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I muri di cristallo della scuola digitale Mirella Paglialunga
I MURI DI CRISTALLO DELLA SCUOLA DIGITALE
di Mirella Paglialunga
PAROLE CHIAVE: DIDATTICA DI VICINANZA, RELAZIONI UMANE, ESPERIENZE DI APPRENDIMENTO, RELAZIONE EDUCATIVA, DIDATTICA DIGITALE
Nell’articolo si analizzano diverse questioni conseguenti alla chiusura della scuola nel momento di attuale pandemia. Dopo aver inizialmente trattato della identità della scuola moderna, caratterizzata dall’integrazione di tutte le esperienze di apprendimento: corporee, sociali, affettive, emozionali, cognitive, l’autrice suggerisce parole chiave che possano orientare e indirizzare, nel tempo della didattica digitale, sia la funzione docente che il ruolo del dirigente scolastico.
1 Momento epocale È un momento epocale per l’umanità e diversi cambiamenti si prospettano necessari per far fronte alle richieste che la pandemia sta comunicando agli umani. Tutti i settori sociali sono coinvolti nella necessità di rivedere, innovare, controllare, abolire comportamenti e prassi fino ad ora seguiti. Non c’è nessuna specifica organizzazione umana che possa ritenersi immune dal ragionare sulla necessità di adottare nuove strategie per entrare in una vita “nuova” e “diversa”, come sembra si stia prospettando all’orizzonte. Inutile illudersi di “tornare a prima” in uno sforzo immane di opposizione. Questione cruciale, sembra essere la gestione della “vicinanza” in un mondo che si vede costretto a ripensare al valore reale e simbolico delle barriere, dei muri, dei confini, dei porti “chiusi”. E quindi interrogativo necessario da porsi, insieme ovviamente alla neces
sità di scoprire nuovi rimedi sanitari, sembra essere “quale modalità occorra coltivare nelle relazioni umane”, pur entro i confini imposti dalle nuove norme igieniche, di sicurezza e di distanziamento personale.
2 La scuola, ambiente “sociale”
La scuola è stata “sconvolta” dalla chiusura dei suoi spazi e con essa dall’interruzione di quel rapporto di vicinanza che l’ha sempre caratterizzata e che si è solitamente identificato come mezzo imprescindibile per raggiungere il risultato, sia negli apprendimenti che nella socializzazione. Partiamo da una “identità” fondamentale della scuola moderna, di qualsiasi ordine essa sia: si imparano, anche e soprattutto negli spazi scolastici, la convivenza, la relazione, le regole civiche di democrazia e la comunicazione affettiva. Negli ambienti scolastici si rielaborano, si fanno propri e si interiorizzano apprendimenti cognitivi, si cresce nella dimensione di autonomia con la guida costante di adulti di riferimento, presenti in un rapporto uno ad uno, uno a pochi, uno a tanti. La vicinanza e l’accudimento fisico, affettivo, cognitivo, sono sempre la costante. Altro elemento dell’identità della scuola è l’integrazione che, tramite essa, avviene di tutte le esperienze di apprendimento: corporee, sociali, affettive, emozionali, cognitive. La qualità del risultato di apprendimento varia anche in stretta relazione alla capacità di organizzare e valorizzare i gruppi di lavoro e di studio in una relazione educativa di costruzione delle identità sociali e di autonomia emotiva e cognitiva di ciascuno. Tutto ciò rende la scuola un ambiente speciale e specifico, non riproducibile in assenza di queste caratteristiche. Diversamente parliamo d’altro.
Intorno al lavoro “sociale” della scuola hanno speso parole pedagogisti e psicologi di cui, solo per stimolo di approfondimento, citiamo alcuni nomi fondamentali: l’americano John Dewey, Jerome Bruner, Friedrich Fröbel, Maria Montessori, Paulo Freire, Don Milani, Gianni Rodari. Solo per citarne alcuni.
