23 minute read

osservatorio politico

Dal 20 giugno una nuova fase politica

IL MONOCOLORE D.C. DI ANDREOTTI ED I PRIMI PROVVEDIMENTI GOVERNATIVI , ALLA PROVA

Advertisement

Come è noto lo scossone dato dalle elezioni del 20 giugno ha modificato notevolmente i rapporti tra i partiti sia nel paese che nel Parlamento.

Nell'impegnarsi a costituire il Governo, la DC pretendeva però ancora di assegnare lei, i ruoli prestabiliti di opposizione o di maggioranza ai vari partiti. Il dibattito che ne è seguito ed i rapporti di forza hanno invece prodotto una situazione del tutto diversa. Il monocolore DC di Andreotti è riuscito a passare essendosi determinato un vasto schieramento di astensioni, in cui spicca per la rimarcata novità, la decisiva astensione del PCI.

Questo è l'elemento senza dubbio più significativo della nuova situazione, in quanto "di fatto" (anche se in forma imperfetta) viene a cadere la barriera anticomunista. Situazione nuova dunque, che può segnare una fase di transizione verso più chiare ed ampie convergenze. Fase positiva quindi, non cedimenti o pericoli, anche perchè le forze di sinistra hanno ripetutamente rimarcato la volontà di incalzare il governo mettendolo alla prova sui fatti concreti e per preparare soluzioni più avanzate. 11 vero pericolo sarebbe stato quello di mantenere emarginata da responsabilità importanti una forza popolare e democratica come il PCI, nel nome di un'antistorica pregiudiziale anticomunista, e privare così il paese di un contributo tanto cospicuo.

Non compredere questa positività significa rifiutarsi di intendere le modificazioni dei processi politici, e lavorare quindi non per lo sviluppo ma per l'arretramento del quadro politico.

Alcune voci si sono già levate per porre ipoteche sull'azione del Governo, riproponendo la consueta logica degli schieramenti invece di contribuire a sviluppare un confronto concreto sulle misure da prendere per far uscire l'Italia da una crisi che purtroppo rimane estremamente grave. Voci che sicuramente vedono nella nuova situazione la possibilità ed il pericolo di misure più adeguate e progressiste che non nel passato, da qui il tentativo di confondere le acque per far arretrare tutta la situazione.

Ma non paghi di questo si cerca di sollevare un altro polverone esagerando interessatamente i termini dei "sacrifici" o della "stangata" che il Governo starebbe approntando contro i lavoratori ed i meno abbienti.

La tecnica consiste nel dare corpo ad alcune indiscrezioni, nel dilatarne gli aspetti negativi e nell'isolare una misura dall'altra. Ne esce cosi un quadro catastrofico ed incomprensibile che, beninteso; passerebbe grazie alla benevola astensione dei partiti di sinistra.

Occorre chiarire gli equivoci, le misure del Governo devono essere un blocco di provvedimenti che assieme ad alcuni sacrifici (che tra l'altro nessuno ha mai negato si dovessero fare) si finalizzi lo sforzo complessivo della società per affrontare alcuni problemi urgenti e gettare le basi per una politica di investimenti qualificati, verso una ristrutturazione e riconversione dell'apparato produttivo al fine dello sviluppo dell'occupazione.

Ma vediamo schematicamente gli impegni presi da Andreotti in Parlamento: a) i già ricordati piani d'investimento industriale, b)affrontare in forma non assistenziale il problema dell'occupazione giovanile, sviluppo dell'agricoltura e del mezzogiorno anche con la rapida realizzazione del centro siderurgico di Gioia Tauro. tariffe e prezzi delle aziende pubbliche e a partecipazione statale, entro l'anno la legge per l'equo ca- none per gli affitti, f)risanamento della finanza pubblica e degli enti locali, lotta alla evasione fiscale, moralizzazione della vita pubblica.

Misure ed indirizzi contrari agli interessi dei lavoratori?, ci sembra francamente di no. Ora se è vero che non bisogna vendere la pelle dell'orso prima d'averlo preso, è altrettanto vero che non bisogna fasciarsi la testa prima d'averla rotta; il punto è di non aspettare solamente gli atti di governo, ma di sviluppare un forte, ampio ed unitario movimento di massa per imporre il rispetto dei tempi e far si che veramente i provvedimenti vadano nella direzione di una estensione dell'occupazione e si delinei un modello di sviluppo economico diverso che nel passato. Questo impegno ci sembra sia il vero problema, ed allora anche i critici e i dubbiosi dovrebbero dare il massimo contributo perchè questo processo si realizzi.

