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5.3. Sviluppo dell’occupazione tedesca

5.3. Sviluppo dell’occupazione tedesca

Lo Stato Indipendente Croato presentava campagne incolte, villaggi semidistrutti, assenza di popolazione valida al lavoro, denutrizione del bestiame. Nei territori della seconda e terza zona le popolazioni vivevano in uno stato di depressione e ristrettezze: la fucilazione di alcuni cattolici, i fermi eseguiti durante i rastrellamenti, la distruzione delle abitazioni nei villaggi che ospitavano i partigiani avevano suscitato ulteriore avversione all’occupazione italiana. Anche in Dalmazia la sicurezza pubblica era mantenuta a fatica, specie nei territori di Sebenico, Traù e Spalato, per l’intensificata attività ribelle. Frequenti i rastrellamenti effettuati dai reparti italiani, senza tuttavia ottenere particolari risultati. Fra la popolazione andava rafforzandosi sempre più la convinzione della temporaneità della presenza italiana, incapace di reprimere l’attività partigiana.927 I tedeschi presidiavano Zagabria e i centri più importanti non occupati dai partigiani: esercito, polizia, poste, telegrafi, ferrovie, ordine pubblico, era tutto in loro controllo e nel maggior numero dei casi le autorità tedesche agivano e prendevano provvedimenti senza consultare quelle croate o italiane. Le forze militari dell’Asse avevano svolto negli ultimi mesi un’intensa attività operativa, importanti formazioni partigiane erano state disciolte e vaste regioni rastrellate, ma resistevano forti ed efficienti formazioni che premevano verso sud e sud-ovest. Le forze armate tedesche e croate formavano ormai nella Bosnia-Erzegovina e nel Sangiaccato un’unità inscindibile sottoposta al comando tedesco, che controllava i commissari civili croati addetti ai singoli comandi. Tuttavia all’arruolamento sotto il controllo tedesco sempre più giovani preferivano unirsi ai partigiani e a giugno gli studenti universitari chiamati alle armi preferirono darsi alla macchia con i gruppi presenti nelle varie zone. Negli ambienti politici croati l’elemento più equilibrato e con tendenze ad appoggiarsi ora alla Germania ora all’Italia dividendone l’influenza sul territorio statale, vedeva con manifesta preoccupazione lo sviluppo del programma tedesco favorito dalle circostanze belliche e dal minore interesse che militarmente l’Italia andava dimostrando per i territori croati. Non mancavano comunque le note correnti anti-italiane e irredentiste che vedevano già realizzata la liberazione della fascia costiera. Le truppe italiane, dopo gli scontri e le numerose perdite, avevano ripiegato in molti punti restringendo l’occupazione ad una limitata fascia costiera. La Lika era stata occupata per intero dai partigiani, che nonostante le gravi perdite subite, erano improvvisamente riapparsi ben armati ed equipaggiati alle spalle delle truppe operanti minacciando le più importanti vie di comunicazione. La necessità di presidiare le zone abbandonate dalla 2ª Armata aveva portato le truppe tedesche a

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927 AUSSME, H-9, b. 11, Promemoria per il Capo del Governo compilato dai CC., gennaio 1942 – febbraio 1943, Relazione sullo spirito delle truppe, I. Impressioni e commenti di carattere generale, 19 febbraio 1943-XXI.

