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Cfr. Concilio Ecumenico Vaticano II, Co stituzione dogmatica Lumen gentium, n. 30.

biamento d’epoca! Tutte le epoche portano cambiamenti, ma pochi sono i cambiamenti epocali, che segnano l’inizio di una nuova epoca. Un amico mi fece notare che l’affermazione era uno stereotipo che finisce per non dire niente, ma così non è! La Costituzione «Praedicate Evangelium» è un documento epocale perché, a 60 anni dall’avvio del Concilio Vaticano II, concretizza e realizza alcune affermazioni finora ripetute come un mantra, ma non capite e vissute fino in fondo. Si pensi all’affermazione conciliare della Chiesa come popolo di Dio nella modalità sinodale; la sacramentalità dell’Episcopato, per cui la figura del Vescovo non può essere come quella di un funzionario che viene messo in pensione: taci e fa’ il bravo, ma non contare più niente; la riforma liturgica, il posto dei laici, lo spirito di servizio: «sono venuto per servire non per essere servito»; la conversione missionaria della Chiesa. Faccio un esempio: la Chiesa «popolo di Dio». Il sacramento che fa la Chiesa non è l’Ordine, neppure la Cresima, ma il Battesimo. Ordine sacro, Cresima o Confermazione e Battesimo sono, tra i sette, i tre sacramenti di una volta sola, perché incidono il carattere, segnano in modo indelebile la persona che li riceve. Ma il sacramento fondante è il Battesimo. Ne era consapevole Papa Paolo VI che scrive: «Se la Chiesa è il popolo di Dio, tutto il popolo di Dio deve poter essere coinvolto nella vita della Chiesa», quindi nell’organizzazione della sua Curia, nel servizio da rendere per la predicazione del Vangelo, secondo le competenze, preparazione e capacità di ciascuno. La novità saliente è quella di coinvolgere i laici nelle responsabilità della Curia, nelle iniziative per l’annuncio del Vangelo e per i chierici viene introdotto un tempo limitato di cinque o dieci anni di servizio, per evitare il carrierismo, poi si deve ritornare alla diocesi o all’ordine di provenienza. Sono provvedimenti coraggiosi e profondamente innovativi. Riassumendo, le novità della Costituzione mi paiono queste: – L’apertura ai laici – Il metodo di lavoro «sinodale» – Una diversa gerarchia non tanto di importanza, quanto di ordine dei dicasteri – La messa a disposizione dei servizi della Curia per gli episcopati del mondo – I criteri della missionarietà. Quanto all’organizzazione si è operata una semplificazione abolendo tutte le differenze tra: Congregazioni, Dicasteri, Uffici, Consigli e Commissioni. Tutti sono Dicasteri a parte la Segreteria di Stato che ha una funzione particolare di segreteria del Sommo Pontefice. Importante da sottolineare è la precedenza data all’evangelizzazione, di cui il Pontefice si è riservato la responsabilità diretta e solo in secondo piano il Dicastero per la Dottrina della Fede, che bisogna prima diffondere e poi verificarne l’autenticità, come nuovo è il Dicastero per il servizio della Carità. E anche sugli altri c’è un ordine logico nel riconoscere un Dicastero per le Chiese orientali, la Chiesa dei due polmoni, immagine tanto cara a Giovanni Paolo II, quindi il culto divino e la disciplina dei sacramenti, le cause dei santi, la struttura della Chiesa: vescovi, clero, religiosi, laici, le famiglie e la vita. Dopo la descrizione ad intra l’apertura ad extra, e quindi gli altri Dicasteri legati a servizi particolari, come la Cultura, l’Educazione, lo sviluppo umano integrale. Nel Concistoro convocato per la nomina dei nuovi Cardinali per il 27 di agosto 2022 Papa Francesco si riserva di illustrare ai membri del Collegio cardinalizio il documento della Costituzione apostolica per la riforma della Curia.

Nell’esperienza di un Vescovo, quale dovrebbe essere la traduzione pastorale nella pratica?

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Per rispondere a questa domanda bisognerebbe riferirsi piuttosto alla prima Esortazione apostolica di Papa Francesco, Evangelii gaudium, «la gioia del Vangelo». Vivere questa gioia, dimostrarla quotidianamente con scelte coraggiose, coerenti, fedeli: una gioia che si rinnova e si comunica. Citando Benedetto XVI, Francesco ci ricorda che «all’inizio dell’essere cristiano non c’è una decisione etica o una grande idea, bensì l’incontro con un avvenimento, con una Persona, che dà alla vita un nuovo orizzonte e, con ciò, la direzione decisiva». L’annuncio della Buona Notizia non è trasmissione di verità, di dogmi, di morale o di riti: insomma, codici di comportamento. Dev’essere invece l’incontro con una Persona, l’incontro tra persone che trasmettono la loro esperienza e conoscenza, la vita di Cristo. Non si tratta di trovare modalità digitali nuove, ma di incontrare e fare incontrare le persone con l’esperienza di Gesù e del suo Vangelo nella quotidianità della vita, nelle concrete tappe dell’esistenza. In una parola: essere presenti!

Per la vita della Diocesi di Lugano cosa significa in concreto? Quali gli elementi di novità?

Questa domanda non deve rivolgerla a me, ma a chi oggi ha la responsabilità della diocesi. Io rispondo rifacendomi ai suggerimenti di Papa Francesco quando parla della trasformazione missionaria della Chiesa cattolica, della necessità di una Chiesa cattolica in uscita che deve prendere l’iniziativa, coinvolgersi, accompagnare, fruttificare e festeggiare, sostenendo l’urgenza di un improrogabile rinnovamento ecclesiale. Non mancano provocazioni che descrivono da una parte alcune sfide del mondo attuale e dall’altra denunciano le tentazioni degli operatori pastorali, con riferimento ad una serie di no che devono far riflettere. No all’accidia egoista, no al pessimismo sterile, no alla mondanità spirituale, no alla guerra tra noi e sì invece alla comprensione delle attuali sfide ecclesiali… Quanto abbiamo preso in considerazione, dibattuto, condiviso, fatte nostre queste provocazioni?

Come conciliare la predicazione con l’invecchiamento del clero e il calo di vocazioni? – Il futuro della pratica religiosa deve portare a qualche aggiustamento…

Non dobbiamo confondere il problema della predicazione e in particolare dell’omelia liturgica con quello più generale e fondamentale della evangelizzazione: dell’annuncio del Vangelo. Tutto il popolo credente è responsabile dell’annuncio del Vangelo. Un popolo per tutti, scrive Papa Francesco, e un popolo dai molti volti. Tutti dobbiamo sentirci discepoli missionari portatori dell’annuncio da persona a persona nel contesto delle diverse culture, tradizioni e ambiti educativi, aperti ai doni diversi che possono essere messi al servizio della evangelizzazione. Diverso è il problema della predicazione, dell’omelia nella liturgia, che l’attuale ordinamento almeno nella Eucaristia riserva solo al clero. Ci si domanda se non si possano allargare le maglie strette ed esclusive dell’attuale legislazione. In molti Paesi non si fatica a vedere un laico, una laica, una religiosa ad offrire il servizio della predicazione, dove a contare devono essere la preparazione e la competenza più che altre esigenze.

Meno burocrazia, meno spiritualità in stile zapping, meno Messe in streaming: quale potrebbe essere la pedagogia della Chiesa per l’uomo del nostro tempo?

Avere una risposta chiara, univoca, ge-

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