Prendiamo ad esempio lo spinoso problema delle tariffe. I gruppi non più extra-parlamentari preannunciano su questo grandi battaglie. E' noto che se i costi di esercizio di un certo servizio superano le entrate, si rende necessario l'intervento dello Stato o del Comune per sanare i bilanci. E questi quattrini non vengono forse presi dagli introiti di carattere tributario, che come tutti sanno sono soldi in modo del tutto prevalente di lavoratori? ed inoltre non si sottraggono così mezzi per finanziare interventi di carattere sociale e pubblico? (case, scuole, ecc.).

Il problema delle tariffe deve quindi vedere impegnato il movimento dei lavoratori e chiedere anche che vengano applicate fasce tariffarie differenziate per salvaguardare i redditi più bassi, per imporre serie ristrutturazioni e ammodernamenti dei servizi.

Forme di lotta come l'autoriduzione porterebbero solo confusione e dispersione, anzichè puntare ad una partecipazione attiva e di massa capace di aggregare sempre nuove forze e di allargare l'area del consenso, e quindi indebolirebbero oggettivamente il movimento. Allarmismo, rassegnazione e divisione sono armi della conservazione; il socialismo non lo si costruisce con i bilanci in rosso.

I prossimi mesi saranno mesi di grandi iniziative di lotta anche nella nostra zona sui problemi della scuola, della casa e dell'equo-canone, dell'occupazione e della riconversione produttiva mediante una campagna di conferenze di produzione ecc., si dovrà cioè rafforzare ed estendere il movimento democratico e progressista.

A questi appuntamenti sicuramente non mancheranno i partiti democratici, i sindacati unitari, le organizzazioni di massa e tutti coloro che hanno a cuore il rinnovamento e il risanamento della vita economica e politica italiana, è su questo terreno che governo e schieramenti ci sembra dovranno essere messi alla prova senza nessuna delega in bianco.

Ideato nel 1443 Oall',hllora duca di Milano Filippo Visconti, il Naviglio della Martesana fu realizzato soltanto nel 1457 dagli Ingegneri al servizio del duca Francesco Sforza e con la supervisione di Leonardo da Vinci che sperimentò in quell'occasione gli studi fatti sulle « chiuse ».

Alimentato dalle acque dell'Adda in quel di Trezzo, questo canale artificiale che con un percorso tortuoso di 45 km. attraversa tutta la campagna al nord di Milano e parte della città prima di raggiungere la darsena di P.ta Ticinese aveva due scopi primari. Primo: servire come via fluviale di trasporto per i prodotti che dovevano giungere in città. Secondo: fare da serbatoio alla miriade di « rogge » che irrigano i fertili campi di tutta la zona. Non preoccupatevi comunque, non è che io voglia farvi la storia puntigliosa del « NA VILI » anche se la cosa mi pare abbastanza interessante da meritarne un più diligente impegno, ma semplicemente parlarvi di come lo vedevamo noi qualche anno fa questo corso d'acqua che passava sotto le nostre case e dell'importanza che questo aveva nella vita di ogni giorno. Accenniamo pure di sfuggita allo spettacolo dei grossi barconi carichi di ghiaia e trainati dai cavalli che già di primo mattino animavano le sue rive, alle per dimostrare la nostra abilità di pescatori. L'abbigliamento tipo consisteva in: piedi nudi (solo i più fortunati potevano contare un paio di zoccoli o sandali per evitare di ferirsi i piedi con qualche coccio di vetro) un barattolo vuoto per mettere il pescato e una « FURCELINA » si, una normale forchetta da tavolo che fungeva da fiocina, tridente e fucile subacqueo. La tecnica era sempre la stessa, Si cercavano delle pozze d'acqua profonde non più di 10 cm. che i grandi disdegnavano perchè prive di pesci di gros- no o qualche vaso da notte (i sanitari dell'epoca) con il fondo in buon stato (la plastica non la conoscevamo allora e questi oggetti buttati nel canale essendo biodegradabili si consumavano subito ed erano pieni di buchi); armati dell'uno o dell'altro prosciugavamo la pozza buttando via via l'acqua sulla riva e catturando poi con le mani i poveri pesci boccheggianti. Poteva anche capitarci di trovare talvolta qualche luccio o un'anguilla nella pozza prosciugata e allora si tornava a casa con la preda bene in vista per scatenare l'invidia degli amici e farci perdonare dai genitori il furto e il danneggiamento della « FURCELINA » Credetemi!: è un vero peccato non avere potuto disporre allora di tutta la tecnica moderna per questo tipo di pesca primitiva, chissà che « pescato » avrei fatto!. Qualche giorno fa però sono ripassato lungo le rive del Naviglio e guardavo quelle acque mi sono sentito rabbrividire. Certo! Con una moderna idrovora avrei potuto prosciugare tutti i 45 km. dell'antico canale in poche ore ma, sul suo fondo non avrei trovato di certo né l'ombra di una « USELINA » né nessun altro segno di vita e non tanto per un'incipiente miopia dovuta all'età, ma per la cecità assoluta di chi non ha saputo o voluto salvaguardare anche quest'opera che tanto ha beneficiato la campagna che circonda la nostra zona. tante mamme che con il » SEGIUN » in mano andavano a far bucato sulle innumerevoli lastre di granito che lambivano le sue acque ed ai salutari bagni che nei mesi estivi erano uno dei divertimenti preferiti da noi ragazzi e parliamo invece di pesci; sissignori. proprio di pesci perchè « EL NAVILI » allora era ricco anche di prodotti ittici e quando (2 volte all'anno) le acque venivano sbarrate per le normali operazioni di pulizia e drenaggio, il suo « letto » diventava di nostra esclusiva proprietà e il terreno ideale sa taglia, con delicatezza si smuovevano i sassi e le alghe che servivano da nascondiglio ai « BOTUL » all'« USELINA » o a qualche « TENCA » e come questi mettevano la testa fuori la nostra fiocina improvvisata colpiva come un fulmine e la preda cadeva nella « TOLA DELLA SALSA ».

