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COMUNITÀ ENERGETICHE: DECRETO LEGGE IN ARRIVO?

di Michela Viola

In tutto il mondo, la domanda di energia sta crescendo a un ritmo sempre più veloce. Questo ha portato alla ricerca di nuove fonti di energia rinnovabile, oltre al potenziamento delle tecnologie esistenti. Ma nonostante i progressi compiuti, l’energia rinnovabile rappresenta solo una piccola percentuale della produzione totale di energia globale.

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È in questo contesto che si inseriscono le comunità energetiche, una soluzione innovativa per aiutare a ridurre la dipendenza dalle fonti di energia tradizionali e per aumentare la produzione di energia pulita.

Cosa sono le comunità energetiche?

Le comunità energetiche sono gruppi di persone che si uniscono per produrre, consumare e condividere energia. Questi gruppi possono essere composti da cittadini, attività commerciali, pubbliche amministrazioni o piccole/medie imprese. L’obiettivo principale delle comunità energetiche è quello di produrre energia rinnovabile e di condividerla con i membri della comunità. In questo modo, essi possono beneficiare di prezzi più bassi dell’energia e di una maggiore autonomia energetica.

Come funzionano le comunità energetiche?

Le comunità energetiche funzionano attraverso la creazione di micro-reti energetiche locali: anziché essere collegati alla rete elettrica nazionale, i membri della comunità si connettono a una rete energetica locale. Questa rete è alimentata da fonti di energia rinnovabile, come l’energia solare, eolica, idroelettrica o geotermica. I membri della comunità possono quindi acquistare l’energia prodotta a prezzi più bassi rispetto ai prezzi di riferimento del mercato nazionale dell’energia.

Benefici delle comunità energetiche

Le comunità energetiche offrono una serie di vantaggi:

1) Ai membri della comunità: i principali vantaggi includono la riduzione dei costi energetici e l’aumento dell’autonomia energetica, oltre alla possibilità di guadagnare denaro vendendo l’energia in eccesso alla rete nazionale.

2) All’ambiente: le comunità energetiche contribuiscono alla riduzione delle emissioni di gas serra; utilizzando infatti fonti di energia rinnovabile, le comunità energetiche riducono la dipendenza dalle fonti di energia fossile.

3) Alla società nel suo complesso: le comunità energetiche possono contribuire alla creazione di posti di lavoro locali e alla riduzione della dipendenza dalle grandi compagnie energetiche. Inoltre, le comunità energetiche possono aumentare la resilienza energetica delle comunità locali, in particolare durante eventi meteorologici estremi o crisi energetiche.

Esempi virtuosi di comunità energetiche

Le comunità energetiche si stanno sempre più diffondendo in tutto il mondo. Vediamo qui di seguito alcuni esempi virtuosi! In Europa: uno dei più grandi progetti di comunità energetica è quello di Wildpoldsried, in Germania. Questa comunità è composta da circa cinquanta case e utilizza l’energia solare per produrre e condividere l’energia con i membri della comunità, i quali la acquistano a prezzi inferiori rispetto a quelli di mercato, riducendo inoltre le emissioni di CO2 di oltre 220 tonnellate all’anno. Negli Stati Uniti: comunità energetica di Brooklyn, a New York, creata nel 2015. Questa comunità utilizza l’energia solare e fornisce energia pulita e a basso costo ai membri della comunità. In Australia: comunità energetica di Yackandandah, nello stato di Victoria, che ha raggiunto il 100% di autonomia energetica nel 2017. Questa comunità ha sviluppato una rete energetica locale che utilizza l’energia solare e idroelettrica.

Normativa di riferimento: punto di svolta?

Una delle sfide principali che le comunità energetiche devono affrontare, riguarda la necessità di poter disporre di una regolamentazione adeguata. Infatti, a oggi in molti Paesi le normative attuali non supportano adeguatamente il loro sviluppo, e le restrizioni sulle reti energetiche locali limitano la loro capacità di fornire energia ai membri della comunità. In Italia, un apparente passo in avanti è stato fatto il 28 febbraio, data in cui, dopo un iter lungo e travagliato, il Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza

Energetica (MASE) ha consegnato all’Unione Europea la proposta (che si spera essere definitiva) di decreto per incentivare la diffusione delle CER. Ovviamente si tratta ancora di una bozza, che necessiterà poi dell’approvazione da parte della Commissione UE per poter entrare in vigore.

