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3.5. Il Governatorato della Dalmazia

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dalle autorità locali croate costrette ad accettare dall’incalzare delle insurrezioni partigiane, non mancò in seguito di suscitare le proteste di Zagabria, che vedeva così completare l’occupazione dello Stato, e di dare adito ad episodi in cui gli ustaša si rifiutarono di consegnare le armi o di attenuare la violenza. L’ordine di occupare anche la terza zona fino alla linea di demarcazione con l’occupazione tedesca arrivò al comando italiano il 7 ottobre:532 le operazioni avrebbero avuto inizio due giorni dopo, ancora una volta senza incontrare particolare resistenza.533 Fu disposto il disarmo generale: il versamento – alle autorità croate sotto il controllo dei comandi di presidio italiani – di armi, esplosivi e munizioni sarebbe dovuto avvenire entro il giorno 22, superato il termine chiunque fosse stato trovato in possesso di armi sarebbe stato giustiziato, così come chi avesse attentato in qualunque modo all’ordine pubblico. 534 Ad un mese dalla pubblicazione del bando del 7 settembre i tribunali militari di guerra straordinari avevano pronunciato nella zona demilitarizzata diciannove sentenze di condanna alla pena capitale, delle quali undici a carico di serbo-ortodossi ed otto a carico di croati. Il generale Ambrosio affermava che nonostante tutto, fatta eccezione per le zone al confine sloveno e croato-montenegrino, i territori della seconda zona potevano dirsi normalizzati.

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3.5. Il Governatorato della Dalmazia

Gran parte della costa dalmata essendo stata annessa aveva cessato di essere zona d’occupazione divenendo parte integrante del territorio italiano: l’italianizzazione della regione iniziata con il commissariato civile fu quindi continuata e intensificata. Furono sostituite le insegne e le scritte in croato sulle vie e sugli edifici con scritte in italiano, bandite le bandiere e i giornali croati, sciolte le società sportive e culturali e proibite le organizzazioni a carattere nazionale slavo. Il

532 HDA, 491, OUP, kut. 3, Comando 2ª Armata, Ufficio Operazioni, al Dottor Karcic Commissario Generale Amministrativo della Croazia, prot. n. 10061, oggetto: Occupazione territorio croato, f.to il Generale Comandante designato d’Armata V. Ambrosio, P.M.10, 7 ottobre 1941-XIX. 533 AUSSME, N. 1-11, b. 724, Diario storico Comando 2ª Armata, P.M.10, 9 ottobre 1941-XIX. 534 HDA, 491, OUP, kut. 3, Comando 2ª Armata, Ufficio Affari Civili, al Commissariato Generale Amministrativo dello Stato Indipendente di Croazia presso il Comando della 2ª Armata, prot. n. 2459/AC/Segreto, oggetto: Occupazione del territorio fra la zona demilitarizzata e la linea di demarcazione tedesca, f.to il Generale Comandante designato d’Armata V. Ambrosio, P.M.10, 9 ottobre 1941-XIX. 535 AUSSME, H-1, b. 16, fasc. 1, Comando 2ª Armata, Ufficio Affari Civili, a Stato Maggiore Regio Esercito, Ufficio Operazioni, prot. n. 2340/AC, Segreto, oggetto: Situazione nella zona demilitarizzata dalla pubblicazione del bando del 7 settembre 1941-XIX ad oggi, f.to il Generale Comandante designato d’Armata V. Ambrosio, P.M.10, 7 ottobre 1941-XIX.

decreto del 1926 per il ripristino dei cognomi in forma italiana attuato in Istria e a Fiume fu immediatamente esteso anche ai nuovi territori annessi. Le autorità italiane tentarono di coinvolgere la Chiesa cattolica nella politica di italianizzazione, chiedendo l’uso della lingua italiana nello svolgimento delle proprie funzioni, ma gli ecclesiastici croati continuarono a dimostrarsi particolarmente ostili, in special modo i francescani. La campagna anti-italiana dei religiosi era promossa soprattutto nei centri di confine rimasti in territorio croato, ma andava assumendo considerevoli proporzioni anche a Spalato, dove i frati si valevano dell’opera di numerosi elementi locali appartenenti per lo più a classi commerciali ed ambienti benestanti. Un gran numero di funzionari fu dimesso dall’amministrazione e dai servizi pubblici per essere sostituito da impiegati, insegnanti e tecnici fatti arrivare dall’Italia, allo scopo di assicurare il funzionamento dell’amministrazione e di alterare la composizione nazionale della popolazione. Molti croati, tuttavia, tra cui i funzionari della gendarmeria, rimasero nelle regioni dalmate annesse e ancora alla metà di luglio la Legazione italiana a Zagabria segnalava la loro presenza invitando il Ministero degli Esteri ad agevolarne il trasferimento nello Stato croato per continuare il loro impiego in servizio: le autorità militari italiane infatti non li lasciavano partire, con grande disagio provocato dalla mancanza di mezzi di sostentamento.536