pochi chilometri dalla costa adriatica, suscitando l’allarme e la viva preoccupazione degli ambienti militari italiani.928 Fronteggiato con più successo in Montenegro il comando partigiano di Tito aveva riparato nuovamente nella zona est di Kalinovik raggiungendo il monte Jahorina (nord-est Sarajevo). Dirette verso Foča dal Romanja Planina sembrava vi fossero due divisioni partigiane costituite in gran parte da croati e musulmani. Anche nella rimanente Bosnia nord-orientale gruppi partigiani da tempo inattivi avevano ripreso i loro movimenti: già segnalati a nord di Travnik avevano occupato Fojnica e Kreševo ed una volta respinte da truppe tedesco-croate avevano occupato Visoko ed esercitato pressione sulla ferrovia Sarajevo-Brod e Sarajevo-Višegrad; altri gruppi partigiani da tempo concentrati a sud-ovest di Zvornik avevano invece occupato temporaneamente Srebrenica e impegnato combattimento contro forze croate a nord di Sarajevo. Ancora a luglio formazioni partigiane (alcune migliaia di uomini) risultavano concentrate in zona Han Pijesak (sud-ovest Zvornik), Vlasenica, Kladanj ed esercitavano pressione in direzione est (Jasenovac Planina), sud (Sokolac) e ovest (Vareš e Camerska Planina). Altri rilevanti concentramenti partigiani erano segnalati verso Bijelina e in alta valle Spreča, premuti da tedeschi e croati, che rioccuparono Kladanj. In Erzegovina notevole attività era svolta a sud di Nevesinje dai resti della X Brigata erzegovese: nel Biokovo truppe italiane in collaborazione con truppe tedesche e croate avevano proceduto al rastrellamento delle forze partigiane da tempo concentrate nella zona. In occasione degli attacchi partigiani a Kakanj e Zvornik, ulteriori sintomi di disorganizzazione si erano manifestati nella compagine dell’esercito croato e i presidi domobranci avevano dato prova di scarsa combattività, abbandonando la propria postazione senza opporre resistenza.929

L’estensione del controllo militare tedesco ad ampie ed importanti zone dell’Erzegovina era stato bene accolto dall’elemento cattolico ed ustaša che ostentavano soddisfazione per il fatto che i comandi tedeschi sembrassero intenzionati a lasciare alle autorità locali croate la massima autonomia politica ed amministrativa. L’atteggiamento filo-tedesco della popolazione cattolica appariva

928 Ibidem, M-3, b. 19, fasc. 8, a Ministero degli Affari Esteri-Gab.A.P., prot. n. 6/7, oggetto: Notizie dalla Croazia, f.to il Generale Pièche, Roma 19 maggio 1943-XXI; ibidem, fasc. 2, Comando Supremo, Situazione operativa e logistica degli scacchieri balcanici ed egeo al 1° giugno 1943-XXI; ibidem, b. 20, fasc. 10, Comando Supremo, Ministero degli Affari Esteri-Gab.A.P., riservato, Promemoria per l’Eccellenza il Generale Ambrosio, Attività militare-sviluppo dell’occupazione tedesca, Roma 5 giugno 1943-XXI; ibidem, b. 31, fasc. 9, Comando Supremo, Servizio Informazioni Militari (S.I.M.), Notiziari Stati Esteri, Situazione politico-militare Croazia, Ministero degli Affari EsteriGab.A.P. Croazia, Appunto, Roma 15 giugno 1943-XXI; id., Ministero dell’Interno, il Capo della Polizia, Appunto per il Duce, Roma 22 giugno 1943-XXI. 929 Ibidem, b. 66, fasc. 3, Governatorato del Montenegro, Ufficio I, Notiziario mensile n. 6, mese di giugno 1943-XXI, Croazia, 1) – Attività partigiana; id., Comando Supremo Servizio Informazioni Militare Centro S.I.M. Albania-Montenegro, Foglio Notizie n. 13, Bosnia-Croazia.

dovuto principalmente alla propaganda delle superiori autorità politiche croate e alla politica di repressione che i comandi tedeschi perseguivano nei confronti del movimento serbofilo tradizionalmente ostile ai croati.930 Pavelić, in un colloquio con il commissario amministrativo David Sinčić, aveva sostenuto che nel campo militare era da imputarsi alla mancata ed insufficiente disponibilità da parte italiana di materiale d’armamento e di equipaggiamento, il fatto che la maggior parte delle forze armate croate fosse progressivamente passata sotto il diretto controllo tedesco. I rappresentanti tedeschi locali avevano esercitato sul governo croato una pressione a cui era stato impossibile resistere: l’Italia non era riuscita ad evitare che ciò avvenisse e non era stata in grado di tutelare, dinanzi all’invadenza dell’alleato, le proprie posizioni ed i propri interessi in Croazia.931 Il Poglavnik recriminava l’inadempienza degli accordi di Roma relativi alla collaborazione militare italo-croata e di quelli conclusi con Roatta attinenti all’occupazione italiana.932