La proposta di decreto, come riportato in una nota del MASE, è incentrata su due misure: “un incentivo in tariffa e un contributo a fondo perduto. I benefici previsti riguardano tutte le tecnologie rinnovabili, quali ad esempio il fotovoltaico, l’eolico, l’idroelettrico e le biomasse” (fonte: repubblica.it/green-and-blue/2023/02/23/ news/comunita_energetiche-389201906/)

Sono infatti previste tariffe incentivanti per coloro che si assoceranno in una configurazione di autoconsumo, incentivi previsti sulla quota di energia condivisa ottenuta da fonti rinnovabili, con una potenza finanziabile pari a 5 gigawatt e con un limite temporale fissato a fine 2027.

Per quanto riguarda invece la misura che prevede l’erogazione di contributi a fondo perduto, essa riguarderà solo le comunità realizzate nei comuni sotto ai 5000 abitanti, fino al 40% dell’investimento totale. Il provvedimento, potrà riguardare sia la realizzazione di nuovi impianti, sia il potenziamento di quelli già esistenti: in questo caso, si attingerà a 2,2 miliardi di euro di finanziamenti previsti dal PNRR. La potenza complessiva dovrà essere di almeno due gigawatt e la produzione annua di almeno 2500 gigawatt.

In conclusione, è chiaro come le comunità energetiche siano una valida opzione per una transizione verso un sistema energetico più sostenibile. Con il sostegno e una adeguata collaborazione tra le comunità, le autorità di regolamentazione e le autorità locali, esse sono in grado di apportare un significativo impatto positivo alla vita delle persone, oltre che all’ambiente circostante.

VIVERE SANO: I SUGGERIMENTI DI ATLAS MAGAZINE, IL MONDO SULLE NOSTRE SPALLE PER UNA VITA ALL’INSEGNA DEL BENESSERE! di

Ogni nostra azione quotidiana ci aiuta a condurre o meno uno stile di vita sano. Facciamo, vediamo, ascoltiamo. Noi possiamo agire su ciò che possiamo controllare così da creare un armonico equilibrio per la nostra salute psicofisica. Di seguito, abbiamo stilato un breve vademecum di tutte quelle azioni che possono contribuire a vivere in uno stato di benessere. Una serie di suggerimenti per agevolare una vita all’insegna del benessere in ogni suo aspetto fondamentale: emotivo, ambientale, lavorativo e alimentare. Trovare il giusto equilibrio tra questi fattori è la sfida di ciascun essere umano. Suggerimenti semplici, per raggiungere uno stile di vita sano, il quale non è importante solo per prevenire malattie, ma anche per vivere al meglio il presente e la propria quotidianità.

Ecco di seguito le nostre abitudini per il raggiungimento di un perfetto equilibrio psicofisico:

1. mangiare bene: il cibo è il migliore alleato per tenere lontane determinate malattie e problematiche fisiche. Evitare eccessivi grassi e zuccheri, garantire il corretto apporto di frutta e verdura, … con la verdura protagonista dei nostri pasti, accompagnata da cereali integrali e una fonte sana di proteine, come il pesce, le uova, i legumi. Evitando i prodotti confezionati e privilegiando quelli di stagione.

2. bere almeno un litro di acqua al giorno perché aiuta a disintossicarsi e garantisce il benessere al nostro corpo. Il nostro corpo è composto mediamente per il 60% di acqua, e anche una disidratazione moderata pari al 2% del peso corporeo può avere un impatto negativo sulle funzioni cognitive e sulle nostre prestazioni fisiche.

3. limitare l’uso di alcol e non fumare: consumare alcolici con moderazione è sicuramente favorevole al nostro benessere psicofisico. L’unità alcolica consigliata - perché un bicchiere di vino durante i pasti è sempre un piacere - è di un bicchiere per la donna e due per l’uomo, senza considerare i superalcolici. L’alcol è da usare con moderazione perché fornisce molte calorie, in particolare i superalcolici. I danni associati a tabacco e alcol sono ormai noti; dai problemi cardiovascolari al rischio di sviluppare tumori, per smettere di fumare i motivi non mancano e non è mai troppo tardi.