Se l’11 giugno Mussolini aveva impartito a ministri e prefetti disposizioni per favorire il ritorno in Dalmazia dei dalmati residenti in Italia, al contrario fu ostacolato il ritorno dei croati rifugiatisi nell’entroterra al momento dell’occupazione. Tuttavia Bastianini il 26 telegrafava a Roma che il trasferimento in massa di italiani nelle province dalmate era prematuro in quel particolare momento di crisi alimentare e occupazionale, a meno che non si provvedesse prima al trasferimento in Croazia della popolazione croata. Due soluzioni si presentavano possibili: ricorrere all’allontanamento forzato della parte meno affidabile della popolazione croata (analogamente a quanto facevano su più vasta scala i tedeschi in Slovenia e Pavelić con i serbi), oppure utilizzare al massimo l’elemento italiano favorendo il ritorno dei dalmati come veicolo di penetrazione. Alla fine Bastianini ricorse ad una terza via consistente nell’isolare la Dalmazia cercando di assimilare la popolazione croata con la sola efficienza delle strutture del Governatorato e l’azione capillare degli enti fascisti. Uno speciale ufficio per le terre adriatiche fu istituito per il coordinamento dell’azione intesa ad eliminare dall’Adriatico gli slavi e la loro cultura: una volta allontanati gli elementi più ostili

536 ASDMAE, b. 1493 (AP 28), R. Legazione d’Italia Zagabria, a R. Ministero degli Affari Esteri e p.c. Governo della Dalmazia, R. Missione Militare Italiana in Croazia, telespresso n. 647/345, riservato, oggetto: Gendarmi e impiegati croati rimasti nel territorio occupato dalle truppe italiane, Zagabria 8 luglio 1941-XIX; id., Ministero degli Affari Esteri Gab.A.P. (Uff. Croazia), a Governo della Dalmazia Zara, telespresso n. 02873, oggetto: Gendarmi croati rimasti nelle provincie dalmate, f.to Pietromarchi, Roma 18 luglio 1941-XIX.

il resto della popolazione slava sarebbe stata assimilata propagando i benefici della civiltà italica e misure economico-sociali.

Intanto gli ambienti governativi di Zagabria agivano direttamente sull’opinione pubblica istigando ovunque un forte nazionalismo irredentista in favore dell’unione della Dalmazia allo Stato Indipendente Croato. Anche il ministro dell’Educazione Budak, che nell’estate del 1941 passò per uno dei più favorevoli tra i componenti del governo croato ad una politica di stretta intesa con l’Italia, doveva ammettere che le notizie provenienti dalla Dalmazia, dove gli ufficiali italiani aiutavano i serbi e non accettavano la collaborazione croata contravvenendo alle direttive di Roma, non permettevano al governo di Zagabria di poter affermare liberamente l’amicizia italiana senza provocare reazioni più dannose che benefiche tra la popolazione. Nella capitale croata venne istituito un apposito centro, l’Ufficio per la Dalmazia, guidato da Edo Bulat, capo degli ustaša spalatini, ufficialmente con il compito di aiutare i profughi croati che abbandonavano il litorale, in realtà per sostenere, anche economicamente, la presenza croata nei territori annessi all’Italia (a Sebenico e Spalato si mantenevano in soprannumero maestri ed insegnanti). Anche Bulat era convinto che alla fine della guerra i territori persi con gli Accordi di Roma sarebbero tornati alla Croazia, che sarebbe definitivamente passata nella sfera politica tedesca. Sulle cessioni dalmate – sosteneva Bulat – Pavelić era stato accondiscendente con gli italiani in quanto consapevole che i confini in Adriatico non sarebbero stati definitivi, poiché era interesse tedesco arrivare al litorale attraversando lo Stato croato. 537 L’ufficio per la Dalmazia raccomandava a tutti gli impiegati, i funzionari e gli insegnanti croati di mantenere i propri posti e uno stretto contatto con la popolazione, al fine di conservare viva la certezza che i confini stabiliti non sarebbero stati definitivi ma quanto prima modificati; veniva inoltre raccomandato di opporsi a qualsiasi fenomeno d’italianizzazione, specialmente nelle scuole. Frequente risultava l’invio a Spalato e Sebenico di emissari ustaša, in stretto contatto con aderenti e propagandisti locali. Condizioni doganali proibitive ed intralci vari per accrescere la difficoltà di trasporto erano imposti non solo all’importazione di merci ma anche a quella di quotidiani, riviste e libri italiani, per ostacolare l’espansione dell’attività culturale italiana.538

