ДЕТИ (BAMBINI)

La Positività è lo stadio più avanzato della consapevolezza umana. Nel modello comportamentale convenzionale le organizzazioni –scuola, istituzioni, comunità, enti, imprese – sono tradizionalmente orientate alla stabilità, alla continuità, alla conservazione, all’abitudine, alle consolidate liturgie organizzative quotidiane. Tutto ciò nel tempo ha sviluppato in noi la chimica della negatività, portandoci ad essere più insicuri,
insoddisfatti, individualisti, indifferenti. In questo gioca un potente ruolo la forte complicità del nostro cervello, che ama gli automatismi, la pigrizia, la conservazione di energia e non il suo dispendio. In sintesi, innestiamo il pilota automatico e procediamo spediti senza usare spirito critico, intelligenza creativa, confronto oggettivo. Costano fatica. Ma il comportamento convenzionale non basta più, non è più funzionale ad un contesto umano in grande
evoluzione o, per meglio dire –oggetto di una autentica rivoluzione Una rivoluzionepositiva, appunto. Dobbiamo essere consapevoli che ognuno di noi dispone di gigantesche risorse interiori, disponibili ad essere utilizzate per migrare finalmente da un modello comportamentale negativo ad uno positivo.
Fabrizio FaviniInvitiamo i nostri lettori a passeggiare insieme a noi nel bosco della complessità e della positività. Vedremo come la Ricerca - scientifica, sociopolitica, culturale, etica, economica e produttiva, insieme all’Innovazione - tecnologica, di metodo, di comportamento, di processo, di
prodotto, cambia la nostra vita. Vedremo come l’innovazione creativa concorra, giorno dopo giorno, alla costruzione di nuovi modelli di relazione economica, sociale, produttiva e organizzativa procedendo instancabilmente, in parallelo, alla distruzione di quelli precedenti.
L’universo del comportamento umano è uno dei pochi settori in cui si continua ad operare sulla scorta di abitudini e di modelli culturali in buona parte obsoleti.
Veniamo educati a soffrire per conquistarci un posto nella vita; viceversa l’educazione al benessere interiore, all’autoconsapevolezza, alla percezione di sé e degli altri ce la dobbiamo costruire da soli.
E così noi molto spesso facciamo un uso sub-ottimale delle nostre risorse personali, influenzando in tal senso la vita di chi ci sta vicino: in famiglia, in società, sul lavoro. Spesso aderiamo alla cultura della negatività, della lamentela, della critica, del rinvio, dell’immobilismo.
Altrettanto spesso siamo vittime di comportamenti autolimitanti. Sovente l’esperienza, consolidando un pregiudizio, ci
limita nella capacità di interpretare con lucidità la realtà circostante. Siamo in balìa di alibi, conformismi, abitudini consolidate e di false convinzioni.
Per rimuovere emozioni ed atteggiamenti negativi aprendo la nostra esistenza alle opportunità della vita, dobbiamo sviluppare energie costruttive e positive e un diverso approccio con noi stessi e col mondo che ci circonda.
rivoluzionepositiva ha lo scopo di aiutare, chi è interessato, a realizzare questi obiettivi.
BENVENUTI A BORDO!
Il Comitato di Redazione:
Fabrizio Favini
Edoardo Boncinelli
Roberto Cingolani
Enrico Giovannini
Gianni Ferrario
Esperto di innovazione del comportamento
Sviluppo umano sempre più richiesto dalle aziende
Rettrice del Politecnico di Milano
Le imprese alla sfida della transizione sostenibile: le alleanze per il cambiamento
Professore di Fisica sperimentale all’Università di Trento
Si può fare!
Il punto di partenza nella gestione eccellente delle Risorse Umane è considerare i Collaboratori come persone portatrici non solo di una loro riconosciuta competenza professionale, bensì anche di valore umano, comportamento sociale, spirito di collaborazione, senso di responsabilità.
Le aziende hanno finalmente preso le distanze dal considerare i Collaboratori come elementi di produzione di un sistema autistico ed impersonale (*). Anche perché un’organizzazione di lavoro nel pieno senso del termine è un sistema integrato le cui performance dipendono sempre più da valori dipendenti dall’intelligenza emotiva di ogni suo componente, ad iniziare dal leader, per evidenti motivi di coerenza e credibilità.
