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gelii gaudium, n
from Dialoghi nr. 270
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CRONACA INTERNAZIONALE
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a cura di Alberto Lepori
Francesco chiede scusa. Dopo aver incontrato separatamente i rappresentanti dei popoli indigeni del Canada e ascoltato le loro storie, in un’udienza conclusiva, papa Francesco ha detto: «Chiedo perdono a Dio, vi chiedo scusa per gli abusi che avete subito.» Negli istituti retti sia da varie Chiese cristiane, sia dallo Stato, fra il 1865 e gli anni ’80 del secolo scorso, vennero infatti «rieducati» circa 150mila bambini indigeni, strappati con la forza alle loro famiglie, alle loro tradizioni e culture, per essere «civilizzati». Diverse migliaia di bambini e ragazzi morirono (è stata documentata la morte di almeno 4.100 bambini) nelle cosiddette scuole residenziali a causa di malattie, fame, freddo, maltrattamenti, abusi fisici e psicologici. Nella primavera scorsa sono state scoperte più di 1.300 tombe non contrassegnate nei pressi di diverse scuole gestite da congregazioni religiose cattoliche frequentate da bambini indigeni canadesi. Anche l’arcivescovo di Canterbury Justin Welby, durante un incontro svoltosi il 1 maggio con rappresentanti di alcune Prime Nazioni canadesi, si è dichiarato «inorridito» e «pieno di vergogna» nell’apprendere gli abusi che loro e altri bambini avevano subito nelle scuole residenziali gestite dalla Chiesa anglicana in tutto il Canada tra il 1820 e il 1969.
Martiri americani. Dopo la canonizzazione di mons. Oscar Romero, è salito sugli altari anche il suo amico gesuita Rutilio Grande, insieme ai due contadini – Manuel Solérzano di 72 anni e Nelson Rutilio Lemus di appena 15 –assassinati insieme a lui in un’imboscata a Las Tres Cruces, vicino alla parrocchia di El Paisnal, il 12 marzo 1977, e a un altro prete martire, il francescano Cosme Spessotto, ucciso a colpi di fucile davanti all’altare della chiesa parrocchiale di San Juan Nonualco il 14 giugno 1980. La cerimonia di beatificazione si è svolta il 23 gennaio scorso, nella piazza Divino Salvador del Mundo a San Salvador. La cerimonia di beatificazione dei quattro martiri è stata presieduta dall’amico e collaboratore di Romero, Gregorio Rosa Châvez, vescovo ausiliare di San Salvador fin dal 1982 e nominato a sorpresa cardinale da papa Francesco nel 2017. Al ricordo di Romero è inscindibilmente legata la figura di Rutilio Grande, parroco di Aguilares, in una regione dominata dalla canna da zucchero, coltivata in grandi latifondi in cui i lavoratori ricevevano salari miserabili e trattamenti disumani. Il gesuita aveva preso possesso della parrocchia del Signore della Misericordia il 24 settembre del 1972, introducendo un metodo di evangelizzazione orientato alla fondazione di comunità impegnate nella trasformazione della società secondo criteri evangelici: la realizzazione di «una comunità di fratelli impegnati a costruire un mondo nuovo, senza oppressori né oppressi, secondo il progetto di Dio».
Proposte tedesche. Ai primi di febbraio i 240 partecipanti (metà clero, metà laici, uomini e donne) al cammino sinodale della Chiesa cattolica tedesca, in prima battuta (la seconda, e finale, ci sarà in ottobre), hanno proposto: misure severissime contro la pedofilia del clero; il celibato opzionale per i presbiteri; donne al diaconato, di fatto visto come tappa verso il presbiterato; la benedizione in chiesa alle coppie omosessuali; la piena corresponsabilità dei laici, con i preti, nella conduzione delle parrocchie. Se confermate in autunno, tali proposte nel 2023 arriveranno al Sinodo. Ogni decisione sarà una volta ancora rinviata? Forse un segnale di «luce verde» è venuto dal cardinale Jean, gesuita, arcivescovo di Lussemburgo, scelto da Bergoglio come relatore al prossimo Sinodo. In un’intervista al giornale cattolico francese «La Croix», lodando l’istituzione dei diaconi permanenti, anche sposati, si è chiesto: «E perché non anche preti uxorati?». Il testo sulle donne nel ministero sacramentale afferma che «nella Chiesa cattolica verrà avviato un processo trasparente, guidato da una commissione che proseguirà il lavoro del Cammino sinodale in Germania in modo sostenibile. Sarà istituita una commissione che si occuperà esclusivamente della questione del ministero sacramentale delle persone di ogni genere».
