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Le imprese alla sfida della transizione sostenibile: le alleanze per il cambiamento
INTERVENTO DELLA RETTRICE DONATELLA SCIUTO TENUTO LO SCORSO 16 MAGGIO A MILANO IN OCCASIONE DEL FESTIVAL DELLO SVILUPPO SOSTENIBILE PROMOSSO DA ASVIS.
La transizione sostenibile è, senza ombra di dubbio, la più grande sfida dei nostri tempi. Una sfida che, per portata e impatto, è corale, estesa e condivisa. Una sfida che non può prescindere da una comunione di intenti e da alleanze forti. Perché nessuno vince da solo.
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Alleanze tra università e impresa; tra università, impresa e territorio. Alleanze che infrangono i confini disciplinari e che oltrepassano quelli geografici in un confronto a misura globale.
È in questo contesto che opera il Politecnico di Milano, prima università tecnica del Paese, che ho l’onore di rappresentare qui oggi. Ed è in questo contesto che il Politecnico ha tracciato gli obiettivi di sviluppo per il prossimo triennio all’interno del proprio Piano Strategico.
Obiettivi che vanno in un’unica direzione: quella di una crescita sostenibile e inclusiva, che valorizza i talenti e le competenze, che incide in modo significativo sul progresso sociale e culturale del Paese.
Perché nel senso più ampio del termine, sostenibilità significa “prendersi cura, sostenere e favorire” uno sviluppo integrale della persona e della società, oltre che dell’ambiente.
In un panorama mondiale, in cui conoscenza e innovazione tecnologica sono leve strategiche, l’accademia ha il compito stimolante, ma complesso, di ripensare i confini dei saperi e il loro campo di applicazione.
In un quadro globale in cui assistiamo a un progressivo distacco del sistema finanziario dall’economia reale – accompagnato da pesanti conseguenze sulle economie locali, dal progressivo affievolimento delle politiche sociali e da una sensazione di crescente sfiducia verso le istituzioni –l’Università deve tornare ad essere un punto di riferimento, a svolgere un ruolo etico e di ancora maggiore responsabilità verso le nuove generazioni.
È in questo clima di incertezza che tutti noi insieme – università, imprese e istituzioni pubbliche – siamo chiamati a gettare le basi per costruire un domani caratterizzato da una crescita inclusiva, verso un futuro in cui le persone sono figure elette a vera ricchezza delle nostre realtà, in cui tutti abbiamo le stesse opportunità di valorizzare al meglio le proprie competenze ed ambizioni.
Oggi sono qui per “sottoscrivere” con voi un’alleanza per un cambiamento sostenibile, come indicato nel titolo di questo incontro.
Per il Politecnico di Milano, parlare di cambiamento sostenibile significa indicare una prospettiva unificante rispetto alle tre linee d’azione del nostro ateneo: la formazione, la ricerca e la responsabilità sociale.
• In termini di formazione, sostenibilità significa educare i nostri studenti e le nostre studentesse ad affrontare in forma critica e responsabile le grandi sfide globali e i bisogni locali, affiancando alle competenze tecnologiche quelle più umanistiche. Significa offrire loro modelli adeguati e strumenti concreti in un ambiente internazionale che favorisce il diritto allo studio e le pari opportunità. Per questo, nel corso dei prossimi tre anni, ci impegneremo per fare in modo che il 30% nostri corsi di studio sia in equilibrio di genere; per aumentare del 25% i contributi a favore degli studenti perché l’Università non sia solo per chi se lo può permettere; per far sì che gli stranieri rappresentino un quarto dell’intera popolazione studentesca per avere una comunità multiculturale.