Lo scioglimento delle formazioni volontarie anti-comuniste ed il sostegno incondizionato dato dai tedeschi ai croati crearono nell’ambiente ortodosso un generale senso di disorientamento e sfiducia verso l’Italia, accusata di aver tradito gli interessi serbi dopo averli sfruttati ai fini della lotta anti-comunista. La decisione tedesca fu invece vista dagli ambienti italiani come un chiaro tentativo di togliere dalle mani italiane la carta cetnica e l’arrivo in Erzegovina un tentativo di calata diretta o indiretta sull’Adriatico, incoraggiato da parte croata.933 La popolazione serba criticava severamente buona parte dei capi locali accusati d’incapacità e di aver consegnato ai tedeschi e agli ustaša i propri gregari, mentre aumentavano i consensi per Mihailović, considerato l’unico capace di realizzare le aspirazioni serbe in Bosnia-Erzegovina.934 Lo sforzo tedesco mirava a giungere ad uno schieramento che tenesse conto di tutte le possibili eventualità, compresa l’eliminazione dell’Italia dalla guerra, e di inquadrare il massimo numero di uomini con l’arruolamento dei musulmani nelle nuove formazioni SS, specialmente bosniaci ed erzegovinesi ma non escludendo anche quelli del Sangiaccato, sia per aumentare il potenziale bellico sia per togliere dalla

930 Ibidem, Governatorato del Montenegro, Ufficio I, Notiziario mensile n. 6, mese di giugno 1943-XXI, Croazia, 2) – Situazione politica in Bosnia-Erzegovina. 931 ASDMAE, b. 1496 (AP 31), Penetrazione tedesca in Croazia, Ministero degli Affari Esteri, Gab.A.P.-Ufficio Croazia-Roma e p.c. R. Legazione d’Italia Zagabria, 21 maggio 1943-XXI. 932 Ibidem, Ufficio di Collegamento con Supersloda, Appunto per il Gabinetto, Vittorio Castellani, Roma 30 aprile 1943-XXI. 933 Ibidem, R. Consolato Generale d’Italia a Ragusa, a R. Legazione d’Italia Zagabria e p.c. a Ministero degli Affari Esteri, telespresso n. 9449/334, f.to R. Console Generale A. Mammella, Ragusa 4 giugno 1943-XXI. 934 AUSSME, M-3, b. 66, fasc. 3, Governatorato del Montenegro, Ufficio I, Notiziario mensile n. 6, mese di giugno 1943-XXI, Croazia,2) – Situazione politica in Bosnia-Erzegovina.

circolazione probabili elementi perturbatori. L’atteggiamento intransigente delle autorità militari tedesche in alcuni casi portò al ritorno di un orientamento filoitaliano della popolazione musulmana, incline al mantenersi al di fuori delle competizioni politiche in passiva attesa dello sviluppo degli eventi; d’altra parte, però, veniva anche segnalato che i musulmani dell’Erzegovina avevano da tempo cessato il sostegno all’azione politica italiana dimostrato nel primo periodo dell’occupazione, quando le truppe italiane avevano effettivamente rappresentato le forze dominanti in loco. Successivamente i musulmani si erano prima orientati verso i croati e dopo verso i tedeschi, con una facilità che ne confermava il carattere ondeggiante, che tendeva costantemente, per salvarsi, ad appoggiarsi alla parte ritenuta sul momento più forte. Nella valutazione dell’orientamento politico della popolazione musulmana erzegovese era piuttosto difficile discernere le tendenze principali: nel 1942 una delegazione musulmana, spinta dalle autorità consolari italiane, si era recata a Roma in visita al Gran Muftì di Gerusalemme in esilio Haj Amin alHusseini, sostenitore dell’alleanza tra Islam e nazismo, offrendo l’annessione dell’Erzegovina all’Italia. I membri della delegazione rappresentavano tuttavia una piccola parte della comunità musulmana, che non rivestiva cariche nella comunità stessa. Al suo ritorno la delegazione era stata aspramente criticata e numerosi notabili si erano affrettati a dichiarare che non rappresentava affatto l’espressione della maggioranza musulmana. Da questa divisione di tendenze ed incostanza di propositi derivavano la linea di condotta opportunistica seguita dalla popolazione musulmana e la mancata realizzazione, da parte italiana, di un programma ad essa favorevole. Il concorso militare delle formazioni musulmane si era dimostrato poco efficiente, anche quando Mostar era in grave pericolo e qualche reparto, inquadrato con elementi musulmani, era passato armi e bagagli ai partigiani (btg. Konjic).935