Primizia Usa. Ketanji Brown Jackson sarà la prima donna afroamericana a far parte della Corte Suprema, la terza persona afroamericana e la sesta donna, nonché la prima giudice negli ultimi trent’anni ad aver lavorato soprattutto come avvocata d’ufficio prima di intraprendere la carriera da giudice. Ketanji Brown Jackson è nata 51 anni fa a Washington, D.C., ed è cresciuta a Miami, in Florida. La Jackson viene da una lunga carriera come avvocata e giudice e fa parte dell’organo direttivo della prestigiosa università di Harvard, in cui si laureò cum laude nel 1996. La strada verso la nomina alla Corte Suprema non è stata facile. I Repubblicani hanno cercato in tutti i modi di rallentare il processo di conferma, attaccando la Jackson – durante le audizioni – con domande in cui era presente un sottile razzismo. La nomina è arrivata grazie all’appoggio di tre senatori repubblicani che hanno votato insieme ai democratici: i voti a favorevoli sono stati 53, contro 47 contrari. Sebbene la nomina della giudice Jackson non influirà nel concreto sull’orientamento politico della Corte (con lei, i giudici che possono essere definiti progressisti sono soltanto tre, contro i 6 conservatori, espressi dai Repubblicani), rappresenta pur sempre una decisione storica.
Pastori a Mauthausen. Sono 37 le biografie di pastori e teologi protestanti raccolte nel volume Pastori protestanti nel campo di concentramento di Mauthausen, pubblicato recentemente in Austria su commissione delle Chiese protestanti, della Comunione di Chiese protestanti in Europa (Cpce) e curato dal pastore Michael Bünker e dalla storica Dietlind Pichler. Il libro si collega alla recente riflessione avviata dalle Chiese protestanti austriache non solo sugli orrori che il nazismo portò con sé, ma anche sul coinvolgimento e la responsabilità di chi non seppe sottrarsi al dominio del Nazionalsocialismo. Si tratta di una raccolta di biografie proposta in una prospettiva europea, perché i pastori protestanti di cui si racconta provengono da vari luoghi d’Europa: Francia, Olanda, Italia, Polonia, Slovacchia, Ungheria. Negli ultimi decenni le Chiese protestanti austriache stanno sviluppando una forte riflessione sulle responsabilità e il coinvolgimento nel nazismo. La Chiesa protestante austriaca, Chiesa di minoranza ma con un forte senso di appartenenza alla Chiesa tedesca, non seppe sottrarsi al nazismo. Il libro è quindi un primo sguardo panoramico sulle vittime del campo di sterminio austriaco, in particolare sui pastori protestanti che, in nome delle loro convinzioni dettate dalla fede, si schierarono apertamente contro il nazismo.
Battesimi al femminile. La diocesi di Essen è la prima in Germania a consentire alle donne di celebrare i battesimi, adducendo a motivazione la mancanza di sacerdoti. Il vescovo, mons. Franz-Josef Overbeck ha conferito l’incaricato a 18 ministri laici – 17 dei quali donne – di amministrare il sacramento, nel corso di una cerimonia tenutasi lo scorso marzo. Finora solo i vescovi, i sacerdoti e i diaconi – ministeri che la Chiesa cattolica riserva agli uomini – potevano celebrare i battesimi; anche se il diritto canonico, al canone 861, prevede che un vescovo possa nominare altre persone per battezzare quando «un ministro ordinario è assente o impedito»; nel catechismo della Chiesa cattolica si afferma poi che «in caso di necessità, chiunque, anche un non battezzato, purché abbia l’intenzione richiesta, può battezzare, utilizzando la formula battesimale trinitaria.» La diocesi di Essen è già molto inclusiva da diversi anni, con donne e uomini impegnati nella celebrazione, ad esempio, di funerali. Negli ultimi dodici mesi, tre funzionarie hanno assunto anche responsabilità della gestione amministrativa di parrocchie. Essen, pur essendo la prima diocesi in Germania a inaugurare questa novità, non è l’unica in Europa: anche a Basilea e a Linz, in Austria, alcuni laici, incaricati come responsabili nelle parrocchie, hanno il permesso di amministrare il battesimo.