4. fare attività fisica (o, quanto meno, avere una vita attiva): e questa è da sempre l’abitudine che maggiormente viene suggerita per vivere bene. Il che non deve necessariamente includere lo sport, ma una vita attiva, ovvero limitare la vita sedentaria, camminare, salire e scendere le scale. E ancora: fare passeggiate all’aria aperta, evitare di stare seduti troppo a lungo, lasciare ogni tanto l’auto parcheggiata e prendere la bicicletta. Uno stile di vita sano prevede almeno 30 minuti di movimento al giorno.

5. dormire almeno 8 ore al giorno per consentire al corpo di rigenerarsi, recuperare e rinforzarsi.

6. prendersi cura della propria mente concedendosi anche un po’ di relax dagli impegni quotidiani lavorativi, familiari, personali. Fai qualcosa che ti fa stare bene, con chi ti fa stare bene!

LA LIBERTÀ DI MANIFESTAZIONE DEL PENSIERO “IN“ E “CON”

LE OPERE LETTERARIE di Martina Campanelli

Il tema della libertà di pensiero unito a quello della libertà di espressione è molto delicato da un punto di vista filosofico e giuridico. La complessità della realtà e l’impossibilità di avere una visione univoca della stessa, ci porta a una dimensione polifonica e a dover considerare più prospettive. La libertà di pensiero rappresenta la più sacra delle conquiste e non può prescindere dalla libertà di parola e di espressione. Ci sono voluti secoli e lotte prima che nella coscienza dei popoli maturasse la convinzione che la libertà di manifestare le proprie opinioni e quella di discuterne fossero fondamentali ai fini del progresso e del bene dell’umanità. Il conflitto autorità-libertà ha sempre visti contrapposti uomini e donne portatori di idee nuove ai depositari di vecchi principi. Ogni epoca storica ha avuto i suoi martiri, costretti al silenzio e considerati nemici da sistemi sociali e politici basati sulla coercizione della libertà perché vedevano in essa un pericolo di sovversione del potere costituito e dell’ordine politico e sociale.

Fin dall’antichità l’espressione libera del proprio pensiero ha rappresentato spesso una forza sgretolante per il potere costituito, specialmente nei regimi totalitari. La parola è un potere e non vi è mai stata dittatura in grado di sopire completamente la libertà di coscienza e di pensiero. La libera manifestazione del proprio pensiero, delle proprie opinioni, delle proprie idee contiene in sé una forza grandissima che rende la parola un valore irrinunciabile, ma anche un’arma efficace contro l’operato di chi è al potere. Se pensiamo alla storia dell’Occidente, viene subito in mente Socrate, il filosofo greco del V secolo a. C., processato e condannato a morte per aver manifestato e divulgato il suo pensiero liberamente e pubblicamente; il processo a lui intentato fu in primo luogo politico, un processo contro un uomo considerato nemico perché portava idee nuove e mostrava l’inadeguatezza dei politici al governo della città.

La letteratura ci aiuta a comprendere l’importanza della libertà di espressione e della correlata libertà di manifestazione del pensiero (oltre ad esserne essa stessa materializzazione).

Volendo fare un passo indietro nel tempo, per analizzare la questione della libertà di espressione nel mondo antico, prendiamo in considerazione un brano tratto dall’Iliade, che ci mostra come veniva interpretato tale concetto presso i Micenei la cui società gerarchica posizionava alla sommità il wanax, sovrano assoluto. È proprio contro di lui che in due brani tratti dai primi due volumi dell’Iliade si scagliano due personaggi, completamente diversi tra loro: Achille e Tersite.