L’intenzione tedesca era unificare politicamente e militarmente il Sangiaccato alla Bosnia, estendendovi l’influenza del Reich: nel Sangiaccato erano dislocate anche truppe croate composte di una brigata di elementi disparati raccolti e inquadrati dagli ufficiali tedeschi della 369ª Divisione, ivi collocata insieme alla 718ª. A Zagabria furono dislocate importanti forze di SS e avviato l’arruolamento di elementi per la costituzione di una divisione destinata a presidiare i centri più importanti in sostituzione delle truppe regolari. Sarajevo fu al centro di una fervente attività di propaganda volta all’arruolamento di volontari nella 13ª Divisione SS Handžar (nome della tradizionale spada turca ricurva). La formazione di SS musulmano-bosniache era considerato il proseguimento della tradizione

935 Ibidem, b. 67, 2ª A, 1943, Musulmani internati, Ufficio Informazioni, in visione, Note dell’Ufficio “I” alla lettera in data 8 corr. del corr. del comm. Castellani, f.to Col. V. Carlà; id., a Ufficio di Collegamento del Ministero Affari Esteri presso Comando 2ª Armata, 7950/AC all’appunto n. 976 del 14 corrente, Liberazione di mussulmani, f.to il Generale Comandante designato d’Armata Mario Robotti, P.M.10, 19 giugno 1943-XXI.

austro-ungarica dei reggimenti Bosniaken e in omaggio al passato sarebbe stato loro concesso indossare il glorioso fez grigio-verde.936 Nell’aprile del 1943 il Gran Muftì aveva visitato Sarajevo promuovendo l’arruolamento di giovani musulmani nella divisione SS, definendo i bosniaci la crema dell’Islam;937 l’appello riscosse un relativo entusiasmo ma furono infine arruolati ventimila volontari – il reclutamento fu comunque esteso anche ai croati – tra cui noti imam in qualità di consiglieri spirituali delle unità. Una commissione di cinque notabili, palesemente conservatori, si era riunita a Mostar e aveva inviato al Gran Muftì, nel frattempo rientrato a Roma, un esposto in cui recriminava l’arresto di una cinquantina di elementi musulmani, effettuato nel capoluogo dell’Erzegovina dalle autorità militari italiane le notti del 29 e 30 aprile, perché in possesso di materiale propagandistico e indiziati come comunisti.938 L’esposto, inviato tramite la prefettura cittadina e passato per Zagabria, presentava una situazione delicata –smentita dal VI Corpo d’Armata ivi stanziato – in cui le autorità militari italiane, pur avendo assicurato a parole il migliore trattamento alla popolazione musulmana e la liberazione dai campi di internamento delle donne e delle persone a carico dei quali nulla di concreto era stato dimostrato, agivano in modo indiscriminato seguendo i suggerimenti e le denuncie dei četnici, senza la presenza delle autorità amministrative cittadine, e permettendo a questi di estirpare confessioni per mezzo di violenze e torture. I musulmani venivano così internati senza prove concrete di colpevolezza e senza l’espletamento delle dovute formalità o di un regolare interrogatorio.939 In seguito all’esposto al Gran Muftì il comando della 2ª Armata, al fine di rinsaldare i rapporti con i musulmani che andavano progressivamente deteriorandosi, raccomandava al Comando del VI Corpo

936 Sulla 13ª Divisione SS Handžar si veda E. Redžić, op. cit., pp. 34-35, 46-54 e 180-184; id., Muslimansko autonomaštvo i 13. SS divizija: autonomija Bosne i Hercegovine i Hitlerov tréci rajh, Sarajevo, Svjetlost, 1987; G. Lepre, Himmler’s Bosnian Division: The Waffen-SS Handschar Division 1943-1945, Atglen, PA: Schiffer, 1997. 937 In generale sulle relazioni tra Islam, nazismo e fascismo si veda S. Fabei, Il fascio, la svastica e la mezzaluna, Milano, Mursia, 2002. Sulla figura del Gran Muftì di Gerusalemme P. Matter, The Muftì of Jerusalem: Hajj-Amin al Husayni and the Palestinian National Movement, Columbia University Press, New York, 1988; Z. Elpeleg, The Gran Muftì: Haj Amin al-Hussaini, Founder of the Palestinian National Movement, Fran Cass & co., London, 1993; S. Fabei, Mufti el-Husseini. Una vita per la Palestina, Milano, Mursia, 2003. 938 AUSSME, M-3, b. 67, 2ª A, 1943, Musulmani internati, Comando VI Corpo d’Armata, Stato Maggiore, Ufficio Informazioni, a Comando 2ª Armata, Ufficio Informazioni, prot. n. 6807/I, oggetto: Collaborazione con elementi mussulmani (rif. f. I/13051, dell’8 maggio u.s.), d’ordine per il Colonnello Capo di S.M. a.p.l. il Ten. Col. Sottocapo di S.M. Pietro Testa, P.M.39, 23 maggio 1943XXI; id., CS/16/153-S, a Ufficio Collegamento Esteri presso la 2ª Armata, Collaborazione con elementi mussulmani, f.to il Colonnello Capo Ufficio V. Carlà, P.M.10, 2 giugno 1943-XXI. 939 Ibidem, Traduzione dal croato, A Sua Eminenza Muhamed Emin El Useini Gran Muftì della Palestina, Roma; id., CS, in visione, P.M.10, 28 maggio 1943-XXI.