A dire il vero qualche volta la « FURCELINA » mancava il bersaglio e finiva con lo spuntarsi. Niente paura! Con pazienza si cercava sul fondo del canale qualche vecchio cati-

Nel lontano 1443 il sommo Leonardo da Vinci sperimentò le sue scoperte al fine di bonificare molte zone della BRIANZA e renderle fertili.

Nel vicino 1976 un oscuro Signore da Berna sperimenta la sua scoperta in quel di Seveso distruggendo tutto in alcune zone della BRIANZA O MORES O TEMPORA!!!!

P.S. Per una esatta etimologia dei pesci citati nell'articolo in dialetto milanese Vi preghiamo di rivolgerVi al « Museo di Storia Naturale » anche perchè in natura non ne trovereste di certo.

L'espresso Palermo-Milano attraversa tranquillo la campagna toscana nelle prime ore di un pomeriggio di fine agosto. Tornano alla memoria ricordi di letteratura infantile col treno che fila rapido in un bagliore di nero e di acciaio mentre, al di là del finestrino, sfrecciano improvvise immagini di case prati campi sole, in un frantumarsi veloce di macchie colorate. In reità questo treno non fila ma trotterella sornione e dietro ai vetri la serena campagna fiorentina ha toni cupi e opprimenti di grigio di cipressi e di pioggia. Questa pioggia da fine ottobre che ci ha inesorabilmente accompagnati nei lunghi giorni di questa estate balorda. Nello scompartimento, odore di fumo, di treno e, come pudicamente diceva mia nonno, di "prossimo". Accanto a me una ragazzetta di 11, 12 anni, bruttina e spaurita, affonda il naso non troppo grazioso nelle pagine dei fumetti. Di fronte, sua madre, bella e maestosa, una massa di capelli fulvi scoloriti (il mare, si sa, è un guaio per le tinture) sfoglia l'eterno "Amica". Tutte e tre indossiamo i leggeri abiti estivi che abbiamo sfoggiato in aperta sfida all'irriverenza della stagione, per tutto il periodo delle ferie, e ci stringiamo addosso quell'unico golfino che ci siamo portate dietro (perchè, magari, la sera fa un pò freschino) e che ci ha confortate e riscaldate per innumerevoli freschissimi pomeriggi. Nella reticella, sulle nostre teste, si ammucchiano valigie rigonfie di evanescenti magliette a righe e inutili prendisole.

In faccia a me legge assorto l'unico uomo dello scompartimento. E' alto e bello, ha scarpe eleganti e borsello di cuoio marrone. Ci scambiamo i giornali: il Corriere, L'Espresso, l'Unità. Ci affratellano il comune ritorno e la comune destinazione.

Improvvisamente, il treno è fermo alla stazione di Prato, il mio compagno di viaggio piega il giornale e, battendo la mano sull'articolo di fondo che parla di aumenti, tasse, benzina, affitti, spese e risparmi, mi lancia al di là degli occhiali cerchiati di grigio un'occhiata complice da intenditore. "E allora - mi dice - come la mettiamo con questa astensione?".

