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3.7. Popolazione civile, militari italiani ed ustaša
intrapresa dalla 2ª Armata e che avrebbero continuato a rappresentare un problema costante nello Stato Indipendente Croato.
3.7. Popolazione civile, militari italiani ed ustaša
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Frequenti le dimostrazioni di ostilità croate, individuali e collettive, all’occupazione italiana: la propaganda anti-italiana andò aumentando d’intensità in tutte le zone e ad essa parteciparono gli ustaša come i militari dell’esercito regolare. Costante la provocazione di incidenti con ufficiali e soldati dei reparti italiani, che dal giugno del 1941 in poi si verificarono con ritmo crescente, con la volontà degli ustaša di impedire contatti con la popolazione, soprattutto femminile, che veniva diffidata a non frequentare, non accompagnare o parlare con i militari italiani. Le donne viste in loro compagnia venivano chiamate al comando ustaša e minacciate del taglio dei capelli, se avessero continuato nei loro atteggiamenti amichevoli verso gli italiani. 574
In generale le milizie croate, con la minaccia di arresti, perquisizioni e interrogatori nei confronti dei civili, contribuivano a creare forte circospezione tra la popolazione. Da ciò anche la grande difficoltà opposta al dare alloggio agli ufficiali italiani, che si erano adattati in gran parte nelle abitazioni di serbi ed ebrei. Le autorità croate opponevano difficoltà anche ai rifornimenti mediante divieti e controlli sull’attività commerciale, con ripetuti tentativi di ingerenza sui trasporti di merci e derrate dirette ad organi periferici.575 Il comando della 2ª Armata chiese ripetutamente provvedimenti a carico di funzionari croati responsabili di atti interpretati come ostili verso gli italiani, soprattutto nelle zone di confine, ma il governo di Zagabria si dimostrò poco disposto a intraprenderli.576 Soprattutto dopo il passaggio o la sosta di elementi della Gestapo – che mantenevano contatti con gli ustaša del posto ma si astenevano dall’avvicinare ufficiali e militari italiani – in determinate località si verificavano incidenti fra italiani e croati. Nel luglio del 1941 a Cirquenizza la cancellazione di scritte italiane inneggianti al re e Mussolini
574 ASDMAE, b. 1493 (AP 28), Ministero dell’Interno, sez. I n. OI2445/441, a Ministero Affari Esteri A.G.IV, oggetto: Notizie dalla Dalmazia relative alla situazione in Croazia, Roma 22 agosto 1941XIX. Le dirigenti dell’Unione Femminile Ustaša di Segna, ad esempio, sembra proibirono alle iscritte di avere rapporti di qualsiasi genere con gli italiani. AUSSME, M-3, b. 6, fasc. 4, Comando 2ª Armata, Ufficio I, Notiziario A/C n. 19, P.M.10, 1 marzo 1942/XX. 575 AUSSME, H-1, b. 16, fasc. 1, Situazione politica dei territori ex jugoslavi, Comando 2ª Armata, Ufficio I, a Stato Maggiore Regio Esercito-Ufficio Operazioni, prot. n. I/7268/S, oggetto: Situazione politica in Croazia, f.to il Generale Comandante designato d’Armata V. Ambrosio, P.M.10, 23 luglio 1941-XIX. 576 Ibidem, Situazione politico-economico-militare in Croazia e Slovenia, Ministero della Guerra-Gabinetto, Funzionari croati ostili all’Italia, Roma 12 agosto 1941-XIX.