Ma che cos’è l’intelligenza emotiva? Molto semplicemente è l’uso intelligente delle nostre emozioni.
I neuroscienziati ci dicono che quasi il 60% delle nostre decisioni – e quindi dei nostri conseguenti comportamenti – viene assunto in automatico, senza l’intervento dell’intelligenza razionale. Ci dicono anche che ci bastano 8 secondi per decidere se una persona ci è simpatica o antipatica – e quindi decidere che rapporto intrattenere con lei. Ancora: in un giorno noi produciamo circa 70mila pensieri, ossia circa 48 pensieri al minuto. Come è pensabile che tutti questi pensieri abbiano base razionale e non invece emozionale?
Leggiamo cosa ci dice Joseph LeDoux (**), uno dei più famosi neuroscienziati: “Le scienze cognitive sono nate da poco, verso la metà del XX° secolo e spesso vengono chiamate la scienza della mente.
In realtà sono la scienza di una sola parte della mente, quella che ha a che fare con
il ragionamento e l’intelletto. Radicate nell’idea che la mente fosse un mero congegno per elaborare le informazioni, esse lasciano fuori le emozioni. Ma una mente senza emozioni non è affatto una mente, è solo un’anima di ghiaccio, una creatura fredda, inerte, priva di desideri, di affanni, di dolori, di piaceri… Daniel Goleman fa numerosi esempi di intelligenza emotiva e, secondo lui, nella vita il successo dipende sia da un buon QI (quoziente di intelligenza) quanto da un buon QE (quoziente emotivo)”.
(*). Esempio di cosa si pensava dell’uomo 58 anni fa. Mi riferisco ad una frase attribuita ad un rapporto della NASA datato 1965: “L’uomo è il sistema computerizzato da 75 kg non lineare e multifunzionale a più basso costo che possa essere prodotto da manodopera non specializzata”.
Le emozioni sono informazioni. Fanno
parte a pieno titolo della natura umana. Ci aiutano a regolare la nostra mente e il nostro corpo, a trovare la nostra strada di vita. Ma allora, perché amputarcene?
Proviamo invece ad allenarle, a fare sviluppo umano di noi stessi aiutandoci:
• a essere consapevoli delle nostre emozioni dato che influenzano le nostre decisioni e quindi le nostre azioni e i nostri comportamenti
• a lavorare sulle nostre credenze negative per trasformarle in positive.
E se ci alleniamo proficuamente ne traiamo beneficio non solo per la nostra vita privata bensì anche per la nostra attività lavorativa, aiutandoci a traghettare il sentimento da un semplice “faccio il mio lavoro” ad “amo il mio lavoro”.
• competenze sociali e relazionali che permettono ai giovani di affrontare in modo efficace le esigenze della vita, rapportandosi con fiducia a se stessi, agli altri e alla comunità;
• sono abilità e competenze che è necessario apprendere per mettersi in relazione con gli altri e per affrontare i problemi, le pressioni e gli stress della vita quotidiana.
La mancanza di tali skills socio-emotive può causare, in particolare nei giovani, l’instaurarsi di comportamenti negativi e a rischio in risposta allo stress.
