ATLAS MAGAZINE - MARZO 2023

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I SUGGERIMENTI di Atlas Magazine per una vita all'insegna del benessere

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RUBRICA: DETTO TRA NOI... a volte basterebbe aggiungere una lettera

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IL FUTURO SOSTENIBILE: la transizione energetica come chiave del cambiamento

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BIMESTRALE N. 16 USCITA DEL 03/23

DIREZIONE:

Margherita Ingoglia

Debora Bizzi

REDAZIONE:

Martina Campanelli

Simone Facchinetti

Mario Gnocchi

Sergio Grifoni

Silvia Mariani

Leonardo Tiene

Davide Tremante

Michela Viola

ART DIRECTION E IMPAGINAZIONE GRAFICA:

Giuseppe Di Benedetto

Riscoprire la magia della fiaba tra maghi, streghe e personaggi fatati: dall’analisi del testo alla produzione

- Guida di italiano di classe 3 -

EDITORIALE
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MAI ARRENDERSI di Debora Bizzi

Never give up. Mai arrendersi! È una delle regole principali della vita. Anche nei momenti bui, in quei periodi in cui tutto sembra remare contro, non arrenderti mai. Sfida ogni difficoltà, abbatti ogni muro, e sii consapevole che ne hai ogni forza. Che sei all’altezza. Che la tua vita, i tuoi progetti, i tuoi obiettivi valgono. “Un vincitore - d’altronde, commentava il famoso Nelson Mandela, primo presidente nero del Sudafrica - è semplicemente un sognatore che non si è arreso”.

I dubbi e le difficoltà arrivano nella vita di tutti. E invadono tutti gli aspetti: dal personale, alla vita lavorativa, alla famiglia, … Ma occorre sempre avere la forza di affrontare ogni sfida, con ottimismo e senza mai dubitare di noi stessi.

Noi di Atlas Magazine, Il mondo sulle nostre spalle di questa frase, ne abbiamo fatto quasi una filosofia d’azione. Ecco perché ci piacciono le sfide, crediamo sempre in noi stessi e non abbiamo paura del cambiamento!

Affrontiamo ogni sfida come possibilità di miglioramento: ciò che rappresenta una sfida oggi, ci da la forza di cui abbiamo bisogno domani. E questo, non solo per quanto riguarda le sfide lavorative…

Nessuno colpisce duro come la vita, e quando ciò succede è necessario trovare la forza per continuare e lottare. Certo, la mano di un amico, di un parente, di uno specialista, sono sicuramente

essenziali in tutti quei momenti di difficoltà, ma la vera forza la si trova in se stessi. E le frasi motivazionali sono tantissime; da ripetersi in tutti quei momenti di difficoltà. Non arrenderti mai, perché quando pensi che sia tutto finito, è il momento in cui tutto ha inizio (Jim Morrison); Non ti arrendere mai. Di solito è l’ultima chiave del mazzo quella che apre la porta (Paulo Coelho); Nella vita non bisogna mai rassegnarsi, arrendersi alla mediocrità, bensì uscire da quella “zona grigia” in cui tutto è abitudine e rassegnazione passiva, bisogna coltivare il coraggio di ribellarsi (Rita Levi Montalcini); Quanto manca alla vetta? Tu sali e non pensarci! (Friedrich Wilhelm Nietzsche); Gli ostacoli non ti devono necessariamente fermare. Se ti trovi un muro davanti, non tornare indietro arrendendoti. Scopri come saltarlo, farci un buco o girarci intorno (Michael Jordan).

Sono solo alcune delle frasi motivazionali di grandi personaggi. Ma ognuno di noi potrebbe stilare una lista di frasi, anche personali, da ripetersi nei momenti di difficoltà. Incoraggiandosi a non mollare! Per non rinunciare di fronte alle difficoltà. D’altronde, si sa, le grandi cose richiedono tempo. Perché, anche se in quel momento non ti sembra possibile, ogni difficoltà porta con sé una lezione da imparare.

Non puoi decidere cosa ti accade ma puoi decidere come affrontarlo.

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INDICE IL FUTURO SOSTENIBILE: LA TRANSIZIONE ENERGETICA COME CHIAVE DEL CAMBIAMENTO 8 ATTIVITÀ IN MONTAGNA (ANCHE) A PRIMAVERA 9 UNA PANORAMICA GENERALE SULL’INTELLIGENZA ARTIFICIALE 11 È TEMPO DI PRIMAVERA! 13 ALLERGIE STAGIONALI: PRIMAVERA! 16 RUBRICA - PILLOLE DELL’AVVOCATO IL MANTENIMENTO E L’AFFIDAMENTO DEI FIGLI NELLE FAMIGLIE DI FATTO 17 COMUNITÀ ENERGETICHE: DECRETO LEGGE IN ARRIVO? 19 VIVERE SANO: I SUGGERIMENTI DI ATLAS MAGAZINE, IL MONDO SULLE NOSTRE SPALLE PER UNA VITA ALL’INSEGNA DEL BENESSERE! 21 RUBRICA - LA LIBERTÀ DI MANIFESTAZIONE DEL PENSIERO “IN“ E “CON” LE OPERE LETTERARIE 22 IMPIANTI DI CLIMATIZZAZIONE ESTIVA E INVERNALE PER L’EDILIZIA RESIDENZIALE IN ITALIA 25 LA PRIMAVERA IN CUCINA 29 RICETTA: LASAGNA AGLI ASPARAGI 31 RUBRICA - DETTO TRA NOI... A VOLTE BASTEREBBE AGGIUNGERE UNA LETTERA 33 LEGENDA SANO SOSTENIBILE SOCIALE

FORMAZIONE PER

IL SUCCESSO MANAGERIALE

E PROFESSIONALE

• MIGLIORARE LE PERFORMANCE

AZIENDALI

• CRESCITA PERSONALE

• CRESCITA PROFESSIONALE

• CREDITI FORMATIVI

PROFESSIONALI

IL FUTURO SOSTENIBILE: LA TRANSIZIONE ENERGETICA COME CHIAVE DEL CAMBIAMENTO di Margherita Ingoglia

Un antico proverbio dei nativi americani dice: “Non ereditiamo la Terra dai nostri avi; la prendiamo a prestito dai nostri figli. Nostro è il dovere di restituirgliela.”

È proprio su questo principio che si basa il processo di transizione energetica verso il quale tutto il mondo si sta muovendo, con l’obiettivo di passare gradualmente dal consumo di fonti di energia tradizionali, come il petrolio e il carbone, a fonti di energia rinnovabile, come l’energia solare, eolica e idroelettrica, riducendo così le emissioni di gas serra e promuovendo al contempo l’efficienza energetica e la sostenibilità.

Si tratta di un processo complesso e graduale, che richiede un approccio multidimensionale e che coinvolge numerosi ambiti. A livello tecnico, per esempio, esistono alcuni aspetti fondamentali che devono essere affrontati per rendere le fonti rinnovabili una realtà applicabile nella pratica.

In primis, la promozione delle fonti di energia rinnovabile necessita la creazione e l’ottimizzazione di infrastrutture e tecnologie che ne consentano un consumo efficiente: essendo l’energia solare una fonte intermittente, che dipende dalle condizioni meteorologiche e dall’alternarsi del giorno e della notte, si rende necessario lo sviluppo di sistemi di stoccaggio sempre più avanzati, che consentano di accumulare l’energia prodotta per l’utilizzo in momenti in cui l’impianto fotovoltaico non è in funzione. In secondo luogo, in affiancamento alla produzione di energia rinnovabile, è fondamentale l’adozione di tecnologie e pratiche che riducano il consumo energetico, come l’isolamento termico degli edifici, l’uso di elettrodomestici a basso consumo e la riduzione delle perdite di energia durante la trasmissione e la distribuzione della stessa.

L’economia è un altro fattore importante da considerare, in quanto costi derivanti dalla produzione e dal consumo di energia

rinnovabile, inizialmente molto alti, stanno diminuendo gradualmente, diventando sempre più accessibili e competitivi rispetto ai combustibili fossili.

Inoltre, la transizione energetica può influire sulla crescita economica, portando a una maggior efficienza e innovazione, creando nuove opportunità di lavoro e stimolando la crescita economica. D’altro canto, però, ancora molti sono gli investimenti necessari per sviluppare le infrastrutture e le tecnologie sopra menzionate, che possano effettivamente supportare una transizione completa verso le fonti rinnovabili. Le scelte politiche dei nostri governi hanno una fondamentale rilevanza in tal senso.

Proprio per questo, l’Italia, tramite il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR), prevede una serie di interventi volti a favorire la transizione energetica del Paese. In particolare, per queste linee di intervento sono stati stanziati 1,25 miliardi, al fine di rafforzare gli investimenti sulle principali filiere della transizione ecologica, raggiungendo così i tre obiettivi prefissati: la decarbonizzazione del sistema energetico, l’aumento dell’efficienza energetica e lo sviluppo delle fonti di energia rinnovabile.

Tutto però parte dalle singole persone ed è proprio la società a giocare il ruolo più importante in questo cambiamento. Solo attraverso la corretta diffusione di una cultura sostenibile sarà infatti possibile proteggere l’ambiente e ridurre l’impatto dell’umanità sull’ecosistema.

La transizione energetica è quindi un processo cruciale per la lotta contro il cambiamento climatico; è una sfida enorme che dobbiamo affrontare, non solo per evitare conseguenze disastrose per il pianeta a cui sempre più spesso assistiamo, come la perdita di biodiversità, la siccità e le catastrofi naturali, ma anche e soprattutto per creare un’economia più equa e sostenibile, preservando il pianeta per il benessere delle future generazioni.

