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Sviluppo umano sempre più richiesto dalle aziende
Il punto di partenza nella gestione eccellente delle Risorse Umane è considerare i Collaboratori come persone portatrici non solo di una loro riconosciuta competenza professionale, bensì anche di valore umano, comportamento sociale, spirito di collaborazione, senso di responsabilità.
Le aziende hanno finalmente preso le distanze dal considerare i Collaboratori come elementi di produzione di un sistema autistico ed impersonale (*). Anche perché un’organizzazione di lavoro nel pieno senso del termine è un sistema integrato le cui performance dipendono sempre più da valori dipendenti dall’intelligenza emotiva di ogni suo componente, ad iniziare dal leader, per evidenti motivi di coerenza e credibilità.
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Ma che cos’è l’intelligenza emotiva? Molto semplicemente è l’uso intelligente delle nostre emozioni.
I neuroscienziati ci dicono che quasi il 60% delle nostre decisioni – e quindi dei nostri conseguenti comportamenti – viene assunto in automatico, senza l’intervento dell’intelligenza razionale. Ci dicono anche che ci bastano 8 secondi per decidere se una persona ci è simpatica o antipatica – e quindi decidere che rapporto intrattenere con lei. Ancora: in un giorno noi produciamo circa 70mila pensieri, ossia circa 48 pensieri al minuto. Come è pensabile che tutti questi pensieri abbiano base razionale e non invece emozionale?
Leggiamo cosa ci dice Joseph LeDoux (**), uno dei più famosi neuroscienziati: “Le scienze cognitive sono nate da poco, verso la metà del XX° secolo e spesso vengono chiamate la scienza della mente.
In realtà sono la scienza di una sola parte della mente, quella che ha a che fare con il ragionamento e l’intelletto. Radicate nell’idea che la mente fosse un mero congegno per elaborare le informazioni, esse lasciano fuori le emozioni. Ma una mente senza emozioni non è affatto una mente, è solo un’anima di ghiaccio, una creatura fredda, inerte, priva di desideri, di affanni, di dolori, di piaceri… Daniel Goleman fa numerosi esempi di intelligenza emotiva e, secondo lui, nella vita il successo dipende sia da un buon QI (quoziente di intelligenza) quanto da un buon QE (quoziente emotivo)”.
(*). Esempio di cosa si pensava dell’uomo 58 anni fa. Mi riferisco ad una frase attribuita ad un rapporto della NASA datato 1965: “L’uomo è il sistema computerizzato da 75 kg non lineare e multifunzionale a più basso costo che possa essere prodotto da manodopera non specializzata”.
(**). Joseph LeDoux – Il cervello emotivo.
Le emozioni sono informazioni. Fanno parte a pieno titolo della natura umana. Ci aiutano a regolare la nostra mente e il nostro corpo, a trovare la nostra strada di vita. Ma allora, perché amputarcene?
Proviamo invece ad allenarle, a fare sviluppo umano di noi stessi aiutandoci:
• a essere consapevoli delle nostre emozioni dato che influenzano le nostre decisioni e quindi le nostre azioni e i nostri comportamenti
• a lavorare sulle nostre credenze negative per trasformarle in positive.
E se ci alleniamo proficuamente ne traiamo beneficio non solo per la nostra vita privata bensì anche per la nostra attività lavorativa, aiutandoci a traghettare il sentimento da un semplice “faccio il mio lavoro” ad “amo il mio lavoro”. positivamente la vita quotidiana,
• competenze sociali e relazionali che permettono ai giovani di affrontare in modo efficace le esigenze della vita, rapportandosi con fiducia a se stessi, agli altri e alla comunità;
• sono abilità e competenze che è necessario apprendere per mettersi in relazione con gli altri e per affrontare i problemi, le pressioni e gli stress della vita quotidiana.
La mancanza di tali skills socio-emotive può causare, in particolare nei giovani, l’instaurarsi di comportamenti negativi e a rischio in risposta allo stress.
Il nucleo fondamentale di life skill è costituito da:
• capacità di leggere dentro di sé (autoconsapevolezza): conoscere se stessi, il proprio carattere, i propri bisogni e desideri, i propri punti di forza e di debolezza. È la condizione indispensabile per la comunicazione efficace, le relazioni interpersonali positive e l’empatia, per riconoscere le proprie emozioni e quelle degli altri: essere consapevoli di come le emozioni influenzano il nostro comportamento in modo da riuscire a gestirle in modo appropriato e a regolarle opportunamente;
ALLENARE LE LIFE SKILL . (***) Leggiamo cosa ci dice sull’argomento l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS). Cosa sono, prima di tutto:
• l’insieme di abilità personali e relazionali che servono per governare i rapporti con il resto del mondo e per affrontare
• capacità di governare le tensioni (gestione dello stress): saper conoscere e controllare le fonti di tensione sia tramite cambiamenti nell’ambiente o nello stile di vita, sia tramite la capacità di rilassarsi;
• capacità di analizzare e valutare le situazioni (senso critico): saper analizzare informazioni ed esperienze in modo oggettivo, valutandone vantaggi e svantaggi, al fine di arrivare a una decisione più consapevole, riconoscendo e valutando i diversi fattori che influenzano gli atteggiamenti e il comportamento, quali ad esempio le pressioni dei coetanei e l’influenza dei mass media;
• capacità di prendere decisioni (decision making): saper decidere in modo consapevole e costruttivo nelle diverse situazioni e contesti di vita; saper elaborare in modo attivo il processo decisionale può avere implicazioni positive sulla salute attraverso una valutazione delle diverse opzioni e delle conseguenze che esse implicano;
• capacità di risolvere problemi ( problem solving): saper affrontare e risolvere in modo costruttivo i diversi problemi che, se lasciati irrisolti, possono causare stress mentale e tensioni fisiche;
• capacità di affrontare in modo flessibile ogni genere di situazione (creatività): saper trovare soluzioni e idee originali, competenza questa che contribuisce sia al decision making che al problem solving, permettendo di esplorare le alternative possibili e le conseguenze delle diverse opzioni;
• capacità di esprimersi (comunicazione efficace): sapersi esprimere in ogni situazione particolare sia a livello verbale che non verbale in modo efficace e congruo alla propria cultura, dichiarando opinioni e desideri, ma anche bisogni e sentimenti, ascoltando con attenzione gli altri per capirli, chiedendo, se necessario, aiuto;
• capacità di comprendere gli altri (empatia): saper comprendere e ascoltare gli altri, immedesimandosi in loro anche in situazioni non familiari, accettandoli e comprendendoli e migliorando le relazioni sociali soprattutto nei confronti di diversità etniche e culturali;
• capacità di in teragire e relazionarsi con gli altri in modo positivo: sapersi mettere in relazione costruttiva con gli altri, saper creare e mantenere relazioni significative ma anche essere in grado di interrompere le relazioni in modo costruttivo.
Fabrizio Favini
(***). Da Paola Marmocchi, Claudia Dall’Aglio e Michela Zannini - Educare le life skills. Come promuovere le abilità psicosociali e affettive secondo l’organizzazione Mondiale della Sanità, Eickson, Trento 2004.