d’Armata di impegnarsi in atti che facilitassero un riavvicinamento tra le autorità militari italiane e la popolazione, garantendo la liberazione di un certo numero di internati musulmani del campo di Cattaro, scelti tra i meno compromessi e segnalati dallo stesso al-Husseini.940 Anche il Ministero degli Esteri di Roma ritenne opportuno, ai fini di una politica italiana filo-islamica, assecondare le richieste della delegazione di notabili di Mostar inoltrata dal Gran Muftì; i nominativi segnalati per la liberazione, tuttavia, erano tenuti in considerazione dalla 2ª Armata per un eventuale scambio con prigionieri italiani e non si ritenne opportuno liberarli, almeno per il momento.941 Dei trentacinque nominativi della lista (internati nel campo di Visco) fu inizialmente presa in considerazione la liberazione di quindici individui, ma successivamente, considerato l’atteggiamento dei musulmani della zona, che negli ultimi tempi avevano aumentato l’arruolamento nelle SS tedesche, non si ritenne opportuna la loro liberazione, ritenuta un ostacolo alla normalizzazione della regione. Infine, il 22 giugno 1943, sembra ne fu effettivamente disposto il rilascio e l’invio al comando del VI Corpo d’Armata, che solamente in un secondo tempo avrebbe proceduto all’avvio alle rispettive residenze.942 Alla fine prevalse dunque la linea politica di riavvicinamento alla popolazione musulmana, con particolare attenzione ad impedire il rinnovarsi di violenze dei četnici a danno della popolazione.943

Il numero e la qualità delle reclute che affluirono nei battaglioni di SS bosniache – mosse principalmente da motivi economici – si rivelarono piuttosto scadenti: i giovani musulmani, indotti a ritenere che la divisione sarebbe stata schierata a difesa dei propri villaggi e delle proprie case, si resero presto conto con delusione

940 AUSSME, M-3, b. 67, 2ª A, 1943, Musulmani internati, Ufficio Informazioni, in visione, Note dell’Ufficio “I” alla lettera in data 8 corr. del corr. del comm. Castellani, f.to Col. V. Carlà; id., Ministero degli Affari Esteri, Ufficio di Collegamento con il Comando Superiore FF.AA. SloveniaDalmazia, Appunto per il Comando Superiore, prot. n. 537, f.to Vittorio Castellani, P.M.10, 16 aprile 1943-XXI. 941 Ibidem, a Comando VI Corpo d’Armata, 4920/AC, Mussulmani internati, d’ordine il Generale di Brigata Capo di Stato Maggiore C. Primieri, P.M.10, 18 aprile 1943; id., a Comando Superiore FF.AA. Slovenia-Dalmazia (2ª Armata), Ufficio Affari Civili, n. 3389/AC, rif. f. 4920/AC del 18 aprile u.s., oggetto: Mussulmani internati, d’ordine p. il Colonnello Capo di S.M. a.p.s. il Ten. Colonnello Sottocapo Pietro Testa. 942 Ibidem, Ministero degli Affari Esteri, Ufficio di Collegamento con il Comando Superiore FF.AA. Slovenia-Dalmazia, a Ufficio Affari Civili di Supersloda, prot. n. 710, oggetto: Liberazione di musulmani richiesta dal Gran Muftì di Gerusalemme, il Capo dell’Ufficio Vittorio Castellani, P.M.10, 9 maggio 1943-XXI; id., a Ufficio Collegamento Ministero degli Affari Esteri presso Comando 2ª Armata, 8302/AC, Liberazione mussulmani, p. il Generale di Brigata a.p.s. Capo Ufficio Affari Civili M. Rolla, P.M.10, 22 giungo 1943-XXI. 943 Ibidem, Comando Superiore FF.AA. Slovenia-Dalmazia, Ufficio Informazioni, a Comando VI Corpo d’Armata, oggetto: Collaborazione con elementi mussulmani, f.to il Generale Comandante d’Armata Mario Robotti, P.M.10, 8 maggio 1943-XXI.