Il nucleo fondamentale di life skill è costituito da:
• capacità di leggere dentro di sé (autoconsapevolezza): conoscere se stessi, il proprio carattere, i propri bisogni e desideri, i propri punti di forza e di debolezza. È la condizione indispensabile per la comunicazione efficace, le relazioni interpersonali positive e l’empatia, per riconoscere le proprie emozioni e quelle degli altri: essere consapevoli di come le emozioni influenzano il nostro comportamento in modo da riuscire a gestirle in modo appropriato e a regolarle opportunamente;
ALLENARE LE LIFE SKILL . (***) Leggiamo cosa ci dice sull’argomento l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS). Cosa sono, prima di tutto:
• l’insieme di abilità personali e relazionali che servono per governare i rapporti con il resto del mondo e per affrontare
• capacità di governare le tensioni (gestione dello stress): saper conoscere e controllare le fonti di tensione sia tramite cambiamenti nell’ambiente o nello stile di vita, sia tramite la capacità di rilassarsi;
• capacità di analizzare e valutare le situazioni (senso critico): saper analizzare informazioni ed esperienze in modo oggettivo, valutandone vantaggi e
svantaggi, al fine di arrivare a una decisione più consapevole, riconoscendo e valutando i diversi fattori che influenzano gli atteggiamenti e il comportamento, quali ad esempio le pressioni dei coetanei e l’influenza dei mass media;
• capacità di prendere decisioni (decision making): saper decidere in modo consapevole e costruttivo nelle diverse situazioni e contesti di vita; saper elaborare in modo attivo il processo decisionale può avere implicazioni positive sulla salute attraverso una valutazione delle diverse opzioni e delle conseguenze che esse implicano;
• capacità di risolvere problemi ( problem solving): saper affrontare e risolvere in modo costruttivo i diversi problemi che, se lasciati irrisolti, possono causare stress mentale e tensioni fisiche;
• capacità di affrontare in modo flessibile ogni genere di situazione (creatività): saper trovare soluzioni e idee originali, competenza questa che contribuisce sia al decision making che al problem solving, permettendo di esplorare le alternative possibili e le conseguenze delle diverse opzioni;
• capacità di esprimersi (comunicazione efficace): sapersi esprimere in ogni situazione particolare sia a livello verbale che non verbale in modo efficace e congruo alla propria cultura, dichiarando opinioni e desideri, ma anche bisogni e sentimenti, ascoltando con attenzione gli altri per capirli, chiedendo, se necessario, aiuto;
• capacità di comprendere gli altri (empatia): saper comprendere e ascoltare gli altri, immedesimandosi in loro anche
in situazioni non familiari, accettandoli e comprendendoli e migliorando le relazioni sociali soprattutto nei confronti di diversità etniche e culturali;
• capacità di interagire e relazionarsi con gli altri in modo positivo: sapersi mettere in relazione costruttiva con gli altri, saper creare e mantenere relazioni significative ma anche essere in grado di interrompere le relazioni in modo costruttivo.
Fabrizio Favini (***). Da Paola Marmocchi, Claudia Dall’Aglio e Michela Zannini - Educare le life skills. Come promuovere le abilità psicosociali e affettive secondo l’organizzazione Mondiale della Sanità, Eickson, Trento 2004.
La transizione sostenibile è, senza ombra di dubbio, la più grande sfida dei nostri tempi. Una sfida che, per portata e impatto, è corale, estesa e condivisa. Una sfida che non può prescindere da una comunione di intenti e da alleanze forti. Perché nessuno vince da solo.
Alleanze tra università e impresa; tra università, impresa e territorio. Alleanze che infrangono i confini disciplinari e che oltrepassano quelli geografici in un confronto a misura globale.
È in questo contesto che opera il Politecnico di Milano, prima università tecnica del Paese, che ho l’onore di rappresentare qui oggi. Ed è in questo contesto che il Politecnico ha tracciato gli obiettivi di sviluppo per il prossimo triennio all’interno del proprio Piano Strategico.
Obiettivi che vanno in un’unica direzione: quella di una crescita sostenibile e inclusiva, che valorizza i talenti e le competenze, che incide in modo significativo sul progresso sociale e culturale del Paese.
Perché nel senso più ampio del termine, sostenibilità significa “prendersi cura, sostenere e favorire” uno sviluppo integrale della persona e della società, oltre che dell’ambiente.
In un panorama mondiale, in cui conoscenza e innovazione tecnologica sono leve
strategiche, l’accademia ha il compito stimolante, ma complesso, di ripensare i confini dei saperi e il loro campo di applicazione.
In un quadro globale in cui assistiamo a un progressivo distacco del sistema finanziario dall’economia reale – accompagnato da pesanti conseguenze sulle economie locali, dal progressivo affievolimento delle politiche sociali e da una sensazione di crescente sfiducia verso le istituzioni –l’Università deve tornare ad essere un punto di riferimento, a svolgere un ruolo etico e di ancora maggiore responsabilità verso le nuove generazioni.
È in questo clima di incertezza che tutti noi insieme – università, imprese e istituzioni pubbliche – siamo chiamati a gettare le basi per costruire un domani caratterizzato da una crescita inclusiva, verso un futuro in cui le persone sono figure elette a vera ricchezza delle nostre realtà, in cui tutti abbiamo le stesse opportunità di valorizzare al meglio le proprie competenze ed ambizioni.
