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Italia e Stato Indipendente Croato (1941-1943)
progredivano lentamente, mentre quelli nel montenegrino erano appena agli inizi. I lavori, secondo le direttive del governo di Roma, erano stati sviluppati con lentezza, allo scopo di prendere tempo e lasciare la questione confinaria aperta, in attesa di un momento propizio per l’annessione di una fascia più ampia del retroterra dalmata, ai danni dello Stato croato: fu questo, molto probabilmente, l’unico intento in cui la delegazione italiana riuscì, ma un buon contributo al rallentamento fu fornito anche dalle azioni partigiane, che posero del tutto fine ai compiti della commissione e all’occupazione italiana in Jugoslavia. Uno degli aspetti principali che emergono dai lavori della commissione è la mancanza di dialogo tra le due delegazioni, situazione che rifletteva del resto le relazioni tra i governi di Roma e Zagabria, basate su rapporti spesso formalmente cordiali, ma avvelenati da profondi contrasti; al contrario del proprio esecutivo, tuttavia, la delegazione croata non poteva contare sulla pressione tedesca nel contrastare le aspirazioni dell’alleato italiano, alla quale invece Pavelić spesso ricorreva sfruttando l’interesse di Hitler a ridimensionare le mire fasciste nei Balcani. Di conseguenza la parte croata della commissione dovette fare spesso, nel corso dei lavori, buon viso a cattivo gioco, accettando le direttive italiane con molta diplomazia, nella consapevolezza che un aumento della tensione non avrebbe giovato ai successivi confronti necessari alla demarcazione di una linea confinaria definitiva. Tali confronti non si verificarono mai, anch’essi rimandati in continuazione, fino ad arrivare al crollo del fascismo, che metteva fine alle avventure imperialiste dell’Italia e alle attività di una commissione che aveva il compito di ottenere piccoli aggiustamenti favorevoli ai più generali interessi italiani, in una situazione complessiva, però, in cui mancavano del tutto i presupposti fondamentali affinchè questi stessi interessi generali fossero soddisfatti.
5.6.
Tra 25 luglio e 8 settembre
Gli sviluppi della situazione nello Stato Indipendente Croato, dopo la deposizione di Mussolini in Italia, segnarono inevitabilmente la definitiva sottomissione delle forze militari croate a quelle tedesche. La caduta del fascismo diede incremento alla tendenza protezionistica tedesca sullo Stato ustaša ed al sostegno al regime di Zagabria sotto un accresciuto controllo politico, militare ed economico, senza escludere la possibilità, in caso estremo, dell’assunzione con un colpo di forza da parte del Reich del protettorato diretto sullo Stato croato. L’atmosfera di sfiducia verso gli italiani ed il sensibile distacco nei loro confronti, diffusa negli ambienti istituzionali croati, causava un sempre più marcato sostegno agli organi militari tedeschi: immediatamente dopo il cambiamento di governo in Italia tra i comandi militari tedeschi e le autorità centrali croate intervenne un accordo per la rapida