3 Dinamiche sociali nella didattica digitale
Le dinamiche descritte sopra, nella odierna didattica digitale diventano virtuali perché il gruppo non può vivere la sua dinamicità emotiva al di fuori del controllo che il sistema artificiale può e deve imporre. Nell’interazione virtuale le presenze “connesse” esprimono tutta la realtà della socializzazione possibile, ma delle sue potenzialità sappiamo ancora poco. La nuova dinamica sociale, che passa attraverso sistemi diversificati, dalla più semplice condivisione di fogli word o pdf ad interazioni video in presenza governati dall’amministratore che può “togliere video - microfono”, sollecita nuove realtà di processi d’insegnamento e nuove modalità da esplorare per gestire il momento educativo in modo da non rendere l’alunno solo recettore passivo, in una relazione d’aula essenzialmente frontale, anonima e non partecipata. L’impegno, nella fase di “passaggio” che stiamo vivendo, è quello di abilitare tutte le nostre risorse per non far scomparire un elemento essenziale della classe: la dinamicità delle intelligenze multiple che si incontrano e scontrano per produrre acquisizioni sociali, di gruppo e anche singole.
4 Ruolo e funzione del docente
Ora più che mai, ai docenti si chiede la preparazione, la professionalità, la responsabilità, la formazione. Non credo che quest’ultima debba limitarsi agli aspetti delle tecniche digitali (piattaforme e tutti i possibili devices tecnologicamente perfetti). L’esigenza prioritaria è anche quella di riflettere sul nuovo ruolo e nuova funzione docente, tenendo conto delle possibilità che lo stesso ha, in rapporto alle diverse età anagrafiche degli alunni, in stretta relazione all’ambiente sociale in cui opera e ai molteplici contesti socio-culturali degli alunni a lui affidati. L’identità del docente è rafforzata da una sua visibilità trasparente, oltre le barriere dei muri; questo suo essere “fuori”, presente nel mondo, nelle case degli allievi e la conseguente permanenza delle sue parole e delle sue modalità d’insegnamento (da registrare, da condividere, da cestinare, da riutilizzare) determinano un altro elemento innovativo della professionalità docente che non potrà essere sottratto alla riflessione della formazione: il docente “pubblico” ora emerge con più forza e l’aula non fa più da filtro, se mai l’abbia fatto. Le pareti della scuola digitale sono di cristallo.

5 Il ruolo del dirigente scolastico In questo nuovo scenario, vogliamo riflettere sul ruolo del dirigente scolastico e di quale debba e possa essere l’utilità della sua funzione. Rimossa l’illusione che tutto tornerà ad essere come prima e nella speranza che potremmo concorrere ad un nuovo “Rinascimento economico, sociale e ambientale”, possiamo immaginare anche un rinascimento del sistema di istruzione e formazione. Nel documento “Proposte per una strategia italiana per l’intelligenza artificiale” elaborato nel Luglio 2019 dal Gruppo di Esperti MISE al paragrafo 8.2 si possono leggere le seguenti raccomandazioni: “Un approccio antropocentrico all’intelligenza artificiale richiede che l’uomo venga valorizzato e supportato dalla tecnologia nel suo realizzarsi come individuo, nel suo agire come cittadino, nelle sue mansioni e competenze come lavoratore e nelle sue decisioni come consumatore. L’intelligenza artificiale deve essere adottata come metodo educativo in grado di portare alla formazione del cosiddetto pensiero computazionale, alla multidisciplinarietà intrinseca nella soluzione di problemi e nella trasversalità delle competenze. È pertanto necessario definire una strategia che crei opportunità di apprendimento inclusive, prevedendo come sfera di influenza l’intero ciclo formativo, dalla scuola per arrivare all’università e al mondo del lavoro. Inoltre, è necessario che l’intera popolazione sia esposta a iniziative formative, per evitare il nascere di un nuovo “digital divide”, con effetti pregiudizievoli per la coesione e l’inclusione sociale.” Ci sono parole orientanti anche per la funzione che si trova a svolgere il dirigente scolastico in questo momento speciale: Inclusione sociale, Approccio antropocentrico, Valorizzazione dell’uomo, Pensiero computazionale, Multidisciplinarietà, Solu-
zione di problemi, Trasversalità delle competenze... Sembra proporsi un rafforzamento delle competenze pedagogico-didattiche, negli ultimi anni trascurate, a vantaggio di una visione amministrativo-giuridica “schiacciata” su altre emergenze (privacy, sicurezza, ecc) che potrebbero essere altresì affidate alle figure intermedie, con specifiche competenze giuridico-amministrative. In un periodo di forte innovazione procedurale, tecnologica, organizzativa e anche pedagogica, emerge infatti con forza la necessità di avere all’interno di ciascuna scuola una leadership e un coordinamento pedagogico-didattico che sappia orientare e valorizzare le competenze educative e metodologiche dell’intera comunità educante. Una figura che non separi ma unisca, in un approccio olistico che la didattica a distanza ha già dimostrato essere imprescindibile per la sua stessa realizzazione. È il tempo della cooperazione, senza frontiere: la famiglia con la sua disponibilità, possibilità e necessità di cura, i docenti con la loro specifica preparazione, professionalità e motivazione alla relazione educativa, gli alunni con la loro responsabilità, autonomia e curiosità per l’apprendimento. Tutto ciò, oggi sta avvenendo nelle case trasformate in scuole. La prima conseguenza della pandemia è stata infatti aver ricreato attenzione alla cura: alla cura condivisa con le famiglie nei confronti degli alunni più piccoli ed alla cura verso se stessi per gli alunni più grandi, liberi di autodeterminarsi responsabilmente ed autonomamente. Denominatori comuni sono l’autonomia, la responsabilità, la volontà di comunicare, il prendersi cura, l’impegno.
E quindi un dirigente scolastico che non si faccia sommergere dalle momentanee difficoltà dell’approntamento di quanto utile e necessario per la DaD, dovrà proiettare il suo operato verso la costruzione di una comunità educante che valorizzi la relazione educativa, la cura, il confronto, la comunicazione, la condivisione di strategie pedagogico-didattiche e metodologiche significative per la formazione dell’uomo nuovo in un mondo sempre di più governato da sistemi digitali. Nella relazione educativa integrata dall’intelligenza artificiale, il dirigente scolastico dovrà continuare a porre al centro non la macchina, ma l’uomo con i suoi bisogni, le sue emozioni, le sue caratteristiche e in questo sistema non sarà utile una piramide che funga da organigramma nelle relazioni, ma una spirale che avanza e indietreggia seguendo l’onda delle relazioni umane. Che si sprigionano solo nella relazione educativa autentica. Certamente un sistema così governato richiede senso di appartenenza alla comunità educante, in cui le prassi vengano discusse e condivise, in cui le modalità interattive siano sistematizzate dentro proposte educative, sia digitali che in presenza, funzionali ai bisogni educativi di ciascuno e alle esperienze di apprendimento che si debbono compiere. La funzione del dirigente scolastico rimane, anche in questo caso, quella di facilitare la sintesi e di sollecitare costantemente perché si raggiunga la finalità principale del “sistema scolastico”: garantire la qualità del servizio di istruzione e di educazione anche nelle differenti condizioni sociali e culturali che l’approccio digitale “d’emergenza”, ancora più macroscopicamente di prima, ha portato alla luce. Mi piace pensare che, pur fra mille difficoltà, il dirigente scolastico possa riuscire a realizzare quella mediazione necessaria fra le opposte componenti quando si tratta di scelte che debbano essere super partes e che possa svolgere la funzione di garante per realizzare un sistema d’istruzione di qualità che si traduca semplicemente in: inclusione, parità, democrazia, istruzione, nessuno escluso.
MIRELLA PAGLIALUNGA

Già maestra, direttrice didattica e dirigente scolastica, ha realizzato nelle scuole che ha diretto innovazioni organizzative e didattiche, ha fondato e coordinato diverse reti di scuole per la valorizzazione della ricerca e dell’autonomia scolastica, è stata membro del comitato tecnico scientifico costituito dall’INVALSI per l’ideazione del RAV ed ha svolto la funzione di Valutatore Esterno dei sistemi scolastici. Formatrice, attualmente coordina il Centro Studi AU.MI.RE., associazione di promozione sociale e culturale dedicata alla ricerca e alla formazione in campo educativo, organizzativo e didattico.
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