Oddio, come la mettiamo? Strappata di colpo al mio cupo rimurginare di ferie finite, di prossimo lavoro, di pile di biancheria da lavare, mi sforzo di abborracciare una risposta: la profonda crisi economica politica eccetera, il dissesto finanziario, la riconversione, la necessità dei sacrifici... Ascolta distrattamente annuendo, che diamine queste cose le sa già, mi interrompe "Ma sì, ma sì, cosa crede, son mica contrario, capisco che a volte, come si dice, non si può agire diversamente, si crea tutto un cumulo di contingenze, c'è poi un'oggettività di fatti che non si può disconoscere, certo un governo delle sinistre poteva aprire, come si dice, orizzonti più vasti, prospettive più allargate e magari, dico io, ci voleva un pò più di coraggio, che so, una sferzata, un altro tipo di alternativa, perchè senno, guardi, non so mica come la mettiamo con questa DC che va sempre più a destra e prende ancora un sacco di voti, io non so davvero la gente come faccia, ma si ricorda le ultime elezioni, ma si ricorda cosa non ha fatto la DC a Milano?".

Fa una smorfia, il ricordo lo rattrista. Anche a me. Ci guardiamo tristissimi. La signora maestosa che ha alzato gli occhi dalle pagine di Amica per ascoltarci (si chiama Giovanna, spero proprio che si chiami così, è un nome rotondo che le starebbe bene), fa cenno di sì con la testa: "E' così, la vita è sempre più difficile, si fa fatica a tirare avanti, le spese aumentano...".

"Ecco, appunto, signora, LE SPESE! - la interrompe il loquace - qui sta il punto. Ma lo sa lei quanto spendiamo? Ma lo sa a quanto ammonta il nostro debito pubblico?" (E qui si rivolge a me che per queste cose più "tecniche" devo dargli più affidamento. Faccio cenno di sì, che lo so, magari non al miliardo esatto, ma più o meno...) "Ma ce la siamo voluta, dico* io, ce-la-siamo-voluta! Abbiamo preteso il televisore e poi il frigorifero e la lavatrice e la macchina, sempre di più, sempre di più, tutti allegri e spensierati, e adesso? E adesso? Come la mettiamo?". Giovanna lo guarda assorta: sfilano davanti alla sua mente resa di colpo responsabile e colpevole, lunghe file di scintillanti elettrodomestici, piccole conquiste, piccole tappe di un faticoso benessere acquistato a rate. Tenta una giustificazione: "La gente, da sempre, ambisce a star meglio...". "Certo! Sicuro! - inclaza inesorabile il proprietario del borsello - Il famoso benessere, il successo, l'arrivismo! Ma intanto eccoci qui pieni di debiti, sull'orlo della bancarotta. A-b-b-i-a-m-o-s-p-e-s-o-t-r-o-pp-o!! E adesso bisogna lavorare di più. Perchè, mi creda, in Italia, di gente che lavora sul serio ce n'è pochina. Anche in fabbrica. Non mi fraintenda, per carità, io sono sempre stato dalla parte degli operai, ci mancherebbe altro, per me anche il lavoro più umile va rispettato, ma adesso di operai che lavorano bene, come un tempo, dia retta a me, ce n'è pochi. l'assenteismo, cara signora, l'assenteismo!.

Tento l'introduzione di altri argomenti: l'agriColtura, il mezzogiorno... Nuove prede alla sua vorace loquacità.