Donne imprenditrici. La Svizzera figura al quinto posto al mondo in materia di condizioni quadro per le donne imprenditrici: è quanto emerge dalla quinta edizione del Mastercard Index of Women Entrepreneurs (MIWE), un indice che documenta la situazione e i progressi in 65 Paesi, in rappresentanza dell’82% della popolazione femminile occupata del pianeta. Grazie soprattutto a un maggiore impegno per la promozione delle donne, la Confederazione migliora di due posizioni nella classifica capeggiata da Stati Uniti, Nuova Zelanda. Mondialmente la pandemia ha colpito specialmente le donne. Il 64% delle aziende in mano a un dirigente donna ha subito forti conseguenze a causa del Covid, contro il 52% delle imprese a guida maschile. Fra le persone che hanno perso l’impiego, il 54% era donna, a fronte della quota del 39%, in generale, di lavoratrici. E ancora: il 90% delle donne senza lavoro a causa della pandemia non l’ha ritrovato, una percentuale che scende al 70% per gli uomini. Per la libertà. II ministro dell’Interno francese, Gérald Darmanin, ha annunciato un finanziamento di quattro milioni di euro per la sicurezza dei luoghi di culto in Francia, in particolare per finanziare i mezzi di videosorveglianza. Da gennaio 2021 in Francia sono stati registrati 1.400 atti antireligiosi (insulti, vandalismi, profanazioni), in calo del 17% rispetto all’anno precedente. Nel 2021 sono stati registrati 686 atti anticristiani, rispetto ai 921 del 2019, con una diminuzione del 25%.Per quanto riguarda gli atti antisemiti, il ministero dell’Interno ha registrato un calo del 15%, 523 nel 2021 contro i 617 del 2019. Gli atti anti-musulmani sono aumentati del 32% (171 contro 129 nel 2019). Fino a marzo si è tenuta una missione parlamentare di Ludovic Mendes (LREM) e Isabelle Florennes (Modem) «per fare ulteriori proposte sulla questione degli atti antireligiosi».
Anticoncilio femminile. Il libro di Adriana Valerio (1869. Anticoncilio delle donne, Carocci, 2021) analizza una vicenda per lo più sconosciuta, eppure assai istruttiva anche oggi. In contrapposizione al Concilio Vaticano I, che Pio IX decise di aprire l’8 dicembre 1869, Giuseppe Ricciardi, deputato del Regno d’Italia ed esponente della Sinistra storica, s’impegna a organizzare a Napoli un «Anticoncilio» per denunciare le tesi «reazionare» del pontefice. Al polemico appuntamento, «benedetto» da Garibaldi, che dura pochissimi giorni, partecipano 461 persone, per lo più legate a logge massoniche; all’iniziativa aderiscono anche 185 nobildonne. Il libro racconta vita e idee di alcune di loro. Si rimane colpiti dalle analisi che esse fanno del potere ecclesiastico: «Mai potrà abbattersi il mostruoso colosso del Papato finché il clero imporrassi alla coscienza della donna e la terrà sua schiava», dice una; e un’altra auspica che l’Anticoncilio «dia impulso per liberarci dai pregiudizi clericali e da quelle massime che hanno reso le donne ciechi strumenti del dispotismo e dei preti». Commenta Adriana Valerio: «Un’esperienza circoscritta [quella di Napoli 1869], capace, però, di provocare ancora oggi la nostra istituzione cattolica romana, la quale ritiene, erroneamente, che la questione femminile non sia un problema fondamentale».
Spade in aratri. Circa il 40% degli adulti statunitensi possiede un’arma da fuoco o vive con una persona che ne ha una. Difficile dare una stima precisa, in quanto un registro centralizzato dei possessori di armi da fuoco non esiste, addirittura è vietato dalla legge federale. Indubbiamente, però, gli Stati Uniti sono uno dei Paesi più armati, con quasi 400 milioni di «pezzi», un dato che piazza gli Usa al primo posto al mondo per numero di armi pro capite, con il 4% della popolazione mondiale e il 40% delle armi. Una coalizione ecumenica di Chiese episcopali, luterane, presbiteriane, mennonite, ispirandosi alla Bibbia che chiede di trasformare le spade in aratri, vuole «guarire la comunità» dalla malattia della violenza armata con il metodo del riacquisto: parti delle armi dismesse vengono riutilizzate per produrre attrezzi da giardino, ma anche opere d’arte, gioielli e altri oggetti, coinvolgendo le comunità stesse nella trasformazione di questi strumenti di morte in strumenti di bellezza, in collaborazione con artisti e associazioni locali.