ad opera di alcuni ustaša era stata suggerita da due elementi della Gestapo che avevano sostato nel paese.577
Da parte croata non furono minori le rimostranze. Fin dall’aprile del 1941 a Pavelić erano pervenute da varie zone della Dalmazia telegrammi e petizioni inviati da fiduciari e popolazione relative agli atteggiamenti del personale militare italiano. Il Poglavnik recriminò al governo di Roma le azioni dei militari italiani ed il comportamento arbitrario dei carabinieri, che minavano seriamente la sua posizione e l’alleanza con l’Italia. Per la Bosnia in particolare raccomandava il rispetto delle usanze della popolazione musulmana. Gli italiani avevano chiesto in primo luogo che fossero chiusi i tribunali, facendo capire ai fiduciari croati che sarebbero stati arrestati nel caso avessero interferito nelle questioni politiche: mentre disarmavano ustaša e gendarmi croati comportandosi con alterigia nei loro confronti, funzionari serbi venivano nominati per le funzioni comunali in diverse località. Particolare esasperazione era stata diffusa anche dalla chiamata alle armi effettuata dai comandi italiani sulla popolazione croato-dalmata.578
Il Commissario generale amministrativo presso il comando della 2ª Armata accusò regolarmente i militari italiani di una serie di misfatti nei confronti di civili e miliziani croati. Le autorità croate recriminavano agli italiani di non tener conto delle leggi croate, di essere compiacenti con i crimini commessi dai četnici sulla popolazione cattolica e musulmana, di effettuare arresti arbitrari. Su ordine di Ambrosio era vietata l’uscita dalla zona demilitarizzata con più di duecentocinquanta kune: i soldati italiani prelevavano le somme di denaro superiori ai viaggiatori diretti dal litorale a Zagabria.579 Le autorità militari italiane erano accusate inoltre di rallentare a loro volta i traffici commerciali e monetari croati nella zona demilitarizzata. Un più libero movimento di traffici commerciali, esente da dazi doganali, fu concesso solamente nell’autunno del 1941, in seguito agli accordi intercorsi negli incontri della “Commissione economica permanente italo-croata” (vedi infra) per regolare le questioni doganali, disponendo che non fossero più eseguiti controlli di carattere fiscale e valutario al limite marginale
577 Ibidem, Situazione politica dei territori ex jugoslavi, Comando 2ª Armata, Ufficio I, a Stato Maggiore Regio Esercito-Ufficio Operazioni, prot. n. I/7365/S, oggetto: Attività politica tedesca in Croazia, f.to il Generale Comandante designato d’Armata V. Ambrosio, P.M.10, 25 luglio 1941-XIX. 578 ASDMAE, b. 1494 (AP 29), Ufficio Croazia, Carteggio circa discussioni confinarie, R. Consolato Generale d’Italia a Zagabria, a Ministero degli Affari Esteri Roma, telespresso n. 1835/301, oggetto: Notizie dalla Dalmazia, Zagabria 21 aprile 1941-XIX. 579 HDA, 491, OUP, kut. 2, all’Onorevole Comando II Armata R.E.I. Sede, 1136/41, il Commissario Generale Amministrativo; id., Comando 2ª Armata, Ufficio Affari Civili, a Commissario Generale Amministrativo dello Stato Indipendente di Croazia presso il Comando 2ª Armata, prot. n. 2342/A.C. segreto, risposta al foglio 1136/41 del 6 ottobre 1941, oggetto: Movimento merci e valute nella zona demilitarizzata, f.to il Generale Comandante designato d’Armata V. Ambrosio, P.M.10, 8 ottobre 1941-XIX.
della zona demilitarizzata e all’entrata di merci dalla Croazia alla Dalmazia italiana e viceversa. In seguito all’occupazione della terza zona Karčić lamentò infine l’arresto di numerosi ustaša.
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In tutta la zona d’occupazione italiana si verificarono una serie di avvenimenti che dimostrarono fin dai primi giorni il fallimento dell’alleanza italo-croata, nonostante le cerimonie ufficiali si sforzassero di provare l’opposto. A Mostar, ad esempio, alla fine del maggio 1941 aveva avuto luogo la cessione in forma solenne dei poteri amministrativi e militari alle autorità croate, con l’ingresso in città di una guarnigione croata (un comando di divisione ed un battaglione di fanteria). Le truppe italiane e croate si erano scambiate gli onori reciproci; erano seguiti i discorsi del sindaco, del prefetto e del comandante del presidio italiano, che aveva ufficialmente ceduto i poteri civili, amministrativi e militari della città. Le truppe italiane e croate, seguite da associazioni politiche e civili locali, avevano sfilato dinanzi alle varie autorità cittadine e la sera le autorità croate avevano offerto un banchetto al quale aveva partecipato anche una larga rappresentanza di ufficiali italiani.581
Nonostante le ossequiose cerimonie rituali non si sarebbe tuttavia attardato il verificarsi di attriti tra i soldati italiani rimasti a presidiare la città e gli ustaša: il 26 giugno arrivavano allo scontro fisico in seguito alla volontà dei secondi di uccidere un civile per ragioni non del tutto chiare, intento a cui i militari italiani si erano opposti. La sera stessa, alla stazione ferroviaria, due donne con lasciapassare dell’autorità italiana di Cettigne, accusate di essere spie, venivano condotte negli alloggi degli ustaša e in presenza di circa venti militari venivano invitate a svestirsi di tutto e perquisite da una donna mentre gli uomini ne controllavano i vestiti (l’episodio non portò comunque a particolari provvedimenti nei loro confronti).
