Dialoghi nr. 270

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dialoghi

Solidali con gli offesi, incerti sull’agire

Verso il futuro della Chiesa cattolica

Dopo oltre nove anni di lavoro, com piuto da un gruppo di cardinali pre sieduto da papa Francesco, è appena entrata in vigore una riforma della Curia vaticana il cui documento illu strativo ha un titolo eloquente e sti molante: Praedicate evangelium. La Chiesa cattolica, dal 5 giugno 2022 in poi, è chiamata, sin dai suoi organi smi centrali, a mettere la presentazio ne esistenziale del Vangelo al centro di ogni sua azione, nel cuore di ogni sua scelta progettuale ed operativa. In questo dossier, proponiamo un estratto dell’intero documento ecclesiale, un brano di un’interessante intervista ri lasciata sul tema in oggetto da un au torevole esperto italiano di questioni giuridiche e un’intervista che il vesco

vo emerito di Lugano, Pier Giacomo Grampa, ha rilasciato al giornalista italiano Giuseppe Zois.

Dossier alle pp. 3-9

Il secondo Dossier di questo numero di «Dialoghi» riguarda il processo si nodale in atto nella Chiesa cattolica, momento importante a livello religio so, culturale e sociale. Ne diamo conto dal punto di vista istituzionale della Diocesi di Lugano e di uno dei nostri redattori, da quelli di alcune riflessio ni variamente sviluppate in Italia, non dimenticando il percorso in atto nelle diocesi romande e, già da molti mesi, in Germania.

Dossier alle pp. 9-14

Il primo semestre 2022 non sembra portare luce alle nostre menti e ancor meno ai cuori. La realtà della guerra, finora lontana almeno geograficamen te, è arrivata dal 24 febbraio scorso alle soglie d’Europa, provocando un terremoto mentale sia in noi, cittadi ne e cittadini comuni, che nelle élites politiche, sicure delle loro dottrine più o meno ufficiali. Non va molto meglio anche in seno alle comunità ecclesiali, pur nella varietà delle confessioni sto riche e delle tradizioni ad esse legate. In contemporanea stiamo uscendo a fatica da una pandemia, che ci ha la sciato vari segni nel corpo e nella psi che, nell’attesa di un autunno che an cora non sappiamo ben immaginare. Questi scenari non ci impediscono comunque di pensare e di agire, pur nel permanere di un forte sentimento di incertezza sugli orientamenti da assumere. Le considerazioni che qui vogliamo proporre a chi legge «Dia loghi» sono alcune riflessioni condi vise dai membri della nostra reda zione, che non hanno alcuna pretesa di essere definitive. Non intendiamo offrire certezze, anche se attorno a noi incontriamo quotidianamente persone e istituzioni che ritengono non solo di averne, ma che le diffondono con la convinzione di essere assolutamente nel vero e nel giusto.

L’invasione di parte del territorio ucraino da parte di truppe della fe derazione russa ci è apparsa come un avvenimento improvviso e solo dopo alcune settimane ci siamo resi conto, da «non addetti ai lavori», che il conflitto era presente nell’area al più tardi già a partire dal 2014. La nostra attenzione abituale a ciò che ci attornia nei Paesi dell’Europa oc cidentale ci ha resi alquanto sguarniti intellettualmente nell’attenzione alla storia russa e ucraina, e in genere dei Paesi dell’Europa orientale. Il

di riflessione cristiana
270 Locarno Anno 54 Giugno 2022 TRIMESTRALE

battage mediatico ha riempito velo cemente la nostra sete di informazio ne e di conoscenza dei retroterra che stanno dietro agli eventi bellici, met tendoci comunque subito a confronto con una reazione compatta dei Paesi dell’Unione Europea e della NATO. Il governo elvetico, stavolta in gran velocità, si unisce agli altri Paesi eu ropei e formula una nuova versione e interpretazione del proprio principio di neutralità. Non siamo ancora in grado di poter verificare in che misu ra questo riorientamento della nostra politica estera in materia di neutralità potrà radicarsi nelle nostre mentalità collettive, ma per il momento sembra manifestarsi soprattutto un grande senso di insicurezza.

La solidarietà con il popolo ucrai no vittima dell’invasione armata di truppe russe, reclutate nelle parti più povere e lontane del territorio della federazione, è stata unanime nel no stro Paese, come altrove nell’Europa occidentale. L’analisi politica invece fatica a farsi strada e non sappiamo ancora, in maniera minimamente precisa, come dovremo considerare il soggiorno di numerose donne e bam bini ucraini qualora la guerra dovesse continuare non solo alcuni mesi, bensì dovesse prolungarsi per anni. Nessu no al momento infatti è in grado di prevede la durata di questo conflitto bellico, in relazione sia alla percezio ne di una propria vittoria, da parte del regime russo, che all’obiettivo di vedere soddisfatti i propri diritti di in dipendenza e sovranità da parte del governo ucraino. Siamo dunque tutti nel tunnel di una situazione geopoliti ca del tutto nuova e imprevedibile. An cora meno sappiamo quale paesaggio

politico si presenterà a noi, quando lo scontro armato sarà finito, ma i mec canismi di una ricomposizione non ci sono ancora noti. Tutti siamo frustrati di fronte all’impotenza dell’ONU nel gestire un ritorno nel nome di una «pace giusta» dopo aver sanzionato mediante un tribunale internazionale i crimini di guerra su tutti i fronti. Chi tra noi, richiamandosi alla propria fede nel Principe della pace, cerca un orientamento non solo socio-politico, ma anche etico, teso a uscire da questa logica delle armi, di dolore e di morte, faticherà a trovare una proposta uni voca ed efficace. Anche qui i media, pur documentando i pronunciamenti di vari leaders delle Chiese cristia ne, hanno soprattutto messo il dito sulla posizione assunta dal patriarca della Chiesa ortodossa russa Cirillo, strettamente allineata sulla linea di Putin. Non dobbiamo comunque far ci troppe illusioni, pensando che la giustificazione dell’azione bellica da parte del patriarca russo sia sì ingiu stificata, ma che non corrisponda a tutta l’ortodossia e che in ogni caso la cristianità d’occidente sia unanime nel condannare l’invasione del terri torio ucraino da parte delle truppe russe. Se siamo sinceri con noi stessi possiamo constatare che anche i cri stiani d’occidente sono lacerati, non tanto nella loro valutazione politica di questa guerra, ma in quella morale. Sono presenti, e in maniera chiara mente trasversale alle varie confessio ni e denominazioni, due tendenze che sembrano rimanere quasi inconcilia bili. C’è chi, come papa Francesco, ritiene che l’invio sempre più intenso di armi e congegni tecnologici a una delle due parti belligeranti sia del

tutto inaccettabile sul piano morale e inefficace a lunga scadenza su quello politico. Anche altri leaders religiosi, sia cristiani che legati ad altre tradi zioni religiose, si muovono su questa linea, mentre altri organismi di Chiesa si allineano maggiormente sulle giu stificazioni di una «guerra giusta» e, ritenendo che una strategia che umilii i responsabili dell’invasione, porti a risultati di pace. A dire il vero, que sta lacerazione tra un’etica pacifista di principio e un’attitudine tendente a giustificare un diritto di difesa di fonte a chi violentemente prevarica non è nuova nella storia del cristia nesimo. Essa attraversa i secoli con variazioni di ogni tipo. Se per un momento ci soffermiamo a riflettere, vedremo che questa lacerazione può essere presente in ciascuno di noi e ci abita costantemente. Anche chi legge da vari anni le pagine di «Dialoghi» non troverà dunque nessuna ricetta facile per superare questa lacerazio ne. Essa ci deve perlomeno rendere maggiormente modesti e farci rinun ciare a salire facilmente in cattedra a dare lezioni di etica della pace a chi non la pensa come noi. E se, con senso di impotenza, non riusciremo ad accorciare questa guerra, cerchiamo perlomeno con la nostra solidarietà fattiva, di rendere un po’ meno amara la vita di coloro che non hanno trova to altra via di uscita che quella della fuga temporanea dalle linee del fronte. Senza dimenticare che la difesa della democrazia e dei diritti dell’essere umano rimane un obiettivo irrinun ciabile nella formazione culturale ad ampio raggio e nella pratica quotidia na dell’esistenza.

2 editoriale No. 270

«Praedicate evangelium» un estratto del documento1

COSTITUZIONE APOSTOLICA SULLA CURIA ROMANA1

E IL SUO SERVIZIO ALLA CHIESA NEL MONDO PRAEDICATE EVANGELIUM

PREAMBOLO

1. Praedicate evangelium (cfr. Mc 16,15; Mt 10,7-8): è il compito che il Signore Gesù ha affidato ai suoi discepoli. Questo mandato costitui sce «il primo servizio che la Chiesa può rendere a ciascun uomo e all’in tera umanità ne/ mondo odierno»2. A questo essa è stata chiamata: per an nunciare il Vangelo del Figlio di Dio, Cristo Signore, e suscitare con esso in tutte le genti l’ascolto della fede (cfr. Rm 1,1-5; Gal 3,5). La Chiesa adem pie il suo mandato soprattutto quando testimonia, in parole e opere, la mise ricordia che ella stessa gratuitamente ha ricevuto. Di ciò il nostro Signore e Maestro ci ha lasciato l’esempio quan do ha lavato i piedi ai suoi discepoli e ha detto che saremo beati se faremo anche noi così (cfr. Gv 13,15-17). In questo modo comunità evangelizzatri ce si mette mediante opere e gesti nella vita quotidiana degli altri, accorcia le distanze, si abbassa fino all’umiliazio ne se è necessario, e assume la vita umana, toccando la carne sofferente di Cristo nel popolo3. Facendo così, il popolo di Dio adempie al comando del Signore, il quale chiedendo di annun ciare il Vangelo, sollecitò a prendersi cura dei fratelli e delle sorelle più de boli, malati e sofferenti.

La conversione missionaria della Chiesa

2. La «conversione missionaria» del la Chiesa4 è destinata a rinnovare la Chiesa secondo l’immagine della missione d’amore propria di Cristo. I suoi discepoli e discepole sono quindi chiamati ad essere «luce del mondo» (Mt 5,14). Questo è il modo con cui

la Chiesa riflette l’amore salvifico di Cristo che è la Luce del mondo (cfr. Gv 8,12). Essa stessa diventa più ra diosa quando porta agli uomini il dono soprannaturale della fede, «luce che orienta i/ nostro cammino ne/ tempo» e servendo il Vangelo perché questa luce «cresca per illuminare i/ presente fino a diventare stella che mostra gli orizzonti de/ nostro cammino, in un tempo in cui l’uomo è particolarmente bisognoso di luce»5

3. Nel contesto della missionarietà della Chiesa si pone anche la riforma della Curia Romana…

Ogni cristiano è un discepolo missionario

10. Il Papa, i Vescovi e gli altri mini stri ordinati non sono gli unici evan gelizzatori nella Chiesa: «sanno di non essere stati istituiti da Cristo per assumersi da soli tutto il peso della missione salvifica della Chiesa verso il mondo» 6 [19]. Ogni cristiano, in virtù del Battesimo, è un discepolo missionario «nella misura in cui si è incontrato con l’amore di Dio in Cri sto Gesù»7 [20] Non si può non te nerne conto nell’aggiornamento della Curia, la cui riforma, pertanto, deve prevedere il coinvolgimento di laiche e laici, anche in ruoli di governo e di responsabilità. La loro presenza e partecipazione è, inoltre, imprescin dibile, perché essi cooperano al bene di tutta la Chiesa8 [21] e, per la loro vita familiare, per la loro conoscenza delle realtà sociali e per la loro fede che li porta a scoprire i cammini di Dio nel mondo, possono apportare validi contributi, soprattutto quando si tratta della promozione della famiglia e del rispetto dei valori della vita e del cre ato, del Vangelo come fermento delle realtà temporali e del discernimento dei segni dei tempi.

Significato della riforma

11. La riforma della Curia Romana sarà reale e possibile se germoglie rà da una riforma interiore, con la quale facciamo nostro «il paradig ma della spiritualità del Concilio», espressa dall’«antica storia del Buon Samaritano»9, di quell’uomo, che de via dal suo cammino per farsi prossi mo ad un uomo mezzo morto che non appartiene al suo popolo e che neppure conosce. Si tratta qui di una spiritualità che ha la propria fonte nell’amore di Dio che ci ha amato per primo, quando noi eravamo ancora poveri e peccatori, e che ci ricorda che il nostro dovere è servire come Cristo i fratelli, soprat tutto i più bisognosi, e che il volto di Cristo si riconosce nel volto di ogni essere umano, specialmente dell’uo mo e della donna che soffrono (cfr. Mt 25,40).

1. Per leggere integralmente il documento in questione rinviamo al sito https://www. vatican.va/content/francesco/it/apost_con stitutions/documents/20220319-costituzio ne-ap-praedicate-evangelium.html.

2. Giovanni Paolo II, Lettera enciclica Re demptoris missio, n. 2.

3. Francesco, Esortazione apostolica Evan gelii gaudium, n. 24.

4. Cfr. ibidem, n. 30.

5. Francesco, Lettera enciclica Lumen fidei, n. 4.

6. Concilio Ecumenico Vaticano II, Costitu zione dogmatica Lumen gentium, n. 30.

7. Francesco, Esortazione apostolica Evan gelii gaudium, n. 120.

8. Cfr. Concilio Ecumenico Vaticano II, Co stituzione dogmatica Lumen gentium, n. 30.

12. Deve pertanto essere chiaro che «la riforma non è fine a se stessa, ma un mezzo per dare a forte testimonianza cristiana; per favorire una più efficace evangelizzazione; per promuovere un più fecondo spirito ecumenico; per in coraggiare un dialogo più costruttivo con tutti, La riforma, auspicata viva mente dalla maggioranza dei Cardi nali nell’ambito delle Congregazioni generali prima del Conclave, dovrà perfezionare ancora di più l’identi tà della stessa Curia Romana, ossia quella di coadiuvare il successore di Pietro nell’esercizio del suo supremo Ufficio pastorale per il bene e il ser vizio della Chiesa universale e delle Chiese particolari. Esercizio col quale si rafforzano l’unità di fede e la comu nione del popolo di Dio e si promuo ve la missione propria della Chiesa nel mondo. Certamente raggiungere una tale meta non è facile: richiede tempo, determinazione e soprattutto la collaborazione di tutti. Ma per rea lizzare questo dobbiamo innanzitutto affidarci allo Spirito Santo, che è la vera guida della Chiesa, implorando nella preghiera il dono dell’autentico discernimento»10.

9. Paolo VI, Allocuzione per l’ultima Sessio ne pubblica del Concilio Ecumenico Vatica no II (7 dicembre 1965).

10. Francesco, Saluto rivolto ai Cardinali riu niti per il Concistoro (12 febbraio 2015).

3 dossier costituzione della chiesa No. 270

PRINCIPI E CRITERI PER IL SERVIZIO DELLA CURIA ROMANA

1. Servizio alla missione del Papa

La Curia Romana è in primo luogo uno strumento di servizio per il suc cessore di Pietro per aiutarlo nella sua missione di «perpetuo e visibile principio e fondamento dell’unità sia dei Vescovi sia della moltitudine dei fedeli» 11 [26], ad utilità anche dei Vescovi, delle Chiese particolari, delle Conferenze episcopali e delle loro Unioni regionali e continentali, delle Strutture gerarchiche orientali e di altre istituzioni e comunità nella Chiesa.

7. Integrità personale e professionalità

Il volto di Cristo si riflette nella varietà dei volti dei suoi discepoli e delle sue discepole che con i loro carismi sono a servizio della missione della Chiesa. Pertanto, quanti prestano servizio nel la Curia sono scelti tra Vescovi, presbi teri, diaconi, membri degli Istituti di Vita Consacrata e delle Società di Vita Apostolica e laici che si distinguono per vita spirituale, buona esperienza pastorale, sobrietà di vita e amore ai poveri, spirito di comunione e di ser vizio, competenza nelle materie loro affidate, capacità di discernimento dei segni dei tempi. Per questo si rende necessario dedicare attenta cura alla scelta e alla formazione del persona le, così come all’organizzazione del lavoro e alla crescita personale e pro fessionale di ciascuno.

dall’inizio si riscontri un’adeguata preparazione al riguardo.

§ 2. Le diverse componenti della Cu ria Romana, ciascuna per la sua natu ra e competenza, provvedano ad una formazione permanente del proprio personale.

Dicastero per l’Evangelizzazione

Art. 53

§ 1. Il Dicastero è al servizio dell’o pera di evangelizzazione affinché Cri sto, luce delle genti, sia conosciuto e testimoniato in parole ed opere e si edifichi il Suo Corpo mistico, che è la Chiesa. Il Dicastero è competente per le questioni fondamentali dell’evange lizzazione nel mondo e per l’istituzio ne, l’accompagnamento e il sostegno delle nuove Chiese particolari, salva la competenza del Dicastero per le Chiese orientali.

§ 2. Il Dicastero è costituito da due Sezioni: quella per le questioni fon damentali dell’evangelizzazione nel mondo e quella per la prima evangeliz zazione e le nuove Chiese particolari nei territori di sua competenza.

Dicastero per i Laici la Famiglia e la Vita

Art. 128

§1. Il Dicastero per i Laici, la Famiglia e la Vita è competente per la valoriz zazione dell’apostolato dei fedeli lai ci, la cura pastorale dei giovani, della famiglia e della sua missione secondo il disegno di Dio, degli anziani e per la promozione e la tutela della Vita.

Art. 130

Il Dicastero esprime la particolare sol lecitudine della Chiesa per i giovani, promuovendone il protagonismo in mezzo alle sfide del mondo. Sostie ne le iniziative del Romano Pontefice nell’ambito della pastorale giovanile e si pone al servizio delle Conferenze episcopali e delle Strutture gerarchi che orientali, delle associazioni e mo vimenti giovanili internazionali, favo rendone la collaborazione e organiz zando incontri a livello internazionale.

Art. 131

Il Dicastero si adopera per approfon dire la riflessione sul rapporto uo mo-donna nella rispettiva specificità reciprocità, complementarietà e pari dignità. Offre il suo contributo alla riflessione ecclesiale sull’identità e la missione della donna e dell’uomo nel la Chiesa e nella società promuoven done la partecipazione, valorizzando le peculiarità femminili e maschili ed anche elaborando modelli di ruoli gui da per la donna nella Chiesa.

III.

NORME GENERALI

Principi operativi della Curia Romana

Art. 7

§ 1. Per il buon funzionamento di ciascuna delle componenti della cu ria Romana è indispensabile e, oltre alla dedizione e alla rettitudine, chi vi opera sia qualificato. Ciò compor ta professionalità, ossia competenza e capacità nella materia in cui si è chiamati a prestare la propria attività. Essa Si orma e si acquisisce col tempo, mediante esperienza, studio, aggior namento; tuttavia è necessario che fin

11. Concilio Ecumenico Vaticano II, Costitu zione dogmatica Lumen gentium, n. 23.

§2. Nel perseguire le proprie compe tenze, il Dicastero intrattiene relazioni con le Chiese particolari, con le Con ferenze episcopali, le loro Unioni re gionali e continentali, le Strutture ge rarchiche orientali e altri Organismi ecclesiali, promovendo lo scambio tra essi e offrendo la sua collaborazione affinché siano promossi i valori e le iniziative connesse a tali materie.

Art. 129

Nell’animare e incoraggiare la promo zione della vocazione e della missione dei fedeli laici nella Chiesa e nel mon do, il Dicastero collabora con le diver se realtà ecclesiali laicali in modo che i fedeli laici condividano nella pastorale e nel governo della Chiesa sia le loro esperienze di fede nelle realtà sociali, sia le proprie competenze secolari.

Art. 132

Il Dicastero studia le tematiche relati ve alla cooperazione tra laici e ministri ordinati in forza del Battesimo e della diversità dei carismi e ministeri, per favorire in entrambi la coscienza del la corresponsabilità circa la vita e la missione della Chiesa.

Dicastero per la Promozione dell’Unità dei Cristiani

Art. 142

Compete al Dicastero per la Promo zione dell’Unità dei Cristiani applicar si con opportune iniziative ed attività all’impegno ecumenico, sia all’inter no della Chiesa cattolica, sia nelle re lazioni con le altre Chiese e Comunità ecclesiali, per ricomporre l’unità tra i cristiani.

Art. 143

§1. È compito del Dicastero attuare gli insegnamenti del Concilio Vaticano II e del Magistero postconciliare concer nenti l’ecumenismo.

4 dossier costituzione della chiesa No. 270 II.
Il Dicastero si adopera per approfondire la riflessione sul rapporto uomo-donna nella rispettiva specificità reciprocità

§2. Si occupa della retta interpreta zione e della fedele applicazione dei principi ecumenici e delle direttive stabilite per orientare, coordinare e sviluppare l’attività ecumenica.

§3. Favorisce incontri ed eventi catto lici, sia nazionali che internazionali, atti a promuovere l’unità dei cristiani.

§ 4. Coordina le iniziative ecumeni che delle altre Istituzioni curiali, degli Uffici e delle Istituzioni collegate con la Santa Sede con le altre Chiese e Co munità ecclesiali.

Art. 144

§1. Sottoposte previamente le questio ni al Romano Pontefice, il Dicastero cura le relazioni con le altre Chiese e Comunità ecclesiali. Promuove il dialogo teologico ed i colloqui per favorire l’unità con esse, avvalendosi della collaborazione di esperti.

Dicastero per il Dialogo Interreligioso

Art. 147

Il Dicastero per il Dialogo Interreligio so favorisce e regola i rapporti con i membri ed i gruppi delle religioni che non sono comprese sotto il nome cri stiano, ad eccezione dell’ebraismo la cui competenza spetta al Dicastero per la Promozione dell’Unità dei Cristiani.

