Invasione e spartizione della Jugoslavia
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aveva raccolto consensi presso i settori più integralisti del cattolicesimo croato, come l’associazione dei “Crociati” (Križari), che nello Stato Indipendente Croato pubblicava regolarmente il suo organo stampa, il settimanale “La Domenica” (Nedelja). Se parte del clero cattolico locale aderì alle politiche di Zagabria, vi fu anche chi cercò di alleviare le sofferenze dei perseguitati offrendo rifugio a serbi ed ebrei e predicando la pacificazione. Alcuni prelati sfidarono il regime firmando un documento di condanna delle distruzioni delle chiese ortodosse e della deportazione e uccisione dei pope, altri finirono per unirsi ai partigiani di Tito (casi comunque piuttosto eccezionali).267 Numerose anche nelle relazioni dei militari italiani le testimonianze della partecipazione diretta di religiosi cattolici ai massacri degli ustaša (a Dernis-Drniš, Knin, Signo-Sinj), soprattutto in funzione dell’aperta ostilità assunta dai francescani nei confronti dell’alleato occupante. Vivai di propaganda nazionalista e anti-italiana furono segnalati nei seminari, influenzati dal contegno di preti e docenti, che nelle zone rurali e periferiche conducevano una decisa azione improntata a sentimenti e ideali irredentisti, riaffermando le rivendicazioni croate in Dalmazia. Il convento dei frati francescani delle Paludi di Spalato era ritenuto un ricettacolo di elementi ostili: i parroci della città e dei dintorni (Salona, Castel Vitturi, Traù-Trogir, Sebenico) erano considerati i più ferventi sostenitori dell’irredentismo croato, propagato fra gli studenti delle scuole e dimostrato quotidianamente nell’ostilità manifestata alle truppe italiane. L’intera Bosnia divenne il centro dell’ustascismo francescano e per il loro atteggiamento indipendente e nazionalista i francescani, da sempre accesi custodi dell’identità nazionale croata, divennero una costante preoccupazione per il governo di Roma.
2.3.
Le truppe italiane in Dalmazia e la nomina del Commissariato civile
Le truppe italiane si disposero a presidio di larghe zone della Dalmazia, della Croazia e della Bosnia-Erzegovina: all’iniziale malcontento dei nazionalisti croati sarebbe progressivamente subentrata una calma diffusa, in attesa dello sviluppo degli eventi. Il comando della 2ª Armata fu inizialmente stabilito a Sušak ma il Poglavnik, per agevolare i rapporti tra Kvaternik e Ambrosio, spinse per trasferirlo a Karlovac, meno distante da Zagabria, dove rimase fino al settembre del 1941, quando tornò alla sede iniziale.268 Il governo croato iniziò l’organizzazione
267
P. Adriano, G. Cingolani, op. cit., p. 275.
268
ASDMAE, b. 1493 (AP 28), Ministero degli Affari Esteri, Gab.A.P., a R. Ministero Guerra-
Gabinetto, telegramma n. 15055 P.R., segreto, Roma 12 maggio 1941-XIX; N. Kisić Kolanović, op.