Entrambi hanno lo stesso comportamento di sfida verso il sovrano (se pur per motivi differenti), che insultano pubblicamente, rivolgendosi a lui con toni che nessuno avrebbe mai osato usare. Ma Tersite non è Achille, non è l’eroe valoroso che possiede la gloria, non è il semidio “dal piede veloce”. Egli è un semplice soldato e come tale non può permettersi di prendere la parola in assemblea e rivolgersi criticamente verso il wanax; pertanto riceverà delle punizioni, al contrario di Achille che nessuno punisce. Tersite viene rispedito al suo posto con un colpo di scettro alle spalle, che lo fa cadere a terra tra il riso e l’umiliazione da parte degli altri. Ci troviamo, dunque, in un contesto in cui la libertà di espressione non è concessa a tutti ma solamente agli individui di un certo tipo, quelli valorosi come Achille, che sono belli fuori e dentro. Chi, invece, conta meno degli altri, non merita di essere ascoltato, malgrado ripeta cose già dette, e non possiede il diritto di parola. Tersite viene descritto come uno zoppo, brutto, poco virile, con la voce stridula che gli serve solo a parlare a vuoto, a dire sciocchezze che non meritano l’ascolto altrui; si sottolineano i suoi lati negativi come a giustificare il fatto che gli venga negata la libertà di parola e espressione.

Oggi, almeno negli Stati democratici e moderni, il diritto di parola ed espressione è prerogativa di tutti i cittadini.

L’art. 21 della nostra Costituzione sancisce:

“Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione. La stampa non può essere soggetta ad autorizzazioni o censure.” Poche righe, semplici, che racchiudono un principio potentissimo

“pietra angolare dell’ ordine democratico” come espresso dalla giurisprudenza costituzionale, in quanto “condizione del modo di essere della vita del Paese in ogni suo aspetto culturale, politico e sociale”.

L’ art. 21 è uno dei principii guida di una Costituzione nata contro le restrizioni del precedente regime dittatoriale fascista, che come tutti i regimi di questo tipo teme la libertà di espressione e pensiero perché le persone libere intellettualmente rappresentano la possibilità di una derivazione anarchica in cui il potere è disconosciuto e indebolito o comunque messo in discussione. La libertà di espressione del pensiero è fondamentale perché serve a garantire la trasparenza e la responsabilità del potere politico, a favorire un dibattito pubblico aperto e democratico e a proteggere la libertà individuale.

Questo è proprio il tema del secondo esempio letterario che vogliamo citare, “1984” di George Orwell dove, la libertà di espressione del pensiero è vista come una minaccia per il potere del governo totalitario descritto nel romanzo; il governo controlla strettamente il pensiero e la comunicazione dei suoi cittadini attraverso la manipolazione della lingua e la censura dei media. Il protagonista, Winston Smith, lavora alla revisione dei libri storici ed inizia a dubitare del governo e del suo modo di operare; tenta di esprimere i suoi pensieri in segreto ma viene presto scoperto e arrestato. La libertà di pensiero e di espressione viene infatti vista come una minaccia all’ordine costituito. In questo romanzo, Orwell dimostra come la manipolazione del pensiero e la censura possano distorcere la realtà e creare una società oppressiva in cui la libertà di pensiero e di espressione sono sistematicamente soppresse.

Il connubio essenziale tra democrazia e libertà di espressione è al centro anche di “Sostiene Pereira” di Tabucchi. Il giornalista protagonista del libro, vive in Portogallo durante l’ occupazione nazista quindi in un momento in cui libertà di pensiero ed espressione sono fortemente compromesse. Pereira, capo redattore di un giornale, si trova a dover scegliere tra la sua integrità personale e la necessità di conformarsi alle aspettative del governo; inizia a sentirsi sempre più insoddisfatto delle sue azioni e comincia a sviluppare una coscienza critica nei confronti del governo che lo porta a mettere a rischio la sua vita e la sua libertà per difendere la verità e la libertà di manifestare il suo punto di vista. Rivelatore e fonte di riflessione è per questa tematica anche “La Lettera Scarlatta” di Hawthorne, la storia di Hester Pryenne, donna che vive in una colonia puritana del diciassettesimo secolo in cui vige un rigido codice morale ed una stretta gerarchia sociale; viene punita per aver commesso adulterio e costretta a portare una lettera scarlatta sulla sua veste come segno di vergogna. Lei non rinuncia comunque alla sua libertà di pensiero e di espressione e si oppone alla morale oppressiva della società e cercando di creare una vita indipendente per se stessa e per la sua figlia. In “La vita segreta degli scrittori” di James Atlas, il tema della libertà di espressione del pensiero viene esplorato attraverso il punto di vista degli scrittori e delle loro esperienze personali. Il libro presenta interviste con scrittori famosi che discutono del loro processo creativo e dei loro punti di vista sulla libertà di espressione. Questa opera offre un’analisi approfondita del tema della libertà di espressione del pensiero e della sua importanza per la vita degli scrittori e per la società in generale. Il libro dimostra che, anche se la libertà di espressione del pensiero è un diritto fondamentale, può anche essere limitato o represso in alcune situazioni, e che gli scrittori devono affrontare sfide per esprimere i loro pensieri in modo libero ed aperto.