che avrebbero potuto combattere al servizio dei tedeschi ovunque e con l’aumento delle defezioni resero un fallimento la formazione della divisione. Lì dove fu schierata (Tuzla, Gradačac, Brčko) si abbandonò a saccheggi ed uccisioni della popolazione serba locale. Si dissolse definitivamente alla fine del 1944, mentre aumentava il numero dei musulmani che si univano ai partigiani di Tito.

Uno degli obiettivi più importanti per i tedeschi rimaneva l’eliminazione del movimento dei četnici nella sua duplice veste militare e politica, ma nonostante gli arresti dei capi ed il disarmo dei gregari compiuto su larga scala nell’Erzegovina precedentemente occupata dagli italiani, più che alla soppressione dei gruppi armati serbi sembrava da parte tedesca si mirasse al futuro inquadramento delle bande che in precedenza erano state alle dipendenze italiane. I tedeschi non erano alieni da tentativi di accordo con i četnici, come provavano i contatti avuti in Bosnia-Erzegovina, di massima senza successo, anche con bande provenienti dalla Serbia alla presenza di fiduciari serbi acquisiti alla causa tedesca.944 Numerosi četnici riuscirono a sottrarsi all’azione di sorpresa dei comandi tedeschi, guadagnando la montagna in gruppi di varia consistenza; quelli caduti in mano tedesca furono comunque trattati con riguardo. I maggiori esponenti četnici tendenzialmente continuavano a preferire un atteggiamento più favorevole agli italiani nel timore dell’ulteriore penetrazione tedesco-croata nei territori da questi presidiati; malgrado le difficoltà sembravano comunque voler spingere a fondo la lotta anti-comunista, come dimostravano i continui scontri con i partigiani e i fatti di sangue occorsi all’interno delle stesse formazioni četniche tra i capi e coloro disposti a collaborare con i partigiani.945

Alla solidarietà italo-tedesca era ormai subentrata una forma di concorrenza risolta sfavorevolmente per l’Italia in conseguenza delle sproporzioni tra le forze morali e militari presenti: alla spinta verso sud delle forze d’occupazione tedesche gli italiani non avevano saputo o potuto opporre una controspinta verso nord mediante un’opera di infiltrazione militare e politica nella zona tedesca, ad

944 Particolarmente significativi a riguardo l’accordo concluso tra il comando tedesco di Mostar e Petar Samardžić, noto capo serbo della zona di Nevesinje, la proclamazione da parte tedesca di una zona neutra četnica nel territorio dell’Ozren Planina (tra le valli della Bosna e della Spreča) con proibizione all’elemento musulmano di accedervi e l’intensa propaganda svolta dalle autorità tedesche per l’arruolamento nelle formazioni SS anche di elementi serbo-ortodossi, dopo un primo momento di esclusiva apertura a mussulmani e cattolici. AUSSME, M-3, b. 66, fasc. 3, Comando Supremo Servizio Informazioni Militare Centro S.I.M. Albania-Montenegro, Foglio Notizie n. 13, 2) – Situazione politica in Bosnia-Erzegovina. 945 Ibidem, b. 20, fasc. 10, Ministero degli Affari Esteri Gabinetto, riservato, Pro-memoria per l’Eccellenza il Generale Ambrosio, Attività militare-sviluppo dell’occupazione tedesca, Roma 5 giugno 1943-XXI; ibidem, b. 31, fasc. 9, Comando Supremo S.I.M., prot. n. SIM/E/3/3380/SM, Promemoria, oggetto: Croazia – Tentativi di accordo fra le autorità germaniche e i cetnici erzegovesi, 10 agosto 1943.

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