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ATTIVITÀ IN MONTAGNA (ANCHE) A PRIMAVERA

La montagna è un luogo accogliente in tutte le stagioni dell’anno.

Lo spettacolo del manto nevoso dell’inverno offre un senso di pace e di felicità che tutti riescono a percepire.

È stato, infatti, dimostrato che vedere distese di montagne innevate, piccoli villaggi che sembrano dipinti, boschi che ci ricordano una favola, dona immediatamente un benessere psico-fisico non solo nei bambini – sognatori per antonomasia – ma anche negli adulti.

La magia dell’inverno sulla neve non apporta benefici soltanto in ragione delle incantevoli sensazioni che il panorama circostante ha il pregio di trasmettere; in montagna, infatti, c’è anche la possibilità di praticare sport diversi, divertenti e alla portata di tutti, che comportano certamente effetti positivi sulla nostra salute. Sciare, ad esempio, oltre a incrementare la capacità di coordinazione ed equilibrio, aiuta il buon funzionamento del cuore e dell’apparto respiratorio, essendo altresì stimolata la produzione di globuli rossi e l’ossigenazione dei tessuti muscolari.

Per coloro che preferiscono, poi, sport meno adrenalinici, ci sono le escursioni con le ciaspole (racchette che consentono al piede di “galleggiare” sulla neve), ormai organizzate anche di notte per godere del panorama montano sotto le stelle. Ma dopo il lungo letargo invernale arriva il momento del “risveglio” con l’inizio della bella stagione, che segna un ritorno alla vita.

Quando l’inverno si ritira sulle cime delle montagne sopraggiungono, infatti, il verde dei prati, i colori dei fiori primaverili accompagnati da una gamma infinita di profumi, la trasformazione degli alberi da cui spuntano foglie e fiori, il cinguettio degli uccelli e i primi raggi tiepidi del sole.

In primavera si ripresentano i rivoli d’acqua che nutrono ruscelli e

torrenti, risvegliando anche l’udito con il frastuono magico delle cascate; i laghi tornano a sciogliersi e regalano magnifici riflessi di montagne, sassi e rocce.

Insomma, nella stagione primaverile la montagna rinasce e, con essa, tutti i sensi di chi ha voglia di rigenerarsi nell’aria pulita. La primavera offre la possibilità di scoprire le bellezze della natura delle nostre montagne soprattutto a coloro che non sopportano il freddo invernale, potendo godere di più ore di luce e di un clima più mite.

La montagna, inoltre, permette di godere di un’aria limpida e non inquinata, sempre più rara nelle città affollate, creando un ambiente ideale per chi soffre di allergie e disturbi respiratori. In questo insieme di emozioni, anche lo sport non viene meno.

La montagna non è, infatti, soltanto sinonimo di percorsi al freddo, in quanto con l’arrivo della bella stagione è possibile dedicarsi a molte attività sportive.

Il primo pensiero va naturalmente alle passeggiate, al trekking o, più in generale, all’escursionismo, adatto a tutte le età, con percorsi dedicati anche alle famiglie e ai più piccoli.

Già soltanto una semplice passeggiata in montagna è utile per stimolare il metabolismo, per allenare il volume muscolare, per aumentare la capacità di resistenza; senza considerare i vantaggi relativi al netto miglioramento dell’umore e alla notevole riduzione dello stress.

Il fascino e i benefici dell’attività in montagna nelle stagioni primaverile ed estiva, poi, hanno condotto alla creazione di ulteriori attività che – a seconda, dell’età, delle necessità e delle abitudini di ognuno di noi – possono essere svolte quasi da tutti. Non possiamo, infatti, dimenticare le gite in mountain bike le quali, grazie alla pedalata assistita, permettono anche ai bambini un utilizzo agevole del mezzo tra i boschi; gite che divengono

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incantevoli se, al posto della mountain bike, si opta per una passeggiata a cavallo, che oltre ad aumentare i riflessi e a stimolare il sistema cardiovascolare, ha un effetto benefico sull’autostima e sulla consapevolezza di sé, stante la capacità di “controllare” un animale maestoso e forte ma, al contempo, abituato a essere in contatto con gli uomini e con i bambini.

Per chi ama l’avventura e il divertimento, coniugando la voglia di fare sport a contatto con la natura con forti emozioni e paesaggi mozzafiato, risultano più adatte le attività di rafting e canyoning. Nel primo, lo scopo è quello di discendere un corso d’acqua a bordo, non di una zattera (nonostante il nome derivi dalla parola inglese “raft”, che si traduce letteralmente con “zattera”) ma di un gommone, superando gli ostacoli naturali presenti lungo il percorso.

Nel canyoning, invece, la discesa di strette gole, attraversate da piccoli corsi d’acqua, è a corpo libero; anche per tale ragione, si è

a pieno contatto con la natura più nascosta e selvaggia. Rafting e canyoning sono anch’essi sport adattabili a persone di ogni fascia di età; esistono, infatti, percorsi con diversi livelli di difficoltà e, quindi, pensati anche per i più piccoli. Divertenti e sicuri appaiono, infine, i parchi avventura dove, oltre agli indubbi benefici sulla salute, si vive la sensazione di un “ritorno alle origini”.

La montagna è, in conclusione, il giusto coniugio tra relax e sport, tra benessere mentale e fisico, tra bellezza e cultura; sì, perché la montagna è anche questo: oltre a conoscere meglio fauna e flora, si approfondiscono le consuetudini del luogo, attraverso mostre ed eventi gastronomici in cui vengono messe in risalto le tradizioni culinarie legate ai cibi di stagione che l’ambiente montano sa offrire.

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UNA PANORAMICA GENERALE SULL’INTELLIGENZA ARTIFICIALE di Leonardo Tiene

L’Intelligenza Artificiale (IA) è una delle tecnologie più innovative e promettenti del nostro tempo. È un campo di ricerca interdisciplinare che si occupa di sviluppare algoritmi e sistemi in grado di permettere ai computer di emulare il pensiero umano, apprendere dai dati, riconoscere pattern e prendere decisioni autonome. L’IA è presente in molte applicazioni che usiamo quotidianamente, come gli assistenti vocali, i motori di ricerca e le chatbot, ma ha anche il potenziale per rivoluzionare molti settori, dalla medicina alla finanza, dalla logistica alla produzione. In questo articolo esploreremo la storia dell’IA, i suoi principali ambiti di applicazione, le sue sfide e le sue opportunità future.

STORIA

L’idea di creare macchine intelligenti risale almeno al XVII secolo, quando il matematico tedesco Gottfried Leibniz propose un calcolatore meccanico in grado di compiere operazioni matematiche. Tuttavia, l’IA come la conosciamo oggi è nata solo alla fine degli anni ‘50, quando il matematico e informatico americano John McCarthy coniò il termine “intelligenza artificiale” e fondò il primo laboratorio di ricerca sull’IA presso il MIT. Negli anni ‘60 e ‘70, l’IA si concentrò principalmente sulla creazione di programmi che potessero risolvere problemi di logica e matematica. Tuttavia, a metà degli anni ‘80, l’IA subì una brusca battuta d’arresto, quando i risultati ottenuti si rivelarono deludenti e le risorse finanziarie si ridussero.

Negli ultimi anni, l’IA ha subito una nuova rinascita, grazie all’avvento di nuove tecnologie come il cloud computing, il big data e il machine learning. Oggi, l’IA sta rivoluzionando molti settori, dalla medicina alla finanza, dalla logistica alla produzione.

APPLICAZIONI

L’IA trova applicazione in una vasta gamma di settori. Di seguito, presentiamo alcuni dei principali ambiti di applicazione dell’IA:

• assistenza sanitaria: analizzare grandi quantità di dati medici, identificare pattern e aiutare i medici nella diagnosi e nella pianificazione del trattamento;

• finanza: analizzare i dati finanziari, prevedere le tendenze di mercato e identificare opportunità di investimento.

• automazione: per processi ripetitivi e migliorare l’efficienza dei processi produttivi;

• trasporti: migliorare la sicurezza stradale, per ottimizzare il flusso del traffico e per sviluppare veicoli autonomi;

• sicurezza: per rilevare e prevenire le minacce, come gli attacchi informatici e il terrorismo;

• marketing: l’IA può essere utilizzata per analizzare i dati dei clienti, individuare i loro gusti e preferenze, e sviluppare strategie di marketing personalizzate;

• assistenza virtuale: per sviluppare assistenti vocali e chatbot, che possono aiutare le persone a ottenere informazioni e risposte alle loro domande;

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• educazione: programmi di apprendimento personalizzati e per migliorare l’efficacia dell’insegnamento;

• gioco: sviluppare giochi intelligenti, in grado di adattarsi al livello di abilità dei giocatori e di fornire un’esperienza di gioco personalizzata;

• scienze sociali: analizzare i dati sociali, identificare tendenze e comportamenti e sviluppare modelli predittivi.

SFIDE

L’IA ha il potenziale per rivoluzionare molti settori, ma ci sono anche molte sfide da affrontare. Di seguito, presentiamo alcune delle principali sfide dell’IA:

• bias: l’IA può essere influenzata dai pregiudizi dei suoi creatori o dalle fonti di dati utilizzate per addestrarla. Ciò può portare a risultati distorti e discriminazioni ingiuste;

• privacy: l’IA richiede grandi quantità di dati per essere addestrata, il che solleva preoccupazioni sulla privacy e la sicurezza dei dati;

• controllo: l’IA può prendere decisioni autonome, il che solleva preoccupazioni sulla sua capacità di controllare e gestire il suo comportamento;

• occupazione: l’IA ha il potenziale per automatizzare molti lavori, il che potrebbe portare a perdite di posti di lavoro e disuguaglianze economiche.

