Controllo del territorio e cicli operativi (1942)
4.8.
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Il confine dalmata
Nel gennaio del 1942 i lavori della Commissione regionale per la delimitazione dei confini italo-croati proseguirono con ricognizioni generali nei territori dalmati e nella provincia di Cattaro, dove una delle principali questioni rimaneva la mutilazione della zona di Kanalje (caso dell’aereoporto di Gruda precedentemente menzionato) tagliata dal confine tra i due Stati ma rivendicata alla Croazia dalla popolazione locale.821 Mentre il generale De Castiglioni a Roma prospettava l’opportunità di un’ulteriore riduzione del personale della delegazione italiana, il governo di Zagabria sostituiva Marić ponendo alla guida della delegazione croata il generale Ivan Prpić, che, come detto, nell’autunno successivo sarebbe diventato capo di Stato Maggiore dopo l’allontanamento dalla capitale dei due Kvaternik e del generale Laxa. Il 20 gennaio alla Commissione Centrale a Roma fu inviata una relazione sugli acquedotti della zona confinaria del territorio fiumano annesso: Mugnai segnalava quello di Porto Re, che riforniva parte della popolazione della città e degli abitati di Buccarizza e di Buccari, e quello di Fužine (amministrato dalle ferrovie croate), necessario alle stazioni ferroviarie croate di Fužine, Lić e Plase e quelle italiane di Meja e Skrljevo (distretto di Delnice). Per assicurare il rifornimento idrico alle stazioni ferroviarie e poter erogare l’acqua ad un maggiore numero di abitanti della zona, compresi quelli dei centri di Hreljin, Meja Gaj, Praputnjak e Crasizza (Krasica), e presumibilmente ai funzionari amministrativi (agenti di polizia e di dogana, personale delle ferrovie e loro famiglie, reparti di truppa ecc.) che sarebbero giunti di lì a poco nel luogo, la delegazione italiana riteneva conveniente una serie di accordi tra i rispettivi Ministeri dei Lavori Pubblici per perfezionare, con la revisione dei due impianti, il reciproco rifornimento d’acqua.822 A Roma continuò ad essere respinta la proposta croata per il tracciamento di una linea di confine provvisoria, giustificando la decisione con il forte ritardo verificatosi nei lavori, che non permettevano la demarcazione di un confine provvisorio nel settore fiumano-sloveno e posticipavano l’inizio delle ricognizioni nel settore dalmata e in quello montenegrino. L’obiettivo italiano divenne l’annessione dell’intera insenatura costituente la baia di Buccari, lasciando ai croati l’abitato di Porto Re: in territorio croato sarebbe rimasto anche parte del bacino di
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ASDMAE, b. 1493 (AP 28), Centro “I” Antico, a Servizio Informazioni Ufficio I Albania,
P.M.22 – A, n. prot. 5/1276, segreto, oggetto: Notiziario dalla Croazia, f.to il Capitano dei CC.RR. Capo Centro Angelo Antico, P.M.91A, 11 giugno 1941-XIX; id., al Prefetto di Cattaro, Segreto, Notiziario dalla Croazia, f.to l’Alto Commissario, 25 giugno 1941-XIX. 822
AUSSME, N 1-11, b. 426, fasc. 2c, Diario storico-militare Commissione regionale per la
delimitazione dei confini italo-croati, bimestre gennaio-febbraio1942-XX, allegato n. 5, Relazione sugli acquedotti esistenti nella zona confinaria nel territorio fiumano annesso, P.M.10, 20 gennaio 1942XX.