Oggi sono qui per “sottoscrivere” con voi un’alleanza per un cambiamento sostenibile, come indicato nel titolo di questo incontro.
Per il Politecnico di Milano, parlare di cambiamento sostenibile significa indicare una prospettiva unificante rispetto alle tre linee d’azione del nostro ateneo: la formazione, la ricerca e la responsabilità sociale.
• In termini di formazione, sostenibilità significa educare i nostri studenti e le nostre studentesse ad affrontare in forma critica e responsabile le grandi sfide globali e i bisogni locali, affiancando alle competenze tecnologiche quelle più umanistiche.
Significa offrire loro modelli adeguati e strumenti concreti in un ambiente internazionale che favorisce il diritto allo studio e le pari opportunità. Per questo, nel corso dei prossimi tre anni, ci impegneremo per fare in modo che il 30% nostri corsi di studio sia in equilibrio di genere; per aumentare del 25% i contributi a favore degli studenti perché l’Università non sia solo per chi se lo può permettere; per far sì che gli stranieri rappresentino un quarto dell’intera popolazione studentesca per avere una comunità multiculturale.
• Nella ricerca un approccio sostenibile indica la comprensione e la corretta valutazione delle implicazioni etiche e dell’impatto sociale del progresso scientifico, sempre più pervasivo e dirompente. La ricerca del Politecnico di Milano, al servizio degli obiettivi di sviluppo sostenibile, trova nei giovani ricercatori il suo punto di forza, la sua linfa vitale. Per questo, intendiamo aumentare sensibilmente il numero dei Dottorati di
ricerca (da 1.600 a 2.000) e aprire le porte a 150 nuovi ricercatori, di cui il 40% donna. Per questo, vogliamo aumentare il numero di borse intedisciplinari connotate sugli obiettivi di sviluppo sostenibile, sviluppare laboratori e criteri di valutazione della ricerca responsabili, rafforzare la nostra presenza nelle reti europee.
• In termini di responsabilità sociale una proposta sostenibile risponde ai bisogni della città, del territorio e della cooperazione internazionale. È in questa direzione che svilupperemo la piattaforma Polimi4NonProfit, moltiplicheremo le iniziative realizzate all’interno dei nostri Off-Campus e redigeremo il primo Piano Strategico di Sostenibilità per misurare e validare l’efficacia delle decisioni intraprese.
Quello che vi ho descritto è un impegno chiaro verso la nostra comunità, verso la società e verso i nostri portatori di interesse: dagli Alumni, alle istituzioni pubbliche, alle tante imprese che sono oggi in sala e che collaborano con il Politecnico di Milano.
È un impegno chiaro verso una transizione che valorizza la catena del valore.
È un patto di fiducia che vi proponiamo con un unico interesse: la crescita e il futuro delle nuove generazioni.
Formazione, ricerca e responsabilità sociale sono certamente le nostre priorità, ma allo stesso tempo sono impegni comuni e trasversali che avvicinano l’Università a un concetto moderno di Impresa, che sempre di più si identifica come soggetto culturale, come “fabbrica di idee”.
L’Impresa non è più solo business, ma è conoscenza, competenza e valore.
La conoscenza è ciò che le permette di stare al passo con la discontinuità tecnologica, con il mutamento dei mercati, con la competizione globale.
Il valore è quello che la definisce non solo come entità profittevole, ma equa.
La competenza è quel sapere che le persone portano con sé in un processo di crescita costante e di mutuo scambio.
I punti di contatto sono evidenti.
• La transizione sostenibile fa in modo che la partita dell’innovazione, tanto per l’Università quanto per l’Impresa, non si giochi esclusivamente in termini di trasformazione tecnologica, bensì di formazione del capitale umano come prima leva del cambiamento. Da qui provengono quella sensibilità e quell’attenzione che si traducono in ambienti di lavoro inclusivi, a garanzia di pari opportunità nel percorso professionale, nell’equità salariale e nella valorizzazione del talento, del merito e delle capacità.