582 Ogni notte in città si segnalavano spari d’arma da fuoco da parte delle milizie croate, che provocavano notevole allarme tra la popolazione. Alla fine del mese si segnalavano ancora arresti e persecuzioni, mentre cresceva l’esodo delle famiglie
580 Ibidem, kut. 3, all’on. Comando 2ª Armata R.E.I, 1642 1, risposta al foglio n. 2732/AC/Or., f.to il Commissario Generale Amministrativo, Sussak 19 ottobre 1941. Ibidem, kut. 5, 1941, pov. spisi, 2836-3327, Comando 2ª Armata, Ufficio Affari Civili, a Commissariato Generale Amministrativo dello Stato Indipendente di Croazia presso il Comando 2ª Armata, prot. n. 3225/A.C., oggetto: Movimento delle merci nella zona demilitarizzata, f.to il Comandante designato d’Armata V. Ambrosio, P.M.10, 3 novembre 1941-XX. 581 ASDMAE, b. 1493 (AP 28), Centro “I” Antico, al Servizio Informazioni Militare Ufficio I. Albania P.M.22 – A, n. prot. 5/1266 segreto, oggetto: Notizie dalla Croazia, f.to il Capitano dei CC. RR. Capo Centro Angelo Antico, P.M.9IA, 8 giugno 1941-XIX. 582 Ibidem, Comando Supremo, Servizio Informazioni Militare, Uff. I Albania, Centro I Cettigne, a Servizio Informazioni Militare uff. I Albania, oggetto: Notizie della Croazia, f.to per il Capitano dei CC.RR. Capo Centro Angelo Antico il sottotenenente A. Coffari, P.M.91/A, 29 giugno 1941-XIX.
degli ufficiali e degli impiegati serbi: pochi giorni prima (14 giugno) era stata emanata l’ordinanza che imponeva a tutti i serbi residenti nel territorio di Mostar di presentarsi al municipio entro dieci giorni (l’ordinanza riguardava particolarmente gli immigrati nel territorio dello Stato croato dopo il 1° gennaio del 1900 e i loro discendenti). Coloro che non si fossero presentati entro i termini fissati sarebbero stati internati alla stregua di prigionieri di guerra.583 Nel 1942 in città le autorità croate presero possesso di numerose case private ed aziende commerciali di serbo-ortodossi detenuti in campi di concentramento o scomparsi. Le autorità militari italiane cercarono di contrastare il fenomeno senza ottenere risultati: il prefetto di Mostar aveva esplicitamente affermato che nei riguardi dei serbo-ortodossi non era necessario tener conto delle disposizioni date dalle autorità italiane. Era inoltre accertato che su diversi treni provenienti dall’interno, con la scusa di esercitare il servizio di vigilanza loro affidato, gli ustaša spesso requisivano arbitrariamente i beni dei viaggiatori (accuse simili erano mosse, come accennato, anche dalle autorità croate ai soldati italiani). Il numero degli ustaša che in uniforme ed armati giungevano in regolare licenza nei territori della seconda zona era sempre in aumento: il comando militare italiano di Mostar, onde prevenire spiacevoli incidenti, aveva disposto che le loro armi fossero depositate, al loro arrivo, presso la locale stazione dei carabinieri, e restituite al momento della partenza.584
Non molto differente la situazione a Ragusa, nonostante in città gli esponenti ustaša non godessero del favore della maggioranza della popolazione, che persisteva invece nel manifestare una notevole indifferenza, evidentemente persuasa della precarietà della situazione politica e timorosa di esporsi. Anche la cerimonia d’insediamento della guarnigione croata, svolta d’accordo con le autorità italiane, aveva dimostrato lo scarso entusiasmo popolare – nonostante la notevole propaganda condotta dagli ustaša – e al passaggio delle truppe italiane la folla aveva applaudito sommessamente. Durante la cerimonia le parole di ringraziamento del colonnello croato Julio Res a Hitler e Mussolini avevano provocato una calorosa dimostrazione della folla soprattutto per il primo. Ben accolti erano stati anche gli ufficiali tedeschi che partecipavano alla cerimonia in rappresentanza. Tutto ciò faceva parte dell’ormai consueta prassi dei croati di Dalmazia, chiaramente ostili all’Italia. Le organizzazioni giovanili ustaša percorrevano le vie della città inneggiando alla Croazia, rivendicando Spalato e
583 Ibidem, Comando Supremo, Servizio Informazioni Militare, Uff. Albania, Centro Cettigne, a Servizio Informazioni Militare Ufficio Albania, P.M.22 – A, n. prot. 5/1398, segreto, oggetto: Notizie dalla Croazia, f.to il Capitano dei CC.RR. Capo Centro Angelo Antico, P.M.91/A, 24 giugno 1941-XIX. 584 AUSSME, M-3, b. 6, fasc. 4, IT 4596, 1942, Comando Supremo, Rapporti dello S.M.E. a C.S. circa la lotta antipartigiana in Croazia, Comando 2ª Armata, Ufficio I, Notiziario A/C n. 19, Mostar, P.M.10, 1 marzo 1942/XX.