• Responsabilità: l’IA può causare danni involontari o pregiudicare le decisioni umane, il che solleva preoccupazioni sulla responsabilità legale e morale delle sue azioni.

OPPORTUNITÀ

Nonostante le sfide, l’IA offre anche molte opportunità per il fu-

turo. Di seguito, presentiamo alcune delle principali opportunità dell’IA:

• miglioramento della salute: per migliorare la diagnosi e il trattamento delle malattie, individuare nuovi farmaci e ridurre i costi sanitari;

• sviluppo sostenibile: per sviluppare soluzioni intelligenti per l’energia, l’agricoltura e la gestione dei rifiuti, al fine di ridurre l’impatto ambientale dell’umanità;

• sicurezza: utilizzata per prevenire e contrastare il terrorismo, il crimine e le minacce informatiche;

• efficienza: per automatizzare i processi ripetitivi, migliorare l’efficienza e ridurre i costi dei processi produttivi;

• apprendimento: per sviluppare modelli di apprendimento personalizzati e migliorare l’accesso all’istruzione per tutti.

CONCLUSIONI

L’intelligenza artificiale è una tecnologia in continua evoluzione, che sta rivoluzionando molti aspetti della nostra vita. L’IA offre molte opportunità per migliorare la salute, l’ambiente, la sicurezza e l’efficienza, ma presenta anche molte sfide, tra cui il bias, la privacy, il controllo, l’occupazione e la responsabilità. Per affrontare queste sfide, è importante sviluppare una governance dell’IA che garantisca la trasparenza, l’accountability e la responsabilità sociale.

L’IA può essere utilizzata per migliorare la vita delle persone, ma è importante sviluppare una governance che garantisca la sicurezza e l’etica dell’IA. Inoltre, è importante garantire che l’IA non sostituisca completamente l’essere umano, ma che lavori insieme ad esso per migliorare la qualità della vita e creare un futuro migliore per tutti.

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“Giochi ogni giorno con la luce dell’universo. Sottile visitatrice, giungi nel fiore e nell’acqua. […]”

Queste parole di Pablo Neruda ci descrivono con eleganza e maestosità l’arrivo della stagione che da sempre è simbolo di rinascita, della vita che torna a manifestarsi dopo la quiete invernale: la primavera!

EQUINOZIO DI PRIMAVERA: 21 MARZO?

Anche se spesso si tende ad associare il 21 marzo come giorno simbolico di inizio primavera, in realtà non è un evento con cadenza stabile e definita: può essere collocabile tra il 19 e il 21 marzo, variazione possibile a causa del moto di rivoluzione della Terra, che differisce di circa poco più di 6 ore rispetto ai canonici 365 giorni previsti dal calendario gregoriano. Per risolvere questo eccesso temporale, ogni quattro anni è stato deciso di inserire un anno bisestile (in cui febbraio ha 29 giorni), e questo influenza anche la data di equinozio, che può quindi non essere sempre la stessa.

Per rendere meglio l’idea: tra il 2000 e il 2030, solo nel 2003 e nel 2007 l’equinozio di primavera è avvenuto il 21 marzo. Quest’anno invece, l’orario preciso in cui il sole sarà in posizione perpendicolare rispetto all’equatore sarà il 20 marzo alle 21:24, momento che segnerà quindi l’inizio della stagione primaverile.

FIORI PRIMAVERILI

Quando l’inverno è ormai alle porte, un dolce profumo inebria l’aria: profumo di primavera!

Piccole sentinelle colorate ne annunciano infatti l’arrivo: i fiori, grazie ai quali le grigie giornate invernali lasciano il posto a un’esplosione di colori.

La fioritura è regolata da una serie di fattori ambientali, tra cui la temperatura dell’aria è uno dei più importanti. Nello specifico, essa viene innescata da uno specifico processo chimico, indotto da una proteina chiamata Flowering Locus T (FT). Grazie alle foglie, la pianta è in grado di percepire la durata del giorno: è per questo motivo che alcune sbocciano quando le giornate si allungano, mentre altre invece preferiscono le giornate corte. Per dare il via al processo di fioritura, “le foglie sintetizzano e trasmettono la proteina FT nel tessuto vascolare (il floema, incaricato del trasporto di zucchero e nutrienti al resto della pianta), che fa viaggiare l’induttore fino all’apice del germoglio, dove si trovano le strutture che daranno origine a nuovi fusti e foglie. Qui la proteina FT promuove la formazione di nuovi boccioli” (Fonte: focus.it).

Ma quali sono i primi fiori che annunciano l’arrivo della primavera? Di seguito la TOP10 di Atlas Magazine, Il mondo sulle nostre spalle:

1. Margherita (Leucanthemum vulgare oppure Chrysanthemum leucanthemum). L’origine del nome deriva dall’unione di due parole greche: “leukos”, ovvero “bianco” e “anthemon”, che significa “fiore”.

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È TEMPO DI PRIMAVERA! di Michela Viola

2. Primula (Primula vulgaris). Dal latino “primus”, cioè “primo”, in quanto il suo sbocciare annuncia il primo apparire della primavera.

7. Narciso (Narcissus). Deriva dal greco “narkào” che significa “stordisco”, con riferimento all’odore molto intenso emanato dai fiori.

3. Violetta. Il termine deriva dal greco antico “ion”, “fiore blu scuro”.

8. Gelsomino (Jasminum). Il nome gelsomino deriva dalla parola persiana “yasmin”, che significa “fiore profumato”.

4. Fiore di ciliegio. È il fiore di uno dei diversi alberi del genere Prunus; il termine ciliegio deriva dal latino ceresium.

9. Camelia (Camellia). Si ritiene che il nome sia stato attribuito nel 1735 dal botanico Linneo che volle dedicarlo al religioso Joseph Kamel, il primo a importare il fiore dal Giappone in Europa.

5. Tulipano (Tulipa sylvestris). Il termine deriva dal turco “tülbend” cioè “turbante”.

. Scoperta dal

6. Glicine (Wisteria). Termine che deriva dal greco “glykýs”, cioè “dolce”, per il sapore dolciastro proprio dei fiori.

CAMBIAMENTO CLIMATICO E FIORITURE ANTICIPATE

Come visto in precedenza, la temperatura dell’aria è uno dei fattori più importanti per quanto riguarda la fioritura delle piante in primavera. A causa del riscaldamento globale, facendo sempre più caldo e iniziando quest’ultimo sempre prima nel corso dell’anno, il rischio è quello di incorrere in fioriture precoci con conseguente rischio di gelate o di altri danni legati alle basse temperature. A dimostrazione di questo, uno studio condotto nel Regno Unito e pubblicato su Proceedings of the Royal Society B, ha dimostrato come il periodo di fioritura delle piante nel Paese sia anticipato di circa un mese dagli anni Ottanta a oggi. Oltre a questo, anche se un fiore “dovesse sopravvivere senza problemi a un’ipotetica fioritura marzolina, non è detto che trovi gli impollinatori che gli serviranno per riprodursi, e che sono ancora legati alle “vecchie” stagioni” (Fonte: focus.it/ambiente/natura/regno-unito-fiori-sbocciano-un-mese-prima).

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10. Gerbera naturalista tedesco Gerber, è proprio da esso che prende il nome.

ALLERGIE STAGIONALI: PRIMAVERA! di Leonardo Tiene

La primavera è una stagione meravigliosa, ma per molte persone rappresenta anche un periodo difficile a causa delle allergie. Se sei una di queste persone sai già quanto fastidiose possano essere, ma forse non conosci tutte le cause dei tuoi sintomi o come alleviarli.

In questo articolo vedremo nel dettaglio come affrontare al meglio il bel periodo dell’anno.

SINTOMI

Le allergie primaverili sono causate dalla fioritura di alcune piante che rilasciano polline nell’aria, il quale può provocare una reazione allergica nel corpo, manifestandosi con diversi sintomi. Alcuni dei più comuni includono:

• starnuti

• naso che cola o congestionato

• occhi pruriginosi e lacrimosi

• gola irritata o pruriginosa

• tosse secca

• affaticamento generale

Questi sintomi possono variare in intensità da persona a persona, ma tendono a essere più acuti durante i periodi di alta concentrazione di polline nell’aria.

CAUSE

Quali sono le piante maggiormente coinvolte nella produzione del polline?

Qui un elenco riassuntivo:

• betulle

• ontani

• pioppi

• cedri

• acacie

• graminacee

Il polline di queste piante viene rilasciato nell’aria e può entrare in contatto con le mucose nasali e oculari, causando una reazione allergica nel corpo. Alcune persone possono anche essere allergiche a peli di animali o a polvere, che possono esacerbare i sintomi delle allergie primaverili.

RIMEDI

Ci sono molte opzioni per alleviare i sintomi delle allergie primaverili. Alcuni rimedi comuni includono:

• antistaminici: questi farmaci aiutano a ridurre la reazione allergica nel corpo e possono alleviare i sintomi delle allergie primaverili come starnuti, naso che cola e occhi pruriginosi;

• spray nasali: i spray nasali possono aiutare a ridurre la congestione nasale e il naso che cola;

• decongestionanti: i decongestionanti possono aiutare a ridurre la congestione nasale, ma non dovrebbero essere usati a lungo termine poiché possono causare effetti collaterali come secchezza delle fauci e aumento della pressione sanguigna;

• immunoterapia: l’immunoterapia può aiutare a ridurre la gravità delle allergie primaverili a lungo termine. Questa terapia coinvolge l’esposizione graduale al polline per ridurre la risposta allergica del corpo;

• evitare l’esposizione al polline: se sei allergico al polline, cerca di evitare di uscire durante i periodi di alta concentrazione di polline nell’aria.

Insomma, nonostante il bel tempo e i colori che porta la Primavera, ha con sé anche le conseguenze legate all’allergia ma se seguirete i nostri consigli potrete convivere al meglio la vita quotidiana e la bellezza di questa stagione!