Art. 148

Il Dicastero opera affinché il dialo go con i seguaci di altre religioni si svolga in modo adeguato, con un at teggiamento di ascolto, di stima e di rispetto. Favorisce diverse forme dl relazioni con loro affinché, mediante il contributo di tutti, si promuovano la pace, la libertà, la giustizia sociale, la protezione e la salvaguardia del crea to, i valori spirituali e morali.

Art. 149

§1. Consapevole che il dialogo interre ligioso si concretizza mediante l’azio ne, lo scambio teologico e l’esperienza spirituale, il Dicastero promuove tra tutti gli uomini una vera ricerca di Dio. Favorisce studi e conferenze opportu ni per sviluppare informazioni vicen devoli e stima reciproca, in modo che possano crescere la dignità umana e le ricchezze spirituali e morali delle persone.

§2. È compito del Dicastero aiutare i Vescovi diocesani/eparchiali nella for mazione di coloro che si impegnano nel dialogo interreligioso.

Dicastero per il Servizio dello Sviluppo Umano Integrale

Art. 163 §1. Il Dicastero per il Servizio dello Sviluppo Umano Integrale ha il com pito di promuovere la persona umana e la sua dignità donatale da Dio, i diritti umani, la salute, la giustizia e la pace. Esso si interessa principalmente alle questioni relative all’economia e al la voro, alla cura del creato e della terra come «casa comune», alle migrazioni e alle emergenze umanitarie.

§2. Approfondisce e diffonde la dottri na sociale della Chiesa sullo sviluppo umano integrale e riconosce ed inter preta alla luce del Vangelo le esigenze e le preoccupazioni del genere umano del proprio tempo e del futuro.

§3. Sostiene le Chiese particolari, le Conferenze episcopali, le loro Unioni regionali e continentali e le Strutture gerarchiche orienta\i nel campo delta promozione umana integrale ricono scendo il loro contributo.

§4. Si serve dell’apporto di esperti appartenenti a Istituti di Vita Consa crata e a Società di Vita Apostolica e di Organismi di sviluppo e di intervento umanitario. Collabora con i rappresen tanti della Società civile e gli Organi smi internazionali, nel rispetto delle competenze della Segreteria di Stato.

di altre religioni, con le Autorità e le Organizzazioni civili e gli Organismi internazionali.

Art. 165

Nella propria attività di promozione della giustizia e della pace il Dicaste ro:

1. si adopera attivamente per la pre venzione e la risoluzione dei conflitti, anche individuando e analizzando, d’intesa con la Segreteria di Stato e il coinvolgimento delle Conferenze episcopali e delle Strutture gerarchi che orientali, possibili situazioni che possano provocarli;

2. si impegna a difendere e promuo vere la dignità e i diritti fondamentali della persona umana e altresì quelli sociali, economici e politici;

3. sostiene iniziative contro la tratta di esseri umani, la prostituzione forza ta, lo sfruttamento dei minori e delle persone vulnerabili e le varie forme di schiavitù e di tortura e si adopera affinché la Comunità internaziona le sia attenta e sensibile al tema del trattamento dei carcerati e delle loro condizioni di vita e si impegna per l’a bolizione della pena di morte;

4. si adopera perché nelle Chiese par ticolari sia offerta un’efficace e appro priata assistenza materiale e spirituale – se necessario anche mediante oppor tune strutture pastorali – ai migranti, ai rifugiati, agli sfollati e agli altri soggetti di mobilità umana bisognosi di una pastorale specifica.

Art. 167

Il Dicastero, in collaborazione con le Conferenze episcopali, le loro Unioni regionali e continentali e le Strutture gerarchiche orientali, promuove la lot ta alla povertà, collaborando con gli Istituti di cooperazione nazionale ed internazionale per il raggiungimento di uno sviluppo umano integrale. In coraggia le iniziative contro là corru zione e in favore del buon governo, così da servire l’interesse pubblico e accrescere la fiducia nella Comunità internazionale.

costituzione della chiesa

Art. 164

Il Dicastero, in collaborazione con le Conferenze episcopali, le loro Unioni regionali e continentali e le Strutture gerarchiche orientali, accompagna processi di attuazione del Magistero della Chiesa negli ambiti della pro tezione e dello sviluppo integrale dell’ambiente, cooperando con i mem bri delle altre confessioni cristiane e

Art. 168

Il Dicastero promuove e difende mo delli equi di economia e di stili di vita sobri, soprattutto favorendo iniziati ve contro lo sfruttamento economico e sociale dei Paesi poveri, i rapporti commerciali asimmetrici, le specula zioni finanziarie e i modelli di svilup po che creano esclusioni.

5 dossier
No. 270
Il Dicastero per il Servizio dello Sviluppo Umano Integrale ha il compito di promuovere la persona umana e la sua dignità donatale da Dio, i diritti umani, la salute, la giustizia e la pace

«Predicate il Vangelo»: una valutazione globale

La rivista italiana «Jesus», da molti anni uno dei periodici più rilevanti su temi culturali di carattere religioso nel mondo italofono e anche al di fuori di esso, ha pubblicato, a cura di Vittoria Prisciandaro («Riforma a metà» - 5/2022, pp. 55-59), un’intervista a Pierluigi Consorti, docente all’Università di Pisa, presidente di Adec (associazione dei docenti universitari della disciplina giu ridica del fenomeno religioso) sulla costituzione «Predicate il Vangelo». Ne pubblichiamo qualche stralcio particolarmente significativo, ringraziando il periodico italiano per quanto continua a fare a favore della diffusione di una cultura religiosa intelligente ed appassionata.

Rispetto alla «Pastor bonus», la pre cedente costituzione apostolica sulla Curia quali sono le novità?

Alcuni elementi che sono stati messi in evidenza come grandi novità – ad esempio la partecipazione dei laici o l’accorpamento di alcuni dicasteri –in realtà sono già stati realizzati nel passato, ma non in maniera organica. Per esempio il dicastero per le Comu nicazioni era già diretto da un laico (ndr: Paolo Ruffini, già direttore di RAITRE e Tv2000) così come l’isti tuzione della Segreteria per l’econo mia. La costituzione da questo punto di vista mette ordine tra cose già fatte.

Al n. 5 della Praedicate Evangelium si dice che qualunque fedele può pre siedere un dicastero. Cosa cambia rispetto al passato?

[…] Il n. 5 della nuova costituzione precisa che la curia ha una «indole vi caria»: significa che le funzioni curia li non impegnano necessariamente la potestà ordinaria che compete solo al Papa. Insomma non coinvolge obbli gatoriamente funzioni riservate a chi è insignito dell’ordine sacro. Certo negli anni ’60 l’idea di affidare a fedeli laici compiti che sostengono l’autorità del Papa poteva sembrare eccessiva […] Adesso i tempi sembrano più maturi per comprendere che le competenze di un capo dicastero non coincido no necessariamente con i caratteri dell’ordine sacro e non dipendono dal cardinalato.

Il Papa può farsi aiutare anche da laiche e laici in tutti i servizi?

Certo, perché no! Nella linearità del diritto canonico non c’è ragione per cui una donna non possa ricoprire un ufficio ecclesiastico non espressamen te riservato a fedeli ordinati.

Parliamo di Conferenze episcopali: ora cosa cambia nel rapporto tra Roma e le Chiese locali?

Le Conferenze episcopali sono organi di raccordo pastorale, prive di poteri propri. I poteri spettano ai vescovi nel le loro diocesi e talvolta questo com porta una visione assoluta del potere ecclesiale, concentrato nel vescovo in Diocesi e nel Papa per la Chiesa universale. Questa idea della funzio ne episcopale come potere costituisce una tipica tentazione clericale, dalla quale non è stata esente la Curia. Forse qui si poteva cambiare un po’ di più.

Lei che cosa si sarebbe aspettato?

Mi sarebbe piaciuto trovare un’ag gressione più chiara al blocco di po tere che si nasconde dietro i mecca nismi curiali tradizionali. Sia chiaro: non penso a gruppi o lobby, ma ad una mentalità che non riesce a fare propria la visione laica, trasparente ed efficiente del governo della Chiesa universale. Siamo in parte prigionie ri di una concezione antiquata, che accentra il potere amministrativo nelle mani del titolare del dicastero, dimenticando l’importanza del ruolo permanente della macchina ammini strativa. Per fare un paragone, i mini stri cambiano, ma i ministeri restano.

La forza di un apparato di governo sta nella competenza e nella capacità di chi opera al suo interno, suppor tando chi temporaneamente lo guida.

La Chiesa, invece, si struttura con tempi paradossalmente troppo lunghi e troppo brevi. Chi ricopre incarichi ecclesiastici immagina di esercitare un potere assoluto, che può condizio nare anche i vertici dell’apparato. Esi ste una tradizionale diffidenza verso l’apparato curiale, che impedisce di esprimerne le potenzialità. L’idea del potere assoluto, della potestà di gover no come esercizio di una potestà sacra e addirittura sacramentale, non aiuta a declericalizzare il ruolo di chi opera nella curia, specialmente ai livelli più alti. Questa mentalità costituisce un dispositivo di blocco: il vizio sta lì.

A questo proposito la nuova costitu zione prevede di rimandare in diocesi i vari officiali, dopo 5 o 10 anni. Questo periodo di tempo è sufficiente per costruire serie professionalità all’in terno di un organismo burocratico amministrativo?

No, sono troppo pochi. Questa limita zione può essere utile negli incarichi apicali e solo se l’apparato funziona bene, è stabile, preparato, competen te e in grado di esprimere una certa flessibilità quando cambino i prefetti, i capi dicastero. Sarebbe stato utile studiare le grandi amministrazioni laiche e imparare dai loro pregi, senza assumerne i difetti. Anziché un limite quinquennale si poteva prevedere un periodo di prova, la fissazione di un li mite massimo esprime un po’ la paura che chi ricopre certe posizioni possa affezionarsi troppo e voglia restarci per sempre.

Forse l’esperienza dà ragione di questa paura, incarichi quasi a vita con prelati che poi non sono più andati via… Sì, perché esercitavano un potere. Ca pisco anche l’insistenza con cui si dice che i curiali devono fare attività pasto rale, perché non bisogna confondere l’ufficio con ciò che concerne la vo cazione presbiterale. Ho studiato alla Lateranense e ricordo bene i miei col leghi non laici, che erano lì per andare poi in Curia o nei tribunali pontifici: essere preti per loro era secondario. Come per certi cappellani militari, ot timi militari, ma pessimi preti.

Cosa servirebbe a suo parere per toccare anche questo profilo della riforma?

Uno spirito laico e persone compe tenti. Se per questa riforma avessero chiamato qualche esperto di diritto amministrativo o qualche canonista

6 dossier costituzione della chiesa No. 270

esterno alla curia, forse sarebbe sta ta più incisiva. Il C9 che ha guidato la riforma era composto da cardinali anziani, bravissimi, ma non esperti certo della macchina. Il vero grande problema dell’organizzazione della Chiesa è l’assenza della divisione dei poteri. Adesso abbiamo funzioni simi li, disperse in ogni dicastero, perché ciascuno viene visto come centro di potere per competenze e vuole avere

tutto dentro di sé. Avrei sperato che dopo anni di riflessione ci fosse stato un po’ di coraggio in più. E poi perché non pensare che anche per la macchina della Curia vaticana le persone venga no scelte in base alle competenze, ai titoli? Potrebbe essere molto utile per poter scegliere i più qualificati.

La costituzione, è parso di capire, è uscita alla fine un po’ di corsa, su ri-

chiesta del Papa che ne ha sollecitato la pubblicazione. Senza le traduzioni in altre lingue e con un po’ di refusi, poi rivisti dell’Editio typica pubbli cata il 31 marzo. Perché secondo lei c’era questa urgenza?

È come se dopo nove anni si fosse vo luto mettere un punto, approfittando della festa di san Giuseppe. Ci vedo l’urgenza del Papa e anche la resisten za dell’apparato curiale.

«Predicate il Vangelo»: l’opinione di Pier Giacomo Grampa, vescovo emerito di Lugano

«Praedicate Evangelium», la «Co stituzione apostolica» emanata da Papa Francesco, è presentata come una svolta epocale per le priorità date all’evangelizzazione e il ruolo dei laici nella Chiesa. Il sottotitolo indicativo di questo documento potrebbe essere «come dare l’annuncio della Buona Notizia nella modernità». Ne abbiamo parlato con il vescovo Pier Giacomo Grampa, che ha guidato la Diocesi di Lugano per 10 anni (gennaio 2004 –dicembre 2013), autore tra l’altro del libro «Il Concilio – Una grande luce. Per non perdere la bussola».

A sessant’anni dall’inizio del Conci lio Vaticano II, mons. Grampa, come inquadrare «Praedicate Evangelium» il documento-riforma di Papa Francesco?

La Costituzione apostolica «Praedi cate Evangelium» entrata in vigore la domenica di Pentecoste, 5 giugno 2022, non è per sé stata scritta in vi sta dell’annuncio del Vangelo, ma per realizzare quella riforma della Curia Romana e il suo servizio alla Chiesa e al mondo che era stata annunciata come stella polare del Pontificato di Papa Bergoglio e dopo otto anni non se ne vedevano ancora i frutti, tanto che qualcuno assai frettolosamente ne fa ceva pretesto per parlare di fallimento del Pontificato.

La preparazione – La Costituzione di Papa Francesco «Praedicate Evange lium» annunciata il giorno di S. Giu seppe 2022 non fu un provvedimento improvvisato, un colpo di testa per testardaggine del Pontefice argentino, ma fu conseguenza delle discussioni avvenute nella preparazione del Con

clave seguito alle dimissioni di Papa Benedetto. Dimissionando, Papa Ratzinger aveva messo a disposizione del successore tre scatoloni contenenti il materiale raccolto da tre Cardinali: Salvatore De Giorgi, Julian Herranz e Jozef

intervista di Giuseppe Zois

Tomko, incaricati da Papa Benedetto di raccogliere le informazioni su quan to successo per i disordini e scandali in Vaticano (disordini finanziari, scan dali sessuali, persino appropriazioni indebite di lettere e soldi presi dalla scrivania del Papa).

Negli incontri e discussioni in prepa razione del Conclave emerse chiara la richiesta non solo di mettere ordine, ma di una riforma della Curia, espli citamente richiesta come impegno per il nuovo eletto. Scelto Bergoglio, Papa Francesco si circondò di una commis sione di nove Cardinali, segretario mons. Marcello Semeraro, Vescovo di Albano, per avviare gli incontri di pre parazione del documento di Riforma. Non ricordo quante furono le riunioni per offrire le indicazioni utili per la stesura di un piano di riforme. Una volta pronto, il documento venne messo in consultazione presso tutti gli episcopati per un esame di verifica e per raccogliere le osservazioni delle Conferenze episcopali interessate. Ultimato l’impegnativo lavoro di pre parazione quando già i malevoli parla vano di inconcludenza del Pontificato, è stata emanata la Costituzione «Prae dicate Evangelium», entrata in vigore lo scorso 5 giugno. Il titolo dice chiaro

il fine, lo scopo, la ragione d’essere della Chiesa e quindi del suo centro, la sede del Primato per l’annuncio del Vangelo da proclamare come messag gio di gioia.

«Evangelii gaudium» diceva un prece dente documento di Papa Francesco: e qui c’è il concetto della gradualità espressa nell’efficace sintesi che il tempo è superiore allo spazio. Spic cano altri tre principi cari a Bergoglio: l’unità prevale sul conflitto, la realtà è più importante dell’idea, e il tutto è superiore alla parte, che permettono di lavorare a lunga scadenza, senza l’ossessione di risultati immediati. E permettono di capire anche quelle che furono lette come frenate, nel cammi no delle riforme proposte soprattutto nei Sinodi della famiglia e per l’A mazzonia. Mentre furono scelte det tate da questi principi.

Non si può comprendere la Costitu zione «Praedicate Evangelium» se non si tengono presenti tutti i documenti che l’hanno preceduta, e la trentina di «Motu proprio» con i quali Francesco ha governato. E qui emergono la vo lontà di intervenire e la concretezza dell’operare che non si accontenta di proclamazioni verbali, ma si sono tra dotte in un chiaro percorso:

Evangelii gaudium

Laudato si’

Misericordiae vultus

Amoris laetitia

Christus vivit

Querida amazonia

Fratelli tutti

Il Documento – In un’intervista pre cedente, citando Papa Francesco dissi che la nostra non è tanto un’epoca di cambiamenti, ma piuttosto un cam

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dossier costituzione della chiesa

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biamento d’epoca! Tutte le epoche portano cambiamenti, ma pochi sono i cambiamenti epocali, che segnano l’inizio di una nuova epoca. Un ami co mi fece notare che l’affermazione era uno stereotipo che finisce per non dire niente, ma così non è! La Costi tuzione «Praedicate Evangelium» è un documento epocale perché, a 60 anni dall’avvio del Concilio Vaticano II, concretizza e realizza alcune afferma zioni finora ripetute come un mantra, ma non capite e vissute fino in fondo. Si pensi all’affermazione conciliare della Chiesa come popolo di Dio nel la modalità sinodale; la sacramentalità dell’Episcopato, per cui la figura del Vescovo non può essere come quella di un funzionario che viene messo in pensione: taci e fa’ il bravo, ma non contare più niente; la riforma liturgica, il posto dei laici, lo spirito di servizio: «sono venuto per servire non per esse re servito»; la conversione missionaria della Chiesa.

Faccio un esempio: la Chiesa «popolo di Dio». Il sacramento che fa la Chiesa non è l’Ordine, neppure la Cresima, ma il Battesimo. Ordine sacro, Cre sima o Confermazione e Battesimo sono, tra i sette, i tre sacramenti di una volta sola, perché incidono il ca rattere, segnano in modo indelebile la persona che li riceve. Ma il sacra mento fondante è il Battesimo. Ne era consapevole Papa Paolo VI che scrive: «Se la Chiesa è il popolo di Dio, tut to il popolo di Dio deve poter essere coinvolto nella vita della Chiesa», quindi nell’organizzazione della sua Curia, nel servizio da rendere per la predicazione del Vangelo, secondo le competenze, preparazione e capacità di ciascuno.

La novità saliente è quella di coinvol gere i laici nelle responsabilità della Curia, nelle iniziative per l’annuncio del Vangelo e per i chierici viene in trodotto un tempo limitato di cinque o dieci anni di servizio, per evitare il carrierismo, poi si deve ritornare alla diocesi o all’ordine di provenienza. Sono provvedimenti coraggiosi e pro fondamente innovativi.

Riassumendo, le novità della Costitu zione mi paiono queste:

– L’apertura ai laici

– Il metodo di lavoro «sinodale»

– Una diversa gerarchia non tanto di importanza, quanto di ordine dei dicasteri

– La messa a disposizione dei servi zi della Curia per gli episcopati del mondo I criteri della missionarietà. Quanto all’organizzazione si è operata una semplificazione abolendo tutte le

differenze tra: Congregazioni, Dica steri, Uffici, Consigli e Commissioni. Tutti sono Dicasteri a parte la Segre teria di Stato che ha una funzione particolare di segreteria del Sommo Pontefice.

Importante da sottolineare è la prece denza data all’evangelizzazione, di cui il Pontefice si è riservato la responsa bilità diretta e solo in secondo piano il Dicastero per la Dottrina della Fede, che bisogna prima diffondere e poi ve rificarne l’autenticità, come nuovo è il Dicastero per il servizio della Carità.

E anche sugli altri c’è un ordine logi co nel riconoscere un Dicastero per le Chiese orientali, la Chiesa dei due polmoni, immagine tanto cara a Gio vanni Paolo II, quindi il culto divino e la disciplina dei sacramenti, le cause dei santi, la struttura della Chiesa: ve scovi, clero, religiosi, laici, le famiglie e la vita. Dopo la descrizione ad intra l’apertura ad extra, e quindi gli altri Dicasteri legati a servizi particolari, come la Cultura, l’Educazione, lo svi luppo umano integrale.

Nel Concistoro convocato per la no mina dei nuovi Cardinali per il 27 di agosto 2022 Papa Francesco si riser va di illustrare ai membri del Collegio cardinalizio il documento della Costi tuzione apostolica per la riforma della Curia.

Nell’esperienza di un Vescovo, quale dovrebbe essere la traduzione pastorale nella pratica?

Per rispondere a questa domanda bisognerebbe riferirsi piuttosto alla prima Esortazione apostolica di Papa Francesco, Evangelii gaudium , «la gioia del Vangelo». Vivere questa gioia, dimostrarla quotidianamen te con scelte coraggiose, coerenti, fedeli: una gioia che si rinnova e si comunica. Citando Benedetto XVI, Francesco ci ricorda che «all’inizio dell’essere cristiano non c’è una de cisione etica o una grande idea, bensì l’incontro con un avvenimento, con una Persona, che dà alla vita un nuovo orizzonte e, con ciò, la direzione de cisiva». L’annuncio della Buona No tizia non è trasmissione di verità, di dogmi, di morale o di riti: insomma, codici di comportamento. Dev’essere invece l’incontro con una Persona, l’incontro tra persone che trasmetto no la loro esperienza e conoscenza, la vita di Cristo. Non si tratta di trovare modalità digitali nuove, ma di incon trare e fare incontrare le persone con l’esperienza di Gesù e del suo Vange lo nella quotidianità della vita, nelle concrete tappe dell’esistenza. In una parola: essere presenti!

Per la vita della Diocesi di Lugano cosa significa in concreto? Quali gli elementi di novità?