Ci sono molti altri libri che parlano della libertà di espressione come tema centrale o secondario e che raccontano storie di uomini che si battono per la conquista di questo diritto e ci sono molti uomini, le cui storie vengono raccontate o meno, che per lo stesso hanno lottato o lottano.

IMPIANTI DI CLIMATIZZAZIONE ESTIVA E INVERNALE PER L’EDILIZIA RESIDENZIALE IN ITALIA di Mario Gnocchi

Ènecessario essere chiari e non perdere di vista il fatto che in Italia oltre l’ottanta per cento degli edifici sono dotati di termosifoni in ghisa o in acciaio. Esistono anche quelli in alluminio ma sono meno diffusi e altro. Che dette abitazioni non hanno un buon grado di coibentazione termica e che l’energia che serve a riscaldare, a produrre acqua calda sanitaria e per refrigerare indipendentemente sia ricavata da gas, elettricità o carburanti costa molto più che in altri paesi.

Tenendo questo come punto saldo è doveroso considerare che con molto meno di quello che si spenderebbe per adattare dette abitazioni a condizioni di contenimento termico migliori si realizza un impianto fotovoltaico, questa è la prima cosa alla quale un tecnico deve pensare, dove l’applicabilità tecnica lo permette. Inutile parlare di risparmio energetico con impianti ibridi destinati alle abitazioni senza prima pensare di produrre una parte di energia in proprio e a basso costo.

Poco importa che se per avere l’impianto fotovoltaico l’utilizzatore ha trascurato un po’ la coibentazione dell’immobile, nella maggioranza dei casi ci troviamo di fronte a delle unità immobiliari edificate negli anni Settanta, entro le quali le famiglie Italiane hanno vissuto bene, oggi molte di queste famiglie chiedono ai professionisti del settore come poter risparmiare sui costi di gestione senza stravolgere la casa o peggio dover sottoscrivere un mutuo per ristrutturare...

Questo ci porta quindi a pensare alla “modernità a caro prezzo” di Casa Clima. Quando dopo il varo del protocollo di Kioto Norbert Lantschner ex direttore dell’ufficio “aria e rumore” della Provincia autonoma di Bolzano ideò la certificazione energetica degli edifici, attribuendo a questi delle fasce di merito di certo non ha tenuto conto di quanto sarebbe costato agli Italiani essere moderni ed ecologici, questo è un aspetto nell’impiantistica da non sottovalutare. Se l’Italiano medio, quarantacinquenne, con mutuo casa in corso, moglie e un figlio dovesse sottoscrivere un secondo mutuo venticinquennale per rifare casa e impianti (che allo scadere del mutuo andrebbero rifatti) arrivato oramai a settantanni quanto avrebbe risparmiato nell’essere stato moderno ed ecologico? Ecologico poco, visto che per mantenere quanto sopra sarebbe costretto a recarsi al lavoro con una utilitaria diesel Euro due. Ipotizzando poi che con molto meno della metà avrebbe riscaldato una casa fatiscente e considerazioni umoristiche a parte viene da se che questo standard non è sempre vantaggioso e tanto meno applicabile.

Inoltre in trentanni di progettazioni meccaniche, quindi pre e post Casa Clima non ho riscontrato una differenza in energia propagata cosi significativa per avere le stesse temperature interne con le stesse temperature esterne a dispetto delle varie fasce, salvo rare eccezioni in aree particolari.

Quanto sopra non sta a significare che Casa Clima sia una trovata inutile, anzi! Solo bisogna specificare che il massimo profitto del contenimento energetico si ottiene nelle case di nuova costruzione, per contenere i costi e trarne il massimo guadagno la casa deve nascere seguendo quelle specifiche. In riferimento alle abitazioni già in essere e dove i capitali da investire obbligano a delle scelte è necessario pensare tecnicamente e per coscienza in modo diverso.

