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PICCOLE IMPRESE E SINDACATO
Affrontare un discorso sul rapporto fra lavoratori artigiani e Sindacato non è impresa facile, sembra infatti che per molte categorie di questa grande varietà di « mestieri » il rapporto con il Sindacato, se esiste, si riduce solo ad un controllo sulla busta paga ed eventualmente sulla liquidazione. E ovvio che questo rapporto sterile, che porta il lavoratore artigiano ad avvicinare il Sindacato in maniera individuale, e solo in casi di estrema necessità, non può certo condurre alla soluzione di quei problemi che investono gli artigiani specialmente in questi momenti di recessione. Cessando le piccole aziende le più esposte alla crisi i lavoratori artigiani, saranno ancora più indifesi se non riusciranno a trovare un loro ruolo ed un loro peso all'interno della vita sindacale.
Significativo a questo proposito è quanto stà accadendo in questi giorni a Seveso: i 170 lavoratori della ICM ESA in lotta rappresentano la forza trainante di tutta una serie di rivendicazioni di portata e responsabilità molto gravi data l'eccezionalità della situazione. Degli oltre 500 lavoratori che sono anche essi direttamente coinvolti dalla « nube » (ed il numero è certamente destinato ad aumentare) invece non si è ancora sentita la voce.
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Questo fatto è certamente significativo e può valere ad esempio per tutte le occasioni di grosse fabbriche in lot- ta. Ad ogni fabbrica corrisponde infatti una miriade di imprese artigianali che provvedono a tutta una serie di servizi complementari e primari e che occupano un numero rilevante di lavoratori. Vale anche la pena di ricordare a questo proposito che le grosse aziende appaltano a piccole imprese che spesso sono di proprietà di dirigenti stessi delle aziende appaltatrici (anche se il loro nome, ovviamente, non figura mai), tutta quella serie di lavori particolarmente gravosi e nocivi che avrebbero difficoltà ad eseguire in proprio, in quanto il Consiglio di Fabbrica chiederebbe precise garanzie di sicurezza. Le piccole imprese invece, sfuggendo a queste richieste, a questi controlli e speculando sulla vita stessa dei lavoratori, sono numerosissimi gli incidenti mortali fra queste categorie, riescono sempre a svolgere il proprio lavoro eludendo i controlli sindacali.
Si potrebbe osservare a questo punto che dovrebbero essere i lavoratori artigiani stessi ad organizzarsi ed iniziare a risolvere così i problemi, ed è qui che arriviamo al centro della questione.
I lavoratori che in un'azienda non arrivano al numero legale di quindici non hanno nessuna possibilità di organizzarsi sindacalmente. Per cui le aziende artigiane, che godono di una serie di agevolazioni perchè considerate nel loro insieme una componente fondamentale della nostra economia, nel loro attivo possono contare anche questo, mentre i loro dipendenti non possono organizzarsi neppure per garantirsi il posto di lavoro. In questo senso anzi sono continuamente sottoposti alla volontà del proprio datore di lavoro. che ha la più ampia facoltà di assumere o licenziare senza il minimo controllo.
È significativo inoltre notare che spesso gli imprenditori artigiani piuttosto che portare il numero dei lavoratori a questo fatidico tetto di quindici preferiscono aprire, magari valendosi di un prestanome. un'altra azienda, avendo così un numero di lavoratori maggiore di quindici, i quali però non possono collegarsi nel loro insieme.
Certamente è una situazione questa destinata a mutare, già oggi esistono piccolissimi nuclei di lavoratori artigiani che si ribellano a questo stato di cose ed iniziano a organizzarsi diversamente cercando un contatto con altre piccole aziende della stessa categoria e con i sindacati, ma la lotta comunque non è sempre facile. C'è, da una parte, la possibilità per questi lavoratori di essere licenziati immediatamente (e nei confronti dei datori di lavoro non è possibile alcuna accusa per comportamento antisindacale), e c'è dall'altra parte una certa difficoltà da parte dei Sindacati ad accettare le richieste di intervento (motivata anche dalla scarsa possibilità di lotta e di mobilitazione dei lavoratori artigiani).
Indubbiamente comunque c'è un ritardo da parte delle organizzazioni sindacali nei confronti di questi lavoratori. Ritardo che sicuramente ha le sue motivazioni storiche valide, ma che è urgente superare per andare incontro alle necessità di quei lavoratori che, pur isolati, sentono di riconoscersi nel movimento dei lavoratori nel suo insieme, di partecipare attivamente alle sue lotte, e non essere destinati a rimanere degli emarginati, degli spettatori, ma essere protagonisti della evoluzione del Paese.
„ecififfithIN1111111 ; mo la partecipazione ed il decentramento, e non tendere a rinchiudere il reale dibattito in ambiti ristretti; a meno che, ci sia perdonata la malizia, si abbia timore del confronto.
È da queste considerazioni quindi che partiamo per chiedere a tutti e so- prattutto alla DC: Vi sembra si sia usato un metodo corretto? Ricordiamo che il nostro giornale aveva in luglio dedicato l'inserto speciale sull'argomento, e che le nostre pagine sono sempre aperte al dibattito. si mangia bene alla Trattoria