Questa domanda non deve rivolgerla a me, ma a chi oggi ha la responsabilità della diocesi. Io rispondo rifacendo mi ai suggerimenti di Papa Francesco quando parla della trasformazione missionaria della Chiesa cattolica, del la necessità di una Chiesa cattolica in uscita che deve prendere l’iniziativa, coinvolgersi, accompagnare, fruttifi care e festeggiare, sostenendo l’urgen za di un improrogabile rinnovamento ecclesiale. Non mancano provocazio ni che descrivono da una parte alcune sfide del mondo attuale e dall’altra denunciano le tentazioni degli opera tori pastorali, con riferimento ad una serie di no che devono far riflettere. No all’accidia egoista, no al pessimismo sterile, no alla mondanità spirituale, no alla guerra tra noi e sì invece alla comprensione delle attuali sfide ec clesiali… Quanto abbiamo preso in considerazione, dibattuto, condiviso, fatte nostre queste provocazioni?

Come conciliare la predicazione con l’invecchiamento del clero e il calo di vocazioni? – Il futuro della prati ca religiosa deve portare a qualche aggiustamento…

Non dobbiamo confondere il proble ma della predicazione e in particolare dell’omelia liturgica con quello più generale e fondamentale della evange lizzazione: dell’annuncio del Vangelo. Tutto il popolo credente è responsabile dell’annuncio del Vangelo. Un popolo per tutti, scrive Papa Francesco, e un popolo dai molti volti. Tutti dobbiamo sentirci discepoli missionari portatori dell’annuncio da persona a persona nel contesto delle diverse culture, tradizioni e ambiti educativi, aperti ai doni diversi che possono essere mes si al servizio della evangelizzazione. Diverso è il problema della predica zione, dell’omelia nella liturgia, che l’attuale ordinamento almeno nella Eucaristia riserva solo al clero. Ci si domanda se non si possano allargare le maglie strette ed esclusive dell’at tuale legislazione. In molti Paesi non si fatica a vedere un laico, una laica, una religiosa ad offrire il servizio della predicazione, dove a contare devono essere la preparazione e la competenza più che altre esigenze.

Meno burocrazia, meno spirituali tà in stile zapping, meno Messe in streaming: quale potrebbe essere la pedagogia della Chiesa per l’uomo del nostro tempo?

Avere una risposta chiara, univoca, ge

8 dossier costituzione della chiesa No.

neralizzata per questo aspetto vorreb be dire aver risolto il problema, aver trovato la strada che non è unica, ma molteplice e deve fare i conti con la pluralità delle situazioni diverse. Non ci sono ricette automatiche, che vada no bene per qualsiasi contesto. Devo no essere proposte aperte e non chiu se, dinamiche e non conservative, che preferiscono il dialogo alle condanne, che non pongano i problemi secondo la logica dell’aut-aut, ma dell’evange lico et-et; che non dimentichino l’at tenzione per i poveri e gli ultimi, pre stino attenzione alle fragilità crescenti del nostro tempo, privilegino la libertà e la comprensione all’imposizione e all’obbligo…

Come si può cercare e riconoscere Gesù nel vivere vorticoso d’oggi? «Guarda come si vogliono bene» dice vano della prima comunità di cristiani. Il primato dei fatti, delle opere, delle azioni, dei comportamenti, dei segni. Il primato dell’Amore, secondo l’af fermazione folgorante di Agostino: «Ama e fa quello che vuoi!». «Ama et fac quod vis!». «Ama» vuol dire essere aperti, ricevere, ascoltare, dare l’esempio, compiere gesti, passi con creti di testimonianza non deludendo le attese, prendendo iniziative. Vuol dire diventare davvero Chiesa in usci ta, non chiusa nei palazzi, governata dagli uffici con i mezzi digitali odierni. Chiesa dunque che cammina assieme, che ascolta, condivide e fa partecipa re, senza chiudersi in piccoli gruppi. Il Cardinale Martini diceva che la santità è di tutto il popolo.

La religione dovrebbe portare a condividere la felicità di Dio attraverso le Beatitudini, che sono le «felicita zioni» di Gesù nel Vangelo. Si è fatto più difficile questo percorso? Certamente sì: per le controindicazioni offerte dagli scandali, dai compromes si, dagli opportunismi, dalle incompa tibilità, dagli egoismi ed interessi che sovrastano la limpidezza, la trasparen za e la luminosità del dare. Il percorso si è fatto più difficile per le divisioni, le divergenze, le contrapposizioni che ci sono tra le Chiese di lunga tradizione e le nuove Chiese di espansione missio naria. Questo è l’impegno di sempre da vivere in modo nuovo: favorire la diffusione del Cristianesimo. Al tem po stesso bisogna riflettere su come ridiventare lievito nei Paesi di lunga tradizione cristiana, sempre più seco larizzati, lontani, anche perché legati a forme superate di organizzazione. È il vasto e ineludibile problema della ripartenza.

SINODO

Introduzione

La consultazione sinodale nella Dio cesi di Lugano è iniziata il 17 ottobre 2021. Sono state inviate alle Zone Reti Pastorali, Associazioni e Movimenti ecclesiali e altri gruppi 107 buste con i questionari. Inoltre, il materiale per la consultazione è stato messo a dispo sizione sul sito della Diocesi di Luga no per coloro che erano interessati a partecipare.

La consultazione si è conclusa il 31.12.2021, con una proroga al 23 gennaio 2022 concessa a coloro che dovevano concludere la redazione del le loro relazioni. Le risposte pervenute sono state 150, provenienti da Gruppi, Zone Reti Pastorali e diverse Realtà ecclesiali, alcune anche spontanee. Tutte le 24 Reti Zone Pastorali territo riali e le 6 Reti della pastorale di set tore hanno risposto. Le risposte sono pervenute dal 99% dei fedeli laici interpellati. Una parte significativa le Associazioni, Movimenti e Gruppi che hanno ricevuto la documentazio ne dalla Curia hanno inviato una loro relazione.

L’équipe diocesana Zone Reti Pastora li, composta da 8 persone e coordinata da don Sergio Carettoni, è stata inca ricata dal Vescovo di Lugano dell’or ganizzazione della consultazione sinodale e della sintesi generale del materiale raccolto.

Durante questi mesi passati, le giorna liste dell’inserto Catholica e del sito catt.ch hanno seguito tutta la consul tazione 3 con articoli e commenti, editi regolarmente nella settimanale pubblicazione del sabato, da ottobre e a fine dicembre 2021. La raccolta delle risposte alla consultazione sino dale ha raggiunto la significativa cifra di più di 500 pagine, e le risposte si sono concentrate sulle prime quattro domande, con un buon numero di partecipanti che ha completato tutti e dieci i temi.

Diversi partecipanti hanno preferito prendere spunto da alcuni dei quesiti per esprimere ciò che sta loro a cuo re: la necessità di formazione in vari ambiti e su vari temi, il racconto del la storia personale, la gestione delle

parrocchie, l’esperienza quotidiana di mamma o nonna, la sofferenza per una determinata situazione, uno spun to polemico… Vi è stato un corale ringraziamento per l’opportunità offerta dal Sino do di potersi esprimere, sia a titolo personale che come gruppi, commis sioni, enti, associazioni e movimen ti. Un desiderio di ascolto che torna forte anche nella risposta al secondo quesito, così come ripetuta è l’attesa di una comunità solidale, accoglien te, aperta, attenta alla bellezza delle celebrazioni.

Il periodo segnato dal Covid ha la sciato un segno doloroso anche nella vita delle comunità parrocchiali, che si sono sentite più «povere» non solo per la mancanza delle celebrazioni ma anche di incontri e di occasioni di sva go o di festa.

Quattro pagine che sono la fotografia di una vita di comunità parrocchiale, ecclesiale, diocesana, religioso-mona stica, associativa, caritativa variegata, spesso percepita come complessa per ché complicata è la società nella quale viviamo, ma «noi cristiani continuia mo a essere “quelli della via” anche in questo tempo di generale incertezza» (cfr. Valerio Lazzeri, I Cristiani quel li della Via!, Lettera Pastorale 2021, Diocesi di Lugano, Lugano 2021, p. 31).

I dieci temi sinodali

La sintesi generale sui dieci temi scelti dal Sinodo Universale segue il triplice criterio del fare una fotografia della situazione, fare proprie alcune consi derazioni teologico-pastorali su alcu ne situazioni emergenti e, terzo, indi viduare una o più proposte sinodali.

– Per leggere le sintesi relative ai dieci temi si veda https://www.dio cesilugano.ch/wp-content/uploads/ sites/2/2022/04/22/Contributo-Luga no.pdf.

– Per una trattazione dei singoli temi possono essere interessanti le rifles sioni di don Sergio Carettoni (cfr. la rubrica «ruminatio sinodale» in varie puntate in https://www.catt.ch/tag/si nodo2021-23).

9 dossier sinodo No. 270
2021-2023 Per
una
consultazione sinodale:
comunione, partecipazione, missione Contributo della Diocesi di Lugano

Risposta di un cattolico «medio» al formulario della consultazione sinodale diffuso dalla diocesi di Lugano

Il cattolico medio (che è battezzato e va regolarmente alla messa domenica le: ma sono circa il 10% dei cattolici ti cinesi che sono il 60% degli abitanti la Repubblica), quando si trova di fronte il questionario (due fogli con «dieci quesiti sinodali» che presentano in to tale 39 domande), non può non avere una prima reazione di smarrimento e di scoraggiamento: troppa carne al fuoco, non ce la faccio, lasciamo il compito agli altri. Ma poi, in un sus sulto di orgoglio e di responsabilità (sono o non sono anch’io cattolico), comincia a legge la premessa intro duttiva, con l’invitante «Carissima, Carissimo» e scopre, con sollievo, che non gli è chiesto di rispondere a tutte le 39 domande, «lasciando la libertà di decidere quale quesito sinodale tra lasciare».

Se è un cattolico che leggeva i teologi (al tempo remoto del Concilio vatica no II) gli viene in mente quanto scrisse allora un teologo francese secondo cui l’unica istituzione proposta da Gesù agli apostoli è il banchetto dell’Ulti ma Cena («fate questo in memoria di me»); e allora riprende coraggio e buo na volontà e va a cercare, tra i 39 que siti, quello relativo che nel «linguag gio dei teologi» viene comunemente definito «eucarestia», per il popolino «santa messa». Si tratta del quesito nu mero 4, indicato in «CELEBRARE», descritto come «Camminare insieme è possibile solo se si fonda sull’ascolto comunitario della Parola e sulla cele brazione dell’Eucarestia».

Qui il cattolico medio e «domenica le» comincia a ritrovarsi: ricorda che un documento del Concilio (forse la Lumen gentium) insegna strettamen te uniti Parola di Dio ed Eucarestia (e fu indicata per prima la parola di Dio, dopo vivace discussione), ma poi constata che nel quesito si premette l’avverbio «comunitario», e qui casca l’asino. Dov’è la comunità nella sua esperienza eucaristica, seppure solo domenicale? Vede un gruppo di perso ne, perlopiù anziani, isolati nei banchi (ora anche lontani per la pandemia), molti negli ultimi banchi presso l’u scita (forse perché arrivati a cerimonia

iniziata), e, anche se in parte parteci pano verbalmente, difficilmente sono in grado di avvertire il significato dei concetti proclamati [a cominciare dal terribile Credo niceno-costantinopo litano e dall’agnello che ora – novità recente – viene riproposto prima di

distribuire il pane (pane o agnello?), che del «pane quotidiano» ha solo una lontana somiglianza.] Gesù all’ultima cena, invitò a mangiare «il mio corpo» e bere «il mio sangue», ma cosa vera mente volesse dire, con queste parole, non lo ha spiegato, limitandosi a inse gnare «fate questo in mia memoria».

Il quesito 4 pone inoltre tre doman de che lasciano totalmente deluso e sconsolato il cattolico domenicale: «preghiera e celebrazione ispirano il cammino assieme?», «come pro muoviamo la bellezza delle celebra zioni e la partecipazione più attiva?», «quale spazio ai ministeri del letto rato e dell’accolitato?». Domande che il cattolico domenicale, abituato a «frequentare» la Messa più che a «promuoverla», ritiene compiti che spettano in primis al «celebrante» che presiede…

E così al cattolico medio viene il dub bio che gli estensori del questionario, oltre che aver diretto le domande alle persone sbagliate, non siano abituali frequentatori delle celebrazioni do menicali, dove c’è di fatto un solo attore e spesso persino la lettura della «preghiera dei fedeli» è fatta dal «cele brante», togliendo anche quel piccolo spazio aperto dal Concilio alla parte cipazione dei fedeli laici

A questo punto, il cattolico medio ha ormai esaurita la buona volontà (e la indispensabile speranza) per continua re ad affrontare il questionario della consultazione sinodale diocesana. Ci sarebbero forse altri quesiti meritevoli di attenzione e per i quali il cattolico medio potrebbe tentare qualche pro posta: ma pensa che non ne valga la pena, se l’attuazione dell’unica pro posta di Gesù è finita nella pratica

irrilevanza per gran parte di una già ridotta parte di una vecchia cristianità.

Penso che, prima del formulario sul sinodo (che sarebbe una grande op portunità ma dipende – e lo dice il documento preparatorio – dalle situa zioni locali), per la nostra stanca cri stianità, dove per la maggior (piccola) parte l’unico contatto con la Chiesa è la celebrazione domenicale, sia da lì che occorre partire, con una riflessione e innovazione seria e radicale che pure il Concilio vaticano secondo aveva permesso, non a caso dedicandogli il primo documento: da qui le messe dia logate in piazza e altre sperimentazio ni subito represse. Così del Concilio è rimasto solo la traduzione nelle lingue moderne, purtroppo ancora mantenute lontane dal «parlare del popolo».

Consola il cattolico medio che la Chie sa nel Ticino offra ancora una grande possibilità: la divisione del territorio in parrocchie, in gran parte coincidenti con la giurisdizione comunale, ciò che garantisce ad ogni persona, vicina o lontana dalla comunità, un luogo di riunione e un prete che presiede e do vrebbe organizzare ed accogliere; così la nostra Chiesa mette a disposizione un ricovero, senza porre condizioni (almeno si spera…). È quindi primo dovere della comunità religiosa far conoscere questa grande opportunità nel mondo individualistico e indiffe rente dell’odierno Ticino: le chiese sono aperte, ognuno è benvenuto e tutti sono invitati a creare/ricreare co munità. Questo è il primo messaggio che deve partire dalla Chiesa luganese, perché la grande opportunità del Sino do non sia sprecata.

Errata corrige

La foto del seminario...

Nel dossier sulla crisi dei seminari pubblicata sull’ultimo numero di «Dialoghi» siamo incorsi in una piccola svista, di cui ci scusiamo. La fotografia riprodotta a pagina 11 è del 1953, scattata in occasione del cinquantesimo di fondazione del seminario, non del 1937.

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Sinodo: sintesi della rete

«I Viandanti»

«I Viandanti» sono una rete di gruppi e riviste italiane attive nel dibattito ecclesiale. Anche «Dialoghi» ne fa parte da qualche anno: siamo grati della loro ospitalità. Per il Sinodo hanno preparato un primo testo col lettivo di cui riproduciamo le parti più significative e utili ai nostri lettori. È previsto un convegno in autunno, or ganizzato dalla rivista «Esodo».

Composizione GS e metodo di lavoro

Il nostro gruppo sinodale ha riunito 15 tra soci (due di questi di altre dioce si: Gubbio e Novara) e simpatizzanti. Tra i partecipanti (7 donne e 8 uomi ni) c’erano un presbitero, due ministre straordinarie dell’eucarestia e due con esperienza di catechiste.

Data l’ampiezza delle questioni poste dai 10 nuclei tematici (Nt) proposti si è scelto preventivamente di prenderne in considerazione uno solo. Il punto «Celebrare» (n. 4) è stato ritenuto di maggiore interesse.

Le nostre esperienze Lo scambio ha portato l’attenzione su questi elementi:

La celebrazione eucaristica a) Partecipazione – Spesso si parte cipa a celebrazioni poco curate; l’ac coglienza all’arrivo prima dell’inizio della celebrazione è una pratica quasi sconosciuta; l’attenzione per il canto

riguarda più il coro che l’assemblea. Ancora oggi più che partecipare si assiste alla celebrazione; il coinvol gimento è sempre di carattere intel lettuale e poco attivo/partecipativo. Possono essere di aiuto certi interventi del celebrante al di fuori del testo del messale. Si è richiamata l’importan za e il ruolo del gruppo liturgico, del quale alcuni hanno fatto o fanno parte. b) L’omelia – Le voci critiche sono state quasi unanimi. Non sempre sem bra preparata, a volte non fa che ripe tere con altre parole quanto già letto nel Vangelo; il taglio moralistico non è ancora scomparso. Si è fatto riferi mento alla possibilità che anche i laici possano fare l’omelia.

«L’omelia dovrebbe essere un com mento che ti aiuta a fare un percor so»; «L’omelia non aiuta a vivere il quotidiano».

c) La Parola di Dio – Per la cono scenza e l’approfondimento della Pa rola di Dio si ritiene importante, ma insufficiente, l’omelia. La centralità della Parola proclamata dal Vaticano Il (Dei Verbum) non sembra aver trovato ancora piena realizzazione. La scar sa conoscenza della Bibbia è ancora diffusa. Nella pastorale parrocchiale si avverte il bisogno di piccoli gruppi che, con iniziative sistematiche, ap profondiscano i testi biblici.

«Tutti siamo discepoli se siamo in ascolto, se si studia, se si medita la Parola»; «Importante sarebbe fare

celebrazioni solo della Parola, anche al di fuori della messa».

d) Il linguaggio – Si avverte che il lin guaggio utilizzato in molte parti della liturgia non risponde più alla nostra esperienza e sensibilità. Inoltre, costi tuiscono un problema vari concetti, ad esempio «sacrificio», alcune espres sioni del Credo. In ordine ai segni/sim boli si sono manifestate tre posizioni.

Chi avverte che molti segni stanno perdendo di significato e che i simbo li dovrebbero essere di comprensione immediata, chi si è domandato se si ano ancora necessarie azioni simboli che, infine, chi ha fatto esperienza di una presentazione dei simboli che ha aiutato ad entrare nella liturgia.

«Il rito snatura il segno»; «La parola “sacrificio” fa problema, non c’è il sa crificio c’è la cena, si sono gli amici»; «Quale immagine di Gesù veicoliamo con la liturgia?».

e) La comunità – Lo scambio delle esperienze ha fatto emergere che il ce lebrare, – la sua qualità e il suo rappor to con la vita, con il contesto sociale, in una parola con la storia – ha a che fare con la presenza di una comunità viva non modellata sui ritmi «ammini strativi» della parrocchia. In proposi to l’esperienza di quasi tutti i presenti porta a sottolineare l’inesistenza della comunità o come la parrocchia non si possa ritenere una reale comunità.

f) Il parroco – Un altro elemento, che interseca il celebrare e la vita comuni

Più di 3.000 persone, in gran parte riunite in gruppi, han no preso parte alla consultazione sinodale nelle diocesi di Losanna, Ginevra e Friburgo, svoltasi tra ottobre 2021 e marzo 2022. Qui presentiamo le conclusioni principali, utilizzando il riassunto fornito dall’agenzia cattolica.

La consultazione sinodale si è svolta in un momento cri tico per le diverse crisi nella Chiesa e nel mondo: abusi sessuali, guerra in Europa, crisi ecologica che evidenzia no l’urgenza di un rinnovamento ecclesiale. Tra i rischi di tale indagine è che consista in un serie di opinioni, con un catalogo di lamenti o in una specie di referen dum, piuttosto che in un tentativo di riflessione comu nitaria.

Dai contributi pervenuti al gruppo diocesano, risulta che la Chiesa non può evitare un esame di coscienza sulle «pa tologie» di cui soffre. La critica si concentra sulla figura

del prete e sull’autorità ecclesiastica: clericalismo, abuso di potere, ignoranza della realtà. Per evitare di cadere in questi difetti, i partecipanti affermano l’importanza di interpellare i battezzati, preti compresi, e di ascoltarli prima di prendere ogni decisione.

Per ricostruire la confidenza nella Chiesa, bisogna ri trovare il senso del Vangelo, creare comunità fraterne, confessanti, ma, soprattutto, accoglienti per i giovani e le persone ferite, osare una parola profetica: queste sono alcune delle attese che sorgono dalla consultazione. La contestazione della struttura verticale del governo nel la Chiesa con preti e curati onnipotenti è quanto risul ta ripetutamente. Si tratta di accettare che i battezzati possano partecipare al governo della Chiesa nei diver si settori di attività. Se alcune voci si sono manifestate in favore dell’abolizione del celibato obbligatorio per i preti e dell’ordinazione sacerdotale delle donne, queste rivendicazioni non rappresentano il centro della consul tazione. Si tratta specialmente di superare l’opposizione clero-laicato.

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Sintesi della consultazione per il sinodo delle diocesi romande

taria e al quale naturalmente le espe rienze hanno fatto riferimento, è il ruo lo e la figura del presbitero/parroco, con accenni anche alla sua insufficien te preparazione. In modo particolare si sono sottolineate le difficoltà che si creano con il cambiamento dei parro ci. Difficilmente il nuovo parroco tie ne conto della storia della parrocchia e assicura un minimo di continuità nell’impostazione pastorale.

«È difficile fare comunione quando il parroco decide tutto».

La Ministerialità

L’essere ministri straordinari dell’eu carestia è vissuto sul piano personale come un’esperienza molto significa tiva, profonda e spirituale, si avverte però la carenza di formazione e il fatto che sul piano istituzionale si connota più per gli aspetti funzionali che per una concezione di Chiesa ministeriale per la quale si è annotato che «Non ci sono segni significativi di applicazio ne». Si è rilevata anche la difficoltà a trovare disponibilità per i ministeri. C’ è stato un riferimento positivo al nuovo ministero di catechista e all’accesso delle donne ai ministeri di lettore e accolito. Un riferimento ha riguardato anche il rapporto tra il presbiterato e gli altri ministeri.

«Il clero non riveste più, né può più essere inteso come un concentrato di tutti i carismi, un «superministero».