"Il meridione! Non mi parli del meridione, signorina, per carità! E guardi che io lo conosco bene, sono 5 anni che andiamo sempre lì in ferie, si puo' dire che non c'è posto che io non abbia girato. Bei posti, eh, bisogna dirlo, bei posti! Ma manca tutto, non ci sono industrie, non si trova la roba, va tutto in malora; ma lo sa lei quanti quintali di frutta distruggiamo ogni anno? Quando invece, dico, cosa ci vorrebbe a darne un pò agli ospedali, alle scuole, a quei bambini che vanno in giro per le strade stracciati e sporchi che par di essere nel Biafra!". Certo lo sappiamo, Giovanna ed io. Montagne di frutta distrutte dalla ruspa e la televisione che ci colpevolizza tutti: uomini, donne, vecchi bambini, spreconi incoscienti, circondati da mucchi di lavastoviglie ultimo modello calpestiamo soddisfatti le albicocche nazionali. "Con quello che costa la frutta - commenta amara Giovanna - e la carne poi! Non si sa più cosa mangiare. E i soldi che non bastano mai. Mio marito fa i turni alla Breda, non è che guadagni poco, non ci si può lamentare, ma quando c'è uno solo che lavora in famiglia.. Anch'io prima di sposarmi lavoravo, in una fabbrica di lampadari, montavo i cristalli, ma poi sono venuti i figli, come si faceva, chi li teneva?" La risposta è pronta: "Guardi, signora, anche qui, come per le grandi cose, è un problema di organizzazione. Mia moglie, per esempio, adesso è rimasta al mare con i bambini, torna alla fine di settembre, con tutto lo smog che respirano in città un pò d'aria pura non può fargli che bene, mia moglie, dicevo, si è organizzata, si sono messe assieme in un gruppo di amiche, hanno preso in affitto un appartamento, bello, grande, per i bambini ci vuole spazio, è logico, e li sorvegliano a turno. Una di loro, poi, è anche pediatra, così da quel punto di vista siamo tranquilli. Poi si sono messe anche a leggere tutti quei testi di psicologia infantile, come "Dalla parte delle bambine", quella roba lì, son cose che servono, no?, hanno fatto una specie di bibliotechina, vanno avanti benissimo". Colgo un'improvvisa occhiata di Giovanna alla "sua" bambina che, imperterrita e tranquilla, legge: forse si chiede se è mai stata veramente dalla "sua" parte e la risposta non deve essere confortante perchè lo sguardo con cui accarezza la ciocca di capelli stopposi spiovente sul giornaletto, è quasi uno sguardo di scusa. "E' l'organizzazione, signora, continua intanto conta. NOI NON SIAMO ORGANIZZATI. Per questo le cose vanno così male. Eppure non ci vorrebbe molto, i modelli li abbiamo. Guardi ad esempio dove lavoro io, io sono in IBM, lì c'è l'organizzazione, l'efficienza. Ma già, è un'azienda americana e gli ame- ricani, non faccio per dire, a me non piacciono molto, per carità, però in certe cose bisogna lasciarli stare".

Da quando vivo a Milano, e sono molti anni ormai, ho scoperto che quasi tutte le persone che conosco, o meglio un "certo " tipo di persone, hanno un parente, un amico, un vicino, un fratello di latte che lavora alla IBM. E' un'azienda, immagino, fagocitante. Ma non si dice mai: Gianfranco lavora alla IBM, Fiorella presta la sua opera alla IBM; si dice: Marco è in IBM, Giovanni e Antonio sono in IBM. L'IBM non è un luogo di lavoro, è un luogo di residenza, uno stato esistenziale. Lui che, appunto è in IBM, continua: "Ma poi non c'è mica bisogno di andare tanto lontano la moglie e due ragazzi grandi, però la vita è cara anche lassù!"

IBM sorride benevolo: "Ma dove non è cara, signora mia, mi dica dove? Lo sa cosa ho speso io per comprarmi l'appartamento? Guardi, se glielo dicessi non ci crederebbe! Eppure ho dovuto farlo, coi tempi che corrono e poi questa storia dello sblocco e dei nuovi affitti, non si poteva più star nell'incertezza. Ma fosse solo quello! Fosse solo un problema di soldi! Ma si guardi in giro: non ci sono più valori, non c'è più moralità, c'è corruzione dappertutto. Quando apre il giornale, cosa legge? Rapine, droga, furti. Ora, mi dica lei, di questo passo dove andremo a finire. Io, poi, sono sempre stato sensibile a niversità, vorrebbe fare qualcosa anche per dare un aiuto in famiglia, ma cosa può fare, ma dove trova? Invece. se tutti questi giovani avessero un posto sicuro, qualcosa da fare, non ci sarebbero tutte queste violenze, tutta questa droga".

Ci siamo. IBM, ormai all'apice, esplode: "Ma proprio per questo, cara signora, bisognerebbe smetterla una buona volta con tutti questi discorsi, con tutti questi programmi, ai Parlamento, al Governo, ai Ministeri, tanto quelli là, più o meno, sono tutta uguali e una volta che si sono messi a posto loro, non gliene importa niente del resto. Sa cosa ci vorrebbe? Ut bello scrollone e via! Un bello scrollone che mandasse tutto all'aria, e poi per vedere come si devono fare le cose. Basta andare a due passi da qui, in Germania. Ah, io la conosco bene la Germania, sono stato diverse volte per lavoro, lì sì che sanno come si fa a lavorare, a costruire. Guardi cosa non sono stati capaci di ricostruire dopo la guerra!". E allora, lasciamo star anche i tedeschi. Lasciamoli stare assieme agli americani, agli svizzeri, agli olandesi, agli svedesi e a tutti i popoli organizzati di questo mondo. Ma per favore, lasciamo stare anche tutte quelle centinaia di migliaia di calabresi pugliesi siciliani che da trent'anni vanno lassù a sporcarsi le mani e la faccia di calcina e di polvere di mattone. Lasciamo stare anche loro, daccordo? Ma Giovanna è felice, qualcosa sa anche lei, può parlare con cognizione di causa: "Certo, lì stanno meglio, me lo diceva anche mio cognato che è in Germania da 10 anni, quando è tornato a giugno per votare, però tanti problemi li hanno anche loro, trovare la casa per esempio, magari non come qui, che mio fratel: lo è costretto a stare in due lòcali con queste cose, per me i diritti civili sono la cosa più importante; guardi, io a un tipo come Pannella gli faccio tanto di cappello, gli faccio, sono proprio stato contento che i radicali siano riusciti ad andare in Parlamento, si vede che ogni tanto gli italiani capiscono qualcosa. Anche quella storia dell'aborto e poi il problema della donna e dell'emancipazione, sono tutte cose che hanno portato avanti i radicali, cosa crede? Ah, io su queste cose sono daccordo, per me la donna deve avere gli stessi diritti dell'uomo, che diamine, siamo mica Zulù, la donna è ora che cominci a andare fuori di casa, a lavorare, a farsi valere, siamo mica più nell'800!"