Le indicazioni dell’ufficio per la Dalmazia di Zagabria erano in linea con le richieste, in merito all’autonomia di Spalato, del Poglavnik al governo di Roma, che

537 ASDMAE, b. 1493 (AP 28), Allegato a rapporto 24 giugno 1941-XIX n. 455 del Governo della Dalmazia, Manifestazioni croate antitaliane – Attività degli “Ustasci” (Notizie desunte da rapporti ufficiali e da informazioni fiduciarie), 3) Notiziario 16 giugno del Comando VI Corpo d’Armata. 538 AUSSME, H-1, b. 16, fasc. 1, Situazione politica dei territori ex jugoslavi, Comando 2ª Armata, Ufficio I, a Stato Maggiore Regio Esercito-Ufficio Operazioni, prot. n. I/7268/S, oggetto: Situazione politica in Croazia, f.to Generale Comandante designato d’Armata V. Ambrosio, P.M.10, 23 luglio 1941-XIX.

reclamava la consegna allo Stato croato della pubblica amministrazione cittadina. Il ministro croato a Roma Perić non aveva esitato a chiedere la giurisdizione su Spalato della corte d’appello, dell’amministrazione postale e telegrafica e dell’avvocatura erariale croate. Il tentativo di affermazione di un qualche tipo di sovranità dello Stato Indipendente Croato sulla città appariva paradossale a Pietromarchi, che recriminava il fraintendimento da parte croata di quella che considerava una semplice convenzione in merito al coordinamento amministrativo.

539 Le richieste dell’ambasciatore croato richiamavano in parte la convenzione speciale relativa a Spalato, Curzola e la zona dei Castelli – che concedeva allo Stato Indipendente Croato l’amministrazione comunale, portuale, della polizia, la gestione finanziaria dei comuni e l’istituzionale di un tribunale misto per la minoranza italiana – inizialmente prevista per gli Accordi di Roma ma rifiutata da Pavelić nella speranza che Spalato potesse tornare croata al più presto.540

In città i comunisti continuavano la diffusione di manifestini mentre gli ustaša tenevano desta nella popolazione la speranza per i territori annessi all’Italia:541 il professor Katuranić, insegnante nelle scuole scientifiche di Spalato e appartenente al partito di Maček, conferendo con un informatore italiano aveva assicurato che a Spalato gli uomini del Poglavnik crescevano sempre di più, formando una forte organizzazione pronta ad ogni evenienza. Il contegno tranquillo degli spalatini era solamente esteriore, la cittadinanza invece era in piena effervescenza, nell’attesa di dimostrare cosa è Spalato. Bulat continuava la propaganda anti-italiana affermando che le autorità militari e civili di Zara avevano organizzato in bande armate i profughi serbi di Chistagne conducendoli oltre confine per fomentare rivolte in territorio croato. Già da giugno gli ustaša sequestravano i generi alimentari ed il bestiame provenienti dallo Stato Indipendente Croato, costringendo i contadini dei dintorni di Spalato non annessi all’Italia che di solito vi portavano i loro prodotti –prevalentemente frutta e verdura – a pagare quattro dinari ogni chilo di merce introdotta in territorio italiano.542 Il governo di Zagabria approvò pienamente i provvedimenti presi dal prefetto di Almissa per impedire che generi alimentari