Chiese in vendita. L’idea che la propria chiesa diventi una scuola di ballo o un fast food può far gelare il sangue a qualcuno, specie se l’edificio racchiude secoli di storia e tradizione. Tuttavia, di fronte a problemi economici difficilmente risolvibili, e parallelamente a un calo di presenze inesorabile, con l’abbandono, spesso totale, del locale di culto, molte comunità hanno cominciato a porsi l’annosa domanda: se non siamo in grado di restaurare il nostro tempio, e in ogni caso non sappiamo più come usarlo, perché non venderlo? Dalla Francia alla Gran Bretagna, dagli Stati Uniti alla Svizzera, molte hanno già affrontato una questione che comincia a toccare anche l’Italia. Un esempio viene dalle Chiese protestanti dell’Alsazia e Lorena (Uepal), che sul loro magazine bimestrale, «Le Nouveau Messager», raccontano la storia della chiesa di Petite-Rosselle, al confine con la Germania, venduta nel 2019 dopo sei anni dalla celebrazione dell’ultimo culto. Dovendo trovare ingenti fondi per la ristrutturazione e la messa a norma, il Consiglio di Chiesa ha pensato di vendere l’edificio: se ne è discusso in assemblea in modo molto franco: «Una chiesa è fatta perché delle persone possano riunirsi. Se è vuota, che cosa si fa dell’edificio?». Dominic Dutra, esperto in campo immobiliarista ecclesiastico, spiega come «reimmaginare gli edifici ecclesiastici per scopi missionari» e parla appunto delle migliaia di chiese già chiuse o che lo saranno a breve, sottolineando il fatto che occorre affrontare per tempo le discussioni sul «dopo».
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NOTIZIARIO (IN)SOSTENIBILE
a cura di Daria Lepori
E la nave va. Solo dopo la tragedia della Costa Concordia, che nel gennaio del 2012 per una manovra scellerata causò la morte di 32 passeggeri di fronte all’Isola del Giglio, le navi da crociera hanno perso una parte del loro glamour. Questi grattacieli galleggianti presentano diversi aspetti problematici. Pur essendo una piccola percentuale di tutte le navi in circolazione su mari e oceani, hanno un effetto sovra proporzionato su qualità dell’aria, ecosistemi e clima. Il loro fabbisogno di energia è più elevato delle navi cargo, perché durante il viaggio funzionano anche come hôtel, navigano a velocità elevate e le loro rotte sfiorano le coste. Sono alimentate da petrolio greggio pesante, il più sporco di tutte le qualità di petrolio. Poche navi da crociera sono dotate di filtri di assorbimento di polveri sottili o di catalizzatori selettivi per la pulizia dei fumi di scappamento, tecnologie che per i veicoli stradali sono ormai uno standard. Particolarmente problematiche sono le emissioni di ossidi di zolfo, di 3.500 volte maggiori rispetto al diesel. Secondo un calcolo risalente al 2017, la sola compagnia di crociera Carnival Corporation & PLC nei mari europei ha immesso più inquinanti nell’aria della totalità delle automobili circolanti in Europa, che sono più di 260 milioni. Un altro aspetto critico è l’emissione di ossidi di azoto (SOx) nelle località turistiche in cui le navi fanno tappa: Venezia, Civitavecchia, Palma de Mallorca o Barcellona. Queste emissioni creano aerosol di solfati e polveri fini dannose per la salute e responsabili dell’acidificazione del mare.
Leader locali per la giustizia cli-
matica. La Comunione mondiale delle Chiese riformate ha lanciato un’iniziativa di impegno sulla giustizia ambientale. Nel dichiarare un «Decennio per la giustizia climatica» il comitato esecutivo ha riconosciuto che questo è un problema essenziale per il mondo intero. «Crediamo che questo decennio per combattere il cambiamento climatico motiverà le comunità religiose e altre persone di buona fede ad agire insieme per preservare e sostenere la vita rispetto al profitto» ha affermato Philip Vinod Peacock, responsabile per la giustizia e la testimonianza della Comunione mondiale. La Comunione ha annunciato piani per sviluppare il suo Global Reformed Advocacy Platforms for Engagement (GRAPE) con inizio nel 2023 grazie anche a un finanziamento dell’ong germanica Brot für die Welt. Con due progetti pilota si formeranno leader locali a essere sostenitrici e sostenitori della giustizia climatica nei loro contesti, contribuendo nel contempo al movimento globale.