auspicando l’intervento dell’esercito croato per la liberazione della costa dalmata. Sorpresa indusse tra i cittadini il fatto che i comandi militari italiani avevano provveduto troppo celermente ad effettuare il passaggio dei poteri amministrativi e di polizia alle autorità croate, mentre i comandi militari tedeschi detenevano ancora nei territori da essi presidiati, ad esempio Sarajevo, ogni potere civile e militare.585 Proprio Sarajevo forniva un esempio di come cambiassero i sentimenti della popolazione dalla costa verso l’interno, in base alla composizione nazionale di ogni città e alle rispettive zone d’occupazione: in occasione di una visita (giugno 1941) compiuta da un gruppo di ufficiali della Divisione Marche, si era infatti avuto modo di constatare che la popolazione cittadina, nonostante i gravi danneggiamenti patiti sotto i bombardamenti aerei, manifestava una viva simpatia e cordialità nei riguardi degli italiani, con il rammarico che la città fosse presidiata da truppe tedesche.586
Si trattava tuttavia di casi isolati. A Ragusa come a Goradže, Nevesinje, Stolac e Foča la popolazione pur dimostrandosi rispettosa e cordiale nei confronti dell’esercito italiano aveva accolto l’assunzione al trono croato di un principe sabaudo con assoluta indifferenza e freddezza. I musulmani fino ad allora non avevano dimostrato un chiaro atteggiamento politico, ma si comprovavano in gran parte filo-croati, mentre i serbi erano preoccupati per le persecuzioni e se molti si erano già allontanati dalle proprie abitazioni, altri si accingevano a seguirli. Gli ustaša di Ragusa, pur con apparente deferenza, soffrivano la presenza dei soldati italiani. Alcuni ne davano chiara prova non salutando l’inno nazionale italiano durante la quotidiana cerimonia dell’alza e ammaina bandiera.587 Una commissione di cittadini si era recata a Zagabria per invitare il Poglavnik a chiedere al governo italiano la cessione allo Stato Indipendente Croato del campo d’aviazione di Gruda (zona di Kanalje, nord di Cattaro). 588 Dopo l’arrivo dei primi contingenti croati e delle pattuglie ustaša, numerosi civili di Ragusa avevano cercato di sapere dai miliatri italiani se la loro permanenza in città fosse destinata a durare a lungo: era evidente il desiderio di una prossima e definitiva partenza delle truppe italiane, anche se non mancava una parte minima dell’opinione
585 ASDMAE, b. 1493 (AP 28), Centro “I” Antico, a Servizio Informazioni Militare Ufficio Albania Tirana, segreto, oggetto: Notizie dalla Croazia, P.M.9IA, 7 giugno 1941-XIX. 586 Ibidem, Comando Supremo, Servizio Informazioni Militare-Ufficio I Albania, Centro “I” Antico, a Servizio Informazioni Militare-Ufficio I Albania, P.M.22 – A, prot. n. 1385, segreto, oggetto: Notizie dalla Croazia, f.to il Capitano dei CC.RR. Capo Centro Angelo Antico, P.M.91A, 22 giugno 1941-XIX. 587 Ibidem, Centro “I” Antico, a Servizio Informazioni Militare Ufficio I Albania P.M.22 – A, n. prot. 5/1279 segreto, oggetto: Notizie dalla Croazia, f.to il Capitano dei CC. RR. Capo Centro Angelo Antico, P.M.9IA, 11 giugno 1941-XIX. 588 Ibidem, b. 1166 (UC 50), fasc. 1, Poglavnik Nezavisne Države Hrvatske, 2 luglio 1941.
