti critici (si vede, a titolo di esempio, l'esperienza condotta da Boal in Sud America e riferita da SCENA). Questo consentirebbe anche di superare il limite giovanilistico di tanto far teatro spontaneo, in quanto si troverebbero naturalmente coinvolti anche strati (casalinghe, anziani, lavoratori) che rifiutano e sono rifiutati dall"'oratorio".

affermativamente, cercando nell'esistente una conferma della grande capacità di elaborazione culturale della sinistra. 'Il teatro esiste nel senso che esistono molti prodotti teatrali e molta gente che se ne occupa. ,iuta che è altrettanto certo che in questo momento il teatro non esiste, nel senso che nessuna esperienza di produzione (salvo quelle commerciali, ma con caratteristiche negative) si realizza nel rapporto che al teatro dà la sua qualità storica: un rapporto cioè di identità dialettica con un dato pub-

do, troppo genericamente d'accordo. Il vero problema consiste nell'affrontare la prossima fase con un nuovo rigore critico; questo vuol dire innanzitutto approfondire la specificità del teatro, che presenta caratteristiche che lo differenziano da qualsiasi altro mezzo di comunicazione di massa.

Su questo terreno la sinistra e l'associazionismo si trovano notevomente in ritardo. Se è apprezzabile, infatti, lo sforzo per affrontare un servizio a favore di enti locali e

dai pericoli di un corporativismo di novo segno che si crea quando, attribt.endo una "garanzia ideologica" in base a una scelta di campo di tipo organizzativo, si rinuncia all'elaborazione di un calmiere critico e allo stabilirsi di un dibattito permanente, che soli possono garantire l'egemonia del nuovo sul nuovo, al posto della nuova egemonia del vecchio.

Queste affermazioni possono, per esigenza di sintesi, risultare lapidarie, ma in questo

I NOSTRI CIRCOLI

Perchè questo discorso si elevi al livello della concretezza occorre un profondo ripensamento della politica dell associazionismo di questo campo, una pratica che non sacrifichi i contenuti alle alleanze. Non è poco. Da qualche parte si comincia. Chi non ha capito oggi dovrà capire domani; intanto però le forze oscurantiste cercano di recuperare a livello culturale il terreno perduto a livello politico.

Noi dovremmo cercare di avanzare sui due fronti perchè solo in questo modo la tematica del cambiamento sfugge sia all'angoscia dell'incognita che alla mistificazione della "quantità".

D'altronde, quale ruolo migliore l'associazionismo può avere se non quello di promuovere la creatività e la capacità critica delle grandi masse?

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Milano cambierà volto?

Alla fine di giugno è stato presentato in Consiglio comunale il nuovo Piano regolatore di Milano, lo strumento urbanistico più importante di cui una città possa dotarsi.

È una sorta di verifica del lavoro che, in questo settore, la nuova giunta democratica ha saputo compiere nei mesi passati. La verifica tecnica, in una certa misura era già stata fatta: le relazioni di settore (servizi, industria, mobilità, verde. ecc.) erano già state sottoposte da tempo all'esame dei consigli di zona, dei sindacati, delle categorie professionali interessate. Con una prassi, è il caso di sottolinearlo, certamente innovativa: la città è stata chiamata a giudicare e a modificare lo strumento che ne dovrebbe regolare la crescita nei prossimi anni.

Democrazia e partecipazione hanno contraddistinto dunque il lavoro della giunta: il PRG non nasce nel chiuso di alcuni uffici tecnici, ma nella discussione che per mesi ha animato la città, o. almeno, i suoi organismi del decentramento.

« Milano cambierà volto, allora? » potrà chiedersi qualcuno.

Per rispondere bisognerebbe descrivere la città già costruita. bisognerebbe ripercorrere la storia di centoanni di devastazione del territorio. di speculazione edilizia, di sventramenti che hanno solo favorito nuove posizioni di rendita parassitaria, di piani regolatori approvati e regolarmente aggirati.

Il nuovo Piano regolatore non può inventare una città « diversa »: raccoglie un'eredità, dopo tanti anni di malgoverno democristiano, assai pesante e cerca di smussarne gli aspetti più negativi.

Milano è cresciuta a dismisura soffocando l'hinterland, facendone un immenso quartiere di dormitori e di fabbriche inquinanti: il nuovo PRG si pone in un'ottica comprensoriale, cerca di armonizzare le necessità della città con quelle dei paesi della cintura, il punto di riferimento costante è il piano intercomunale (P. I . M. )

L'espulsione dei ceti popolari dai quartieri centrali o se micentrali della città, promossa dalle grandi immobiliari che volevano trasformare vecchie case in palazzi di lusso, è diventata, dopo gli anni sessanta, frenetica.

La prima risposta è venuta dalle lotte popolari per la difesa del quartiere Garibaldi e l'Isola. Poi è venuto il primo piano di 167, che la nuova giunta ha perfezionato e ha iniziato a realizzare, integrandolo nel piano regolatore.

A Milano sono diminuite le fabbriche e i posti di lavoro. La popolazione operaia ha dovuto lasciare la città. Il nuovo PRG vuole difendere la struttura produttiva della città.

Non un nuovo sviluppo incontrollato e caotico, non nuovi capitali investiti in una zona già « forte » di industria, di uffici, ecc. Ma interventi che consentano alle industrie e alle fabbriche di adesso di non essere soffocate da problemi di spazio, di mantenere una loro vitalità produttiva e i livelli occupazionali attuali.

Su questa scelta della giunta si è aperta una polemica assai aspra: la DC milanese, dopo aver consentito per trent'anni qualsiasi speculazione, sostiene ora per Milano la necessità di uno « sviluppo zero ». Ma

Milano: Corsia dei Servi ai primi dell' 800 ..marsamaxwmara~.. questa formula significa, in queste condizioni, non controllare o frenare lo sviluppo di Milano rispetto all'hinterland e alla Regione, significa

piuttosto innestare un irreversibile processo di decadimento produttivo che priverebbe in poco tempo la città di migliaia di posti di lavoro. Scelta che colpirebbe evidentemente non solo i lavoratori ma tutti i ceti produttivi della città.

Le industrie devono quindi rimanere e deve essere garantita la possibilità di una crescita produttiva, nel quadro evidentemente di attente scelte tecnologiche.

I servizi sociali (scuole, asili, giardini, centri civici, ecc.) sono ancora un grave problema per la città: vi si è fatto fronte con il « piano dei servizi », che punta al recupero di strutture già esistenti e di tutti gli spazi liberi disponibili. Un censimento dunque delle necessità della città e delle possibilità concrete di farvi fronte.

La giunta si muove dunque, nei limiti di una legislazione assai carente e contradditoria, in una città già devastata da decenni di speculazione, con rigore, ricercando la collaborazione critica di tutti i cittadini.

Tra i provvedimenti della nuova Amministrazione democratica va ricordata ad esempio la revoca « per caducazione » di numerose convenzioni di lottizzazione, stipulate pri-

ma del 1968 con privati, non realizzate o realizzate solo in parte. Sono così cancellati accordi vecchi di anni per massicce edificazioni di carattere speculativo. È il segno di un nuovo modo di concepire la città e insieme della volontà di fare del piano regolatore. sgombrato il campo da tutta una serie di vincoli assunti dalle precedenti amministrazioni. uno strumento di pianificazione dello sviluppo della città veramente efficace.

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