Il rapporto liturgia vita, mondo I limiti del linguaggio liturgico, della partecipazione al celebrare e la caren za di vita comunitaria hanno messo in evidenza un esile rapporto tra liturgia e vita, che si manifesta anche nelle for mulazioni stereotipate delle preghiere dei fedeli e nel momento della presen tazione dei doni. I problemi del mon do, della città, del territorio dovreb bero entrare nella celebrazione per animare poi la carità. In proposito c’è chi si è chiesto come la comunità cri stiana vive la carità tra i suoi membri (comunione) e come si fa strumento di carità per tutta la comunità umana? «Celebrazione e omelia dovrebbero far cogliere che Gesù è stato nella storia»; «il pane e il vino sono la rap presentazione del vissuto di ciascuno. È il momento della presa di coscienza del legame con la quotidianità della vita»; «La celebrazione della messa dovrebbe continuare nella vita».

Una Chiesa che verrà

Anche la narrazione del gruppo sino dale, come ogni tipo di narrazione, presuppone termini di riferimento con i quali discernere il dato di esperienza,

Dal Sinodo tedesco

La «Dichiarazione di Francoforte» è una petizione (che ha già ottenuto più di 12mila sottoscrizioni) elabo rata all’indomani della terza assem blea del processo sinodale tedesco (2-5 febbraio). Eccone il testo:

Per il Cammino Sinodale in Ger mania

Come membri della Chiesa catto lica, consideriamo il cammino si nodale in Germania e oltre i suoi confini come un kairos: un momento decisivo per la nostra Chiesa da vanti al quale Dio ci pone. Conosciamo la colpa che la nostra Chiesa si porta addosso, special mente per gli abusi sessuali e spi rituali del suo potere. Accogliamo lo spirito della deliberazione e del processo decisionale sinodale come un’ispirazione per trovare nuovi modi di portare il Dio della vita agli uomini del nostro tempo.

Perciò, ovunque Dio ci collochi, ci impegniamo a schierarci risoluta mente per una Chiesa che vive la sinodalità. Questo significa per noi che:

il «ciò che è vissuto», che rappresen tano comunque valori che evidenziano implicitamente «ciò che non è », che sollecitano «ciò che dovrebbe essere» e in certo modo prefigurano «ciò che verrà». È quanto il nostro GS, dopo es sere partito dal racconto delle esperien ze, ha cercato di fare tenendo presente alcune indicazioni del «Vademecum».

La domanda fondamentale: «Quali passi lo Spirito ci invita a compiere per crescere come Chiesa sinodale?».

Nel pensare alla «Chiesa che siamo chiamati ad essere» ci siamo accorti che i cambiamenti pastorali necessa ri rimandano a cambiamenti che in vestono molti altri aspetti della vita ecclesiale, senza i quali i maquillage pastorali offrono soluzioni illusorie e di corto respiro.

Una sperimentazione liturgica

Crediamo che l’esperienza suggerisca come non più rinviabile il riformare profondamente il celebrare (la litur gia) nel linguaggio, nelle modalità e nella varietà, anche perché la frequen za quotidiana della celebrazione euca ristica impedisce di fatto lo sviluppo di altre forme celebrative comunitarie e acuisce la dipendenza della comunità dal clero. Nella consapevolezza che ciò sia un’operazione complessa che

1. rompiamo con tutte le forme di abuso di potere nella Chiesa e so steniamo un processo completo e la giustizia per le persone colpite da abusi; ci battiamo per la giustizia di genere nella chiesa e la realiz ziamo con coerenza;

2. ci opponiamo a qualsiasi discri minazione nella Chiesa e diamo spazio a tutte le persone nella loro diversità e unicità;

3. viviamo una Chiesa in cui ci con sultiamo e decidiamo insieme con i nostri ministeri e carismi; non ci limitiamo ad approvare documenti, ma li traduciamo in azioni concre te: nelle nostre diocesi e parrocchie, nelle scuole e nelle istituzioni ca ritative, in tutti i luoghi della vita della Chiesa.

Da questo misuriamo il nostro im pegno personale.Restiamo uniti nella preghiera e ne traiamo forza per seguire lo Spirito di Dio, che rende vivi.

(Per l’elenco dei promotori e le pri me adesioni individuali o di grup pi, vedi «Adista» n. 7, 26 febbraio 2022)

richiede attenzione è emersa l’idea che si debba pensare alla possibilità di spe rimentazioni liturgiche, sia esaminan do con attenzione quelle già praticate da presbiteri e da comunità sensibili al tema, sia favorendo la ricerca delle comunità religiose e monastiche. Questi contributi radicati nel vissuto, pur diversamente condotti e impostati, possono porsi come testimonianze di comunione evangelica responsabili e persuasive aiutando nel recuperare bellezza e attualità, freschezza e con divisione di gesti, parole e simbologie, nel praticare accoglienza, ascolto, ri chiesta di perdono e dialogo effettivi. In modo che la comunità sia veramen te riunita per «concelebrare» con chi presiede.

La Chiesa popolo di Dio Occorre dare attuazione piena all’af fermazione conciliare di Chiesa come Popolo di Dio ad ogni livello delle sue articolazioni, comunitarie e gestionali, sulla base della comune scelta batte simale che riconosce a tutti i fedeli «una vera uguaglianza nella dignità e nell’agire» (can. 208). In proposito c’è stato chi ha sostenuto che dal dono battesimale della regalità non si possa far derivare la funzione di governare, riservata solo ai vescovi, ma vada rein

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terpretato come funzione di servizio, di carità e di aggregazione. Solo così si potrà parlare di dono comune a tutti i battezzati.

Nell’ottica di una «vera uguaglianza nella dignità» si è sottolineata ripetu tamente l’esigenza di assicurare alla donna la presenza e le responsabilità che le competono.

La messa in comune delle esperienze come abbiamo visto ha fatto emergere in modo forte e quasi unanime la criti cità della vita comunitaria parrocchia le e il convincimento che «la Chiesa che siamo chiamati ad essere» debba dedicare a questa cellula fondamenta le un forte e convinto impegno rifor matore su due piani: quello dell’essere e quello normativo.

Ci sembra non più rinviabile il pensare alla parrocchia (unità amministrativa) come ad una «comunità di comunità» (v. Evangelii gaudium 28) per stimo lare il rifiorire comunitario favorendo cio è quelle «comunità particolari», aggregazioni di base come parte sì della più vasta comunità parrocchiale o delle «unità pastorali», ma attraenti perché creative, vivificate da relazioni vitali e relativamente autonome. Mentre sul piano normativo occorre dare soggettività giuridica alla comu

nità cioè riconoscendo al consiglio pa storale la fisionomia di organo rappre sentativo della comunità con un potere deliberativo e non solo consultivo. Una comunità ministeriale in funzione della dimensione comunitaria e in re lazione alla realtà di Chiesa popolo di Dio occorre un radicale ripensamento dell’esercizio del ministero ordinato, abolendo l’attuale concentrazione di competenze e ruoli sedimentato nei secoli, prevedendo una distinzione tra la presidenza dell’eucarestia e la con duzione o presidenza della comunità Un ripensamento in chiave ministeria le dovrà portare alla diversificazione del ministero ordinato e ad un’affer mazione dei ministeri laicali, anche per la donna. In particolare si ritiene importante lo sviluppo del ministe ro di diacono e di catechista, senza tralasciare il riconoscimento di altri carismi.

Conseguentemente si pensa ad una diversa formazione dei presbiteri, nelle forme e nei contenuti a partire dalla stessa istituzione del seminario, e l’impostazione di una diffusa cateche si degli adulti, sia come conoscenza biblica aggiornata sia come riflessio ne e confronto sull’attualità, al fine di prepararli ai nuovi compiti.

A proposito di liturgia Ambigua necessità

Il gruppo Viandanti propone la parte cipazione a un progetto nella prospet tiva del sinodo, finalizzato a un docu mento conclusivo e all’organizzazione di un convegno. Per gli amici del Gallo di Genova è stata l’occasione di ri pensamento alle domande: di quale Dio e di quale Cristo parliamo, in chi crediamo, chi è Gesù Cristo vivente oggi nella Chiesa e nel mondo? Ripro duciamo qui la parte finale del docu mento, che si può leggere sul sito www. ilgallo46.it/il-cristo-di-cui-parliamo.

Ci chiediamo a questo punto perché non abbiamo parlato della Chiesa, perché non ci siamo detti che tutto questo si scopre vivendo, per esem pio, la liturgia, sintesi e promozione di una visione comunitaria. Al contra rio si riferiscono esperienze negative, incontri sgradevoli, posizioni scanda lose, liturgie incomprensibili. Non è neppure il caso di riportare esempi: pure quasi tutti hanno esempi di mae stri profeti, persone credenti, o anche no, ma soprattutto credibili, magari a

partire da Francesco. Titolare di un potere non evangelico e al centro di un sistema gerarchico e autoritario, questo vescovo di Roma ha suscitato apprezzamenti appassionati e rifiuti sgangherati proprio per il suo costante richiamo all’evangelo, a partire dalla famosa e scandalosa affermazione che Dio non è cattolico: un’affermazione forse banale, ma che dissolve intere biblioteche di apologia ecclesiastica. Difficile rispondere alla domanda se Gesù Cristo la Chiesa, e le Chiese, che portano il suo stemma, siano luoghi privilegiati della sua presenza e lo rendano riconoscibile, siano luoghi accoglienti e, come dovremmo ora dire, in cui la sinodalità è stile nor male. Ciascuno ha esperienze diverse più o meno edificanti o respingenti. Due punti sembrano però non discu tibili: da una parte, tutto quello che di Cristo sappiamo e diciamo, anche oggi, di fatto ci è venuto dalla mille naria comunità dei cristiani; dall’altra, il Cristo che sentiamo predicare non è quello dell’evangelo, non è nella gran

Uno sguardo anche al Diritto canonico

Una riforma del Codice di diritto ca nonico è stata valutata urgente per due motivi: da un lato, il superamen to dell’imperfetta traduzione delle linee guida della teologia conciliare, dall’altro, l’esigenza di un’elabora zione organica di norme che rendano ragione di una visione sinodale della Chiesa. D’altra parte si può dire che il futuro sinodo indichi già implicita mente questa esigenza nel suo titolo «Per una Chiesa sinodale: partecipa zione, comunione e missionarietà». Un dinamismo che poco si riscontra nell’attuale Codice.

Il superamento di un diritto di fatto sbilanciato verso il clero, in quanto ogni partecipazione è depotenziata da discrezionalità e da ruoli meramente consultivi e nemmeno obbligatori, ap pare un indispensabile adeguamento a realtà e pratiche che nei quarant’anni che ci separano dalla promulgazione dell’attuale Codice sono profonda mente mutate.

Franco Ferrari, Coordinatore del GS Roberto Tarasconi, Segretario del GS

Parma, 2 aprile 2022

parte delle parole di omelie e menti, non è nelle istituzioni e nei comporta menti, non è in una liturgia totalmente cultualizzata e ormai quasi impenetra bile.

Qual è allora la Chiesa che sogniamo? Innanzitutto una comunità in cui ci sia posto per tutti quelli che desiderano esserci e sia segno anche per chi non ci si riconosce. Che cosa possiamo fare noi per favorire la coincidenza fra il Gesù Cristo di cui abbiamo parlato e le istituzioni di cui non si può fare a meno? Davvero la Chiesa è istituzione millenaria, complessa e articolata, da essere irriformabile? Nessun sinodo potrà quindi aspirare a risultati signi ficativi, e lo stesso Vaticano secondo è stato ampiamente insabbiato? Dob biamo accontentarci di una più o meno accomodante religione fai da te?

Lasciamo agli amici lettori queste do mande che magari riprenderemo, certi però che chi vive un’esperienza di fede non avrà una vita vuota; chi accoglie la predicazione di Cristo non sarà autore di violenza; chi conosce nella dimen sione eucaristica la riconoscenza e la donazione non sarà egolatra. Troppi dicono e non fanno, molti cercano di fare e non riescono.

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Perché i sinodi abbiano coraggio e diano speranza

La Comunità cristiana di base di san Paolo di Roma, raccogliendo l’in vito delle autorità vaticane e della Conferenza episcopale italiana alle comunità ecclesiali, ha elaborato un testo inviato alle autorità vaticane, di cui riportiamo qui alcuni stralci. Per il testo completo: www.confronti. net/2022/02/cdb-doc-sinodi.

[…] Noi riteniamo che la riforma evangelica della Chiesa cattolica ro mana non debba essere ricercata in sé stessa, quasi che arrivando ai risultati sperati saremmo salvi; pensiamo, in vece, che l’impegno sinodale che essa affronta debba tener conto dei proble mi del mondo perché solo così trove rà la prospettiva giusta per cambiare radicalmente sé stessa, avendo come base il messaggio dell’Evangelo. Una tale «angolazione» ci viene dalla no stra storia, della quale qui richiamia mo qualche passaggio che illumina il nostro concetto di «sinodalità».

Ministeri ecclesiali, alla sequela di Gesù

[…] Mai Gesù negli Evangeli parla di «sacerdote» (iereus, in greco) per la sua comunità, e nemmeno ne parlano le Lettere apostoliche o gli Atti: nel Nuovo Testamento mai si usa questa parola riguardo ai possibili compiti dei discepoli o delle discepole di Cri sto: per le comunità cristiane si parla di diaconi, ministri (servitori), di an ziani, o di sovraintendenti (vescovi): tutte parole, e concetti, derivanti dal mondo profano, e non da quello sa cro. Gesù, del resto, era un laico ed agiva in radicale autonomia rispetto al sacerdozio che reggeva il Tempio di Gerusalemme.

[Già in passato] arrivammo, dunque, alla conclusione che la comunità in tera è sì sacerdotale, come afferma la prima Lettera di Pietro, ma che nes suna persona, da sola, lo è. Per tale motivo, la presidenza dell’Eucaristia poteva essere di qualsiasi persona che fosse battezzata. […]

L’esclusione delle donne E le donne? Secondo la dottrina catto lica ufficiale, esse erano e sono escluse ed impedite, per nascita e in radice, dal poter presiedere la Cena del Signore. Una esclusione sulla quale la Comu nità si è interrogata, ancora una volta lasciando che le esperienze di vita e

la Bibbia ci parlassero. All’inizio del nostro cammino, sebbene tutti/e potes sero intervenire, le donne raramente si avvicinavano al microfono, erano più gli uomini a farlo negli spazi di rifles sione e commento ai testi biblici e di preghiera. Piano piano, con il tempo, le cose però cambiarono. Le donne presero coraggio, diventando sempre più protagoniste.

Quindi, l’esclusione assoluta delle donne dai «ministeri alti», ad un certo punto affermatasi nelle Chiese d’O riente e d’Occidente, non era affatto un mandato di Cristo ma, al contrario, una costruzione storica che rendeva monco e distorto l’Evangelo. Inoltre, ci sono molti indizi – come il cenno di Paolo, nella lettera ai Romani, a una Giunia quale apostola insigne – che aprono delle piste di riflessione, finora quasi inesplorate. Riteniamo che i due Sinodi in vista dei quali raccontiamo la nostra piccola storia, dovrebbero assolutamente approfondirli. […]

In conclusione ci sembra giunto il tempo di riconoscere che la Chiesa, come struttura maschilista e patriarca le, non deriva da un comando di Gesù; essa si è sviluppata, così com’è, per contingenti ragioni storiche e socia li. Dunque, sotto la guida e l’impulso dello Spirito, non solo è possibile ma necessario cambiarla. Una Chiesa rap pacificata con l’universo femminile potrebbe essere all’avanguardia nella lotta contro le moltissime «esclusio ni» delle donne nel mondo; ci sono violenze ataviche; ci sono ovunque femminicidi; incombono tremende ingiustizie sociali e politiche.

Perché l’esclusione delle persone LGBT+?

[…] Il Catechismo definisce «gesti disordinati» i comportamenti sessuali delle persone LGBT+. Ma se tutte le esclusioni sono inaccettabili, quelle basate sull’identità delle persone, sulla loro natura, sono le più opprimenti. Tutti gli studi ci dicono ormai che l’omosessualità e la transessualità non sono scelte. Omosessuali o transessua li si è, non si sceglie di esserlo. Noi, Comunità cristiane di base, siamo stati emarginati dalla Chiesa gerarchica per le nostre scelte; ma l’esclusione delle persone LGBT+ non la si compie per quel che fanno, ma per quel che sono.

Ci rendiamo ben conto che affrontare davvero le questioni delle quali abbia

mo sin qui parlato, comporta poi cam biamenti strutturali giganteschi, che si dovranno fare, se si vuole che i Sinodi raggiungano lo scopo che il Popolo di Dio si aspetta. E se queste Assemblee non potranno, per le loro limitate com petenze costitutive, compiere le rifor me sostanziali (dottrinali, canoniche e pastorali) necessarie, sarà giunto il tempo nel quale un nuovo ed inedito Concilio di «padri» e di «madri» sia convocato per riflettere, e infine deli berare: «Abbiamo deciso, lo Spirito santo e noi…» – così come fecero, agli albori della Chiesa, gli apostoli e gli anziani, come ci insegnano gli Atti al capitolo XV.

Se i due Sinodi semineranno speranza

Noi riteniamo che i due Sinodi – cia scuno di essi nella sua specificità – po trebbero essere un’occasione perché la Chiesa cattolica romana, a livello universale, e a livello italiano, si con verta con maggiore determinazione all’Evangelo. Per sé stessa, e per la vita del mondo. Tuttavia, perché sia effettivamente così, si dovrebbe avere il coraggio, nelle due Assemblee, di orientare la barca verso i porti che lo Spirito santo – il «regista» di un’As semblea sinodale, come dice Fran cesco – ci indicherà, seppure siano destinazioni per mete inconsuete, o temute, in quanto obbligherebbero a cambiare profondamente lo status quo. Insomma, si dovrebbero com piere i cambiamenti strutturali inelu dibili che emergeranno da un fraterno e franco confronto sinodale.

Se osserviamo con sguardo largo e attento l’intera Ecclesia, vediamo in tante parti del mondo – soprattutto in questi tempi di pandemia – anche mol te persone cattoliche (e di altre religio ni, fedi, opinioni che agiscono in base alle loro convinzioni etiche) davvero impegnate a donarsi per la vita del mondo: quanti esempi di dedizione, di condivisione, di fraternità, di soro rità! Dunque, possiamo avere fondate speranze che i due Sinodi, spronati anche da tali testimonianze, avranno il coraggio di spingere l’intera Chiesa romana ad adeguare le sue strutture storiche perché, nel terzo millennio, meglio esse aiutino a proclamare l’E vangelo delle beatitudini, della pover tà, della mitezza, della giustizia e della pace.

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Corso di formazione culturale Fonti, storia e attualità della Bibbia dall’antichità al mondo contemporaneo (II anno)

Associazione Biblica della Svizzera Italiana Coordinamento Formazione biblica della Diocesi di Lugano con il patrocinio dello Studio Biblico Francescano di Gerusalemme, della Facoltà Teologica del Triveneto di Padova, dell’Istituto Superiore di Scienze Religiose «Guardini» di Trento, della Federazione Biblica Cattolica, del Coordinamento delle Teologhe Italiane, dell’Istituto di Studi Ecumenici «San Bernardino» di Venezia

Il primo anno del corso (2021-2022) è stato dedicato all’introduzione alla let tura dei testi e valori biblici e dei loro contesti storico-culturali1. Il secondo anno sarà centrato sulla trattazione di alcuni temi fondamentali della fede e cultura cristiane. Ogni argomento sarà sviluppato in relazione alle fonti testuali, all’articolazione storica del loro sviluppo e alle sfide culturali e religiose contemporanee in merito.

Coordinatore: Ernesto Borghi2 Sede: Piattaforma ZOOM

Ogni incontro sarà videoregistrato per consentire a chi non potesse se guire in diretta, di farlo in differita.

Orari delle lezioni: sabato (15-16.45; 17.30-19.15); martedì (18-19.45; 20.45-22.30)

Introduzione generale

sabato 10 settembre 2022: Ernesto Borghi

I PARTE

(13 settembre – 29 ottobre 2022)

I modulo: Dio tra BiBBia, teologia e vita quotiDiana

Dio PaDre

Dalla Bibbia ebraica/Primo Testamento: riflessioni generali e letture di testi sabato 10 settembre 2022: Elena Lea Bartolini De Angeli (giudaista, ISSR di Milano/Università degli Studi Mi lano-Bicocca)

Dal Nuovo Testamento: riflessioni generali e letture di testi martedì 13 settembre: Nicoletta Gatti (biblista, Università di Stato del Ghana)

Dalla e nella teologia: riflessioni storiche e contemporanee martedì 20 settembre: Fulvio Ferra rio (teologo, Facoltà Valdese di Teo logia di Roma)

Dio Figlio

Dalla rivelazione biblica: riflessioni generali e letture di testi sabato 24 settembre 2022: Patrizio Rota Scalabrini (biblista, Seminario Vescovile di Bergamo)

Dalle tradizioni teologiche: storia e attualità martedì 27 settembre: (Edoardo Sco gnamiglio, teologo, Facoltà Teologica dell’Italia Meridionale di Napoli, sez. San Tommaso d’Aquino)

Dio SPirito

1. Sono a disposizione le videoregistrazioni e il materiale cartaceo relativo a tutte le le zioni del I anno del corso: chi volesse acce dervi, si rivolga a: info@absi.ch.

2. Biblista, ISSR «Guardini» di Trento / Fa coltà Teologica dell’Italia Meridionale di Napoli, sez. san Tommaso d’Aquino; coordi natore Formazione Biblica della Diocesi di Lugano, presidente dell’Associazione Bibli ca della Svizzera Italiana.

