1.2 Individualizzazione Partiamo con il passaggio dalla società comunitaria alla reductium ad unum del soggetto. L’individualizzazione e dunque lo sviluppo della coscienza dell’Io come unità fondante della società e della vita quotidiana. Se l’individualizzazione è un classico dell’ascesa dei segni di riconoscimento di una nuova borghesia Ottocentesca cara a Weber, ci pare doveroso analizzare come ci sia arrivati. Diamo qui per assodata una correlazione tra individualismo e urbanizzazione (si pensi ad esempio alla Parigi del Barone Hausmann, a Londra, ma anche a Milano e Torino). Un fenomeno questo che tende a parcellizzare e nuclearizzare la famiglia: la sua socializzazione sposta l’autorità verticalizzata di tipo patriarcale al piccolo nucleo legato
alla
classe
lavoratrice
sempre
più
inquadrata
come
soggetto
dell’industrializzazione e della libera professione. La chiave strutturalista suggerisce che religione, comunità e condizionamento sociale siano alla base dei cardini delle società a impianto tradizionale caratterizzate da un basso livello di individualizzazione (Cavicchia Scalamonti, 2003:56). Invece, la tendenza all’individualismo e alla logica disgregativa della comunità indica un processo evolutivo. Se dunque come dice Durkheim, la religione non è altro che la società che adora sé stessa e che si autocompiace del suo essere, il disincanto del mondo è anche il declino della società coesa. Bisogna considerare che diversità nel grado d’individualizzazione possono coesistere in una stessa società in un’ottica di stratificazione sociale. Spesso, infatti, le élite 22