• Ricerca congiunta tra Università e Impresa non significa esclusivamente innovazione di processo e di prodotto, ma capacità di affrontare insieme le grandi sfide: dalla decarbonizzazione alla riduzione dei consumi energetici, dall’impatto ambientale a quello finanziario, dall’intelligenza artificiale alle biotecnologie… Non ultimo, sono tanti i processi in atto nel definire l’economia sostenibile come fattore di sviluppo, ma anche di attrazione e di investimento.
• Infine, la responsabilità sociale è per l’Impresa, esattamente come per l’Università, un impegno differenziale e
visibile nel coinvolgere e sensibilizzare un pubblico sempre più ampio, non un maquillage o una semplice operazione di marketing.
Ne deriva che l’impostazione economica dettata da Friedman nel secolo scorso, secondo la quale la ragion d’essere dell’impresa è la capacità di sviluppare profitto, è oggi superata a favore di una visione orientata a condividere il valore generato con la società.
E questo vale anche per i nuovi modelli di governance, sempre più partecipativi, dove il cambiamento non può essere imposto, ma sempre favorito.
Ed è così che cambiano gli approcci strategici e le organizzazioni si trasformano. Che si definiscono nuovi assetti finanziari e si delineano nuovi interventi normativi, così come nuove forme di alleanza e di collaborazione tra soggetti pubblici e privati.
Ed è per questa ragione che abbiamo bisogno di orientare le nostre azioni nella definizione di politiche condivise non solo a livello universitario o industriale, ma di Paese.
Donatella SciutoLa storia dell’Umanità può essere letta come storia dell’energia.
Il ruolo dell’energia fossile oggi è garantito da una industria petrolifera estremamente sofisticata ed efficiente, in grado produrre combustibili a costi molto bassi. Pensiamoci un attimo: un litro di benzina, tolte le accise, costa meno di un litro di CocaCola. Come è possibile? Eppure è così!
Per più di un secolo il carbone ed il petrolio hanno battuto sul prezzo e sulla praticità d’uso ogni forma di energia rinnovabile, a parte la fonte idroelettrica per sua natura limitata. Fino a ieri. Negli ultimi 12 anni, il costo dell’energia fotovoltaica, ammortamenti inclusi, è sceso di 10 volte e risulta competitivo perfino rispetto all’eolico: oggi un MegaWatt-ora fotovoltaico arriva a costare meno di 35 euro, tre volte meno del carbone e quasi cinque volte meno del nucleare.
Ma le buone notizie non sono finite: nel corso dei prossimi anni il costo dell’energia fotovoltaica diminuirà anche di 3 volte rispetto ad oggi.
È mai possibile? Siamo sicuri che non si tratti di una illusione?
L’energia solare che raggiunge il nostro pianeta in ogni istante è circa 10.000 volte maggiore della produzione energetica globale di origine fossile, pari a circa 17 TeraWatt. Essa viene poi riemessa nello spazio, esattamente nella stessa quantità. Guai a noi se non fosse così: Il pianeta si riscalderebbe, come di fatto avviene con l’effetto serra.
Quanta superficie servirebbe per sostituire completamente l’energia fossile con quella solare? Un semplice calcolo mostra come circa 36 GigaWatt di potenza media, che costituiscono il consumo italiano, potrebbero essere raccolti con 600 km2 di superficie dedicata al fotovoltaico.
È tanto? È poco? L’ISTAT ci fornisce ad esempio la superfice delle aree industriali dismesse: 9.000 km2, pari a circa la superficie dell’Umbria, una superficie quindici volte più grande di quella che servirebbe per una transizione solare del 100%!
La Francia ha appena approvato una legge che obbliga tutti i parcheggi che hanno più di 80 posti auto di coprire entro il 2028 almeno al 50% della superfice con pannelli solari: si calcola che questa misura produrrà entro il 2028 l’8% della potenza elettrica francese, qualcosa come 10 impianti nucleari. Numeri analoghi valgono per l’Italia dove anzi c’è addirittura più sole. La superficie richiesta dalla transizione verso il solare quindi esiste ed è compatibile con l’ambiente.
L’ultimo report di IEA - Agenzia Internazionale per l’Energia - mostra con chiarezza come le principali economie di tutto il mondo stiano intensificando gli sforzi per espandere la produzione di tecnologie energetiche pulite, rafforzare la sicurezza energetica e competere nella nuova economia energetica, creando nei prossimi anni nuovi mercati per centinaia
di miliardi di dollari e milioni di nuovi posti di lavoro.