Dalla rivelazione biblica: nozioni generali e letture di testi sabato 1 ottobre 2022: Marinella Perroni (biblista, em. Ateneo Sant’Ansel mo di Roma)

Dalla riflessione teologica: nozioni storiche e riflessioni attuali martedì 4 ottobre: Giacomo Canobbio (teologo, Università Cattolica di Brescia)

Dire Dio oggi. Sintesi teologica e prospettive culturali

– linee teologiche globali (sabato 8 ottobre): Milena Mariani (teologa, ISSR «Romano Guardini» di Trento

– considerazioni culturali contempo ranee (sabato 8 ottobre): Luigi Sandri (giornalista e scrittore)

II modulo: Dalla FeDe Degli aPoStoli al criStianeSimo religione Di Stato

Introduzione – letture di testi martedì 11 ottobre: Cristina Simonel li (patrologa, ISSR «S. Pietro Martire» di Verona/Facoltà Teologica dell’Italia Settentrionale di Milano)

Letture di testi –osservazioni storiche e teologiche martedì 18 ottobre: Cristina Simo nelli

III modulo: culto religioSo e vita quotiDiana: quale raPPorto?

Fonti bibliche – letture bibliche primo-testamentarie (sabato 22 ottobre): Muriel Pusterla

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16 corso di formazione

270 (biblista, dottoranda in giudaistica alla Facoltà di Teologia di Lugano) – letture bibliche neo-testamentarie (sabato 22 ottobre): Nicoletta Gatti (biblista, Università di Stato del Gha na)

Percorsi storici tra religione e cultura Martedì 25 ottobre: Marco Gallo (teologo, Studio Teologico e ISSR di Fossano/CN)

Considerazioni teologiche e prospettive esistenziali contemporanee sabato 29 ottobre

– una voce protestante: Letizia To massone (teologa, Facoltà Valdese di Teologia di Roma)

– una voce cattolica: Carmine Matarazzo (teologo, Facoltà Teologica dell’Italia Meridionale di Napoli, sez. San Tommaso d’Aquino)

II PARTE (10 gennaio – 25 febbraio 2023)

IV modulo: che coSa è la chieSa Di geSù criSto?

Fonti bibliche: analisi, interpretazioni, riflessioni globali Martedì 10 gennaio: Angelo Reginato (biblista, Chiesa evangelica battista di Lugano)

Itinerari storici: testi, personaggi, valori

Dall’antichità e dal Medioevo sabato 14 gennaio: Mirko Pettinacci (storico della Chiesa, ISSR «Guardi ni» di Trento)

Dall’età moderna Martedì 17 gennaio: Lothar Vogel (storico del cristianesimo, Facoltà Valdese di Teologia di Roma)

Dall’età contemporanea sabato 21 gennaio: Saverio Xeres (storico della Chiesa, Facoltà Teologi ca dell’Italia Settentrionale di Milano)

CONDIZIONI DI PARTECIPAZIONE 2022-2023

Quota associativa ABSI da socio sostenitore:

per partecipare all’intero secondo anno del corso persone singole: CHF 270 / euro 210 istituzioni religiose o civili: CHF 350 / euro 290

per partecipare soltanto alla I o alla II parte del secondo anno del corso persone singole: CHF 170 / euro 140 istituzioni religiose o civili: CHF 210 / euro 185

Tutti coloro che parteciperanno, in forma completa o in forma parziale, a questo secondo anno 2022-2023, saranno iscritti ad ABSI sino al 31 dicembre 2023.

ISCRIZIONI AL CORSO

Entro il 31 luglio 2022, scrivendo a: info@absi.ch

Riflessioni e prospettive attuali nella Chiesa e nella società Martedì 24 gennaio: Simona Segoloni (teologa, vicepresidente Coor dinamento delle Teologhe italiane di Roma)

V modulo: che coSa è la Salvezza criStiana oggi?

Fonti bibliche - nozioni giudaiche e letture primotestamentarie: sabato 28 gennaio: Muriel Pusterla (biblista, dottoranda in giudaistica alla Facoltà di Teologia di Lugano);

- nozioni e testi dal Nuovo Testamen to: martedì 31 gennaio: Giuseppe De Virgilio (biblista, Università della Santa Croce di Roma)

Percorsi storici dall’antichità all’eta contemporanea - sabato 4 febbraio / martedì 7 febbra io: Anna Carfora (storica del cristia nesimo, Facoltà Teologica dell’Italia meridionale di Napoli, sez. san Luigi);

- martedì 7 febbraio: Sergio Tanzarella (storico della Chiesa, Facoltà Teologica dell’Italia Meridionale di Napoli, sez. san Luigi)

Nozioni formative e riflessioni teologiche ed antropologiche contemporanee sabato 11 febbraio: Simona Segoloni

(teologa, vicepresidente Coordina mento delle Teologhe italiane)

VI modulo: religioSità, FonDamentaliSmi e laicità

Fonti bibliche - nozioni e letture giudaiche (martedì 14 febbraio): Martina Y. Loreggian (giudaista, studentessa rabbina al Leo Baeck College di Londra) - letture neo-testamentarie (martedì 14 febbraio): Ernesto Borghi

Riflessioni storico culturali e socio-religiose sabato 18 febbraio: Paolo Naso (stori co e docente di scienza politica, Uni versità «la Sapienza» di Roma)

Religione popolare tra fede cristiana, devozionismi e fondamentalismi Martedì 21 febbraio: Francesco Zaccaria (teologo, Facoltà Teologica Pu gliese di Bari)

Conclusione del corso (interventi e tavola rotonda)

Fede e cultura cristiane e mondo contemporaneo, nella Chiesa e nelle società sabato 25 febbraio: Ernesto Borghi – Lucia Vantini (teologa, ISSR «San Pietro Martire» di Verona / presiden te del Coordinamento delle Teologhe Italiane); Mauro Castagnaro (gior nalista e scrittore, riviste «Jesus» e «Il Regno»); Carmine Matarazzo (teologo, Facoltà Teologica dell’Ita lia Meridionale di Napoli, sez. San Tommaso d’Aquino)

No.

Carlo Molari, teologo moderno Riflessione e dialogo

Alla metà degli anni Ottanta l’edi trice Marietti ebbe l’idea di invitare dieci illustri teologi italiani a stendere delle testimonianze sul senso del loro lavoro, che finirono in un bel libro dal titolo Essere teologi oggi

Tra loro c’era anche Carlo Molari, che nel suo contributo esordiva così: «Fare teologia non è un mestiere o un semplice servizio reso agli altri, ma è un modo concreto di vivere la fede ecclesiale, è uno stile di vita, e per me, oggi, è componente di identità perso nale, ragione di tutta la mia storia»

Qualche anno prima, nel ’72, nella pre fazione a La fede e il suo linguaggio (uscito per Cittadella) in cui compaio no suoi saggi pioneristici sul rapporto tra fede e la sua espressione verbale, egli già sosteneva che la sincerità è la condizione di verità della teologia: «per questo ogni libro di teologia è una specie di confessione».

Per Molari è stato davvero così, e questo è (solo) uno dei motivi per cui affrontare un suo testo, un libro, un saggio o un articolo, risulta sempre un’avventura avvincente.

Percorso di vita

La figura di don Carlo, nato a Cesena il 25 luglio 1928 e morto il 19 febbraio 2022, sempre nella città romagnola, ha rappresentato un unicum nell’orizzon te della teologia italiana, quella di uno studioso tanto solido quanto dotato di grande umanità, e in grado di dialogare ad alto livello non solo con la teologia contemporanea internazionale, ma con il pensiero scientifico e le scienze uma ne. Conservando costantemente i suoi tratti caratteriali della prima giovinez za, la mitezza, l’umiltà, la disponibilità all’ascolto e a mettersi in gioco.

Laureato in Teologia dogmatica e Diritto alla Lateranense, Molari è stato negli anni docente nella stessa università, all’Urbaniana e alla Gre goriana, segretario dell’Associazione Teologica Italiana (ATI) e membro del Comitato di consultazione della rivi sta «Concilium». Credenziali di tutto rilievo, dunque, che si sono accompa gnate a un’attività di relatore e confe renziere particolarmente apprezzata in molti contesti diversi.

Lui parlava volentieri delle varie fa miglie che l’hanno accompagnato nel tempo della sua lunga esistenza, at tiva fino agli ultimi anni: la famiglia del sangue che l’ha segnato persino nella parlata (rimasta sempre fedele all’accento romagnolo, nonostante gli spostamenti ancor giovane su Roma), la famiglia del San Leone nella capi tale, dove ha svolto attività pastorale all’Istituto dei Fratelli maristi dal 1967 al 2011, la famiglia degli appartenen ti alla FUCI, frequentata dal 1955 in avanti, e poi quella del Gruppo teolo gico che si riuniva a Camaldoli, lega to all’ATl, e quelle allargate del SAE (Segretariato Attività Ecumeniche), di Ore Undici, della Cittadella di Assisi, e così via.

Fu assai sensibile al cammino del dialogo ecumenico e interreligioso, fornendo volentieri i suoi apporti sul quadro teorico in cui inserire le espe rienze di dialogo vissuto che si sono avviate nel Paese nel post-concilio. Aiutante di studio alla Congregazio ne per la dottrina della fede, nel 1978 Molari chiese la pensione anticipata, dopo che la prefazione al Dizionario teologico (Borla 1972) e proprio il li bro citato, La fede e il suo linguaggio, furono accusati di sostenere posizioni non conformi alla dottrina.

I censori non accettavano il fatto che di Dio non si possa dire nulla di defi nitivo in quanto la sua comprensione cresce con l’evolversi dell’uomo e delle sue capacità cognitive.

Leggere Molari

Il suo registro, in effetti, – lo testimo nia ampiamente il suo ultimo lavoro, la summa Il cammino spirituale del cristiano, uscito da Gabrielli editori nel 2020 – si colloca in una prospettiva evolutiva (l’amato Teilhard de Char din!) da tempo tracciata dal pensiero scientifico e ora finalmente fatta pro pria anche dalla Chiesa cattolica nei suoi documenti ufficiali.

Il suo riferimento costante era ai dati elaborati dalle scienze: dalle rifles sioni sul cervello a quelle sul tempo, dalla fisica del cosmo alla fisiologia, dall’antropologia agli studi storico linguistici. Ne è derivata una teologia perennemente in progress e sempre in

ricerca, sviluppatasi appieno all’inter no di una visione del mondo attualissi ma, e capace di gettare una luce inedita sul vivere dell’uomo e sulla creazione, sulle sue meraviglie e i suoi abissi; dunque, per chi crede, sul nostro rap porto con il divino.

Leggere Molari fa bene al cuore e alla mente, anche per i non addetti ai lavo ri: provare per credere. Per fare solo un esempio, in un intervento del 2013 per l’associazione «Biblia» su Le ragioni cristiane del dialogo, tema a lui par ticolarmente caro, metteva in luce la possibile tentazione, e quindi il rischio grave, di elaborare una teologia delle religioni prima di avere intrapreso un dialogo con esse.

D’altra parte – proseguiva – occorre sempre tenere presente che il dialogo suppone sempre una teologia, ma una teologia che disponga al cambiamento e solleciti la conversione. L’impegno del dialogo con le altre religioni, un’e redità conciliare in realtà tutta da co struire, implica già di per se stesso che la Chiesa si esponga a un cambiamen to, a delle continue sfide, a una messa in discussione, genuini. Perciò, secon do Molari, la riflessione teologica e il dialogo sono due momenti di un unico processo: la teologia guida il dialogo; ma il dialogo guida anch’esso, e addi rittura trasformerà, la teologia.

I due movimenti – i dati della teologia e quelli del dialogo – sono due fasi essenziali e interrelate di un’unica im presa. Questa correlazione appare con maggiore chiarezza ed efficacia quan do il dialogo accompagna un’azione comune. Fino a concludere: «Dialoga re dopo aver agito a favore dei poveri e degli oppressi è molto più facile ed efficace. Quando si mette in comune l’esercizio dell’amore le parole acqui stano un senso nuovo».

Brunetto Salvarani, settimananews, 20 febbraio 2022

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Ernesto Balducci, maestro sempre attuale

Ha preso il via lo scorso 9 aprite, nel salone dei Cinquecento di Palazzo Vecchio, a Firenze, l’«anno balduccia no», dedicato al centenario della na scita di p. Ernesto Balducci (6 agosto 1922), religioso scolopio, fondatore del periodico «Testimonianze», fra i «pionieri» del dialogo fra cattolici e comunisti, difensore degli obiettori di coscienza al servizio militare, uomo del Concilio e della pace. Ma il 2022 è anche il trentesimo anniversario della morte di Balducci, avvenuta il 25 apri le 1992, in un grave incidente stradale avvenuto a Faenza L’anniversario della morte è stato ri cordato a Santa Fiora (Gr), il piccolo paese di minatori sul monte Amiata dove il religioso è nato, con un incon tro su «Ernesto Balducci: una vita per la pace»; il 18-19 maggio a Firenze, promosso da «Testimonianze», si è svolto il convegno «Se vuoi la pace prepara la pace» – una delle frasi di

Balducci, che ribaltava il classico «Si vis pacem para bellum». Ma iniziative sono previste anche a Milano, a Roma, a Venezia e in altre città italiane.

Una vita d’impegno Entrato da adolescente nella congre gazione degli scolopi, Balducci fu or dinato prete il 26 agosto 1944 e inviato a Firenze, dove fondò il «Cenacolo», un’associazione in cui all’assistenza di tipo caritativo si univa un’atten zione forte ai problemi politico-so ciali e alla preparazione teologica e spirituale. Nel 1958 fondò la rivista «Testimonianze» e iniziò un’intensa attività pubblicistica. Dopo essere sta to per qualche anno allontanato dalla Toscana per ordine del Sant’Uffizio e aver seguito da Roma il rinnovamento del Concilio Vaticano Il, del quale fu un grande sostenitore, nel 1965 riuscì tornare presso Firenze, alla Badia Fie solana. In questi anni, fra il 1963 e il

Padre David Maria Turoldo, poeta e profeta

Trent’anni fa, il 6 febbraio 1992, al ter mine di una lunga malattia, moriva p. David Maria Turoldo, «poeta, profeta, disturbatore delle coscienze, uomo di fede, uomo di Dio, amico di tutti gli uomini», nella definizione che di lui diede il card. Carlo Maria Martini, arcivescovo di Milano, che nel 1984, dopo oltre trent’anni di allontanamen to, lo invitò a predicare in duomo. Nato nel 1916, Turoldo entra giova nissimo nell’ordine dei Servi di Ma ria; nel 1940 viene ordinato prete e assegnato al convento di Santa Ma ria dei Servi in San Carlo al Corso, a Milano. Dopo l’8 settembre del 1943 sceglie da che parte stare e partecipa alla Resistenza («la mia divisa inte riore», dirà più volte nei suoi scritti), assistendo le famiglie dei perseguitati politici e dando vita al giornale clan destino «L’uomo» insieme al confra tello p. Camillo De Piaz. La sua ra dicalità lo rende tuttavia indigesto ai superiori: «Fatelo girare, circolare, non coaguli», ammonisce il Sant’Uf fizio, e cosi avviene. Allontanato da Milano e dall’Italia, vi fa ritorno all’i nizio degli anni ’60, in piena stagione

conciliare, e si stabilisce, subito dopo la morte di Giovanni XXIII, a Sotto il Monte (Bergamo), paese natale di papa Roncalli.

Da lì, negli anni del Concilio Vatica no Il, Turoldo divulga il rinnovamen to liturgico ed ecumenico e rilancia il dialogo Chiesa-mondo – riattivato proprio dal Concilio –, vivendo e in terpretando la fede in chiave di libe razione anche storica, appoggiando i movimenti di impegno per la giustizia e poi per la pace, fino alla morte, nel febbraio 1992.

La storica Mariangela Maraviglia, au trice della più completa biografia di p. Turoldo (David Maria Turoldo, La vita, la testimonianza, Morcelliana, Brescia 2016) ha affermato che, tranne poche lodevoli eccezioni, il trenten nale dalla morte di David Turoldo è passato abbastanza sotto silenzio. E la sua stessa figura resta ancora piuttosto in ombra rispetto ad altri che sono sta ti riscoperti in questi ultimi anni, so prattutto grazie agli interventi di papa Francesco, come don Mazzolari, don Milani, don Tonino Bello, mons. Ro mero. Secondo la Maraviglia, Turoldo

1964, fu al centro della scena pubblica per le posizioni assunte sull’obiezio ne di coscienza al servizio militare. In un’intervista pubblicata il 13 gennaio 1963 sul «Giornale del Mattino» aveva sostenuto – criticando la sentenza di condanna di Giuseppe Gozzini, primo obiettore cattolico in Italia – che oc corresse ridimensionare il concetto di patria e che in alcuni casi si avesse il dovere di disobbedire. Fu denunciato alla procura della Repubblica e con dannato nel 1964. Fu a favore della conferma della legge sul divorzio nel referendum del 1974, e negli anni Settanta tra i protagonisti della sta gione della collaborazione fra cattoli ci e comunisti, quale sostenitore della candidatura dei cattolici nella Sinistra indipendente, e negli anni Ottanta del le campagne per il disarmo.

(Dal testo di Luca Kocci, «Adista» 23 aprile 2022)

è stato un cristiano che ha vissuto in pieno il forte richiamo del Novecen to a «pregare con il mappamondo sul comodino», come ripeteva Giorgio La Pira. Dal 1916 al 1992, non vi è stato quasi episodio civile, sociale, eccle siale che non lo abbia visto partecipe, spesso protagonista: la Resistenza a Milano negli anni Quaranta; la scom messa di una società rinnovata negli anni del dopoguerra; la speranza di aperture epocali con il Concilio Va ticano Il; le battaglie del Sessantotto e dei decenni successivi; la teologia della liberazione come modello di cristianesimo vissuto; il sogno della pace come «utopia che porta avanti il mondo». L’amico scrittore Luigi Santucci ne ricordava il «dilapidarsi senza risparmio» puntando «tutto sul Vangelo».

(da «Adista», febbraio 2022)

Per approfondire la figura di Turoldo si veda la registrazione dell’incontro «David Maria Turoldo, uomo libe ro per la libertà di tutti» (Lugano, 2.11.2017), link: https://youtu.be/ q8iwyAaKTII.

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Pasolini, poeta del sacro?

La «Civiltà Cattolica» dedica a Pier Paolo Pasolini, nel centenario della nascita (5 marzo 1922), un volume monografico che raccoglie tutti i con tributi dedicati al poeta friulano pub blicati sul quindicinale dei gesuiti in oltre un sessantennio. Si tratta di 11 saggi, prevalentemente sulla poesia e sulla cinematografia di Pasolini, e di 4 recensioni attraverso i quali è possi bile cogliere l’evoluzione della rivista e anche la metamorfosi della Chiesa, dalla fase preconciliare a oggi. È inte ressante leggere in parallelo il primo e l’ultimo saggio, entrambi dedicati alla raccolta poetica La religione del mio tempo (Garzanti, Milano 1961), nei quali muta radicalmente non solo il giudizio estetico ma anche quello etico su Pasolini. Per p. Giuseppe De Rosa, che scrive nel 1961, Pasolini è un «poeta mancato». In lui c’è «pas sione», ma «la passione non basta per fare un poeta; «Per la Chiesa e il catto licismo – scrive De Rosa – il Pasolini ha una violenta idiosincrasia: «col cri stianesimo egli ha un conto personale da regolare», sentendosi «tradito dalla Chiesa».

Da «poeta mancato», Pasolini diventa «un poeta che ha detto tutto di sé nelle sue poesie», scrive p. Virgilio Fantuzzi nel saggio pubblicato (postumo) nel fascicolo del 5 marzo 2022. «Egli è stato un artista multiforme», tuttavia «la parte centrale della sua opera, la parte più alta e profonda allo stesso tempo, è la poesia», non solo un poe ta, ma una sorta di poeta del «sacro». Fantuzzi, da esperto di cinema ritiene il Vangelo secondo Matteo l’opera cinematografica-poetica più emble matica di Pasolini: «Nel cinema non mi era mai capitato prima di vedere un’opera nella quale il senso del sacro e la sensibilità moderna formassero un amalgama altrettanto compatto».

Poeta del «sacro» allora Pasolini, ma non del religioso perché, scrive ancora Fantuzzi, «c’erano due elementi con trastanti che convivevano all’interno della sua personalità: da una parte, una religiosità di tipo istintivo, infor me, lontana dalla sistematizzazione dei dogmi del cristianesimo inteso come religione istituzionale; dall’al tra, come figlio del suo secolo, non po teva non razionalizzare tutto questo».

(Luca Kocci, in «Adista», 19 marzo 2022)

BIBLIOTECA

Novità in libreria

Sempre intensa l’attività editoriale di questi ultimi mesi, sia quella di lingua italiana che quella delle altre lingue per noi maggiormente accessibili. Il recensore ha scelto a partire da quelle pubblicazioni che maggiormente han no risvegliato in lui interesse e curiosi tà quelle che a suo avviso potrebbero suscitare in chi legge «Dialoghi» ana loghe attitudini. Non si procederà con un ordine prestabilito, ma si raggrup peranno alcuni titoli a partire da te matiche comuni, sempre con l’intento di invogliare alla lettura e al dibattito.

