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Esordio
LUCA SARACHO, 4F
Buon anno a tutti, Majorani! Lo so che, tecnicamente parlando, il mondo intero ha gioito all’arrivo di questo nuovo 2022 ventotto giorni orsono, e che questi auguri possono sembrare (e mi raccomando, sembrare solamente!) un attimino fuori luogo… Tuttavia quello che state reggendo tra le mani è il primo numero di EtCetera uscito nell’anno 2022 secondo il calendario gregoriano, 2775 Ab Urbe Condita (e come poteva mancarci il latino nel primo editoriale dell’anno della nostra scuola?), 2972 secondo il calendario berbero, 2566 secondo quello buddhista, 7530 secondo quello bizantino e 4718 secondo quello cinese, solo per citarne alcuni. E non è sicuramente un numero qualsiasi questo! Come avrete potuto notare, EtCetera si rivoluziona con un nuovo, fantastico, eccezionale formato, che spero possa farvi innamorare dei nostri mensili a prima vista. Con le sue dimensioni compatte ed accattivanti, adesso potrete portarvi EtCetera dove vorrete, gustandovi la lettura degli articoli redatti dai nostri eccezionali ragazzi in classe lontano da sguardi indiscreti, sul pullman durante il lungo e noioso viaggio verso casa, o magari sorseggiando un cappuccino in compagnia di compagni e non solo al Civico: le possibilità sono infinite! In più, con eguali quantità di carta e di inchiostro, grazie al nuovo formato, riusciremo a diffondere la buona novella di EtCetera ad un maggiore numero di voi, miei cari, per non lasciare nessuno insoddisfatto!
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Avrei potuto terminare qui questo mio primo articolo dell’anno, avendo fatto una semplice presentazione del numero. Eppure, non avrei mai potuto congedarmi così sbrigativamente da voi, nostri affezionati lettori, che ogni mese ci concedete un preziosissimo momento della vostra esistenza per immergervi nell’oceano delle parole disposte più o meno a casaccio (spero più meno che più…) su queste nostre umili pagine. Tuttavia, di cosa vi avrei potuto parlare? Forse fare un’analisi dell’America dopo un anno di presidenza Biden? Sì, ma sarà oggetto di discussione di un mio futuro editoriale, non temete. Forse sfogare con voi la mia frustrazione sull’obbrobrio che è il finale di Attack on Titan? Pure, ma c’è di meglio… Forse parlare delle rinnovate tensioni tra Russia e Ucraina e dello spettro di un nuovo e devastante conflitto mondiale? Meh, non sono il più grande esperto in materia al momento attuale; inoltre il nostro ben più ferrato Jacopo Palazzolo ha dedicato un pezzo riguardo ciò proprio su questo numero, a cui vi rimando calorosamente (dopo aver finito il mio editoriale, si dà per scontato). No. Il mio primo editoriale dell’anno doveva essere qualcosa di assolutamente personale, in cui il lettore potesse ritrovare un’indelebile parte di me. E allora, trovai l’ispirazione dove meno me lo sarei immaginato.