pubblica favorevole all’Italia.589 La colonia italiana di Ragusa viveva in un’atmosfera di preoccupazione per le minacce subite da alcuni connazionali da parte della polizia croata. In autunno i rapporti degli ustaša con le autorità italiane continuavano ad essere caratterizzati dalla tensione ed in seguito al bando del 7 settembre la sede cittadina del movimento fu perquisita per verificare l’eventuale presenza di armi.590
In molti casi ustaša e militari italiani arrivarono a minacciarsi – e non solo – con le armi, gli esempi sarebbero innumerevoli. Solamente nel luglio del 1941 furono segnalati alle autorità italiane una serie di casi. Alla stazione ferroviaria di Ogulin in seguito al trasferimento del corpo d’armata italiano ivi presente;591 a Goradže per un presunto sconfinamento della guardia di finanza; a Jablan-Vrbovsko, dove militari italiani vennero fatti segno a colpi di arma da fuoco da parte di ustaša e gendarmeria croata in seguito a diverbi sorti all’interno di un’osteria (alla risposta italiana un gendarme croato era rimasto ucciso).592 In seguito alla rioccupazione della seconda e terza zona nell’autunno del 1941 le autorità militari italiane intervennero inoltre in diverse località per ripristinare l’ordine, suscitando le proteste croate. A Brinje riaprirono al culto la chiesa ortodossa e rimisero in libertà i serbi arrestati dalle autorità distrettuali croate, provvedendo anche al fermo di alcuni ustaša denunciati dai prigionieri.593 A Makarska, località costiera già al centro nel corso del 1941 di scontri e provocazioni tra militari italiani ed ustaša, il 1° dicembre 1942 tredici militari della marina croata della locale capitaneria di porto furono arrestati dal comando della Divisione Bergamo con l’accusa di aver sottratto armi, munizioni ed equipaggiamenti per consegnarle ai partigiani. Il Ministero degli Affari Esteri croato protestò contro gli arresti ritenuti arbitrari ed il mancato deferimento degli arrestati ai tribunali militari croati. Le autorità militari italiane, che disposero infine la consegna degli ufficiali alle competenti autorità
589 Ibidem, b. 1493 (AP 28), Comando Supremo, Servizio Informazioni Militare-Ufficio I Albania, Centro “I” Antico, al Servizio Informazioni Militare-Ufficio I Albania, P.M.22 – A, prot. n. 1385, segreto, oggetto: Notizie dalla Croazia, f.to il Capitano dei CC.RR. Capo Centro Angelo Antico, P.M.91A, 22 giugno 1941-XIX. 590 HDA, 491, OUP, kut. 2, Comando 2ª Armata, Ufficio Affari Civili, a Commissario Generale Amministrativo dello Stato Indipendente di Croazia – presso il Comando della 2ª Armata, prot. n 2448/AC. Segreto, risposta al promemoria del 20/09/1941-XIX, oggetto: Chiusura Ufficio del Movimento ustascia e della Direzione di Polizia di Ragusa, f.to il Generale Comandante designato d’Armata V. Ambrosio, P.M.10, 13 ottobre 1941-XIX. 591 AUSSME, H-1, b. 16, fasc.1, Situazione politico-economico-militare in Croazia e Slovenia, Stato Maggiore R. Esercito – Ufficio Operazoni I – Sezione 3ª, da Superesercito a Comando Supremo, Roatta, 14 luglio 1941-XIX. 592 ASDMAE, b. 1495, 1941 Sottofascicoli, AG Croazia (Sarajevo), Gab.A.P., a Comando Supremo, 27650 P.R., f.to Ducci, 17 luglio 1941-XIX; id., Gabinetto A.P. (U. Croazia), telespresso n. 8/02955, oggetto: Incidente in Croazia, f.to Ducci, 21 luglio 1941-XIX. 593 HDA, 491, kut. 2, Promemoria giornaliero, Sussak 20 settembre 1941.
croate, da parte loro criticarono l’atteggiamento assunto dal Ministero croato, accusato di aver dato credito a notizie inesatte e tendenziose. 594 Nel gennaio del 1943, ancora, ventitre cittadini croati, accusati di appartenere a bande ribelli che ostacolavano l’avanzata delle truppe italiane verso Vojnovac vennero fucilati nei pressi della linea ferroviaria di Josip Dol da un reparto di camicie nere.
