C U LT U R A
M E M O R IE D E L S O T TO S U O LO L E T IZ IA Z A B A D N E H , 3 b b
Di certo non posso dirmi un’esperta di Dostoevskij, d’altronde ho solo letto qualche libro, ma spesso mi consolo pensando che nessuno possa essere definito tale. Dal momento che Dostoevskij -dice il noto scrittore e traduttore Paolo Nori- scrive della vita e della morte, dire “me ne intendo di Dostoevskij” sarebbe un po’ come affermare di aver capito tutto di questi due grandi temi. Per questa ragione vi dico che ciò che di seguito leggerete, se vorrete leggerlo, sarà soltanto un misero parere di lettrice, una lettrice che vi raccomanda vivamente questo libro. Che cos’è il sottosuolo Prestando ben attenzione al titolo E t C e t e r a M a jo r a n a
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dell’opera, vi sorgerà (spero) spontanea una domanda, ossia: che cosa diamine è il sottosuolo? Difficile rispondere -nessuno sa bene come sia fatto, perché è davvero molto buio. Il sottosuolo è prima di tutto un luogo, è come uno scantinato della nostra psiche, un luogo profondissimo dove il resto del mondo cessa di esistere nella sua forma apparente. Lì non ci sono genitori, zii e cugini, che si lamentano di te e del tuo comportamento adolescenziale; no, nel sottosuolo rimani solo con te stesso. Penserete che sia una cosa bella, ma non è esattamente così. Nella prima parte del libro, Dostoevskij spiega le dinamiche del sottosuolo attraverso una lunghissima confessione dell’Io G e n n a io 2 0 2 2 - N ° 5