Quindi ricapitolando il punto di partenza per un impianto di climatizzazione ibrido è avere un impianto fotovoltaico.

Oltre al fotovoltaico il secondo punto fermo è la collocazione di una caldaia alimentata a gas (metano o gpl), pellet o altro.

Una pompa di calore alimentata a corrente elettrica di ultima generazione e dei diffusori dinamici ventilconvettori, pannelli radianti o comunque diffusori a bassa entalpia.

Un sistema di controllo che interagisca con i componenti richiedendo l’intervento degli stessi, tenendo presente le temperature esterne e le ore di luce.

Es. Una abitazione degli anni Settanta di circa 120 m2 dotata di radiatori in ghisa e vecchia caldaia murale ubicata nel Nord Italia: Kcal/h necessarie 11,340 = a Kw elettrici assorbiti 4,5 (circa). Sostituire la caldaia esistente con una a condensazione, montare una pompa di calore ad alto rendimento termico acqua/aria. Come funzionerà questo impianto in inverno supponendo di avere un impianto fotovoltaico capace di produrre 6 Kw per mantenere 20° all’interno?

In Inverno, partendo dal mattino (luce solare) come il sole comincia a irradiare sufficientemente i pannelli dell’impianto fotovoltaico, il sistema di controllo farà spegnere la caldaia sul riscaldamento e partire la pompa di calore assicurandosi di mantenere la temperatura interna (accumulata durante la notte) restando nei 6 Kw/h prodotti in proprio dall’impianto fotovoltaico a bassissimo costo, mentre i prelievi di acqua calda sanitaria saranno assicurati dalla caldaia a gas, qui l’utilizzatore ha la possibilità di scegliere tramite un servo comando di chiudere tutti i radiatori della casa tranne quelli dei locali bagno e utilizzare per il riscaldamento degli ambienti degli split acqua/aria che erogheranno aria calda richiedendo meno energia.

Ammettendo che in inverno le ore di luce sono meno resta comunque un notevole risparmio senza penalizzare il confort abitativo. In estate sarà sempre la pompa di calore attingendo energia dal proprio impianto fotovoltaico ad assicurare refrigerio tramite gli split nei quali farà circolare acqua refrigerata, qui il sistema di controllo disabiliterà caldaia e radiatori entro i quali non deve circolare acqua refrigerata pur mantenendo in essere la produzione di acqua calda sanitaria, volendo rendere l’insieme ancora più vantaggioso è possibile nella stagione estiva creare acqua calda sanitaria in accumulo tramite una pompa di calore dedicata, inibendo quasi completamente la caldaia.

Considerando che in questo periodo le ore di luce sono maggiori, sommandole a quelle sfruttate in inverno se ne trae un risparmio economico di gestione variabile dal 25 al 30% annui. I costi di manutenzione di questi impianti restano invariati o quasi rispetto a quelli sostenuti da chi ha un impianto statico dotato della sola caldaia.

Lo stesso insieme realizzato dove è già esistente un impianto di riscaldamento a pavimento farà crescere la percentuale di guadagno.

Quindi indipendentemente dalla categoria energetica della casa il vantaggio è certo e considerando che il Governo Italiano a chi realizza un impianto ibrido rende dal 50 al 65% della spesa sostenuta in dieci anni i vantaggi si commentano da soli.

Queste sono le soluzioni tecniche al momento disponibili e di sicuro interesse per climatizzare ammortizzando nel tempo i costi di impiantistica e di combustibile. Soluzioni condizionate dai costi dell’energia in essere nel nostro paese e verso le apparecchiature da impiegare.

Analisi di costo all’anno per il consumo di gas metano da rete urbana per uso riscaldamento (listini AGSM - ENI Energia)

Area: Nord Italia, Regione interessata: Lombardia.

La stima viene calcolata simulando un edificio in classe C (casa clima) attribuendo un consumo tra i 700 e 1400 metri cubi all’anno. Considerando che il gas metano (CH4) ha un potere calorico di 9,80 Kwh per metro cubo, in riferimento alla classe energetica presa in esame ed alla posizione geografica dell’immobile se ne trae che il bisogno energetico dell’abitazione in oggetto è di 70 Kwh/m2 A per 20° costanti (70 Kilovatt ora per metro quadro all’anno per 20 gradi costanti). Pari a 7 metri cubi di gas metano per metro quadro all’anno.