• Nella ricerca un approccio sostenibile indica la comprensione e la corretta valutazione delle implicazioni etiche e dell’impatto sociale del progresso scientifico, sempre più pervasivo e dirompente. La ricerca del Politecnico di Milano, al servizio degli obiettivi di sviluppo sostenibile, trova nei giovani ricercatori il suo punto di forza, la sua linfa vitale. Per questo, intendiamo aumentare sensibilmente il numero dei Dottorati di ricerca (da 1.600 a 2.000) e aprire le porte a 150 nuovi ricercatori, di cui il 40% donna. Per questo, vogliamo aumentare il numero di borse intedisciplinari connotate sugli obiettivi di sviluppo sostenibile, sviluppare laboratori e criteri di valutazione della ricerca responsabili, rafforzare la nostra presenza nelle reti europee.
• In termini di responsabilità sociale una proposta sostenibile risponde ai bisogni della città, del territorio e della cooperazione internazionale. È in questa direzione che svilupperemo la piattaforma Polimi4NonProfit, moltiplicheremo le iniziative realizzate all’interno dei nostri Off-Campus e redigeremo il primo Piano Strategico di Sostenibilità per misurare e validare l’efficacia delle decisioni intraprese.
Quello che vi ho descritto è un impegno chiaro verso la nostra comunità, verso la società e verso i nostri portatori di interesse: dagli Alumni, alle istituzioni pubbliche, alle tante imprese che sono oggi in sala e che collaborano con il Politecnico di Milano.
È un impegno chiaro verso una transizione che valorizza la catena del valore.
È un patto di fiducia che vi proponiamo con un unico interesse: la crescita e il futuro delle nuove generazioni.
Formazione, ricerca e responsabilità sociale sono certamente le nostre priorità, ma allo stesso tempo sono impegni comuni e trasversali che avvicinano l’Università a un concetto moderno di Impresa, che sempre di più si identifica come soggetto culturale, come “fabbrica di idee”.
L’Impresa non è più solo business, ma è conoscenza, competenza e valore.
La conoscenza è ciò che le permette di stare al passo con la discontinuità tecnologica, con il mutamento dei mercati, con la competizione globale.
Il valore è quello che la definisce non solo come entità profittevole, ma equa.
La competenza è quel sapere che le persone portano con sé in un processo di crescita costante e di mutuo scambio.
I punti di contatto sono evidenti.
• La transizione sostenibile fa in modo che la partita dell’innovazione, tanto per l’Università quanto per l’Impresa, non si giochi esclusivamente in termini di trasformazione tecnologica, bensì di formazione del capitale umano come prima leva del cambiamento. Da qui provengono quella sensibilità e quell’attenzione che si traducono in ambienti di lavoro inclusivi, a garanzia di pari opportunità nel percorso professionale, nell’equità salariale e nella valorizzazione del talento, del merito e delle capacità.
• Ricerca congiunta tra Università e Impresa non significa esclusivamente innovazione di processo e di prodotto, ma capacità di affrontare insieme le grandi sfide: dalla decarbonizzazione alla riduzione dei consumi energetici, dall’impatto ambientale a quello finanziario, dall’intelligenza artificiale alle biotecnologie… Non ultimo, sono tanti i processi in atto nel definire l’economia sostenibile come fattore di sviluppo, ma anche di attrazione e di investimento.
• Infine, la responsabilità sociale è per l’Impresa, esattamente come per l’Università, un impegno differenziale e visibile nel coinvolgere e sensibilizzare un pubblico sempre più ampio, non un maquillage o una semplice operazione di marketing.
Ne deriva che l’impostazione economica dettata da Friedman nel secolo scorso, secondo la quale la ragion d’essere dell’impresa è la capacità di sviluppare profitto, è oggi superata a favore di una visione orientata a condividere il valore generato con la società.
E questo vale anche per i nuovi modelli di governance, sempre più partecipativi, dove il cambiamento non può essere imposto, ma sempre favorito.
Ed è così che cambiano gli approcci strategici e le organizzazioni si trasformano. Che si definiscono nuovi assetti finanziari e si delineano nuovi interventi normativi, così come nuove forme di alleanza e di collaborazione tra soggetti pubblici e privati.
Ed è per questa ragione che abbiamo bisogno di orientare le nostre azioni nella definizione di politiche condivise non solo a livello universitario o industriale, ma di Paese.
Donatella Sciuto