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IL MANTENIMENTO E L’AFFIDAMENTO DEI FIGLI NELLE FAMIGLIE DI FATTO dell’Avv. Simone Facchinetti

L’ordinamento riconosce e tutela le famiglie di fatto, ovverosia le famiglie che hanno scelto di non ricorrere allo strumento del matrimonio per regolamentare la loro unione. In un primo momento, ciò è avvenuto attraverso l’entrata in vigore della Legge n. 219/2012, che ha equiparato i figli nati fuori dal matrimonio a quelli nati all’interno del matrimonio, riconoscendo loro pari diritti e tutele. Tra le più importanti novità introdotte dalla legge, occorre richiamare anzitutto la modifica dell’art. 74 c.c., che attualmente prevede che la parentela sia il vincolo tra le persone che discendono da uno stesso stipite “sia nel caso in cui la filiazione è avvenuta all’interno del matrimonio, sia nel caso in cui è avvenuta al di fuori di esso”. Del pari, occorre richiamare il novellato art. 315 c.c., che statuisce che “tutti i figli hanno lo stesso stato giuridico”, così di fatto sottolineando ulteriormente che i figli nati fuori dal matrimonio sono equiparati da un punto di vista giuridico a quelli nati all’interno del matrimonio. Importanza fondamentale per il riconoscimento nell’ordinamento delle famiglie di fatto acquista anche la Legge n. 76/2016 (nota anche come Legge Cirinnà), che oltre a regolamentare le unioni civili, introduce anche una disciplina per le convivenze di fatto (oppure anche dette “convivenze more uxorio”). Da ultimo, occorre citare anche la Legge n. 206/2021 di riforma del processo civile, in conseguenza della quale molte materie

sono passate dalla competenza del Tribunale Ordinario a quella del novello Tribunale per le persone, per i minorenni, per le famiglie. In particolare, il Tribunale di nuova introduzione si occuperà, tra le altre materie, anche delle controversie legate alla famiglia, e dunque di separazioni, divorzi e questioni relative all’affidamento dei figli.

Venendo al tema che qui ci occupa, premesso il graduale e costante riconoscimento che l’ordinamento ha, negli anni, attribuito alle coppie di fatto, occorre ora domandarsi cosa succede in caso di crisi della coppia. In altri termini, bisogna capire che cosa succede qualora la coppia di fatto intende separarsi.

Va anzitutto segnalata una prima ed importante differenza rispetto a quanto accade nelle crisi coniugali che si verificano all’interno di coppie sposate: nel caso di convivenze di fatto, l’ordinamento non prevede che il convivente economicamente più debole abbia diritto a ricevere un assegno di mantenimento da parte dell’altro convivente, economicamente più forte. L’unica tutela è rappresentata, sussistendone i presupposti, dall’istituto degli alimenti, che vengono riconosciuti in misura proporzionale alla durata della convivenza.

Se, questa, è un’importante differenza rispetto a quanto accade nelle famiglie legate dal vincolo matrimoniale, occorre però segnalare che questa differenza riguarda solamente il rapporto tra

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“conviventi”. Non si segnalano, infatti, differenze sostanziali nella regolamentazione e nella gestione dei figli, i quali, dunque, nella fase successiva alla crisi coniugale presentano gli stessi diritti, tanto che i genitori risultavano uniti dal vincolo matrimoniale, quanto nel caso di famiglia “di fatto”. Nello specifico, la tutela dei figli passa attraverso il riconoscimento di un assegno di mantenimento in loro favore e nella regolamentazione del diritto di visita del genitore c.d. non collocatario. Quanto al primo aspetto, compito del giudice sarà anzitutto quello di individuare il genitore collocatario, ovverosia colui al quale (generalmente) viene assegnata la casa coniugale e, quindi, presso il quale risulterà “collocato” il figlio minore. Quindi, il giudice dovrà quantificare l’assegno di mantenimento che il genitore non collocatario dovrà versare per il mantenimento del figlio al genitore collocatario sino al raggiungimento dell’indipendenza economica del figlio.

Del pari, il giudice dovrà stabilire in che misura i genitori devono partecipare alle spese straordinarie che si rendono necessarie per il mantenimento del figlio: generalmente, la partecipazione viene stabilita in misura egualitaria nella quota del 50% ciascuno, ma, ricorrendo circostanze particolari, il giudice potrebbe stabilire anche delle misure diverse. A titolo esemplificativo, ricorrendo circostanze particolari, potrebbe stabilire che un genitore sia te-

nuto nella misura del 75% mentre l’altro nella misura residuale del 25%, oppure ancora, in taluni eccezionali casi, potrebbe prevedere che un genitore sia tenuto a provvedere integralmente al pagamento delle spese straordinarie, ovverosia nella misura esclusiva del 100%. Sul punto, è bene precisare come non si possa fare in astratto un discorso in punto di previsione delle percentuali di concorrenza al pagamento delle spese straordinarie, non potendosi prescindere ovviamente dalla valutazione dei casi concreti che gli organi giudicanti sono chiamati ad effettuare in maniera scrupolosa.

Infine, i figli nati fuori dal matrimonio hanno diritto, in caso di separazione dei genitori, alla regolamentazione del diritto di visita con il genitore non collocatario, che avverrà con le medesime modalità e i medesimi criteri previsti per i figli nati all’interno del matrimonio. Anche rispetto a questo aspetto, dunque, si assiste ad una fondamentale equiparazione.

Per concludere, l’ordinamento tutela allo stesso modo i figli nati all’interno del matrimonio e quelli nati al di fuori del matrimonio anche in caso di crisi familiare e separazione della coppia genitoriale, prevedendo in entrambi i casi tanto il diritto all’assegno di mantenimento e al pagamento delle spese straordinarie quanto la regolamentazione del diritto di visita con il genitore non collocatario.

In basso: lo staff dello Studio Legale Facchinetti

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A sx: l’Avvocato Simone Facchinetti

COMUNITÀ ENERGETICHE: DECRETO LEGGE IN ARRIVO?

In tutto il mondo, la domanda di energia sta crescendo a un ritmo sempre più veloce. Questo ha portato alla ricerca di nuove fonti di energia rinnovabile, oltre al potenziamento delle tecnologie esistenti. Ma nonostante i progressi compiuti, l’energia rinnovabile rappresenta solo una piccola percentuale della produzione totale di energia globale.

È in questo contesto che si inseriscono le comunità energetiche, una soluzione innovativa per aiutare a ridurre la dipendenza dalle fonti di energia tradizionali e per aumentare la produzione di energia pulita.

Cosa sono le comunità energetiche?

Le comunità energetiche sono gruppi di persone che si uniscono per produrre, consumare e condividere energia. Questi gruppi possono essere composti da cittadini, attività commerciali, pubbliche amministrazioni o piccole/medie imprese. L’obiettivo principale delle comunità energetiche è quello di produrre energia rinnovabile e di condividerla con i membri della comunità. In questo modo, essi possono beneficiare di prezzi più bassi dell’energia e di una maggiore autonomia energetica.

Come funzionano le comunità energetiche?

Le comunità energetiche funzionano attraverso la creazione di micro-reti energetiche locali: anziché essere collegati alla rete elettrica nazionale, i membri della comunità si connettono a una rete energetica locale. Questa rete è alimentata da fonti di energia rinnovabile, come l’energia solare, eolica, idroelettrica o geotermica. I membri della comunità possono quindi acquistare l’energia prodotta a prezzi più bassi rispetto ai prezzi di riferimento del mercato nazionale dell’energia.

Benefici delle comunità energetiche

Le comunità energetiche offrono una serie di vantaggi:

1) Ai membri della comunità: i principali vantaggi includono la riduzione dei costi energetici e l’aumento dell’autonomia energetica, oltre alla possibilità di guadagnare denaro vendendo l’energia in eccesso alla rete nazionale.

2) All’ambiente: le comunità energetiche contribuiscono alla riduzione delle emissioni di gas serra; utilizzando infatti fonti di energia rinnovabile, le comunità energetiche riducono la dipendenza dalle fonti di energia fossile.

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3) Alla società nel suo complesso: le comunità energetiche possono contribuire alla creazione di posti di lavoro locali e alla riduzione della dipendenza dalle grandi compagnie energetiche. Inoltre, le comunità energetiche possono aumentare la resilienza energetica delle comunità locali, in particolare durante eventi meteorologici estremi o crisi energetiche.

Esempi virtuosi di comunità energetiche

Le comunità energetiche si stanno sempre più diffondendo in tutto il mondo. Vediamo qui di seguito alcuni esempi virtuosi! In Europa: uno dei più grandi progetti di comunità energetica è quello di Wildpoldsried, in Germania. Questa comunità è composta da circa cinquanta case e utilizza l’energia solare per produrre e condividere l’energia con i membri della comunità, i quali la acquistano a prezzi inferiori rispetto a quelli di mercato, riducendo inoltre le emissioni di CO2 di oltre 220 tonnellate all’anno. Negli Stati Uniti: comunità energetica di Brooklyn, a New York, creata nel 2015. Questa comunità utilizza l’energia solare e fornisce energia pulita e a basso costo ai membri della comunità. In Australia: comunità energetica di Yackandandah, nello stato di Victoria, che ha raggiunto il 100% di autonomia energetica nel 2017. Questa comunità ha sviluppato una rete energetica locale che utilizza l’energia solare e idroelettrica.

Normativa di riferimento: punto di svolta?