* * *

Il libro di Genté e Siohan, entrambi giornalisti a servizio dei media fran cesi ma che hanno passato questi ulti mi anni in loco in Ucraina, è apparso quasi contemporaneamente in Francia e in Italia durante queste ultime setti mane. Questa pubblicazione è stata scritta come cronaca e commento al contempo, per capire anche la reazione dei Paesi occidentali durante le prime settimane seguite all’invasione di fine febbraio. Lo stile di comunicazione del presidente Zelensky è fortemente marcato dalle emozioni e molto diretto anche quando si rivolge ai suoi colle ghi dei Paesi occidentali. Chiara la sua volontà di scuoterli dalla loro prima reazione di silenziosa impotenza per portarli a decisioni chiare e comuni. Il suo passato professionale nel mondo dello spettacolo lo predispone a un uso ampio degli strumenti dei social con un effetto immediato sull’opinione a livel lo mondiale. Sempre circondato dalle autorità più importanti del Paese, cerca di fare capire la solidità della volontà del governo ucraino e l’impossibilità di realizzare, come aveva previsto il governo russo, un golpe che lasciasse l’Ucraina senza dirigenza politica e quindi ponesse le premesse per l’in staurazione di un governo fedele alle direttive del Cremlino. Come dice un ideologo russo citato in questo libro, «l’ipotesi popolo buono - governo cat tivo» non funziona più. Gli interventi online del presidente ucraino davanti ai parlamenti di quasi tutti i Paesi eu ropei provocano una convergenza di quest’ultimi che porterà a una prima

serie di sanzioni contro la Federazio ne russa. Leggendo queste pagine, ci si rende conto della centralità politica delle strategie di comunicazione di ventate in pochi giorni un fattore quasi paragonabile a quello delle operazioni militari. Il libro di questi due giornalisti è chiaramente partigiano, ma ci fa toc care con mano la solidità e la velocità della reazione ucraina nei confronti dell’apparato di propaganda russo, molto più lento nelle sue strategie di informazione e di controinformazione.

Genté, R. – Siohan, S: Volodymyr Ze lensky. Nella mente di un eroe. Mila no: Solferino libri ed. 2022.

La guerra tra Russia ed Ucraina ha provocato la pubblicazione rapida (ora si parla di instant-books) di ana lisi politiche, di documenti biografici, tutte tese a chi segue le guerre a par tire dal proprio divano di casa a farsi un’idea un po’ più precisa di quanto sta avvenendo quotidianamente. Ne segnaliamo qui alcune che ci sem brano maggiormente al di sopra della propaganda facile e concentrate sul desiderio di documentare e di invita re alla riflessione. Sergio Romano è noto anche alle nostre latitudini come un diplomatico che ha soggiornato a lungo in Russia e che conosce bene anche i Paesi dell’Europa orientale. La sua analisi della situazione con temporanea si colloca chiaramente in prospettiva eurooccidentale, ma cerca di capire le ragioni del potere russo attuale, della percezione che esso ha della propria storia più recente e di quella dei suoi Paesi avversari, di cui evidentemente percepisce solo alcuni aspetti che servono a legittimare la propria politica imperiale. Da ex am basciatore, Romano sa quali sono le possibilità e le potenzialità del lavoro diplomatico, ma esamina con altret tanto impegno anche i suoi limiti. La lettura di queste pagine potrà aiutare i lettori a prendere un po’ più di distanza da molti proclami che riempiono i no stri giornali durante questi ultimi mesi e a farsi meno illusioni su una possibi le «vittoria» di entrambi gli avversari.

Romano, Sergio: La scommessa di Putin. Russia-Ucraina. I motivi di un conflitto nel cuore dell’europa. Mila no: Longanesi ed. 2022.

Chi volesse capire le ragioni dei due leaders politici direttamente a capo dei due Paesi in conflitto armato può, grazie alla rapidità con cui il mondo editoriale ha voluto accompagnare le vicende più recenti, accedere diretta

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20 mente ai loro discorsi. Si tratta eviden temente di testi redatti con l’aiuto delle cancellerie presidenziali, ma che por tano la firma di entrambi gli interes sati e dunque costituiscono una fonte credibile per cogliere, se non il fondo del loro pensiero, perlomeno ciò che essi intendono far capire all’opinione pubblica sia a quella interna ai loro rispettivi Paesi sia a quella del mon do esterno che li osserva. Lo stile dei discorsi di Zelensky è molto pregno di emozioni, ma al contempo estrema mente concreto. Tutto è concentrato sulla preservazione della sovranità na zionale e sul carattere a suo avviso in dispensabile di una solidarietà interna zionale nei confronti dell’Ucraina. Di verso lo stile dei discorsi di Putin, che intende innanzitutto inserire la propria operazione speciale nel contesto della storia secolare della Russia. Quest’ul tima, nonostante diverse discontinuità lungo i secoli, viene letta come conno tata da una costante continuità in cui l’identità ortodossa gioca un ruolo es senziale. Premessa implicita è, sempre nelle parole di Putin, la rivendicazione dello statuto di grande potenza della Russia, statuto dato per evidente e non bisognoso di ulteriori legittimazioni. Entrambi i volumi non ci comunicano niente di veramente nuovo, ma ci met tono comunque in contatto diretto con l’universo mentale di questi due pro tagonisti della storia contemporanea.

Zelensky, V.: Per l’Ucraina. Milano: La nave di Teseo ed. 2022.

Putin, V.: Di fronte alla storia. Milano: Pgreco ed. 2022.

I media francesi e le case editrici omo nime seguono con grande attenzione la guerra russo-ucraina. Tra le numerose pubblicazioni ho scelto un libricino denso che aiuterà chi intende capire le radici di questo conflitto leggendo gli avvenimenti più recenti sullo sfondo storico e politico dei periodi preceden ti. L’A., che si definisce come specia lista di geopolitica (il neologismo è di diffusione recente, quasi fosse stato creato per interpretare questa guerra), non solo analizza le caratteristiche dell’Ucraina contemporanea, bensì prova persino a formulare possibili scenari che seguiranno la fine del con flitto. Partendo dall’ipotesi che una vittoria o una sconfitta perfetta non esistano, Foucher formula le eventuali giustificazioni che i responsabili poli tici dei due diversi Stati potranno dare all’assetto delle nuove frontiere tra di loro. La Russia di Putin, se questi sarà ancora al potere, troverà il modo per difendere argomenti che proporrà alla

propria opinione pubblica e al mondo per caratterizzare lo status quo post che ci troveremo di fronte dopo l’armisti zio. Lettura molto interessante, anche per il materiale documentario messo a disposizione dei lettori che cercano di immaginarsi il futuro incerto di oggi.

Foucher, M.: Ucraine-Russie. La car te mentale du duel. Paris: Gallimard 2022 (Tracts Galllimard No. 39).

«Dialoghi» non poteva dimenticare la voce delle Chiese cristiane di fronte a questa guerra. Ci viene in aiuto il teologo riformato Fulvio Ferrario, professore di teologia sistematica presso la Facoltà teologica valdese di Roma, che raccoglie in un quaderno edito dalla nostra rivista sorella «ComNuovi Tempi» testi provenienti da varie Chiese protestanti in Europa, e in particolare dalla Germania attorno alla guerra che insanguina i due Paesi dell’Europa orientale. Si noterà subito la divaricazione che attraversa (senza necessariamente lacerarle radicalmen te) le varie comunità tra pacifismo di principio e dovere di proteggere an che con le armi chi viene brutalmen te attaccato a casa propria. Questa divaricazione riguarda anche testi di singoli teologi e teologhe presenti in questo quaderno. Sarebbe stato ancora maggiormente interessante se Ferrario avesse potuto anche raccogliere voci provenienti sia dalla Chiesa cattolica sia dalle varie Chiese ortodosse in Europa. Ringraziando l’amico che in gran velocità ha raccolto e tradot to questi tesi, il recensore di queste righe osa esprimere il desiderio che «Com-nuovi Tempi» completi o faccia completare l’operazione con un nuo vo quaderno della collezione. Egli non è sarà in grado di raccogliere questa sfida, poiché impegnato in una opera zione analoga in lingua francese.

Guerra, pace, giustizia. Le Chiese protestanti e la guerra in Ucraina. A cura di Fulvio Ferrario. Roma: ComNuovi tempi 2022.

* * *

Gli sviluppi più recenti della cosiddet ta «intelligenza artificiale», dell’uso di una grande quantità di dati affidati a macchine, affinché ne possano trarre possibili decisioni a servizio dell’uo mo preoccupano sia coloro che ope rano in questi settori che coloro che dovrebbero seguire criticamente l’attività ed eventualmente regolarla. Anche qui un’abbondante letteratura, in parte specialistica, e in parte tesa a raggiungere un vasto pubblico pure

preoccupato e relativamente poco informato merita un minimo di pre sentazione e di esame. Siamo ancora agli inizi di una riflessione interdisci plinare che fatica ad articolarsi, ma la cui urgenza appare evidente ora anche alle classi politiche dei nostri Paesi al tamente industrializzati.

Il libro di Valentina Cavosi introdu ce competentemente al problema e al contempo esamina anche gli sforzi tesi a dare un minimo di inquadramento normativo alle varie tappe che portano alla diffusione di applicazioni concre te di tecniche che si affidano ad al goritmi. L’espressione «intelligenza artificiale» è perlomeno imprecisa e l’A. cerca di fare chiarezza al riguardo presentando vari tipi di applicazioni e soprattutto espone quali fattori debba no entrare nel giudizio di affidabilità e di accettabilità di tali sistemi infor matici automatizzati. Il libro è soprat tutto dedicato a coloro che dovranno decidere se implementare o meno, e come, possibili programmi di automa tizzazione nell’ambito delle loro im prese, delegando a macchine decisioni che finora rimanevano competenza di soggetti umani. Fortunatamente il pro cesso di automatizzazione di molte de cisioni che avvengono nella produzio ne economica non è ancora completo e perfetto. Ciò ci permette di meglio osservarlo e quindi di poterlo valutare a partire da parametri condivisi. Prima di arrivare a normative giuridiche, che sono competenza del legislatore na zionale e internazionale, è necessario dunque introdurre un’istanza che valu ti l’impatto sociale di queste tecnolo gie senza voler frettolosamente passa re direttamente all’implementazione di norme giuridiche. Opportunità e sfide, come pure fenomeni negativi, sono estremamente vicini e congiunti. Le ricette non sono per nulla subito evidenti e quindi solo una metodologia che proceda a tappe e che tenga conto di fattori diversi sarà in grado di gesti re con intelligenza umana le potenzia lità dell’intelligenza delle macchine.

Cavosi, V.: Governare l’intelligenza artificiale. Milano: Ledizioni 2022.

Avanzando sull’itinerario presentato dal libro di Cavosi, sembra interve nire il giurista Santosuosso con una sua pubblicazione non proprio recen tissima, ma a mio avviso ineguagliata fino ai nostri giorni. Qui un giurista, attivo come giudice e al contempo come docente universitario, si cimen ta con l’universo di quella che viene

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chiamata impropriamente «intelligen za artificiale». L’A. ritiene infatti, e a giusta ragione, che tutto ciò che grazie alle macchine legate all’informatica diventa possibile è dovuto non alle macchine, ma agli esseri umani che hanno concepito i processi di automa tizzazione, che poi hanno delegato alle macchine. Come giurista Santosuos so, ne deduce la possibilità e la neces sità di regolare il fenomeno e quindi il diritto entra in questa sfera dell’attività umana a pieno titolo. Evidentemente, anche il diritto viene in parte mutato

nei suoi meccanismi interni dal feno meno dell’informatizzazione dei dati e dai risultati che le macchine possono proporci. L’A., nella seconda parte del volume, si addentra in questo nuovo ambito del diritto che al momento sembra solo balbettare, ma lo fa con grande competenza ed equilibrio del giudizio. Un libro da consigliare non solo agli addetti a questo cantiere, ma anche a tutti coloro che si sentono chiamati a gestire politicamente que sto aspetto quasi onnipresente nella nostra società.

Santosuosso, A.: Intelligenza artifi ciale e diritto. Perché le tecnologie di IA sono una grande opportunità per il diritto. Milano: Mondadori ed. 2020.

Arrivati a questo punto della nostra rassegna molti altri libri sono rimasti senza alcun commento sul tavolo di lavoro. Sarà per il prossimo numero di «Dialoghi». Nel frattempo buona lettura a tutte e tutti. a.b.

Ambrogio Valsecchi (1930-1983): teologo discordante

«Dopo la sua morte – mi scrive un amico al quale segnalavo l’uscita di questo libro – partecipai a una tavola rotonda a Lecco. Ci fu a quel momen to una specie di damnatio memoriae nei suoi confronti da parte del mondo ecclesiastico lombardo e italiano: era no presenti quasi solo persone legate ad Ambrogio da amicizia personale, pochi preti e nessun vescovo». La persona deceduta (a soli 52 anni, la causa un infarto) era un prete il cui ricordo si dovrebbe mettere a pari di quello di don Milani, di padre Turol do, di Adriana Zarri e di altre figure esemplari e drammatiche del postConcilio in Italia. Ad Ambrogio Val secchi (1930-1983) dedica un volume l’editrice Morcelliana, di una densità straordinaria – 357 pagine, di cui 148 di apparati e 399 note in calce! – auto re un giovane studioso: Federico Fer rari, laureato in storia alla Cattolica di Milano.

La Morcelliana qualche ragione ce l’ha per pubblicare questo volume: editrice «cattolica», nel 1972, a cau sa del volume «Nuove vie dell’etica sessuale» di Ambrogio Valsecchi, sfiorò la condanna che già aveva col pito l’autore: il quale aveva accettato la riduzione – si dice così – allo stato laicale dopo essere stato docente di te ologia morale nel seminario maggiore ambrosiano di Venegono e consulente dell’arcivescovo Giovanni Colombo al Concilio. Non senza patemi d’animo e sofferenza da parte della gerarchia a lui più vicina: soprattutto dell’arcive scovo Giovanni Colombo, mentre di un altro Colombo, Carlo (1909-1991), esce dal libro un’immagine poco lu singhiera.

Libro che fa giustizia, dunque. L’au tore segue il teologo moralista pas

so dopo passo, anno dopo anno, nel faticoso ma entusiasmante cammino degli anni che conobbero la conclu sione del Concilio Vaticano II (19621965) e la malinconica decadenza del pontificato di Papa Montini (Paolo VI, 1897-1978). Anni fervidi, in cui le premesse seminate dalla nuova te ologia, dopo aver ispirato le più bel le pagine del Concilio, si dovettero arrendere alla decisione del Papa di avocare a sé la decisione su un paio di punti «delicati» della morale cattolica – in quanto preceduti da solenni af fermazioni magisteriali: le encicliche «Casti connubii» di Pio XI e «Huma ni generis» di Pio XII. Di quegli anni sono l’accantonamento, da parte del Papa, delle proposte «aperturiste» di una commissione di esperti e la pub blicazione dell’enciclica «Humanae vitae» sul controllo delle nascite: e già si profilava lo scontro che avrebbe condotto alla legalizzazione in Italia del divorzio (1970-1974) e dell’aborto volontario (1978).

Può essere faticoso, ma è indispensa bile, seguire l’Autore nel resoconto preciso che fa dei contrasti tra Am brogio Valsecchi e le autorità ecclesia stiche della sua diocesi, la più grande del mondo. La sua figura pubblica si affermò negli anni immediatamente seguenti l’enciclica di Paolo VI. Chi scrive ricorda benissimo le sue uscite pubbliche, anche in Ticino, persino nelle allora più attente di oggi Radio e Televisione della Svizzera italiana, e lo sconcerto che provocarono nelle anime timorate a cavallo della fron tiera. Purtroppo per lui, Valsecchi dipendeva da un’autorità ecclesiasti ca non disposta a mettersi in gioco (diversamente da quel che accadeva nelle vicine diocesi piemontesi), fino a

indurlo a scegliere, dapprima, di occu parsi come prete-operaio e poi, come si diceva, di buttare la tonaca. In fon do, la discussione sulla nuova morale poteva essere tenuta aperta, il discorso di Valsecchi non aveva pretese di in fallibilità: prevalse invece il tentativo, purtroppo riuscito, di mettere a tacere l’incauto novatore.

In una prospettiva più ampia va pur detto che il suo destino non fu dissi mile da quello di altri ecclesiastici o laici che si avventurarono sul difficile terreno del rinnovamento. In Svizzera abbiamo conosciuto il caso del dome nicano Stephan Pfürtner (1922-2012) e quello di Hans Küng (1928-2021).

Non ho la competenza necessaria per esprimere un giudizio sulla qualità delle posizioni espresse da Valsecchi a quel livello ma mi confermo deluso per la mancanza di reazione con cui la cosiddetta opinione pubblica cattolica reagì all’uso improprio dell’autorità, in questi e in altri casi.

«Dialoghi» pubblicò negli Anni Set tanta due articoli di don Ambrogio Valsecchi: sul n. 16 «Significato e va lore della sessualità» e sul n. 28 «L’a borto come problema giuridico». Ora è tardi per dedicargli una statua, ma molti gli sono riconoscenti (e ringra ziano l’autore del libro per avercelo ricordato) perché Valsecchi fu ispira tore, anche qui in Ticino, di iniziative di approfondimento della tematica famigliare e sessuale che hanno nu trito il nostro essere insieme cristiani e cittadini.

F. Ferrari, Una teologia discordante. Ambrogio Valsecchi nell’Italia degli anni ’50-’70, Morcelliana, Brescia, 2022, pp. 359.

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CRONACA SVIZZERA

compresi) che dovranno esprimersi su un oggetto in votazione federale il prossimo novembre. Il loro giudizio sarà inviato, con il materiale ufficiale, in occasione della relativa votazione federale.

Pari opportunità. Il Consiglio di Stato ha approvato nella seduta del 27 aprile 2022 il Piano di azione cantonale per le pari opportunità: il Governo intende rafforzare il coordi namento delle azioni tese a promuo vere le pari opportunità, come definito nell’obiettivo 22 del programma di legislatura 2019-2023, e al contem po contribuire al raggiungimento degli obiettivi di sviluppo sostenibi le promossi nell’ambito dell’Agenda 2030 dell’ONU. Il Piano di azione si articola in tre ambiti d’intervento (pari opportunità nella sfera profes sionale, nel contesto formativo, nel settore pubblico e parapubblico), che definiscono 21 misure, con 54 azioni concrete e 79 indicatori. Le principali misure nell’ambito della sfera profes sionale toccano la conciliabilità lavo ro/famiglia, la promozione della parità di genere nelle direzioni e nei consigli di amministrazione, la prevenzione delle violazioni dell’integrità per sonale sul posto di lavoro e la pro mozione della responsabilità sociale delle imprese. Per quanto concerne la promozione della parità nel contesto formativo, le misure si focalizzano attorno allo sviluppo delle competen ze di genere delle/dei docenti e delle/ degli studentesse/i, attraverso offerte formative e attività didattiche attorno alle pari opportunità e al sostegno di una scelta formativa e professionale libera da stereotipi di genere. Infine, la promozione delle pari opportunità nel settore pubblico e parapubblico passa attraverso la concretizzazione degli impegni sottoscritti all’interno della Carta per la parità salariale, la promozione della parità di genere nel le commissioni, nei gruppi di lavoro e nelle posizioni dirigenziali dello Stato, il sostegno a un maggiore equilibrio di genere nelle istituzioni politiche can tonali e comunali, il pari trattamento di donne e uomini nelle pratiche ammini strative, la prevenzione delle violazio ni dell’integrità personale all’interno dell’Amministrazione pubblica.

Esperimento democratico. E in corso a Bellinzona un esperimento democratico, con la partecipazione di 22 cittadini (dai 16 anni, stranieri

Democrazia al ribasso. Nella vota zione dello scorso 15 maggio, sul pa reggio dei conti del Cantone Ticino, ha votato il 33,70 per cento degli aventi diritto di voto (non contano minori e stranieri): hanno approvato la propo sta il 56,87% dei votanti, mentre han no votato no il 43,13%. La decisione di «controllare le spese» è stata quindi decisa da poco più del 15% dei citta dini (!!!), ma ne farà le spese l’intera popolazione ticinese.

Tra i Riformati ticinesi. La Chie sa evangelica riformata nel Ticino (CERT) ha eletto a nuovo presiden te il pastore Stefano D’Archino che succede al pastore Tobias Ulbrich, che negli ultimi dodici anni è stato alla guida della Chiesa. Il nuovo pre sidente è stato eletto dai delegati del le tre Comunità evangeliche regionali che compongono la Chiesa evangelica riformata nel Ticino, riuniti a Lugano nel Sinodo cantonale del 14 maggio. L’Assemblea sinodale ha approva to una mozione sulle dichiarazioni del Patriarca della Chiesa ortodossa russa Cirillo a proposito del conflitto in Ucraina: «Invocare una guerra di aggressione come giusta e appoggiar la apertamente infrange principi del movimento ecumenico». Il Sinodo ha quindi rivolto una richiesta alla Chiesa evangelica riformata in Svizzera af finché verifichi «quali provvedimenti si possano prendere verso il Patriarca della Chiesa ortodossa russa, al fine di salvaguardare la credibilità del movi mento e degli organismi ecumenici, nonché la credibilità delle Chiese».

Fine di Chosir. La rivista «Choisir» dei gesuiti di Ginevra cesserà le pub blicazioni alla fine del 2022. Fonda ta nel novembre del 1959, festeggia quest’anno il 63.mo anniversario e si tratta della più longeva rivista cultura le della Svizzera romanda. Purtroppo la diminuzione costante degli abbo nati, l’aumento dei costi di stampa e il mancato rinnovo redazionale per il calo delle vocazioni, hanno costretto la pur famosa Compagnia alla dolo rosa decisione. Il contributo alla cul tura da parte di «Choisir» non andrà completamente disperso: infatti, tutti i numeri pubblicati saranno consul tati liberamente sul sito di «Choisir» (www.choisir.ch).

Predica dialogata. Domenica 20 marzo nella Zwinglikirche a Zurigo, sede della Chiesa valdese di lingua ita liana, si è tenuto il primo «culto con discussione»: è l’avvio di una speri mentazione, decisa dal Concistoro, che prevede un incontro mensile per i prossimi quattro mesi. Si è quindi pensato non alla classica «catechesi per adulti», accantonata anche per problemi di risorse umane, ma a una «catechesi comunitaria». La predica zione sarà quindi eseguita da un mo mento di confronto su un tema spe cifico, nel quale sarà possibile porre delle domande, esprimere pareri e scambiarsi idee. La pastora e teolo ga battista Lidia Maggi ha condotto il primo incontro su «Le concezioni della libertà» che è stato molto parte cipato e vivace; il secondo incontro è stato diretto dal prof. Campi, che ha presentato la concezione della libertà di Lutero.