Un’opportunità unica che anche l’industria italiana sta cogliendo. Con iniziative come la Fabbrica del Sole di Catania, l’impianto di pannelli fotovoltaici più grande d’Europa realizzato da ENEL Green Power, in società con Sharp e STMicroelectronics, che sfrutta una nuova tecnologia a film sottile e multigiunzione made in Italy, ottenendo una capacità produttiva di 3 GW. Una fabbrica che ENEL sta esportando negli Stati Uniti, dove grazie agli incentivi dell’Anti Inflation Act verrà realizzato un impianto di pannelli che punta ad una capacità produttiva di 6 GW.
Un’altra promettente iniziativa riguarda l’accumulo efficiente dell’energia rinnovabile. Anche in questo caso la buona notizia viene dall’Italia.
È di pochi giorni fa l’annuncio di ENI Next circa l’aumento di capitale di 40 miliardi di euro di Energy Dome, l’innovativa startup che ha sviluppato una soluzione per l’accumulo energetico al 75% di resa, con costi dimezzati rispetto alle batterie al litio che dominano oggi il mercato. Dopo 6 mesi di funzionamento di un prototipo industriale da 2.5 MegaWatt-ora ad Ottana in Sardegna, questa tecnologia completamente scalabile è pronta ad entrare in un mercato in rapidissima espansione, con impianti di accumulo fino a 250 MegaWatt-ora.
Il futuro energetico sostenibile si sta disvelando davanti a noi passo dopo passo. Uno sforzo titanico, non solo necessario ma anche redditizio: è solo grazie
all’industria e alla spinta dell’economia che sarà possibile gestire una transizione energetica conveniente e sostenibile.
Proiettiamoci ora per un momento verso un mondo in cui l’energia sia veramente abbondante e a prezzi sempre più bassi. È facile intuire l’esistenza di una catena virtuosa in cui sarà possibile fare cose che oggi sono troppo costose, come produrre idrogeno per il trasporto e per l’industria, dissalare l’acqua di mare per irrigare le coste del Nord Africa e, infine, iniziare quanto prima a tirare giù la CO2 dall’aria, attività oggi anch’essa troppo costosa ma assolutamente necessaria se non vogliamo condannarci a secoli di disordine climatico.
Tutto questo sganciandoci dalle pesantissime dipendenze geopolitiche che hanno sempre caratterizzato il mercato dell’ energia. Transizione energetica, quindi, non solo per la sostenibilità ma anche per la libertà e la democrazia.
Troppo bello per essere vero?
No. E per dirla con Gene Wilder, grazie a scienza, tecnologia e industria, “Si può fare!”.
Roberto BattistonGiovanni Soldini, cosa l’ha spinta sin da ragazzo a dedicare la sua vita alla vela e al mare?
È iniziata come una passione. L’idea iniziale era quella di viaggiare e la barca a vela mi sembrava un bel modo per farlo e quindi ho cominciato a fare esperienza, ad imparare e poi la vita mi ha portato a navigare sempre di più.
In oltre 40 anni di carriera di velista quale è stata la sua esperienza più entusiasmante?
Ce ne sono state molte, è difficile fare una graduatoria. Sicuramente i giri del mondo, i grandi record. Insomma sono state tante le belle esperienze.
Nel 2022 abbiamo riversato nei nostri mari e oceani ben 8 milioni di tonnellate di plastica, 35mila tonnellate nel solo nostro Mar Mediterraneo. I medici hanno iniziato a trovare nel sangue umano crescenti tracce di microplastiche. Cosa possiamo concretamente fare per iniziare ad invertite la tendenza al suicidio dell’Uomo?
È un tema molto spinoso. E non c’è solo il problema della plastica, c’è il problema della CO2, dei gas serra, del riscaldamento del pianeta. Sicuramente stiamo prendendo coscienza del problema ma manca un cambio di rotta deciso e un riconoscimento delle priorità per riuscire a invertire seriamente e concretamente la marcia e fare in modo di risolvere diversamente il nostro rapporto con la natura, con l’ambiente, con la Terra.