Si confronti il risultato con la scala che segue.

- Casa Clima Oro: consumo minore di 10 kWh/mq/a - situazione dell’isolamento: casa perfettamente isolata.

- Casa Clima A: 30 kWh/mq/a - situazione dell’isolamento: casa ottimamente isolata.

- Casa Clima B: 50 kWh/mq/a - situazione dell’isolamento: casa isolata bene.

- Standard minimo C: 70 kWh/mq/a - situazione dell’isolamento: standard minimo richiesto.

- Standard case esistenti D: 90 kWh/mq/a - situazione dell’isolamento: accettabile nelle case esistenti.

- Standard case esistenti E: 120 kWh/mq/a - situazione dell’i- solamento: è consigliato qualche intervento.

- Standard case esistenti F: 160 kWh/mq/a - situazione dell’isolamento: è necessario provvedere ad alcuni interventi.

- Standard case esistenti G: Superiore a 160 kWh/mq/a - situazione dell’isolamento: urge risanamento.

I dati ricavati con questo sistema campionando abitazioni ubicate in Italia al Nord, Centro e Sud hanno dato i seguenti valori indicativi:

1. 160 kWh/mq/a o più, per un villino anni ‘70, praticamente privo di isolamento;

2. 90 kWh/mq/a per una casa singola di recente costruzione, con un buon isolamento;

3. 70 kWh/mq/a per gli appartamenti, con poca differenza tra quelli vecchi e quelli nuovi, perché sono poche le pareti rivolte verso l’esterno (in condominio).

Bisogna tenere presente che la potenza necessaria per la climatizzazione annuale e la produzione di acqua calda sanitaria nelle abitazioni ubicate in Italia si ottiene in modo ottimale applicando lo stesso valore di calcolo, m3 x coefficiente K 35 (fino a 1000 Mt slm) per 20° all’interno con batterie ottimamente dimensionate. Es. la posizione geograficafa di Bolzano la città più calda in Estate. Mentre a Palermo per associazione di eventi climatici con + 5° all’esterno se ne percepiscono -3° a livello epidermico, stessa cosa a Bologna.

Da quanto sopra si vanno a individuare i Kw ora per metro quadro necessari all’anno per le varie categorie residenziali. Lo sviluppo complessivo per soddisfare in Kcal/h e Frig/h le abitazioni è il seguente:

100 m2 calpestabili per mt 2,80 (media Nazionale) di altezza = a 280 m3 per 35 (valore fisso) = a 9800 Kkal/h (stesse frigorie) per riscaldare l’intera superficie + le Kcal necessarie per la produzione di acqua calda sanitaria in continuo, tenendo presente che in inverno entra dall’acquedotto a +10° e si deve portare a + 35/38° in tempo reale (questa operazione richiede una potenza pari al doppio di quella necessaria per riscaldare gli ambienti). Riassumendo: per stabilire la potenza per ambiente + ACS si calcola m3 X 35 (a prescindere dalle categorie “casa clima” che stanno a considerare i consumi in rapporto all’isolazione dell’abitazione per la sola energia necessaria al riscaldamento degli ambienti, senza considerare anche l’energia necessaria alla produzione di acqua calda sanitaria). Abbisognano per climatizzare e produrre ACS in una abitazione di 100 m2 19600 Kcal pari a 22 Kw, se ricavato unicamente da energia elettrica serve una fornitura da 7 Kw che scende a 3,5 Kw con sistema ibrido. Qualora detto sistema si abbini ad un impianto fotovoltaico, considerando l’auto consumo diurno se ne ricava un risparmio energetico del 25% all’anno a partire dalle categorie “Casa Clima” più svantaggiate.

Mentre per la sola climatizzazione ambienti con pompa di calore, per la stessa abitazione: in classe A: K 25 in classe C: K 30 in classe F: K 35

Nota: sul territorio il 80% delle abitazioni sono in classe E.

Nota: i dati riportati nell’articolo anche se reali restano indicativi, non usare per esecutivi.

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