Una delle sfide principali che le comunità energetiche devono affrontare, riguarda la necessità di poter disporre di una regolamentazione adeguata. Infatti, a oggi in molti Paesi le normative attuali non supportano adeguatamente il loro sviluppo, e le restrizioni sulle reti energetiche locali limitano la loro capacità di fornire energia ai membri della comunità. In Italia, un apparente passo in avanti è stato fatto il 28 febbraio, data in cui, dopo un iter lungo e travagliato, il Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza

Energetica (MASE) ha consegnato all’Unione Europea la proposta (che si spera essere definitiva) di decreto per incentivare la diffusione delle CER. Ovviamente si tratta ancora di una bozza, che necessiterà poi dell’approvazione da parte della Commissione UE per poter entrare in vigore.

La proposta di decreto, come riportato in una nota del MASE, è incentrata su due misure: “un incentivo in tariffa e un contributo a fondo perduto. I benefici previsti riguardano tutte le tecnologie rinnovabili, quali ad esempio il fotovoltaico, l’eolico, l’idroelettrico e le biomasse” (fonte: repubblica.it/green-and-blue/2023/02/23/ news/comunita_energetiche-389201906/)

Sono infatti previste tariffe incentivanti per coloro che si assoceranno in una configurazione di autoconsumo, incentivi previsti sulla quota di energia condivisa ottenuta da fonti rinnovabili, con una potenza finanziabile pari a 5 gigawatt e con un limite temporale fissato a fine 2027.

Per quanto riguarda invece la misura che prevede l’erogazione di contributi a fondo perduto, essa riguarderà solo le comunità realizzate nei comuni sotto ai 5000 abitanti, fino al 40% dell’investimento totale. Il provvedimento, potrà riguardare sia la realizzazione di nuovi impianti, sia il potenziamento di quelli già esistenti: in questo caso, si attingerà a 2,2 miliardi di euro di finanziamenti previsti dal PNRR. La potenza complessiva dovrà essere di almeno due gigawatt e la produzione annua di almeno 2500 gigawatt.

In conclusione, è chiaro come le comunità energetiche siano una valida opzione per una transizione verso un sistema energetico più sostenibile. Con il sostegno e una adeguata collaborazione tra le comunità, le autorità di regolamentazione e le autorità locali, esse sono in grado di apportare un significativo impatto positivo alla vita delle persone, oltre che all’ambiente circostante.

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VIVERE SANO: I SUGGERIMENTI DI ATLAS MAGAZINE, IL MONDO SULLE NOSTRE SPALLE PER UNA VITA ALL’INSEGNA DEL BENESSERE! di

Ogni nostra azione quotidiana ci aiuta a condurre o meno uno stile di vita sano. Facciamo, vediamo, ascoltiamo. Noi possiamo agire su ciò che possiamo controllare così da creare un armonico equilibrio per la nostra salute psicofisica. Di seguito, abbiamo stilato un breve vademecum di tutte quelle azioni che possono contribuire a vivere in uno stato di benessere. Una serie di suggerimenti per agevolare una vita all’insegna del benessere in ogni suo aspetto fondamentale: emotivo, ambientale, lavorativo e alimentare. Trovare il giusto equilibrio tra questi fattori è la sfida di ciascun essere umano. Suggerimenti semplici, per raggiungere uno stile di vita sano, il quale non è importante solo per prevenire malattie, ma anche per vivere al meglio il presente e la propria quotidianità.

Ecco di seguito le nostre abitudini per il raggiungimento di un perfetto equilibrio psicofisico:

1. mangiare bene: il cibo è il migliore alleato per tenere lontane determinate malattie e problematiche fisiche. Evitare eccessivi grassi e zuccheri, garantire il corretto apporto di frutta e verdura, … con la verdura protagonista dei nostri pasti, accompagnata da cereali integrali e una fonte sana di proteine, come il pesce, le uova, i legumi. Evitando i prodotti confezionati e privilegiando quelli di stagione.

2. bere almeno un litro di acqua al giorno perché aiuta a disintossicarsi e garantisce il benessere al nostro corpo. Il nostro corpo è composto mediamente per il 60% di acqua, e anche una

disidratazione moderata pari al 2% del peso corporeo può avere un impatto negativo sulle funzioni cognitive e sulle nostre prestazioni fisiche.

3. limitare l’uso di alcol e non fumare: consumare alcolici con moderazione è sicuramente favorevole al nostro benessere psicofisico. L’unità alcolica consigliata - perché un bicchiere di vino durante i pasti è sempre un piacere - è di un bicchiere per la donna e due per l’uomo, senza considerare i superalcolici. L’alcol è da usare con moderazione perché fornisce molte calorie, in particolare i superalcolici. I danni associati a tabacco e alcol sono ormai noti; dai problemi cardiovascolari al rischio di sviluppare tumori, per smettere di fumare i motivi non mancano e non è mai troppo tardi.

4. fare attività fisica (o, quanto meno, avere una vita attiva): e questa è da sempre l’abitudine che maggiormente viene suggerita per vivere bene. Il che non deve necessariamente includere lo sport, ma una vita attiva, ovvero limitare la vita sedentaria, camminare, salire e scendere le scale. E ancora: fare passeggiate all’aria aperta, evitare di stare seduti troppo a lungo, lasciare ogni tanto l’auto parcheggiata e prendere la bicicletta. Uno stile di vita sano prevede almeno 30 minuti di movimento al giorno.

5. dormire almeno 8 ore al giorno per consentire al corpo di rigenerarsi, recuperare e rinforzarsi.

6. prendersi cura della propria mente concedendosi anche un po’ di relax dagli impegni quotidiani lavorativi, familiari, personali. Fai qualcosa che ti fa stare bene, con chi ti fa stare bene!

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Debora Bizzi

LA LIBERTÀ DI MANIFESTAZIONE DEL PENSIERO “IN“ E “CON”

LE OPERE LETTERARIE di Martina Campanelli

Il tema della libertà di pensiero unito a quello della libertà di espressione è molto delicato da un punto di vista filosofico e giuridico. La complessità della realtà e l’impossibilità di avere una visione univoca della stessa, ci porta a una dimensione polifonica e a dover considerare più prospettive. La libertà di pensiero rappresenta la più sacra delle conquiste e non può prescindere dalla libertà di parola e di espressione. Ci sono voluti secoli e lotte prima che nella coscienza dei popoli maturasse la convinzione che la libertà di manifestare le proprie opinioni e quella di discuterne fossero fondamentali ai fini del progresso e del bene dell’umanità. Il conflitto autorità-libertà ha sempre visti contrapposti uomini e donne portatori di idee nuove ai depositari di vecchi principi. Ogni epoca storica ha avuto i suoi martiri, costretti al silenzio e considerati nemici da sistemi sociali e politici basati sulla coercizione della libertà perché vedevano in essa un pericolo di sovversione del potere costituito e dell’ordine politico e sociale.

Fin dall’antichità l’espressione libera del proprio pensiero ha rappresentato spesso una forza sgretolante per il potere costituito, specialmente nei regimi totalitari. La parola è un potere e non vi è mai stata dittatura in grado di sopire completamente la libertà di coscienza e di pensiero. La libera manifestazione del proprio pensiero, delle proprie opinioni, delle proprie idee contiene in sé una forza grandissima che rende la parola un valore irrinunciabile, ma anche un’arma efficace contro l’operato di chi è al potere. Se pensiamo alla storia dell’Occidente, viene subito in mente Socrate, il filosofo greco del V secolo a. C., processato e condannato a morte per aver manifestato e divulgato il suo pensiero liberamente e pubblicamente; il processo a lui intentato fu in primo luogo politico, un processo contro un uomo considerato nemico perché portava idee nuove e mostrava l’inadeguatezza dei politici al governo della città.

La letteratura ci aiuta a comprendere l’importanza della libertà di espressione e della correlata libertà di manifestazione del pensiero (oltre ad esserne essa stessa materializzazione).

Volendo fare un passo indietro nel tempo, per analizzare la questione della libertà di espressione nel mondo antico, prendiamo in considerazione un brano tratto dall’Iliade, che ci mostra come veniva interpretato tale concetto presso i Micenei la cui società gerarchica posizionava alla sommità il wanax, sovrano assoluto. È proprio contro di lui che in due brani tratti dai primi due volumi dell’Iliade si scagliano due personaggi, completamente diversi tra loro: Achille e Tersite.

Entrambi hanno lo stesso comportamento di sfida verso il sovrano (se pur per motivi differenti), che insultano pubblicamente, rivolgendosi a lui con toni che nessuno avrebbe mai osato usare. Ma Tersite non è Achille, non è l’eroe valoroso che possiede la gloria, non è il semidio “dal piede veloce”. Egli è un semplice soldato e come tale non può permettersi di prendere la parola in assemblea e rivolgersi criticamente verso il wanax; pertanto riceverà delle punizioni, al contrario di Achille che nessuno punisce. Tersite viene rispedito al suo posto con un colpo di scettro alle spalle, che lo fa cadere a terra tra il riso e l’umiliazione da parte degli altri. Ci troviamo, dunque, in un contesto in cui la libertà di espressione non è concessa a tutti ma solamente agli individui di un certo tipo, quelli valorosi come Achille, che sono belli fuori e dentro. Chi, invece, conta meno degli altri, non merita di essere ascoltato, malgrado ripeta cose già dette, e non possiede il diritto di parola. Tersite viene descritto come uno zoppo, brutto, poco virile, con la voce stridula che gli serve solo a parlare a vuoto, a dire sciocchezze che non meritano l’ascolto altrui; si sottolineano i suoi lati negativi come a giustificare il fatto che gli venga negata la libertà di parola e espressione.

Oggi, almeno negli Stati democratici e moderni, il diritto di parola ed espressione è prerogativa di tutti i cittadini.