Serve indiscutibilmente un generalizzato, drastico e veloce cambio di cultura che vada ad innovare il comportamento dell’Uomo. Quali sono i fondamentali indispensabili su cui far leva per avviare la rivoluzione culturale che ci serve?
È una strada difficile che passa per una
rivoluzione culturale e anche per le azioni individuali e collettive e che deve trovare adesione, sostegno e promozione da parte di istituzioni e governi. Siamo ancora lontani dalla concretezza di cui abbiamo bisogno. E il tempo corre.
In più di 40 anni di vela lei ha sicuramente accumulato una esperienza e una cultura straordinarie. Quali iniziative potremmo adottare perché questo tesoro non si dissolva nel tempo?
Non saprei rispondere (ride…) Però quest’anno insieme all’equipaggio di Maserati Multi70 stiamo compiendo un viaggio intorno al mondo che abbina alle competizioni una rotta scientifica. Il trimarano Maserati è elettrificato e dotato di strumenti per la raccolta di dati come temperatura e CO2. Così equipaggiati attraverseremo l’oceano, incontrando scienziati e persone che vivono e lavorano a contatto con il mare e si adoperano per la sua salvaguardia. Un viaggio di ricognizione per approfondire la nostra conoscenza del mare, dei meccanismi che lo regolano e delle soluzioni che può ispirare. Questa storia la racconteremo, pubblicando anche i dati utili, interviste e testimonianze sulla piattaforma Aroundtheblue: un diario di questa avventura e un invito all’azione.
Quali consigli darebbe a un giovane che ama il mare e che aspira alla vela?
Sicuramente praticare la vela, dedicarci del tempo. È una attività che può diventare un lavoro come può rimanere un hobby ma è senz’altro molto sano e sempre affascinante andare in vacanza in barca a vela, invece che con il motoscafo o l’aereo.
A cura di Fabrizio Favini.
Si ringrazia Ludovica Sanfelice per la preziosa collaborazione.
Nel mondo del management consulting da 50 anni, è consulente esperto di innovazione del comportamento, facilitatore e formatore per lo sviluppo del talento in Azienda. Migliora il rendimento del capitale umano
favorendo la crescita di soddisfazione, motivazione, selfengagement, produttività.
Utilizza le neuroscienze per favorire l’acquisizione delle competenze sociali indispensabili
a modificare i comportamenti non più funzionali alla crescita sia dell’Individuo che dell’Azienda.
Oltre a numerosi articoli, ha pubblicato i seguenti libri: La Vendita di Relazione
(Sole 24ORE); La vendita fa per te (Sole 24ORE); Scuotiamo l’Italia (Franco Angeli); Comportamenti aziendali ad elevata produttività –Integrazione tra stili di management e neuroscienze (gueriniNext).
Editore di rivoluzionepositiva. com, Magazine On Line orientato al nuovo Umanesimo d’Impresa per la sostenibilità sociale, economica ed ambientale dell’Impresa stessa.
Da gennaio 2023 Rettrice del Politecnico di Milano, è Professore Ordinario di Sistemi di Elaborazione presso il Dipartimento
di Elettronica, Informazione e Bioingegneria. Si è laureata in Ingegneria Elettronica al Politecnico di Milano nel 1984.
Ha conseguito il Ph.D. in Electrical and Computer Engineering alla University of Colorado, Boulder e il Master in Business and Administration
presso l’Università Bocconi. È stata nominata IEEE Fellow per il suo contributo scientifico in “embedded systems design”. È stata nominata IBM
Women Leaders in Artificial Intelligence nel 2021 e Inspiring Fifty Italy nel 2018. Nel 2022 è stata eletta membro della Academia Europaea.
È un fisico italiano. È stato presidente dell’Agenzia Spaziale Italiana (ASI) dal 2014 al 2018. Fisico sperimentale, specializzato nel campo della fisica fondamentale e
delle particelle elementari, è uno dei maggiori esperti di raggi cosmici. Ha coordinato assieme al premio Nobel Samuel C.C.Ting la realizzazione dello spettrometro
magnetico alfa, operante sulla Stazione Spaziale Internazionale dal 2011, dedicato alla ricerca dell’antimateria e della materia oscura. Ha pubblicato oltre
500 articoli scientifici sulle più importanti riviste internazionali. Editorialista della Stampa, Corriere, Repubblica, Adige svolge una intensa attività come saggista e divulgatore. Ha
scritto: L’alfabeto della Natura (2022), La matematica del virus (2020), La prima alba del cosmo (2019), Fare Spazio (2019).