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I funzionari croati cercavano inoltre di ostacolare in ogni modo il buon andamento dei servizi e dei rifornimenti che riguardavano le forze armate italiane. Frequenti i casi di capo-stazione croati che ostruivano i trasporti diretti o in partenza dai reparti italiani; ancora, nel febbraio del 1942, l’economo distrettuale di Delnice (seconda zona) si presentò a Mrkopalj accompagnato da quattro ustaša e ordinò ai dirigenti delle locali segherie la sospensione della consegna del legname giacente, compreso quello già acquistato dall’Intendenza della 2ª Armata, dovendo rimanere tutto a disposizione del governo croato.596
Frequenti anche le segnalazioni di soldati regolari croati o miliziani ustaša che un po’ ovunque, in luoghi pubblici, cantavano canzoni degli irredenti dalmati ed erano posti a tacere solamente dall’intervento degli ufficiali e dei soldati italiani.597 In occasione del secondo anniversario della fondazione dello Stato Indipendente Croato furono notate, durante le cerimonie e le private manifestazioni, diffuse intemperanze e dimostrazioni irredentiste, prontamente segnalate dalle autorità militari italiane al nuovo Commissario generale amministrativo croato David Sinčić:598 il governo croato condannava le manifestazioni, definendole azioni isolate e di singoli individui irresponsabili. 599 Anche la Legazione italiana a Zagabria
594 ASDMAE, b. 1495 (AP 30), Ministero degli Affari Esteri Gabinetto, Ufficio Armistizio e Territori Occupati, oggetto: Persecuzioni di ustasci verso montenegrini; HDA, 227, MVP NDH, kut. 6, Politički odjel, odsjek za romanske zemlje Italije 1942/1943. 595 HDA, 491, OUP, kut. 34, 1943, opći spisi 1767-2150, Comando Superiore FF.AA. SloveniaDalmazia (2ª Armata), Ufficio Affari Civili, a Commissariato Generale Amministrativo dello Stato Indipendente di Croazia presso Supersloda, prot. n. 2095/AC, oggetto: Fucilazioni, f.to il Generale di Brigata Capo di Stato Maggiore C. Primieri, P.M.10, 22 febbraio 1943-XXI. 596 AUSSME, M-3, b. 6, fasc. 4, Comando 2ª Armata, Ufficio I, Notiziario A/C n. 19, II Zona, Delnice, P.M.10, 1 marzo 1942/XX. 597 Ibidem, b. 61, fasc. 5, Comando 2ª Armata, Ufficio Operazioni, a Stato Maggiore R. EsercitoUfficio Operazioni, prot. n. 810, segreto, oggetto: Politica croata nei territori della 2ª e 3ª zona, f.to il Generale Comandante designato d’Armata V. Ambrosio, P.M.10, 15 gennaio 1942-XX. 598 HDA, 227, MVP NDH, Zagreb (1942-1945), kut. 4, Nezavisna Država Hrvatska, Opće Upravno Povjereništvo kod višeg Zapovjednistva Talijanskih Oružanih Snaga SlovenijaDalmacija, broj pov. 4013, 1943, predmet: Iredentistička neumjerenost, Poglavniku Nezavisne Države Hrvatske, Predsjednistvo Vlade, Pomoćniku Predsjednika Vlade gosp. Dr. V. Vrančiću Zagreb, Ministru Vanjskih Poslova g. dr. Mili Budaku Zagreb, Ministru Unutarnjih Poslova g. dr. Andriji Artukoviću Zagreb, Opći Upravni Povjerenik David Sinčić, Sušak 1 svibnja 1943. 599 Ibidem, 491, OUP, kut. 40, 1943, opći spisi 4593-5061, Comando Superiore FF.AA. SloveniaDalmazia (2ª Armata), Ufficio Affari Civili, a Commissariato Generale Amministrativo dello Stato
segnalava in città pubbliche dimostrazioni irredentiste avvenute ad opera di gruppi agitatori durante la cerimonia. La sera del 9 aprile circa cinquanta ustaša avevano percorso la Javoreva ulica gridando Vogliamo la Dalmazia, fuori l’Italia; atteggiamenti simili erano stati notati anche in altre vie centrali della capitale, nelle quali era stata intonata la nota canzone a sfondo irredentista Dalmazia. Nella mattina del 10 aprile, tra le manifestazioni simili inscenate in vari punti della città e in particolare durante il passaggio dei cortei, si era dimostrata particolarmente grave quella in piazza Jelačić, nei pressi del monumento, dove una turba di scalmanati giovinastri, fra cui uomini e donne ustaša, aveva ripetutamente gridato Viva la Dalmazia, Viva il mare croato, Viva la Marina croata, Viva l’Adriatico mare nostro, intonando versi delle note canzoni irredentiste Malena je Dalmacija, ali je dika rodu svom (“Piccola è la Dalmazia, ma è vanto del suo popolo”) e Mladi hrvati od plavog Jadrana uz vas je Poglavnik i cijela Hrvatska (“Giovani croati dell’azzurro Adriatico con voi è il Poglavnik e tutta la Croazia”), già diffusa l’anno precedente e poi troncata per intervento italiano. La manifestazione aveva condotto alcuni gruppi dinanzi al comando militare tedesco, ingiuriando l’Italia e inneggiando alla Germania: le dimostrazioni, soprattutto in piazza Jelačić, erano continuate a lungo, senza alcun intervento da parte della polizia croata, in divisa e in borghese, presente sul posto.