L’art. 21 della nostra Costituzione sancisce:

“Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione. La stampa non può essere soggetta ad autorizzazioni o censure.” Poche righe, semplici, che racchiudono un principio potentissimo

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“pietra angolare dell’ ordine democratico” come espresso dalla giurisprudenza costituzionale, in quanto “condizione del modo di essere della vita del Paese in ogni suo aspetto culturale, politico e sociale”.

L’ art. 21 è uno dei principii guida di una Costituzione nata contro le restrizioni del precedente regime dittatoriale fascista, che come tutti i regimi di questo tipo teme la libertà di espressione e pensiero perché le persone libere intellettualmente rappresentano la possibilità di una derivazione anarchica in cui il potere è disconosciuto e indebolito o comunque messo in discussione. La libertà di espressione del pensiero è fondamentale perché serve a garantire la trasparenza e la responsabilità del potere politico, a favorire un dibattito pubblico aperto e democratico e a proteggere la libertà individuale.

Questo è proprio il tema del secondo esempio letterario che vogliamo citare, “1984” di George Orwell dove, la libertà di espressione del pensiero è vista come una minaccia per il potere del governo totalitario descritto nel romanzo; il governo controlla strettamente il pensiero e la comunicazione dei suoi cittadini attraverso la manipolazione della lingua e la censura dei media. Il protagonista, Winston Smith, lavora alla revisione dei libri storici ed inizia a dubitare del governo e del suo modo di operare; tenta di esprimere i suoi pensieri in segreto ma viene presto scoperto e arrestato. La libertà di pensiero e di espressione viene infatti vista come una minaccia all’ordine costituito. In questo romanzo, Orwell dimostra come la manipolazione del pensiero e la censura possano distorcere la realtà e creare una società oppressiva in cui la libertà di pensiero e di espressione sono sistematicamente soppresse.

Il connubio essenziale tra democrazia e libertà di espressione è al centro anche di “Sostiene Pereira” di Tabucchi. Il giornalista protagonista del libro, vive in Portogallo durante l’ occupazione nazista quindi in un momento in cui libertà di pensiero ed espressione

sono fortemente compromesse. Pereira, capo redattore di un giornale, si trova a dover scegliere tra la sua integrità personale e la necessità di conformarsi alle aspettative del governo; inizia a sentirsi sempre più insoddisfatto delle sue azioni e comincia a sviluppare una coscienza critica nei confronti del governo che lo porta a mettere a rischio la sua vita e la sua libertà per difendere la verità e la libertà di manifestare il suo punto di vista. Rivelatore e fonte di riflessione è per questa tematica anche “La Lettera Scarlatta” di Hawthorne, la storia di Hester Pryenne, donna che vive in una colonia puritana del diciassettesimo secolo in cui vige un rigido codice morale ed una stretta gerarchia sociale; viene punita per aver commesso adulterio e costretta a portare una lettera scarlatta sulla sua veste come segno di vergogna. Lei non rinuncia comunque alla sua libertà di pensiero e di espressione e si oppone alla morale oppressiva della società e cercando di creare una vita indipendente per se stessa e per la sua figlia. In “La vita segreta degli scrittori” di James Atlas, il tema della libertà di espressione del pensiero viene esplorato attraverso il punto di vista degli scrittori e delle loro esperienze personali. Il libro presenta interviste con scrittori famosi che discutono del loro processo creativo e dei loro punti di vista sulla libertà di espressione. Questa opera offre un’analisi approfondita del tema della libertà di espressione del pensiero e della sua importanza per la vita degli scrittori e per la società in generale. Il libro dimostra che, anche se la libertà di espressione del pensiero è un diritto fondamentale, può anche essere limitato o represso in alcune situazioni, e che gli scrittori devono affrontare sfide per esprimere i loro pensieri in modo libero ed aperto.

Ci sono molti altri libri che parlano della libertà di espressione come tema centrale o secondario e che raccontano storie di uomini che si battono per la conquista di questo diritto e ci sono molti uomini, le cui storie vengono raccontate o meno, che per lo stesso hanno lottato o lottano.

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IMPIANTI DI CLIMATIZZAZIONE ESTIVA E INVERNALE PER L’EDILIZIA RESIDENZIALE IN ITALIA di Mario Gnocchi

Ènecessario essere chiari e non perdere di vista il fatto che in Italia oltre l’ottanta per cento degli edifici sono dotati di termosifoni in ghisa o in acciaio. Esistono anche quelli in alluminio ma sono meno diffusi e altro. Che dette abitazioni non hanno un buon grado di coibentazione termica e che l’energia che serve a riscaldare, a produrre acqua calda sanitaria e per refrigerare indipendentemente sia ricavata da gas, elettricità o carburanti costa molto più che in altri paesi.

Tenendo questo come punto saldo è doveroso considerare che con molto meno di quello che si spenderebbe per adattare dette abitazioni a condizioni di contenimento termico migliori si realizza un impianto fotovoltaico, questa è la prima cosa alla quale un tecnico deve pensare, dove l’applicabilità tecnica lo permette. Inutile parlare di risparmio energetico con impianti ibridi destinati alle abitazioni senza prima pensare di produrre una parte di energia in proprio e a basso costo.

Poco importa che se per avere l’impianto fotovoltaico l’utilizzatore ha trascurato un po’ la coibentazione dell’immobile, nella maggioranza dei casi ci troviamo di fronte a delle unità immobiliari edificate negli anni Settanta, entro le quali le famiglie Italiane hanno vissuto bene, oggi molte di queste famiglie chiedono ai professionisti del settore come poter risparmiare sui costi di gestione senza stravolgere la casa o peggio dover sottoscrivere un mutuo per ristrutturare...

Questo ci porta quindi a pensare alla “modernità a caro prezzo” di Casa Clima. Quando dopo il varo del protocollo di Kioto Norbert Lantschner ex direttore dell’ufficio “aria e rumore” della Provincia autonoma di Bolzano ideò la certificazione energetica degli edifici, attribuendo a questi delle fasce di merito di certo non ha tenuto conto di quanto sarebbe costato agli Italiani essere moderni ed ecologici, questo è un aspetto nell’impiantistica da non sottovalutare. Se l’Italiano medio, quarantacinquenne, con mutuo casa in corso, moglie e un figlio dovesse sottoscrivere un

secondo mutuo venticinquennale per rifare casa e impianti (che allo scadere del mutuo andrebbero rifatti) arrivato oramai a settantanni quanto avrebbe risparmiato nell’essere stato moderno ed ecologico? Ecologico poco, visto che per mantenere quanto sopra sarebbe costretto a recarsi al lavoro con una utilitaria diesel Euro due. Ipotizzando poi che con molto meno della metà avrebbe riscaldato una casa fatiscente e considerazioni umoristiche a parte viene da se che questo standard non è sempre vantaggioso e tanto meno applicabile.

Inoltre in trentanni di progettazioni meccaniche, quindi pre e post Casa Clima non ho riscontrato una differenza in energia propagata cosi significativa per avere le stesse temperature interne con le stesse temperature esterne a dispetto delle varie fasce, salvo rare eccezioni in aree particolari.

Quanto sopra non sta a significare che Casa Clima sia una trovata inutile, anzi! Solo bisogna specificare che il massimo profitto del contenimento energetico si ottiene nelle case di nuova costruzione, per contenere i costi e trarne il massimo guadagno la casa deve nascere seguendo quelle specifiche. In riferimento alle abitazioni già in essere e dove i capitali da investire obbligano a delle scelte è necessario pensare tecnicamente e per coscienza in modo diverso.

Quindi ricapitolando il punto di partenza per un impianto di climatizzazione ibrido è avere un impianto fotovoltaico.

Oltre al fotovoltaico il secondo punto fermo è la collocazione di una caldaia alimentata a gas (metano o gpl), pellet o altro.

Una pompa di calore alimentata a corrente elettrica di ultima generazione e dei diffusori dinamici ventilconvettori, pannelli radianti o comunque diffusori a bassa entalpia.

Un sistema di controllo che interagisca con i componenti richiedendo l’intervento degli stessi, tenendo presente le temperature esterne e le ore di luce.

Es. Una abitazione degli anni Settanta di circa 120 m2 dotata di

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radiatori in ghisa e vecchia caldaia murale ubicata nel Nord Italia: Kcal/h necessarie 11,340 = a Kw elettrici assorbiti 4,5 (circa). Sostituire la caldaia esistente con una a condensazione, montare una pompa di calore ad alto rendimento termico acqua/aria. Come funzionerà questo impianto in inverno supponendo di avere un impianto fotovoltaico capace di produrre 6 Kw per mantenere 20° all’interno?

In Inverno, partendo dal mattino (luce solare) come il sole comincia a irradiare sufficientemente i pannelli dell’impianto fotovoltaico, il sistema di controllo farà spegnere la caldaia sul riscaldamento e partire la pompa di calore assicurandosi di mantenere la temperatura interna (accumulata durante la notte) restando nei 6 Kw/h prodotti in proprio dall’impianto fotovoltaico a bassissimo costo, mentre i prelievi di acqua calda sanitaria saranno assicurati dalla caldaia a gas, qui l’utilizzatore ha la possibilità di scegliere tramite un servo comando di chiudere tutti i radiatori della casa tranne quelli dei locali bagno e utilizzare per il riscaldamento degli ambienti degli split acqua/aria che erogheranno aria calda richiedendo meno energia.

Ammettendo che in inverno le ore di luce sono meno resta comunque un notevole risparmio senza penalizzare il confort abitativo. In estate sarà sempre la pompa di calore attingendo energia dal proprio impianto fotovoltaico ad assicurare refrigerio tramite gli split nei quali farà circolare acqua refrigerata, qui il sistema di controllo disabiliterà caldaia e radiatori entro i quali non deve circolare acqua refrigerata pur mantenendo in essere la produzione di acqua calda sanitaria, volendo rendere l’insieme ancora più vantaggioso è possibile nella stagione estiva creare acqua calda sanitaria in accumulo tramite una pompa di calore dedicata, inibendo quasi completamente la caldaia.

