269 Locarno Anno 54 Marzo 2022
TRIMESTRALE
dialoghi di riflessione cristiana
La guerra è in Europa
Stendiamo queste righe in un momento particolarmente tragico per la storia europea, anche se da privilegiati, davanti allo schermo dei nostri computer, mentre nel medesimo momento molti altri cittadini e cittadine d’Europa o combattono con le armi in mano o fuggono dalle loro case e dalle loro città. La guerra è dunque arrivata in Europa sotto forma di invasione di uno Stato sovrano, l’Ucraina, per opera di un esercito agli ordini di un capo di Stato, Vladimir Putin, che autocraticamente dirige la Federazione russa dal 2012. La condanna nel mondo è stata quasi totale, salvo dalla Cina e da pochi altri Paesi che hanno voluto, almeno per il momento, mantenere una sorta di equidistanza da entrambi i belligeranti. In seno all’assemblea generale dell’ONU, 141 Paesi membri si sono schierati comunque contro l’invasione dell’Ucraina. Solo 5 Paesi si sono detti contrari a questa risoluzione (Russia, Bielorussia, Corea del Nord, Eritrea, Siria) mentre 35 Paesi, tra i quali Cina, India e Cuba, si sono astenuti. È stata la rivincita della comunità internazionale alla risoluzione presentata da USA e Albania al Consiglio di Sicurezza alcuni giorni prima e sul precedente veto che la Russia aveva posto a tale risoluzione. La Svizze(Continua a pagina 2)
Crisi dei seminari, crisi della Chiesa? Il fenomeno è comune a tutta l’Europa occidentale: i seminari si sono svuotati. Sulla collina di Lugano, il grande edificio costruito all’inizio del Novecento è vuoto. Anzi, no: è sede del Conservatorio della Svizzera italiana e fino a quest’anno ospitava anche la Scuola superiore per le professioni infermieristiche. Concesso in diritto di superficie all’adiacente Clinica Moncucco, rimane testimone di una forma istituzionale che nella Chiesa cattolica ha dominato per quattro secoli, dal Concilio di Trento (1645-1563) al Concilio Vaticano II (1962-64). Non tutti, gli studenti che occupavano i seminari in gran numero – in una fascia d’età compresa tra i 12 e i 24 anni – avevano «la vocazione» per diventare preti: ma a Lugano erano pur sempre molti, un centinaio tra ginna-
siali, liceali e studenti di teologia, una fila di tonache nere che impressionava quando scendeva la collina per andare a celebrare in cattedrale. Ora gli studenti del Seminario diocesano San Carlo, che a Lugano ha trovato sede nell’antico convento delle Cappuccine, si sono ridotti a cinque. Il dossier di «Dialoghi» non si limita naturalmente alla descrizione materiale del fenomeno: la formazione dei presbìteri nella Chiesa cattolica è un problema ovunque esposto a scelte difficili, l’integrazione nel ministero dei laici, delle donne; ma più genericamente al confronto con una società secolarizzata in cui la frequenza alle celebrazioni è drasticamente calata e forme dell’evangelizzazione devono essere ripensate con coraggio e fantasia. Dossier alle pagine 7-11