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2.7 Germania
pastori della città anseatica di Amburgo, Boden e Würtenberg. Ciò malgrado
pubblicazioni e manifestazioni prendono piede soprattutto tra medici e architetti.
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Il primo crematorio si costruisce nel 1918 a Gotha ma già nel 1886 che nasce la
società crematoria Verbandder Vereine deutscher Sprache für die Reform des
Bestattungswesens und facultative Feuerbestattung (Associazione delle
organizzazioni di lingua tedesca per la Riforma dei Funerali e della Cremazione).
Da questo impulso, sorsero crematori a Heidelberg (1891) e Amburgo (1892).
La Germania, è chiaramente la nazione che più di tutto si trova a dover far fronte
alla correlazione tra memoria dell’Olocausto e simbolismo dei forni crematori.
Un fattore questo che, a differenza del Regno Unito porta nel boom della
ricostruzione degli anni ’50 ad un forte arresto di questa pratica. (Davies, Mates:
2005, 217)
Ma andiamo con ordine. Come rilevato da Colombo (2017) la situazione dei
cremati in base alle città e alla percentuale dei protestanti appare come segue:
All’aumentare della densità della percentuale dei protestanti sulla popolazione
aumentano i cremati e non mancano alcuni outliers interessanti. La città con il
picco di cremati in assoluto è Zwickau, antico polo commerciale della Sassonia
e città libera imperiale dal XIII secolo, fatto che dunque la rende crocevia
culturale tra i collegamenti marittimi e la vicinanza alla Boemia, dato che le
permette di avere un alto numero di cremati. La segue Chemnitz, la Manchester
della Sassonia, un altro importante polo della Sassonia che negli anni della
ricostruzione rappresenta una città simbolo del Socialismo.
Anomalia curiosa è il caso di Mülhausen in Alsazia (oggi la francese Mulhouse e altro
caso di città libera imperiale), non è una città marittima ma è un crocevia per
raggiungere Strasburgo, Basilea e Friburgo attraverso le reti ferroviarie, i protestanti
non sono tantissimi, ma le cremazioni raggiungono un picco interessante. Città notoria
per l’Affaire Dreyfus subisce anche la vicinanza culturale di città come Basilea e la presenza ebraica ebbe una sua peculiarità. Se l’accesso degli ebrei alla finanza e al
commercio viene a lungo osteggiato in Alsazia (Attali, 2003:239) è vero che gli ebrei
– la città ne conta intorno ai 25mila – nei primi del 1900 saranno impiegati soprattutto
come operai industriali legati soprattutto al settore delle automobili. Vale la pena citare
André Citroën: è il figlio di una immigrata della Polonia e di Lévì Citroën dirige le
Imprese automobilistiche e Mars nel 1906, prima di fondare la sua società di ingranaggi
nel 1912 su brevetto polacco. La guerra, come si vedrà, cambierà il suo destino. André
Citroën costruisce nel 1919 la prima fabbrica europea di produzione di automobili in
serie. Grande mecenate ebreo, aiuta lo sviluppo dell’ORT in Francia, un’istituzione sociale destinata a formare giovani ebrei al lavoro industriale. Fallirà nel 1935 cedendo
la sua impresa a Michelin, suo principale creditore, appena dopo il lancio della “piccola vettura”, la Traction, qualche mese prima della sua morte nel 1935. (Attali, 2003:438)
Tra le città tedesche merita di essere citata anche Dresda, il suo crematorio sarà il primo
tempio a discostarsi a livello architettonico dallo stile delle chiese gotiche e
dall’imponenza classicheggiante della Grecia Antica. Nasce così il suo crematorio in stile Bauhaus marcando l’ottica funzionalista della sua Scuola che si lega fortemente
alla Repubblica di Weimar e che interrompe le attività con l’avvento del Nazismo.
Si noti anche che a Dresda la pratica dell’incenerimento dei corpi comincia già a partire
dagli anni ’70 dell’Ottocento mentre il Land di Sassonia ne legalizza la pratica nel 1906
fino alla costruzione del crematorio di Dresda nel 1911: si tratta indubbiamente di una
città tra le più prolifiche per questa pratica e del suo spirito socialista, i fatti del
Nazismo ne rovesciano i simboli e Dresda sarà uno dei simboli dei bombardamenti
anglo americani dove morirono inceneriti fra fiamme e gas 35.000 civili. (Davies,
Mates, 2005: 168-169) Negli anni successivi alla Seconda Guerra Mondiale, la pratica
crematoria si arresta, ciò sarà dovuto sia ad una rielaborazione del lutto in chiave
comunitaria per il Nazismo sia per lo spirito di ricostruzione post guerra che sarà meno
flamboyant di come avverrà per le potenze vincitrici e dove, l’acuirsi dei nuovi equilibri della Guerra Fredda rallenteranno il processo di sviluppo urbano della
Germania in senso capitalistico, il che renderà più rarefatta la cremazione che si
incrementerà solo a partire dagli anni ’90 pur mantenendo l’antica divisione tra città protestanti e cattoliche: nel 1995 ad esempio, il 71% della popolazione del
Braunschweig protestante si farà cremare contro il 26 della cattolica Augsburg. Come
sempre conferma il primato il Land del Thüringen con Gera (95% di cremati), Jena (90
%) e Gotha (90%). (Davies, Mates: 2005, 218).
Questa diversità culturale è una sorta di ritorno all’Ottocento, quando, prima del potere centralizzato del Nazismo, ogni Land poteva avere libertà di legiferare in materia. Il
nazismo infatti unificò le disposizioni per la cremazione – dentro e fuori i campi di
sterminio – dopo il 1940 prima con gli oppositori politici poi con gli ebrei, la
cremazione sostituisce le fosse comuni. È in particolare la Topf & Söhne di Erfurt a
studiare mezzi di cremazione più tecnologici che riducessero le emissioni (Davies,
Mates: 2005, 323-324).