142
Italia e Stato Indipendente Croato (1941-1943)
Le milizie sarebbero rimaste inattive in tutte le loro formazioni, fino alla nuova nomina dei capi, che sarebbe avvenuta quanto prima. Dovevano cessare immediatamente le proprie attività anche le formazioni di ustaša selvaggi; la disposizione non riguardava invece la milizia posta sotto un comando regolare, le formazioni in servizio presso la Direzione statale per il rinnovamento e lungo la frontiera e quelle stanziate in importanti nodi di comunicazioni, edifici statali o addette al servizio di vigilanza.486 Iniziò a prospettarsi la necessità che le milizie croate fossero poste sotto il comando italiano. La situazione dello Stato Indipendente Croato si ripercuoteva inoltre nei territori dalmati annessi, con grande preoccupazione di Bastianini. Ripetuti attentati alla linea ferroviaria Sebenico-Spalato e alle linee telegrafiche, ed il crescente ingresso clandestino di centinaia di profughi, in prevalenza donne e bambini, rendevano difficile il controllo del litorale e necessario il rafforzamento dei dispositivi militari. Su istruzione di Ciano, Casertano fece presente al governo croato la situazione d’emergenza. Gli atti di sabotaggio compiuti nel territorio del Governatorato si dimostravano chiaramente in funzione anti-italiana e le azioni non erano riconducibili esclusivamente ai partigiani ma anche ai četnici residui dell’esercito jugoslavo. Bastianini segnalava la presenza ai confini del Governatorato – tra Knin e Dernis – di forti concentramenti di insorti, migliaia di armati. Era interesse del governo di Roma assicurare la più solida difesa della fascia costiera con l’occupazione delle posizioni antistanti al territorio annesso, che meglio si prestavano a controllare e ribattere le ribellioni.
3.3.
Tito, Mihailović e la resistenza
La resistenza più o meno spontanea contro invasori e collaborazionisti assunse il carattere di ribellione diffusa soprattutto grazie al movimento serbo-nazionalista dei četnici di Dragoljub Draža Mihailović e quello comunista di Tito, che avrebbe formato un vero e proprio esercito popolare di liberazione nazionale. Ufficiale dell’esercito regio, ostile agli ustaša e anti-comunista, il colonnello Mihailović rifiutandosi di accettare la resa dell’armata jugoslava all’invasore aveva avviato fin da aprile una forma di resistenza all’occupante, rifugiandosi nella Ravna Gora, altopiano della Serbia. I suoi uomini, come le bande serbe sorte spontaneamente nella Jugoslavia occupata, furono comunemente denominati četnici, termine usato prima per le formazioni irregolari serbe che avevano mantenuto viva la ribellione al dominio turco, poi per quelle che avevano combattuto nella prima guerra
486
AUSSME, H-1, b. 16, fasc. 1, Allegato n. 1 al foglio n. 1283/A.C. Segr. del 12 agosto 1941-
XIX, Traduzione del decreto del Poglavnik in merito alla destituzione di tutti i Capi degli Ustasci dalle loro cariche, il Poglavnik Pavelić, 1 agosto 1941.