Voglio un armadio esagerato. La fast fashion è un modello di business dell’abbigliamento basato su una catena di fornitura rapida e a basso costo, che permette di aggiornare frequentemente l’offerta dei prodotti introducendo nuovi modelli ogni tre/ cinque settimane, arrivando fino a 20 collezioni l’anno, mentre in passato erano solo due: autunno/inverno e primavera/estate. L’obiettivo è sfruttare il continuo desiderio di novità della massa consumatrice. L’offerta di abiti a basso costo implica altissimi costi sociali e ambientali dove sono prodotti. Circa il 70% delle importazioni tessili in Europa proviene dall’Asia; fa specie constatare che dal Bangladesh, dove in cinquemila stabilimenti sono impiegate 4 milioni di persone, il 60% dell’abbigliamento prodotto sia esportato verso l’UE e il 23% negli USA. L’arretratezza delle legislazioni nei Paesi di produzione sulle condizioni di lavoro, il diffuso ricorso ai subappalti, il lavoro informale, le lacune nei controlli sulle norme igieniche e di sicurezza, la mancanza di contratti collettivi con regole precise sui salari, le ore supplementari ecc. fanno dell’industria dell’abbigliamento un settore ad altissimo rischio per i diritti di chi lavora. In questo marasma monitorano il rispetto dei diritti da parte delle marche diverse ong: Business & Human Rights Resource center, Center for Research on Multinational Corporations, Clean Clothtes Campain e Workers Right Consortium. E lo standard che attesta una collaborazione con i marchi di produzione è www.fairwear.com.
A bocca asciutta. In Svizzera l’acqua è presente in abbondanza, in particolare quella potabile (usata perfino negli sciacquoni dei wc). Volgendo lo sguardo al mondo, si osserva che ciò rappresenta l’eccezione alla norma: più di 2,2 miliardi di persone non hanno accesso sicuro all’acqua potabile. A molti Stati mancano sia i mezzi finanziari sia le conoscenze per mettere in funzione sistemi di approvvigionamento idrico, premessa per il benessere, la crescita economica, il miglioramento generale della salute e anche per una migliore ridistribuzione dei compiti tra donna e uomo. Oltre a rimanere precluso a un quarto della popolazione mondiale, il diritto all’acqua stenta a essere riconosciuto come tale. La risoluzione ONU 64/292 prevede dal 2010 il diritto a sufficiente acqua potabile e a scopi igienici, così come a servizi igienici funzionanti; definisce inoltre la responsabilità dei governi e, secondariamente, della comunità internazionale a provvedervi. Tuttavia, gli USA e il Canada già si astennero a suo tempo dal voto, indicando che non esiste un diritto internazionale all’acqua, non essendo indicato esplicitamente nella Dichiarazione Universale dei Diritti Umani e nemmeno nelle convenzioni regionali. Ma questo diritto è implicito a quello che prevede un congruo standard vitale e inscindibile dal diritto al cibo e alla salute.
Una situazione scomoda. Il grande adattamento è cominciato! Gli effetti del mutamento climatico superano per la loro ampiezza le stime sin qui pubblicate. Abbiamo iniziato a perdere habitat vivibili non solo per le altre specie viventi, ma anche per gli esseri umani; per circa 3,6 miliardi di persone, principalmente in Asia, Africa e America Latina, il riscaldamento globale in atto si traduce già in una situazione di grande vulnerabilità. In particolare, l’accesso all’acqua sta peggiorando: la metà della popolazione mondiale dovrà far fronte a situazioni negative causate dalle siccità. È questa l’opinione espressa da 270 autrici e autori nel rapporto del Gruppo interdisciplinare di esperti sul clima dell’ONU (ICCP), reso noto nel mese di marzo 2022. Ciò avviene soprattutto in zone definite fragili come le coste, le montagne e i poli dove si verificheranno danni definiti irreversibili anche se l’obiettivo definito nell’Accordo di Parigi sul Clima di mantenere il riscaldamento climatico entro 2°C dovesse essere raggiunto. Ne consegue l’appello a investire sin da subito anche in misure di adattamento a questa situazione e non solo in quelle di riduzione delle emissioni di gas serra. Certo è che, se avessimo iniziato 30 anni fa prendendo sul serio quanto presentato nell’ambito della prima conferenza sul clima di Rio nel 1991, ora non ci troveremmo in questa scomoda situazione.