Considerando che in questo periodo le ore di luce sono maggiori, sommandole a quelle sfruttate in inverno se ne trae un risparmio economico di gestione variabile dal 25 al 30% annui. I costi di manutenzione di questi impianti restano invariati o quasi rispetto a quelli sostenuti da chi ha un impianto statico dotato della sola caldaia.

Lo stesso insieme realizzato dove è già esistente un impianto di riscaldamento a pavimento farà crescere la percentuale di guadagno.

Quindi indipendentemente dalla categoria energetica della casa il vantaggio è certo e considerando che il Governo Italiano a chi realizza un impianto ibrido rende dal 50 al 65% della spesa sostenuta in dieci anni i vantaggi si commentano da soli.

Queste sono le soluzioni tecniche al momento disponibili e di sicuro interesse per climatizzare ammortizzando nel tempo i costi di impiantistica e di combustibile. Soluzioni condizionate dai costi dell’energia in essere nel nostro paese e verso le apparecchiature da impiegare.

Analisi di costo all’anno per il consumo di gas metano da rete urbana per uso riscaldamento (listini AGSM - ENI Energia)

Area: Nord Italia, Regione interessata: Lombardia.

La stima viene calcolata simulando un edificio in classe C (casa clima) attribuendo un consumo tra i 700 e 1400 metri cubi all’anno. Considerando che il gas metano (CH4) ha un potere calorico di 9,80 Kwh per metro cubo, in riferimento alla classe energetica presa in esame ed alla posizione geografica dell’immobile se ne trae che il bisogno energetico dell’abitazione in oggetto è di 70 Kwh/m2 A per 20° costanti (70 Kilovatt ora per metro quadro all’anno per 20 gradi costanti). Pari a 7 metri cubi di gas metano per metro quadro all’anno.

Si confronti il risultato con la scala che segue.

- Casa Clima Oro: consumo minore di 10 kWh/mq/a - situazione dell’isolamento: casa perfettamente isolata.

- Casa Clima A: 30 kWh/mq/a - situazione dell’isolamento: casa ottimamente isolata.

- Casa Clima B: 50 kWh/mq/a - situazione dell’isolamento: casa isolata bene.

- Standard minimo C: 70 kWh/mq/a - situazione dell’isolamento: standard minimo richiesto.

- Standard case esistenti D: 90 kWh/mq/a - situazione dell’isolamento: accettabile nelle case esistenti.

- Standard case esistenti E: 120 kWh/mq/a - situazione dell’i-

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solamento: è consigliato qualche intervento.

- Standard case esistenti F: 160 kWh/mq/a - situazione dell’isolamento: è necessario provvedere ad alcuni interventi.

- Standard case esistenti G: Superiore a 160 kWh/mq/a - situazione dell’isolamento: urge risanamento.

I dati ricavati con questo sistema campionando abitazioni ubicate in Italia al Nord, Centro e Sud hanno dato i seguenti valori indicativi:

1. 160 kWh/mq/a o più, per un villino anni ‘70, praticamente privo di isolamento;

2. 90 kWh/mq/a per una casa singola di recente costruzione, con un buon isolamento;

3. 70 kWh/mq/a per gli appartamenti, con poca differenza tra quelli vecchi e quelli nuovi, perché sono poche le pareti rivolte verso l’esterno (in condominio).

Bisogna tenere presente che la potenza necessaria per la climatizzazione annuale e la produzione di acqua calda sanitaria nelle abitazioni ubicate in Italia si ottiene in modo ottimale applicando lo stesso valore di calcolo, m3 x coefficiente K 35 (fino a 1000 Mt slm) per 20° all’interno con batterie ottimamente dimensionate. Es. la posizione geograficafa di Bolzano la città più calda in Estate. Mentre a Palermo per associazione di eventi climatici con + 5° all’esterno se ne percepiscono -3° a livello epidermico, stessa cosa a Bologna.

Da quanto sopra si vanno a individuare i Kw ora per metro quadro necessari all’anno per le varie categorie residenziali. Lo sviluppo complessivo per soddisfare in Kcal/h e Frig/h le abitazioni è il seguente:

100 m2 calpestabili per mt 2,80 (media Nazionale) di altezza = a 280 m3 per 35 (valore fisso) = a 9800 Kkal/h (stesse frigorie) per riscaldare l’intera superficie + le Kcal necessarie per la produzione di acqua calda sanitaria in continuo, tenendo presente che in inverno entra dall’acquedotto a +10° e si deve portare a + 35/38° in tempo reale (questa operazione richiede una potenza pari al doppio di quella necessaria per riscaldare gli ambienti). Riassumendo: per stabilire la potenza per ambiente + ACS si calcola m3 X 35 (a prescindere dalle categorie “casa clima” che stanno a considerare i consumi in rapporto all’isolazione dell’abitazione per la sola energia necessaria al riscaldamento degli ambienti, senza considerare anche l’energia necessaria alla produzione di acqua calda sanitaria). Abbisognano per climatizzare e produrre ACS in una abitazione di 100 m2 19600 Kcal pari a 22 Kw, se ricavato unicamente da energia elettrica serve una fornitura da 7 Kw che scende a 3,5 Kw con sistema ibrido. Qualora detto sistema si abbini ad un impianto fotovoltaico, considerando l’auto consumo diurno se ne ricava un risparmio energetico del 25% all’anno a partire dalle categorie “Casa Clima” più svantaggiate.

Mentre per la sola climatizzazione ambienti con pompa di calore, per la stessa abitazione:

in classe A: K 25

in classe C: K 30

in classe F: K 35

Nota: sul territorio il 80% delle abitazioni sono in classe E.

Nota: i dati riportati nell’articolo anche se reali restano indicativi, non usare per esecutivi.

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LA PRIMAVERA IN CUCINA di

Davide Tremante

Con l’arrivo della primavera, l’aria si fa più dolce e il sole comincia a riscaldare la terra. È il momento perfetto per godere delle verdure primaverili, ricche di nutrienti e di sapore. In questo articolo parleremo delle proprietà delle verdure primaverili e dei loro benefici per la salute.

Vediamo ora quali sono!

Gli asparagi

Sono un alimento ricco di proprietà benefiche per il nostro organismo. Sono ricchi di antiossidanti, come i flavonoidi, che aiutano a combattere lo stress ossidativo e ad eliminare le sostanze nocive dal nostro corpo. Inoltre, gli asparagi contengono vitamine A, C, E e K, che aiutano a rafforzare il sistema immunitario e a prevenire le malattie cardiovascolari.

I piselli

Sono un altro ortaggio primaverile che offre numerosi benefici per la salute. Sono ricchi di proteine, fibre, vitamine e minerali. In particolare, i piselli contengono una grande quantità di vitamina C, che aiuta a rinforzare il sistema immunitario e a proteggere la pelle dal danneggiamento dei raggi UV. Inoltre, i piselli contengono una grande quantità di antiossidanti, che aiutano a combattere i radicali liberi e a prevenire l’invecchiamento precoce.

Le carote

Sono una verdura primaverile molto comune, che offre molti benefici. Sono ricche di vitamina A, che aiuta a mantenere la pelle sana. Le carote contengono poi una grande quantità di fibre, che aiutano a regolare il transito intestinale e a prevenire le malattie del sistema digestivo.

La lattuga

È ricca di vitamine e minerali, come la vitamina C, il potassio e il calcio. Inoltre, la lattuga contiene una grande quantità di antiossidanti, che aiutano a combattere lo stress ossidativo e a prevenire le malattie cardiovascolari.

Gli spinaci

Sono una verdura primaverile molto nutriente. Sono ricchi di vitamine A, C e K, che aiutano a rinforzare il sistema immunitario e a proteggere la salute delle ossa. Contengono anche una grande quantità di ferro, che aiuta a prevenire l’anemia e a mantenere i livelli di energia alti.

Il cavolo

È ricco di vitamine e minerali, come la vitamina C, il potassio e il calcio. E non solo; il cavolo contiene anche una grande quantità di

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antiossidanti ed un composto chiamato sulforafano, che ha proprietà antinfiammatorie e anticancerogene.

Le cipolle

Sono ricche di antiossidanti, come i flavonoidi e contengono una grande quantità di vitamina C.

Le zucchine

Sono una verdura primaverile molto leggera e nutriente: sono ricche di vitamine e minerali, come la vitamina C, il potassio e il magnesio oltre ad essere una fonte di fibre.

I broccoli

Sono ricchi di vitamine A, C e K. Sono pieni di antiossidanti e anch’essi sono fonte di sulforafano.

I pomodori

Sono uno dei simboli della cucina italiana nel mondo. Sono ricchi di vitamina C e contengono licopene, un antiossidante. Inoltre, i pomodori contengono una grande quantità di potassio, che aiuta a mantenere la pressione sanguigna sotto controllo e a prevenire le malattie cardiovascolari.

Conclusioni

In conclusione, le verdure primaverili offrono numerosi benefici per la salute. Sono ricche di vitamine, minerali, antiossidanti, fibre ed altri nutrienti indispensabili al corretto funzionamento del nostro organismo.

Questa stagione è una delle stagioni con la più grande varietà di verdura ed è bene consumare questi prodotti nella loro stagione, poiché più ricchi e saporiti rispetto allo stesso ortaggio cresciuto in serra o coltivato all’estero (oltre che meno impattanti sull’ambiente!). Questa stagione riesce ad abbracciare più temperature consentendoci così di godere delle ultime zuppe ma anche delle prime insalatone!