Giovanna sospira: "Anch'io quando andavo a lavorare ero più contenta e poi portavo i soldi in casa, si stava meglio, purtroppo oggi trovare lavoro è sempre più difficile per un uomo, figurarsi per una donna, c'è la figlia di una mia amica, sono 3 anni che è diplomata e tre anni che è a spasso.

Anche mio figlio, quest'anno va all'U- ricominciare daccapo senza tante storie. Un pò di gente intelligente, come dico io, che sapesse dirigere bene le cose e vedrebbe che l'Italia cambierebbe da così a così". Ma Giovanna non è convinta: "Io non lo so, a me la violenza mi ha sempre fatto paura, ne abbiamo avuta fin troppa, e non è che con le guerre si sia mai combinato niente di buono. E' come in famiglia, finche si litiga e si grida non ci si capisce e non si ottiene niente, ma quando ci si mette intorno a un tavolo a discutere, a ragionare, poco per volta le cose si aggiustano da sè. Certo ci vuole un pò di buona volontà da parte di tutti". na, ci sembra altamente positiva e considereremmo imperdonabile non tenerne conto. Non che si voglia fare del Parco' Lambro un compendio di « HYDE PARK-PRATER-BOIS DE BOULOGNE - GIARDINI DI VILLA TARANTO », ecc. ecc., ma vivendo in questa fortunata zona della città e che della realtà di questa ci sforziamo di interpretarne anche le più semplici ed assennate richieste, ci sentiremmo largamente premiati se potessimo vedere realizzate anche solo una parte di queste proposte (non certo costose) nella prospettiva di vedere arricchita l'encomiabile operazione « MILANO VACANZE 1977 » di una nuova e congeniale sede qual'è questo vastissimo polmone di verde che può e deve aiutare MILANO a respirare meglio.

Sì, Giovanna, ci vuole molta buon:: volontà, e proprio per questo e perchè il viaggio sta per fmire e probabil mente non ti rivedrò più nè risentirò più le espressioni del tuo tranquillo buon senso, mi auguro e ti auguro che questa tua figlioletta bruttina e spaurita diventi bella allegra coraggiosa e abbia un avvenire migliore e una possibilità di scelta.

S.O.S. ARTE

Riceviamo con la posta i testi del pittore Rinò che qui volontieri pubblichiamo. Intitoliamo questo servizio "SOS" perchè ci sembra che appaia evidente uno stato - probabilmente generale - di sconnessione, tra l'artista e il quartiere.

Una sorta di slegamento tra pubblico e pittore, cui contribuisce fortemente la società dei consumi. Da anni ne deriva l'appello di Rinò, e chissà quanti silenzi e rinunce da parte di altri.

"La nostra realtà" invita gli artisti, i pittori più o meno nascosti della zona a-farsi vivi, a partecipare.

A questo prpposito c'è molta confusione proprio per questo motivo, molti appassionati di questa espressione di cultura sono sbalzati di quà e di là ed arrivano al punto di non capirci più niente.

Vi sono quadri dappertutto, di pittori più o meno validi con quotazioni più o meno veritiere. Chi fa queste valutazioni? I venditori' di bancarella sui mercati i negozi di cornici, le finte gallerie o quelle poco serie che vivono sulle spalle del pittore sprovveduto? Oppure alcuni cataloghi d'arte fasulli? secondo un punto di vista logico, a tutte queste domande dovrebbe esserci una risposta onesta e concreta che tuteli non solo il collezionismo ma anche il cittadino non esperto e che per la prima volta si accosta al mondo della pittura. Nel nostro quartiere, di questi problemi se ne parla pochissimo e non per mancanza di artisti, ma perchè non c'è sensibilità culturale nelle intenzioni di chi potrebbe divulgare questa forma di cultura.