NOTIZIE BELLE E BUONE
Botta a Roma. Il Museo di arte contemporanea di Roma ospita una grande esposizione dell’architetto Mario Botta sotto il titolo «Sacro e profano». L’esposizione, aperta in aprile, durerà fino al 22 settembre prossimo. Con modellini, disegni originali e fotografie presenta edifici civili e chiese in diversi formati; tra essi l’abside della chiesa di Mogno, una delle prime realizzazioni di Botta del 1980, e altre chiese in Italia, in Svizzera e in Francia, la sinagoga in Israele e i due musei negli Stati Uniti. Papa Benedetto XVI ha nominato Botta nell’Accademia pontificia delle belle arti e gli ha conferito il Premio Ratzinger nel 2018.
Dono papale. Per la terza volta dall’inizio del conflitto in Ucraina, il cardinale Krajewski si è recato, all’inizio di aprile, in Ucraina per consegnare quale dono di papa Francesco una seconda ambulanza equipaggiata specialmente per la cura di bambini. Il Cardinale è stato in Ucraina durante l’intera Settimana Santa, celebrando il Triduo pasquale con la comunità locale.
Messa storica. Per la prima volta dal XVI secolo, il 5 marzo scorso una messa è stata celebrata nella cattedrale di San Pietro a Ginevra, diventata protestante con la Riforma nel 1536. La cerimonia presieduta dal vicario episcopale di Ginevra ha visto la partecipazione di 1500 persone; la comunità cattolica ha chiesto perdono per i peccati contro l’unità dei cristiani e pregato per l’Ucraina; i cattolici e anche i protestanti hanno poi ricevuto in testa le ceneri benedette il primo mercoledì di quaresima.
Cristiana sindaco. Priya Rajan, una cristiana dalit (intoccabile) di 28 anni, è stata nominata sindaco lo scorso marzo della città di Chenai (Madras) nel sud dell’India, una città di 10 milioni di abitanti. Priya Rajan, diplomata in commercio, appartiene alla Chiesa evangelica indiana, presente in almeno 10 Stati indiani.
Chiese in Egitto. Il presidente egiziano Abdel Fattah al Sisi ha dichiarato lo scorso marzo che «là dove c’è una moschea, deve esserci anche una chiesa». Una legge del 2016 permette la costruzione di chiese, in base all’eguaglianza tra i cittadini di diversa fede. Una commissione regolamenta le costruzioni ecclesiastiche fin qui considerate illegali, e finora 1958 edifici sono stati riconosciuti in applicazione alla nuova legge sui luoghi di culto.
Segretaria generale. Il Consiglio della corporazione ecclesiastica cattolica del cantone di Turgovia ha nominato lo scorso aprile Michaela Berger Bühler come nuova segretaria generale. È la prima donna a occupare questa carica; lavorava già per la Chiesa del Cantone dal 2020 ed era segretaria aggiunta dal novembre 2021.
Donne parroco. Mons. Joan Planellas, vescovo di Tarragona, ha affidato a sei donne (Concepciôn, Rosa Maria, Nüria, Montserrat, Rosa e Lola), riconosciute come «laiche in missione pastorale», la direzione liturgica di varie parrocchie. «E stata la mancanza di sacerdoti che ci ha portato a scoprire il carisma delle laiche all’interno della Chiesa», ha detto il portavoce diocesano, mentre il vescovo, ha dichiarato che non ha preclusioni nei confronti del genere femminile: «Personalmente non mi darebbe fastidio vedere una donna esercitare il sacerdozio».
Delegata vescovile. A rappresentare a Ginevra il vescovo di Friborgo, dal prossimo primo settembre sarà una donna, Fabienne Gigon, che prende la funzione di mons. Pascal Desthieux, fin qui vicario episcopale dal 2016. Nata nel 1984 a Ginevra, Fabienne Gigon ha un dottorato in scienze biomediche e, dopo varie esperienze, si è formata come animatrice pastorale all’Istituto di formazione ai ministeri. È anche cappellano nell’esercito svizzero.