Mancano pastori. In meno di dieci anni, quasi la metà dei pastori e delle pastore della Svizzera francese sarà andata in pensione. Anche se esistono delle soluzioni, in particolare grazie all’impegno dei laici, le Chiese ri formate stanno affrontando una crisi di successione. Nel 2029, il 47% dei pastori e delle pastore della Svizze ra francese sarà andato in pensione; un po’ meno di dieci persone entrano ogni anno nella Opera protestante di formazione: questa cifra è stabile, ma tra dieci anni mancheranno 65 perso ne, cioè il 18%, sui 354 posti ministe riali della Svizzera francese. La man canza di nuove forze è causata dalla secolarizzazione della società.

Esercito ecumenico. L’Assistenza spirituale dell’esercito svizzero si al larga ad altre religioni: alcuni rappre sentanti ebrei e musulmani sono stati accettati come cappellani e dovranno svolgere un’istruzione di tre settima ne. In seguito saranno a disposizione dei soldati che necessitano di soste gno spirituale. Attualmente ci sono 171 cappellani nell’esercito svizzero, cattolici o protestanti, che prestano volontariamente almeno dieci giorni di servizio all’anno. Lo scorso anno, in segno di cooperazione con altre comunità religiose, è stato stretto un partenariato con la Federazione sviz zera delle comunità israelite e la Fede razione delle organizzazioni islamiche svizzere. Attualmente tre rappresen tanti non cristiani, su un totale di 29, stanno prendendo parte al corso per questa funzione e riceveranno il grado di capitano.

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Soldi per le minoranze. Dal pros simo gennaio 2023 le istituzioni delle minoranze (specialmente gli ebrei e i musulmani) in Svizzera potranno contare su un aiuto accresciuto di 2,5 milioni di franchi (attualmente 500.000 franchi annui) per la prote zione. Saranno in particolare destinati a mettere in sicurezza gli edifici dalle minacce terroristiche o di violenza, in aumento in questi ultimi anni secondo le valutazioni della Polizia federale.

Lavoro e famiglia. La conciliazione tra lavoro e famiglia in Svizzera non migliora: è di 62 punti su 100 e corri sponde esattamente ai valori registrati negli anni 2020 e 2019. Un punteg gio di 60 punti può essere interpretato come «sufficiente». I risultati mostra no che molte aziende e istituzioni of frono misure a favore delle famiglie, ma che c’è ancora un grande potenzia le di miglioramento. Nel complesso, l’offerta di misure a favore delle fami glie è leggermente diminuita rispetto all’ultimo sondaggio. Solo alcune di sposizioni, come il telelavoro, l’orario flessibile o l’accesso al lavoro a tempo parziale, hanno registrato un miglio ramento. Probabilmente gli effetti della pandemia e l’introduzione del congedo di paternità hanno svolto un ruolo decisivo in quest’ambito. Altri bisogni, invece, vengono meno presi in conto, come la pianificazione del lavoro che tenga conto degli impegni familiari, la possibilità di coordinare le vacanze con le esigenze della fami glia o la disponibilità di un asilo nido per i figli del personale.

Aiuto allo sviluppo. Nel 2021 l’aiu to pubblico allo sviluppo (APS) della Svizzera ha raggiunto i 3,589 miliardi di franchi, 243 milioni in più rispetto all’anno prima. In proporzione al red dito nazionale lordo (RNL) si tratta dello 0,51%, a fronte dello 0,49% nel 2020. Per la prima volta dal 2016, il rapporto APS/RNL supera di nuovo lo 0,5%. Ma non c’è da festeggiare: l’importo richiesto a livello mondiale è infatti dello 0,7% del PIL. Il Parla mento ha concesso due crediti aggiun tivi: uno per garantire la risposta del la cooperazione internazionale della Svizzera alla pandemia (226 milioni di franchi) e un altro per dare sostegno alla popolazione afghana nuovamente sotto i talebani (23 milioni). La Sviz zera ha anche donato ai Paesi in via di sviluppo dosi di vaccino antiCO VID e materiale sanitario (45 milioni totali).Con una mentalità da piccolo commerciante, la Svizzera (o meglio i suoi funzionari federali) calcola ogni

contributo al Terzo Mondo come da attribuire all’impegno internazionale dello 0,7 per mille: ma ciò malgrado, il minimo richiesto alla Svizzera resta fermo allo 0,5%. Lo denuncia ancora una volta l’Alliance Sud, collettivo delle principali agenzie umanitarie svizzere, in un comunicato dello scor so aprile.

Razzismo svizzero. A metà genna io un gruppo di lavoro internazionale, composto di esperti in materia di raz zismo, ha visitato la Svizzera per dieci giorni incontrando persone di origine africana, ma anche rappresentanti del le autorità federali e cantonali, delle forze di sicurezza, delle istituzioni nazionali, delle ONG e persone che lavorano a vario titolo contro il raz zismo e la discriminazione razziale. Al termine della visita, il gruppo di lavoro è giunto alla conclusione che in Svizzera esiste un «razzismo di sistema»: afferma che la polizia elve tica adotterebbe il cosiddetto «racial profiling», per cui il colore della pelle di una persona indurrebbe gli agenti a procedere nei suoi confronti adottan do misure che non sono quelle abi tuali. Il gruppo di lavoro ritiene inol tre che le indagini e i processi sulle violenze commesse dalla polizia non siano sufficientemente indipendenti. Il gruppo ha infine rilevato che nelle università e nelle scuole sono diffuse molestie, provocazioni e misure pu nitive. Il gruppo di lavoro chiede alla Svizzera di porre fine all’impunità della polizia nominando procuratori indipendenti. Inoltre chiede indagini su tutte le morti nelle carceri o nei centri d’asilo, e la valutazione di dati etnici che permettano di definire la portata della discriminazione razzia le. Il gruppo di lavoro riferirà al Con siglio dei diritti umani delle Nazioni Unite a settembre. A Coira, dall’inizio dell’anno, esiste un nuovo sportello a cui possono rivolgersi le vittime di razzismo o di discriminazione. Il Dipartimento di giustizia, sicurezza e sanità (DGSS) ha creato il «Servizio di consulenza per le vittime di discri minazione razziale». L’obiettivo dello sportello è quello di sostenere le vit time di discriminazione. Per aiutare persone e organizzazioni che si sen tono discriminate a causa del colore della pelle, della provenienza, della religione o di altre ragioni culturali, i Grigioni collaborano con l’Asylor ganisation di Zurigo (AOZ) e con la Rete nazionale di consulenza per le vittime del razzismo (www.networkracism.ch). Quest’ultima riunisce 23 servizi specializzati di tutta la Sviz

zera, che offrono consulenza in caso di discriminazione razziale. Intanto, la Commissione federale contro il razzismo ha lanciato una nuova piat taforma online contro i discorsi di incitamento all’odio razziale. (da un servizio di «Voce evangelica», aprile 2022)

Accoglienza. È stata superata la so glia dei 50mila rifugiati provenienti dall’Ucraina accolti in Svizzera dall’i nizio della guerra. A fine maggio se ne contavano esattamente 50.172, stando alla Segreteria di Stato della migra zione (SEM). Di questi, 48.574 hanno ottenuto lo statuto di protezione S. Si tratta in gran parte di ucraini (97,8%). Generosi e accoglienti gli svizzeri con gli ucraini, ma diffidenti e restrittivi con gli altri profughi; ma non perché gli svizzeri siano razzisti (no, mai!), è perché gli altri sono diversi…

Poveri protetti. Il Canton Vaud adat terà la sua legge sui mendicanti per renderla conforme alla giurisprudenza della Corte europea dei diritti dell’uo mo (CEDU). L’anno scorso la CEDU ha stabilito che la repressione totale dell’accattonaggio non è conforme al principio di proporzionalità, poi ché non mira davvero a lottare contro la criminalità organizzata. Da allora il Cantone non può più applicare le disposizioni che sanzionano la men dicità, entrate in vigore nel 2018. Una modifica legale era quindi necessaria. La proposta in consultazione prevede che l’accattonaggio sia vietato solo se aggressivo o in certi luoghi; le multe saranno però aumentate e potranno arrivare fino a 20.000 franchi.

Famiglie in difficoltà. Un numero particolarmente elevato di famiglie vive poco sopra la soglia di povertà. Caritas chiede che i nuclei con mezzi appena sufficiente per vivere ricevano maggiori aiuti. Da un punto di vista statistico, tali famiglie non sono consi derate povere. Proprio per questo non ricevono aiuti e rimane loro ben poco con cui sopravvivere. Paradossal mente devono tirare avanti con meno mezzi rispetto a chi è considerato in povertà ma riceve aiuti. Se si aumen tasse la soglia del minimo vitale di 500 franchi, il numero di persone consi derate povere raddoppierebbe, stando a uno studio realizzato in collabora zione con l’Alta scuola specializzata bernese. Secondo l’Ufficio federale di statistica, nel 2020 in Svizzera si contavano 722mila persone conside rate povere, pari all’8,5% della popo lazione.

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CRONACA INTERNAZIONALE

Francesco chiede scusa. Dopo aver incontrato separatamente i rappresen tanti dei popoli indigeni del Canada e ascoltato le loro storie, in un’udienza conclusiva, papa Francesco ha detto: «Chiedo perdono a Dio, vi chiedo scusa per gli abusi che avete subito.»

Negli istituti retti sia da varie Chiese cristiane, sia dallo Stato, fra il 1865 e gli anni ’80 del secolo scorso, ven nero infatti «rieducati» circa 150mila bambini indigeni, strappati con la forza alle loro famiglie, alle loro tradizioni e culture, per essere «ci vilizzati». Diverse migliaia di bam bini e ragazzi morirono (è stata do cumentata la morte di almeno 4.100 bambini) nelle cosiddette scuole re sidenziali a causa di malattie, fame, freddo, maltrattamenti, abusi fisici e psicologici. Nella primavera scor sa sono state scoperte più di 1.300 tombe non contrassegnate nei pressi di diverse scuole gestite da congrega zioni religiose cattoliche frequentate da bambini indigeni canadesi. Anche l’arcivescovo di Canterbury Justin Welby, durante un incontro svoltosi il 1 maggio con rappresentanti di alcune Prime Nazioni canadesi, si è dichiara to «inorridito» e «pieno di vergogna» nell’apprendere gli abusi che loro e altri bambini avevano subito nelle scuole residenziali gestite dalla Chie sa anglicana in tutto il Canada tra il 1820 e il 1969.

Martiri americani. Dopo la cano nizzazione di mons. Oscar Romero, è salito sugli altari anche il suo amico gesuita Rutilio Grande, insieme ai due contadini – Manuel Solérzano di 72 anni e Nelson Rutilio Lemus di ap pena 15 –assassinati insieme a lui in un’imboscata a Las Tres Cruces, vici no alla parrocchia di El Paisnal, il 12 marzo 1977, e a un altro prete martire, il francescano Cosme Spessotto, uc ciso a colpi di fucile davanti all’altare della chiesa parrocchiale di San Juan Nonualco il 14 giugno 1980. La ce rimonia di beatificazione si è svolta il 23 gennaio scorso, nella piazza Di vino Salvador del Mundo a San Sal vador. La cerimonia di beatificazione dei quattro martiri è stata presieduta dall’amico e collaboratore di Rome

ro, Gregorio Rosa Châvez, vescovo ausiliare di San Salvador fin dal 1982 e nominato a sorpresa cardinale da papa Francesco nel 2017. Al ricordo di Romero è inscindibilmente legata la figura di Rutilio Grande, parroco di Aguilares, in una regione domina ta dalla canna da zucchero, coltivata in grandi latifondi in cui i lavoratori ricevevano salari miserabili e tratta menti disumani. Il gesuita aveva preso possesso della parrocchia del Signo re della Misericordia il 24 settembre del 1972, introducendo un metodo di evangelizzazione orientato alla fon dazione di comunità impegnate nella trasformazione della società secondo criteri evangelici: la realizzazione di «una comunità di fratelli impegnati a costruire un mondo nuovo, senza op pressori né oppressi, secondo il pro getto di Dio».

Proposte tedesche. Ai primi di feb braio i 240 partecipanti (metà clero, metà laici, uomini e donne) al cam mino sinodale della Chiesa cattolica tedesca, in prima battuta (la seconda, e finale, ci sarà in ottobre), hanno proposto: misure severissime con tro la pedofilia del clero; il celibato opzionale per i presbiteri; donne al diaconato, di fatto visto come tappa verso il presbiterato; la benedizione in chiesa alle coppie omosessuali; la piena corresponsabilità dei laici, con i preti, nella conduzione delle parroc chie. Se confermate in autunno, tali proposte nel 2023 arriveranno al Si nodo. Ogni decisione sarà una volta ancora rinviata? Forse un segnale di «luce verde» è venuto dal cardinale Jean, gesuita, arcivescovo di Lus semburgo, scelto da Bergoglio come relatore al prossimo Sinodo. In un’in tervista al giornale cattolico francese «La Croix», lodando l’istituzione dei diaconi permanenti, anche sposati, si è chiesto: «E perché non anche pre ti uxorati?». Il testo sulle donne nel ministero sacramentale afferma che «nella Chiesa cattolica verrà avviato un processo trasparente, guidato da una commissione che proseguirà il lavoro del Cammino sinodale in Ger mania in modo sostenibile. Sarà isti tuita una commissione che si occupe rà esclusivamente della questione del ministero sacramentale delle persone di ogni genere».

Primizia Usa. Ketanji Brown Jack son sarà la prima donna afroameri cana a far parte della Corte Suprema, la terza persona afroamericana e la sesta donna, nonché la prima giudice negli ultimi trent’anni ad aver lavora

to soprattutto come avvocata d’uffi cio prima di intraprendere la carriera da giudice. Ketanji Brown Jackson è nata 51 anni fa a Washington, D.C., ed è cresciuta a Miami, in Florida. La Jackson viene da una lunga carriera come avvocata e giudice e fa parte dell’organo direttivo della prestigiosa università di Harvard, in cui si laureò cum laude nel 1996. La strada verso la nomina alla Corte Suprema non è stata facile. I Repubblicani hanno cercato in tutti i modi di rallentare il processo di conferma, attaccando la Jackson – durante le audizioni – con domande in cui era presente un sottile razzismo. La nomina è arrivata gra zie all’appoggio di tre senatori repub blicani che hanno votato insieme ai democratici: i voti a favorevoli sono stati 53, contro 47 contrari. Sebbene la nomina della giudice Jackson non influirà nel concreto sull’orienta mento politico della Corte (con lei, i giudici che possono essere definiti progressisti sono soltanto tre, contro i 6 conservatori, espressi dai Repub blicani), rappresenta pur sempre una decisione storica.

Pastori a Mauthausen. Sono 37 le biografie di pastori e teologi prote stanti raccolte nel volume Pastori pro testanti nel campo di concentramento di Mauthausen, pubblicato recente mente in Austria su commissione delle Chiese protestanti, della Comunione di Chiese protestanti in Europa (Cpce) e curato dal pastore Michael Bünker e dalla storica Dietlind Pichler. Il libro si collega alla recente riflessione avviata dalle Chiese protestanti austriache non solo sugli orrori che il nazismo portò con sé, ma anche sul coinvolgimento e la responsabilità di chi non seppe sottrarsi al dominio del Nazionalso cialismo. Si tratta di una raccolta di biografie proposta in una prospettiva europea, perché i pastori protestanti di cui si racconta provengono da vari luoghi d’Europa: Francia, Olanda, Italia, Polonia, Slovacchia, Ungheria.

Negli ultimi decenni le Chiese prote stanti austriache stanno sviluppando una forte riflessione sulle responsa bilità e il coinvolgimento nel nazi smo. La Chiesa protestante austriaca, Chiesa di minoranza ma con un forte senso di appartenenza alla Chiesa te desca, non seppe sottrarsi al nazismo. Il libro è quindi un primo sguardo pa noramico sulle vittime del campo di sterminio austriaco, in particolare sui pastori protestanti che, in nome delle loro convinzioni dettate dalla fede, si schierarono apertamente contro il nazismo.

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a cura di Alberto Lepori

Battesimi al femminile. La dioce si di Essen è la prima in Germania a consentire alle donne di celebrare i battesimi, adducendo a motivazione la mancanza di sacerdoti. Il vescovo, mons. Franz-Josef Overbeck ha con ferito l’incaricato a 18 ministri laici – 17 dei quali donne – di ammini strare il sacramento, nel corso di una cerimonia tenutasi lo scorso marzo. Finora solo i vescovi, i sacerdoti e i diaconi – ministeri che la Chiesa cat tolica riserva agli uomini – potevano celebrare i battesimi; anche se il dirit to canonico, al canone 861, prevede che un vescovo possa nominare altre persone per battezzare quando «un ministro ordinario è assente o impe dito»; nel catechismo della Chiesa cattolica si afferma poi che «in caso di necessità, chiunque, anche un non battezzato, purché abbia l’intenzione richiesta, può battezzare, utilizzando la formula battesimale trinitaria.»

La diocesi di Essen è già molto in clusiva da diversi anni, con donne e uomini impegnati nella celebrazione, ad esempio, di funerali. Negli ultimi dodici mesi, tre funzionarie hanno as sunto anche responsabilità della ge stione amministrativa di parrocchie. Essen, pur essendo la prima diocesi in Germania a inaugurare questa no vità, non è l’unica in Europa: anche a Basilea e a Linz, in Austria, alcu ni laici, incaricati come responsabili nelle parrocchie, hanno il permesso di amministrare il battesimo.

Donne imprenditrici. La Svizzera figura al quinto posto al mondo in materia di condizioni quadro per le donne imprenditrici: è quanto emer ge dalla quinta edizione del Master card Index of Women Entrepreneurs (MIWE), un indice che documenta la situazione e i progressi in 65 Pae si, in rappresentanza dell’82% della popolazione femminile occupata del pianeta. Grazie soprattutto a un mag giore impegno per la promozione delle donne, la Confederazione migliora di due posizioni nella classifica capeg giata da Stati Uniti, Nuova Zelanda. Mondialmente la pandemia ha colpito specialmente le donne. Il 64% delle aziende in mano a un dirigente donna ha subito forti conseguenze a causa del Covid, contro il 52% delle impre se a guida maschile. Fra le persone che hanno perso l’impiego, il 54% era donna, a fronte della quota del 39%, in generale, di lavoratrici. E ancora: il 90% delle donne senza lavoro a causa della pandemia non l’ha ritrovato, una percentuale che scende al 70% per gli uomini.

Per la libertà. II ministro dell’Interno francese, Gérald Darmanin, ha annun ciato un finanziamento di quattro mi lioni di euro per la sicurezza dei luoghi di culto in Francia, in particolare per finanziare i mezzi di videosorveglian za. Da gennaio 2021 in Francia sono stati registrati 1.400 atti antireligiosi (insulti, vandalismi, profanazioni), in calo del 17% rispetto all’anno prece dente. Nel 2021 sono stati registrati 686 atti anticristiani, rispetto ai 921 del 2019, con una diminuzione del 25%.Per quanto riguarda gli atti an tisemiti, il ministero dell’Interno ha registrato un calo del 15%, 523 nel 2021 contro i 617 del 2019. Gli atti anti-musulmani sono aumentati del 32% (171 contro 129 nel 2019). Fino a marzo si è tenuta una missione parla mentare di Ludovic Mendes (LREM) e Isabelle Florennes (Modem) «per fare ulteriori proposte sulla questione degli atti antireligiosi».

Anticoncilio femminile. Il libro di Adriana Valerio (1869. Anticoncilio delle donne, Carocci, 2021) analizza una vicenda per lo più sconosciuta, eppure assai istruttiva anche oggi. In contrapposizione al Concilio Vatica no I, che Pio IX decise di aprire l’8 di cembre 1869, Giuseppe Ricciardi, de putato del Regno d’Italia ed esponente della Sinistra storica, s’impegna a or ganizzare a Napoli un «Anticoncilio» per denunciare le tesi «reazionare» del pontefice. Al polemico appuntamento, «benedetto» da Garibaldi, che dura po chissimi giorni, partecipano 461 per sone, per lo più legate a logge masso niche; all’iniziativa aderiscono anche 185 nobildonne. Il libro racconta vita e idee di alcune di loro. Si rimane colpiti dalle analisi che esse fanno del potere ecclesiastico: «Mai potrà abbattersi il mostruoso colosso del Papato finché il clero imporrassi alla coscienza della donna e la terrà sua schiava», dice una; e un’altra auspica che l’Anticoncilio «dia impulso per liberarci dai pregiu dizi clericali e da quelle massime che hanno reso le donne ciechi strumenti del dispotismo e dei preti». Commenta Adriana Valerio: «Un’esperienza cir coscritta [quella di Napoli 1869], ca pace, però, di provocare ancora oggi la nostra istituzione cattolica romana, la quale ritiene, erroneamente, che la questione femminile non sia un pro blema fondamentale».

Spade in aratri. Circa il 40% degli adulti statunitensi possiede un’arma da fuoco o vive con una persona che ne ha una. Difficile dare una stima precisa, in quanto un registro cen

tralizzato dei possessori di armi da fuoco non esiste, addirittura è vietato dalla legge federale. Indubbiamente, però, gli Stati Uniti sono uno dei Paesi più armati, con quasi 400 milioni di «pezzi», un dato che piazza gli Usa al primo posto al mondo per numero di armi pro capite, con il 4% della popo lazione mondiale e il 40% delle armi. Una coalizione ecumenica di Chiese episcopali, luterane, presbiteriane, mennonite, ispirandosi alla Bibbia che chiede di trasformare le spade in ara tri, vuole «guarire la comunità» dalla malattia della violenza armata con il metodo del riacquisto: parti delle armi dismesse vengono riutilizzate per pro durre attrezzi da giardino, ma anche opere d’arte, gioielli e altri oggetti, coinvolgendo le comunità stesse nel la trasformazione di questi strumenti di morte in strumenti di bellezza, in collaborazione con artisti e associa zioni locali.