Indipendente di Croazia presso Supersloda, prot. n. 5418/AC, oggetto: Intemperanze irredentiste, f.to il Generale Comandante designato d’Armata Mario Robotti, P.M.10, 29 aprile 1943-XXI; id., a Comando 2ª Armata, 4615 3, rif. f. n. 5418/AC del 29/4/43, oggetto: Intemperanze irredentistiche, f.to il Commissario Generale Amministrativo David Sinčić, Sussa 23 maggio 1943.
Capitolo 4 Controllo del territorio e cicli operativi (1942)
4.1 La “Legione autotrasportabile croata” (Lako prevozni zdrug) sul fronte orientale
Nell’estate del 1941 l’offensiva tedesca contro l’Unione Sovietica aprì un vasto fronte dal Baltico al Mar Nero e mutò radicalmente le prospettive del conflitto mondiale. All’Operazione Barbarossa partecipò anche il Corpo di Spedizione Italiano in Russia (CSIR) – successivamente inquadrato nella più vasta 8ª Armata, anche nota come Armata Italiana in Russia (ARMIR) – nonché truppe rumene, ungheresi, slovacche e finlandesi, volontari spagnoli (la “Divisione Azzurra”) o provenienti dai diversi Paesi occupati dalla Germania.600 Roma e Berlino si assunsero il compito di equipaggiare ed armare anche volontari croati, rispettivamente nel campo di Riva del Garda e di Stockerau (Vienna):601 i croati arruolati al fianco dei tedeschi parteciparono alla crociata anti-bolscevica nel 369° Reggimento di Fanteria croato rinforzato (369. Pojačana Pješačka Pukovnija, in tedesco Verstärktes Kroatisches Infanterie-Regiment 369), con una forza complessiva di quattromila uomini, successivamente ridotti a circa millequattrocento. 602 L’invio di contingenti croati sul fronte russo ravvivò il cameratismo d’armi della Prima guerra mondiale e
600 Per un quadro generale dell’attacco tedesco all’Unione Sovietica si veda A. Clark, Barbarossa. The Russian-German Conflict 1941-1945, London, Hutchinson & Co., 1965; B.H. Liddell Hart, Storia militare della seconda guerra mondiale, Milano, Mondadori, 1996. Sul contributo delle unità italiane al fronte russo: Ufficio Storico Stato Maggiore dell’Esercito, Le operazioni del CSIR e dell’ARMIR dal giugno 1941 all’ottobre 1942, Roma, 1947. 601 AUSSME, L-10, b. 38, fasc. 3, Stato Maggiore R. Esercito, Servizio Informazioni Esercito (S.I.E.), Promemoria, oggetto: Croazia–Contributo militare alla guerra antibolscevica, f.to il Colonnello S.M. Capo Servizio Edmondo de Renzi, 9 gennaio 1943-XXI; id., Stato Maggiore R. Esercito, Ufficio Operazioni I-Sezione 3ª, Promemoria, oggetto: Croazia–contributo militare alla guerra antibolscevica, 11 gennaio 1943-XXI. 602 B. Krizman, Pavelić između Hitlera i Mussolinija, pp. 69-76.