Premio alle vittime. La fondazione Herbert Haag per la libertà nella Chiesa ha voluto onorare quest’anno coloro che si sono impegnati per difendere le vittime degli abusi sessuali nella Chiesa e ha consegnato lo scorso 13 marzo a Lucerna il premo 2022 a Jacques Nuoffer per l’associazione romanda delle vittime SAPEC.
Reclute donne. Nel 2021, 546 donne sono state reclutate nell’esercito svizzero: si tratta di un nuovo record. Inoltre, 122 donne sono state assegnate alla protezione civile e al Servizio della Croce Rossa (99 alla prima e 23 al secondo). Altre 98 donne sono state raccomandate per un impiego di promovimento della pace.
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Un libro a tre voci – e sei mani – che parla di identità, di memoria, di lontananza, di famiglia
Christina Le Kisdaroczi, Alessandra Vitali, Graziella Zulauf-Huber
La voce nascosta – Alla ricerca della lingua madre Die verborgene Stimme – Auf der Suche nach der Muttersprache
Prefazione di Anna Felder, 368 pagine in italiano e tedesco, con illustrazioni in b/n, 15,5 x 21 cm, Fr. 30.–
Armando Dadò editore Via Orelli 29 - 6601 Locarno - Tel. 091 756 01 20 - Fax 091 752 10 26 - shop@editore.ch - www.editore.ch
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opinioni
Progresso ecumenico
La prima sessione di dialogo tra il Pontificio Consiglio per la Promozione dell’unità dei cristiani (Pcpuc) e la Comunione di Chiese protestanti in Europa (Geke/Ccpe, ex Concordia di Leuenberg) ha avuto luogo lo scorso aprile a Basilea, in Svizzera. L’obiettivo del dialogo è la preparazione di un documento dal titolo provvisorio «In cammino verso una comprensione comune delle Chiese. Confronti, approfondimenti, prospettive». Questa prima sessione ha avuto come obiettivi quello di approfondire la conoscenza reciproca e quello di individuare temi e azioni per il futuro. La Geke nasce nel 2003 come organismo ecumenico continentale che raggruppa 106 Chiese luterane, metodiste, riformate e unite di oltre 30 Paesi europei, in rappresentanza di circa 50 milioni di cristiani protestanti. Il dialogo con la Chiesa cattolica, fino a pochi anni fa, era costruito più che altro su incontri bilaterali con le diverse denominazioni. L’incontro di Basilea rappresenta una novità nel panorama ecumenico mondiale. Nel Cinquecento i due principali rami della Riforma, luterani e riformati, si divisero sulla comprensione della Cena del Signore. Martin Lutero riteneva che Cristo fosse corporalmente presente negli elementi del pane e del vino. Zwingli riteneva invece che la presenza di Cristo fosse spirituale. Il disaccordo trovò una soluzione nel 1973 con la formulazione e sottoscrizione della cosiddetta «Concordia di Leuenberg». Il fatto che le Chiese della Concordia e la Chiesa cattolica si incontrino è quindi un ulteriore passo in avanti nel dialogo. La Concordia di Leuenberg è un concreto (e forse unico) esempio di «unità nella diversità». Grazie ad essa, oggi, «Chiese autonome e indipendenti le une dalle altre riconoscono reciprocamente i propri ministri di culto, la validità dei sacramenti, praticano l’intercomunione e accolgono i fedeli delle altre Chiese nelle loro comunità». Questo documento esprime «una comune comprensione dell’evangelo e dell’amministrazione dei sacramenti condivisa dalle Chiese che hanno sottoscritto l’accordo. Ottemperando, in questo modo, agli unici due requisiti che, secondo la teologia protestante, determinano l’unità della Chiesa. In base a quanto afferma la Confessione di Augusta (1530), quando si raggiunge l’accordo sulla predicazione dell’evangelo e la celebrazione dei sacramenti, la comunione ecclesiale ne consegue automaticamente, al di là delle diverse strutture, riti e tradizioni di ogni singola Chiesa».