Una regola che dovreste sempre cercare di seguire è quella “dei colori”, questa consiste nel cercare di inserire più colori possibile all’interno dei vostri piatti: più colori avrete, più il piatto sarà ricco di nutrienti diversi. Ovviamente questa regola va presa molto con le pinze, ma il fatto di aggiungere tanti colori vi invoglierà ad avere molte verdure all’interno dei vostri piatti cosa che di certo, vi farà bene!

Ora non vi resta che sbizzarrirvi creando piatti buonissimi e coloratissimi con l’ausilio delle verdure che questa stagione ci offre!

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Ingredienti (per 4 persone):

- asparagi 500g

- latte 200ml

- farina 2 / 3 cucchiai

- burro 150g

- spezie q.b

- formaggio stagionato q.b.

- foglie di pasta fresca 400g

Procedimento:

cominciamo col tagliare gli asparagi separando le punte dal gambo e dalla parte legnosa. Con le punte faremo le decorazioni, mentre i gambi serviranno per preparare la nostra salsa; la parte legnosa, invece, potrete tenerla da parte per preparare un brodo o altri fondi.

Partiamo con le punte degli asparagi, portiamo a bollore dell’acqua e ci mettiamo le nostre punte. Quando queste avranno raggiunto un bel verde brillante (circa 30 / 60 secondi) le buttiamo in acqua ghiacciata così da fermare il colore e mantenerlo bello brillante.

Nella stessa acqua delle punte buttiamo ora i gambi, diamo anche a loro una bella sbollentata e, non appena diventeranno verde brillante, li buttiamo in una padella con olio caldo ed aglio, diamo una bella scottata e li mettiamo in un bicchiere per frullarli col frullatore ad immersione. Dovremmo ottenere un composto abbastanza liquido; se così non fosse, aggiungiamo cucchiai dell’acqua di cottura degli asparagi.

Filtriamo il liquido ottenuto con l’ausilio di un colino e dovremmo trovarci con un composto liscio e molto liquido da una parte e la

parte solida e filamentosa dall’altra. Tenete la parte solida, potrà essere usata in altre preparazioni come brodi o mangiata condita con un filo di olio!

Prepariamo adesso le due “salse”. Partiamo con la classica besciamella: in un pentolino versiamo il burro e lo facciamo sciogliere; a burro sciolto aggiungiamo un cucchiaio di farina e amalgamiamo bene mescolando di continuo per evitare la formazione di grumi. Non appena avremo un bel composto omogeneo, andiamo ad aggiungere il latte e le spezie. Io l’ho tenuta semplice e l’ho condita con pepe e noce moscata, ma voi potrete aggiungere le spezie che più vi aggradano. Continuiamo a cuocere a fuoco medio alto fino ad ottenere una consistenza abbastanza densa e mettiamo da parte.

Nello stesso pentolino, andiamo a far sciogliere il resto del burro e aggiungiamo un cucchiaio di farina, continuiamo a mescolare fino a che il nostro fondo non acquisisce un colore un po’ dorato, a questo punto aggiungiamo il liquido ottenuto frullando gli asparagi e continuiamo a cuocere e mescolare fino ad ottenere una salsa dalla consistenza della besciamella.

A questo punto non ci resterà che formare la nostra lasagna alternando strati di pasta a strati di besciamella e sugo aggiungendo un po’ di formaggio grattugiato di tanto in tanto e cuocere a 180° per circa 25 minuti.

Una volta estratta dal forno, non dovremo far altro che servirla e decorarla con le punte degli asparagi, qualche fiorellino per dare colore (consiglio viole e primule che sono commestibili) e, se lo avete, del tartufo in scaglie.

Buon appetito!

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A VOLTE BASTEREBBE AGGIUNGERE UNA LETTERA

Uno degli argomenti che più appassiona gli osservatori dei fenomeni socio-culturali e pedagogici, è certamente quello del disagio giovanile.

Solo a pensarci, si apre davanti una prateria di considerazioni, di riflessioni, di sentenze emesse nel tribunale dell’interiore giudizio.

Tutti cespugli in una foresta dove spesso il pro è uguale al contro, il paradossale è simile allo scontato, la condanna cammina sugli stessi sentieri dell’assoluzione.

Tanti i protagonisti frequentatori di questa prateria sociale: i genitori, la scuola, la società e, ovviamente, i giovani con lo zaino dell’adolescenza, ripieno di aspettative, di speranze e di futuro. I genitori, quelli coscienziosi, cercano di capire se i propri figli vivono o meno uno stato di disagio. È comprensibile, visto che è conforme al loro ruolo educativo.

Questo lavoro di atavica responsabilità, non sempre però riesce a fare breccia fra la nebbia della comprensione. Vuoi perché, socialmente, vivono magari su due livelli diversi, dove gli inte-

DETTO TRA NOI...

di Sergio Grifoni

ressi potrebbero divergere in maniera significativa. Vuoi perché il genitore non sempre è aggiornato sugli standard sociali che avvolgono i propri figli.

A volte il primo vorrebbe che il figlio facesse suoi i format comportamentali che hanno guidato i suoi anni giovanili, non capendo che non sono cambiati i giovani, sono cambiati gli anni.

Immaginate una lunga via, piena zeppa di negozi che propongono i generi più svariati. La domanda da farsi deve essere: se la via è percorsa da un adolescente, in quali negozi entrerebbe per curiosare e comprare? Se, di contro, è il padre a fare tale tragitto, entrerebbe negli stessi negozi? Probabilmente no.

Ecco quindi che, fino a quando il figlio è bambino e passeggia tenendo per mano il padre, è costretto ad entrare nel negozio dove entra il genitore. Nel momento in cui quella mano si distacca, la scelta si carica di autonomia e diversità.

Il genitore è generalmente visto come un punto di riferimento carico di potere: che affascina, tranquillizza, rassicura. Più si cresce e, proporzionalmente, più diminuisce questa sensazione di pote-

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re educativo e sostitutivo, lasciando prima il passo all’incomprensione, per finire poi nella ribellione. Svanisce anche l’esigenza della tranquilla sicurezza, con la certezza di poterla trovare nelle proprie scelte.

Bella la storia del bambino che viveva in una famiglia non agiata ma dignitosa.

La mamma gli raccontava sempre di un prezioso libretto di risparmio dove il papà teneva i soldi per ogni evenienza. E quel bambino, pur non guazzando nell’oro, ha sempre vissuto la sua fanciullezza nella massima serenità, conscio che ogni ostacolo economico sarebbe stato superato da quel libretto che, solo più tardi, ha scoperto la sua inesistenza.

Analizziamo un altro aspetto del disagio: il cosiddetto “ragazzo di strada”.

Perchè prova, almeno apparentemente, meno disagio rispetto a chi vive all’interno di consolidati parametri sociali? Perché è costretto a camminare in lungo e largo in quella via, entrando, non nei negozi che preferisce, ma in quelli che trova aperti.

Poi in questa nostra ipotetica prateria, c’è la scuola, dove i valori trasmessi dalla famiglia, spesso con l’esempio, dovrebbero essere rafforzati attraverso l’insegnamento.

In proposito, vedendo come si sviluppa il momento scolastico, mi nasce una domanda: sono i giovani che si adeguano al sistema educativo, o è la scuola che si adegua al sistema comportamentale dei giovani?

Se prima fare il genitore ed insegnare scolasticamente era un mestiere impegnativo, oggi diventa difficile se non improbo. E quando nel convivere sociale emerge la difficoltà, il disagio trova terreno fertile per attecchire.

Per ultimo analizziamo i veri protagonisti di queste mie considerazioni, ovvero i giovani. Per molti di loro, classificare il disagio che vivono come fenomeno sociale o singolo che nasce dalla difficoltà psicologica di crescita ed adeguamento, è un paradosso, più che un assioma. Una definizione cioè che spunta da elementi

di giudizio cristallizzati, come stereotipi basati sulla superficialità. Quale reale dimensione assume allora il disagio per un adolescente?

Innanzitutto è una naturale insofferenza verso un sistema non accettato.

Può essere il non riuscire a replicare modelli costruiti o imitati. Il sentirsi rifiutati dal proprio contorno sociale, ovvero la non accettazione in quello che loro chiamano gruppo, che con il diniego diventa branco.

Può essere il sommarsi delle delusioni, delle sconfitte, di illusioni mai diventate certezze. Può essere il frutto di un istinto o di esperienze vissute. E quali i rimedi?

A volte si sceglie lo stordimento, lasciando alle droghe o all’alcool il compito di risanare e ricucire in maniera effimera alcuni istanti lacerati della propria esistenza. Oppure ci si affida a gesti plateali, che fanno della trasgressività la propria ragione di sussistenza, attraverso l’additivo dell’apparire per dimostrare di essere. Spesso si ricorre a comportamenti autolesionistici, dove il coraggio viene mistificato dall’idiozia. Il crearsi ematomi facciali visibili, l’attraversare bendati in auto un incrocio, gettarsi in uno strapiombo augurandosi che la fune resista, sono ingredienti del voler diventare un modello da apprezzare: non tanto per la concretezza, ma per la temerarietà. Non si comprende forse che è solo un modo sciagurato di avvicinarsi alla eterea illusione attraverso uno stato di disorientamento sociale.

D’altra parte, se i personaggi di spiccato successo mediatico, spesso si drogano, si costruiscono tatuaggi da capo ai piedi, bevono come dannati, si colorano i capelli con tonalità iridate, si bucano di piercing in ogni dove, sbarellano nei comportamenti, devo farlo anch’io se voglio emergere visivamente nella vita.

Detto fra noi, basterebbe solo aggiungere una semplice lettera per risolvere il problema, e così il disagio diventerebbe magicamente un di saggio.

È facile scriverlo, realizzarlo un po’ meno…

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