539 ASDMAE, b. 1493 (AP 28), Segreto, all’Eccellenza l’ambasciatore Giuseppe Bastianini Governatore della Dalmazia, Roma 2 luglio 1941-XIX. 540 D. Rodogno, op. cit., p. 110 n. 541 ASDMAE, b. 1493 (AP 28), Promemoria per il Duce, 16 luglio 1941-XIX; id., Ministero degli Affari Esteri, Gab.A.P., a Governo della Dalmazia Zara, a R. Legazione Zagabria, telespresso n. 02997, Situazione in varie località dalmate e croate, Roma 22 luglio 1941-XIX. 542 Ibidem, Allegato a rapporto 24 giugno 1941-XIX n. 455 del Governo della Dalmazia, Manifestazioni croate antitaliane – Attività degli “Ustasci” (Notizie desunte da rapporti ufficiali e da informazioni fiduciarie), 6) Notiziario 21 giugno del Comando VI Corpo d’Armata; id., Ministero dell’Interno, sez. I n. OI2445/441, a Ministero Affari Esteri A.G. IV, oggetto: Notizie dalla Dalmazia relative alla situazione in Croazia, Notizie d’oltrefrontiera, Signo, Roma 22 agosto 1941-XIX.

fossero esportati in città e nel resto della Dalmazia annessa.543 Zagabria continuava ad esercitare atti di sovranità ritenuti inammissibili dalle autorità italiane e particolare importanza e delicatezza aveva assunto, in attesa della firma della convenzione per il regolamento dell’amministrazione cittadina, la questione relativa alla presenza in città dei funzionari croati, ammoniti dalle autorità italiane a non esercitare alcuna attribuzione nell’ambito del territorio italiano.544 Quest’ultime tentavano di impedire in ogni modo l’arrivo e la partenza di funzionari, politici ed ecclesiastici croati (anche semplici impiegati) diretti a Zagabria, proprio per mantenere al minimo i contatti con la capitale ed impedire l’ingresso nel Governatorato di altri funzionari croati ostili, secondo una disposizione impartita a maggio dallo stesso Ciano.545 Tali provvedimenti avevano colpito anche gli incaricati della direzione delle Poste, Telegrafi e Telefoni di Spalato, inviati a Zagabria per l’organizzazione del servizio postale nello Stato Indipendente Croato: se nei primi giorni dopo la fine della guerra in Jugoslavia il viaggio Spalato-Zagabria si svolgeva senza difficoltà – recriminava la Legazione croata a Roma – negli ultimi tempi agli impiegati veniva negato il rilascio del lasciapassare delle competenti autorità italiane di Spalato, che chiedevano un permesso speciale dal ministero di Roma e un passaporto regolare (sulla questione era intervenuto presso la Legazione italiana anche il Ministero degli Esteri croato). Il governo di Zagabria chiedeva quindi un intervento del Ministero degli Esteri presso le autorità italiane cittadine, onde assicurare nell’interesse comune il libero transito agli impiegati diretti e provenienti dalla capitale croata e più in generale garantire maggiore collaborazione tra le amministrazioni italiana e croata in attesa dell’accordo sullo Statuto speciale.546

Le prime più preoccupanti manifestazioni di insofferenza verso l’annessione italiana si verificarono all’inizio del luglio del 1941, con iniziative imputabili a comunisti ed ustaša: prima gli atti di propaganda (scritte murali, diffusione di manifestini, lanci di bottiglie d’inchiostro contro i simboli italiani), per arrivare