Contro i giornalisti. Secondo la denuncia di Reporter Senza Frontiere, il numero di giornalisti che è in prigione per motivi legati alla professione non è mai stato così alto, almeno da quando viene pubblicato il rapporto annuale, ovvero dal 1995. Si tratta di 488 persone in carcere nel mondo, con un incremento quest’anno del 20% sul 2020. Diminuito tuttavia il numero dei reporter uccisi: 46 nell’intero 2021, il dato più basso dall’inizio delle rilevazioni. L’aumento delle detenzioni negli ultimi 12 mesi si attribuisce soprattutto alla repressione sui media in Birmania, Bielorussia e Hong Kong. In Bielorussia si è assistito al pugno di ferro delle autorità verso i media nell’ondata di proteste seguita alla contestata rielezione del presidente Alexander Lukashenko nell’agosto del 2020.
Corridoi umanitari. I corridoi umanitari sono una via legale e sicura che consente a persone perseguitate di ottenere protezione internazionale e asilo in un Paese sicuro. Questa esperienza nacque in un momento tragico della storia delle migrazioni mediterranee: dopo l’incidente al largo di Lampedusa del 3 ottobre 2013, quando cattolici e protestanti iniziarono a chiedersi che cosa si potesse fare per contrastare le tragedie delle migrazioni, del traffico umano e delle morti in mare. I dati erano quelli di una guerra: oltre 30.000 morti in poco più di dieci anni; ai quali si aggiungono le vittime delle violenze nei campi libici o nei porti di partenza. I primi corridoi furono aperti nel 2016, grazie a un accordo tra il Governo italiano, le Chiese evangeliche e la Comunità di Sant’Egidio. Seguirono altri protocolli, e da allora sono arrivate in Italia in legalità e sicurezza oltre 2.025 persone. L’idea è stata ripresa in Francia in Belgio e in alcuni Länder tedeschi. L’Europa non adotta questo strumento, e resta inerte, affidando il problema ai Paesi esposti alle migrazioni mediterranee, considerando gli sbarchi un affare loro. Una pratica che dovrebbe seguire anche la Svizzera, che si vanta spesso della sua vocazione umanitaria. E le Chiese svizzere dove sono?
In questo numero
Editoriale
SOLIDARIETÀ CON IL POPOLO, INCERTEZZE SULL’AGIRE 1
Dossier: Costituzione della Chiesa
«PRAEDICATE EVANGELIUM»: UN ESTRATTO DEL DOCUMENTO (a cura di A. Lepori) 3 «PREDICATE IL VANGELO»: UNA VALUTAZIONE GLOBALE 6 «PREDICATE IL VANGELO»: L’OPINIONE DI PIER GIACOMO GRAMPA (intervista di G. Zois) 7
Dossier: Sinodo
PER UNA CONSULTAZIONE SINODALE: COMUNIONE, PARTECIPAZIONE, MISSIONE 9 RISPOSTA DI UN CATTOLICO «MEDIO» AL FORMULARIO DELLA CONSULTAZIONE SINODALE (A. Lepori) 10 SINODO: SINTESI DELLA RETE «I VIANDANTI» (F. Ferrari, R. Tarasconi) 11 A PROPOSITO DI LITURGIA AMBIGUA NECESSITÀ (U. Basso) 13 PERCHÉ I SINODI ABBIANO CORAGGIO E DIANO SPERANZA 14
Testimoni
CARLO MOLARI 17 ERNESTO BALDUCCI 18 PADRE DAVID MARIA TUROLDO 18 PIER PAOLO PASOLINI 19
CORSO DI FORMAZIONE CULTURALE 15 BIBLIOTECA 19 CRONACA SVIZZERA 22 CRONACA INTERNAZIONALE 24 NOTIZIARIO (IN)SOSTENIBILE 26 NOTIZIE BELLE E BUONE 27
dialoghi di riflessione cristiana www.dialoghi.ch
Comitato: Alberto Bondolfi, Ernesto Borghi, Gaia De Vecchi, Alberto Lepori, Daria Lepori, Margherita Noseda Snider, Marina Sartorio, Carlo Silini, Paolo Tognina Redattori responsabili: Alberto Bondolfi e Margherita Noseda Snider Redazione: Margherita Noseda Snider, margherita.noseda@edu.ti.ch, Alberto Bondolfi, alberto.bondolfi@unige.ch Amministratrice: Rita Ballabio, via Girora 26, 6982 Agno, rita.ballabio@bluewin.ch Stampa: Tipografia Stazione SA, Locarno Con il contributo dell’Aiuto federale per la lingua e la cultura italiana. I collaboratori occasionali o regolari non si ritengono necessariamente consenzienti con la linea della rivista.