Controllo del territorio e cicli operativi (1942)
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un’ottica che il Führer potesse apprezzare: nel Memorandum affermavano infatti la discendenza dei bosniaci musulmani – in linea con la propaganda del regime di Zagabria – dai goti ariani (dalla tribù germanica dei Bosni) negandone dunque l’origine slava; l’idea di una Bosnia protettorato tedesco autonomo dallo Stato Indipendente Croato era tuttavia inaccettabile per Berlino, che intendeva mantenere le migliori relazioni con l’alleato croato.745
4.6.
La 2ª Armata e gli ebrei
La questione ebraica e la sua evoluzione rappresentano un altro dei grandi punti di attrito nei rapporti interni alle forze d’occupazione italiane e tedesche e in quelli con l’alleato croato. L’esercito e parte della diplomazia italiana rimandarono il più possibile la consegna degli ebrei ad ustaša e nazisti e Berlino e Zagabria chiesero con toni sempre più decisi la consegna dei rifugiati sotto la protezione dell’esercito italiano. Gli ufficiali italiani in gran parte rifiutarono, per ragioni sia politicomilitari sia umanitarie, di consegnare gli ebrei giunti lungo il litorale adriatico occupato dalle loro truppe; non mancarono tuttavia casi – come a Sušak e Ragusa – in cui o per la mancata accoglienza o con la diretta consegna agli ustaša, o ancora per un atteggiamento passivo come avvenne a Pago, le autorità militari italiane finirono con il contribuire indirettamente alla soluzione finale della questione ebraica.746 Nello Stato Indipendente Croato agli ebrei fu imposto di appuntare sul vestito una stoffa gialla a forma di stella e di indossare il bracciale segno di distinzione razziale, provvedimento che aveva suscitato penosa impressione anche tra i benpensanti croati che potevano dirsi pavelićiani.747 Il sistema più pratico sembrò inizialmente quello di colpire gli ebrei nei beni, prima di casa in casa privandoli di ogni patrimonio, poi con opportune leggi di prelievo a favore dello Stato. Gli ebrei venivano allontanati dalle proprie famiglie, deportati in luoghi lontani e costretti al lavoro manuale, in particolare alle pendici dei monti Velebit e sull’isola di 745
F. Friedman, op. cit., p. 124; E. Redžić, op. cit., p. 178; E. Greble, Sarajevo 1941-1945. Muslims,
Christians and Jews in Hitler’s Europe, Itacha and London, Cornell University Press, 2011, pp. 163166. 746
In merito alla condotta italiana nei confronti degli ebrei dei territori jugoslavi si veda M.
Shelah, op. cit.; D. Kečkemet, Transit Camps for Jews in Areas under Italian Occupation, in I. Goldstein, Anti-Semitism Holocaust Anti-Fascism, pp. 117-128; D. Rodogno, op. cit., pp. 439-459; A. Millo, L’Italia e la protezione degli ebrei nelle zone occupate della Jugoslavia, in F. Caccamo, L. Monzali, op. cit., pp. 355-378. 747
ASDMAE, b. 1493 (AP 28), R. Legazione Zagabria, a Gab.A.P. (U.C.), telegramma n. 15882
PR, segreto non diramare, f.to Casertano, Zagabria 24 maggio 1941-XIX; id., all’Eccellenza il Capo della Polizia-Roma, oggetto: Regno di Croazia, Zagabria 25 maggio XIX.