Velista italiano, specialista in navigazioni solitarie.
A 16 anni compie per la prima volta nella sua vita la traversata dell’Atlantico. Nel 1989, a 23 anni vince la Atlantic Rally for Cruisers, ovvero la regata transatlantica per imbarcazioni da
crociera. Nel 1994 si piazza secondo nella BOC Challenge, il giro del mondo a vela, a tappe, per navigatori solitari; la barca è il 50 piedi StupefacenteKodak costruita da Soldini all’interno di una comunità di recupero per
tossicodipendenti. La sua carriera lo vede negli anni partecipare a tutte le regate più importanti della vela open sia in solitario che in doppio e in equipaggio: partecipa a 5 edizioni della - Québec-Saint Malo, 5 edizioni della
OSTAR, 3 Jacques Vabre e molte altre tra transoceaniche e regate d’altura. A inizio 2023 partecipa nuovamente con Maserati Multi 70 alla Transatlantic Race vincendo la regata e stabilendo il nuovo record di velocità in 5 giorni,
5 ore, 46 minuti e 26 secondi. E’ da tempo impegnato a navigare privo di motore a scoppio bensì con solo motore elettrico alimentato da pannelli solari e da energia eolica.
Perché Rivoluzione Positiva?
Un nuovo Magazine On Line: informazione, conoscenza, saggezza.
Con l’enorme disponibilità di informazioni, resa possibile dalla tecnologia, la nostra vita è diventata molto più veloce e molto più distratta. Abbiamo creato i
presupposti per cui il nostro cervello è meno preciso, fatica di più a concentrarsi. Perdiamo il focus attentivo sui problemi, divaghiamo mentalmente, siamo intermittenti e discontinui nel nostro
modo di pensare e, quindi, nel nostro comportamento.
Siamo passanti frettolosi e distratti la cui soglia di attenzione dura 8 secondi; siamo meno concentrati dei pesci
rossi che arrivano a 9, ci dicono gli esperti. Siamo diventati bulimici di informazioni, emozioni, immagini, collegamenti, suoni. Divoriamo il tutto in superficie senza gustare, approfondire, riflettere.
Oggi chi non si ferma a guardare non vede; chi non si ferma a pensare non pensa.
Riscopriamo allora il piacere - o la necessitàdi riflettere, di pensare,
di soffermarci per capire meglio dove stiamo andando per essere più consapevoli del nostro tempo, complesso e complicato, e del nostro ruolo, umano, sociale e professionale.
Se condividete queste nostre riflessioni, siete invitati a partecipare ad una iniziativa virtuosa resa possibile dalla combinazione dei saperi e delle esperienze umane e professionali
di un manipolo di Pensatori Positivi, profondi, competenti e sensibili interpreti del nostro tempo, che hanno deciso di contribuire a questo Progetto. Ad essi si
uniscono autorevoli Testimoni Positivi. A tutti loro il nostro grazie! di cuore.
Fabrizio Favini
Edoardo Boncinelli
Roberto Cingolani
Enrico Giovannini
Gianni Ferrario
Ci
Deltavalore Progetti per l’innovazione del comportamento mobile 335.6052212
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Tamberlow
Applicazioni web based mobile 329-2115448
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Acquisizione personalizzata del MODELLO Competenze Emotive per Prestazioni Eccellenti, composto dai Moduli:
• Consapevolezza di sé
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• Abilità Sociali
• Rapporto Empatico
Acquisizione TECNICHE per Comportamento Aumentato:
• Manuale di Sviluppo Umano
• Cervello emotivo VS Cervello razionale
• La potenza degli Stati d’Animo
• Come gestire l’Egocentrismo
• Come sviluppare Percezione e Pensiero
• Come gestire le Trappole della nostra Mente, la tirannia delle Abitudini, l’Autoinganno
• Come gestire Stress ed Ansia
• Come gestire Comunicazione e Feed-back
• Come gestire la Diversità
• Come orientare l’Azienda alla Leadership Lungimirante.