Vogliamo scoprire insieme gli artisti del nostro quartiere?

In questo numero Vi presentiamo un pittore valido, giovane ed attivo: « RINO » - Pittore autodidatta, nato a Milano nel 1938Giovanissimo, spinto dal desideri, espressivo del colore, dipinse a scopo personale per diversi anni,- seguendo varie tendenze pittoriche. Un artista operoso, attivo, pieno di carica vitale e di en- tusiasmo, dal pennello consumato, evolve le sue ricerche nell'ambito di un surrealismo d'avanguardia che ci lascia stupiti sul piano compositivo per certe preziosità del segno, traendone dei virtuosismi avuti, inquietanti allo scopo di isolarsi completamente da un mondo in cui non c'è più niente da scoprire. Notiamo con interesse che RINO riesce ad immettere una particolare intensità di vita sentimentale anche agli oggetti più inerti, nell'ansia di scoprire nuove sensazioni attraverso composizioni suggerite dalla più sconcertante fantasia. Nel tema ecologico-sociale, egli analizza minutamente i suoi stati d'animo per trarne le sue ricerche nel mondo delle immagini tenacemente sospese tra il simbolo e la realtà. per un giorno alla settimana in un mondo fatto a misura per loro. Però, a questo punto qualcuno sarebbe portao a credere che l'intero parco sia abiato da soli bambini e quello che s'è detto finora serva esclusivamente a loro. Noi non la pensiamo così, e, a parte il fatto che il fare alcune delle cose che ci siamo sentiti chiedere andrebbe senz'altro a beneficio di tutti non è detto che ci si debba per forza fermarci a queste. Un concerto della banda municipale o di quella dell' A.T. M . , TUTTE LE DOMENICHE (tempo permettendo) quanto l'apprezzerebbero!!!! qualche campo di bocce Si parla molto o poco di arte?

Sul piano compositivo e tecnico, oltre ad un cromatismo valido ed un singolare linearismo grafico. va ammirata nella pittura di RIN0<un armonioso rapporto tra forma plasticamente ben calibrata e spazi prospetticamente ben definiti, che sono le premesse più significative all'affermarsi della sua Arte. Convalidato da diversi critici, svolge una attività artistica intensa. Premiato nei concorsi internazionali più importanti ed anche dal Comune di Milano. Ha allestito collettive e personali in varie città. È presente in permanenza in diverse Gallerie d'Arte e presso collezioni private. È stato citato su quotidiani e riviste specializzate. È iscritto al Club « Milano Nostra » - Complimenti, quindi, al nostro pittore.

Abbiamo avuto già occasione di parlare sul nostro giornale di questo bellissimo parco che oltre ad essere patriMonio di tutta la città è anche t vanto degli abitanti della nostra zona e t se intendiamo riprendere il discorso non è certo per mancanza di argomenti ma bensì per i tanti motivi che, oltre alla positiva e recente esperienza varata dalla Giunta Comunale con l'operazione « Milano Vacanze » al parco Sempione, rendono di palpitante attualità l'esigenza di un nuovo modo di concepire l'importanza di questa zona di verde pubblico. Se ci limitassimo a questo punto ad elencare le cose che andrebbero fatte e suggerirne i modi di farle rischieremmo pure noi di metterci in coda pazientemente dinanzi alla interminabile fila di problemi che ancora attendono soluzione e magari hanno carattere di priorità su questo, ma se al contrario coinvolgiamo tutti i cittadini a fare propria questa esigenza di rinnovamento stimolando quelle forme di associazionismo e volontarismo che purtroppo la società dei consumi ha tentato di bandire dal nostro modo di vita, noi renderemmo senz'altro un grande servizio alla collettività intera. Ci è capitato di passeggiare fra quei viali nella quiete di queste domeniche di fine agosto, niente macchine in giro, (e questo divieto che dura solo 4 mesi all'anno è per noi un'assurdità spaventosa), molti ragazzini e non più tali, in bicicletta inanellavano giri su giri godendo di quella libertà di movimento che non offrono di certo le altre strade cittadine, gruppi di giovani in perfetta tenuta calcistica tentavano con impegno sui campi liberi di imitare i loro beniamini delle future domeniche, quarantenni o giù di lì in tuta da allenamento e scarpette adatte passavano accanto a noi serissimi ed impegnati nella marcia o nella corsa più che se fossero in attesa d'essere convocati per le prossime Olimpiadi, i bambini più piccoli queste cose non le capivano e preferivano farsi portare tranquillamente nei loro passeggini; sulle rive del laghetto qualcuno armeggiava attorno ad esche miracolose nella certezza di poter catturare in quel misero pozzetto d'acqua chissà quali favolose prede, ed infine si vedevano molte persone che se ne stavano semplicemente sedute in un angolo ombroso a leggersi il loro giornale. Qualcuno potrà anche sorridere di fronte a questa immagine « bucolica » che non si intona certo con il ritmo stressante impostoci dalla città in cui viviamo e i motivi del suo scetticismo non farebbero difetto di certo, ma noi che siamo, nonostante tutto degli inguaribili ottimisti non disarmiamo e accettiamo la sfida.