Chiese in vendita. L’idea che la propria chiesa diventi una scuola di ballo o un fast food può far gelare il sangue a qualcuno, specie se l’edifi cio racchiude secoli di storia e tradi zione. Tuttavia, di fronte a problemi economici difficilmente risolvibili, e parallelamente a un calo di presenze inesorabile, con l’abbandono, spesso totale, del locale di culto, molte comu nità hanno cominciato a porsi l’annosa domanda: se non siamo in grado di restaurare il nostro tempio, e in ogni caso non sappiamo più come usarlo, perché non venderlo? Dalla Francia alla Gran Bretagna, dagli Stati Uniti alla Svizzera, molte hanno già affron tato una questione che comincia a toc care anche l’Italia. Un esempio viene dalle Chiese protestanti dell’Alsazia e Lorena (Uepal), che sul loro magazine bimestrale, «Le Nouveau Messager», raccontano la storia della chiesa di Petite-Rosselle, al confine con la Ger mania, venduta nel 2019 dopo sei anni dalla celebrazione dell’ultimo culto. Dovendo trovare ingenti fondi per la ristrutturazione e la messa a norma, il Consiglio di Chiesa ha pensato di vendere l’edificio: se ne è discusso in assemblea in modo molto franco: «Una chiesa è fatta perché delle per sone possano riunirsi. Se è vuota, che cosa si fa dell’edificio?». Dominic Dutra, esperto in campo immobiliari sta ecclesiastico, spiega come «reim maginare gli edifici ecclesiastici per scopi missionari» e parla appunto del le migliaia di chiese già chiuse o che lo saranno a breve, sottolineando il fatto che occorre affrontare per tempo le discussioni sul «dopo».

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E la nave va. Solo dopo la tragedia della Costa Concordia, che nel gen naio del 2012 per una manovra scel lerata causò la morte di 32 passeggeri di fronte all’Isola del Giglio, le navi da crociera hanno perso una parte del loro glamour. Questi grattacieli gal leggianti presentano diversi aspetti problematici. Pur essendo una picco la percentuale di tutte le navi in cir colazione su mari e oceani, hanno un effetto sovra proporzionato su qualità dell’aria, ecosistemi e clima. Il loro fabbisogno di energia è più elevato delle navi cargo, perché durante il viaggio funzionano anche come hôtel, navigano a velocità elevate e le loro rotte sfiorano le coste. Sono alimen tate da petrolio greggio pesante, il più sporco di tutte le qualità di petrolio. Poche navi da crociera sono dotate di filtri di assorbimento di polveri sottili o di catalizzatori selettivi per la puli zia dei fumi di scappamento, tecno logie che per i veicoli stradali sono ormai uno standard. Particolarmente problematiche sono le emissioni di os sidi di zolfo, di 3.500 volte maggiori rispetto al diesel. Secondo un calcolo risalente al 2017, la sola compagnia di crociera Carnival Corporation & PLC nei mari europei ha immesso più inquinanti nell’aria della totalità delle automobili circolanti in Europa, che sono più di 260 milioni. Un altro aspetto critico è l’emissione di ossidi di azoto (SOx) nelle località turistiche in cui le navi fanno tappa: Venezia, Civitavecchia, Palma de Mallorca o Barcellona. Queste emissioni creano aerosol di solfati e polveri fini dannose per la salute e responsabili dell’acidi ficazione del mare.

Leader locali per la giustizia cli matica. La Comunione mondiale delle Chiese riformate ha lanciato un’iniziativa di impegno sulla giu stizia ambientale. Nel dichiarare un «Decennio per la giustizia climatica» il comitato esecutivo ha riconosciuto che questo è un problema essenziale per il mondo intero. «Crediamo che questo decennio per combattere il cambiamento climatico motiverà le comunità religiose e altre persone di buona fede ad agire insieme per pre

servare e sostenere la vita rispetto al profitto» ha affermato Philip Vinod Peacock, responsabile per la giustizia e la testimonianza della Comunione mondiale. La Comunione ha annun ciato piani per sviluppare il suo Glo bal Reformed Advocacy Platforms for Engagement (GRAPE) con inizio nel 2023 grazie anche a un finanziamento dell’ong germanica Brot für die Welt. Con due progetti pilota si formeranno leader locali a essere sostenitrici e so stenitori della giustizia climatica nei loro contesti, contribuendo nel con tempo al movimento globale.

Voglio un armadio esagerato. La fast fashion è un modello di business dell’abbigliamento basato su una catena di fornitura rapida e a basso costo, che permette di aggiornare frequentemente l’offerta dei prodotti introducendo nuovi modelli ogni tre/ cinque settimane, arrivando fino a 20 collezioni l’anno, mentre in passato erano solo due: autunno/inverno e pri mavera/estate. L’obiettivo è sfruttare il continuo desiderio di novità della massa consumatrice. L’offerta di abiti a basso costo implica altissimi costi sociali e ambientali dove sono pro dotti. Circa il 70% delle importazioni tessili in Europa proviene dall’Asia; fa specie constatare che dal Bangladesh, dove in cinquemila stabilimenti sono impiegate 4 milioni di persone, il 60% dell’abbigliamento prodotto sia espor tato verso l’UE e il 23% negli USA. L’arretratezza delle legislazioni nei Paesi di produzione sulle condizioni di lavoro, il diffuso ricorso ai subap palti, il lavoro informale, le lacune nei controlli sulle norme igieniche e di si curezza, la mancanza di contratti col lettivi con regole precise sui salari, le ore supplementari ecc. fanno dell’in dustria dell’abbigliamento un settore ad altissimo rischio per i diritti di chi lavora. In questo marasma monitorano il rispetto dei diritti da parte delle mar che diverse ong: Business & Human Rights Resource center, Center for Re search on Multinational Corporations, Clean Clothtes Campain e Workers Right Consortium. E lo standard che attesta una collaborazione con i marchi di produzione è www.fairwear.com

A bocca asciutta. In Svizzera l’ac qua è presente in abbondanza, in par ticolare quella potabile (usata perfino negli sciacquoni dei wc). Volgendo lo sguardo al mondo, si osserva che ciò rappresenta l’eccezione alla nor ma: più di 2,2 miliardi di persone non hanno accesso sicuro all’acqua potabile. A molti Stati mancano sia i

mezzi finanziari sia le conoscenze per mettere in funzione sistemi di approv vigionamento idrico, premessa per il benessere, la crescita economica, il miglioramento generale della salute e anche per una migliore ridistribuzione dei compiti tra donna e uomo. Oltre a rimanere precluso a un quarto della popolazione mondiale, il diritto all’ac qua stenta a essere riconosciuto come tale. La risoluzione ONU 64/292 pre vede dal 2010 il diritto a sufficiente acqua potabile e a scopi igienici, così come a servizi igienici funzionanti; definisce inoltre la responsabilità dei governi e, secondariamente, della co munità internazionale a provvedervi. Tuttavia, gli USA e il Canada già si astennero a suo tempo dal voto, in dicando che non esiste un diritto in ternazionale all’acqua, non essendo indicato esplicitamente nella Dichia razione Universale dei Diritti Umani e nemmeno nelle convenzioni regionali. Ma questo diritto è implicito a quello che prevede un congruo standard vi tale e inscindibile dal diritto al cibo e alla salute.

Una situazione scomoda. Il grande adattamento è cominciato! Gli effetti del mutamento climatico superano per la loro ampiezza le stime sin qui pubblicate. Abbiamo iniziato a per dere habitat vivibili non solo per le altre specie viventi, ma anche per gli esseri umani; per circa 3,6 miliardi di persone, principalmente in Asia, Africa e America Latina, il riscalda mento globale in atto si traduce già in una situazione di grande vulnerabili tà. In particolare, l’accesso all’acqua sta peggiorando: la metà della popo lazione mondiale dovrà far fronte a situazioni negative causate dalle sic cità. È questa l’opinione espressa da 270 autrici e autori nel rapporto del Gruppo interdisciplinare di esperti sul clima dell’ONU (ICCP), reso noto nel mese di marzo 2022. Ciò avviene so prattutto in zone definite fragili come le coste, le montagne e i poli dove si verificheranno danni definiti irre versibili anche se l’obiettivo definito nell’Accordo di Parigi sul Clima di mantenere il riscaldamento climatico entro 2°C dovesse essere raggiunto. Ne consegue l’appello a investire sin da subito anche in misure di adatta mento a questa situazione e non solo in quelle di riduzione delle emissioni di gas serra. Certo è che, se avessimo iniziato 30 anni fa prendendo sul serio quanto presentato nell’ambito della prima conferenza sul clima di Rio nel 1991, ora non ci troveremmo in questa scomoda situazione.

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NOTIZIARIO (IN)SOSTENIBILE a cura di Daria Lepori

NOTIZIE BELLE

BUONE

Botta a Roma. Il Museo di arte contemporanea di Roma ospita una grande esposizione dell’architetto Mario Botta sotto il titolo «Sacro e profano». L’esposizione, aperta in aprile, durerà fino al 22 settembre prossimo. Con model lini, disegni originali e fotografie presenta edifici civili e chiese in diversi formati; tra essi l’abside della chiesa di Mogno, una delle prime realizzazioni di Botta del 1980, e altre chiese in Italia, in Svizzera e in Francia, la sinagoga in Israele e i due musei negli Stati Uniti. Papa Benedetto XVI ha nominato Botta nell’Accademia pontificia delle belle arti e gli ha conferito il Premio Ratzinger nel 2018.

Dono papale. Per la terza volta dall’inizio del conflitto in Ucraina, il cardinale Krajewski si è recato, all’inizio di apri le, in Ucraina per consegnare quale dono di papa Francesco una seconda ambulanza equipaggiata specialmente per la cura di bambini. Il Cardinale è stato in Ucraina durante l’intera Settimana Santa, celebrando il Triduo pasquale con la comunità locale.

Messa storica. Per la prima volta dal XVI secolo, il 5 marzo scorso una messa è stata celebrata nella cattedrale di San Pietro a Ginevra, diventata protestante con la Riforma nel 1536. La cerimonia presieduta dal vicario episcopale di Ginevra ha visto la partecipazione di 1500 persone; la comunità cattolica ha chiesto perdono per i peccati contro l’unità dei cristiani e pregato per l’Ucraina; i cattolici e anche i protestanti hanno poi ricevuto in testa le ceneri benedette il primo mercoledì di quaresima.

Cristiana sindaco. Priya Rajan, una cristiana dalit (in toccabile) di 28 anni, è stata nominata sindaco lo scorso marzo della città di Chenai (Madras) nel sud dell’India, una città di 10 milioni di abitanti. Priya Rajan, diplomata in commercio, appartiene alla Chiesa evangelica indiana, presente in almeno 10 Stati indiani.

Chiese in Egitto. Il presidente egiziano Abdel Fattah al Sisi ha dichiarato lo scorso marzo che «là dove c’è una mo

schea, deve esserci anche una chiesa». Una legge del 2016 permette la costruzione di chiese, in base all’eguaglianza tra i cittadini di diversa fede. Una commissione regolamen ta le costruzioni ecclesiastiche fin qui considerate illegali, e finora 1958 edifici sono stati riconosciuti in applicazione alla nuova legge sui luoghi di culto.

Segretaria generale. Il Consiglio della corporazione ecclesiastica cattolica del cantone di Turgovia ha nomi nato lo scorso aprile Michaela Berger Bühler come nuova segretaria generale. È la prima donna a occupare questa carica; lavorava già per la Chiesa del Cantone dal 2020 ed era segretaria aggiunta dal novembre 2021.

Donne parroco. Mons. Joan Planellas, vescovo di Tar ragona, ha affidato a sei donne (Concepciôn, Rosa Maria, Nüria, Montserrat, Rosa e Lola), riconosciute come «laiche in missione pastorale», la direzione liturgica di varie par rocchie. «E stata la mancanza di sacerdoti che ci ha portato a scoprire il carisma delle laiche all’interno della Chiesa», ha detto il portavoce diocesano, mentre il vescovo, ha di chiarato che non ha preclusioni nei confronti del genere femminile: «Personalmente non mi darebbe fastidio vedere una donna esercitare il sacerdozio».

Delegata vescovile. A rappresentare a Ginevra il vescovo di Friborgo, dal prossimo primo settembre sarà una donna, Fabienne Gigon, che prende la funzione di mons. Pascal Desthieux, fin qui vicario episcopale dal 2016. Nata nel 1984 a Ginevra, Fabienne Gigon ha un dottorato in scienze biomediche e, dopo varie esperienze, si è formata come animatrice pastorale all’Istituto di formazione ai ministeri. È anche cappellano nell’esercito svizzero.

Premio alle vittime. La fondazione Herbert Haag per la libertà nella Chiesa ha voluto onorare quest’anno coloro che si sono impegnati per difendere le vittime degli abusi sessuali nella Chiesa e ha consegnato lo scorso 13 marzo a Lucerna il premo 2022 a Jacques Nuoffer per l’associa zione romanda delle vittime SAPEC.

Reclute donne. Nel 2021, 546 donne sono state reclutate nell’esercito svizzero: si tratta di un nuovo record. Inoltre, 122 donne sono state assegnate alla protezione civile e al Servizio della Croce Rossa (99 alla prima e 23 al secondo). Altre 98 donne sono state raccomandate per un impiego di promovimento

pace.

Un libro a tre voci – e sei mani –che parla di identità, di

di lontananza,

27 notizie belle e buone No. 270
della
E
Christina Le Kisdaroczi, Alessandra Vitali, Graziella Zulauf-Huber La voce nascosta – Alla ricerca della lingua madre Die verborgene Stimme – Auf der Suche nach der Muttersprache Prefazione di Anna Felder, 368 pagine in italiano e tedesco, con illustrazioni in b/n, 15,5 x 21 cm, Fr. 30.–Armando Dadò editore Via Orelli 29 - 6601 Locarno - Tel. 091 756 01 20 - Fax 091 752 10 26 - shop@editore.ch - www.editore.ch
memoria,
di famiglia

Progresso ecumenico

La prima sessione di dialogo tra il Pontificio Consiglio per la Promozio ne dell’unità dei cristiani (Pcpuc) e la Comunione di Chiese protestanti in Europa (Geke/Ccpe, ex Concordia di Leuenberg) ha avuto luogo lo scorso aprile a Basilea, in Svizzera.

L’obiettivo del dialogo è la prepa razione di un documento dal titolo provvisorio «In cammino verso una comprensione comune delle Chiese.

Confronti, approfondimenti, prospet tive». Questa prima sessione ha avuto come obiettivi quello di approfondire la conoscenza reciproca e quello di individuare temi e azioni per il futuro.

La Geke nasce nel 2003 come organi smo ecumenico continentale che rag gruppa 106 Chiese luterane, metodi ste, riformate e unite di oltre 30 Paesi europei, in rappresentanza di circa 50 milioni di cristiani protestanti.

Il dialogo con la Chiesa cattolica, fino a pochi anni fa, era costruito più che altro su incontri bilaterali con le di verse denominazioni. L’incontro di Basilea rappresenta una novità nel panorama ecumenico mondiale.

Nel Cinquecento i due principali rami della Riforma, luterani e riformati, si divisero sulla comprensione della Cena del Signore. Martin Lutero rite neva che Cristo fosse corporalmente presente negli elementi del pane e del

Contro i giornalisti. Secondo la de nuncia di Reporter Senza Frontiere, il numero di giornalisti che è in prigione per motivi legati alla professione non è mai stato così alto, almeno da quando viene pubblicato il rapporto annuale, ovvero dal 1995. Si tratta di 488 perso ne in carcere nel mondo, con un incre mento quest’anno del 20% sul 2020. Diminuito tuttavia il numero dei repor ter uccisi: 46 nell’intero 2021, il dato più basso dall’inizio delle rilevazioni. L’aumento delle detenzioni negli ul timi 12 mesi si attribuisce soprattutto alla repressione sui media in Birma nia, Bielorussia e Hong Kong. In Bie lorussia si è assistito al pugno di ferro delle autorità verso i media nell’on data di proteste seguita alla contestata rielezione del presidente Alexander Lukashenko nell’agosto del 2020.

Corridoi umanitari. I corridoi uma nitari sono una via legale e sicura che consente a persone perseguitate di ottenere protezione internazionale e asilo in un Paese sicuro. Questa espe rienza nacque in un momento tragico

vino. Zwingli riteneva invece che la presenza di Cristo fosse spirituale. Il disaccordo trovò una soluzione nel 1973 con la formulazione e sottoscri zione della cosiddetta «Concordia di Leuenberg». Il fatto che le Chiese del la Concordia e la Chiesa cattolica si incontrino è quindi un ulteriore passo in avanti nel dialogo.

La Concordia di Leuenberg è un con creto (e forse unico) esempio di «unità nella diversità». Grazie ad essa, oggi, «Chiese autonome e indipendenti le une dalle altre riconoscono recipro camente i propri ministri di culto, la validità dei sacramenti, praticano l’intercomunione e accolgono i fedeli delle altre Chiese nelle loro comuni tà». Questo documento esprime «una comune comprensione dell’evangelo e dell’amministrazione dei sacramenti condivisa dalle Chiese che hanno sot toscritto l’accordo. Ottemperando, in questo modo, agli unici due requisiti che, secondo la teologia protestante, determinano l’unità della Chiesa. In base a quanto afferma la Confessio ne di Augusta (1530), quando si rag giunge l’accordo sulla predicazione dell’evangelo e la celebrazione dei sacramenti, la comunione ecclesiale ne consegue automaticamente, al di là delle diverse strutture, riti e tradizioni di ogni singola Chiesa».

della storia delle migrazioni medi terranee: dopo l’incidente al largo di Lampedusa del 3 ottobre 2013, quan do cattolici e protestanti iniziarono a chiedersi che cosa si potesse fare per contrastare le tragedie delle migrazio ni, del traffico umano e delle morti in mare. I dati erano quelli di una guerra: oltre 30.000 morti in poco più di dieci anni; ai quali si aggiungono le vitti me delle violenze nei campi libici o nei porti di partenza. I primi corridoi furono aperti nel 2016, grazie a un ac cordo tra il Governo italiano, le Chiese evangeliche e la Comunità di Sant’E gidio. Seguirono altri protocolli, e da allora sono arrivate in Italia in legalità e sicurezza oltre 2.025 persone. L’idea è stata ripresa in Francia in Belgio e in alcuni Länder tedeschi. L’Europa non adotta questo strumento, e resta inerte, affidando il problema ai Paesi esposti alle migrazioni mediterranee, considerando gli sbarchi un affare loro. Una pratica che dovrebbe seguire anche la Svizzera, che si vanta spesso della sua vocazione umanitaria. E le Chiese svizzere dove sono?

In questo numero

Editoriale

SOLIDARIETÀ CON IL POPOLO, INCERTEZZE SULL’AGIRE 1

Dossier: Costituzione della Chiesa «PRAEDICATE EVANGELIUM»: UN ESTRATTO DEL DOCUMENTO (a cura di A. Lepori) 3 «PREDICATE IL VANGELO»: UNA VALUTAZIONE GLOBALE 6 «PREDICATE IL VANGELO»: L’OPINIONE DI PIER GIACOMO GRAMPA (intervista di G. Zois) 7

Dossier: Sinodo

PER UNA CONSULTAZIONE SINODALE: COMUNIONE, PARTECIPAZIONE, MISSIONE 9

RISPOSTA DI UN CATTOLICO «MEDIO» AL FORMULARIO DELLA CONSULTAZIONE SINODALE (A. Lepori) 10

SINODO: SINTESI DELLA RETE «I VIANDANTI» (F. Ferrari, R. Tarasconi) 11

A PROPOSITO DI LITURGIA AMBIGUA NECESSITÀ (U. Basso) 13

PERCHÉ I SINODI ABBIANO CORAGGIO E DIANO SPERANZA 14

Testimoni

CARLO MOLARI 17

ERNESTO BALDUCCI 18

PADRE DAVID MARIA TUROLDO 18 PIER PAOLO PASOLINI 19

CORSO DI FORMAZIONE CULTURALE 15 BIBLIOTECA 19

CRONACA SVIZZERA 22

CRONACA INTERNAZIONALE 24 NOTIZIARIO (IN)SOSTENIBILE 26 NOTIZIE BELLE E BUONE 27

dialoghi di riflessione cristiana www.dialoghi.ch

Comitato: Alberto Bondolfi, Ernesto Borghi, Gaia De Vecchi, Alberto Lepori, Daria Lepori, Margherita Noseda Snider, Marina Sartorio, Carlo Silini, Paolo Tognina

Redattori responsabili: Alberto Bondolfi e Margherita Noseda Snider

Redazione: Margherita Noseda Snider, margherita.noseda@edu.ti.ch, Alberto Bondolfi, alberto.bondolfi@unige.ch

Amministratrice: Rita Ballabio, via Girora 26, 6982 Agno, rita.ballabio@bluewin.ch

Stampa: Tipografia Stazione SA, Locarno

Con il contributo dell’Aiuto federale per la lingua e la cultura italiana.

I collaboratori occasionali o regolari non si ritengono necessariamente consenzienti con la linea della rivista.

L’abbonamento ordinario annuale (quattro numeri) costa fr. 60.–, sostenitori da fr. 100.–

Un numero separato costa fr. 12.–IBAN CH31 0900 0000 6500 7205 4, Bellinzona.

28 opinioni No. 270

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