543 Ibidem, Ministero dell’Interno, Divisione Generale della P.S., Divisione Affari Generali e Riservati, a Ministero degli Affari Esteri A.G.IV, sezione I n. 441/OI2446, oggetto: Notizie pervenute dalla Dalmazia sulla situazione in Croazia, Roma 22 agosto 1941-XIX. 544 Ibidem, Ministero degli Affari Esteri, Gab.A.P., Uff. Croazia, a R. Legazione Zagabria e p.c. Governatorato Dalmazia Zara e Ministero degli Interni, telespresso n. 02634, oggetto: Funzionari e amministrazioni croati nella Dalmazia italiana, f.to Ciano, Roma 8 luglio 1941-XIX. 545 Ibidem, R. Legazione Zagabria, a Gab.A.P. (U.C.), telegramma n. 4483 R., Segreto non diramare, f.to Casertano, Zagabria 15 maggio 1941-XIX; id., Ministero degli Affari Esteri, Gab.A.P. (U.C.), a R. Ministero Guerra Gabinetto, telegramma n. 137 R., f.to Ciano, Roma 17 maggio 1941XIX. 546 Ibidem, Nezavisna Država Hrvatska, Ministarstvo Vanjskih Poslova, broj: 2100-XIV-1941, Nota verbale, Zagreb 21 giugno 1941; id., Legazione Stato Indipendente di Croazia, n. 262/41., Nota verbale, 30 giugno 1941-XIX.

presto a sabotaggi veri e propri (rimozione di tratti di binari ferroviari, taglio di fili telegrafici e telefonici, ecc.). Bastianini, considerando pericolosa la presenza degli ustaša nei territori dalmati, decise di porre termine, diplomaticamente, all’equivoca presenza dell’alleato croato, disponendo (19 luglio) che nelle zone annesse all’Italia fossero considerate illegali le associazioni, i corpi e gli organi di partito non appartenenti al Partito nazionale fascista. Servì a poco e durante l’estate le manifestazioni anti-italiane diventarono più consistenti passando dalla propaganda e il sabotaggio alla azioni violente: in agosto a Spalato e Sebenico si intensificarono attentati e scioperi. In risposta le autorità italiane effettuarono rastrellamenti, fermi ed arresti, mentre i tribunali straordinari (istituiti nell’ottobre del 1941) emettevano condanne a morte e pene detentive nei confronti dei sovversivi responsabili degli attentati dinamitardi e delle uccisioni di militari e carabinieri.

Prova nota dell’esistenza anche nei territori dalmati annessi di difficili rapporti tra le stesse autorità governative e militari italiane fu l’attrito nella primavera del 1942 tra Bastianini ed il generale Quirino Armellini, comandante del XVIII Corpo d’Armata, in merito alla riduzione dei presidi fissi con la prospettiva di un maggior numero di nuclei mobili delle forze armate italiane. Bastianini nel febbraio precedente aveva chiesto a Roatta un potenziamento dei presidi nella provincia di Zara, in modo da rafforzare il confine ed impedire eventuali infiltrazioni di partigiani in collegamento ai moti verificatisi nelle province di Spalato e Cattaro. Il governatore intendeva utilizzare le truppe dell’esercito personalmente, adibite esclusivamente alla difesa del territorio. In seguito alle decisioni del comando della 2ª Armata per il ridimensionamento generale delle forze italiane, Armellini fu incaricato di darne notizia a Bastianini, avviando una serie di incomprensioni sfociate nei mesi successivi in un aperto dissidio che lo stesso Roatta provò inutilmente a risanare. Armellini protestò per le interferenze delle autorità del Governatorato nelle azioni di repressione della ribellione, non di loro competenza. Bastianini divenne uno dei più severi critici dell’operato della 2ª Armata e Roatta infine suggerì la rimozione di Armellini, che il 25 luglio 1942 venne sostituito al comando del XVIII Corpo d’Armata – per ordine di Mussolini –dal generale Umberto Spigo.547

Il dissidio tra Bastianini e Armellini fu anche conseguenza dell’intensificarsi dell’attività partigiana. Il 26 maggio era stato assassinato, insieme ad alcuni militi della scorta, il prefetto di Zara Vezio Orazi, in carica dall’ottobre del 1941: in visita

547 M. Dassovich, Fronte jugoslavo 1941-42, pp. 154-157; O. Talpo, Dalmazia. Una cronaca per la storia (1942), Roma, Stato Maggiore dell’Esercito Ufficio Storico, 1990, pp. 213-229; D. Rodogno, op. cit., pp. 176-177. Riscontro delle posizioni critiche assunte da Bastianini nei confronti dell’operato dei militari italiani si ha anche nei verbali dell’attività svolta dal capo di Stato Maggiore Generale: A. Biagini, F. Frattolillo, Diario Storico del Comando Supremo, Vol. VII, Tomo I, 1° agosto 1942-XX, pp. 799-800.

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