Ci si dirà: ma che razza di ossigenazione c'è in questo parco attraversato dal Lambro inquinato, schiumoso e puzzolente? D'accordo! Ecco uno dei tanti problemi primari che vanno presi a due mani e « RISOLTO » perchè gli strumenti per farlo ci sono e la volontà politica NON DOVREBBE MANCARE. A meno che qualcuno riesca a farci credere che i fiumi si inquinano da soli. E ancora: com'è possibile che un parco così vasto e che nelle domeniche d'estate ospita una marea di gente sia totalmente sprovvisto di servizi igienici, sia dotato di 2 sole fontanelle e abbia solo una decina di cestini portarifiuti dislocati in posti introvabili? Quando un bambino (e sono migliaia) deve fare i propri bisogni cos'altro può fare se non collaborare all'inquinamento del Lambro o di

Talvolta l'amore per la natura può nascere anche dal semplice fatto di conoscere per nome un cespuglio, un fiore, un albero il suo luogo di origine.

E per far giocare i bambini? Credete che basti lasciarli liberi di entrare nei prati (sempre e solo alla domenica per 4 mesi perchè nel restante periodo dell'anno nei prati si parcheggiano le macchine) a rincorrere una palla, di scorrazzare nei viali sulle loro biciclette o di attendere il turno per fare il giro in carrozzella? Occorrerebbero altre attrezzature per i più piccini, centri di animazione per tutti, spettacoli di burattini, un piccolo parco zoologico (non dimentichiamo che anche un cavallo oggi sta diventando una rarità) qualcosa che li faccia sentire almeno per i tanti appassionati di questo tipico sport popolare o un angolino tranquillo dove sia ancora possibile gustare in santa pace un buon bicchiere di vino (non solo a denominazione d'origine ma anche a prezzo controllato) e magari fare una partita di scopa, tutto ciò servirebbe certo a richiamare ad una diversa visione del tempo libero tutti i vecchi frequentatori del parco che se ne erano allontanati delusi e chi ancora considera inevitabile attendere nel chiuso della propria abitazione il segnale d'inizio T.V. Soltanto adesso però ci accorgiamo di non aver tenuto fede alla promessa fatta all'inizio di questo articolo e di esserci lasciati prendere pure noi la mano dalla mania di fare proposte e di dare suggerimenti. Non ce ne vogliano per questo gli "ADDETTI AI LAVORI" viviamo in tempi particolarmente difficili e questa esigenza di ritrovarci insieme, di poter respirare con altri, sia pure per un solo giorno della settimana, un'aria diversa da quella di tutti i giorni in un ambiente aperto e ricco di iniziativa così diverso dalla ripetitività quotidia- quelle rogge di acqua stagnante che sono solo ricettacolo di topi grossi come leprotti. E quando ha sete? Abbiamo visto code alle fontanelle che facevano invidia a quelle della posta per ritirare la pensione e servirsi dell'unico spaccio che vende bibite non è certo più agevole. Non parliamo poi delle panchine che da anni non sono più state sostituite dopo che gruppi di vandali le avevano rese inservibili!! E la collina, che così faticosamente riesce a tenere in vita gli alberelli piantati tempo fà ed ogni giorno deve lottare perchè i patiti del motocross non gliene sradichino qualcuno! A proposito di piante, ci risulta che in Italia si celebra ancora la « Festa degli alberelli » perchè non si invitano le scolaresche della zona a collaborare anche nel parco a questa meritoria azione? Noi siamo convinti che poi da grandi saranno proprio loro ad avere maggior rispetto del patrimonio comune e chiedere nel contempo alle autorità competenti di affidare il compitoad un esperto di botanica perchè faccia applicare delle targhette con l'esatta denominazione sulle tante specie di piante che ai troppi sono ancora sconosciute e che invece ora vorrebbero meglio conoscere.

Il dibattito e l'informazione nella zona sul piano regolatore generale

This article is from: