APNEE EDUCATIVE
LA DaD TRA ISTRUIRE E INSEGNARE L’OPINIONE DI UN DOCENTE di Pierluigi Fratarcangeli PAROLE CHIAVE:
DaD, SCUOLA, RELAZIONE, NUOVE TECNOLOGIE, CORONAVIRUS Alcune considerazioni sulla DaD in questo periodo di clausura forzata che rivoluziona il nostro modo di fare ed essere scuola e rimodula il ruolo di insegnanti, studenti e genitori. Cosa abbiamo da imparare da questa crisi così dirompente? Cosa ci insegna sulle nuove tecnologie e di cosa è bene riappropriarsi quando sarà tutto finito?
Con l’emergenza COVID-19 alla maggior parte dei docenti è piombata sulla testa la necessità, e non soltanto l’opportunità, di applicare metodi e strumenti della DaD, che sta per “didattica a distanza”. Alcuni erano già avvezzi alle nuove tecnologie, ma molti altri si sono dovuti adeguare alla situazione come hanno potuto, e continuano ad adeguarsi tra difficoltà varie dovute alla mancanza di competenze digitali e di strumenti adatti. Gli stessi distinguo valgono, ovviamente, anche per le scuole (e le famiglie): alcune informatizzate fino ai denti, altre carenti di strutture e mezzi. A ciò si aggiunga la componente alunni, che sono un ulteriore universo variegato, che comprende sia chi è fornito di strumenti e capacità sia chi non possiede né gli uni né le altre. Rispetto a questa situazione inedita, nel momento in cui intendiamo fare considerazioni il più possibile costruttive, dobbiamo tenere conto di alcuni generali principi che guidano qualsiasi valutazione in ogni ambito: anzitutto la necessità di evitare generalizzazioni, che non rendono meriti alle positività e ne danno troppi alle negatività; in secondo luogo la possibilità di fare tesoro di qualsiasi situazione critica si presenti ad una comunità, scolastica
in questo caso, ammettendo che si può sempre imparare qualcosa, anche dalla peggiore delle catastrofi (e per fortuna non è questo il caso); in ultimo l’importanza di agire con intelligenza, con scelte concrete presenti e future, facendo tesoro di ciò che di buono possiamo trarre da errori, inefficienze, incapacità. E dunque da docente, rispetto alla didattica a distanza, mi sento di proporre le seguenti considerazioni, tra le tante che ce ne sarebbero, con tutti i limiti che il mio sguardo parziale può avere sulla questione. Credo sia chiaro che l’emergenza ci abbia trovati piuttosto impreparati, quanto a disponibilità di mezzi e a strutture multimediali. Conosco colleghe e colleghi che fino a poco fa ignoravano la possibilità di condividere file con Drive o persino l’esistenza delle piattaforme digitali. E un po’ lo sapevamo, sebbene facessimo finta del
contrario; ci vogliono le emergenze, purtroppo, per mostrarci quanto siamo inadeguati, e se questo vale per il sistema sanitario, vale anche ancora di più per le strutture e le infrastrutture della scuola. Ora si corre per rimediare, ma è bene fare tesoro di questo problema e rendere i futuri interventi ordinari e di sistema. Togliamoci dalla testa, poi, che quello che stiamo praticando in questi giorni sia “smart working”, cioè, tradotto, “lavoro intelligente”. Chi ha detto, difatti, che le attività che svolgiamo dietro ad un monitor rendano il nostro lavoro più
“ Conosco colleghe e colleghi che fino a poco fa ignoravano la possibilità di condividere file con Drive o persino l’esistenza delle piattaforme digitali ” 47