Innovatioeducativa anno 3/4-5/2020

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PRIMO PIANO

LA GRANDE SFIDA: IL TERZO SETTORE ALLA PROVA DEL COVID-19 di Italo Bassotto PAROLE CHIAVE:

PANDEMIA, DIDATTICA A DISTANZA (DaD), VOLONTARIATO, DISTANZIAMENTO SOCIALE Nella prima parte viene presentata la situazione di disagio sociale causata dalla regola del “distanziamento” imposta dalla diffusione pandemica del virus definito COVID-19. Si segnalano in seguito i rischi di una sudditanza della politica dalla scienza, in particolare quando si tratta di governare processi sociali complessi come quelli che chiedono ai cittadini cambiamenti radicali nella loro esistenza. Siamo in presenza di un grave rischio per la democrazia che può essere superato con la creazione di una “intercapedine” tra il potere politico e quello della scienza e tecnologia costituita da un sistema reticolare di partecipazione alla governance della complessità sociale, basata sul coinvolgimento del terzo settore in azioni mirate allo sviluppo delle “buone pratiche” di convivenza e di solidarietà.

1. La solidarietà in tempi di pandemia Tra i tanti paradossi e le tante incognite di questa tragica crisi sanitaria certamente quella che più crea disagio e ansia è il vincolo stringente e indiscutibile del distanziamento sociale. Dobbiamo stare da soli, senza alcuna possibilità di prender parte a gruppi o assembramenti di nessun genere: privati della possibilità di comunicare con le espressioni emotive del volto a causa di una mascherina protettiva delle prime vie respiratorie (naso e bocca).Impediti del rapporto fisico con chi solitamente stringiamo in un abbraccio, salutiamo con una carezza o un bacio, sosteniamo per aiutare nei movimenti e nell’espletamento delle funzioni basilari del vivere,( mangiare, lavarsi, cura-

re la propria persona….). Isolati dalle persone a noi care, al punto da non poterle neppure accompagnare verso il traguardo estremo e persino nell’ultimo viaggio terreno. Costretti a una convivenza forzata con la propria famiglia per intere settimane, ma a esserne allontanati e messi “in quarantena”, qualora veniamo contagiati, senza il conforto di nessuno che non sia il personale sanitario, fino alla più completa guarigione o alla sconfitta definitiva. In questo scenario da apocalisse, la voglia di vivere e la speranza di uscirne indenni hanno dato la stura a tre grandi scelte esistenziali, che mai nessuno avrebbe pensato si potessero porre in essere in così breve tempo e cosi diffusamente. La prima è il ricorso massiccio alle

tecnologie della informazione e della comunicazione. Ha cominciato per prima la “politica” con il Presidente del Consiglio che, anziché usare i tradizionali canali con cui ci si rivolge al popolo (leggi e decreti scritti e pubblicati in Gazzetta Ufficiale), ha cominciato a utilizzare i social media, i diversi canali televisivi, le forme più disparate di relazione “virtuale” rese possibili dai devices che le ICT hanno creato in questi primi vent’anni del nuovo millennio. Sulla falsariga della politica, si è messo parte del mondo del lavoro (banche e sistemi amministrativi delle grandi e piccole aziende) che, non potendo fruire dei propri lavoratori in presenza, li ha tenuti ancorati ai loro compiti produttivi, utilizzando quello che si chiama lo smart working, ovvero il

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