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Francesco, Esortazione apostolica Evan
from Dialoghi nr. 270
esterno alla curia, forse sarebbe stata più incisiva. Il C9 che ha guidato la riforma era composto da cardinali anziani, bravissimi, ma non esperti certo della macchina. Il vero grande problema dell’organizzazione della Chiesa è l’assenza della divisione dei poteri. Adesso abbiamo funzioni simili, disperse in ogni dicastero, perché ciascuno viene visto come centro di potere per competenze e vuole avere tutto dentro di sé. Avrei sperato che dopo anni di riflessione ci fosse stato un po’ di coraggio in più. E poi perché non pensare che anche per la macchina della Curia vaticana le persone vengano scelte in base alle competenze, ai titoli? Potrebbe essere molto utile per poter scegliere i più qualificati.
La costituzione, è parso di capire, è uscita alla fine un po’ di corsa, su richiesta del Papa che ne ha sollecitato la pubblicazione. Senza le traduzioni in altre lingue e con un po’ di refusi, poi rivisti dell’Editio typica pubblicata il 31 marzo. Perché secondo lei c’era questa urgenza?
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È come se dopo nove anni si fosse voluto mettere un punto, approfittando della festa di san Giuseppe. Ci vedo l’urgenza del Papa e anche la resistenza dell’apparato curiale.
«Predicate il Vangelo»: l’opinione di Pier Giacomo Grampa, vescovo emerito di Lugano
«Praedicate Evangelium», la «Costituzione apostolica» emanata da Papa Francesco, è presentata come una svolta epocale per le priorità date all’evangelizzazione e il ruolo dei laici nella Chiesa. Il sottotitolo indicativo di questo documento potrebbe essere «come dare l’annuncio della Buona Notizia nella modernità». Ne abbiamo parlato con il vescovo Pier Giacomo Grampa, che ha guidato la Diocesi di Lugano per 10 anni (gennaio 2004 – dicembre 2013), autore tra l’altro del libro «Il Concilio – Una grande luce. Per non perdere la bussola».
A sessant’anni dall’inizio del Concilio Vaticano II, mons. Grampa, come inquadrare «Praedicate Evangelium» il documento-riforma di Papa Francesco?
La Costituzione apostolica «Praedicate Evangelium» entrata in vigore la domenica di Pentecoste, 5 giugno 2022, non è per sé stata scritta in vista dell’annuncio del Vangelo, ma per realizzare quella riforma della Curia Romana e il suo servizio alla Chiesa e al mondo che era stata annunciata come stella polare del Pontificato di Papa Bergoglio e dopo otto anni non se ne vedevano ancora i frutti, tanto che qualcuno assai frettolosamente ne faceva pretesto per parlare di fallimento del Pontificato. La preparazione – La Costituzione di Papa Francesco «Praedicate Evangelium» annunciata il giorno di S. Giuseppe 2022 non fu un provvedimento improvvisato, un colpo di testa per testardaggine del Pontefice argentino, ma fu conseguenza delle discussioni avvenute nella preparazione del Conclave seguito alle dimissioni di Papa Benedetto. Dimissionando, Papa Ratzinger aveva messo a disposizione del successore tre scatoloni contenenti il materiale raccolto da tre Cardinali: Salvatore De Giorgi, Julian Herranz e Jozef
Tomko, incaricati da Papa Benedetto di raccogliere le informazioni su quanto successo per i disordini e scandali in Vaticano (disordini finanziari, scandali sessuali, persino appropriazioni indebite di lettere e soldi presi dalla scrivania del Papa). Negli incontri e discussioni in preparazione del Conclave emerse chiara la richiesta non solo di mettere ordine, ma di una riforma della Curia, esplicitamente richiesta come impegno per il nuovo eletto. Scelto Bergoglio, Papa Francesco si circondò di una commissione di nove Cardinali, segretario mons. Marcello Semeraro, Vescovo di Albano, per avviare gli incontri di preparazione del documento di Riforma. Non ricordo quante furono le riunioni per offrire le indicazioni utili per la stesura di un piano di riforme. Una volta pronto, il documento venne messo in consultazione presso tutti gli episcopati per un esame di verifica e per raccogliere le osservazioni delle Conferenze episcopali interessate. Ultimato l’impegnativo lavoro di preparazione quando già i malevoli parlavano di inconcludenza del Pontificato, è stata emanata la Costituzione «Praedicate Evangelium», entrata in vigore lo scorso 5 giugno. Il titolo dice chiaro il fine, lo scopo, la ragione d’essere della Chiesa e quindi del suo centro, la sede del Primato per l’annuncio del Vangelo da proclamare come messaggio di gioia. «Evangelii gaudium» diceva un precedente documento di Papa Francesco: e qui c’è il concetto della gradualità espressa nell’efficace sintesi che il tempo è superiore allo spazio. Spiccano altri tre principi cari a Bergoglio: l’unità prevale sul conflitto, la realtà è più importante dell’idea, e il tutto è superiore alla parte, che permettono di lavorare a lunga scadenza, senza l’ossessione di risultati immediati. E permettono di capire anche quelle che furono lette come frenate, nel cammino delle riforme proposte soprattutto nei Sinodi della famiglia e per l’Amazzonia. Mentre furono scelte dettate da questi principi. Non si può comprendere la Costituzione «Praedicate Evangelium» se non si tengono presenti tutti i documenti che l’hanno preceduta, e la trentina di «Motu proprio» con i quali Francesco ha governato. E qui emergono la volontà di intervenire e la concretezza dell’operare che non si accontenta di proclamazioni verbali, ma si sono tradotte in un chiaro percorso: – Evangelii gaudium – Laudato si’ – Misericordiae vultus – Amoris laetitia – Christus vivit – Querida amazonia – Fratelli tutti Il Documento – In un’intervista precedente, citando Papa Francesco dissi che la nostra non è tanto un’epoca di cambiamenti, ma piuttosto un cam-
intervista di Giuseppe Zois