Non sono mai stato quello che, in gergo, si suole definire un “topo da biblioteca”. Durante la mia infanzia non ho mai sentito la necessità di rifugiarmi nelle magiche ambientazioni che solo i romanzi erano in grado di offrire. Non sentivo in me l’urgere di leggere, leggere e leggere ancora. Quegli inerti grafemi, adagiati così pigramente su un imprecisato numero di pagine ingiallite e rilegate assieme, in copertine destinate inevitabilmente a rovinarsi, non esercitavano su di me alcuna attrattiva e anzi, affermare il contrario non sarebbe stato totalmente distante dalla realtà. Alla luce di ciò, sembrerà al lettore a dir poco paradossale che un tale analfabeta, un tale e così spregiudicato disprezzatore di qualsiasi forma di letteratura si sia ritrovato come per incanto al timone di un
immenso e favoloso vascello che porta il nome di “EtCetera”. Ed effettivamente non posso che dirmi concorde… Questo è uno di quegli innumerevoli paradossi che rendono la vita degna di essere vissuta. Tuttavia, nei giorni scorsi ho avuto modo di ricredermi. Si potrebbe ben dire che ho avuto un’esperienza di radicale conversione proprio laddove non avrei sperato di trovare altro che noia. Immaginatevi un Luca che al termine delle vacanze invernali, adagiato mollemente sul proprio letto, sopraffatto dall’accidia e al contempo dall’ansia di dover presto ricominciare a frequentare le lezioni, si ritrovi a fissare intensamente la copertina di un libro. Inebriato dai profumi lignei emanati dalle vicine travi del soffitto della sua camera, ad un certo punto il giovine si erge in piedi in tutta la sua altezza (sbattendo pure la testa contro le sopracitate travi), allunga il braccio e stringe fra le mani per la prima volta il libro che non aveva voluto per nessuna ragione al mondo leggere. Si dava infatti il caso che come compito assegnatogli per le vacanze il ragazzo dovesse leggere tre distinti titoli per il ritorno a scuola. Aveva già ultimato la lettura di due di questi, i quali, come al solito, non erano riusciti a suscitargli alcunché degno di nota. Arrendendosi all’ineluttabilità di tale incarico, che prima o poi avrebbe comunque dovuto portare a termine, l’arreso fanciullo posa l’occhio sulla prima pagina del volume. Vuota, scarna, intonsa, su cui si potevano distinguere tre semplici parole, un titolo: “Una questione privata”. Da lì il ragazzo passò alla lettura della prima pagina dell’opera, poi della seconda; in men che non si dica aveva terminato il terzo capitolo, poi il settimo, poi il decimo, finché febbrilmente non arrivò alla conclusione di quel breve, insulso romanzo, finché non arrivò a quelle fatali ultime parole: “e a un metro da quel muro crollò.” Rimasi a dir poco sconcertato da cosa avevo appena sperimentato, dallo smarrimento per aver provato qualcosa di totalmente inedito per me. Fu così che qualche giorno dopo, ripresi la lettura di questo capolavoro di Beppe Fenoglio, ed ebbi la possibilità di riprovare lucidamente
tutte quelle piacevoli ed irrazionali sensazioni che per la prima volta in assoluto delle macchie di inchiostro su pagine ormai ingiallite dagli anni e dall’usura erano riuscite a suscitare nel mio profondo. Adesso che mi accingo a rileggerlo per una terza volta, non saprei come descrivere questo romanzo se non come un racconto che sa di cioccolata svizzera autentica, di fiori di ciliegio e di dischi in vinile; di polvere, di fango e di un mare di nebbia che tutto cela e tutto inghiotte. Potete solo immaginarvi le lacrime che versai quando non potei prendere parte alla discussione in classe dell’unico libro di cui mi ero veramente appassionato (i miei adorati compagni di classe mi avranno sicuramente dato del “creepy weirdo” in mia assenza). Amare lacrime a parte, posso dire con sicurezza che con l’inizio di questo nuovo anno si è aperta per me una strada totalmente nuova, un’avventura tra pile e pile di libri che non vedo l’ora di affrontare. Un nuovo anno, un nuovo inizio per me. Un nuovo esordio. È per questo motivo che ho deciso che ogni mese, per ogni nuovo numero di EtCetera, pubblicherò sulla pagina Instagram del giornalino le mie personali opinioni sulle letture che ho condotto nell’arco del mese. E a questo punto entrate in gioco proprio voi, miei fedeli venticinque lettori! Se c’è un libro che vi sta particolarmente a cuore e che pensate che ognuno di noi dovrebbe leggere almeno una volta nella vita, non esitate a consigliarmelo! Chissà, magari grazie a voi troverò il Libro definitivo, il Libro per antonomasia…
Benissimo, credo di essermi dilungato abbastanza per questo primo articolo dell’anno. Non mi resta altro che lasciarvi nelle sapienti mani dei miei colleghi! Alla prossima Majorani! Per aspera, ad Astra, sempre, ragazzi miei!